il mio caro amico mortimer il mio caro amico mortimer
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IL MIO CARO AMICO MORTIMER ATTO PRIMO Siamo nella sala con zona cucina dell’appartamento di Lidia e Paolo, una coppia sulla trentina. La sala è uno spazio aperto abbastanza grande anche se non enorme. La porta d’ingresso è sulla parete di fondo sulla sinistra. Sulla parete di fondo, nella parte destra, si sviluppa la zona cucina, abbastanza moderna e separata da una penisola. Di fronte alla cucina c’è la zona-salotto composta da un divano posizionato in verticale rispetto alla platea, di fronte al quale, quindi sul lato destro del palco, c’è un televisore moderno e di discrete dimensioni - le dimensioni contano, quando il contenuto latita. Dietro alla TV c’è una finestra. Mentre accanto c’è una porta finestra che dà su un terrazzo. Al centro della stanza c’è un tavolo rettangolare che è sia tavolo da pranzo che scrivania, visto che ora è occupato dai due portatili di Lidia e Paolo e da altre cianfrusaglie. Sul lato sinistro c’è la porta che conduce alla zona notte, e accanto una grande libreria piena di libri. Alle pareti riproduzioni di quadri, poster di attori americani d’antan, foto. E’ il nido ordinato e molto recente di una coppietta senza figli. Quando il sipario si alza, la scena è vuota, ma c’è un piccolo trolley vicino alla porta d’ingresso. Pochi istanti e dalla zona notte entra LIDIA. Occhiali, jeans, maglione e scarpe da ginnastica, Lidia si dirige tutta trafelata verso il salotto. Cerca qualcosa sulla libreria, sulle mensola, ma non sembra trovare quello che sta cercando. LIDIA Dove le ho messe, dove le ho messe. Lidia esce di nuovo verso la zona giorno e quasi travolge PAOLO che stava andando in salotto, con un’andatura molto meno sostenuta. Paolo è -1- un giovanotto dall’espressione generalmente più perplessa che sicura di sé. Ora è in tuta, maglionaccio e pantofole, e sembra malinconico e assorto. Forse anche troppo per essere del tutto credibile. PAOLO LIDIA (quando lei è già fuori) Le hai trovate? (da fuori) No! Paolo trascina i piedi fino alla porta finestra e resta a guardare fuori, con le mani dietro la schiena e lo sguardo assorto. Un sospirone. In quel momento Lidia rientra in salotto sempre di corsa. LIDIA Ma com’è che riesco a perdere le chiavi della macchina proprio quando... (si accorge di Paolo che guarda fuori, malinconico) Tutto bene? PAOLO (si volta verso di lei, un sorriso poco convinto) Sì, sì. Sto bene. Stavo solo guardando le luci delle finestre di quelle case. Sì. Poi una luce si è spenta e mi sono detto: ecco, è come la vita. Tante fiammelle accese, poi una ogni tanto si spegne... ed è tutto. (sospirone. Lidia lo sta guardando, basita. Paolo sorride, come se niente fosse) Hai guardato in bagno? Magari sono lì. Vado a vedere. LIDIA No, fermo. La finestra del bagno dà su una fabbrica dismessa. Meglio che controllo io. Guardami che tempo fa a Firenze quando arrivo. (Paolo va a sedersi davanti al computer, Lidia esce verso il bagno) PAOLO (cerca sul computer. Urla a Lidia) Pioggia torrenziale! LIDIA (si affaccia) Davvero? (Paolo annuisce) Grazie. (ed esce di nuovo) PAOLO (resta al computer. Scorre la pagina con il mouse e ogni tanto sorride, come se leggesse delle battute divertenti. Lidia rientra in sala, passa dietro a Paolo) Guarda cosa hanno messo su facebook? Buffo, no? LIDIA (perplessa, per non dire altro) Molto buffo. Però, scusa, amore, non è che potresti uscire dall’alienazione e aiutarmi? Sono in ritardissimo, mia mamma è in fin di vita che mi aspetta a Firenze, e ormai fuori è tutto buio. PAOLO Oh, davvero, si sono spente tutte le luci del palazzo di fronte? Vado a vedere (Paolo si alza e va verso la portafinestra). LIDIA No, non in quel senso... Sono accese. Stai tranquillo. Nel senso che è scesa la notte, e io devo guidare. PAOLO Ehi, io sono ancora disposto ad accompagnarti. LIDIA Scherzi? E poi domattina come si fa? PAOLO Be’, diciamo a quelli della Verand-flex di passare un altro giorno. LIDIA No. Sono tre mesi che aspettiamo quella tenda da terrazzo. Poi avremmo finito il trasloco. E’ un momento storico. E io me lo perdo perché mia mamma fa finta di stare male. Cavoli, se arrivo a Firenze e mamma sta bene... non so che faccio stavolta... -2- PAOLO Ma no, tranquilla: vedrai che starà male. (Lidia lo guarda male, anche Paolo si rende conto) Lascia perdere. Nella borsa hai guardato? LIDIA (va a prendere la borsa che è sul divano e inizia a frugarci dentro) Trovate! No, sono le chiavi della macchina vecchia. PAOLO Le hai tenute? LIDIA E’ stata la nostra prima macchina. PAOLO Che tenera. (si avvicina e la abbraccia) Eh, è così. Io per esempio ho tenuto il lucchetto della cantina della casa vecchia. (Lidia aggrotta la fronte. Lui cerca di spiegarle) Cioè, sono contentissimo che siamo venuti a vivere qui. Davvero. Ma sai com’è... LIDIA (ha un’idea, va verso la zona cucina, gira attorno alla penisola, si china e quando torna su... ha le chiavi in mano) Trovate! (Paolo si volta) E indovina dov’erano? Nel cassetto delle posate! PAOLO Davvero? E chi ce le ha messe? (Lidia lo guarda) Oh. Sono stato io, vero? Scusa. Sono così distratto in questo periodo. LIDIA (sospira, preoccupata. Lui è tornato al computer, assorto) Senti, Paolo, io... Sei sicuro che starai bene? PAOLO Ho trentadue anni, credo di poter restare una notte da solo in casa. LIDIA Però è la prima volta che resti una notte da solo in questa casa. PAOLO Ma cosa vuoi che succeda. E’ un quartiere così tranquillo. Ok, non è molto tranquillo, però abbiamo la porta blindata. (un istante) Ok, dopo vado a mettere il coltello da sushi sul comodino. LIDIA Perché non esci, invece? PAOLO Be’, ho paura di essere aggredito in casa, figurati fuori. LIDIA Ci sarà qualche posto carino qua attorno. Quel pub irlandese che mi dicevi? Ci sei anche entrato, no? Com’era? PAOLO Carino. Cameriere rumene, birra belga, cucina vietnamita, serate a tema africano. Il classico pub irlandese. LIDIA Perché non telefoni a qualche amico? Tipo Luciano. PAOLO E’ che è un po’ che non lo sento... LIDIA Cioè, mica voglio costringerti a uscire. Dovrei essere contenta che io sono fuori città e tu non sei pronto ad invitare due brasiliane e... Non sei pronto ad invitare due brasiliane, vero? PAOLO E dove le trovo due brasiliane? Ah, sì, nel pub irlandese, giusto. LIDIA E’ solo che ho... adesso tu mi dirai che esagero, eh... ho paura che stai qui da solo e... ti deprimi. Sto esagerando, eh? Per assurdo. PAOLO Ma no. (sospirone depresso). Non è che se resto da solo una sera mi deprimo. Magari un pochino, ma non... LIDIA Lo so che è un momento delicato per te. Stai tutto il giorno a casa, il lavoro va così così, poi c’è stata anche quella cosa di tua nonna... -3- PAOLO (cerca di mostrarsi relativamente reattivo) Tranquilla, Lidia. Me la cavo. E poi devo lavorare. Devo finire quel soggetto, ti ricordi? LIDIA (curiosa) Quale? Quello divertente? PAOLO No. Quello triste. LIDIA Quello triste, chiaro. PAOLO Sai quella storia sui giovani disoccupati che ti dicevo? Una triste storia di disoccupati depressi che lottano senza speranza per... LIDIA Potresti farlo in forma di commedia. Sai, se l’argomento è triste... (Paolo scuote il capo) No? Ok. Non voglio insegnarti il lavoro. Tu mica mi dai consigli su come devo insegnare a leggere e scrivere ai miei bambini. PAOLO Anche se questa cosa che in prima elementare non fate ancora il corsivo, secondo me... (lei lo guarda male) Eh? LIDIA Oh, santo cielo, tardissimo! (finisce di prepararsi) Rischio di metterci mezz’ora solo ad arrivare in tangenziale. Ma perché mia mamma deve far finta di stare male proprio nel weekend? Mi prometti che cercherai di non deprimerti? Che poi sai, ti metti lì a pensare alla vita, alle finestre degli altri... PAOLO Be’, comunque, anche se rimugino un po’, che vuoi che succeda? Non è che se sto qui a pensare alla morte, poi mi arriva in casa la morte. LIDIA (un istante) Parto proprio tranquilla. Guarda. Tranquillissima. PAOLO (si toglie il maglione e lo appoggia sul tavolo da pranzo) Mi raccomando, avvertimi quando arrivi, che sto in pensiero. LIDIA Sì, certo, amore. Cazzo, i CD! (Lidia va a prenderne qualcuno e li butta in borsetta) Se no schiatto di noia. Ok, ora credo di... Ah, ho acceso la lavatrice, poi stendi tu, ok? Ok. Devo andare. Mi mancherai stanotte. PAOLO Anche tu. Mandami un messaggio, ok? LIDIA Certo. Appena sono... (sta uscendo) La lavatrice! Non ho messo il tubo nella vasca! No, l’ho messo! Ciao, amore. Ah, ricordati di spegnere la lavatrice se accendi il forno, che se no salta la luce. Ti amo. (lei esce, chiude la porta, lui resta lì, conta fino a cinque, poi apre la porta e lei rientra) Ti mando un messaggio quando sono arrivata. (fa per uscire, ma rientra) Bacio (bacio, esce, poi rientra) Ti prego, almeno tu: divertiti. (poi esce di nuovo, poi rientra) Ciao. (esce. Paolo chiude la porta.) Paolo resta in attesa qualche istante, poi alla fine capisce che stavolta Lidia è partita davvero. Paolo si muove verso il centro della scena. PAOLO Eccoci qua. Soli, soletti. (si guarda attorno, un po’ smarrito. Poi cerca di scuotersi e va verso la zona cucina. Prende il coltello da sushi da un cassetto, lo guarda un istante, poi lo appoggia sulla penisola, -4- intimidito. Paolo apre il frigo e prende una birra, la apre e beve un sorso. Si avvicina al divano. Accende la TV.) Oh, Casablanca. Bello. E guarda su che rete lo fanno. TeleCapra. (aggrotta la fronte) Tele Capra? (si sporge verso la TV) TeleCapri! Pensare che avevo dieci decimi da ragazzo, e invece adesso... (guarda nel vuoto, assorto. Poi si scuote. Guarda la TV un istante.) Speriamo che vada piano. (Sospira, guarda la TV.) Morto. Morta. Morto. Morto. Diavolo, com’è che i film che mi piacciono sono tutti pieni di gente morta? Chi l’ha fatto il casting, Edgar Lee Master? (un istante) Buona questa. Me la devo segnare. (Paolo si alza, e si sposta verso il computer, e comincia a scrivere) “Com’è che i film che mi...” (si ferma) Magari non è così buona. Ah, lasciamo perdere. Ormai mi vengono solo battute che capisco solo io. (Paolo vede il telefonino, lo prende, ci pensa un attimo, poi scuote il capo.) No, forse è meglio di no. Cosa lo chiamo a fare. E poi non so se mi va di uscire con Luciano sapendo che Lidia è in viaggio, di notte, sotto la pioggia... Forse dovrei mandarle un messaggio per sapere come va. Ma no. E’ appena partita. Paolo torna al divano, cambia canale alla TV. TELEGIORNALE Otto vittime nel terribile incidente avvenuto questo pomeriggio sulla tangenziale Nord di... PAOLO (spegne subito, ora è preoccupato, ci pensa un attimo) Le mando un messaggio. (va a prendere il telefonino, ma si ferma prima di scrivere l’sms) No, ma che messaggio, rischia di schiantarsi per cercare di leggerlo. Tranquillo. Non succede niente. Lidia guida meglio di te. Solo che è sconvolta, e quando uno è sconvolto... (passeggia su e giù, nervosamente) Forse dovevo insistere e accompagnarla io. Potevo tornare stanotte e domattina ero qua per quelle cavolo di tende. Che egoista che sono stato. Certo, andare e tornare di notte. (ci pensa meglio) Capace che mi schiantavo io, poi. Dio mio, dev’essere orribile morire in un incidente d’auto. Tra le lamiere... Ma perché sto pensando a queste cose? SQUILLA il telefonino! PAOLO (sobbalza, colto di sorpresa) Ah!!! (va a rispondere) Pronto? Ciao! Lidia! Sei ancora viva, vero? ...Ah, be’, certo, se mi stai chiamando... Ma... No, non ero preoccupato. Un po’. Ma per il soggetto. Tu... Come, l’autoradio? Come, non la trovi? Aspetta che controllo se... Dunque... Vediamo... (alza il maglione dal tavolo: era lì sotto. Paolo fa una smorfia, meglio mentire) Cacchio. Sì, l’avevi lasciata sulla libreria... Mi dispiace. No, lo so che non è colpa mia, mi dispiace in generale.... Mi raccomando, -5- stai attenta. Ok. Ciao, amore. Ciao. (Paolo mette giù il telefonino e fa una smorfia colpevole.) Cacchio. Ora mi sento anche in colpa. (cammina su e giù) Esco a fare due passi. Almeno mi distraggo. (si ferma) Ma dove vado? Mica abitiamo più in centro. E poi è tutto così buio da queste parti. Cioè, è un quartiere tranquillo, non dico di no. Solo che i ragazzini di notte ci vengono a fare le sedute spiritiche. (sospira. Resta un istante assorto.) No, niente pensieri deprimenti. Basta. Non posso stare qui a pensare alla morte, alla vita, al fatto che è tutto privo di senso, e che dopo la morte non c’è niente, e che un giorno scomparirò, e che... Ma cos’ha la mia testa? Cos’ha? (pausa) Certe volte mi chiedo se non sarebbe meglio sapere. Avere la certezza. Almeno uno poi si regola. Dopo la morte c’è il nulla? Disperazione e angoscia. Dopo la morte c’è un paradiso in cui si accede solo comportandosi bene? Ansia da esame e angoscia. Ma perché continuo a pensare a queste cose? Perché non riesco a smettere di pensare alla Morte? La Morte... Dio, se solo sapessimo... Se solo... La porta finestra del salotto si apre di colpo! Paolo sobbalza. Un ventaccio ululante e un po’ spaventoso viene da fuori. Paolo va a chiudere la finestra, e fa anche fatica, visto il vento. Ma alla fine ci riesce. PAOLO Ma che cacchio? ...Inquietante. Meno male che dovevano essere finestre a prova di ladro. Adesso ci manca solo che si spengono le luci e... Si spengono le luci! PAOLO Cacchio! Paolo urta qualcosa. Poi sentiamo i suoi passi e vediamo che è andato a prendere una candela. Con la luce della candela, Paolo va a provare il salvavita nel quadro elettrico, ma non funziona. PAOLO Porca chiappa. E’ di sotto. Maledetta lavatrice, lo sapevo... Paolo prende le chiavi, lascia la candela accesa sulla penisola della cucina ed esce. La scena è vuota. Solo la candela illumina un pezzo di palco. Un istante. Dei passi sul pavimento, al buio. Un soffio. E la candela si spegne. Buio. Poi la finestra si apre di nuovo, col solito ventaccio. In quel momento la luce ritorna nell’appartamento. Nessuno sul palco. Pochi secondi ed ecco Paolo che ritorna in casa. -6- PAOLO Eccoci qua. Quella... (vede la finestra, va subito a chiuderla, poi si volta e si accorge della candela) Maledetta lavatrice, basta che accendi il forno e .... Ehi, ma io non avevo ancora acceso il forno. VOCE SPETTRALE (fuori scena) Paolo... Paolo... PAOLO! Paolo si guarda attorno. Le luci delle lampadine cominciano a sfarfallare in modo strano. Paolo ora è molto sconcertato. La finestra si apre di nuovo. Paolo questa volta non va a chiuderla, ma anzi si allontana da lì. Una coperta appoggiata sul divano, inizia a muoversi da sola. Galleggia in aria. Paolo è terrorizzato. La coperta gli si lancia addosso, Paolo la scansa, e la coperta atterra e resta dov’è. Paolo si avvicina, la tocca con un piede. Paolo si volta e torna a chiudere la finestra. E nel momento in cui lo fa... Le luci impazziscono, ed un faro illumina la porta d’ingresso. Paolo si rintana dietro il divano! La stanza si riempie di fumo, si sente una musica piuttosto eccitante, da grande ingresso teatrale. E... La porta di casa si spalanca! Paolo trema come una foglia. E attraverso il fumo fa il suo ingresso in casa... Be’, si tratta della Morte in persona, palandrana grigio-nera, falce in mano, viso terreo. Non ha il volto scheletrico, anzi, la nostra Morte è un giovanotto dell’età di Paolo, alto e dinoccolato. E si sta godendo la sua entrata spettacolare. MORTIMER Tadan! PAOLO (urla, terrorizzato) Ah!!!!! La musica finisce, il fumo si disperde. MORTIMER (tossisce un po’) E che cacchio. (si volta e richiude la porta) Ah. Eccoci qua! Ehi, bell’ambientino! (schiocca le dita e le luci tornano normali) Niente male. Niente male. Fatto tutto voi? Niente arredatore? PAOLO (sempre terrorizzato) Ah!!! MORTIMER Capisco. Arredatore. PAOLO Chi... chi... chi... sei?! MORTIMER Prova a indovinare. Dai, non è difficile. Colore terreo. Tunicona inquietante. Falce in mano. PAOLO Oh, mio dio... Oh, mio dio! MORTIMER Ti dispiace se mi tolgo questa palandrana, qui dentro fa un caldo boia. Riscaldamento autonomo o centralizzato? Provo a indovinare. (si concentra) Mmm. Centralizzato! (Paolo scuote la testa) Autonomo? E tieni così alto? Ma spenderai una fortuna. No, tranquillo, sono vestito sotto. (finisce di togliersi la tunicona, sotto è vestito casual) Pensa se ti capitava come morte uno spogliarellista! Ih, ih, ih, da morir dal ridere. Lo -7- spogliarellista, quello sì che è un bel lavoro. Io l’avrei fatto, ma non ho il fisico adatto. Io più sono il tipo del bel tenebroso. Buona questa, eh? Tu sei uno scrittore, no? Segna, segna. PAOLO Tu... MORTIMER Sono la morte, sì. Piacere. Visto il tuo caso specifico, in tuo onore, ho pensato di fare un’entrata spettacolare. Di solito, sai, uno schiatta, io arrivo, biglietto da visita, e fine dei giochi. PAOLO Non... non è possibile. MORTIMER Che io abbia dei biglietti da visita? PAOLO Che tu sia la Morte. MORTIMER Guarda questa falce. Mica la danno al primo venuto. PAOLO No, non è possibile. Tu... tu non esisti! MORTIMER Ah, no? PAOLO No! Sei solo il frutto della mia immaginazione! MORTIMER (beffardo) Ti piacerebbe, eh? PAOLO Eh? MORTIMER Gente! Grande novità! La morte non esiste! Era tutto frutto della sua immaginazione! No, non apprezzerebbero. Chi sarebbe contento di riprendersi in casa tutti quei parenti? PAOLO Cosa vuoi da me? MORTIMER Cosa credi che voglia da te? Portarti fuori a fare il giro dei locali? (dopo un istante) Ci sono locali carini qua attorno? No? Lo immaginavo. Quartieri dormitorio. PAOLO (uno scatto d’orgoglio, si alza in piedi) Basta. Se vuoi derubarmi derubami, ma basta con questa pagliacciata! MORTIMER Quale pagliacciata? PAOLO Sono uno scrittore, io. Sai quante ne ho scritte di scene così! MORTIMER Otto. PAOLO Cosa? MORTIMER Sedici! PAOLO Eh? MORTIMER Ok, mi arrendo, dimmelo tu: quante ne hai scritte? PAOLO Era una domanda retorica! MORTIMER No, se era una domanda retorica dovevi dirla così: (con voce stentorea, teatrale, insomma retorica) “Sai quante ne ho scritte io! di scene così? Diciotto!” Più retorico. PAOLO Oh, santo cielo! Chi sei, cosa vuoi da me?! MORTIMER Sono la Morte, te l’ho detto. PAOLO Smettila, non ha senso, non è possibile! MORTIMER Ah, non è possibile che io sia la Morte? PAOLO No! -8- MORTIMER E se non sono la morte... sentiamo... come potrei fare... questo! (La morte fa un gesto con la mano e compare un fascio di luce che illumina la parete. Poi si volta e aspetta la reazione di Paolo.) PAOLO ...con una torcia? MORTIMER Giusto. Con una torcia. Non ci avevo pensato. PAOLO (Paolo scatta verso la cucina e prende il coltello da sushi) Fermo! Non ti avvicinare! MORTIMER Bello, il coltello da sushi. Ti fai il sushi in casa? Quando inviti degli amici avvertimi che passo con il furgone. Ah! Buona questa! PAOLO Non ci facciamo il sushi. Lidia lo usa per potare le piante in terrazza. E poi tanto non invitiamo quasi mai nessuno. E poi stai fermo! MORTIMER Su. Colpiscimi. Avanti. PAOLO Guarda che questo taglia. MORTIMER Ti ho detto colpiscimi. Colpiscimi! PAOLO Io... (lo colpisce col coltello, ma pianissimo, timidamente. La Morte scuote il capo, gli prende il coltello e se lo infila nel ventre) Ah!!! MORTIMER (con voce strozzata) Avevi ragione, taglia... Ah, muoio. (si accascia, ma si tira su subito, divertito) Ah, no. Non muoio. Non io. PAOLO Oh, santo cielo. Quindi tu sei... sei... sei davvero... MORTIMER Sì. Sono il Tristo Mietitore. E tu invece sei Paolo Pizzacane. Be’, non so chi sta messo peggio come nome. Dai, su. Crolla al tappeto. PAOLO Cosa? MORTIMER Accàsciati. Dai che dobbiamo andare nell’aldilà. Se ti registri prima di mezzanotte hai un forcone in omaggio. PAOLO Ma... MORTIMER Non senti dolori? Doloretti? Spasmi? Niente? Uhm. Forse si tratta di un caso di suicidio imminente. Stavi pensando al suicidio? PAOLO No. MORTIMER Sicuro? PAOLO Certo. MORTIMER Però stavi pensando a me, no? PAOLO No! MORTIMER Ok. Lo so che non stavi pensando proprio a me. Pensavi alla morte. Lo stavi per fare con il coltello da sushi, eh? PAOLO No! MORTIMER Gas? PAOLO No! MORTIMER Testa nella lavatrice? PAOLO No! MORTIMER Talk show politici alla TV? PAOLO No! No! No! Assolutamente no! Non voglio suicidarmi! -9- MORTIMER Sicuro? PAOLO Certo che sono sicuro! MORTIMER Però non dirmi che non pensi spesso alla morte, perché a me risulta così, e su queste cose... PAOLO Ok, è vero, penso spesso alla morte, e alla vita, e al fatto che è breve, e assurda, e inutile e pazzesca, e... MORTIMER Allora, vedi che avevo ragione. Tie’, ti passo il coltello. PAOLO No! Non voglio il coltello. Io penso spesso a queste cose ma... E’ tutto il contrario. Io non voglio morire! Ci penso sempre ma non voglio! Pausa. MORTIMER (grave) Ah. PAOLO Ah cosa? MORTIMER Quindi non vuoi venire con me? PAOLO No. No!!! MORTIMER Ah. (un istante) Posso fare una telefonata? PAOLO Una... A chi? MORTIMER Che ti frega? Posso o no? PAOLO E’ che ho un contratto a forfait, se è ad un cellulare pago un casino. MORTIMER Sono un essere sovrannaturale, vuoi che mi metta a fare telefonate ad un cellulare? (dopo un istante) Ok, è ad un cellulare. Ma faccio veloce. Su, quante storie. PAOLO Ti do... il telefonino. (glielo porge) Ho fatto un nuovo piano tariffario. All inclusive. MORTIMER (prende il telefonino e guarda male Paolo). Sei proprio sicuro che non vuoi morire? Uhm. (al telefono) Ciao, sì, sono Morty... Sì, dal cellulare di un amico... No, tranquilla, ha un piano tariffario all inclusive.... Senti, so che stai per staccare, ma non è che mi fai un controllo su un utente... Grazie. Paolo. Pizzacane.... Concordo. (in attesa qualche istante) Sì. Sano. Nessun pensiero suicida. Niente di niente... No, volevo solo... E non... Risulta solo che non fa altro che pensare alla morte. ...Già... No, no. Così... Ho lasciato le carte in ufficio e... Grazie. Buona serata, eh. Sì, poi... Ciao. (mette giù) Dannazione. PAOLO Che ha detto? MORTIMER Voleva saperne di più su quel piano tariffario. PAOLO No, dicevo... MORTIMER Ah, sì, se muori o... No. Mi sa che ho sbagliato qualcosa. PAOLO Cioè, non devo più morire? MORTIMER Pare di no. (scuote il capo) Sicuro di non voler crollare a terra stecchito lo stesso? Per non farmi fare un giro a vuoto. - 10 - PAOLO Non mi sembra una buona ragione per morire. MORTIMER Vabbe’, non ti vedo motivato. Pizzacane. Sei salvo. PAOLO Sono salvo? MORTIMER (sorride, gentile) Eh, sì, amico. PAOLO (esulta) Sono salvo. Oh, mio dio, non ci credo. Sono salvo! MORTIMER Come avrò fatto a sbagliarmi? Che idiota. PAOLO Oh, santo cielo, è fantastico... (bacia il pavimento) MORTIMER (scuote il capo) Eri anche l’unico appuntamento della serata. PAOLO (alza la testa, stupito) Vuoi dire che stanotte non muore nessuno? MORTIMER Non è che vado a prendere tutti di persona. La maggior parte me li trovo in ufficio domattina. Ma anche tu, voglio dire. Com’è che sei tanto fissato con queste cose deprimenti, eh? Mi hai fatto fare casino. PAOLO E’ che il pensiero che sia tutto finito... capisci? Come posso accettare che... Non posso, è... E’ troppo. MORTIMER Ma cosa ne sai? Che ne sai che non c’è qualcosa dopo? PAOLO (interessato) C’è qualcosa? MORTIMER Eh, eh, eh. Vuoi vedere lo spettacolo? Fuori il biglietto. PAOLO Lo sapevo, non c’è niente. Mi torna l’angoscia solo a pensarci. MORTIMER Ma che t’importa? Se è finita è finita, e se no no. Ma finché sei qui, insomma... cacchio, goditela, no? PAOLO Dici che la soluzione è... vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo giorno della tua vita? MORTIMER Vuoi dire... nel panico? PAOLO No, cercando di vivere a fondo ogni istante, di assaporare ogni cosa, di succhiare il midollo della vita... MORTIMER Bleah. Comunque secondo me si vive meglio pensando che hai davanti almeno una settimana. Anche un mesetto, va’. (si siede al tavolo, la faccia sul palmo della mano) Che disdetta. Non me ne va proprio bene una in questo periodo. (si volta verso Paolo) Avevo anche studiato quell’entrata spettacolare. Com’era? Ti è piaciuta? PAOLO (dopo un istante) No. Spettacolare. Niente da dire. MORTIMER Non lo dici solo perché stavo per portarti nell’Ade, vero? PAOLO No, no, mi è piaciuta davvero. MORTIMER Perché non doveva essere solo terrorizzante. Doveva essere proprio una cosa d’effetto, capisci! Per quello l’idea della musica. PAOLO Quella era bella. MORTIMER Be’, mi fa piacere che ti sia piaciuta. Davvero. Tu sei uno scrittore. Ehi, a cosa stai lavorando in questo momento? PAOLO Un... un soggetto. Per un film. MORTIMER Bello. Muore qualcuno? PAOLO No. - 11 - MORTIMER Ah, un film d’essai. Mmm. PAOLO No, non proprio. Un film su un gruppo di disoccupati. MORTIMER Ma tu non scrivevi cose da ridere? PAOLO Sì, un tempo sì, ma adesso... Insomma. Sto cercando di... di scrivere cose più serie, insomma, di diventare... MORTIMER (non molto interessato) Certo, capisco. Ehi, vi siete sistemati bene, eh? Bel posticino. Vi manca solo la tenda in terrazzo, vero? PAOLO Ci arriva domattina. MORTIMER Fantastico. Bravi. (pausa) Eh, vabbe’... (una piccola pausa) Già. (sospira, poi si volta verso Paolo) Non è che ti va una birretta? PAOLO Eh? MORTIMER Una birretta. Già che sono qui. Ho due buoni guinness che mi scadono a mezzanotte. C’è un pub qua vicino, no? Andiamo e... PAOLO (a disagio) Sì, ma... Senti, io apprezzo moltissimo la tua offerta. Davvero. Tu sembri... gentile. Ma... ma io preferirei che tu te ne andassi. MORTIMER Veramente? PAOLO Sì. MORTIMER (candido) Non vuoi passare una serata con la Morte? PAOLO Preferirei di no. MORTIMER Ma ho i buoni guinness. PAOLO Ho capito, però... MORTIMER Be’, amico mio. Non dire altro. In fondo ti capisco. Tu eri qui che ti facevi i fatti tuoi, e chi salta fuori? Il tristo mietitore. PAOLO Niente di personale. MORTIMER No, no, ti capisco, hai le tue ragioni. (sospira) E’ che adesso proprio non so che fare. Mi ripassano a prendere solo alle due. PAOLO Comunque c’è un pub qui vicino. Potresti andare lì, se... MORTIMER No, sai, da solo... No, mi vergogno. PAOLO Già. Neanche a me piace più andare al pub da solo. MORTIMER (di nuovo alla carica) Senti! Ordiniamo delle pizze! Eh? Ci guardiamo un filmino... Che c’è su TeleCapra? PAOLO Casablanca. Però non è il caso, io... MORTIMER Casablanca? Bellissimo. In quello sono tutti morti! Suona il campanello di casa. MORTIMER Aspettavi qualcuno? PAOLO Direi proprio di no. MORTIMER Oh, ho capito. (sorrisetto) Avevi chiamato una prostituta. PAOLO Cosa? Ma figurati, se chiamo una prostituta. MORTIMER Tua moglie è fuori città, no? Avevi chiamato una prostituta. - 12 - PAOLO Ti ho detto di no. MORTIMER (si ricorda) Ah, no. Hai ragione. Ero io che avevo chiamato una prostituta. PAOLO Cosa? MORTIMER Scherzavo. Non si tratta di una prostituta. Sapevo che dovevo venire qua e ho detto a un amico di passare. (va ad aprire, al citofono) Sì? Sì! Sali. (spinge il pulsante dell’apriporta) PAOLO Ma lo hai fatto salire? MORTIMER Mica potevo dirgli di smammare solo perché tu non sei voluto morire. E poi non ci vediamo da un sacco. PAOLO Ma perché gli avevi detto di venire qui? MORTIMER Magari poteva darmi una mano con te. PAOLO In che... (spaventato) Vuoi dire che è un killer? Ti serviva per... MORTIMER Cosa? No, quale killer. Ma per chi mi hai preso? PAOLO Ah. (spaventato di nuovo) Oh, mio dio. E’ uno zombie?! MORTIMER Cosa? Ma sarai malato?! Solo perché sono la Morte, se ho un amico deve avere a che fare con la morte? E’ solo un amico. Poteva darmi una mano a rallegrare la serata. Dalla porta d’ingresso si affaccia Arcangelo. E’ un quarantenne dall’aria molto dimessa. Occhiali, stempiato, pingue, l’andatura strascicata, la voce un po’ chioccia. Un colletto bianco se mai ve ne fu uno. ARCANGELO Permesso. Ciao. Ehi, amico. (saluta con un gesto Mortimer, che ricambia; poi, va da Paolo) Piacere, Arcangelo. PAOLO Pa... Arcangelo? ARCANGELO Ehi, bella casetta. Bravo. Ci piace. PAOLO Grazie, ma... ARCANGELO Ti dispiace se ti utilizzo un attimo il bagnetto degli ospiti? PAOLO Abbiamo un bagno solo. ARCANGELO Be’, non te la prendere. Allora lo trovo da solo. Grazie, eh. (esce verso la zona notte. Paolo è sbigottito, per qualche istante rimane lì bloccato rivolto verso la zona notte. Mortimer invece sorride tranquillo.) PAOLO (a Mortimer) Cioè, tu pensavi di tirarmi su di morale... con quello?! MORTIMER Guarda che Arcangelo è un pozzo di risate. PAOLO Non vedo l’ora di scoprirlo. MORTIMER Non essere impaziente, ora torna. PAOLO (meglio lasciar perdere) E com’è che siete amici? MORTIMER Soffre di catalessi. PAOLO Cosa? - 13 - MORTIMER Attacchi di morte apparente. Hai presente al liceo quando c’era lezione di chimica? (fa una faccia da catalessi) Catalessi. Una volta sono andato da lui perché credevo che fosse morto, e invece no. Muori una volta, muori due, alla fine siamo diventati amiconi. PAOLO Ma se hai detto che la vostra amicizia non aveva a che farte con la morte?! MORTIMER Lavoro tutto il giorno, dove vuoi che conosca degli amici? Arcangelo ritorna da loro, sempre ciondolando. ARCANGELO Ehi, amico. Ho visto che hai ancora il water tradizionale. PAOLO In che senso? ARCANGELO (confidenziale, gli fa cenno di avvicinarsi) Pare che tutto quello che facciamo dentro i nostri water non finisca proprio nelle fogne, come abbiamo sempre creduto. No, no, no. Viene raccolto, analizzato, catalogato e usato per fini commerciali. PAOLO Da chi? ARCANGELO Dalle multinazionali. Capito come fanno? Raccolgono tutto, analizzano. E poi immettono sul mercato proprio quello che ci serve. PAOLO Tipo... psichiatri? ARCANGELO L’unico modo per evitare il loro controllo è farsi montare un water con scarico diretto al mare. Così non possono riconoscere i tuoi bisognini. Tranne che nel Mar Morto, perché lì riaffiora tutto. (Paolo non sa che dire) Insomma, amico. Vedi tu che fare con quello che c’è di là. Io lascerei tutto a galleggiare, ma a casa propria... (alza le mani) PAOLO (è basito) No... è.... Fantastico. Ora sentite. Io come avevo detto a... MORTIMER Gli amici mi chiamano Morty. PAOLO Come avevo detto a Morty, qui presente... Avrei un soggetto su cui dovrei lavorare. E non dovendo morire, sapete com’è, ne approfitterei... ARCANGELO Oh, un soggetto. Tu fai cinema. PAOLO No. Cioè, forse. Ho fatto TV finora. ARCANGELO Ah, le fizzion. PAOLO Le “fiction”, sì. ARCANGELO Questa sì che è una coincidenza. Io avrei proprio una idea per serie tv. MORTIMER Ehi, dai, sentiamo. (Paolo lo guarda male) ARCANGELO Premetto che è un’idea geniale. PAOLO Grazie della premessa. MORTIMER Oh, mica cadere in catalessi mentre ce la racconti, eh! ARCANGELO Uàààà! Buona questa. (finge di cadere in catalessi in modo piuttosto assurdo, restando in piedi. Paolo lo guarda perplesso. - 14 - Arcangelo si tira su) Scherzetto! (La Morte dà di gomito a Paolo come dire, che tipo, eh? Paolo fa una smorfia) La storia è ambientata nel presente, anche se poi verrà fuori che è il passato, ma lo si scopre solo nel futuro, che poi è il vero passato. PAOLO Certo. ARCANGELO Un aereo è appena precipitato su un’isola deserta. PAOLO Mi ricorda qualcosa. ARCANGELO Sì. Sembra un po’ Lost. Ma poi cambia. Andiamo a conoscere il gruppo di sopravvissuti, tra cui una bellona, un bellone che è anche un dottore, un ciccione, uno strano tizio pelato inquietante, una ragazza incinta, un iracheno e un cantante rock. PAOLO Continua a sembrare Lost. ARCANGELO Sì, lo so ma poi cambia. Allora, sull’isola... PAOLO ...cominciano a succedere delle cose inquietanti, vero?... ARCANGELO Esatto. Sempre più inquietanti. E poi... PAOLO ...e poi si scopre che sull’isola c’è un mostro... ARCANGELO ...bravissimo. E poi... PAOLO E poi che ci sono delle altre persone che vivono nascoste. ARCANGELO Esatto, e poi nell’isola... PAOLO ... si rompe il continuum spazio-tempo e si creano due realtà... Cacchio. Non sembra Lost, questo è Lost! ARCANGELO Dici che mi hanno copiato? PAOLO (arrabbiato) Scusatemi. E’ meraviglioso avere qui nel mio salotto il signor Morty, e J.J. Abrahms, ma io... ARCANGELO Chi? MORTIMER Sarà qualcuno famoso che ha anche lui gli occhiali. ARCANGELO (a Paolo) Ehi, porta gli occhiali, questo Gegè Abrams? PAOLO Si chiama J.J. e non lo so se porta gli occhiali. ARCANGELO No, perché non è bello prendere in giro le persone solo perché portano gli occhiali. Caro il mio Mister Dieci decimi. PAOLO Mister Cosa? ARCANGELO Mister Ci vedo solo io. MORTIMER Mister Io non mi suicido perché non c’ho voglia. PAOLO Sentite, ma che cacchio, state... Io... E poi non ho neanche più dieci decimi, se è per questo! Santo cielo. Magari! Da ragazzo sì, ma adesso... ARCANGELO (di nuovo gentile) Eh, l’avevo capito, amico, l’avevo capito subito che con la vista avevi dei problemi. MORTIMER (da parte) Pile di giornaletti in bagno? ARCANGELO Uaaaaà! Buona questa! Comunque no: (accenna all’ambiente circostante) lampadine alogene a basso consumo. (Paolo lo guarda, ormai rassegnato e Arcangelo gli si avvicina e gli spiega) Pare che abbiano - 15 - immesso sul mercato milioni di lampadine a basso consumo geneticamente modificate che provocano un progressivo abbassamento della vista. E indovina chi è stato? PAOLO (sbigottito) I produttori di candele? ARCANGELO In combutta con gli ottici. Ma c’è una soluzione. Basta andare in rete e vedere l’elenco dei medici fuorilegge che ti possono inserire negli occhi delle pupille sintetiche che non perdono gradazione. MORTIMER Wow, incredibile! ARCANGELO Io non lo faccio solo perché ho paura di essere drogato. PAOLO Non si direbbe. ARCANGELO Sai quanta gente conosco che doveva fare un’operazione ed è stata drogata, violentata, e poi lasciata a marcire in un vicolo buio? MORTIMER Dodici! PAOLO Era una domanda retorica. ARCANGELO No, se avessi fatto una domanda retorica, avrei detto: (retorico) “Sai quanta gente conosco che...” PAOLO (arrabbiato) Oh, santa madonna... Adesso basta! Vi voglio... Suona il telefonino di Paolo, Mortimer è il più vicino e risponde lui. MORTIMER Pronto? No, non sono Paolo. Sono La Morte. (passa il telefono a Paolo) Paolo, c’è una donna mortale che chiede di te. PAOLO (sbigottito, si avvicina lentamente, poi risponde al telefono) Pronto. Ciao, amore! ...Chi era? Era... E’... un vicino. Mo... Mortimer. MORTIMER Mortimer. Mi dona. PAOLO Sì, inglese. E’ sceso un attimo... Ci guardiamo la partita. Senti, ma tu... Cosa? Come sei bloccata in Tangenziale? Tutto fermo? ARCANGELO Il calcio. Quello sì che è un mondo corrotto. (prende il telefono fisso e fa un numero) Pronto? Ciao, amoruccio, senti... PAOLO (ad Arcangelo) Ma che cazzo stai facendo? ARCANGELO Telefono. Non posso chiamare dal mio cellulare. Triangolano le celle e mi trovano subito. PAOLO E col mio telefono fisso invece non ti trovano? ARCANGELO No, aspetta. Mi vuoi dire che è un telefono tradizionale? PAOLO (non ne può più) No! E’ un telefono geneticamente modificato con dei chip neuronali che permette di rilevare le microspie della CIA e di non essere individuato da possibili navi aliene. ARCANGELO (lo guarda un istante, poi lo prende sul serio) Oh, perfetto. (al telefono) Ok, cara, possiamo parlare, il telefono è sicuro. PAOLO (sta quasi per svenire per l’idiozia generale, al telefono) Senti, amore. Ti richiamo io. Vado a vedere cosa dicono sul traffico sul sito di... - 16 - Arrivo. (chiude il telefono, arrabbiato) Grazie mille a tutti e due! Grazie! Mia moglie è bloccata in tangenziale, senza autoradio, con la madre in fin di vita... E voi due... E tu chiudi quel telefono. (strappa il telefono ad Arcangelo, chiude la chiamata, se lo mette in tasca e va al computer) ARCANGELO Nervosetto il tuo amico. MORTIMER Sai, è che non riesce ad accettare l’idea della morte. ARCANGELO Ah. Come in quel film, Il sesto senso. MORTIMER Esatto, bravissimo. PAOLO Bravissimo cosa? Io mica sono morto! ARCANGELO (finge di dargli ragione) Certo, certo. PAOLO Mortimer, per favore, digli che non sono morto. MORTIMER Eh, no, non è ancora morto. ARCANGELO Certo, come no. (gli fa l’occhiolino) Vivo e vegeto. PAOLO (si alza, agitato) Dannazione. Sei chilometri di coda. In aumento! ARCANGELO Non mi fiderei di quei siti lì. Tutte informazioni pilotate. PAOLO Da chi? Dai gestori di autogrill in combutta con i Best Western? ARCANGELO E’ un po’ strano, ma non è stupido il ragazzo. PAOLO (prende il telefonino) Ora fate silenzio. Silenzio! (La morte si “cuce” la bocca) Bravi. (al telefono) Pronto, amore, sì, sono io. Senti, ci sono sei chilometri di coda. Probabilmente un incidente. MORTIMER Dille di non agitarsi, se ci fossero stati dei morti quelli dell’ufficio mi avrebbero avvertito. ARCANGELO Ehi, sai che secondo uno studio americano, in ogni ufficio del mondo ci siano almeno due spie. MORTIMER Anche in quelli sovrannaturali? PAOLO La fate finita, sto parlando con mia moglie?! ARCANGELO Scusa. Salutamela. PAOLO (al telefono) Ti saluta Arcangelo. Lascia perdere. No, sì... E’... E’ un amico di Mortimer. Si sono conosciuti ad un funerale. ARCANGELO E meno male che non avevo firmato per la cremazione. MORTIMER Buona questa! ARCANGELO Insomma. PAOLO (al telefono) Potresti provare a uscire alla prima uscita e andare per la statale fino... (sposta il telefonino, lei si dev’essere alterata) No? Lo so che hai paura delle statali. Tranquilla. Non le nomino più le statali. ARCANGELO Comunque sapete le cosa buffa? In rete si trovano un sacco di studi americani sulla vita dopo la morte. MORTIMER Davvero? ARCANGELO E indovinate cos’hanno scoperto? - 17 - Arcangelo si blocca, ha un’espressione un po’ strana. Quindi crolla a terra in avanti, schiantandosi malamente, privo di vita. MORTIMER Mi sa che non lo sapremo mai. Ammazza che botta. PAOLO Ah, ha. Molto spiritoso. Tirati su. (al telefono) No, niente, c’è l’amico scemo di Mortimer che finge di svenire. MORTIMER Archi? Tutto bene? PAOLO (al telefono) No, Lidia, senti, non... Lidia, non andare nel panico... (alla Morte) sta piangendo. (al telefono) No, Lidia. Lidia, io... Ascoltami bene, fatti aiutare. Fai un bel respiro. MORTIMER (si china su Arcangelo, esanime) Arcangelo... Ehi, bello... PAOLO (alla Morte) Lascialo perdere. Si vede che sta facendo finta. MORTIMER Mah... Non lo so. A me sembra più morto che vivo. PAOLO (comincia a realizzare) In che senso? MORTIMER Nel senso che sembra proprio morto. PAOLO (chiude il telefono, e va verso di loro) Come sembra morto? E’ morto o no? Non riesci a capirlo? Ma che razza di morte sei? MORTIMER Ehi, sono la morte, non sono mica un dottore, c’è una bella differenza. (si guardano) Ok, non sempre, ma... PAOLO (si china su Arcangelo e gli tocca il polso) Non c’è battito. (si ritrae spaventatissimo) Oh, mio dio! E’ morto! MORTIMER Magari è solo entrato in catalessi. Niente panico. Fammi chiamare in ufficio. (prende il telefono fisso dalla tasca di Paolo) Pronto? Qui Morty. Mi fai un controllino su Arcangelo. Arcangelo Gabrielli. PAOLO Lidia, cazzo! (prende il telefonino e la richiama) Pronto, Lidia! Scusami! Non volevo buttarti il telefono il faccia... è solo... No, non è che adesso ci sono degli amici e allora... No, non sono ballerine brasiliane. Hai sentito le voci, no?... Ok, lo so che certe ballerine brasiliane hanno il vocione, ma... Ehi, ma per chi mi hai preso? Adesso vado a trans? No, guarda Lidia... Capisco che sei nervosa per tua mamma, ma questo.... Che poi non c’ha niente, quella donna... Insomma, cacchio, io che c’entro? Tu lavori tutto il giorno, stai sempre dietro ai tuoi parenti, e poi pretendi che io stia qui, buono, tranquillo a guardare fuori dalla finestra la mia vita che se ne va a allegramente a puttane... No, non sono andato a puttane! Ora la smetti di fare la bambina, ti dai una calmata, e... Lidia? Lidia? Oh, cazzo! MORTIMER (ha assistito alla telefonata, e fa una smorfia imbarazzata, come a dire: stavolta Paolo l’ha fatta grossa. Riprende la sua telefonata.) Sentito, eh? Brrr... Sì, dimmi di... Ah, non risulta niente. Ottimo. Grazie. (mette giù il telefono) Non ne sanno nulla. Non ci resta che aspettare. PAOLO Oh, cazzo. Ma che ho fatto? Devo essere impazzito. MORTIMER E vabbe’, dai, vedrai che... - 18 - Campanello. MORTIMER Vai tu? PAOLO Certo che vado io, è casa mia! (va al citofono) Sì? Aspetti che... (alla morte) E’ una donna che chiede di Arcangelo. MORTIMER Aspetta, aspetta. E’ una ragazza piccolina, bruna, con due belle tette e lo sguardo da matta? PAOLO (guarda la cornetta del citofono) No, è un citofono. MORTIMER Dev’essere la donna di Arcangelo. Falla salire. Ma occhio, è una psicopatica. Da quando ha iniziato la dieta del passerotto è andata fuori di melone. PAOLO E io la faccio salire?! MORTIMER Sì, se no s’insospettisce. Gelosissima. PAOLO E poi che cacchio è la dieta del passerotto? MORTIMER (lo rassicura) No, no, tranquillo! non è che deve mangiare i passerotti. Deve mangiare come i passerotti. PAOLO Ah, poco. MORTIMER No, solo cose già masticate. (Paolo alza un sopracciglio) Io e lui ci nascondiamo. Dille che è andato via subito. E soprattutto... non dirle che io ero qui. Non le piaccio. Sarebbe lungo da spiegare. PAOLO Mica tanto, sai? (Mortimer trascina via Arcangelo dalle gambe.) Non puoi trovare un altro modo per portarlo via? (Mortimer trascina Arcangelo tirandolo per le braccia. Paolo, al citofono) E’ ancora lì? Salga pure. Ora le... E’ ancora lì? Iuuu? (Apre la porta di casa, e se la trova davanti! Anna B. è una bella ragazza ventenne, bruna, piccolina, jeans, scarpe basse e l’aria della pasionaria rivoluzionaria.) Ah!!! ANNA B. (entra) Dov’è? Dove si è nascosto? Dove l’hai messo? PAOLO Chi? Arcangelo? No, è... ANNA B. Scusa, non mi sono neanche presentata. Anna B. E Niente domande! (Paolo alza le mani) Tu chi saresti? PAOLO Paolo Pizzacane. Io... ANNA B. Avanti, dimmi dove si è nascosto. PAOLO No, ti stavo dicendo... ANNA B. Paolo P, poco consociativismo. E’ di là in camera da letto, vero? PAOLO (le blocca l’ingresso alla zona notte). No! Sono solo. Mia moglie è fuori città. Abbiamo anche litigato. Arcangelo è andato via subito, e... ANNA B. E questa cosa sarebbe? (prende la falce) PAOLO (spaventato) La... (deglutisce) La usiamo per le piantine in terrazzo. ANNA B. Come no, per le piantine! PAOLO Abbiamo usato del concime radioattivo. Per sbaglio. - 19 - ANNA B. (se la beve) Oh, veramente? Di Chernobyl, scommetto. PAOLO Esatto. Prima le tagliavamo con questo (prende il coltello da sushi, e già che c’è, lo tiene). Ma poi sono cresciute un casino. Alte come giocatori di basket. Una stava anche sviluppando il pollice opponibile. ANNA B. Ecco cosa vuol dire quando si parla di pollice verde. PAOLO Sai com’è, con tutto questo transgenico geneticamente modificato. ANNA B. (mette via la falce, e anche Paolo mette via il coltello) Senti, Paolo P. Hai detto che Arcangelo è andato via. (Paolo annuisce) Quindi sei solo in casa? (Paolo annuisce di nuovo... ma in quel momento... un rumore dalla stanza! Paolo si volta, preoccupato. Guarda la ragazza, lei lo guarda male. Paolo, per precauzione, riafferra il coltello.) LA MORTE (da fuori, con voce da trans brasiliana) Paoloçigno? Te sto aspettaaaandu... Tesoriiigno... ANNA B. (capisce, scuote il capo con disapprovazione. Paolo fa un sorrisetto, mentre lei gli si avvicina) Io sai cosa gli farei a quelli come te? PAOLO E’ una domanda retorica? ANNA B. Hai presente quello che hai fatto a quel pollice opponibile? PAOLO Zac? ANNA B. Zac. Perché sai cosa sei tu, Paolo P.? (lui scuote il capo) Terreno di coltura del fasciocomunismo imperialista internazionale, ecco cosa sei. PAOLO Ce l’avevo sulla punta della lingua. ANNA B. (si guarda attorno, con disprezzo) Ah. Bella casa del cazzo. (quindi si gira, esce scuotendo la testa, e sbatte la porta). PAOLO Santo cielo... MORTIMER (si riaffaccia in salotto) Grandioso! Sei stato bravissimo! PAOLO Prima ero depresso. Ora sono ufficialmente disperato. MORTIMER Ma sei stato un fenomeno. Un vero fenomeno! PAOLO Devo richiamare Lidia. Chiederle scusa. Dirle di tornare indietro. (prende il telefonino e chiama. Paolo rimane lì col telefonino contro l’orecchio) Ora risponde. (resta ancora lì per qualche secondo, poi chiude il telefono) Ah, perfetto. Perfetto! Non risponde. Ora chiederà il divorzio. E gli alimenti. E la custodia delle piante radioattive. Devo finire quel soggetto deprimente, venderlo e farci un sacco di soldi. Non ho scelta. MORTIMER Il cinema non era in crisi? PAOLO (lo guarda, un istante) Perfetto! Grazie! Perfetto. MORTIMER Senti. Tu sei un caro ragazzo. Hai solo bisogno di rimettere in moto il motore. Ti dovevi sentire con quella pazza. Quella storia della falce... Il pollice verde opponibile...! PAOLO Eh, sì, quella era carina. MORTIMER E io come sono stato? Paoligno... Tesorigno... (Paolo sorride) Siamo una bella coppia, no? - 20 - PAOLO (ci pensa un attimo) Senti, se stai per offrirmi un lavoro, ti prego, non farlo, in questo periodo sarei capace di accettarlo. MORTIMER Ok. Sai cosa bisogna fare quando le cose non vanno bene? Consumare i propri buoni guinness. No, non accetto rifiuti. PAOLO Sì, ma come facciamo con quell’altro, lo lasciamo lì? MORTIMER Di solito si sveglia dopo un paio d’ore. Cosa vuoi, stare qui a vegliarlo? Dio, è una cosa che fa senso. Quello è morto. PAOLO Aspetta, mi stai dicendo che ti fa senso vedere la gente morta? MORTIMER Ma figurati. (un istante) Ok, no, senti, preferirei non parlarne. Usciamo, una birretta veloce, torniamo e vediamo come sta. Vedrai che si riprende. Così dai anche tempo alla tua donna di pensarci un po’. PAOLO Giusto. Le mando un messaggio, però. Non voglio... (La morte indossa di nuovo la palandrana, Paolo finisce di scrivere) Ecco fatto. (guarda il telefonino) Dici che mi risponde? MORTIMER Ma certo! Vi volete bene, no? PAOLO E’ che sono stato un vero stronzo. Le ho detto delle cose terribili. E lei è lì in tangenziale. Senza autoradio. MORTIMER Tranquillo, vedrai che ti risponde. Messaggino! PAOLO Mi ha risposto! Avevi ragione! MORTIMER Visto? (prende la falce) Allora, che ti ha scritto? PAOLO (glielo mostra) Crepa. Mortimer posa una mano sulla spalla di Paolo, in segno di appoggio morale. Paolo si volta, lo guarda e aggrotta la fronte. Mortimer ha infatti indosso la sua tunica e tiene nell’altra mano la sua falce, insomma è in piena tenuta da Morte professionista. E su questo quadretto... SIPARIO - 21 - ATTO SECONDO Quando il sipario si alza, la scena è vuota, in penombra; un po’ di luce viene dalla strada attraverso le finestre. Sentiamo lo squillo del telefono di casa. Nessuno risponde. Poi di nuovo silenzio. Una sirena della polizia da fuori. Poi... dei passi. Qualcuno entra in salotto venendo dalla zona notte. L’ombra accende una luce. E vediamo di chi si tratta: Arcangelo, e sembra piuttosto stordito, confuso. La luce quasi lo acceca. Sembra quasi un animale in gabbia, spaurito, rintronato e paranoico. Poi il telefono riprende a suonare. ARCANGELO (fa il segno della croce nei confronti del telefono, gesto che ovviamente non produce nessun risultato. Allora si avvicina. E risponde) Pronto? ...No, sono Arcangelo. La madre di chi?... No, non conosco nessuna Lidia... Che libro di ricette? No, non compro niente. Arrivederci. (mette giù la cornetta di gran fretta). Oh, santo cielo, che mal di testa. (si guarda attorno) Mi hanno rapito, non c’è dubbio. Scommetto che è pieno di telecamere. Lo sapevo che sarebbe successo. Sono un obiettivo sensibile, io. (guarda una lampada a stelo, si avvicina) Lampadine alogene a basso consumo. Uhm. (un istante, poi si precipita verso la porta d’ingresso, prova ad aprirla ma è chiusa, torna indietro. Si guarda attorno, poi va alla terrazza. Prova la porta finestra. Si apre!) Ah, ha! (si guarda attorno trionfante! Esce sul terrazzo) Manca solo la tenda a questo terrazzo. Ci vediamo, sfigatoni! (scavalca la ringhiera e scompare alla nostra vista.) La scena resta vuota per qualche istante, poi sentiamo delle voci provenire dal pianerottolo. Due voci maschili che cantano - piuttosto male - “Eleonor Rigby” dei Beatles. La porta si apre ed entrano Paolo e Mortimer, ubriachi e barcollanti. Mortimer chiude la porta. MORTIMER “I... look at all the lonely people!” PAOLO Zan-zan-zan-zan! MORTIMER “I... look at all the lonely people!” PAOLO Zan-zan-zan... Guarda ‘sta cavolo di portafinestra. Altro che a prova di ladro! (va a richiuderla) Aspetta com’è che fa dopo? MORTIMER Dopo quando? PAOLO Hai ragione. Non c’è un dopo. Birretta? MORTIMER No, basta birrette. (entusiasta) Birrona! (Paolo fa a prendere una “birrona” dal frigo) Amico... lascia che ti dica una cosa. Tu... Sei - 22 - una gran palla. (Paolo indica se stesso, interrogativo) Sempre lì a lamentarti... e di qua e di là... Ma come fa a sopportarti tua moglie? PAOLO Tranquillo, mi sa che ha smesso. MORTIMER Ah. Allora perfetto! (va a sedersi sul divano, ridacchia) Dio mio, ma com’era scema quella barista, eh? PAOLO (accento più o meno rumeno) “12 meno 4 e 50? Mmm... aspettate che chiedo...” (prende due bicchieri e stappa la birra) Che poi, io, di cosa mi lamento? Vivo in una bella casa, in un bellissimo quartiere dormitorio. Faccio il lavoro più bello del mondo... Gratis! MORTIMER (Paolo porta i bicchieri e versa la birra) Prosit. PAOLO Però ho sposato la donna che amo. MORTIMER Solo che avete appena litigato di brutto. PAOLO Giusto. Prosit. (brindano. Bevono. Paolo va verso la cucina, e prende delle patatine, torna verso il divano) MORTIMER Mmm. Birra e patatine. La morte sua. PAOLO Alla birra! MORTIMER No. Queste cose da studentelli... (un istante) Alla topa! PAOLO Santè! (si mette in piedi anche se traballa un po’) Ok, abbiamo analizzato la mia situazione dal punto di vista... mmm. (confidenziale, gli si avvicina) Adesso parliamo di quel certo mio problemino. MORTIMER (a bassa voce) L’eiaculatio precox? PAOLO Quell’altro. MORTIMER Parliamone. (gli fa segno di sedere e Paolo si siede) PAOLO Immagino che vorrai sapere tutto dall’inizio, no? MORTIMER Ecco, io non avrei proprio usato il verbo “volere”, ma... PAOLO Tutto è cominciato quando è morta mia nonna. MORTIMER Quanto tempo fa è successo? PAOLO Tre mesi. Avevamo appena traslocato. MORTIMER No, non l’ho presa io. Negli ultimi tempi... Lascia stare. Lasciamo... Prosit! (brindano) E quanti anni aveva, la vegliarda? PAOLO 94. MORTIMER Nel fiore degli anni! PAOLO Esatto. E da allora... depressione. MORTIMER Dalla morte della vecchia? (Paolo annuisce. Mortimer scuote il capo) Amico mio. Ci dev’essere dell’altro. PAOLO Certo che c’è dell’altro. (Lo indica) Ci sei tu. MORTIMER Sempre a dare la colpa a me quando muore qualcuno. PAOLO Voglio dire. Non per fartene una colpa, ma tu... tu muori tutti! MORTIMER (si alza in piedi) Capisco le tue ragioni. (si risiede) Ma allora perché non la fai finita? Così non dovresti preoccuparti più della morte. PAOLO Così non dovrei preoccuparmi più di nulla! - 23 - MORTIMER Hai ragione. Sono il più grande antidepressivo della storia! PAOLO Alla topa! MORTIMER Prosit! (bevono. Paolo si alza in piedi) PAOLO Prendi un personaggio storico... uno a caso... Giulio Cesare! Cos’abbiamo di diverso io e lui? MORTIMER Dici, a parte il fatto che Shaskespeare non avrebbe mai scritto un’opera su di te? PAOLO Shakespeare! Perfetto! Grand’uomo,. Morto anche lui! MORTIMER Certo che è morto. Dovevi vedere come mangiava. Bleah. PAOLO Sarebbe morto anche se mangiava solo germogli di soia. MORTIMER Sì, ma non vomitando in quel modo! PAOLO Shakespeare è morto... vomitando? Come Jim Morrison? MORTIMER Chi? No. Mai sentito. PAOLO (ci pensa un istante) ...Elvis? MORTIMER (con intenzione) Vuoi davvero saperlo? PAOLO Ah, ho capito... Vuoi vedere il biglietto? Fuori dallo spettacolo! No, non era così. (si risiede) Diciamo che resto nell’ignoranza. (un istante) Ehi. A proposito. Forse dovremmo andare a vedere come sta... coso. MORTIMER Arcangelo. Vai pure. Vai. PAOLO Be’, forse dovresti andare tu. MORTIMER No, è casa tua. Non mi permetterei mai. Vai tu. PAOLO Giusto. Ci andiamo dopo. Anzi, guarda, chiudiamo proprio quella porta, eh? (Mortimer approvo) Vado io. E’ casa mia. (si alza e barcolla fino alla porta della zona notte, la chiude e torna indietro) Ok! MORTIMER Comunque sai che avete proprio una bella casa? Mi piace. Ha qualcosa questa casa che... Mi piace. PAOLO Prima abitavamo in un posto... Dovevi vederlo. Una specie di seminterrato in un quartiere pieno di tossici, studenti, extracomunitari... MORTIMER (un istante) E perché ve ne siete andati? PAOLO E’ quello che dico anch’io! (sospira) Sai, i nostri genitori ci hanno dato un po’ di soldi per comprare casa, e alla fine... (alza le spalle). MORTIMER (un barlume di pensiero) Aspetta. Aspetta. Prima mi hai detto che hai cominciato a deprimerti da quando è morta tua nonna, no? (Paolo annuisce) E che tua nonna è morta che eravate appena arrivati qui, no? PAOLO Eh, e allora? MORTIMER (ci pensa un istante) Ah, non lo so. (dopo una pausa piuttosto lunga, si alza di scatto) Ci sono! Tu non ci volevi venire in questa casa! Volevi restare in quell’altra! Ta-dan! PAOLO L’avevano dichiarata inagibile. Ce ne dovevamo andare per forza. MORTIMER Oh. Allora ritiro quello che ho detto. (piccola pausa, poi si batte una mano sulla coscia) Bene, questa l’abbiamo risolta. Passiamo a - 24 - parlare dei miei problemi. (si blocca) Ah, no, io non ne ho. Sono un essere soprannaturale. (una piccola pausa: poi) Anche se... Be’... non ti nascondo che certe sere... sai, com’è... un po’ di solutidine... PAOLO Senti la mancanza di una ragazza? MORTIMER (lo guarda un istante) Eh? No! Quale ragazza? Santo cielo, no! (sincero) Sai di cosa sento davvero la mancanza? (sospira) Di un cucciolo. (Paolo lo guarda, stupito) Sì. Un cucciolo. Non so, un cane, un gatto, un... un leone! PAOLO Un leone? MORTIMER Un bel cucciolo immortale con cui passare il resto della mia morte. PAOLO Già. C’è sempre qualcosa che manca. Prosit. (bevono, pausa) Vedi, e noi siamo anche fortunati perché facciamo un lavoro che ci piace. MORTIMER Già. (s’incupisce, si alza e va alla portafinestra, resta lì a guardare fuori) PAOLO Oh, siamo all’asciutto. Passiamo al whiskey? Che dici? (Mortimer si gira, un sorriso forzato, annuisce, poi si volta di nuovo verso la finestra. Paolo aggrotta la fronte) Ehi, amico. Tutto bene? MORTIMER No. Niente. Stavo solo guardando le finestre delle case di fronte. Una luce si è spenta e ho pensato... Eccolo lì, il mio lavoro. Tante fiammelle accese, poi una ogni tanto si spegne... ed è tutto. (fa una faccia di filosofica accettazione, e si stringe nelle spalle). PAOLO (perplesso) Questa mi sembra di averla già sentita. MORTIMER (si gira e barcolla fino al divano) Ok. Tu sei stato onesto con me. E io voglio esserlo con te. Parliamo di quel mio problemino. Non l’eiaculatio precox. Quell’altro. (fa segno a Paolo di sedersi sul divano, Paolo si va a sedere) Immagino che tu voglia sapere tutto dall’inizio, no? PAOLO Ecco, io non avrei proprio usato il verbo “volere”, ma... MORTIMER E’ cominciato tutto sei mesi fa. Dovevo portare via un gruppetto di vecchiette da una casa di riposo. PAOLO Cibo avariato? MORTIMER No, Raul Bova alla TV. La cosa doveva essere piuttosto emozionante perché gli è venuto un colpo apoplettico a tutte quante. Insomma. Arrivo lì, e con la solita gentilezza, la solita discrezione, le carico sul furgone... e... (scuote il capo) Tu non sai cosa possa fare quel genere di “fizzion” alle vecchiette. Prima hanno cominciato a fare battutine sulle dimensioni della mia falce. Poi si toglievano le dentiere e cercavano di... mordicchiarmi il didietro. Poi hanno preso a farmi il solletico. Poi a inseguirmi nel furgone. Poi... (si ferma, sconvolto. Paolo lo ascolta) Poi mi hanno acchiappato e mi hanno tolto i pantaloni. PAOLO Non voglio sapere com’è andata a finire. - 25 - MORTIMER Nel peggiore dei modi. Le ho buttate giù da una scarpata. PAOLO Ben fatto! MORTIMER Mica tanto. Per poco non mi toglievano il posto. PAOLO Davvero? MORTIMER Davvero. Si è parlato di sostituirmi. PAOLO E con chi? MORTIMER (esita, imbarazzato) Con un call center. PAOLO Cosa?! MORTIMER (annuisce) “Salve, sono Giulia, chiamo dall’Aldilà, parlo con chi si occupa della sopravvivenza del signor Paolo? Se non sono troppo indiscreta, qual è il suo tasso di colesterolo? 8000!? Benissimo. Grazie della sua collaborazione. Addio per sempre!” Capito che stile? E da allora la sola vista di un tizio morto mi... (fa una faccia schifata). PAOLO (lo ferma con aria seria, deve dire qualcosa d’importante) Whiskey. (si alza e va a prendere whikey e bicchieri appositi) MORTIMER Whiskey. (depresso) Cerco di gestire tutto dall’ufficio, ma mi tengono d’occhio. Ogni tanto provo a tornare in giro, come nel tuo caso, sai... per... provare che non sono finito. Ma sono sempre così in ansia. Arcangelo l’avevo chiamato proprio per questo. PAOLO Ti serviva un sostegno morale? MORTIMER Gli amici sono importanti. PAOLO (lo sa anche lui) Già. (sospira, poi torna da Mortimer e versa il whiskey nei due bicchieri) Tiriamoci su. (brindano, e bevono) Anch’io voglio essere onesto con te. Lo sai che se adesso... in questo periodo... se io mi trovassi nella tua stessa situazione... dico, aver bisogno di un amico... Non saprei chi chiamare. MORTIMER Davvero? Non hai nessun amico che verrebbe ad aiutarti con un cadavere? PAOLO Forse Luciano. Ma... non lo so. E’ l’unico amico che mi è rimasto in città, solo che non ci vediamo mai. Fa il regista di teatro. Ha messo in scena un paio di cose che ho scritto io. MORTIMER Quelle che facevano ridere? PAOLO Quelle. Tutti gli altri amici di un tempo se ne sono andati, oppure non siamo più così amici, oppure... (si stringe nelle spalle) MORTIMER (sospira, depresso) Mi hai convinto. La vita è proprio triste. PAOLO No, bisogna reagire, Mortimer. Non ci si deve arrendere. MORTIMER Ma che senso ha? Non ha senso. PAOLO Lo so, ti capisco. Ma non bisogna mollare. Pensa al tuo caso. Tu sei un bravo ragazzo. Sei uno che s’impegna. MORTIMER E con che risultati? Tutti mi odiano. PAOLO Be’, visto il tuo lavoro, un po’ di ostilità io la metterei in conto. - 26 - MORTIMER Almeno avessi il mio leone. PAOLO No, no. Lascia che te lo dica. Sapere che c’è uno come te che fa il tuo lavoro... Be’... Mi rincuora. MORTIMER Davvero? PAOLO Ma certo. Tu sei gentile, parli con i clienti, curi l’aspetto umano. MORTIMER Be’, è il mio lavoro, cerco di farlo meglio che posso. PAOLO Non siamo solo numeri per te. Siamo persone. MORTIMER Le persone sono importanti. PAOLO Onestamente, è una cosa che apprezzo moltissimo. Cioè, non la apprezzo al punto di schiattare solo per farti un piacere, ma la apprezzo. MORTIMER (ci pensa, si alza, passeggia su e giù, guardandosi attorno) Chissà perché questa casa mi piace così tanto... Mah. PAOLO Be’, Lidia ci ha speso un sacco di tempo. MORTIMER Si vede. PAOLO E’ un po’ il nostro rifugio. Sai, anche lei con la scuola... quartiere difficile, genitori inquietanti... MORTIMER Ah, ha. Davvero? Quindi, tornate a casa, e chiudete il mondo fuori dalla porta, in un certo senso. PAOLO Qualcosa del genere. MORTIMER (schiocca le dita) Ho capito perché questa casa mi piace così tanto. (Paolo lo guarda, interrogativo) Perché vi ci siete seppelliti dentro! PAOLO (spalanca gli occhi, colto di sorpresa) No, aspetta, cosa... MORTIMER (torna al divano, e batte una mano sulla coscia di Paolo) Bene, il mio caso l’abbiamo sviscerato, torniamo al tuo. Ecco i fatti. Il lavoro ti va malino, no? Poi dovete lasciare la casa in affitto in cui siete stati disgustosamente felici. E venite qui. Tu non sei entusiasta ma accetti la cosa. E che succede? Il lavoro continua a non andare. Tua nonna stira le zampe. Il quartiere nuovo fa schifissimo. E voi vi chiudete in casa. PAOLO Ma non è che... MORTIMER Amico mio. Se posso permettermi un’ipotesi... Tu non hai davvero paura della morte. Tu hai paura della vita. PAOLO Qui ci starebbe bene uno di quei tuoi “Tadan”. MORTIMER Guarda che ti ho visto quando eravamo fuori. Non hai mai e dico mai attraversato la strada col rosso. Mai! Ma che italiano sei? PAOLO Poteva essere pericoloso. (Mortimer lo guarda male) No? MORTIMER Sei venuto qui e ti sei depresso. E’ normale. Poco lavoro, niente amici, quartiere dormitorio. E ha cominciato a montarti la paura. Ma non hai paura di schiattare. Hai paura di tutto il resto! PAOLO Però no, aspetta, non ha senso: io avevo già paura di tutto il resto quando abitavamo nella casa vecchia. - 27 - MORTIMER Ma forse non eri ancora pronto a chiuderti in un quartiere residenziale per defunti. PAOLO (non riesce a negarlo) No. Forse no. MORTIMER Amico, voglio dire, se fate questa vita adesso... Che farete quando avrete dei figli? PAOLO (colpito) Non ci avevo pensato. MORTIMER A proposito, perché non ne avete ancora? Hai il colpo fiacco? PAOLO No, non... No! Sai... E’ che... Il lavoro è stato un po’ un problema in questi anni... Lidia salta ancora da un incarico all’altro. (pausa) Ma lei lo farebbe anche. Sono... sono io. Forse non mi sento ancora davvero realizzato col lavoro. Ho fatto molte cose, ma... Mi sembra di non aver fatto nulla di buono. MORTIMER No, ti capisco, è importante ricevere i giusti riconoscimenti. Tutto vero. Ma che cacchio c’entrano i figli con questo? PAOLO Non c’entrano? MORTIMER Non c’è bisogno di fare le prove per abituarsi alla cassa da morto, Paolo. S’impara benissimo sul momento. (gli dà una pacca sulla spalla) Bene, mi hai convinto. Vado da Arcangelo. PAOLO Ti ho convinto io? MORTIMER E tu non farti venire le paranoie e chiama la tua donna. (Paolo guarda Mortimer, stupito) Non mi guardare così. Vi conosco voi essere temporaneamente viventi. Siete tutti gelosi. (Si versa un po’ di whiskey e buttà giù.) D’accordo. Affrontiamo le nostre paure. Ah, se svengo o cose del genere... Acqua in bocca. PAOLO Sarò una tomba. MORTIMER (lo guarda un istante) Prima o poi. (esce verso la zona notte) PAOLO (si alza in piedi, non sa bene cosa pensare. Passeggia su e giù, assorto. Poi si blocca. Esita un istante. Poi si decide e va a prendere il telefonino.) Ma sì, la chiamo e... (guarda il telefonino, e si accorge che c’è qualcosa che non va.) Ma era spento? Cacchio, si è scaricato... (armeggia in fretta sul telefonino, lo accende, qualche istante, poi sentiamo il suono di vari messaggini) 7 chiamate?! Lidia... Lidia... Oh, cazzo. (Paolo è agitato, prova subito a chiamare Lidia) Adesso è spento anche il suo. (Mortimer rientra in salotto, assorto) E’ successo un casino! Lidia ha provato a chiamarmi! 7 volte! E il mio telefono si è spento. MORTIMER Ah, sì, capita in mia presenza. Sai com’è... (Paolo lo guarda male) Senti. Missione Arcangelo. Ho una buona notizia e una cattiva. La buona è che Arcangelo non è morto, perché di là non c’è. PAOLO Davvero? Se n’è andato? Bene, è... No, aspetta. E la cattiva? MORTIMER Abbiamo ospiti. - 28 - PAOLO (aggrotta la fronte, non capisce, si volta e vede Anna B. che esce dalla zona giorno, la falce in mano) Oh, cacchio! ANNA B. Sorpreso, eh, caro il mio Paolo P. PAOLO Ma... da dove... Sei entrata dalla porta-finestra? ANNA B. No. Dalla finestra del bagnetto degli ospiti. PAOLO Era aperta? ANNA B. Era aperta. E non avevi neanche tirato l’acqua del water. MORTIMER Quello è stato Arcangelo. ANNA B. Ah! Sì! Figurati! (ci pensa) Ah, no, è possibile. PAOLO Ma... come hai fatto a salire fino a... Siamo al terzo piano?! ANNA B. Mi sono arrampicata su una gru per protestare contro la disoccupazione minorile, vuoi che non sappia scalare un palazzo? PAOLO La disoccupazione... minorile? ANNA B. Ma ti rendi conto che in Occidente abbiamo il più alto tasso di disoccupazione minorile del mondo?! Sotto i 12 anni è più del novanta per cento! E nessuno fa niente! PAOLO (molto perplesso) Già. Chissà perché. MORTIMER Ehi, quindi tu ti interessi di disoccupazione? Ma è fantastico, no, Paolo? No, perché lui sta proprio scrivendo un soggetto sui disoccupati! Vero, Paolo? ANNA B. (si avvicina a Paolo puntandogli la falce sotto il naso) Cinema o fizzion? PAOLO (spaventato) Cinema. ANNA B. (Un istante, poi di colpo abbassa la falce, tutta sorridente) Figata. Mi piace il cinema di denuncia. Potresti scriverlo insieme ad Arcangelo. MORTIMER Proprio quello che pensavo! Una bella collaborazione! PAOLO (non molto entusiasta) No, è che forse abbiamo stili un po’ diversi... ANNA B. Però voglio il controllo artistico assoluto. E la scelta del cast. E il final cut. E una scena in cui qualcuno inneggia alla dieta del passerotto. PAOLO Be’, forse... ANNA B. E ora torniamo a noi. Basta ostruzionismo, tirate fuori il mio amoruccio. Se no vi ripasso con la zappa. MORTIMER Non ce l’abbiamo noi. E comunque si chiama falce. ANNA B. Ah, ha! Li conosco i tuoi trucchi! Li conosco! PAOLO (ha un’idea) Senti... Ok! E’ meglio che ti diciamo la verità. MORTIMER Sei sicuro? PAOLO (gli fa l’occhiolino) E’ meglio. MORTIMER Eh? (capisce) Ah! Sì. E’ meglio! PAOLO Anna B. Dobbiamo essere onesti con te. Arcangelo... è stato rapito. ANNA B. Cosa? MORTIMER Veramente? (capisce) Cioè, certo! E’ meglio! - 29 - ANNA B. Secondo me voi state cercando di fregarmi. PAOLO No, non stiamo cercando di fregarti. Senti... Ascolta. Ne vuoi la prova? Ti dirò tutta la verità. Nuda e cruda. Prima, quando sei passata... Ti ricordi, no? In effetti Arcangelo era con noi. Nascosto nel bagno. ANNA B. Lo sapevo! PAOLO E’ vero, lì ti abbiamo mentito. Ma... Arcangelo non stava bene, capisci, e allora... Aveva bevuto troppa Coca-Cola! ANNA B. Oh, santo cielo! Di nuovo! PAOLO Ci ricasca sempre. E si vergognava. Ci tiene molto alla tua... chiamiamola stima. Poi sei andata via! E lui voleva andare da te. Noi non eravamo convintissimi, ma alla fine siamo usciti con lui e... Insomma, avevamo appena messo piede fuori casa quando... (Anna B. e Mortimer pendono dalle sua labbra) siamo stati affiancati da una macchina nera! MORTIMER Oh, santo cielo! PAOLO Mortimer, tu eri con noi. MORTIMER Certo, certo. E poi cos’è successo? PAOLO Sono scesi due uomini vestiti di nero, con gli occhiali da sole e ci hanno aggrediti. MORTIMER (ad Anna B.) Porca miseria, che svolta, eh? (e lei annuisce) PAOLO Ci hanno picchiati, insultati e derisi, e hanno preso Arcangelo. ANNA B. (sconvolta) Oh, santa merda! PAOLO E sono partiti nella notte! ANNA B. (molto agitata) Oh, mio dio! Lui l’aveva detto! L’aveva detto un sacco di volte che poteva succedere. E’ un obiettivo sensibile, lui. MORTIMER Già, è un ragazzo così sensibile. PAOLO (A Mortimer) Non credo che intendesse obiettivo sensibile in quel... ANNA B. No, proprio in quel senso. E’ un tale cucciolone. (va a sedersi sul divano, disperata) E io come faccio senza di lui. Come faccio?! PAOLO (le va vicino, gentile) Ascoltami, Anna. Posso chiamarti solo Anna? ANNA B. Ma certo che no! PAOLO (meglio non approfondire) Anna B. Onestamente. Arcangelo è un caro ragazzo. Simpatico. Ma tu... (Lei alza lo sguardo verso Paolo, imbronciata) Voglio dire, tu sei giovane, bella... ANNA B. (fa un verso tipo sirena) Ah! Ah! Ah! Allarme paternalismo! Ah! PAOLO (alza le mani) Scusa. Insomma. Che ci trovi in quello lì? ANNA B. Tu non puoi capire. Arcangelo è un uomo molto carismatico. PAOLO Hai ragione. Non posso capire. ANNA B. E poi ha questo corpo così sexy. PAOLO Questo è stupendo perché vuol dire che c’è speranza per tutti, ma... ANNA B. E poi mi protegge, mi dà sicurezza... Mi aiuta persino con la dieta... PAOLO (si rende conto, schifato) Oh, mio dio. Bleah. - 30 - ANNA B. E poi... (sospira innamorata) E’ così informato. PAOLO Quella non è informazione, sono solo un mare di cazzate! MORTIMER Arrenditi, Paolo. Sono donne. Non ci puoi discutere. PAOLO Comunque Anna B... Un consiglio te lo posso dare? Per stasera la cosa migliore è andare a casa. Ce l’hai una casa, no? ANNA B. (ci pensa, poi si ricorda) Sì! Vengono domani a sgomberarci. Per stasera ce l’ho. PAOLO Perfetto! Vai a casa, e vedrai che Arcangelo tornerà presto. Lui è uno che sa come cavarsela. Ma certo se ti aspetti che torna stasera... Si apre la porta di casa. Tutti si voltano. Ed entra... Lidia! Paolo balza subito in piedi, stupito. LIDIA Ehi, non state lì impalati, venite ad aiutarmi... (Lidia si volta e raccoglie, praticamente da terra, Arcangelo. Paolo accorre per aiutarla.) ANNA B. (salta in piedi anche lei) Arcangelo! Paolo aiuta Lidia a trasportare dentro Arcangelo, che è piuttosto stordito, confuso e scalcinato. Arcangelo si guarda attorno con gli occhi sgranati. LIDIA L’ho trovato qua sotto. Ha detto di essere caduto da un balcone. Io avrei chiamato un’ambulanza, ma lui... ARCANGELO Niente ambulanze! (vede Paolo) Ma tu non eri morto? (lo depositano sul divano, Anna si inginocchia di fronte a lui) Anna B. ANNA B. Amore mio, ma che ti hanno fatto! ARCANGELO Non ho parlato. Non ho fatto i nomi. Solo qualche cognome. MORTIMER (a Lidia) Piacere, Mortimer. LIDIA Lidia. (si stringono la mano) Dio, che mano fredda. (vede la tunica di Mortimer buttata sul tavolo) Ma cos’è un costume da Morte? MORTIMER Oh, la mia tunica. L’avevo lasciata in giro. (la prende e la va ad appendere all’attaccapanni) Pardonnez-moi. LIDIA E perché c’è quella falce contro il muro?! PAOLO Mortimer è un coltivatore diretto. (Lidia alza un sopracciglio) ANNA B. Non li ascoltare. Dicono un sacco di balle. A me avevano detto che la falce serviva per potare le piantine dopo che avevate usato del concime radioattivo. MORTIMER (interviene, ad Anna B.) Portiamo il cadavere di là, e... ANNA B. Ehi, non è ancora un cadavere! MORTIMER Era per dire. Su, da brava, aiutami. (lo tirano su dal divano, ma Arcangelo crolla subito a terra. Mortimer non si turba granché, e lo trascina di nuovo per le braccia fino alla stanza.) - 31 - ARCANGELO Lampadine alogene! Lampadine alogene! MORTIMER Certo, amico, certo. (escono) ANNA B. (a Lidia, accenna a Paolo) Non fidarti di lui, è un porco maschilista impotente omosessuale represso. (Anna B. esce dietro agli altri due). PAOLO (Lidia lo sta guardando malino) Impotente in senso metaforico. Dio, amore, sono così contento che tu sia qui... LIDIA (si guarda attorno, bottiglie di birra, whisky...) Io non lo so ancora. (mani sui fianchi) Perché c’è tutta questa strana gente in casa nostra? (Paolo fa un sorrisetto generico) Immagino che sia lungo da spiegare, vero? Lo sospettavo. (va in cucina e beve un po’ d’acqua). PAOLO Scusa se non ho risposto alle tue chiamate. Le ho viste solo adesso. Mi si era spento il telefonino e... LIDIA Non hai risposto neanche alle telefonate che ho fatto qui. PAOLO ...Ero fuori. LIDIA Lo so che eri fuori. (scuote il capo) Non hai steso, vero? Lo immaginavo. (pausa) Mai visto un traffico più intasato. Tre incidenti uno in fila all’altro. Tutto bloccato. (un istante, poi) Senti, scusami per quel messaggino di prima, ero proprio... PAOLO Oh, quello. Tranquilla. Era in tema con la serata. LIDIA E’ che mi avevi fatto così incazzare... PAOLO Lo so, sono stato sgradevole, non dovevo dirti quelle cose. LIDIA No, non era mica quello che mi aveva fatto incazzare. PAOLO No? LIDIA (sospira) Ti ricordi che prima di partire ero stata io a spingerti a uscire, no? Sono la prima che vorrebbe che tu non passassi tutto il giorno a deprimerti qui in casa. (un istante) Ma quando ho sentito che... che non avevo neanche fatto in tempo ad uscire che tu avevi organizzato una specie di party... Ho pensato. Cacchio, vedi, quando ci sono io, è una lagna, e appena me ne vado... Pazza gioia! PAOLO No, guarda, non è che sia stata poi tutta questa seratona, se... LIDIA Ma se sei anche uscito! PAOLO Be’, sì, però... Quello è successo dopo che avevamo litigato. LIDIA Ma adesso non pensare che sono tornata perché mi sentivo in colpa! PAOLO No, no. Figurati! Non lo penso. Per niente. LIDIA Vuoi sapere perché sono tornata indietro? PAOLO Per la coda? LIDIA No. Io sarei anche rimasta lì a farmi quella cacchio di coda infernale, tanto peggio di così... No, il problema è che in quel momento mia mamma ha pensato bene di telefonarmi. PAOLO Come stava? - 32 - LIDIA Male. Aveva la voce lamentosa, il respiro corto... Uno strazio. Mi chiedeva se mi ero ricordata di portarle il libro delle ricette delle nonne. PAOLO Ah, il Libro Tibetano delle Morte. (lo guarda storto) Scusa. LIDIA Sai da quante generazioni le donne della nostra famiglia si tramandano quel taccuino? PAOLO Be’, considerando che le prime ricette sono in geroglifico... LIDIA (lo guarda severamente) Ah. Ah. Comunque... Ovviamente me l’ero scordato. Quindi altri sensi di colpa. Che fanno sempre bene. Mi sentivo in colpa nei tuoi confronti. Ero bloccata in tangenziale. Mi ero scordata quel libro. Mi sarei parcheggiata in una piazzola di sosta a piangere per il resto dei miei giorni... Se a quel punto, dal telefono, non avessi sentito una cosa. PAOLO Cosa? LIDIA Mia mamma non era sola. PAOLO Un... uomo? LIDIA No. Tre amiche. PAOLO Erano da lei per assisterla? LIDIA Erano da lei per giocare a burraco! Le sentivo dietro la voce lamentosa di mia mamma... Ridevano, e scherzavano, e parlavano, e... E lì sai cos’ho pensato? Che avevi ragione tu. Mia mamma non davvero stava male. O meglio. Al massimo stava malino. Ma io stavo comunque peggio! E tu al telefono avevi cercato di aiutarmi, in fondo. Eri stato sgradevole. Avevi invitato degli amici senza di me. Ma almeno c’avevi provato. Allora ho fatto dietrofront e sono tornata. PAOLO E non sai quanto la cosa mi faccia... LIDIA E cosa trovo una volta tornata a casa mia? Un tizio che è caduto dal balcone, un altro che si chiama Mortimer e va in giro con una falce, e una ragazza giovane e carina che mi mette in guardia su di te. PAOLO Be’, no, ma quella è matta, non.. LIDIA Sì, sarà anche matta... Ma cavoli! Sembra uscita da uno di quei tuoi sogni erotici con le studentesse universitarie che discutono del conflitto israeliano-palestinese e alla fine ti umiliano dandoti del qualunquista! PAOLO Cavolo, non dovevo raccontarteli quei sogni, lo sapevo. LIDIA Come mi vuoi che mi senta adesso, eh? Come vuoi che mi senta?! E Io non sono più una studentessa fuorisede. Io sono una maestra. E una moglie. E non so neanche dove cavolo ho messo quel cavolo di Libro Tibetano delle Ricette delle Morte. PAOLO (le si avvicina, tenero, la abbraccia) Stai scherzando, vero? LIDIA No, non sto scherzando, non lo so dov’è, forse in cantina o... - 33 - PAOLO No, chissene frega di quel quadernetto del cavolo. Parlavo del fatto che non sembri più una studentessa fuorisede. Stai scherzando!? A parte il fatto che sarai sempre la mia studentessa fuorisede, e questo... LIDIA Oh, non fare lo sdolcinato. PAOLO Ma se quando esci per andare a scuola ti faccio sempre un sacco di battutacce proprio sul fatto che sembri una studentessa fuorisede? LIDIA Attempata! PAOLO Vabbe’, quello è per ridere. LIDIA Davvero sembro ancora una studentessa? PAOLO La più carina e interessante del corso di letteratura latina moderna e contemporanea. LIDIA Ehi, non esiste letteratura latina moderna e contemporanea. PAOLO E ti lamenti? Così non hai concorrenza! LIDIA (si baciano) Non mi piace quando litighiamo. PAOLO Meno male. Mortimer rientra in sala, assorto e preoccupato. Va direttamente da Paolo, e lo prende sotto braccio. MORTIMER Devo parlarti in privato. Lidia cara, con permesso. (Mortimer va con Paolo verso la porta finestra e vanno in terrazza) LIDIA Ehi! (Mortimer accosta la porta dall’esterno) Ma... Ma che razza di modi sono? Ma... (in quel momento ritorna in sala anche Anna B., accigliata e arrabbiata) Ma che stanno confabulando quei due? ANNA B. E’ quello che vorrei sapere anch’io. Uomini. LIDIA Come sta il tuo... E’ il tuo fidanzato, vero? ANNA B. E’ il mio uomo. LIDIA Sta meglio? ANNA B. E’ bastato che io andassi due secondi in bagno a vomitare, che quei due si sono messi subito a tramare qualcosa. LIDIA Sei andata in bagno a vomitare? Davvero? ANNA B. E’ un modo di dire. Ah, a proposito, ho visto che avete ancora il water tradizionale. LIDIA Era un altro modo di dire, vero? MORTIMER (Paolo e Mortimer rientrano in salotto, con aria complottarda) Oh, Anna B. Giusto te. ANNA B. Voi mi state nascondendo qualcosa. MORTIMER Ma no, tranquilla. ANNA B. Arcangelo non è stato rapito da dei tizi misteriosi, l’avevate rapito voi due! PAOLO Mortimer, vai a chiamare Arcangelo, su. Così... - 34 - ANNA B. Vengo con te, non so a cosa gioco stai giocando, ma ci giocherai con me davanti. MORTIMER Ah, vabbe’, se ti piace guardare... (escono verso la stanza) LIDIA (A Paolo) Comunque non è vero che sembro ancora una studentessa, non conosco più i modi di dire. PAOLO (le sorride, le fa una carezza) Vado a sbirciare cosa fanno quei tre. LIDIA No, no, tu non vai da nessuna parte. Quando vi mettete insieme voi maschi, finisce sempre che giocate tra di voi e io muoio dalla noia. PAOLO (ci pensa un attimo) Be’, sì, in effetti se non sai i dettagli poi capace che ti viene un colpo. LIDIA In che senso mi viene un colpo? PAOLO (le fa cenno di parlare piano) Stiamo cercando di salvare la vita ai due esseri umani più storditi d’Europa. LIDIA Sono in questa casa? Do la soluzione. PAOLO Quando Anna B. era in bagno, Arcangelo ha confessato a Mortimer di volerla mollare, però ha paura di una rappresaglia armata. LIDIA ...non capisco, lui vuole mollare lei? PAOLO Dice che ha bisogno dei suoi spazi. (Lidia è sconcertata) Lo so, suona assurdo, me ne rendo conto. Però ha un suo senso. Come faccio a spiegaarti? Ah, sì. Hai mai sentito parlare della dieta del passerotto? LIDIA Quei due mangiano i passerotti?! PAOLO No. Mangiano come i passerotti. LIDIA Oh. Nel senso di poco? PAOLO Nel senso che lui mastica, e lei digerisce. LIDIA (un istante) Ok, ritiro quello che ho detto, giocate pure da soli. PAOLO Capisci perché bisogna aiutarlo? E se aiutiamo lui, aiutiamo anche lei. Perché lei sarà una palla al piede assillante e fanatica, ma lui è un motore di ricerca di stronzate. Si stanno rovinando la vita l’un l’altra. LIDIA (rassegnata) E vabbe’. E cosa dovremmo fare noi in concreto? PAOLO Niente di speciale. Solo farle credere che Arcangelo è morto. LIDIA Cosa? PAOLO Sssst! Arcangelo, Mortimer e Anna B. ritornano in salotto. ARCANGELO Ma no, amico, ti assicuro che sto bene. Mi sono anche ricordato tutto quello che è successo stasera. ANNA B. Hai sentito, si è ricordato, quindi sta bene! ARCANGELO Allora. Sì. Prima sono venuto qui per aiutarti con un tizio... (vede Paolo) Lui. Che aveva dei problemi ad accettare il suo decesso. LIDIA Quale decesso? - 35 - ARCANGELO Oh, scusa. (stringe la mano a Lidia) Condoglianze. LIDIA (è perplessa, ma Paolo le fa cenno di stare al gioco) Grazie. E’ stata una grave perdita. ARCANGELO Dov’ero arrivato? Ah, sì! Poi ho bevuto troppa Pepsi. PAOLO Coca. ARCANGELO E niente. Siamo scesi di sotto per venirti a cercare e a quel punto sono stato rapito, portato in una casa misteriosa molto ben arredata, da cui sono avventurosamente scappato buttandomi giù dalla finestra. ANNA B. Che eroe! ARCANGELO E adesso sto benissimo. MORTIMER Stai benissimo, eh. ARCANGELO Alla grandissima. MORTIMER (gli gira attorno, tipo avvoltoio) E se io ti dicessi... che le cose non sono proprio andate in questo modo? ANNA B. Be’, ma decidetevi, questo era quello che ha raccontato Paolo P. Se anche Arcangelo se lo ricorda in questo modo, vuol dire... ARCANGELO Eh, se me lo ricordo anch’io così! Cosa stai cercando di dirmi... Che sono morto anch’io? Ah, ah, ah! Buona questa. (Mortimer lo sta fissando, gelido) E’ buona, no? (un dubbio) No? (Mortimer, senza dire una parola, va a prendere la sua tunica e la indossa) Che fai, te ne vai? (Mortimer la allaccia, gli lancia un’occhiata inquietante, poi va a prendere la falce, e si mette il cappuccio in testa). LIDIA (lo vede vestito da Morte e ha un susssulto, si stringe a Paolo) Oh, santa... (Paolo le fa un sorriso divertito, come dire, visto che bravo?) ANNA B. Ehi, niente scherzi, bellezza. Quest’uomo mi serve. Stiamo organizzando un incendio doloso contro il femminicidio nel mondo animale. Lui doveva scegliere il bosco. (Mortimer la ferma con un gesto ieratico, Anna B. fa un passo indietro. Mortimer si va a sedere su una sedia, e resta assorto un istante) ARCANGELO Te ne vai o non te ne vai? MORTIMER Me ne vado. Ma non da solo, amico mio. ARCANGELO (una pausa, poi recitando malissimo) Oh, di colpo mi sembra di ricordare tutto! (Paolo alza gli occhi al cielo) Sì. Ma certo! Sono già morto. Ma da ore. Mi ricordo tutto. Paolo parlava al telefono con la moglie. Io e Mortimer eravamo qui. E io... Oh, oh. Oh, oh, oh! PAOLO E’ arrivato Babbo Natale. ARCANGELO Quindi sono io quello che ha tirato le cuoia, non Paolo P. MORTIMER (si alza in piedi, eccessivamente teatrale) Finalmente... hai capito. (si volta in cerca di approvazione verso Paolo, il quale fa un gesto come dire, vabbe’, è andata. Mortimer è entusiasta lo stesso). - 36 - ARCANGELO Be’, non è una sensazione del tutto spiacevole. Pensavo peggio. ANNA B. Come pensavi peggio? E a me non pensi? Sei appena morto e pensi a te stesso? Ma si può essere più egoisti!? ARCANGELO Amoruccio mio. Non devi fare così. Io ormai ho raggiunto la pace dei sensi. PAOLO Era la pace... Lascia perdere. ARCANGELO E poi tu sei più giovane. Hai tutto il tempo per trovarti qualcuno che sia quasi al mio livello. PAOLO “Qualcuno che sia meglio di me”, non “quasi al mio livello”. LIDIA (sta ascoltando, partecipe) Lascialo finire. ANNA B. Ma mi dovevi ancora inoltrare il link per quello studio americano sulle scie elettromagnetiche. ARCANGELO Vabbe’, ma quello te lo posso mandare anche dall’Aldilà, vero, Morty? C’è l’ADSL, no, nell’Oltretomba? MORTIMER Eh, vuoi che non ci sia l’ADSL? ARCANGELO Sentito? Non essere triste per me, amoruccio. E ascolta questo ultimo consiglio. Lascia perdere la dieta. Anche le ragazze ciccione come te possono trovare l’amore. LIDIA Che dolce. PAOLO Ma lei non è cicciona. LIDIA Tu queste cose strappalacrime non le capisci proprio, eh. PAOLO Certo che no, io scrivo... (si ferma, pensieroso) E’ vero, mica scrivo cose drammatiche, io... Io scrivo commedie. ARCANGELO Grazie per tutti gli antivirus che mi hai passato sottobanco. ANNA B. Arcangelo, io... io... ARCANGELO No, nessun rimpianto. E’ stato bello. Addio. Anna... Bignami. ANNA B. (lei spalanca gli occhi, esterrefatta) Ma sei scemo?! No, cazzo! Hai rivelato il mio cognome! Cacchio, rovini sempre tutto! Ora devo correre a preparare tutti i documenti per il cambio di cognome. Cazzo! Dannazione! ARCANGELO Mi sembrava una bella battuta d’uscita. ANNA B. (a Lidia) Non ti fidare mai degli uomini. Mai. Sono tutti maschi. Dannazione! (ed esce di corsa sbattendo la porta.) MORTIMER (una pausa. Poi Mortimer in punta di piedi va ad aprire di nuovo la porta, sbircia sul pianerottolo. Torna in casa e richiude la porta, tutto contento) Andata! Siamo stati grandi! ARCANGELO Eh, vai, sono di nuovo single! MORTIMER (stringe la mano all’amico) Di nuovo single! ARCANGELO (già meno entusiasta) Già, di nuovo single. Ueee. PAOLO (corre al portatile, lo apre, inizia a scrivere rapidamente) Sono di nuovo single... Ragazza cicciona... Questa sì che... - 37 - LIDIA (va da Mortimer e Arcangelo) Dio mio, sai che mi hai fatto prendere un colpo con questa tenuta... Poi quella falce... (Mortimer intanto si toglie la palandrana e appoggia la falce) Per un attimo ho quasi pensato che fosse tutto vero. Be’, meno male che non è morto nessuno. ARCANGELO A parte tuo marito, naturalmente. PAOLO (continuando a scrivere) Eh, già, sepolto vivo. Morte orrenda. Mi segno anche questa, va’. ARCANGELO (a Lidia) Sta cominciando ad ammetterlo, è il primo passo. LIDIA Vedrai che troverai la ragazza giusta per te, prima o poi. ARCANGELO No, no. Basta ragazze. Da adesso solo cyber-sex. E’ molto più romantico. (a tutti) Be’, io levo le tende. Ah, a proposito di tende... Secondo me il terrazzo sta meglio senza... Ma a casa propria... (Si stringe nelle spalle, ed esce salutando tutti con la mano) MORTIMER Ciao, amico! (dà di gomito a Lidia) Che tipo, eh? LIDIA (sta guardando verso Paolo, tutto intento a scrivere al computer) Paolo, ma che stai facendo? PAOLO (continua a scrivere) Arrivo subito. Devo solo scrivermi un paio di stronzate se no me le scordo... LIDIA Sempre così, quando si mette a scrivere. Tutto il resto scompare. MORTIMER (le si avvicina) Quest’uomo ti ama davvero, ragazza mia. Sono stato con lui tutta la sera e non sono mai riuscito a convincerlo a chiamare delle prostitute. E ho insistito, eh? LIDIA Cosa? PAOLO (sempre scrivendo) Non gli dare retta. LIDIA Nel senso che alla fine ti ha convinto? PAOLO Nel senso che... (si volta un istante) No. (di nuovo al computer) Nel senso che dice un sacco di stupidaggini. MORTIMER (si siede sul divano e si versa da bere) E’ questo che fanno gli amici. PAOLO (sorride) Già. Ho quasi finito, arrivo subito. LIDIA Tanto ormai... Non vedo l’ora di togliermi le scarpe, farmi una doccia... PAOLO Non canterei vittoria troppo presto. (chiude il portatile, e va subito a prendere il telefonino) La serata... (compone un numero, aspetta un secondo, poi...) Luciano...! Ciao, Paolo. Ehi... Lo so che è un orario di merda... Ah, benissimo... (da parte, a Mortimer e Lidia) E’ ciucco! (a Luciano)...A cosa sto lavorando in questo momento? Be’... Sì, stavo scrivendo quel soggetto, ti ricordi... No, non quello triste. (si volta verso Lidia) Quello divertente... (Lidia sorride) Appena l’ho finito... Sì. Ehi, ma sei in giro? Così ne... Ti raggiungiamo. Vero, Lidia? LIDIA Adesso?! - 38 - PAOLO (al telefono) Arriviamo. Una mezz’oretta e siamo lì. (chiude il telefonino) Fatto. LIDIA Ma c’è ancora il bucato da stendere. PAOLO Lo facciamo domani, non muore nessuno. LIDIA Io sono stanca morta. PAOLO Vedrai quanto lo saremo quando avremo un cucciolo. LIDIA Un cucciolo? PAOLO Un bambino. LIDIA Quale bambino? PAOLO E dai, non dirmi che non ti piacerebbe? LIDIA Be’, sì... ma.... insomma. Ma dici... adesso? PAOLO No, sei matta? Prima dobbiamo ricominciare a divertirci. Se no come glielo spieghiamo al pargolo come si fa a godersi la vita? Eh! LIDIA (sorride, contenta) Ti amo. PAOLO Aspetta di vedermi quando abbraccerò il water stanotte. LIDIA Infatti ho detto ti amo al presente, non che ti amerò anche più tardi. PAOLO Questo è lo spirito! LIDIA Per ora vado in bagno io. Mi scappa da quando ero in tangenziale. (a Mortimer) Scusa l’argomento. Sono abituata coi miei bambini. MORTIMER E’ bello restare sempre un po’ bambini. LIDIA Già. (bacia Paolo) Arrivo subito. (esce di corsa) PAOLO (contentissimo) Hai visto? Ce l’ho fatta. Non so se riuscirò a smettere di avere paura (schiocca le dita) così. Ma da adesso si cambia registro. Abbiamo tanto di quel tempo da recuperare. Cinema, teatro, ristorante. Forse dovremo chiedere un prestito per tenere dietro a tutte queste cose. Ma chi se ne importa! MORTIMER Bene, allora direi che io me ne posso andare. PAOLO Davvero? MORTIMER Credo proprio che non tu abbia più bisogno di me, amico mio. PAOLO (si volta verso di lui, colpito) Mi stai dicendo che... che non ci rivedremo più? MORTIMER Ecco, quanto a questo, credo di poterti tranquillizzare. PAOLO (capisce l’allusione) Ah, già. (sorride) Be’, ma è la vita, no? MORTIMER (sorride, e si stringe nelle spalle) Che altro si può dire? LIDIA (rientra in sala) Senti, in che senso abbiamo un water tradizionale? PAOLO E’ una lunga storia. Andiamo, che se no troviamo Luciano svenuto. Oh, Morty, tu finisci pure di prepararti. Fai con comodo. Se ti serve il telefono, il bagno... Basta che ti tiri la porta quando esci. LIDIA Ciao! E’ stato un... (gli stringe la mano) Hai davvero la mano più fredda che io abbia... - 39 - PAOLO (la interrompe) Sai che forse ho capito che fine ha fatto il Libro delle Ricette Micidiali delle Vecchie? Ti ricordi quei libri scassati che abbiamo buttato via alla fine del trasloco? LIDIA No! Veramente! PAOLO Mi sa di sì, amore. L’hai buttato. LIDIA Oh, cacchio. Aspetta! Carta o indifferenziata? PAOLO Era la fine del trasloco. Non andavamo per il sottile. LIDIA No, l’indegna sepoltura! PAOLO Andiamo, a tua mamma poi le dico che sono stato io. (a Mortimer) Ciao, amico mio! Grazie di tutto. (a Lidia) Andiamo, amore. (La trascina via, escono, porta chiusa) MORTIMER (commosso, si asciuga una lacrimuccia) Che bravi ragazzi. (si rimette la tunica, intanto prende il telefono) Pronto? Sono io. Morty. No, sono un po’ commosso... Una lunga storia. Sono pronto, quando volete, io... ...Cosa?! Veramente? ...Quante? Sette vecchiette? Cacchio... No, senti... Non c’era Raoul Bova in TV, vero? ...Oh, cibo avariato! Perfetto! No, cibo avariato va bene. Scendo subito. Grazie. (mette via il telefono, finisce di rivestirsi, si guarda allo specchio) Si ricomincia, ragazzi. Di nuovo in pista. (poi si volta e si guarda attorno in casa, compiaciuto, poi va verso la porta d’ingresso, afferra la maniglia e... La maniglia gli rimane in mano. La guarda, sbigottito) Ah, perfetto. SIPARIO - 40 -