Editoriale Yes we change. Altisonante ed ambizioso è la tematica

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Editoriale Yes we change. Altisonante ed ambizioso è la tematica
Editoriale
Yes we change.
Altisonante ed ambizioso è la tematica che il giornale ed i suoi collaboratori hanno deciso di porsi
per il 2013: il cambiamento. Sarà l’influsso della nuova era in corso, sarà che percepiamo sulla
pelle il continuo evolvere della società, sarà che ci siamo montati la testa…sta di fatto che dal brain
storming della riunione programmatoria è scaturita questa idea e abbiamo pensato di declinarla
nei diversi numeri della nostra rivista. Questa tematica avvolge tutta la nostra vita, la nostra storia
e parte dalla evoluzione della nostra specie fino ad arrivare ai cambiamenti che la vita ci conduce
ad attuare nel nostro modo di pensare e di essere. Nella vita, di fatto, ogni scelta comporta piccoli
o grandi cambiamenti. Ogni volta che scegliamo siamo un poco impauriti o, quantomeno, timorosi
nel lasciare strade già percorse, vie già note. Naturalmente il cambiamento comporta, oltre che
l’incertezza, anche la fatica di dover imparare nuovi modi di vedere, nuove prassi e questo è forse
la motivazione per la quale quando chiedi a qualcuno di cambiare qualcosa devi ben spiegare cosa
cambiare, perché cambiare con che scopo e con che vantaggi. E’ una sorta di equazione: fatica e
incognite per miglioramenti e possibili vantaggi. Nella nostra vita possiamo riferirci a cambiamenti
che accomunano molti di noi come ad esempio il crescere (più o meno tutti), il diventare genitori,
l’invecchiare. Questi come altri esempi che avrei potuto citare sono solo le maggiori e
fondamentali tappe della vita. Tutti sappiamo quanto sia ricca la nostra vita di mutazioni anche
piccole del nostro modo di vivere quotidiano. Piccoli cambiamenti che a volte influenzano poi le
scelte maggiori. Vi sono persone che hanno cominciato con il suonare la chitarra solo per passione
ed hanno poi lasciato il lavoro fisso per dedicarsi a fare il cantautore (potrei citarne diversi); alcuni
hanno cominciato a leggere un libro per caso e poi hanno fatto delle tematiche di quel libro una
professione; altri hanno cominciato ad armeggiare con fili elettrici e circuiti stampati nel garage di
casa e hanno poi fondato una multinazionale dell’informatica passando per un corso di calligrafia
che è poi servito a migliorare l’estetica dei caratteri nei programmi software di scrittura (S.Jobs).
Alcuni che, sottovalutati nella loro giovane età perché non facilmente classificabili, hanno poi dato
pieno frutto al loro talento diventando persone di successo; altri che, attesi scienziati del futuro,
hanno finito con lo svolgere un normalissimo ed anonimo impiego. Quante possibili incroci,
quante possibili differenze. Un poco è la nostra vocazione (per alcuni il destino), un poco è il caso
(per altri la Provvidenza) ma molto è la nostra volontà nel voler essere all’altezza dei nostri talenti,
delle nostre doti. Se in una notte limpida indichiamo la luna con un dito, lo sciocco guarderà il dito,
colui che è di animo stupibile guarderà la luce della luna e ne sarà affascinato. Così nei confronti
del cambiamento se guardiamo alle scelte con occhio stanco o pigro vedremo la fatica che ci
aspetta nel mutare qualcosa, se ci sentiremo ancora “in gioco” allora accoglieremo la sfida come
una nuova opportunità. Altrimenti saremmo come lo stolto che guarda il dito e non la luna. Certo
non dobbiamo fare del cambiamento un fine e dobbiamo essere costruttivamente critici di fronte
ad esso. Una volta chiariti il cosa, il come e il perché del cambio dobbiamo adoperarci per poter
rendere un successo la svolta che abbiamo operato. Dopo un cambiamento si può anche
rimpiangere. Le molte scelte delle vita possono talvolta comportare errori irreversibili. Nel
ripercorrere i nostri errori dobbiamo essere onestamente critici ma anche giustamente
comprensivi e considerare le aspettative che avevamo intuito nella scelta ed i meccanismi che
hanno tradito tali desideri. A posteriori possiamo anche concludere di essere stati sciocchi
nell’intraprendere il percorso fatto ma, se siamo abituati al cambiamento , riconosceremo i nostri
errori e, forti proprio di questi, potremo intraprendere nuove iniziative di miglioramento. Se non
saremo abituati alla “lotta costruttiva del cambiamento” la nostra prima frase sarà:…ormai cosa
vuoi farci….Se, come detto alcune scelte rovinose, sono irreversibili molto modificabile è
l’atteggiamento che possiamo attuare per sopportare una situazione difficile. Anche in questo
caso possiamo adagiarci supinamente (ormai cosa posso farci) oppure provare, sapendo che
spesso posso essere sconfitto dalla vita, a lottare. Vorrei concludere citando una frase famosa di
Steve Jobs la cui vita è stata una continua sfida: Stay angry, stay foolish (preservatevi affamati,
preservatevi un po’ folli). Questo è un bel modo di essere disponibili all’esistere. Mantenersi
affamati e non adagiati alla situazione nella quale mi trovo. Mantenersi un poco folli in modo
sufficiente da fare qualche piccolo azzardo e non cercare sempre e solo la sicurezza della tranquilla
vita senza sfide.