Ero molto giovane ed ero turbato: un personaggio politico allora
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Ero molto giovane ed ero turbato: un personaggio politico allora
Il vecchio compagno e il grande Flaubert di Beppe Bovo Ero molto giovane ed ero turbato: un personaggio politico allora noto (oggi non ricordo neppure il nome) aveva preso una posizione che, a me come a molti altri, risultava incomprensibilmente incoerente. Il personaggio lo stimavo e dicevo tra me e me: una spiegazione di questo suo atteggiamento ci deve pur essere. Mi arrovellavo per trovarci una logica ma non mi riusciva. Un “vecchio compagno” dedito ai campi e alla politica, con l’autorevolezza dei suoi molti anni e delle sue mani callose, mi ascoltò nel mio sconcerto e poi concluse: tieni presente che nella vita uno può anche rimbecillire. Quello che io cercavo, senza riuscirci, di farlo rientrare in una logica di coerenza politica lui l’aveva, molto semplicemente e realisticamente, derubricato a problema di fragilità umana. L’osservazione mi fece una notevole impressione ed era ancora ben impressa nella mia mente quando mi sono imbattuto in questa affermazione: in quei giorni “ci furono uomini d’ingegno che diventarono cretini di colpo, e per tutta la vita.” Conferma illuminante e colta di quanto pensava il vecchio compagno di campagna. L’affermazione è di Flaubert e l’avevo trovata ne “L’educazione sentimentale”. Ad un certo punto del romanzo, Flaubert descrive con acutezza ed efficacia giustamente famose i moti parigini del ’48, giorni in cui la storia aveva preso a correre con inusuale velocità. Questa saggezza allo stesso tempo raffinata e semplice mi torna alla mente in questi giorni movimentati da grandi e meno grandi polemiche e da manovre spericolate di uomini e schieramenti che si affannano nello scacchiere politico italiano. All’interno dei più diversi gruppi (prego notare: faccio riferimento a tutti i gruppi!) tante personalità (alcune delle quali personalmente tenevo in attenta considerazione anche quando non condividevo loro singoli punti di vista) assumono posizioni tali da non riuscire a trovarvi una benchè minima logica politica. E così, l’unica spiegazione che riesco a darmi è che queste persone siano rimbecillite. Ovvio, può essere che il rimbecillito sia io e non loro. Chi continua la lettura di queste poche righe è avvertito: quanto affermo può essere frutto di una mente che l’asprezza dei tempi ha messo a dura prova e non ha resistito. In questi anni come non mai gli avvenimenti si sono messi a correre con una velocità incredibile e i fatti si susseguono ai fatti vorticosamente. Se non si è sufficientemente attenti e sufficientemente flessibili possono in men che non si dica buttarti fuori della storia. In tutti gli schieramenti si può contare un certo numero di rincretiniti accanto ad altri che, magari con fatica, stanno ancora dentro alla realtà. Del resto, un’eccessiva sicurezza di sé è sempre pericolosa come un’ottusa cocciutaggine nei confronti di una realtà sempre sfuggente, sempre contraddittoria, sempre illogica dentro la quale è rischioso stare fermi come un faro. È bene nuotare con la leggerezza e la maestria del delfino che sa scorrere sulla superficie e sa andare nel profondo. Ed è altrettanto bene utilizzare laicamente la categoria della fragilità umana anche in questo specifico ambito della nostra esperienza quotidiana dove e quando diversamente non si riuscirebbero a capire un certo numero di cose. Ne dovremmo ragionare assieme se il nostro impegno di restare collegati con concretezza alla realtà è sincero e se vogliamo conservare il gusto di guardare lontano approfondendo il presente senza idealizzarlo, stando dentro alle sue difficoltà e alle sue contraddizioni.