Carmen Posadas INVITO A UN ASSASSINIO

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Carmen Posadas INVITO A UN ASSASSINIO
Carmen Posadas
INVITO A
UN ASSASSINIO
Traduzione di Maria Barbara Piccioli
Tropea
Titolo originale: Invitación a un asesinato
© 2010 Carmen Posadas
First published by Editorial Planeta S.A., Barcelona, 2010
This edition by arrangement with Literary Agency Casanovas
& Lynch Agencia Literaria, S.L., Barcelona
© 2012 Marco Tropea Editore s.r.l.
Corso Buenos Aires 36
20124 Milano
Tel: (0039) 02 36596750
Fax: (0039) 02 36596754
www.marcotropeaeditore.it
Prima edizione: giugno 2012
isbn: 978-88-558-0224-6
INVITO A UN ASSASSINIO
Per Luis Abarca Ruiz del Cueto,
che arrivò il 9 agosto
Prima parte
Cianuro frizzante
Tutti odiavano Rosemary Barton. Se il pensiero potesse uccidere,
senza dubbio l’avrebbero già assassinata.
Agatha Christie, Sparkling Cyanide*
* L’edizione italiana di Sparkling Cyanide (Cianuro frizzante) si intitola
Giorno dei morti. [N.d.T.]
Olivia Uriarte
È davvero strano, sorrise Olivia, che in un’epoca in cui tutti investono fantasia e soldi a palate per celebrare i momenti salienti della loro vita, che sia un compleanno, un matrimonio, un
battesimo o qualsiasi altra stupida occasione, nessuno a parte me pensi di dedicare altrettanta attenzione all’allestimento
dell’evento trascendentale per eccellenza, la propria morte.
«O per essere più esatti, il mio omicidio» aggiunse ad alta
voce mentre tornava a sorridere prima di dirsi che se uno dei
suoi meriti principali era stato organizzare e rappresentare,
sempre con successo, ogni fatto saliente della sua vita (i cinque matrimoni, le amicizie, così come non pochi amori clandestini) adesso che era arrivato il momento, si preparava a
pianificare la sua uscita di scena fino all’ultimo particolare.
Chi ha detto che quella dell’assassinio è una delle belle
arti? Nel suo caso lo sarebbe stato. Ne era certa.
«Santa Madonna, Oli! Certo che renderti interessante ti piace
da morire. Nessuno festeggia la propria morte, tanto meno se è
il risultato di un omicidio. Tipico tuo un discorsetto così provocatorio; secondo me, saresti capace di tutto pur di scandalizzare
chi hai intorno.»
Di certo Flavio, suo marito, avrebbe detto qualcosa del ge
nere, e magari avrebbe borbottato jettatore, jettatore facendo
le corna da quel buon napoletano superstizioso che era. Ma
con lei non c’era nessuno; era sola. Flavio se n’era andato per
sempre. Non solo aveva chiesto il divorzio, ma in più aveva
commesso l’imperdonabile scortesia di rovinarsi finanziariamente (e sul serio, non in modo fasullo come tanti dei suoi
amici ricchi durante la crisi). Senza un soldo e mollata come
una patata bollente. O come un mazzetto di rucola, che è italiano e fa più fine, ma è ugualmente patetico.
«Olivia, per amor di Dio! Organizzare il tuo omicidio? Di cosa
diavolo stai parlando? E comunque, chi mai ti farebbe del male?
Se ti adorano tutti! Sì, lo so che ti diverte darti arie di strega e
indovina, ma la verità è che non importa quanto si impegni,
nessuno conosce l’ora della propria morte. È una delle poche
consolazioni che abbiamo in questa valle di lacrime.“Vegliate,
dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.”»
E questo (sicuramente con le mani giunte come se pregasse)
avrebbe detto sua sorella Ágata, se fosse stata presente. La povera Ágatina, minore di lei di due anni, anche se ne dimostrava
quattro o cinque di più. «Vegliate, dunque, perché non sapete,
eccetera.» Ágata era la colta della famiglia, la professoressa di
lingue, che sapeva parlare di letteratura come di filosofia e di
arte o, perché no, di storia sacra, come in quel caso. Davvero
molto istruita, sua sorella: però trascurava i dettagli. Anzi, era
stato questo il suo maggior problema nella vita, trascurare le
sfumature, e alla fine le era andata come le era andata. Per questo, se la buona Ágata fosse stata lì, a dirle che era impossibile
per chiunque sapere quando sarebbe morto, Olivia le avrebbe
risposto che no, perfino la citazione biblica che aveva appena
usato in realtà dava ragione a lei, bastava fare attenzione a ogni
parola. «Non capisci, scema?» avrebbe spiegato dedicandole il
suo miglior sorriso di sorella maggiore. «Tutto sta in quel: “Vegliate”; in altre parole, tenete gli occhi bene aperti. Prima di una
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morte ci sono sempre indizi, segnali, premonizioni, solo che
nessuno ci fa caso se non dopo. Mi sbaglio? Una volta avvenuta
la tragedia, tutti capiscono che il defunto sapeva perfettamente
quello che stava per accadere.“Stamattina mi ha salutato come
se fosse per l’ultima volta” piange attonito il padre nell’apprendere che il figlio è morto in un incidente stradale.“Mi ha chiamato dall’aeroporto solo per dirmi che mi amava”ricorda la moglie sconsolata a chi le ha comunicato che il marito risulta fra i
dispersi di un disastro aereo. È vero. Tutti coloro che stanno per
morire lo sanno; l’unica differenza è che io lo so con maggiore
anticipo, un anticipo di parecchie settimane, e proprio per questo voglio pianificare bene ogni cosa.»
Olivia si accese una sigaretta, la seconda del mattino, mentre
si guardava intorno. Non era mai stata incline ai rimpianti ma,
se non fosse morta presto, non avrebbe avuto altra scelta che
abbandonare tutto ciò che la circondava e che amava tanto,
come quella casa di Andratx, a Maiorca, che lei stessa aveva
creato, stanza per stanza, quasi fosse un’opera d’arte. Non le
sarebbe rimasto che trasferirsi in un altro luogo, infinitamente
più modesto, più “adeguato alle nuove circostanze”. Detto in
altri termini, ricominciare da zero a quaranta e rotti anni e
vivere da pezzente in un periodo catastrofico.
Bene – si persuade esalando con molta lentezza il fumo
– partire è un po’ come morire, dicono. E divorziare da un
uomo finanziariamente rovinato è abbastanza simile anche
se… ma adesso basta con tutto questo, il dover abbandonare le cose più amate, il divorzio che non avrebbe voluto. La
morte comporta almeno questo vantaggio, ti libera da tutto, e
addio ai problemi.
Deve occuparsi, invece, delle cose di cui si occupa chi sa
che la propria fine è imminente. E ciascuno lo fa a modo suo.
C’è chi preferisce dedicare il tempo che gli rimane a mettersi
in pace con Dio e con le persone care. Ma ci sono anche gli
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amanti della messinscena, che programmano fino all’ultimo
dettaglio la loro dipartita, arrivando addirittura a decidere la
musica per il funerale (Mendelssohn all’introito, Beethoven
per la benedizione finale.) Oppure, nel caso di non credenti,
scelgono i versi (a volta Benedetti, altre Lorca, quasi sempre
Jorge Manrique) che vogliono siano recitati accanto alla tomba ricoperta di fiori. In ultimo ci sono quelli con vocazione di
medium, che lasciano lettere da aprirsi solo quando saranno
nell’Aldilà; ma Olivia non progetta di fare nulla di tutto questo. Il suo piano, di fatto, non riguarda tanto l’aldilà quanto il
di qua. Non riguarda il dopo la morte ma il prima.
E come si pianifica una morte? In che modo una persona
organizza il proprio omicidio?
Be’, nello stesso modo in cui lei ha sempre fatto tutto, tirando fila, manipolando le persone come un abile burattinaio. E
per riuscirci – si dice – come prima cosa devo invitare i miei potenziali assassini a trascorrere qualche giorno con me, spedire
una mezza dozzina di inviti per questo particolarissimo sabba.
Ne ho già cominciati un paio… vediamo, dove li ho messi?
Olivia va alla scrivania, collocata di fronte alla finestra cosicché, quando lavora, può guardare fuori. Da lì riesce a vedere il
giardino che digrada verso il mare festonato di pini. Sul piano
della scrivania ci sono due fotografie. Una raffigura una bambina con un neonato in braccio. L’altra è quella di una barca con
le vele spiegate. Sparkling Cyanide, si legge a poppa. Il nome di
quella barca, che a fine mese cesserà di appartenerle, insieme
con tutto quello che è a bordo, riveste per Olivia un significato
segreto e lo ha ricavato dalle pagine di un libro. È il titolo di
uno dei romanzi più famosi di Agatha Christie. L’idea di copiare
le circostanze della propria morte, o del proprio assassinio, da
un libro di uno dei suoi autori preferiti potrebbe sembrare più
adatta alla sorella intellettuale, che, guarda un po’ le coincidenze
della vita, si chiama proprio come la romanziera. Solo che con
ogni probabilità sua sorella si sarebbe ispirata a un romanzo più
raffinato, magari uno di Virginia Woolf.“La mia adorata sorella.
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Che ne sarà di lei? È un sacco di tempo che non ho sue notizie”
si dice Olivia, ma la verità è che di recente sono successe troppe cose e nessuna buona, per lasciarle il tempo di pensare ad
Ágata. Fruga nella scrivania alla ricerca degli inviti e finalmente
li trova dove li ha lasciati la sera prima, nel cassetto di destra.
Con il primo in mano, indugia un secondo a ripetere ancora una
volta quel nome: Sparkling Cyanide, Cianuro frizzante.
Che la vita imiti l’arte o la letteratura non è una novità,
succede spesso, ma perché l’imitazione risulti perfetta bisogna aiutarla un po’ e questo dipende dalle capacità del direttore artistico. Per dirla in un altro modo, sorride di nuovo
Olivia, dipende esclusivamente da me.
Apre una busta, ne estrae il biglietto e legge: Olivia Uriarte
è lieta di invitarla a… Si interrompe di nuovo. Ovviamente non
ha alcuna intenzione di scrivere sulla riga tratteggiata che segue
alla sua morte, né tanto meno al suo omicidio. Sarebbe assurdo.
Meglio trovare un’altra giustificazione per l’invito, per esempio
il recente divorzio. Sì, perché no? Oggigiorno sono in tanti a festeggiare la separazione come il matrimonio, e a invitare gli amici a una grande festa o per il fine settimana. È la scusa perfetta.
Di sicuro sua sorella Ágata (che naturalmente sarà fra gli ospiti)
si scandalizzerà nel leggerlo. Ma chi si invita al proprio omicidio
se non le persone che più desiderano commetterlo?
«In questa vita bisogna saper scegliere bene gli amici, ma ancora più importante è scegliere i nemici.» Anni prima aveva sentito accennare da Ágata che Oscar Wilde aveva detto qualcosa
del genere. Olivia non ha letto nulla dello scrittore, ma non potrebbe essere più d’accordo. Bisogna stare molto attenti e proprio questo aveva fatto nel redigere gli inviti: scegliere con cura
ogni invitato. In altre parole, le persone che più la odiavano.
«…O che più mi amano» dice ora a voce alta, mentre inumidisce il bordo interno della busta indirizzata alla sorella minore e la chiude.
Perché non è forse un’ovvietà dire che le due cose sono le
facce della stessa medaglia?
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