Giuseppe Cosenza - Comune di Luzzi
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Giuseppe Cosenza - Comune di Luzzi
G Figlio di contadini rimasto orfano visse con la nonna Fu il parroco che lo avviò al disegno iuseppeCosenzaè ilpittoredegli idilli sul mare, delle spiagge assolate, delle acque smeraldine della Napoli di fine Ottocento. Il mare ha sempre affascinato i pittori napoletani e i loro quadri raffiguranti marine con bagnanti o barche di pescatori hanno attratto molto il collezionismo nostrano e straniero. Dalla Scuola di Posillipo in poi Napoli ha trovato nei vedutisti e nel genere marinaro dei validi artisti, che hanno esaltato le bellezze del paesaggio e descritto la vita sulla spiaggia. La pittura di Cosenza ha saputo dare a questo filone tipico un apporto di grande magia e raffinatezza, contribuendo a diffondere un certo modo di trattare la scena con effetti di luccichio e di colorismo vivido, che picchietta forme e figurine aggraziate collocate in lievi spazi aperti. Cosenza era nato a Luzzi in Calabria nel 1846 e come tanti altri artisti avevalasciato la suaterra diorigine per andare a studiare pittura a Napoli. Figlio di contadini era rimasto orfano a soli nove anni di entrambi i genitori e la nonna paterna, una modesta tessitrice, lo aveva mandato a fare l’apprendista prima presso il sarto del paese e poi da un ebanista. Ma il giovane Cosenza aspirava a fare il pittore e Domenica 23 agosto 2009 fu avviato al disegno e agli studi umanistici da un sacerdote di Luzzi. Poco meno che ventenne aveva tentato di avere un sussidio dall’Amministrazione provinciale di Cosenza per iscriversi al Regio Istituto di Belle Arti di Napoli; il suo sogno si realizzò nel 1868 quando la Deputazione Provinciale finalmente gli accordò una borsa di studio - il cosiddetto “pensionato” - che gli consentì di iscriversi all'Istituto di Belle Arti partenopeo dove ebbe come maestro Giuseppe Mancinelli e dove si fece distinguere, vincendo nel 1871 il primo premio della Scuola di Figura. Nel 1872 Cosenza espose per la prima volta alla mostra della Società Promotrice Napoletana “Salvator Rosa” e partecipò al concorso governativo del Pensionato di Roma. In questo periodo la sua pittura è influenzata dal naturalismo di Filippo Palizzi e dal realismo romantico di Domenico Morelli, per abbracciare successivamente lo stile macchiaiolo. Realizza quadri con scene di costume e personaggi popolari, con una vivacità ed un piglio espressivo di rara preziosità. I colori vengono accostati in un intarsio sapiente di tinte luminose e dense. Il gusto per la descrizione meticolosa crea un efficace impatto visivo, che induce alla meraviglia e a sensazioni incantate; il realismo minuto privilegia la lucentezza dei vestiti e dell'incarnato, in una esaltazio- di TONINO SICOLI Nel 1886 andò in America dove si trasferì ne degli accenti intimistici e di un lirismo di maniera. Egli alterna il macchiaolismo partenopeo con l’orientalismo mutuato da Mariano Fortuny (conosciuto a Portici nel 1874) elaborando un certo preziosismo di linguaggio, che lo avvicina per abilità alla seduttività di Edoardo Dalbono e alle evanescenze di Francesco Lojacono. Case, promontori, acque increspate, foschie avvolgenti si conformano e svaniscono in una pittura chiara e elegiaca. Alla fine degli anni Settanta Cosenza sviluppa un filone artistico di soggetti marinareschi che ne fanno un maestro ben riconoscibile e apprezzato nella cerchia dei pittori del paesaggio partenopeo,con le donne sulla spiaggia a prendere il sole e fare i bagni, le barche inghirlandate di fiori, lo spasimante che fa la serenata alla sua morosa, gli escursionisti del golfo. In questi quadretti pare di sentirle davvero le canzoni sul mare, le sonate di mandolino, i canto degli innamorati. Tenere gite in barca di amanti e sensuali fanciulle sdraiate costituiscono un repertorio molto caro a Cosenza che immortala la calma estate a Mergellina. Terse vedute o caliginose atmosfere acquatiche rendono una descrizione rivierasca varia e sempre fascinosa, ammantata di segretezze e adagiata nella sua riservata identità. Con questi soggetti l’artista partecipa a varie edizioni delle mostre della Società Promotrice napoletana e all’Esposizione Nazionale di Napoli del 1877; espone anche alle Promotrici di Torino, Genova, Firenze e alle Mostre di Brera a Milano del 1874 e del 1885. Nell’Ottocento gli artistitrovano una discreta offerta di occasioni pubbliche per esporre i loro lavori. Dopo le Biennali Borboniche durate dal 1826 al 1859 col preciso scopo meritocratico di promuovere i giovani artisti provenienti da ceti sociali diversi a imitazione dei più noti Salon parigini, le mostre delle Società Promotrici di Belle Arti assumono il ruolo nell’Italia post-unitaria di fornire una valida occasione di mecenatismo nel nuovo panorama interregionale. In particolare la Società Promotrice napoletana, che vanta come soci fondatori collezionisti, artisti e alcune amministrazioni provinciali, fra cui quella di Catanzaro, svolge un’azione vitalizzante di sostegno anche commerciale agli artisti, che al posto di ricevere premi, possono vendere le loro opere ai membri della Società. In analogia, le Esposizioni Nazionali, che debuttano a Firenze nel 1861, rappre- Giuseppe Cosenza Nato a Luzzi nel 1846 fu raffinato pittore e scrittore IDILLI MARE 15 QUEGLI SUL 18 miei pensieri”. Nel “conventino”, lo studioabitazione che Michetti ha a Francavilla, Cosenza dipinge Bagni a Francavilla e Rione di Chieti, che vengono acquistati per ottomila lire dal collezionista inglese Vonwiller. È stimato anche dal ricco artista francese Mauirice Locrapelle, che lo aiuta a mettere su studio in Riviera di Chiaia e che poi lo chiama a Parigi, nel 1873, per fargli affrescare il suo palazzo. Ma i contatti più stretti Cosenza li mantiene con i pittori della Scuola di Resina (l’antico nome di Ercolano), che ne influenzano il lavoro per l’antiaccademismo e il verismo professato. Questo gruppo raccoglie artisti, che fanno dell’osservazione della natura il loro credo e che realizzano opere in cui il paesaggio è immerso nella piena luce. Antonino Leto, Giuseppe Casciaro, Edoardo Monteforte, Francesco Lojacono e soprattutto Edoardo Dalbono, con il quale talvolta viene confuso, sono artistiaiqualiCosenza sicollegaperilcomune amore verso il paesaggio idealizzato e per la caratteristica napoletanità espressa. Come i conterranei Rubens Santoro e Salvatore Petruolo,egli trovanel temamarino un felice pretesto per veicolare emozioni e stati d’animo attraverso l’esaltazione della luce e gli effetti dell’acqua. O cer- Morì a New York senza aver fatto ritorno in Italia sentano fino al 1889 un fronte progressista per l’arte italiana, che trova momenti di confronto fra le varie realtà regionali, primefratuttequella toscanaequellanapoletana. Anche l’Accademia milanese di Breragiàin epocapre-unitariaavevaorganizzato mostre annuali, con concorsi governativi, cioè a sovvenzione pubblica. Nel secondo Ottocento vengono istituiti, invece, concorsi privati aperti alle sovvenzioni di collezionisti e mecenati. Il panorama di incentivi e di sostegno per i giovani artisti si arricchisce delle borse di studio per soggiorni formativi a Roma, che vengono sospese nel 1876 perché venuti meno, nel frattempo, col realismo imperante, i presupposti culturali dello studio dei classici e dei modelli rinascimentali. In questo contesto di avvenimenti Giuseppe Cosenza si fa apprezzare per il suo modo brillante di dipingere, rappresentando la natura e gli uomini con un sentimento di dolce empatia. Elegante colorista e disegnatore egli incontra i favori del pubblico e del collezionismo ricercato ma anche gli apprezzamenti degli altri artisti. Si lega d’amicizia al noto pittore abruzzese Francesco Paolo Michetti del quale condivide alcuni tratti tematici e ideali tanto da definirlo in una dedica del 1972 “interprete dei Domenica 23 agosto 2009 candoneisoggetti raffiguratiunametafora della vita. Scrive nell’autunno del 1896 una poesia che è un quadro ed una riflessione: Torna la barca mia sull’arse arene, / stanca del viaggiar, coi fianchi laceri / dall'onde irate, e lacera la vela / del perenne soffiar dei venti avversi. / Torna sdrucita e senza alcuna pesca, / trascinandosi lenta e squilibrata / pel mar che, pago dei frangenti, or solo / resta a solear fin l’ultimo suo lido. / Ivi, e così, la barca mia ritorna, / procedendo avvilita, infra lo scuro, / verso l’occaso e verso l’infinito, senza la sua lanterna, ormai perduta / fra le procelle avute, ed una sola / pallida luce l’accompagna e guida; / ma questa, ahimè, la vedo, è della luna, / che splende, sì, ma che non ha nel raggio / l’influsso del color, né calor. / Chi rimorchiar vorrà la barca mia, / ed ispirarmi intero il primo ardor ?! Pittore e poeta, Cosenza, fra il 1878 e il 1881, collabora al settimanale “L’Illustrazione Italiana”, realizzando alcuni disegni, cha illustrano fatti di cronaca. Il giornale milanese fondato dal giornalista Emilio Treves è in quegli anni un punto di riferimento per molti intellettuali. Vi collaborano il fior fiore degli scrittori e degli artisti. Fragli altri:Verga, DeAmicis, Pascoli, Fogazzaro, Deledda, D'Annunzio; Corcos, Netti, Dalbono, Michetti,Previati e Boccioni. Cosenza nei quattro anni di collabora- Elegante colorista incontrò il favore del pubblico e del collezionismo più ricercato zione esegue pregevoli tavole in cui “fotografa” avvenimenti dell’epoca come le dimostrazioni avvenute a Napoli in occasione dell’attentato a Umberto I in via Toledo nel 1878, le celebrazioni per il Centenario di Pompei nel 1879, la spedizione della nave svedese “Vega” al Polo Nord nel 1880, le celebrazioni per il centenario di Montecassino e l’inaugurazione della funicolare, sempre nel 1880. In alcune di queste illustrazioni egli, descrivendo i caffè-concerto di Napoli, anticipa il nascente clima della Belle Epoque. Nel 1886 l’artista calabrese parte per New York, dove vivono i familiari della moglie Emilia Contreras; qui si trasferisce definitivamente nel 1892. In America lavoracome graficopubblicitario prima presso la “Puck Lithographing Company” e poi alla “Harris Lithograpfing Co” di Philadelphia. A New York viene anche designato come membro della Giuria all’Esposizione Internazionale Colombiana di Chicago. Intanto la sua pittura evolve verso il Simbolismo con raffigurazioni di figure femminili in una visione sempre più trasognata e idealizzata. Cosenza muore a New York il 2 giugno del 1922 senza avere fatto mai più ritorno in Italia. Pagina sinistra: Giovane distesa; nel riquadro l’autore Giuseppe Cosenza Pagina destra in senso orario: Venditore ambulante; Pescatori; Sul mare 19 E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro