un`intervista con Wiel Arets Wiel Arets è considerato a ragione uno

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un`intervista con Wiel Arets Wiel Arets è considerato a ragione uno
∂   2014 ¥ 7–8
∂ – Rivista di Architettura
2014 ¥ 7–8 Facciate
Traduzioni in italiano1
Inserto ampliato in italiano
‡ Ornamente in Gusseisen, Streifen in Faserbeton
und Closed-Cavity-Elemente im Hochhausbau
‡ Multidimensionale Hüllen: ein Interview mit Wiel Arets
Traduzione: R
ossella Mombelli, George Frazzica
E-Mail: [email protected], [email protected]
Zeitschrift für Architektur + Baudetail · Review of Architecture · Revue d’Architecture
Serie 2014 · 7/8 · Fassaden · Facades · Façades · Facciate · Fachadas
Pagina 686
Interiorità e facciate multidimensionali:
un’intervista con Wiel Arets
Wiel Arets è considerato a ragione uno degli
architetti più richiesti. Le sue architetture,
­realizzate in giro per tutta Europa, uniscono
il rigore moderno e la poderosità del segno
alla fisicità delle superfici e alla molteplicità
delle relazioni spaziali, senza perdere mai
di vista la scala umana e la contestualizzazione all’interno dello spazio urbano.
L’opera dello studio fondato nel 1984 a
­Maastricht ha cominciato a essere nota al
pubblico più vasto dopo la realizzazione
dell’ampliamento della Kunst- und
­Architekturakademie della stessa città,
­completato nel 1993. In quell’occasione,
­l’armonica continuità tra l’interno e l’esterno
era garantita dalle ampie facciate in vetro
mattone mentre, nella Biblioteca universitaria
di Utrecht, completata nel 2004, le pareti ­nere
di calcestruzzo e quelle composte di elementi vetrati erano decorate con lo stesso motivo
pergamenato, ottenuto a rilievo o in serigrafia.
L’architettura più recente è data dal nuovo
quartier generale svizzero della compagnia
di assicurazioni Allianz, a ­Wallisellen (v. pag.
715 segg.) che si d
­ istingue nel panorama internazionale s­ oprattutto per la soluzione che
prevede la sistemazione dei tendaggi all’interno di una facciata Closed-Cavity.
DETAIL: In questo contesto Lei utilizza spesso
la parola “Interiority”. Ci può illustrare brevemente cosa intende esattamente con quel
­termine?
Wiel Arets: Io non credo nella separazione
netta tra l’interno e l’esterno. Per me non esiste l’“esterno”. Infatti quando ci troviamo in
una città, siamo all’interno della città: quindi
siamo sempre e comunque all’“interno”.
Se io volessi attribuire al termine “facciata” il
­significato di confine e chiusura dell’edificio
dovrei anche accettare che esistano un interno e un esterno. Fondamentalmente gli
­architetti dovrebbero occuparsi di tutti gli
spazi in cui le persone si muovono e vivono
e, in quest’ottica, anche le pareti della stanza in cui siamo ora sono facciate.
Villa La Rotonda, a Vicenza, è un buon
esempio per spiegare meglio questo punto
di vista. Quando ci si trova nell’ambiente
centrale di quella meravigliosa architettura
di Andrea Palladio, lo sguardo è certamente
rivolto verso l’interno della villa, contemporaneamente però anche verso le pareti completamente affrescate con vedute della città:
l’interno e l’esterno sono per così dire fusi
­l’uno nell’altro. Inoltre, quando si sosta sulla
terrazza e si guarda attraverso le finestre,
ci si trova nuovamente a osservare l’esterno
dall’esterno o, appunto, dall’interno verso
l’interno.
DETAIL: Quali sono le considerazioni che
­condizionano in maniera rilevante il progetto
dei suoi involucri architettonici?
Wiel Arets: Innanzitutto, io non interpreto la
facciata come se fosse una pelle sottile tra
l’interno e l’esterno, bensì come uno “strato
spesso” attraverso il quale l’esterno è in
­grado di penetrare in profondità negli spazi
interni. Lo strato può quindi occupare tutto
lo spazio tra le due facce di un edificio.
Nell’ampliamento della Akademie für Kunst
und Architektur di Maastricht, per esempio,
abbiamo utilizzato per la facciata lo stesso
materiale impiegato per gli interni: il vetromattone. Anche nella Biblioteca universitaria
di Utrecht è evidente che non c’è alcuna differenza tra le superfici interne e quelle esterne, si tratta solo di fluide transizioni.
DETAIL: Le città sono strutture complesse
quanto lo sono gli spazi interni: entrambe
­basano la propria esistenza su una quantità
di requisiti e relazioni funzionali complesse.
Perché, dunque, le facciate della sede Allianz
a Wallisellen non dovrebbero essere ancor
più complesse?
Wiel Arets: A mio avviso quella facciata è
molto complessa. La sola pelle esterna, formata da una moltitudine di strati differenti, è
spessa già venti centimetri, ma per capire
l’edificio occorre conoscerne la storia.
­Quando abbiamo iniziato a occuparci del
progetto, sul piano dell’inserimento urbanistico, l’utente e le funzioni d’uso non erano
ancora ben definiti, né per la piastra di sei
piani né per la torre. Le sei passerelle tra le
due costruzioni sono nate solo quando fu
chiaro che l’edificio sarebbe stato occupato
interamente solo dal gruppo assicurativo.
DETAIL: A prima vista l’edificio sembra rigido e
liscio, soprattutto a causa della presenza degli
elementi di facciata che si ripetono in entrambe
le parti del complesso. Tuttavia, avvicinandosi,
ci si rende conto della presenza di un maggior
numero di particolari, architettonici e costruttivi.
Avvicinandosi ancor di più la facciata assume
un aspetto estremamente sensoriale …
Wiel Arets: … una cosa molto simile a ciò
che avviene con il ritratto fotografico di una
persona. Anche in quel caso è quasi impossibile rendere tutte le differenti sfaccettature
individuali di una persona in un’unica immagine. Tuttavia, più l’osservatore si avvicina e
più storie riesce a scorgere sul volto ritratto.
Per il quartier generale di Allianz ci stava
molto a cuore ottenere un determinato grado
di pluralità di significati, non da ultimo perché in quella zona, la Richti, un giorno ci
verranno ad abitare veramente molte persone e, per quanto riguarda le facciate, non
volevamo che fossero soltanto e inequivocabilmente identificabili come facciate da ufficio. Per questo motivo, immaginando l’effetto che il complesso avrebbe avuto sullo
spazio urbano, sin dall’inizio abbiamo pensato che dietro ai tendaggi avrebbero potuto
trovare posto anche delle abitazioni.
Io ritengo che la rigorosa separazione tra
­residenza, lavoro e tempo libero sia comunque discutibile ed è per questo che io preferisco invece parlare di “vivere”. Invece di
pensare secondo determinate categorie di
funzione d’uso, dovremmo preoccuparci
molto di più di generare spazi in cui si viva
volentieri, sfere di spazio a servizio dell’individualità, così come un edificio deve essere.
DETAIL: Questo modo di pensare spiega perché le quattro torri residenziali di AmsterdamOsdorp o la E’ Tower di Eindhoven possono
essere scambiate da lontano per costruzioni direzionali. Esiste una differenza di principio tra la
facciata di una residenza e quella di un ufficio?
Wiel Arets: No. E’ un concetto riscontrabile
anche nell’architettura classica. Fino a qualche secolo fa l’edificio serviva anche per l’a-
2
Traduzioni in italiano
bitazione e questo è esattamente ciò che
appare. Solo più tardi si è cominciato con la
costruzione di edifici e categorie di facciate
per funzioni differenziate ma, essenzialmente, tutto ciò non trova corrispondenza nella
natura umana. Per questo motivo io ritengo
che sia sbagliato quando un aspetto dell’esistenza, il “lavoro”, conduce alla creazione
di quartieri urbani monofunzionali. Io sono
profondamente convinto che la città del futuro tornerà ad essere ibrida.
DETAIL: Quali sono le funzioni della facciata
del futuro, dal punto di vista funzionale,
­costruttivo e formale?
Wiel Arets: Quella di filtrare la luce è una tra
le funzioni più importanti dell’involucro dell’edificio, il passaggio della luce e del calore
devono essere controllabili. In ragione di ciò,
il vetro, inteso come materiale da costruzione, esprime grandi potenzialità che sono
ben lungi da essere esaurite. In futuro, per
esempio, le facciate integrate con nuove
tecnologie potranno comunicare in modo
ancor più serrato di oggi con lo spazio interno e con l’ambiente urbano, favorendo la
creazione di rapporti di vicinato completamente nuovi. Un altro aspetto molto importante è rappresentato dall’interazione con
l’interno della costruzione. Insieme ai produttori abbiamo infatti investito quasi due anni
nello sviluppo di un controsoffitto che funga
contemporaneamente da facciata interna.
Il soffitto microperforato attraverso cui viene
introdotta l’aria fresca e aspirata quella viziata non ha solo una funzione fonoisolante ma,
insieme alla facciata Closed-Cavity (CCF),
contribuisce alla regolazione delle condizioni climatiche interne.
DETAIL: Come dobbiamo interpretare il processo evolutivo di facciate ed elementi a soffitto sviluppati specificatamente per un progetto
e che non devono solo assolvere ad una funzione ma devono anche essere molto belli?
Wiel Arets: Non è che abbiamo sviluppato
qui una facciata e là un controsoffitto, tutto si
è svolto in parallelo collaborando intensamente con le case produttrici. Gli specialisti
di quest’ultime hanno perfettamente compreso che non si trattava di operare ognuno
nel proprio ambito professionale ma di partecipare ad un gioco di squadra, il cui risultato avrebbe contribuito in modo determinante alla funzionalità e all’immagine
dell’edificio. Il fatto che diversi partecipanti
si concentrino solo sul proprio settore e non
scambino i propri ruoli mirando al medesimo
obbiettivo è una cosa che mi ha sempre
­disturbato nella realizzazione dei progetti di
architettura.
DETAIL: Quali strategie utilizza per incentivare
l’interazione tra coloro che partecipano a un
progetto?
Wiel Arets: Molti ritengono che i modelli al
computer, come quelli BIM, siano sufficienti
per garantire una buona collaborazione, ma
i problemi possono essere risolti in con quel-
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la metodologia solo se il terreno è stato adeguatamente preparato coltivando un’altra
mentalità. Per esempio, tutti coloro che sono
coinvolti nel progetto devono innanzitutto
comprendere fino in fondo il concetto del
progetto stesso e devono essere capaci di
identificarsi con esso. Solo in questo modo
le parti più diverse della costruzione, formate da molteplici strati reciprocamente
­giustapposti, potranno formare un insieme
armonioso. Anche le architetture che appaiono molto semplici sono in realtà formate da
un insieme estremamente complesso di singoli strati.
DETAIL: Come riesce a fare in modo che
il progettista specializzato e il produttore
­interiorizzino l’idea di fondo del progetto?
Wiel Arets: Per ottenere qualcosa di nuovo
occorre sempre che ci sia una sollecitazione
reciproca a uscire dalla “comodità” dettata
dall’abitudine. Detto con altre parole: gli
­impiantisti non devono occuparsi solo del
settore che gli compete ma dovrebbero
­avvertire la sensazione di partecipare alla
creazione della struttura portante e della
parte architettonica. In fondo viviamo in un
epoca quotidianamente segnata dal Multi­
tasking e dal pensiero ibrido.
DETAIL: Come si è svolto concretamente il
processo di sviluppo della facciata Closed-­
Cavity della sede Allianz di Zurigo?
Wiel Arets: All’inizio della fase progettuale
avevamo numerose strade da esplorare.
­L’idea della tenda integrata è nata relativamente presto, in linea di principio subito
­dopo esserci resi conto che l’edificio non
avrebbe dovuto apparire come un edificio
direzionale convenzionale.
Dopo i primi colloqui con un progettista di
facciate ci recammo da un produttore portando la nostra idea di inserire il tendaggio
all’interno di una facciata Closed-Cavity.
­Superato l’iniziale scetticismo, iniziammo a
costruire i modelli e a condurre la prime serie di prove. Al termine trovammo una soluzione che soddisfaceva completamente le
nostre aspettative, soprattutto poiché si dimostrò realizzabile senza alcun impiego di
silicone nei giunti tra un elemento e l’altro,
in sintonia con la necessità di trovare un soluzione duratura con un costo di manutenzione ridotto. Il successo della metodologia
­dipende sicuramente anche dal fatto che
tendiamo a rivolgerci a produttori che sanno
assisterci in tutte quelle situazioni in cui non
sappiamo come procedere.
DETAIL: A meno di poche eccezioni, le
sue facciate sono caratterizzate da superfici
rettangolari, lisce e di grandi dimensioni.
Da cosa deriva questa predilezione?
Wiel Arets: Non riuscirei mai a sviluppare
forme andando contro la loro intrinseca volontà. Perché dovrei fare qualcosa di complicato senza un valido motivo? Nel corso
del progetto la complessità trova sempre
modo di emergere da sola. Forse, per alcu-
ni, i nostri progetti potrebbero apparire a
­prima vista semplicemente rettangolari e
­lisci, tuttavia ci vuole poco a scoprire che
nascondono molta vitalità e grande complessità come, per esempio, nel progetto
delle torri residenziali di Amsterdam-Osdorp.
Ciò che tuttavia mi appassiona molto di più
della palese messa in scena di alcuni effetti
è la capacità di raccontare una storia semplice attraverso un’infinita serie di particolari
costruttivi.
La stessa cosa che trovo estremamente
­interessante nei film del francese Jean-Luc
Godard: quando egli racconta la storia di
qualcuno che uscendo dalla città raggiunge
il mare, attraversando la vasta campagna,
tutto sembra a prima vista molto semplice.
Tuttavia la storia, come anche il film, è straordinariamente ricca e stratificata. Sono
­molto attratto da quell’apparente semplicità,
che in realtà nasconde grande complessità,
in ogni caso molto più che dalla contemplazione di un progetto che contiene una spettacolarizzazione drammaturgica in grado di
entusiasmare la persone per un certo periodo ma che poi finisce per diventare banale.
DETAIL: Volendo trattare l’architettura come
un film, potremmo paragonare le singole foto di
edifici o di particolari architettonici con le f­oto
di scena di un film. Ma per capire la storia delle
sue costruzioni dobbiamo forse aver ­prima
­visto tutto il film, ovvero tutta la costruzione?
Wiel Arets: Nessuno sarà mai nelle condizioni di vedere tutto. Io stesso non conosco al
100% le mie stesse architetture pur avendole progettate e studiate a fondo in ogni particolare. Posso andarci infinite volte senza
­tuttavia averle viste completamente.
Ciò dipende semplicemente dal fatto che
ad ogni visita qualcosa è cambiato e così
­riesco a scorgere sempre nuovi aspetti di
ognuna delle mie opere. D’altra parte può
anche succedere che una sola immagine di
un edificio sia in grado di esprimere molto di
più cento fotografie ricche di ogni possibile
particolare. Anche dopo aver osservato con
attenzione una cascata di immagini può
­accadere che non abbiamo visto nulla, semplicemente perché non c’era niente che ci
abbia toccato. Io cerco l’intensità di quell’unica immagine, che tuttavia può essere ottenuta solo quando ci si applica con intensità
ad un particolare di un edificio.
DETAIL: Le sue facciate si distinguono
­particolarmente per la quasi totale assenza
di colore, dove primeggiano soprattutto
i ­toni del bianco, del nero o del grigio.
­Esiste una spiegazione?
Wiel Arets: Come ad Amsterdam, New York
o Tokyo, le facciate colorate sono piuttosto
rare in ogni città. Naturalmente gli edifici
contengono sempre dei colori che però,
di regola, sono piuttosto di tendenza e di vita breve. Al contrario, io preferisco utilizzare
materiali dal cromatismo naturale, basato
per esempio sulle tonalità di superfici come
quelle del calcestruzzo, del vetro o del me-
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tallo. Quando nella biblioteca di Utrecht utilizziamo i colori accesi lo facciamo per porre
l’accento su qualcosa che balzi agli occhi
delle persone.
Traduzioni in italiano3
Rivista di architettura e particolari costruttivi
‡ Ornamente in Gusseisen, Streifen in Faserbeton
und Closed-Cavity-Elemente im Hochhausbau
‡ Multidimensionale Hüllen: ein Interview mit Wiel Arets
DETAIL: Ha realizzato progetti in Europa,
­Africa e Stati Uniti, ha completato da poco
un’abitazione a Tokyo che purtroppo non
è ancora pubblicata. Quali particolarità ha
­partorito l’incontro tra la cultura giapponese
e la sua?
Wiel Arets: Abbiamo potuto dettagliare in
modo incredibilmente semplice quella casa
poiché in Giappone vigono regole costruttive e norme completamente diverse dalle
­nostre e che lasciano una libertà neanche
lontanamente confrontabile con quella di
­altri paesi in cui abbiamo già operato.
Tentare di realizzare in Giappone le stesse
cose che facciamo qua sarebbe relativamente banale. Un atteggiamento che non
prenderei mai in considerazione poiché, per
indole, mi appassiono volentieri e con grande curiosità alla scoperta del nuovo.
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Serie 2014 · 7/8 · Fassaden · Facades · Façades · Facciate · Fachadas
Wiel Arets ha seguito studi di architettura presso il
TU Eindhoven, nel 1984 ha fondato il primo studio a
­Maastricht e dal 1986 svolge attività didattica presso
diverse università, tra cui il AA di Londra e la Columbia University di New York. Tra il 1995 e il 2002 ha
­ricoperto la carica di Decano della School of Archi­
tecture presso l’Istituto Berlage di Rotterdam, tra il
2004 e il 2012 è stato Professore presso lo UdK di
Berlino, dal 2012 è Decano del College of Architec­
ture presso lo IIT di Chicago. Oltre a svolgere la professione dell’architetto è dedito alla pubblicazione
di articoli di teoria dell’architettura e all’attività di
­designer industriale.
A proposito di DETAIL
Ogni numero, con particolare attenzione
­riservata alla qualità architettonica delle
­soluzioni costruttive, è dedicato all’approfondimento tematico di un argomento
tecno­logico (p. es. costruzioni in calcestruzzo, strutture di copertura, risanamento
e restauro etc.). La presentazione dei
­progetti più recenti, realizzati in ambito
­nazionale e internazionale, è accompagnata da una serie di accurate riproduzioni
grafiche in scala e di selezionate immagini.
Le due edizioni annuali di DETAIL Concept
sono dedicate allo studio analitico delle ­fasi
del processo costruttivo, mentre le ­edizioni
speciali di DETAIL Green, anch’esse con
due uscite all’anno, ­informano su tutti gli
aspetti della progettazione e della costruzione sostenibile.
Temi delle riviste del 2014
‡ 1/2 Construire con il legno
‡ 3 “Concept” Alta densità abitativa
‡ 4 Scale, Rampe, Ascensori
‡ 5Ristrutturare
+ DETAIL Green
‡6 Calzestruzzo
‡ 7/8Facciate
‡9 “Concept”
‡ 10Luce + Interni
‡ 11Coperture
+ DETAIL Green
‡ 12 Tema speciale
L’intervista è stata condotta da Roland Pawlitschko
presso lo studio di Wiel Arets a Amsterdam.
1, 2
unst- und Architekturakademie, Maastricht
K
(NL), 1993, interni/schizzi prospettici di progetto
3
Biblioteca universitaria Utrecht (NL), 2004
4, 5
Quartier generale Allianz, Wallisellen (CH),
2014
6, 7
Torre residenziale “E’ Tower”, Eindhoven (NL),
2013, pianta piano primo, scala 1:750
8 –10 Residenza “Jellyfish House”, Marbella (E),
2013, sezione longitudinale, scala 1:400
11–12 Residenza “V’ House”, Maastricht (NL), 2013
(Sono possibili eventuali modifiche)
∂ Abbonamento
‡
Abbonamento classico € 172,–*
12 numeri all’anno
(compresi i due numeri DETAIL Green).
‡ Abbonamento studenti € 91,–*­
12 numeri all’anno. ①
(compresi i due numeri DETAIL Green).
‡ DETAIL Abbonamento prova € 21,85
Pagina 708
Vetrine di negozio a Londra
Due numeri attuali della rivista DETAIL al prezzo di
prova di soli € 21,85 incluse le spese di spedizione +
imposta sul valore aggiunto per i non possessori di
partita IVA.
Architetti:
6a Architects, Londra
Collaboratori:
Tom Emerson, Stephanie Macdonald,
John Ross, Owen Watson,
Noelia Pickard-Garcia, Johan Dehlin
Statica:
Rodgers Leask, Londra
ulteriori informazioni pg. 828
Con la facciata dello Store di Paul Smith nella Albemarle Street di Londra, lo studio di
architettura 6° Architects sviluppa un nesso
fra le trame e i tessuti delle opere di alta moda del designer e il passato della Londra industriale. La pelle di facciata, realizzata in
*Costi di spedizione aggiuntivi (per 12 numeri) € 43,–
Per la consegna nei paesi dell’Unione E
­ uropea,
l’Imposta sul Valore Aggiunto per i non possessori
di partita IVA è del 7%.
① Sarà possibile usufruire del p
­ rezzo per studenti solo
a seguito della consegna di un documento valido
­attestante l’iscrizione.
Prezzi luglio 2014
Institut für internationale Architektur-Dokumentation GmbH & Co. KG
Hackerbrücke 6 · 80335 Monaco di Baviera · GERMANIA
Tel: +49 (0)89 3816 20-0 · Fax: +49 (0)89 3816 20-77 · [email protected]
www.detail.de/shop
4
Traduzioni in italiano
ghisa, rimanda al contesto del secolo XVIII
quando venne eretto l’edificio; all’epoca, dal
materiale si svilupparono nuovi settori d’industria tuttora rappresentati nelle vie di
­Londra da ponti, lanterne, inferiate, parapetti
di balconi.
Il motivo plastico riportato in facciata ammicca agli elementi ornamentali dell’epoca pur
ricordando nella propria moderna interpretazione le raffinate trame dei tessuti per le
quali lo stilista britannico è conosciuto. La
facciata catalizza l’attenzione del passante
che osservandola con maggiore attenzione
ne trova immortalata la firma: gatti stilizzati,
uccelli e scarpe si nascondono con discrezione nel groviglio ferroso di linee.
Le vetrate di forma semicircolare hanno la
funzione di vetrine pur lasciando intravedere
all’interno. La forma tonda è stata presa a
prestito dagli ingressi delle case storiche del
contesto. Per la realizzazione, il vetro è stato
curvato con una minima tolleranza in Spagna mentre in Gran Bretagna si è provveduto ad incollarlo ai profili in acciaio inox e a
montarlo ad una struttura di acciaio.
I pannelli in ghisa sono stati realizzati combinando metodi di produzione moderni e tradizionali: la geometria è stata generata dal
computer e le dime poliuretaniche sono state intagliate con una fresa CNC, mentre la
ghisa con graffite sferoide ha recepito la forma finale con rilievi e fissaggi integrati nelle
forme di colatura in sabbia. Infine, le lastre
sottoposte a procedimento di ossidazione
tramite un convertitore a base tannica, hanno raggiunto il tipico colore scuro. La variazione materica tra pannelli di ghisa e l’essenza d rovere della porta d’ingresso trattata
con olio nero viene solo delicatamente percepita.
Planimetria generale
scala 1:2000
Pianta
scala 1:500
1
2
3
4
5
6
7
8
Facciata in ghisa
Curiosità
Collezione maschile
Camerini
Passaggio sopraelevato
Collezione femminile
Lobby/ingresso uffici
Vetrina
edificio adiacente
Sezione orizzontale
facciata
scala 1:50
Sezione orizzontale
Sezione verticale
scala 1:10
1
2
orta di sicurezza per evacuazione, essenza di
P
rovere trattato ad olio con lavorazione in basso-­
rilievo 35 mm, lastra di compensato doppia
12+12 con isolante intermedio 18 mm
Getto in ghisa a graffite sferoidale 6 –24 mm con
gancio integrato, guida orizzontale in acciaio inox
65 mm, membrana per facciate, isolante termico
66 mm, con guida intermedia verticale in acciaio
inox 41 mm, distanziatore, intonaco (esistente)
30 mm, c.a. a doppio strato (esistente) 380 mm
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3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
etro di sicurezza curvato, rivestimento basso
V
emissivo 6+6 mm, incollato con profilo piatto di
acciaio inox 6 mm
Cartongesso 12,5 mm, compensato 12 mm,
­sistema di montanti 50 mm, intonaco (esistente)
20 mm
Parapetto in fusione di ghisa 18 mm
Telaio di ottone 20/20 mm
Lamiera di ottone 3 mm
Legno di rovere 22 mm, compensato 12 mm
Sistema portante di lamiera di acciaio zincata 8 mm
Lastra di ghisa a graffite sferoidale ribaltabile 12 mm
Imbotte in rovere trattato ad olio 40 mm
Soglia in essenza di rovere 20 mm, lastra di
­acciaio 8 mm
Lastra di ghisa a graffite sferoidale 12 mm
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Accademia d’arte a Glasgow
Architetti: Steven Holl, New York
Collaboratori:
Chris McVoy, Noah Yaffe, Dominik Sigg,
Henry McKeown, Craig Tait, Paul Twynam,
Vicky Batters, Ian Alexander, Dimitra Tsachrelia,
Rychiee Espinosa, Scott Fredricks,
JongSeo Lee, Jackie Luk, Fiorenza Matteoni,
Ebbie Wisecarver, Dominik Sigg, Peter
Adams, Rychiee Espinosa
Statica:
Ove Arup & Partners, Londra
ulteriori informazioni pg. 828
Il fatto che Glasgow sia annoverata fra le città più creative d’Europa, si deve tra le altre
cose all’Accademia d’Arte e in particolare
a Charles Rennie Mackintosh. La Glasgow
School of Art devastata da un incendio in
una sua ala verso la fine di maggio è stata
selezionata da poco tra gli edifici più straordinari di uno dei migliori architetti britannici
degli ultimi 175 anni. Eretto nelle immediate
vicinanze, il Seona Reid Building, così titolato dal direttore stesso della struttura, accoglie la Facoltà di Design. Il progetto dell’edificio, selezionato con concorso, si sviluppa
nella medesima lunghezza del suo prominente dirimpettaio. La facciata, che ad una
prima occhiata sembra avere una certa levità trasmessa da elementi di vetro di diverse
trasparenze e traslucenze, riveste una struttura in calcestruzzo massiva. Il progetto si
pone in contrapposizione con la chiara articolazione architettonica di facciata del capolavoro di Mackintosh. Lungo il lato ovest
s’inserisce integrandosi all’adiacente edificio
in mattoni rossi.
Peculiarità del progetto è anche l’uso della
luce: tre cavità inclinate verso sud e profonde 25 m, irrompono nel volume, provvedendo a trasmettere all’interno dell’edificio luce
diretta. Con sei metri all’incirca di diametro,
le cavità consentono anche una naturale circolazione dell’aria. Gli atelier che richiedono
elevata quantità di luce sono stati collocati
verso nord, lungo la superficie vetrata inclinata. Lungo il lato sud sono stati posizionati
gli uffici, la mensa e le aree per le presentazioni. Gli spazi a diversa funzione sono collegati tra di loro con l’ausilio di rampe di
scale aperte. La facciata sospesa, retro-ven-
tilata in vetro rivestito e acidato fissata a
punti acquisisce una geografia di fughe priva di elementi di fissaggio a vista. I pannelli
larghi 2,73 metri e alti 1,35 garantiscono
un’immagine caratterizzata da opacità priva
di riflessi e di riflessioni. La pelle appare
bianca se esposta alla luce del sole intensa.
Al crepuscolo o all’imbrunire l’edificio cambia volto: le superfici delle finestre che si
­occultano dietro un manto omogeneo emergono e conferiscono all’edificio un’immagine
più morbida.
Piante
Sezione
scala 1:750
Pianta piano terzo
Pianta piano secondo
Pianta piano terra
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Foyer
Sala Mackintosh
Sala espositiva
Sala seminari
Atelier
Vuoto
Eventi
Laboratorio
Mensa
Personale
1
acciata ventilata: stratificato di sicurezza 6 +
F
­intercapedine 3,2 + monolitico di sicurezza
12 mm, lastra esterna satinata 1350 ≈ 2700 mm,
fissaggio in acciaio inox, struttura a graffa fissata
ad angolare di acciaio inox, ventilazione 300 mm,
guaina impermeabilizzante a poro aperto grigio
chiaro 0,75 mm, isolante termico in schiuma
estrusa 130 mm, barriera al vapore in pellicola
PE, c.a. 350 mm
Vetrata isolante: monolitico di sicurezza 10 +
­intercapedine con Argon 16 + stratificato di
­sicurezza 13,5 mm
Pavimento in vetro: vetro stratificato temperato
3x10 mm su profili di acciaio a T, ventilazione,
­vetrata isolante: monolitico di sicurezza 10 +
­intercapedine con Argon 16+ stratificato di
­sicurezza 13,5 mm, fissaggio con listello in
­pressione in acciaio inox
Lamiera di alluminio verniciata a polvere 2 mm su
compensato 12 mm
Massetto 75 mm, strato di separazione, barriera
al rumore 50 mm, barriera al vapore, c.a. 350 mm
Vetrata isolante: monolitico di sicurezza 10 +
­intercapedine con Argon 16+ stratificato di
­sicurezza 13,5 mm
2
3
4
5
6
Sezione verticale
Sezione orizzontale
scala 1:20
1
2
3
4
5
6
uaina impermeabilizzante a base bituminosa,
G
isolante in pendenza in PIR schiuma estrusa
100 –160 mm, barriera al vapore pellicola PE, c.a.
350 mm
Rivestimento in lamiera di acciaio inox 2 mm,
struttura non a vista in alluminio, ventilazione
50 mm, isolante termico in schiuma estrusa
160 mm, barriera al vapore in pellicola PE, c.a.
300 mm
Copertina in lamiera di acciaio inox 2 mm,
­pannello coibente in schiuma estrusa in resina
­fenolica 70 mm, barriera al vapore pellicola in PE,
pannello coibente in schiuma estrusa in resina
­fenolica 40 mm, profilo in acciaio a T 350 mm
Vetrata isolante: monolitico di sicurezza 10 +
­intercapedine con Argon 16 + stratificato di sicurezza 13,5 mm, 5Struttura composta di angolari
di acciaio 8 mm
Struttura composta di angolari in acciaio 8 mm
Vetrata isolante: monolitico di sicurezza 6 + inter-
∂   2014 ¥ 7–8
7
8
9
capedine con Argon 16 + stratificato di sicurezza
10,8 mm
Profilo in acciaio ad L 8 mm,
fissaggio a viti al c.a.
Trave principale in tubolare di acciaio di sezione
rettangolare 150/100 mm
Pannello calpestabile 60 mm, guaina bituminosa
impermeabilizzante, , isolante termico in schiuma
estrusa 100 –160 mm, barriera al vapore in pellicola PE, c.a. 350 mm
Sezione verticale, scala 1:20
Pagina 717
Amministrazione principale Allianz
a ­Wallisellen
Architetti: Wiel Arets Architects, Amsterdam
Collaboratori: Felix Thies, Maik Ilmer
Statica: Jager Partner Bauingenieure, Zurigo
Ulteriori informazione pg. 828
L’area Richti, un’ex area industriale situata
nella periferia nord di Zurigo attualmente
con 1200 abitanti, 3000 posti di lavoro in uffici e numerosi negozi e ristoranti, è una zona di forte richiamo soprattutto per la connessione diretta con la stazione centrale di
Zurigo e il vicino aeroporto. Il progetto urbanistico di Vittorio Magnani Lampugnano si
orienta ad un ideale di città lapidea del XIX
secolo con struttura ad isolati. Al posto di
facciate vuoti-pieni Wiel Arets, l’architetto del
grattacielo che domina il tessuto urbano e
progettista di uno dei sei isolati realizzati,
privilegia per gli edifici pelli trasparenti neutre alle funzioni. L’architetto sviluppa insieme
ai produttori di facciate una soluzione dove
i tendaggi diventano elementi estetizzanti.
Il risultato di un’intensa serie di test svolti
all’uopo è una reinterpreatzione della “Closed Cavity Fassade”, elementi finestre a monoblocco a elevato isolamento nella cui intercapedine viene insufflata aria essiccata.
In contrapposizione con la facciata doppia
con aperture per il passaggio di aria esterna, negli elementi a monoblocco non penetra sporcizia né polveri, persino l’ingresso di
acqua di condensa vi è scongiurata. Le vetrate orientate verso l’intercapedine non necessitano di operazioni di pulizia e anche il
grado di riflessione degli elementi di selezione solare collocati all’interno si mantengono
per anni senza necessità di una manutenzione. Come elementi di protezione solare e
antiabbagliamento, per la prima volta sono
stati impiegati tendaggi con un’aspersione
di alluminio ad elevato indice di riflessione.
Quando i tendaggi sono aperti, nonostante
lo spessore di 300 mm dell’elemento, le facciate sembrano sottili membrane. Non appena il sole batte sulle facciate, i tendaggi traslucidi e le facciate esterne modificano la
propria immagine. All’interno, l’effetto migliore si ha nel foyer della torre disposto su
due livelli, nella sala riunioni e nella caffetteria. Sebbene le superfici siano completamente vetrate, gli elementi sono stati bordati
lungo il perimetro da una fascia serigrafata
con puntinatura di diverse dimensioni nera e
Traduzioni in italiano5
bianca. Tra le riflessioni c’è anche il motivo
in onice naturale, un omaggio al Padiglione
Barcellona di Mies van der Rohe. Il motivo
della trama lapidea stampato sul vetro conferisce alla facciata una qualità materica
monolitica e aggiunge al gioco tra le texture
plastiche dei tendaggi e i riflessi della pelle
vitrea liscia la dimensione di una stratificazione profonda.
Accanto alla facciata, i soffitti sospesi in metallo contribuiscono in maniera importante
con i motivi di intrecci floreali a trama all’atmosfera morbida degli interni., Collocando
tubi di rame a clips, il soffitto, oltre alla funzione acustica, svolge la funzione di pannello radiante per il raffrescamento, diventando
un componente integrale ibrido. In aggiunta
ai canali di ventilazione, nell’intercapedine
sono stati collocati tubi di rame che raffrescano e preriscaldano l’aria oltre a temperare anche la stratificazione al di sotto del solaio in calcestruzzo termicamente attivo.
1
2
3
4
5
6
7
Richtiplatz
Ingresso principale della torre
Foyer disposto su due livelli
Ristorante
Uscita garage interrato
Uffici
Terrazza
Sezione
scala 1:20
1
2
3
lemento tridimensionale close-cavity 300 mm ≈
E
2700 x 3700 mm sino a 8000 mm, collocazione
nel foyer della torre, U = 0,59 W/m2K, g =7% con
tendaggi chiusi, protezione anticaduta in vetro di
sicurezza 6+6 mm con stampa serigrafica puntiforme a due colori in corrispondenza dell’area
perimetrale della specchiatura + intercapedine
con aria essiccata 220 mm con tendaggio termolaccato con aspersione di alluminio + vetrata a
due camere a selezione solare 6+14+6+ vetro
doppio stratificato di sicurezza 6+6 mm
Rivestimento in moquette 15 mm, massetto
­composito 40 mm, c.a. 450 mm, intercapedine
507 mm, controsoffitto sospeso radiante raffrescante, estradosso con lavorazione a nodi,
­intradosso dotato di tubi in rame incassati, ­
rivestiti in alluminio bianco 54 mm
Controsoffitto di raffrescamento ibrido:
canale di ventilazione con inseriti tubi di rame per
innescare il procedimento di attivazione termica
dell’alimentazione dell’aria e del solaio di c.a.
Pagina 722
Edificio residenziale a Parigi
Architetti:
Babled-Nouvet-Reynaud, Parigi
Collaboratori:
Julien Boidot
Statica:
SNC Lavalin, Ivry sulla Semma
Ulteriori informazione pg. 822
Da alcuni anni, Parigi mira a condurre un
ambizioso piano climatico che prevede che
il gas serra della regione venga ridotto drasticamente e che il fabbisogno energetico
scenda di 50 kWh/m2 ogni anno. La metropoli ha dato avvio a diversi progetti pilota
che si contraddistinguono per l’elevato stan-
dard energetico. Tra questi “l’îlot FréquelFontarable” nel XX Arrondissement dove in
una parte dell’area si colloca la nuova edificazione di 20 appartamenti sociali.
Il degradare dello sviluppo verticale degli
edifici consente di sfruttare in maniera ottimale l’estensione della proprietà nonostante
le dimensioni ristrette dei terreni urbani.
L’ampio e arioso cortile centrale da un lato
viene sfruttato come giardino comune,
dall’altro come spazio connettivo degli appartamenti del piano terreno. Le unità abitative hanno un orientamento nord-sud, le cucine e i bagni sono di conseguenza collocati
lungo i muri tagliafuoco e ricevono aerazione
ed estrazione dell’aria diretta attraverso due
piccole corti interne.
I soggiorni si aprono verso sud. L’orientamento delle facciate è ottimale per lo sfruttamento energetico: ampie finestre con telaio
di legno, in parte vetrate, in parte con porte
scorrevoli sono realizzate come facciata a
doppia pelle e creano serre con funzione di
cuscinetto termico. A distanza regolare, un
elemento in vetro interno è stato sostituito da
una lastra di calcestruzzo con funzione di
parete di accumulo: di colore scuro, di superficie ondulata, assorbe il calore delle radiazioni implementato dalla lastra esterna
restituendolo sfasato nel tempo. In estate, i
tendaggi rivestiti di alluminio montati dietro
alla lastra esterna riflettono la luce del sole e
il calore. Attraverso le aperture lungo la facciata nord penetra aria fresca nell’appartamento. I pilastri portanti, in parte integrati in
facciata, permettono di ovviare ai voltini e
l’aria circola senza soluzione di continuità.
Planimetria generale
scala 1:5000
piante
Sezione
scala 1:500
1
2
3
4
5
6
7
8
Ingresso principale
Negozio
Area impianti
Giardino privato
Deposito biciclette
Ingresso secondario
Ingresso al garage sotterraneo
Vuoto
Pianta Piano primo
Pianta Piano terra
scala 1:20
1
Copertura:
ghiaia 50 mm, impermeabilizzazione in guaina
­bituminosa, isolante termico in lana minerale
100+100 mm, barriera al vapore, c.a. 220 mm
2 Copertina in alluminio 2 mm
3 Elemento prefabbricato in aggetto realizzato in c.a.
4 Vetro monolitico di sicurezza in telaio di legno
5 Avvolgibile, selezione solare: poliolefine 63%,
­alluminio 37%, 170 g/m2
6 Lastra OSB 9 mm, struttura non a vista in legno
120/45 mm, isolante termico intermedio, compensato impiallacciato 15 mm, impermeabilizzazione
7 Caucciù 2 mm, c.a. 220 mm
8 Panca a sedere in acacia europea
9 Parapetto: piatto d’acciaio 40/10 mm, aste Ø 10 mm
10 Vetrata isolante, stratificato di sicurezza 4 + inter­
capedine 16 argon + stratificato di sicurezza 4 mm
11 Pilastro in c.a. 220 mm
6
Traduzioni in italiano
12 P
arete assorbente in c.a. prefabbricata non
­portante 90 –130 mm, isolante termico in lana minerale 130 mm, pannello di cartongesso 13 mm
13 Bocchette di immissione aria esterna
14 Pannello in fibra di cemento 22 mm, isolante
­termico in lana minerale 80+80 mm, pannello
in fibra di cemento 22 mm
Sezione orizzontale
scala 1:20
2014 ¥ 7–8   ∂
1
2
3
4
5
Sezione verticale
Sezione orizzontale
scala 1:20
1
Pagina 726
Villino per ospiti a Basel
Architetti:
Christ & Gantenbein Architekten, Basilea
Emanuel Christ, Christoph Gantenbein
Collaboratori:
Jean Wagner
Statica:
ZPF Ingenieure, Basilea
Helmuth Pauli
Ulteriori informazioni pg. 828
Lontano dalle minimaliste icone dalle architetture moderne dei padiglioni, il villino per
gli ospiti, collocato in un angolo di un ampio
giardino privato dichiara peso e corpo. Tuttavia non si mette in concorrenza con la residenza che si trova a pochi passi di distanza.
Al contrario, mette in discreta correlazione i
semplici fabbricati funzionali dell’immediato
contesto e in maniera simile al deposito attrezzi e al deposito coperto della legna assume come rivestimento un cartone vetrato
solitamente usato per le coperture.
La forma semplice rispecchia una pianta rigorosa e simmetrica. Il soggiorno e la camera di dimensioni uguali e di forma quasi quadrata si collocano in corrispondenza delle
testate. In posizione centrale, si situa la cucina e un bagno disposti su entrambi i lati di
una parete mediana atta al passaggio degli
impianti. Le quattro aree funzionali possono
essere separate tra loro da porte a libro o
essere messe in relazione. Sulle pareti esterne sono ritagliate otto finestre di elevata altezza il cui telaio è stato fatto scivolare completamente nell’imbotte. Gli spazi della casa
si aprono ampiamente verso il giardino pur
offrendo un senso di protezione con parapetti e pilastri. All’interno, pannelli in multistrato laccato verde scuro a specchio creano insieme all’altezza di 3,50 m degli
ambienti, una nobile e pura atmosfera.
Questo gioco definisce con ambivalenza anche il passaggio di materiali di facciata, la cui
realizzazione è stata portata a termine con
una grande cura artigianale a cucire un quadro di campiture verticali o sdraiate. Lame di
luce smascherano la “sottigliezza” dietro la
grazia monolitica. L’ingresso, che appare
quasi per caso accanto alla finestra centrale,
scardina il rigido ordine delle finestre.
Planimetria generale
scala 1:2500
Pianta
Sezione
scala 1:200
Ingresso
Cucina
Soggiorno
Bagno
Camera
2
3
4
5
Inverdimento estensivo 150 mm, strato drenante
20 mm, guaina bituminosa impermeabilizzante
a due strati, isolante termico in EPS in pendenza
80 –160 mm, barriera al vapore, multistrato a
tre fogli 27 mm, travetti in legname squadrato
50/200 mm/ isolante termico in lana minerale,
multistrato a tre fogli 27 mm, piano di appoggio
degli impianti 30 mm, multistrato a tre fogli
­laccato a specchio 21 mm
Zanzariera in acciaio inox
Cartone per copertura monostrato 5 mm, rivestimento in tavole di larice 27 mm, listelli/ventilazione 60 mm, pannello in fibra morbida impermeabile all’aria 100 mm, pannello in fibra di legno 22
mm, isolante termico in lana minerale inserito in
telaio di legno composto di elementi squadrati di
legno 140/50 mm, lastra OSB 12 mm, piano di
appoggio degli impianti 30 mm/ isolante termico,
multistrato a tre fogli laccato a specchio 21 mm
Finestra scorrevole con vetrata a due camere,
­telaio infisso di legno
Sistema di oscuramento, ante composte da telaio
di alluminio in tubolare 75/32 mm placcato su
­entrambi i lati da lamiera di alluminio 2 mm con
protezione in cartonato da copertura 5 mm
Pagina 729
Centro manutentivo della SBB (Ferrovie
Federali Svizzere) a Zurigo
Architetti:
EM2N, Zurigo
Mathias Müller, Daniel Niggli
Collaboratori:
Christof Zollinger, Stefan Berle, Duarte Brito,
Fabian Hörmann, Mathias Kampmann,
­Benjamin Nordmann
Statica e facciata:
H.Wetter, Stetten
Ulteriori informazioni pg. 829
I treni sempre più lunghi per un numero
sempre maggiore di passeggeri sono stati il
motivo per cui le Ferrovie Federali Svizzere
hanno deciso di realizzare un centro di manutenzione di lunghezza superiore ai 400 m.
Dato che il luogo dove sarebbe sorto il centro, per la preesistenza di un impianto simile,
era predefinito e sulla base del fatto che la
struttura era una semplice opera d’ingegneria, l’interesse degli architetti va a concentrarsi sulla realizzazione della facciata sud,
mentre sul lato nord la facciata viene rivestita di economici pannelli di fibra di cemento
ondulati. Nonostante il budget fosse alquanto limitato, con l’impiego di elementi di forma
trapezoidale curvi si crea un effetto carico di
espressiva tridimensionalità che per la scala
dimensionale rimane integro anche a distanza. I pesanti elementi prefabbricati di
500 Kg lunghi 5 metri sono stati realizzati
con un calcestruzzo fine fibrorinforzato con
fibra di vetro e idrofobizzato con protezione
antigraffiti.
In corrispondenza del basamento dell’edifi-
cio si riduce anche l’inarcarsi del “cuscini”;
le finestre a nastro si concentrano nella parte inferiore della facciata aprendosi tra i vuoti di ogni elemento verso i binari. Le ampie
vetrate di ingresso e uscita dal deposito arretrano sulle testate dell’impianto al punto
che la facciata tridimensionale appare come
un profilato estruso sezionato.
Sezione trasversale
scala 1:50
Pianta
Sezione longitudinale
scala 1:2500
1
2
3
4
5
Riparazione su 400 m
Riparazione su doppi da 200 m
Riparazione su 200 m
Impianto esistente di manutenzione e lavaggio
Impianto assistenza (esistente)
1
hiaia 120 mm, telo filtrante in polipropilene
G
0,6 mm, elemento drenante e di accumulo di
­acqua 40 mm, impermeabilizzazione, isolante termico in lana minerale 160 mm, barriera al vapore
pellicola PE, lamiera grecata 160 mm con cunei
di isolante termico per l’assorbimento fonico,
­profilo in acciaio 1500 mm
2 Elemento prefabbricato in calcestruzzo rinforzato
in fibra di vetro idrofobo 15 mm, guaina idrorepellente a poro aperto, listelli in profilati di legno
squadrati 60/60 mm, struttura della facciata HEA
140 mm con sistema tridimensionale termocoibentato intermedio, 60 –140 mm rivestito internamente in metallo
3 Profilo in acciaio HEM 600 mm
4 Fissaggio a punti lamiera piegata ad U con
­saldatura di tubolati di acciaio: sospensione di
­lastra di acciaio posata su elemento prefabbricato in calcestruzzo fine
5 Rete antinsetto in metallo
6 Vetrata isolante di forma trapezoidale, float 6 mm
+ intercapedine 16 mm+ float 6 mm
7 Canale di raccolta acque piovane
in lamiera di acciaio
8 Pannello sandwich 34 mm
9 Portone pieghevole
10 Lamiera di alluminio retro-ventilata, membrana
impermeabilizzante idrorepellente a poro aperto,
listelli di legno 60/80 mm, isolante termico
80+140 mm, elemento in acciaio 1 mm
Sezione verticale
Sezione orizzontale
scala 1:20
Pagina 732
Produzione e uffici a Monaco (Germania)
Architetti:
tillicharchitektur, Monaco
Kurt Tillich
Statica:
Hemmerlein Ingenieurbau, Bodenwöhr
Ulteriori informazioni pg. 829
Un’azienda che usa l’architettura della propria officina di produzione per rappresentare
il proprio marchio, è un presupposto ideale
affinché non si aggiunga un altro “volume
anonimo” che deturpi le aree industriali ai
margini della città. Nell’area nord di Monaco,
gli architetti hanno colto immediatamente
l’opportunità progettando un edificio di carattere elegante come sede di una fabbrica
dove si stampano e si ricamano i tessuti.
Particolare attenzione è stata data all’ “abito
∂   2014 ¥ 7–8
di facciata”: lastre in calcestruzzo piegate
secondo una logica geometrica, trasmettono
al corpo di fabbrica parallelepipedo un carattere di riconoscibilità. Il calcestruzzo color
antracite con una finitura luccicante e l’inclinazione delle superfici garantiscono un gioco vivace di luci e ombre. La nobilitazione
del materiale è avvenuta introducendo pigmenti di ossidi di ferro che hanno generato
una particolare lucentezza scura ma serica.
Le aperture sono campiture di vetro la cui
pura forma è data dal fatto che la struttura in
montanti e traversi si occulta dietro il guscio
di calcestruzzo e i montanti verticali delle
­finestre sono riconoscibili dall’esterno esclusivamente come fughe per il fatto che la finestra è realizzata con una tecnologia structural glanzing. Nonostante i particolari di
accurata realizzazione, l’opera resta economica sia per la scelta di usare per la facciata
elementi prefabbricati e sia per la rapidità di
svolgimento delle opere. Per i due differenti
tipi di facciata, quella longitudinale e quella
trasversale sono stati impiegati solo due moduli di cassaforma (6,6 x 3,9). Come in un
puzzle i moduli si incastrano l’un l’altro creando un’immagine sorprendentemente complessa. Gli elementi prefabbricati sono realizzati come elementi sandwich con una
stratificazione composta da guscio, isolante
e struttura portante. I giunti plastici supportano la struttura geometrica.
Gli elementi con un labbro in sovrapposizione garantiscono una certa stabilità di montaggio. I telai degli infissi in larice a vista solo all’interno, costituiscono accanto alle
pareti bianche e al pavimento lucidato l’elemento di qualità per le aree di produzione,
gli uffici e gli spazi espositivi.
Planimetria generale
scala 1:5000
Piante
Sezioni
scala 1:400
1
2
3
4
5
6
7
8
Produzione
Serigrafia
Tecnologia
Illuminazione
Cucina
Spazio di riposo
Produzione
Lavorazioni a ricamo
Ufficio
Deposito
Esposizione
Sala riunioni/cucina
Sezione verticale
Sezione orizzontale
scala 1:20
1
2
opertura verde estensiva 90 mm, circa 94 kg/
C
m2, strato di protezione 30 mm, guaina impermeabilizzante a base base di polimeri bituminosi a
due strati, isolante in pendenza in schiuma estrusa rigida massimo 300 mm, guaina bituminosa,
barriera al vapore, c.a. 340 mm di cui soletta prefabbricata 50 mm, sigillatura
Vetrata isolante a due camere, Uf = massimo
0,7 W/m2K, vetro monolitico di sicurezza + intercapedine 12 mm + float 4 mm + intercapedine
12 mm + vetro monolitico di sicurezza 8 mm,
Traduzioni in italiano7
3
4
5
6
f­acciata in montanti e traversi di larice con
­profilo a scatto di alluminio
Elemento prefabbricato di calcestruzzo, sistema
a sandwich 6,6 ≈ 3,9 m: guscio di rivestimento
80 – 240 mm, color antracite, pigmenti agli ossidi
di ferro, isolamento termico 180 mm, guscio in
c.a. portante 200 mm con intonaco di gesso,
­fuga sigillata con intonaco colato, superficie
­idrofobizzata
Fughe plastiche, nastro sigillante compresso
20 mm
Sigillatura massetto 76 mm con riscaldamento
a pavimento, strato di separazione, membrana
­fonoassorbente 20 mm, isolamento termico in
EPS 30 mm, strato di separazione, solaio
340 mm, di cui soletta prefabbricata 50 mm,
­sigillatura
Telaio in tubolare di acciaio per porta con
­rivestimento di lamiera di acciaio laccato,
­isolante 60 mm
Pagina 736
Centro culturale a Joué-lès-Tours
Architetti:
Moussafir Architects, Parigi
Collaboratori:
Nicolas Hugoo, Alexis Duquennoy,
Narumi Kang, Sofie Reynaert,
Jérôme Hervé, Virginie Prié
Statica:
Batiserf, Fontaine
Ulteriori informazioni pg. 829
La necessità di ammodernare, di adeguare
alle esigenze contemporanee e anche di
ampliare gli spazi del centro per giovani situato a sud della cittadina francese di Tour è
stata motore del progetto. Dopo i primi studi
progettuali è emerso rapidamente che la realizzazione di un edificio di nuova costruzione sarebbe stata un’alternativa più vantaggiosa. Il progetto che si è aggiudicato il
primo posto nel concorso indetto prevedeva
una reinterpretazione dell’edificio originario
sfruttando il profilo del precedente e riassorbendo alcuni frammenti della struttura
portante. Ne è derivato un centro moderno
di cultura con 60 concerti all’anno che
­dovrebbe diventare un punto d’incontro di
piacevole attrazione. L’edificio battezzato
“Le temps Machine” è composto di un basamento di 2,5 metri di altezza sul quale spiccano volumi scultorei rivestiti di una pelle
­artificiale. Sull’opera sono leggibili tre aree
funzionali principali: una sala concerti con
capienza massima di 650 posti, uno spazio
per eventi con 150 posti a sedere e un centro documentazione. Sale prova al piano interrato e uffici integrano il programma della
distribuzione funzionale del centro. L’ingresso completamente vetrato si apre sulla piazza antistante e provvede a far fluire il traffico
fra interno ed esterno. La lastra di copertura
autoportante costituisce un segno, un gesto
che invita e protegge. Lo spazio interno è
dominato da materiali “duri” come il calcestruzzo a vista, il vetro e l’acciaio inox.
Le pareti in calcestruzzo di 35 – 40 cm di
spessore riducono il fabbisogno di un raffrescamento meccanico e portano vantaggi
acustici.
In netto contrasto si pongono le membrane
morbide della facciata. La pelle esterna è
una membrana sintetica pluristratificata di
2 mm di spessore trattata con una protezione anti UV e uno strato a pellicola di vetro.
Tagli circolari del diametro di 65 mm sono
stati intagliati nello strato isolante intorno ai
rispettivi punti di connessione della membrana sintetica. Gli incavi che ne sono derivati
sottolineano il carattere duttile e flessibile del
materiale.
Planimetria generale
scala 1:2500
Pianta
Sezione
scala 1:500
1
2
3
4
Ingresso principale
Biglietteria
Ingresso
Spazio espositivo
capienza: 150 posti
5 Sala concerti
capienza:650 posti
6 Corte interna
7 Centro documentazione
8 Ufficio
9 Cucina
10 Ingresso artisti
11 Deposito
Sezione verticale
Sezione orizzontale
scala 1:10
1
2
Vetrata a selezione solare U=1,3 W/m2K
Profilato in acciaio, sezione rettangolare
75/100 mm
3 Fissaggio con nastro in materiale sintetico
4 Guaina impermeabilizzante con irrigidimento
­interno in rete di poliestere, protettivo anti UV
2 mm, isolante termico in lana minerale
105/120 mm, struttura lamiera grecata 40 mm
5 Struttura non a vista lamiera di acciaio piegata
20 mm
6 Trave in acciaio per copertura HEA 120, irrigidimento in profilato doppio di acciaio ad U 80 mm
7 Pilastro IPE 220
8 Controventatura in tubolare di acciaio di sezione
quadra 50/50/3 mm
9 Guaina impermeabilizzante 2 mm, isolante
­termico in lana minerale 105/120 mm, barriera
al vapore, c.a. 400 mm
10 Lastra isolante a base di perlite 30 mm
11 Punti di saldatura guaina impermeabilizzante
con labbro di sovrapposizione > 30 mm
Sezioni
Facciata sala
scala 1:20
Pagina 739
Padiglione ospedaliero a Stoccarda
Architetti:
LRO Lederer Ragnarsdottir Oei, Stoccarda
Arno Lederer, Jórunn Ragnarsdóttir,
Marc Oei
Collaboratori:
K. Pütter (Capo progetto), D. Fornol,
P. Gengenbach, C. Lock, A. Koyun,
S. Neuhold, D. Steinhübl, R. Strittmatter
Statica:
Knippers Helbig – Advanced Engineering,
Stoccarda – New York
Ulteriori informazioni pg. 829
8
Traduzioni in italiano
Il complesso, fondato come monastero domenicano nel XV secolo e, a seguito della
Riforma, trasformato in chiesa evangelica
con ospedale, durante la seconda guerra
mondiale viene completamente distrutto.
­Rimangono integri solamente il presbiterio e
la parete meridionale del fabbricato a stecca. Dopo che il centro amministrativo e di
accoglienza evangelico eretto nel 1961 sulle
fondazioni si dimostrò inadeguato alle attuali
funzioni, si vide necessaria la sostituzione
del fabbricato con una nuova costruzione.
Nell’ambito di un concorso gli architetti colsero l’occasione recuperando la posizione
di pregio nel contesto urbano dell’impianto
monasteriale. Un corpo di fabbrica chiuso,
a forma di L assorbe le ali del monastero lievemente ruotate rispetto al reticolo urbano
della città. Al piano terra gli ampi corridoi
­citano con le porte finestre l’ex chiostro,
mentre i sei faggi nel cortile rimarcano le
colonne della navata centrale della chiesa.
Circondato da mura in mattoni a vista di colore chiaro, l’edificio trasmette una sensazione di sicurezza e di autonomia all’avventore.
Le aperture di non facile realizzazione donano peculiarità alla facciata e mostrano che
esiste una corrispondenza fra le diverse funzioni d’uso e l’architettura: le finestre dell’ala
amministrativa verso il cortile interno e verso
la strada del ginnasio sono dotate di piccole
pensiline in alluminio che non solo hanno la
funzione di elemento antiabbagliamento ma
consentono aerazione anche quando piove.
I 39 occhi di bue della facciata nordovest illuminano il palcoscenico della sala maggiore. Anche dietro i quattro bovindi fissi del foyer si cela una particolarità: panche integrate
invitano a rilassanti conversazioni durante le
pause. L’impiego di pochi e robusti materiali
e una struttura di facile manutenzione costituì
importante parte del concetto ecologico.
In tale contesto, le pareti esterne a doppio
strato provvedono a soddisfare l’elevato
standard di coibentazione richiesto, sebbene
il solaio termoattivo sia sufficiente al riscaldamento e al raffrescamento.
Pianta
Sezione
scala 1:750
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
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Foyer ovest
Sala minore
Cucina
Salone/caffetteria
Aula seminari
Deposito sedie
Portineria
Deposito rifiuti
Ufficio postale
Foyer sud
Lobby
Sala Maggiore
Sala riunione
Ufficio
Scaldavivande
Appartamento custode
Chiesa dell’ospedale
Sezioni orizzontali
Sezione verticale
scala 1:20
2014 ¥ 7–8   ∂
1
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4
5
6
7
Copertura:
inverdimento estensivo, substrato 50 mm, membrana di protezione e filtrante, strato drenante
30 mm, strato di protezione, guaina impermeabilizzante bituminosa a doppio strato, isolante
­termico in pendenza 200 –250 mm, barriera al
­vapore, solaio in c.a. con sistema di attivazione
termica 300 mm, intonaco interno 1,5 mm
Imbotte finestra in lamiera di alluminio 2 mm
Avvolgibile, selettore solare
Telaio di legno e alluminio con vetrata isolante
U = 1,6W/m2K
Muro:
Muro di rivestimento in laterizio 115/7, 1/240 mm,
lama d’aria 40 mm, isolante termico in fibra
­minerale 140 mm, parete in c.a. 250 mm,
­intonaco interno 1,5 mm
Pavimento ufficio e sale conferenze:
Pavimento in linoleum 2,5 mm, stuccatura
1,5 mm, massetto ai calcio-silicati da 36 a 70 mm,
strato di separazione, lastra portante 18 mm,
­vano impianti 90 mm
Finestra ad arco:
Telaio in essenza di rovere con vetrata isolante,
imbotte in calcestruzzo prefabbricato
1
trato di ghiaia min.50 mm, guaina impermeabiS
lizzante bituminosa, a doppio strato, isolante in
pendenza 200 –250 mm, barriera al vapore,
­solaio in c.a. 300 mm
2 Schermo per proiezioni
3 Muro di rivestimento in laterizio 115/7, 1/240 mm,
lama d’aria 40 mm, isolante termico in fibra
­minerale 140 mm, parete in c.a. 250 mm
4 Elemento prefabbricato in calcestruzzo come
protezione solare
5 Angolare di alluminio
6 Telaio di legno in essenza di rovere con vetrata
isolante U = 1,6W/m2K
7 Imposte a doppia anta in MDF di betulla
­impiallacciato 19 mm
8 Sistema di apertura meccanica
9 MDF di betulla impiallacciato 19 mm, struttura di
alluminio in profilo ad U 40750 mm e profilo ad
L 60/100 mm
10 Pavimento palcoscenico:
linoleum 10 mm, supporto 32 mm, pavimento sopraelevato, piedini, vano impianti 210 mm, solaio
cavo in c.a. 200 mm, isolante termico 150 mm,
elemento prefabbricato di calcestruzzo 100 mm
11 Pavimento sala:
linoleum 5 mm, lisciatura 2,5 mm, massetto
65 mm, strato di separazione, materassino fonoassorbente 20 mm, isolante termico EPS 60 mm
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Casa unifamiliare a Krailing
Architetti:
Unterlandstättner Architekten, Monaco
Thomas Unterlandstättner, Meike Kübel
Mitarbeiter:
Telemach Rieff, Anke Göckelmann,
Enrico Schreck
Statica:
a.k.a Ingenieure, Monaco
Ulteriori informazioni pg. 829
L’intonaco color antracite e i volumi di taglio
netto identificano come nuova la casa realizzata per una famiglia con tre bambini in
complesso residenziale degli anni ’60 a sud
ovest di Monaco. Il piano di edificazione residenziale prescriveva una cubatura precisa e
richiedeva una copertura a falde. Da queste
indicazioni, gli architetti sviluppano un corpo
di fabbrica con aperture disposte in maniera
precisa e di differente dimensionamento che
articolano le diverse relazioni tra interno ed
esterno. Tre sono i vuoti che trasmettono
all’architettura qualità scultoree: un volume si
ritrae a protegge l’ingresso e lo spazio antistante la cucina separato da un muro in calcestruzzo. Sull’angolo sud ovest uno spazio
dehors all’aperto apre il soggiorno verso il
giardino. Infine, una loggia intagliata al piano
primo, aperta verso l’alto illumina tramite
un’ampia superficie vetrata uno spazio centrale. Da qui diparte l’intera organizzazione
della casa.
Davanti alla porta d’ingresso, intorno alla
scala, il percorso conduce nel soggiorno dove una sottile finestra e una panca definiscono una relazione spaziale a ritroso nell’area
d’ingresso. L’estendersi della pavimentazione verso l’esterno orienta la sala da pranzo
verso la terrazza lievemente al di sotto della
quota giardino. Al piano superiore la facciata
sud est è completamente opaca: i bagni da
essa occultati vengono messi in scena con
la luce zenitale dei lucernari. Sul lato dell’abbaino è stata realizzata una finestra suddivisa in tre campiture composte di una vetrata
fissa, un’anta apribile e un il fianco inclinato
del’imbotte in essenza di rovere.
Planimetria generale
scala 1:2000
Piante
Sezione
scala 1:200
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Ingresso
Guardaroba
Soggiorno
Terrazza
Sala da pranzo
Lavanderia
Cucina
Lucernario
Camera bambini
Loggia
Camera da letto
Spogliatoio
Sauna
Studio
Sezione verticale
Sezione orizzontale
scala 1:20
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Intonaco ruvido con protettivo antifungo color
­antracite, 40 mm, isolamento termico EPS
160 mm, strato di colla 10 mm, c.a. 175 mm,
­intonaco 15 mm
Parquet a doghe di rovere 16 mm, strato di colla
4 mm, pittura impermeabilizzante sintetica a tutta
superficie 3 mm, massetto cementizio 68 mm,
­riscaldamento a pavimento inserito in materassino bottonato 22 mm, materassino fonoassorbente
30 mm, strato installazioni tecniche/isolante
­termico 30 mm, solaio in c.a. 200 mm, strato
di colla 10 mm, isolamento termico EPS 120 mm,
­intonaco fine 25 mm
Vetrata a due camere in vetro monolitico di sicurezza 4 mm+ intercapedine 16 mm + float 4 mm
+ intercapedine 16 mm + monolitico di sicurezza
4 mm, telaio di legno di rovere Uf = 1,0 W/m2K
Panca in rovere composta di aste incollate
­trattate ad olio 60 mm
Mensola in profili di acciaio a T 40/80/7 mm
­zincato
Copertina in lamiera grecata piegata 2 mm
Grata 30 mm
Lastra in pietra naturale, Dolomia, a poro aperto
20 mm, strato di malta 10 mm, massetto cementizio 58 mm, riscaldamento a pavimento inserito in
∂   2014 ¥ 7–8
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materassino bottonato 22 mm, materassino fonoassorbente 30 mm, strato installazioni tecniche/
isolante termico 30 mm, solaio in c.a. 200 mm,
­intonaco 15 mm
Lastra di multistrato impiallacciata in rovere
20 mm a tre fogli su fissaggio in plastica regolabile, retroventilazione 45 mm, isolamento termico in
­lana minerale 160 mm, muratura 175 mm, area
­installazioni tecniche 220 mm, lastra di cartongesso 12,5 + 12,5 mm
Lastra di multistrato a tre fogli impiallacciata
­rovere 20 mm, lama d’aria 160-0 mm, barriera
­antivento in carta, isolamento termico in lana
­minerale 80 mm, elemento prefabbricato in c.a.
90 mm, intonaco 15 mm
Canale di gronda in lamiera di acciaio piegata
con riscaldamento
Correa in c.a.
Fissaggio cassonetto per avvolgibile di
­protezione solare in profilo di acciaio inox
Fasce di isolamento termico in schiuma estrusa
25 mm
Sezione
scala 1:20
1
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3
4
egola di copertura color ardesia, listelli
T
30/50 mm, controlistelli 30/50 mm, barriera
­antivento in carta, rivetsimento in tavole di legno
24 mm, isolamento termico in lana minerale
200 mm, barriera al vapore, listelli 60/50 mm
con isolamento termico intermedio 40 mm, lastra
di cartongesso 12,5 + 12,5 mm
Lastra in pietra naturale, Dolomia, a poro aperto
50 mm, posata su piedini d’appoggio da 5 a
100 mm, materassino 10 mm, guaina impermeabilizzante bituminosa a doppio strato, isolante
­termico in pendenza PUR in schiuma estrusa
120 – 215 mm, barriera al vapore, solaio in
c.a. 200 mm, controsoffitto in cartongesso 12,5 +
12,5 mm
Barra LED
Rivestimento attico in elemento in composito
­acrilico10 mm
Traduzioni in italiano9