Jean de Florette (Paolo Dall`Olio 2015-08-30)

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Jean de Florette (Paolo Dall`Olio 2015-08-30)
Jean de Florette (Paolo Dall'Olio 2015-08-30)
Jean De Florette, regia Claude Berri, anno 1986, origine Francia, durata 121’, cast: Gérard
Depardieu, Yves Montand, Daniel Autiel, Elisabeth Depardieu
Tratto dal romanzo naturalista “L'acqua delle colline” di Marcel Pagnol. Jean de Florette (Gérard
Depardieu ) è un buon uomo di città che eredita un terreno in Provenza (siamo negli anni Venti)
dove decide di stabilirsi per iniziare, senza alcuna esperienza, l’attività di contadino e allevatore.
Si scontrerà ben presto (senza rendersene mai conto) con la malizia del possidente vicino
Papet (Yves Montand) e del di lui nipote Ugolin (Daniel Autiel)
Il film ha un seguito, “Manon des sources”, che si svolgerà 10 anni dopo. Queste pellicole
hanno avuto un grande successo in Francia e stranamente non sono mai uscite in Italia,
nemmeno in DVD. Sono un capolavoro, le interpretazioni dei tre mostri sacri francesi
varrebbero da sole il prezzo del “biglietto”, in gran forma l’istrionico Depardieu il borghese
buono di città, efficace Montand nell’interpretare la sobrietà (falsa) di un contadino consumato,
infine Autiel, combattuto da un minimo di sentimento di umanità e la “formazione” spregiudicata
dello zio.
Come si inserisce questo film nel percorso di approfondimento della Lettera Enciclica di Papa
Francesco Laudato si?
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Intanto colpisce l’incapacità degli abitanti del villaggio della Provenza di riconoscere la bellezza
della terra in cui vivono. È una terra dura ma che comunque nutre i suoi figli a patto che si lavori
sodo. C’è una scena in cui il nuovo arrivato Jean ha un dialogo con Ugolin dove esprime tutto il
suo entusiasmo di poter vivere tra le bellezze naturali delle colline attorno al paese, il ragazzo
invece mostra insensibilità per questo stupore, a volte anche derisione.
Leggiamo ora un passo della Lettera Enciclica:
2. Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e
dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi
proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito
dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua,
nell’aria e negli esseri viventi. […] Dimentichiamo che noi stessi siamo terra (cfr Gen 2,7). Il
nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il
respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora. [1]
La frase pensavamo che eravamo suoi proprietari e dominatori a cui il Papa fa riferimento, è un
pensiero fondamentale che supera o quantomeno precede la questione ecologista. La terra non
è nostra. Questo non vuol dire che Dio e la Chiesa neghino il concetto di proprietà, vuol dire che
chi ha in gestione la terra ha una responsabilità verso la terra stessa e gli uomini che l’abitano.
Il pensiero di Papa Francesco non è nuovo, è vecchio quanto l’uomo: nel Vecchio Testamento,
Dio, attraverso i profeti e la storia, ha rivelato che quando l’uomo profanava la terra ne subiva le
pesanti conseguenze. Il successo avuto dal popolo di Israele di scacciare gli altri popoli dalla
terra che abitavano, non viene da un privilegio particolare, ma dal fatto che questi popoli pagani
avevano profanato col peccato la terra. I Cananei, solo per fare un esempio, sacrificavano i loro
figli, praticavano la prostituzione sacra, la zoofilia la sodomia e Dio li annienta per mezzo del
popolo eletto. Quando Israele assumerà i costumi dei popoli vicini, al popolo eletto non sarà
risparmiato lo stesso castigo: la perdita della terra. È quello che succede nel film: un uso
indiscriminato e prevaricatore della terra, una cupidigia del possesso producono sofferenza e
morte.
È un insegnamento anche per noi, il Papa parla anche di ecologia umana, prima di lui l’aveva
fatto con parole mirabili anche Benedetto XVI: La manipolazione della natura, che oggi
deploriamo per quanto riguarda l’ambiente, diventa qui la scelta di fondo dell’uomo nei confronti
di se stesso.[2]
Quanto la nostra civiltà ha profanato questa terra e quanto corre il rischio che questa terra gli
venga tolta?
[1] Lettera Enciclica Laudato si’ del Santo Padre Francesco sulla cura della casa comune
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[2] Discorso del santo Padre Benedetto XVI, Sala Clementina venerdì, 21 dicembre 2012
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