Popolazioni indigene

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Popolazioni indigene
Popolazioni
indigene
Le popolazioni indigene rappresentano un
terzo dei 900 milioni di persone che vivono
nelle aree rurali in condizioni di povertà
assoluta. Qualunque sforzo volto a sconfiggere
la povertà deve necessariamente prendere in
considerazione le specifiche necessità delle
minoranze costituite da questi gruppi etnici.
Per una serie di ragioni di carattere storico e politico, le popolazioni
indigene tendono a essere isolate e discriminate. Molte di esse sono
state spinte verso i terreni meno fertili ed ecologicamente più fragili.
In contesti ambientali tanto isolati e impervi, molte popolazioni
indigene trovano estremamente difficile coltivare prodotti sufficienti
per nutrirsi, guadagnarsi da vivere, ricevere un’istruzione e acquisire
nuove competenze, disporre di assistenza sanitaria e fare ciò che è
necessario per migliorare le loro vite, conservando al tempo stesso la
propria identità culturale. Vivendo lontani dai centri del commercio e
del potere, può essere molto difficile per loro influenzare le politiche,
le leggi e le istituzioni che potrebbero migliorare le loro condizioni di
vita e cambiare il loro futuro. Molte popolazioni indigene, ad
esempio, non hanno il diritto legale di vivere sulle terre da cui
dipende la loro sopravvivenza o di utilizzare le risorse che hanno
gestito in modo sostenibile per migliaia di anni. Tali risorse sono
sfruttate in misura sempre maggiore da persone esterne, con
pochissimi benefici per le comunità indigene e scarsa considerazione
per la tutela dell’ambiente naturale.
Il giusto tipo di aiuto
In passato, programmi di sviluppo improntati al paternalismo hanno spesso cercato di assimilare le popolazioni indigene alle culture
dominanti. Gli sforzi compiuti in tale direzione, non solo furono male accetti, ma si rivelarono inutili. Per sconfiggere la povertà, le
popolazioni indigene hanno bisogno di aiuti mirati che si pongano i loro stessi obiettivi, che cerchino di risolvere i problemi che questi
popoli si trovano ad affrontare e li sostengano nello sforzo di preservare la loro eredità e la loro identità culturale.
La maggior parte delle popolazioni indigene sono fiere della
propria diversità, della loro lingua e del loro universo culturale. In
effetti, in alcuni casi, queste eccezionali risorse culturali possono
rivelarsi uno strumento utile per migliorare le loro condizioni di
vita. Nel corso dei secoli, ad esempio, molte culture indigene
sono giunte a comprendere l’importanza di ruotare le
coltivazioni, riconoscere le piante dotate di poteri curativi e di
sfruttare in modo sostenibile le riserve di cibo, foraggio e legna
da ardere costituite dalle foreste. Recuperare e applicare queste
conoscenze contribuisce a migliorare la sicurezza alimentare,
aumentare il reddito delle famiglie e rafforzare la loro autostima.
Analogamente, creare rapporti commerciali tra le comunità
indigene e compratori esterni può aumentare i redditi e
diminuire i livelli di povertà. Le economie locali e nazionali
possono trarre grande beneficio dal contributo delle popolazioni
indigene al turismo e alla vendita di prodotti naturali.
Esistono molti modi di aiutare le popolazioni indigene
a sconfiggere la povertà, ma uno dei più efficaci è sostenere
i loro sforzi di incidere sul proprio destino e determinarne il
corso. Rafforzare le organizzazioni delle popolazioni indigene,
ad esempio, aumenta la loro capacità di sostenere la propria
causa negoziando con delle controparti. A questo riguardo,
sono sempre di più le popolazioni indigene che cercano di
ottenere riconoscimento a livello internazionale e il diritto di
prendere parte alla definizione di accordi relativi alle questioni
che li riguardano, come ad esempio il surriscaldamento
del pianeta.
Le economie locali e nazionali possono trarre
grande beneficio dal contributo delle popolazioni
indigene al turismo
Popolazioni
indigene
IN BREVE
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Le popolazioni indigene rappresentano
circa il 4 per cento della popolazione
mondiale.
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Nel mondo esistono almeno 5000 gruppi
diversi di popolazioni indigene.
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Le popolazioni indigene sono presenti
in ogni regione della terra, ma circa il
70 per cento di esse vivono in Asia.
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Tra le popolazioni indigene il tasso di
povertà e malnutrizione e il numero dei
senzaterra e dei profughi tornati in
patria sono più elevati rispetto a quelli
riscontrati nel resto della società; queste
popolazioni hanno inoltre un tasso
minore di alfabetizzazione e minori
possibilità di accedere ai servizi sanitari.
■
Il Bacino del Rio delle Amazzoni è
popolato da circa 400 gruppi diversi di
popolazioni indigene. Benché quel
territorio corrisponda ad appena il 7 per
cento della superficie della terra, esso
ospita più della metà della sua
biodiversità.
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Più di 100 società farmaceutiche stanno
attualmente finanziando progetti per
studiare le conoscenze indigene delle
piante e le specifiche varietà di piante
usate dai guaritori locali.
■
Uno studio recente ha rivelato che porre
fine all’emarginazione delle popolazioni
indigene potrebbe produrre
un’espansione del 37 per cento
nell’economia nazionale della Bolivia,
del 13 per cento in quella del Brasile, del
14 per cento in quella del Guatemala e
del 5 per cento in quella del Perù.
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Gli Adivasi, o popolazioni tribali
dell’India, rappresentano solo l’8 per
cento della popolazione totale del
paese, ma il 40 per cento di essi sono
profughi tornati in patria.
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In Tailandia, più del 40 per cento delle
ragazze e delle donne indigene che
emigrano nelle città lavorano nel
mercato del sesso. La maggior parte
delle donne che finiscono vittime di
traffici di esseri umani attraverso i
confini nazionali nell’Asia sud-orientale
provengono da comunità indigene.
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La Giornata Internazionale delle
Popolazioni Indigene nel Mondo viene
celebrata il 9 agosto di ogni anno.
Pagare il prezzo
della propria
diversità
Esistono circa 300 milioni di persone appartenenti a popolazioni
indigene che vivono in più di 70 paesi in tutto il mondo. Benché
tali popoli siano estremamente diversi tra loro, esistono due
caratteristiche che contribuiscono a farli definire un gruppo. La
prima è la loro continuità storica con le società che risiedevano nei
territori in cui esse vivono prima dello sviluppo delle società
coloniali e degli stati moderni. La seconda è la diversità delle loro
identità sociali e culturali rispetto a quella dei gruppi dominanti
delle società di cui fanno parte. I gruppi rappresentati dalle
popolazioni indigene possono essere molto diversi per tradizioni e
condizioni di vita, ma sono tutti determinati a tutelare il proprio
patrimonio culturale unico e originale.
Purtroppo, le popolazioni indigene
pagano un prezzo per la loro diversità.
Sono tra le persone più povere della terra,
e parte della loro povertà materiale è una
conseguenza del luogo in cui vivono.
Molte popolazioni indigene vivono in
regioni caratterizzate da un clima
impervio, in cui le pessime condizioni del
terreno ne rendono difficoltosa la
coltivazione. Molte vivono anche in regioni
montane isolate, dove non giungono
sostegni economici o allo sviluppo, in
luoghi dove mancano strade praticabili,
scuole e strutture di assistenza sanitaria.
Le popolazioni indigene sono spesso
vittime di emarginazione politica,
discriminazioni e violazioni dei diritti
umani fondamentali. Esse vengono private
in misura sempre maggiore delle loro terre
e delle loro risorse per fare strada allo
sviluppo. Molte di loro non hanno diritti
legalmente riconosciuti sulle terre in cui
vivono e, in alcuni paesi, non hanno
nemmeno documenti di cittadinanza.
Troppo spesso viene sottratta la terra alle
popolazioni indigene per realizzare
progetti a beneficio di altri. Le intrusioni
nelle regioni montane e nelle aree forestali
per sottrarre legna, minerali e piante
medicinali derubano le comunità indigene
della loro terra e ne deteriorano anche la
qualità. In molte parti del mondo, gli
abitanti indigeni delle foreste sono
soggetti a multe perché utilizzano la legna
e le risorse naturali che appartengono loro
da generazioni.
A volte, il patrimonio culturale unico e
originale delle popolazioni indigene viene
considerato una minaccia. Le popolazioni
indigene possono venire obbligate ad
assimilare la cultura dominante,
cambiando lingua, religione, abitudini e
tradizioni. Spesso, i consigli dei villaggi
e le loro altre istituzioni tradizionali non
sono riconcosciuti dai governi nazionali.
L’emarginazione delle popolazioni
indigene conduce a volte a conflitti armati.
Oggi, molte delle regioni della terra in cui
sono in corso conflitti sono abitate da
comunità di questo tipo. Le zone in cui
gruppi di minoranze etniche sono stati
soggetti a forme estreme di violazioni dei
diritti civili rappresentano spesso focolai di
insurrezioni.
Le popolazioni indigene
possono venire obbligate ad
assimilare la cultura dominante,
cambiando lingua, religione,
abitudini e tradizioni
La terra dei loro padri
La terra non è solo essenziale per la sopravvivenza delle popolazioni indigene: per molte di loro ha
anche un profondo significato spirituale. Aiutare le popolazioni indigene ad affermare i propri diritti
sui territori in cui vivono dai tempi dei loro avi e sulle risorse naturali che essi contengono è una
priorità impellente.
Alcuni governi hanno preso provvedimenti per garantire una
maggiore sicurezza alle comunità indigene. La legge indiana
attribuisce la proprietà di tutti i prodotti della foresta diversi dal
legname – come piante, funghi, erbe e miele, minerali minori e
risorse idriche minori – all’assemblea del villaggio. Conferisce
anche al villaggio il diritto di gestire le risorse rappresentate dalla
terra, dall’acqua e dalle foreste. Nelle Filippine, le leggi
riconoscono il concetto di diritto ancestrale sulla terra e
stabiliscono accordi di amministrazione comunitaria per la
gestione della terra, delle foreste e delle altre risorse naturali. Tali
accordi conferiscono alle popolazioni indigene il diritto esclusivo
di coltivare e usufruire dei prodotti delle foreste, dei minerali
minori e delle risorse idriche minori, nonché di dividere la terra
tra i vari membri della comunità secondo le loro tradizioni.
Progressi
in Vietnam
La regione centrosettentrionale del Vietnam è una
delle zone più povere del paese. Lì, quattro persone
su dieci non hanno abbastanza cibo per sfamarsi. È lì
che Cao Thi Kaiu vive con il resto del suo gruppo
etnico, quello dei Kinh. La vita è particolarmente dura
per questa popolazione indigena. Le terre coltivabili
scarseggiano e gli appezzamenti sono troppo piccoli.
Questi elementi, uniti a precipitazioni piovose
insufficienti e a limitate possibilità di irrigazione,
fanno sì che la maggior parte delle famiglie non
riescano a coltivare prodotti sufficienti a soddisfare il
loro fabbisogno alimentare. A peggiorare le cose, la
regione è anche soggetta a tifoni, alluvioni e siccità.
Fino a poco tempo fa, Cao Thi Kaiu, suo marito Cao Minh Lam e il
loro bambino, ancora piccolo, sopravvivevano con una dieta molto
povera a base di mais e manioca. Non avevano denaro per comprare altri
alimenti, ma se anche lo avessero avuto non c’era alcun luogo dove
comprarli.
Poi, un progetto cofinanziato dall’IFAD ha provveduto alla creazione
di un mercato rurale e, come altri membri del popolo Kihn, Cao Thi Kaiu
ha potuto avviare una piccola attività. Si è messa a vendere riso, birra e
sugo di pesce e, con il ricavato, è riuscita a comprare dei maialini che ha
ingrassato e quindi rivenduto. L’anno scorso, ha venduto anche farina,
aumentando ulteriormente il reddito della famiglia. Ora può comprare
quello che le serve per migliorare la produzione agricola della sua piccola
fattoria. Da poco, ha anche iniziato a coltivare verdure. La sua famiglia
oggi si nutre con una dieta più bilanciata e dispone di fondi
supplementari per comprare abiti nuovi e riparare la casa
La Panchayat Extension to Scheduled Areas in
India e l’Ancestral Domains Act nelle Filippine
rappresentano due importanti pietre miliari per
quanto riguarda la garanzia dei diritti sulla terra
delle popolazioni indigene e delle comunità tribali
E S P E RT I
Vanda Altarelli
Esperta in popolazioni indigene
IFAD
Telefono: +39 06 5459 2540
Email: [email protected]
Ganesh Thapa
Economista Regionale
Divisione Asia e Pacifico
IFAD
Telefono: +39 06 5459 2098
Email: [email protected]
Myrna Cunningham
Direttrice
Università dell’Ecuador
Email: [email protected]
Victoria Tauli Corpuz
Direttrice Generale
Tebtebba Foundation (Filippine)
Email: [email protected]
www.tebtebba.org
Joji Carino
Esperta in popolazioni indigene
nel Regno Unito
Email: [email protected]
Lucy Mulenkei
Esperta in popolazioni indigene nel
Kenia e direttrice di “Indigenous News”
Email: [email protected]
Raja Devasish Roy
Avvocato, esperta in tribù montane
Citecho dell’India
Email: [email protected]
LINKS
Foro Permanente delle Nazioni Unite sulle
Questioni Indigene
www.un.org/esa/socdev/pfii
Sopravvivenza Culturale: organizzazione
senza scopo di lucro a sostegno delle
popolazioni indigene
www.culturalsurvival.org/index.cfm
Coordinamento delle Organizzazioni
Indigene del Bacino Amazzonico:
federazione di organizzazioni per le
popolazioni indigene del Bacino
Amazzonico
www.coica.org
Consiglio Saami: organizzazione con sede
in Finlandia che rappresenta le
popolazioni indigene dei paesi scandinavi
www.saamicouncil.net
Associazione Russa delle Popolazioni
Indigene del Nord
www.raipon.org
Consiglio Internazionale del Trattato
Indiano
www.treatycouncil.org
Rete Ambientalista Indigena
www.ienearth.org
Gruppo Internazionale di Lavoro per gli
Affari Indigeni
www.iwgia.org
Consiglio Mohawk del Kahnawake:
organizzazione delle popolazioni
indigene del Canada settentrionale
www.kahnawake.com
Per informazioni
Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo
Via del Serafico, 107 – 00142 Roma, Italia
Tel.: +39 06 54591
Fax: +39 06 5043463
E-mail: [email protected]
www.ifad.org
Da un lavoro ingrato a una condizione
dignitosa in India
Meena Goma Kale vive in un villaggio isolato nello stato indiano di Maharashtra.
Come tutte le 18 famiglie che vivono nel villaggio, Meena fa parte della tribù
Thakar. In passato, questa popolazione sopravviveva vendendo la legna che
raccoglieva nella foresta. Meena da ragazza faceva questo e ricorda il lavoro
estenuante e la povertà che tale attività comportava. Circa dieci anni fa, quando
la costruzione di un nuovo canale fece arrivare l’acqua sulla loro terra, la sua
famiglia e altri membri della tribù avviarono un’attività agricola. Ma la loro
fattoria non produceva a sufficienza per garantire loro la sopravvivenza; così,
come la maggior parte delle famiglie Thakar, essi lavoravano anche come
braccianti agricoli. Era un modo duro di guadagnarsi da vivere.
Nel 1998, Meena è entrata a far parte di un gruppo di autosostegno, insieme ad altre
17 donne, ognuna proveniente da una delle altre 17 famiglie del villaggio. Il progetto era
finanziato dall’IFAD, in collaborazione con il governo indiano, istituti finanziari e
organizzazioni non governative, e prevedeva l’avvio di programmi informali di prestito e
risparmio basati su gruppi in tutto lo stato. La premessa era semplice: dopo aver versato
una quota su un conto in comune, le donne potevano ottenere un prestito quando ne
avevano bisogno.
Con un primo prestito di 2000 rupie, Meena ha comprato concimi e piantine di
pomodoro. La sua piccola impresa ha avuto successo e Meena è riuscita a ripagare il
prestito entro tre mesi. Poco dopo, ha fatto un secondo prestito di 1200 rupie, per
piantare cipolle. Ci è riuscita e ha venduto il raccolto molto rapidamente.
Da allora, gli abitanti del villaggio hanno iniziato a coltivare pomodori, patate, cipolle e
miglio. I raccolti sono aumentati del 300 per cento. Le donne sanno che devono investire
nella loro terra per farla fruttare appieno e sanno di poter prendere in prestito il denaro
per farlo. L’aumento del 35 per cento del loro reddito annuo significa che non sono più
costrette a lavorare come braccianti agricoli tanto spesso come in passato.
Nel giugno del 1999, il gruppo delle donne ha preso in prestito 20.000 rupie per
costruire una cisterna che garantisse una fornitura affidabile di acqua potabile pura. Gli
uomini hanno fornito la manodopera. Un anno dopo, l’acqua potabile era disponibile e il
prestito era stato ripagato. Ora che le donne non devono più percorrere molti chilometri
al giorno per andare a prendere l’acqua, hanno più tempo per dedicarsi ad altre attività e
l’incidenza di malattie contratte bevendo acqua non pura è diminuita notevolmente.
Un legame speciale con la natura
I sistemi di valori di molte popolazioni indigene si basano su un rapporto molto stretto con
l’ambiente in cui vivono, che conferisce loro un ruolo particolare nella tutela delle risorse naturali e
della biodiversità. Nel corso di molte generazioni, ad esempio, molte popolazioni indigene hanno
acquisito una capacità unica di comprendere profondamente le caratteristiche dell’ambiente che li
circonda. I territori in cui risiedono le popolazioni indigene hanno spesso un potenziale economico
considerevole come fonti di acqua, legname e pregiati prodotti di nicchia quali piante medicinali,
cibi organici e altri prodotti. Nonostante questo genere di prodotti siano sempre più richiesti a
scopi commerciali, di rado le comunità indigene partecipano in misura equa dei vantaggi
economici che ne derivano e, in futuro, le loro possibilità in tal senso diminuiranno sempre più,
poiché le imprese private stanno gradualmente assicurandosi i diritti esclusivi su piante e altre
risorse fino a oggi tradizionalmente usate dalle popolazioni indigene.
Sono necessari provvedimenti legali che impediscano lo sfruttamento eccessivo di legname,
minerali e piante, e garantiscano al tempo stesso i diritti di proprietà intellettuale delle popolazioni
indigene. Alcune iniziative innovative danno motivo di sperare. Ad esempio a Kerala, in India,
quando il Giardino Botanico e Istituto di Ricerche Tropicali realizzò un farmaco estratto dalla pianta
Trichopus zelanictus con l’aiuto della locale tribù Zani, venne sancito un accordo che garantiva che
il 50% del ricavato dei diritti di vendita del prodotto venissero versati alla comunità.