la cellula vegetale
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I SUBSTRATI DI COLTIVAZIONE Il substrato di coltivazione è quell’insieme di materiali, organici e inorganici, che costituisce il “terreno artificiale” sul quale vivono le piante coltivate in contenitore. A partire da materiali di varia origine, si può realizzare il substrato che corrisponde ai propri obiettivi, con vantaggi rispetto alle coltivazioni in piena terra, nelle quali le possibilità di modificare il terreno sono solo parziali. I TERRICCIATI. Possono essere prodotti dalla decomposizione e lavorazione di materiale organico di diversa natura, quale il compost, il letame, le polline, le torbe, sfagno, muschio, foglie, aghi di conifere, paglia, sottoprodotti di lavorazioni come, pula o lolla di riso, fibra di cocco, ecc. Può trattarsi di terriccio proveniente da ambienti naturali, come le torbiere, i sottoboschi, la brughiera, gli ambienti umidi, dove sono presenti particolari specie vegetali da cui traggono origine (terriccio di castagno, di erica, di felci, ecc.). Questi diversi prodotti possono poi venire mescolati tra loro o subire lavorazioni (macinazione, vagliatura) integrazioni, correzioni, ecc. La base dei substrati più impiegati attualmente è la torba. Essa è però un materiale sempre più costoso, in quanto proviene da ambienti naturali, ritenuti importanti per la biodiversità, e perciò sempre più vincolati. La torba impiega migliaia di anni a formarsi, per cui è come se si trattasse di una risorsa non rinnovabile. LA TORBA Essa proviene dalla lenta e solo parziale decomposizione di piante di laghi e di stagni (graminacee e ciperacee nelle cosiddette “torbiere basse”, sfagni nelle “torbiere alte”). La torba è dotata di grande potere assorbente (1-2 volte il proprio peso la torba di torbiera bassa, 7-8 volte la torba di torbiera alta); è soffice e porosa, leggera, priva di calcio, con un contenuto molto basso o nullo di elementi nutritivi. Le torbe di sfagno (torbe ombrogene), si distinguono in base al grado di decomposizione in torbe chiare (età circa 5.000 anni) e torbe scure (età circa 10.000 anni). Generalmente hanno un pH basso e costante (3.5-4.5). Le torbe si possono dunque distinguere in base al pH in torbe acide, torbe neutre e torbe basiche. La maggior parte delle torbe possiede pH decisamente acido; le torbe neutre e basiche, quasi sempre, sono ottenute con l’aggiunta di sostanze che alzano il pH (carbonato di calcio, ecc.). Le torbe possono avere diversa colorazione e così risultare più o meno chiare o più o meno scure (torbe bionde, torbe brune, torbe rosse, ecc.). Naturalmente con la colorazione cambiano anche le caratteristiche fisiche e chimiche. Per questo le diverse torbe trovano diversi tipi di impiego: le torbe chiare sono le più pregiate (e costose); hanno la capacità di asciugarsi più in fretta (caratteristica molto importante per le esigenze di molte colture); vengono usate soprattutto per rippicchettaggi e coltivazioni di piante esigenti substrati porosi. Le torbe brune vengono impiegate per preparare terricci adatti alla semina o la coltivazione di orticole, di piante a breve ciclo, di piante da vivaio o di specie tolleranti la compattazione, oppure come ammendanti di terreni destinati a giardino, prato, orto. Normalmente si usa mescolare torbe diverse per caratteristiche e provenienza in proporzioni adatte al tipo di uso, previa eventuale macinazione e vagliatura. Così si ottengono substrati specifici per le varie specie (ad esempio, per pelargoni, per poinsetia, per primule, per piante verdi, ecc.), per varie fasi di crescita (es. per semina, taleaggio, rippicchettaggio, invaso, ecc.) e per i diversi tipi di coltivazione (ad es. per piante irrigate col sistema a “flusso e riflusso”). © A torbe e terricci sono di solito mescolate sostanze diverse, quali ammendanti, correttivi, integratori nutrizionali, antiparassitari, ecc. Eccone qualche esempio: - - - sabbia: conferisce maggiore scioltezza al substrato; deve essere di fiume, possibilmente lavata (povera di sali) e non contenere semi o patogeni. Argille: conferiscono un maggiore peso specifico, maggiore potere tampone e potere assorbente. L’argilla può essere di diversa origine, composizione chimica e granulometria, in base alla provenienza. Calce: per le piante “calciofile”); normalmente si impiega il carbonato di calcio allo scopo di innalzare il pH. Vermiculite, agriperlite, lana di roccia, polistirolo, ecc.: sono materiali di origine naturale o sintetica, biologicamente sterili, che si possono usare allo scopo di conferire ai terricci maggiore porosità, leggerezza, capacità di drenaggio e a mantenere la sofficità; pomice, lapillo vulcanico, vulcanite: materiali di origine naturale (vulcanica), impiegati per conferire ai substrati porosità, leggerezza, capacità di drenaggio, e soprattutto per garantire nel tempo il mantenimento del volume. I REQUISITI DI UN SUBSTRATO Un substrato colturale dovrebbe possedere i seguenti requisiti: - struttura stabile peso limitato buona ritenzione idrica assenza di patogeni e infestanti o possibilità di essere sterilizzato senza subire sostanziali modifiche larga adattabilità d’impiego basso costo. Di un substrato per semina, coltivazione o altro uso che sia, è interessante o addirittura indispensabile conoscerne le caratteristiche rispetto alle esigenze delle specie coltivata, del sistema di coltivazione e della fase di sviluppo considerata. Queste caratteristiche sono spesso riportate sulle confezioni col quale i substrati sono posti in commercio. Oltre alle caratteristiche, spesso descritte in modo sommario, dovrebbero essere riportati con precisione i dati analitici del prodotto. Questi riguardano: - tipo di materiale di base e provenienza sostanza organica (% sul secco) umidità all’origine (% sul peso) contenuto di inerti (vermiculite, polistirolo, ecc.: L/mc) peso volumetrico (g/L sul secco) capacità di ritenzione idrica (% sul volume) porosità (% sul volume) pH contenuto di sali (salinità, ad es. in mg/L) e conducibilità elettrica (ECw, ad es. in dS/m) integrazione media di elementi fertilizzanti (mg/L) I substrati già pronti all’uso, disponibili in commercio, devono garantire la perfetta assenza di parassiti, patogeni, semi di infestanti, corpi estranei, sostanze nocive. Oltre a ciò è importante la perfetta rispondenza con quanto dichiarato in etichetta, l’omogeneità e una sufficiente uniformità del prodotto all’interno della partita. Alcune organizzazioni sono preposte a garantire e certificare i requisiti minimi dei prodotti in commercio, in conformità con le vigenti normative comunitarie o internazionali. Ciò avviene mediante controlli a produttori e prodotti. Appositi marchi sulla confezione sono ad attestare la regolare conformità del prodotto. I terricciati sono normalmente venduti in sacchi di plastica di 70 o 80 litri, ma per le aziende che ne fanno largo impiego possono essere disponibili in sacconi oppure sfusi. Sempre più aziende vivaistiche preparano in proprio i terricciati, a partire dalla torba; queste aziende acquistano la torba sfusa e provvedono poi alla lavorazione e alla integrazione a seconda delle esigenze della coltura. Se la torba è stata disidratata e pressata (per ridurne il volume e le spese di trasporto) avrà difficoltà ad assorbire l’acqua (idrofobia); perciò deve essere inumidita gradualmente e lavorata, affinché riacquisti la sofficità e la capacità di assorbire l’acqua. ©