Sistemo l`ultima maglietta piegandola con cura, anche se
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Sistemo l`ultima maglietta piegandola con cura, anche se
ON AIR È consigliato l’ascolto di una canzone per ogni cambiamento d’umore dovuto a lune o situazioni ben più complicate. È così che ho imparato a veder meglio in ogni intrico di persone e eventi che mi hanno lasciato con un’enorme quantità di ricordi, segreti, frasi, colonne sonore e …scarpe per ogni occasione. Ordinary Life-Liquido Sistemo l’ultima maglietta piegandola con cura, anche se probabilmente tempo due giorni non sarà più lì e soprattutto non sarà più piegata. Sono passate quattro ore. Quattro lunghissime ore di instancabile lavoro. Dovevo fare il giro degli armadi, ritirare fuori le magliette, le canotte, le gonnelline e shorts più shorts che mai. Ma sia io che il mio gatto che si è aggirato per tutto il tempo curiosando tra cumuli colorati, sappiamo che è solo una scusa. Una patetica scusa per ingannare l’attesa e sperare che prima o poi avrebbe richiamato. O almeno mandato un segno di vita. Sarebbe bastato anche un segnale di fumo. Ma ormai mi sono abituata a non aspettarmi troppo, è chiaro. Ho messo ordine sperando che non solo i cassetti ma anche tutti i tasselli della mia vita tornassero a poco a poco in ordine. Sì, lo so. Illusa. Ora mi ritrovo con questo tentacolare barattolo di nutella tra le mani, combattuta. La linea o la salute mentale? La linea, tutto sommato, non si merita una morte simile, dunque prendo la prima rivista sullo scaffale. Un vecchio numero di Glamour con migliaia di segni sugli angoli delle pagine. Lo apro a caso e vedo loro: un paio, unico, irripetibile, semplicemente divino di Jimmy Choo’s. Il sogno di ogni shopping aholic con tendenze maniacocompulsive. Con i miei miseri 16 anni non me le posso lontanamente permettere, ma sognare non costa niente, no? Svettare su quei tacchi, il completo giusto, gli occhiali giusti, al posto giusto… Poi mi fermo. Rifletto. Perché le voglio? Perché sono belle e mi fanno sentire importante e perché averle è un imperativo: DEVO averle, le voglio con tutta me stessa, anche solo per il gusto di dire, o meglio urlare: io ho un paio di Jimmy Choo’s! Anche con lui è la stessa cosa. Quindi…anche lui è come loro. L’apoteosi in fatto di ragazzi. L’apoteosi in fatto di scarpe. Ora tutto ha un senso! È solo un paio di scarpe. Un paio di Jimmy Choo’s. Quindi, ridimensioniamo il tutto. Uno squillo improvviso mi desta dalle annose riflessioni pomeridiane. Sollevo la cornetta e la voce squillante della Cami sprizza una tale gioia che mi spavento e faccio cadere rivista, cordless e barattolo di nutella. Accidenti. Ci mancava questa. La Cami inizia a raccontare a raffica dopo un misero ed indifferente ciao alla sottoscritta, racconta e tesse le lodi di quel bellissimo, unico e irraggiungibile ragazzo di quarta. Faccio mente locale e provo a ricordarle che è uno dei più bastardi collezionisti nel raggio di 100km, ma è come parlare a un muro. “Tu non capisci è così cariiiino!!!!!”. Messaggio ricevuto: è persa. Col cavolo che adesso riesce a recuperare il voto di biologia. Farla tornare sulla terra, alla vita di tutti i giorni, alle quattro pareti ingiallite e scrostate della nostra classe è impossibile. Finito il resoconto del pomeriggio col bastardo (20 minuti di pure immagini zuccherose), mi chiede come sto e se ha chiamato. No cara, non l’ha fatto e dubito che lo farà. Ho perso un grande amico, il mio miglio confidente e forse qualcosa di più. Per oggi va così. Chiudo la chiamata e apro l’armadio. Almeno qualcosa a posto c’è. “It's such a beautiful dress that you wear it's but a game this is some ordinary life”... Già. Esibisco con orgoglio i miei vestiti come una maschera per nascondere uno stato d’animo e un desiderio inespresso, un gioco che in realtà non è che vita quotidiana. Nel sereno ordine del mio armadio. L’Acciuga – Il giornalino del liceo “C. Cavalleri” di Parabiago e Canegrate