Saint Privat vecchio
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Saint Privat vecchio
Ad Eberhard Bethge [Tegel] 30 giugno 1944 Caro Eberhard, oggi qui è stata una torrida giornata estiva, ed io ho potuto godermi il sole solo con animo diviso, perché mi immagino quale supplizio esso possa significare per te. Probabilmente adesso te ne stai da qualche parte impolverato, madido di sudore, stanco, e forse senza la possibilità di lavarti e rinfrescarti come sarebbe necessario. Posso ben immaginare che qualche volta cominci ad odiare il sole. E però, sai, vorrei poterlo percepire ancora una volta in tutta la sua forza, quando splende sopra la tua testa e a poco a poco infiamma tutto il corpo, sicché sai di nuovo che l’uomo è un essere corporeo; vorrei farmi stancare da lui anziché dai libri e dalle idee, vorrei che risvegliasse la mia esistenza animale, non quella animalità che sminuisce l’esser uomo, ma quella che lo libera dall’ammuffimento e dall’inautenticità di una esistenza solo spirituale, e rende l’uomo più puro e più felice. Il sole vorrei insomma non solo vederlo e gustarne qualche briciola, ma sperimentarlo corporalmente. L’entusiasmo romantico per il sole, che si inebria solo di albe e tramonti, non conosce affatto il sole come forza, come realtà, ma solo come immagine. Non può assolutamente capire perché il sole fosse adorato come Dio; in questo rientra non solo l’esperienza della luce e dei colori, ma anche del calore. I paesi caldi, dal Mediterraneo all’India e all’America Centrale sono stati i paesi veramente creativi dal punto di vista spirituale. I paesi più freddi hanno vissuto e si sono nutriti delle creazioni spirituali dei primi, e ciò che essi hanno prodotto di originale, cioè la tecnica, è in sostanza funzionale non allo spirito, ma ai bisogni materiali della vita. Forse è per questo motivo che siamo continuamente attirati verso i paesi caldi? E questi pensieri possono forse riconciliare in qualche misura una persona con i tormenti della canicola? Ma presumibilmente tutto questo adesso ti è indifferente, e semplicemente brami d’uscire da questo inferno e berti una Berliner Weisse nel Grunewald. Mi ricordo molto bene come nel giugno del 1923 io desiderassi di andarmene dall’Italia e come abbia ricominciato a respirare solo dopo un’escursione sotto la pioggia durata un’intera giornata nella Selva Nera. Ed allora io non dovevo fare la guerra, ma solo spassarmela. Mi ricordo anche come nell’agosto del 1936 tu abbia respinto inorridito l’idea di proseguire il viaggio fino a Napoli. Come puoi adesso sopportare fisicamente tutto questo? Allora non eravamo capaci di tirare avanti senza l’espresso, e Klaus ci ha speso una quantità di denaro, provocando il mio scandalo giovanile. Inoltre, ci prendevamo una carrozza anche per i più piccoli spostamenti, mangiando nel frattempo innumerevoli granite e cassate. Ho ricevuto proprio ora con grandissima gioia la notizia che hai scritto e che hai conservato il vecchio numero di posta militare, dal che deduco che hai ritrovato l’unità di cui hai fatto parte finora. Non puoi credere come questo mi rassicuri - comunque, solo relativamente. .. Un paio d’ore fa ha annunciato la sua visita qui lo zio Paul1 per occuparsi personalmente di me. È enormemente ridicolo vedere come tutti corrano intorno agitandosi e gareggiando - tranne poche e onorevoli eccezioni - in mancanza di dignità. È una cosa penosa, ma per alcuni, visto come sono fatti, semplicemente necessaria. E ora voglio tentare di sviluppare ulteriormente i temi teologici recentemente interrotti. Io parto dal fatto che Dio viene spinto sempre più fuori da un mondo diventato adulto, dall’ambito della nostra conoscenza e della nostra vita, e che da Kant in poi ha conservato uno spazio solo al di là del mondo dell’esperienza. La teologia si è da una parte opposta apologeticamente a questa evoluzione, e ha dato l’assalto - vanamente - al darwinismo ecc.; dall’altra si è aggiustata con questa evoluzione facendo giocare a Dio solo più il ruolo del deus ex machina in relazione alle cosiddette questioni ultime; Dio cioè diventa la risposta alle questioni esistenziali, diventa la soluzione delle pene e dei conflitti della vita. Se dunque un uomo non ha nulla di simile da esibire, ovvero si rifiuta di entrare in tali questioni e di farsi compiangere, allora per Dio egli è effettivamente inaccessibile, oppure si deve dimostrare a quest’uomo privo di questioni esistenziali che, senza ammetterlo e senza saperlo, in realtà è profondamente immerso in questi problemi, miserie, conflitti ecc. Se ciò 1 Il generale Paul von Hase, comandante della piazza di Berlino, giustiziato l’8 agosto 1944. riesce - e sia la filosofia esistenzialistica che la psicoterapia hanno elaborato in tal senso metodi raffinatissimi - solo allora quest’uomo diventa accessibile a Dio, e il metodismo può celebrare il suo trionfo. Se non si riesce a condurre quest’uomo a considerare e a designare la sua felicità come una sciagura, la sua salute come malattia, la sua forza vitale come disperazione, allora il latinorum dei teologi non serve più a nulla. Si ha che fare o con un peccatore incallito dalla natura particolarmente malvagia, oppure con un’esistenza «borghesemente satura»; il primo è tanto lontano dalla salvezza quanto la seconda. Vedi, questo è l’atteggiamento spirituale contro il quale voglio oppormi. Se Gesù ha fatto beati dei peccatori, si trattava però di veri peccatori; ma Gesù non ha fatto come prima cosa di ogni uomo un peccatore. Egli li ha chiamati fuori dai loro peccati, non ve li ha fatti entrare. Certamente l’incontro con Gesù significava il rovesciamento di ogni valutazione umana. Così è stato per quanto riguarda la conversione di Paolo. In questo caso però l’incontro con Gesù precedeva il riconoscimento del peccato. Certamente Gesù si è preso cura di esistenze che si trovavano ai margini della società umana: prostitute, pubblicani; ma tuttavia assolutamente non solo di loro, perché egli ha voluto prendersi cura degli uomini in generale. Gesù non ha mai messo in questione la salute, la forza, la felicità di un uomo in quanto tali, né li ha considerati dei frutti bacati; perché altrimenti avrebbe risanato i malati, ridato forza ai deboli? Gesù rivendica per sé e per il Regno di Dio la vita umana tutt’intera e in tutte le sue manifestazioni. Dovevano naturalmente interrompermi proprio adesso! Fammi formulare velocemente ancora una volta il tema che mi sta a cuore: le rivendicazioni del mondo divenuto adulto da parte di Gesù Cristo. Per oggi non posso scrivere oltre, perché altrimenti la lettera resta di nuovo in giacenza per una settimana, e vorrei evitarlo. Dunque, il resto a dopo. E stato qui lo zio Paul, mi ha fatto chiamare immediatamente dabasso ed è rimasto - Maetz e Maass erano presenti - più di 5 ore! Ha fatto arrivare quattro bottiglie di spumante, cosa assolutamente unica negli annali della casa, e si è comportato con una generosità e gentilezza di cui non l’avrei mai creduto capace. Ha voluto mettere in chiaro con molta ostentazione qual è il suo atteggiamento nei miei confronti e che cosa si aspetta dal pauroso e pedante M. Mi ha fatto impressione questa indipendenza, che in ambienti civili sarebbe del tutto impensabile. Inoltre c’è anche da dire di una storiella carina che mi ha raccontato: a St. Privat un alfiere ferito grida ad alta voce: «Sono ferito, viva il re!». Al che il generale von Lowenfeld, ferito anch’egli: «Zitto, alfiere, qui si muore in silenzio!» - Son curioso di vedere gli effetti che avrà qui questa visita, voglio dire sul giudizio della gente. Allora, stammi bene e perdona questa lettera interrotta. Penso che comunque sia meglio di niente. Spero che all’inizio dell’autunno saremo di nuovo insieme. Ricordandoti con fedeltà e gratitudine, e pregando per te quotidianamente, ti saluta di cuore il tuo Dietrich 1 luglio. Sette anni fa eravamo insieme da Martin2! 2 Nella casa del pastore di Dahlem, il giorno in cui Martin Niemoller fu arrestato.