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INC - ottobre 2003- IL BELGA PROSSIMO VENTURO
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Parla Denis Descamps Giudice internazionale
IL BELGA PROSSIMO VENTURO
I Nostri Cani
ottobre 2003
IL BELGA PROSSIMO VENTURO
IL LEVRIERO DELLA SABBIA
I PROBLEMI DA SEPARAZIONE
L’ULTIMA MUTA
SESSANT’ANNI DI SETTER
I CANI BIANCHI DEL RE
CUCCIOLI & BAMBINI
UN KURZHAAR FATTO COSÌ...
ATTENTI ALLA TOSSE
UN GIUDICE DA CACIT
Il Dott. Denis Descamps, 47 anni, medico chirurgo, alleva pastori belgi dal 1975 sotto l' affisso "du Sart des
Bois", che ritroviamo nei pedigree della maggior parte de "peli lunghi" attuali, vantando una produzione di
oltre 800 soggetti. Dal 1990 al 2000 è stato membro del Direttivo Nazionale del Club Francese del Pastore
Belga (CFCBB), di cui è ritornato a far parte l'estate scorsa. Giudice specialista della razza dal 1990, è
giudice "formatore" dal 1997. Ha fatto parte della Commissione Allevamento del Club Francese dal 1997 al
2000. Un curriculum d' eccezione.
Come è nata la sua passione per il Pastore Belga? Qual'è stato il suo primo Belga?
La passione per i cani e per l'allevamento è nata in me quando ero adolescente, tra i 13 ed i 14 anni, grazie
a mio padre che allevava Schipperke. Ho allevato anch'io questa razza per qualche anno. A 18 anni, la
svolta decisiva: l'incontro durante le vacanze con il dott. Surget, cui devo la scoperta del Pastore Belga,
razza a cui mi sono appassionato molto velocemente e che altrettanto velocemente ho iniziato ad allevare.
Da Madame Jacqueline Aubry ho avuto il mio primo Pastore Belga, Leslie du Chemin des Dames, una
Tervueren sabbia figlia di una coppia celeberrima, entrata nella storia della razza: Onix du Chemin des
Dames e Vega du Chemin des Dames.
Che importanza ha avuto Madame Aubry nel suo percorso formativo di allevatore-giudice e per
l'allevamento europeo in genere?
Devo parecchio a Madame Aubry. Molto ho appreso sia dalla lettura dei suoi libri, che ho letteralmente
divorato con l' entusiasmo del neofita, sia dall'analisi dei suoi giudizi in esposizione. Ho tenuto con Madame
Aubry una fitta corrispondenza, soprattutto dopo avere avuto da lei prima Leslie du Chemins des Dames,
poi Mirbelle du Chemin des Dames. E' innegabile che Madame Aubry, la cui recente scomparsa ha lasciato
un vuoto incolmabile negli appassionati della razza, abbia rivestito un'importanza fondamentale per lo
sviluppo dell'allevamento europeo e mondiale del Pastore Belga, soprattutto per il Groenendael, ma anche
per il Tervueren. Il lavoro di Madame Aubry si è articolato su più fronti, tutti egualmente importanti. In
primo luogo citerei l'allevamento, che, in ben 60 anni di attività, è riuscito a dare dei riproduttori che hanno
contribuito alla nascita ed allo sviluppo di altri allevamenti. Per non parlare del contributo dato dalla Aubry
come giudice specialista della razza, ruolo nel quale ha saputo orientare gli allevatori nella giusta direzione.
Grande è stato poi l'impulso dato al Club di razza francese, di cui è stata presidente, ed al lavoro di
pubbliche relazioni teso alla promozione della razza. Non dimentichiamo infine la Aubry scrittrice, che con
trattati ed articoli dai rilevanti contenuti tecnici ha fornito preziose indicazioni e consigli a proprietari ed
allevatori, alcuni dei quali sono divenuti a loro volta riferimenti importanti per la razza in numerosi Paesi,
tra cui l' Italia e la Svizzera.
Come si è modificato l'allevamento del Pastore Belga nel corso degli ultimi decenni ?
Il fattore che ha contribuito maggiormente a modificare lo scenario dell'allevamento del Pastore Belga negli
ultimi due decenni è stata la diffusione e lo sviluppo della razza in Paesi lontani da Belgio e Francia, come
gli USA, i Paesi Scandinavi e la Gran Bretagna (lontana non per effetto della distanza, ma della
quarantena).
L'accorciamento delle distanze ha fatto sì che l'allevamento abbia assunto una dimensione internazionale,
nella quale non sono più necessariamente dei "Paesi" a distinguersi, ma, all'interno di ciascuna realtà
nazionale, degli "allevatori" brillanti.
L' impressione è che le linee dominanti in futuro non saranno più, a seconda delle varietà, delle linee belga
o francesi, ma delle linee europee, "forgiate" da eccellenti allevatori belgi, francesi, finlandesi, olandesi o
italiani, senza peraltro dimenticare che anche altri Paesi stanno lavorando seriamente per la selezione della
razza.
Secondo lei, l'evoluzione del pastore belga nel corso dei decenni si traduce anche in un
miglioramento della razza ?
E' sempre difficile parlare di miglioramento di una razza. Detto questo, per certi versi questo miglioramento
risulta innegabile: l'omogeneità del capitale zootecnico è infinitamente superiore rispetto ad un tempo, il
numero dei soggetti è di parecchio aumentato, il carattere si è modificato positivamente in funzione della
vita sociale urbana. Sul piano estetico e morfologico, molti aspetti evolutivi costituiscono di per sé dei
miglioramenti. Quanto all'evoluzione del tipo è difficile rispondere. E' certo che i soggetti attuali sono molto
più eleganti rispetto ad un tempo, oltre ad avere dei mantelli molto più belli e folti. Le foto dei primi pastori
belgi, d'altra parte, lasciano trasparire delle espressioni molto belle ed intelligenti. Riguardo a questo
aspetto, essenziale per un Pastore Belga, non è possibile affermare con certezza che i soggetti attuali siano
migliori. E' anche probabile che molti Pastori Belgi abbiano perso in parte le caratteristiche originarie di cani
da gregge, ma è pur vero che un numero non trascurabile di soggetti mostra ancora delle attitudini
spiccate al lavoro di conduzione. Per quanto riguarda infine il lavoro di difesa e utilità, il capitale zootecnico
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è di molto aumentato: l'escalation folgorante a livello mondiale del Malinois in alcuni settori del lavoro ne è
la prova più tangibile.
Che differenze si possono notare all'interno delle varietà?
Ritengo che i peli lunghi (Groenendael e Tervueren) siano i più minacciati dalla tendenza all'ipertipo, dal
momento che la lunghezza del mantello permette di camuffare con maggiore facilità alcune caratteristiche
morfologiche, quali, ad esempio, una costituzione leggera.
Per quanto riguarda le linee da lavoro, la selezione ha tenuto poco in considerazione gli aspetti morfologici.
Che consiglio si sente di dare agli allevatori italiani?
Innanzitutto, ritengo essenziale che chiunque voglia intraprendere l'attività di allevatore debba crearsi una
base zootecnica solida soprattutto per quanto concerne la salute: il lavoro di anni può infatti essere
vanificato dalla presenza di tare ereditarie, quali ad esempio l'epilessia. Nel momento in cui si presentasse
questa o altre condizioni a trasmissione ereditaria, bisogna avere il coraggio di escludere dalla riproduzione
i soggetti che ne siano portatori ed i loro eventuali collaterali e discendenti, dal momento che spesso tali
patologie compaiono quando il soggetto si è già riprodotto.
In secondo luogo, bisogna essere consapevoli del fatto che il Pastore Belga non possa diventare un cane
popolare se non a condizione che vengano prodotti dei soggetti dal carattere eccellente, che siano allo
stesso tempo socievoli, facili da educare e da inserire nel tessuto familiare e sociale, stabili di carattere,
amici dei bambini, buoni guardiani della proprietà e con buone attitudini alle attività sportive. Proprio per
questa serie di motivi consiglio di escludere dalla riproduzione ogni cane pauroso o aggressivo.
Terzo punto da tenere in considerazione. La bellezza non viene che dopo salute e carattere. Mi sembra del
tutto azzardato voler cercare l'iper-eleganza, che porta inevitabilmente a produrre dei cani "leggeri". La
perdita di ossatura è un pericolo per la razza, e di questo ci avevano già messo in guardia i maggiori
esperti di un tempo, come il cinologo belga Félix Verbanck. Bisogna garantire al pastore belga una buona
potenza, indispensabile se si vuole che ne vengano preservati sia il tipo sia le caratteristiche di guardiano.
Altri aspetti importanti riguardano il cesello, che permette di distinguere bene il muso dal cranio, ciò che
non accade nei soggetti che presentano delle linee fluide a livello della testa, oltre a contribuire alla tipica
espressione "bergère" del Pastore Belga. Altro punto importante: il Pastore Belga deve essere corto.
Per concludere. Dalle mie ultime esperienze sui rings espositivi, ho maturato la convinzione che in Italia
esistono degli allevatori in grado di competere ai più elevati livelli europei e che hanno ben compreso in
quale direzione andare per garantire un futuro al Pastore Belga e per farne il miglior cane possibile!
Rosita Trotti
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