Impatti ambientali lungo tutto il ciclo di vita di un
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Impatti ambientali lungo tutto il ciclo di vita di un
TERZO INCONTRO – IMPATTI AMBIENTALI LUNGO TUTTO IL CICLO DI VITA DI UN PRODOTTO In questo incontro ci siamo abbiamo cercato di mettere in pratica in modo qualitativo il modello di analisi di impatto ambientale LCA: Life Cycle Analysis, analisi del ciclo di vita di un prodotto. Grazie all'aiuto di alcuni compagni abbiamo fatto un ripasso dell'incontro precedente: la storia del collasso dell'isola di Pasqua, la mappa degli ecoservizi forniti direttamente e indirettamente alla comunità dell'isola dalla presenza degli alberi, i due modelli di sostenibilità, il concetto di impatto ambientale e le fasi del ciclo di vita di un prodotto. Nei primi due incontri abbiamo infatti cercato di vedere insieme quali sono gli impatti del nostro modello di sviluppo economico e la necessità di un cambiamento verso uno sviluppo sostenibile, uno sviluppo che riconosce e rispetta i limiti di equilibrio dell'ecosistema. Il punto è che per realizzare e indirizzarsi verso questo nuovo modello di sviluppo orientato alla sostenibilità ambientale abbiamo bisogno di strumenti analitici e quantitativi che ci fanno vedere dove sono i maggiori impatti, in quali fasi del ciclo produttivo ad esempio e quali input/impatti sono più rilevanti. L'LCA è uno strumento di analisi che risponde proprio a questo bisogno. Abbiamo quindi recuperato lo schema del ciclo di vita di un prodotto, articolandone le fasi. Estrazione -> Lavorazione -> Trasporto -> Consumo ->Smaltimento E l'individuazione di alcune delle principali categorie di impatto ambientale. Biodiversità Clima Energia Acqua Aria Suolo Abbiamo quindi ripreso l'attività a gruppi sull'elaborazione di una mappa qualitativa degli impatti ambientali di 4 tipologie di prodotto, utilizzando lo schema del ciclo di vita. Di seguito i dati e gli aspetti che alla fine dell'esercitazione abbiamo visto insieme sui rispettivi impatti dei 4 prodotti. L'impatto della carne Oltre il 70 per cento della superficie globale utilizzata per l’agricoltura è dedicata all’allevamento: infatti, per la produzione di 1 chilogrammo di carne servono da 7 a 16 chilogrammi di mangime, spesso cereali, soia, legumi o patate, che sarebbero adatti anche per l’alimentazione umana. In considerazione dello sfruttamento del suolo per la produzione di carne come pure del fabbisogno alimentare mondiale, sarebbe meglio assumere più alimenti vegetali piuttosto che animali. 15000 litri di acqua per 1 kg di carne bovina; industria legata alla produzione di carne sfrutta il 70% del terreno agricolo; 10 kg di mangimi per 1 kg di carne bovina; 42400 gCO2eq per 1 kg di carne; emissioni di CH4 (processi digestivi dei ruminanti) sono più significative delle emissioni di gas serra dovute alle fonti energetiche fossili utilizzate nell’allevamento zootecnico. Passata di pomodoro 206 litri d’acqua per passata da 750 ml. la coltivazione in serra di pomodori consuma 70 volte più CO2 rispetto alla normale coltivazione in campo; 1,5 kg di CO2 per passata da 750 ml. Vasetto di marmellata di pesche 440 litri di acqua per un vasetto da 330 grammi 0,29 kg di CO2; Attenzione alle coltivazioni in serra (e ai consumi di frutta e verdura non di stagione) Nitrati e fosfati presenti nei fertilizzanti: eutrofizzazione delle acque Impatto di una maglietta di cotone Osservazioni generali: −per i prodotti che derivano da un processo agricolo, attenzione alla fase di estrazione; l'agricoltura di tipo industriale con ampio uso di fertilizzanti, pesticidi, e utilizzo intensivo di acqua impatta molto sulla fertilità del suolo, sulla biodiversità, sulla qualità e disponibilità dell'acqua, sul clima (per energia utilizzata per i fertilizzanti e pesticidi di sintesi chimica) −a seconda dei prodotti ci sono fasi più impattanti di altre: per esempio nel caso della maglietta di cotone la fase di consumo ha un peso molto grande (il lavaggio e l'energia dell'asciugatrice ad ogni utilizzo del prodotto) nel caso invece della marnellata o della passata di pomodoro l'impatto del consumo è minimo; −siete rimasti tutti molto sorpresi dai dati sul consumo di acqua legato ai vari prodotti; abbiamo visto che spesso i processi agricoli richiedono ingenti quantitativi di acqua (per irrigazione) ma anche che tutti i processi di lavorazione industriale nascondono ampi utilizzi indiretti di acqua ad esempio per gli impianti di raffreddamento; −in merito alla fase di smaltimento, abbiamo parlato di come anche il riciclo per quanto sia virtuoso dal punto di vista ambientale non può essere l'unica soluzione per rendere sostenibile il processo. Quando si parla di riciclo il prodotto è già diventato un rifiuto e ci vuole energia per ritrasformare quel rifiuto in una nuova risorsa. La politica sui rifiuti dell'Unione Europea propone l'invito delle 3 R: Reduce, Reuse, Recycle. −Prima di tutto occorre ridurre la produzione di rifiuti, questo vuol dire da un lato abbracciare uno stile di vita più sobrio e meno consumistico, e contemporanmente innovare attraverso l'eco-design sul fronte della “progettazione industriale” per la produzione di prodotti con minor input di risorse ed energia e le cui componenti possano essere facilmente disassemblate e diventare risorse per nuovi cicli produttivi. −Reuse, invita a facilitare pratiche di riutilizzo di un bene a promuovere pratiche di baratto e di scambio di oggetti non più utili per noi ma ancora in buono stato. Anche alcune aziende hanno iniziato ad avviare pratiche di economia circolare, dove lo scarto di un'impresa diviene risorsa per un'altra e viene così intercettata e valorizzata prima che divenga rifiuto. Nell'ultima parte della lezione abbiamo lavorato insieme per inniziare a raccogliere informazioni il più possibile completete e sfaccetetate sul territorio che viviamo. Che impatti ci sono? Che rischi ambientali? Che potenzialità da valorizzare? Come è vissuto il territorio dai suoi abitanti? Per la prossima volta a gruppi di due massimo tre persone per classe condividerà le informazioni raccolte attraverso un'intervista ad un attore del territorio. Vi condivido alcuni spunti su alcuni aspetti importanti sui cui prepare le domande, ricordandovi che l'obiettivo è quello di fare un mappa delle principali criticità e potenzialità dal punto di vista ambientale del territorio. Consumo di suolo Aree verdi: ci sono? Sono fruite? In che stato sono? Emissioni inquinanti? Emissioni climalteranti? Mobilità? È sostenibile? Ci sono piste ciclabili ben connesse tra loro?... Connessione ecologica, habitat, biodiversità? Acqua? Ci sono fenomeni d eutrofizzazione? Le acque di laghi, fiumi e torrenti come si presentanto?.. Dissesto idrogeologico? Cura e presidio del territorio? Ci sono progetti di riqualificazione? Di agricoltura di comunità? Fertilità del suolo Sono presenti aziende pericolose per inquinamento di acqua, aria, suolo? Questi gli spunti per selezionare alcuni attori chiave che hanno un sapere significativo rispetto ai temi di interesse. Amministratore comunale Tecnico ambientale (Guardia ecologica volontaria, collaboratore ARPA, assessore ecologia e ambiente…) Associazioni ambientaliste o di tutela del territorio (Legambiente, WWF, Lipu, Referene Parco del Curone..) Produttore agricolo Referente GAS Imprenditore locale …...... Infine queste alcune indicazioni e suggerimenti per fare una buona intervista. 1. Avere chiaro obiettivo 2. Essere curiosi e attenti 3. Fare scaletta dei punti di interesse, base per le domande ma non essere troppo rigidi; 4. Adeguare le domande al profilo (tecnico, volontario, amministratore, nonno, produttore agricolo hanno saperi diversi e modi diversi di vivere il territorio) 5. Saper ascoltare e raccogliere elementi chiave e riaggiustare la scaletta sulla base di questi elementi Vi aspetto al prossimo incontro, a presentare da abili intervistatori le informazioni che avete raccolto.