Chengde - Convitto Nazionale
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Chengde - Convitto Nazionale
Chengde Sabato mattina, essendoci svegliati di buonora, sapevamo che ci avrebbe aspettato un lungo viaggio in pullman: ben quattro ore e mezza per arrivare a Chengde, una città situata a circa 100 km da Pechino. Il viaggio in pullman è durato molto, non tanto per la distanza tra le due città, ma per il grande traffico trovato per uscire da Pechino e per le numerose soste per "piccolo bisogno idraulico", come spesso ci diceva la nostra simpatica guida, Pino. Chengde, che faceva parte dello Stato della Rondine prima del 221 a.C., si trova nella montuosa provincia dello Hunan, a nordest di Pechino, ed è il capoluogo amministrativo della zona omonima. Per capire meglio come funziona il sistema governativo della Cina, occorre specificare che ci sono cinque diversi governi, uno subordinato all'altro. Innanzitutto c'è il governo centrale, cioè dello stato (zhongyang zhenfu); poi c'è il governo della provincia (shenzhengu), a cui è subordinato il governo della zona (diqu zhenfu). A quest'ultimo segue il governo del distretto (xian zhenfu) e infine c'è il governo del cantone (xiang zhenfu). Probabilmente con una prossima riforma il livello di zona sarà eliminato, perciò Chengde, essendo capoluogo della sua zona, potrebbe perdere di importanza. Chengde è una città in via di sviluppo: per ora conta 2.400.000 abitanti, ma la cifra è destinata ad aumentare a breve. La zona di Chengde, invece, conta complessivamente 5.600.000 abitanti. Pino, la nostra guida, ci ha informato che il territorio è ricco di minerali (principalmente oro e acciaio) e molto fertile, perciò l’agricoltura è particolarmente sviluppata. Notevole, infatti, è l'esportazione di albicocche e funghi. Inoltre è molto diffuso l’allevamento dei fagiani. Il clima è continentale, tendenzialmente come a Pechino (dove il clima è continentale- monsonico), anche se un po' più fresco (da 3 a 5 gradi in meno): mattina e sera fresco, mezzogiorno caldo. La città di Chengde è famosa per essere stata la residenza estiva dell'ultima dinastia imperiale cinese, quella dei Qing, che regnò dal 1640 al 1911, anno della nascita della repubblica. In questo periodo, Chengde divenne una capitale secondaria: gli imperatori tornavano a Pechino in inverno dopo aver soggiornato qui durante la bella stagione. Per questo e altri motivi (come il fatto che ospiti 8 famosi tempi imperiali buddhisti), la città è stata proclamata parte del patrimonio dell' UNESCO. Durante il lungo viaggio, Pino ci ha tolto una curiosità: il nome della Cina tradotto nelle lingue occidentali deriva dalla prima dinastia cinese, quella dei Qin. Da qui è partita una digressione su questa dinastia e in particolare su uno dei personaggi più autoritari della storia della Cina, Qin Qi huandi, primo imperatore della Cina. Fu lui infatti a unificare la scrittura, la moneta e la larghezza delle strade in tutta la nazione. Tuttavia, non tutto ciò che fece fu così utile: è reo infatti di aver fatto bruciare molti libri di Confucio. Un'altra importante dinastia cinese è quella degli Han, che regnò tra il terzo secolo a.C. e il terzo secolo d.C. Pino ci ha accuratamente spiegato il sistema della segnalazione della vicinanza dei nemici, applicata per la prima volta in quest'epoca lungo la Grande Muraglia e perfezionata in seguito dalla dinastia Ming. Il primo fortino che avvistava i nemici accendeva fumo di giorno e fuoco di notte. I fortini che notavano l'allarme lo facevano a loro volta, e così il messaggio veniva trasmesso al potere centrale molto velocemente (il messaggio infatti arrivava in pochi secondi da un fortino all'altro, la cui distanza è di mezzo chilometro). Ma eccoci arrivati a Chengde: avvistiamo subito la collina del pastore e quella della pagoda doppia, delle quali Pino ci aveva tanto parlato, ed entrati nella città ci accorgiamo immediatamente di come la modernità vi si integri armonicamente con le tradizioni locali. Arrivati all'hotel per il check in, ci viene illustrato il programma della giornata: dopo il pranzo, faremo visita alla bishu shenzhuan, ossia alla residenza per villeggiatura estiva dell’imperatore, che ben si può paragonare alla rinomata Versailles. Il palazzo d'estate, iniziato nel 1703 e portato a termine più di ottanta anni dopo, ha una superficie di 5.600.000 mq (curiosamente lo stesso numero degli abitanti nella zona di Chengde), ha un perimetro di 10 km (agli imperatori cinesi piaceva fare le cose in grande) e si divide in 2 quartieri: quello meridionale, comprendente i palazzi e quello settentrionale, comprendente la parte panoramica, che a sua volta si può dividere in tre diverse aree: del lago, della pianura e della montagna. Si entra dalla parte meridionale, la cui porta è chiamata li zhen men. Il nostro programma iniziale era quello di uscire dalla porta settentrionale, ossia la wanshuyuan men, percorrendo tutto il palazzo senza mai tornare indierto, ma un improvviso acquazzone si è opposto ai nostri piani, mandandoli all'aria. Anche dalla visita di poche sale, però, abbiamo ben potuto capire la grandezza del complesso architettonico. La prima sala è tutta fatta di nan mu, un tipo di legno molto profumato e robusto. Al suo centro si trova il trono, che si erge in tutta la sua imponenza. La sala non è verniciata e le colonne sono fatte di strati di resina e lino. La seconda sala, sizhisuwu, serviva da spogliatoio per l'imperatore, che in una sala attigua si consultava con i saggi. Un altro vasto ambiente, ora usato come magazzino, ospita una portantina e una carrozza. Poi ci sono le diciannove camere: un lungo corridoio che divide la parte del lavoro da quello della abitazioni. è qua che scopriamo un' altra curiosità: a quanto pare l'imperatore non se la doveva passare male in quanto a donne. Infatti, gli era permesso di avere una moglie ufficiale, quattro non ufficiali e ben 72 concubine! Prima di lasciare il palazzo, il nostro sguardo viene attratto da due pitture di due imperatori della dinastia Qing, Kanxi e Qienlong, dipinti da un italiano, Giuseppe Castiglione. Anche se un po' delusi per il brutto scherzo che ci ha giocato il tempo, dopo aver cenato ritorniamo all'hotel, soddisfatti della giornata e curiosi di sapere cosa ci attende domani. Mario Colavita IIIA