Odio puro Odio puro, nel 2015 alle soglie della grande

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Odio puro Odio puro, nel 2015 alle soglie della grande
 Odio puro
Odio puro, nel 2015 alle soglie della grande progresso sintetico e digitale c’è una cosa, un’energia
che ancora ci contraddistingue e ci fa rientrare nella categoria degli umanoidi: l’odio puro. Sì,
perché a differenza di quanto, come ho già scritto in precedenza, facebook ha provato ad
addomesticare attraverso il bannaggio o il togliere l’amicizia a una persona, sia che questa possa
essere stato il tuo migliore amico, la tua ex o altro, insomma qualcuno che fingeva fosse importante
nella tua vita, c’è una zona d’ombra che non si potrà mai cancellare, ovvero l’odio come l’amore,
anche e se per questo ci vorrebbe un capito a parte, ma ora concentriamoci su un argomento alla
volta e qui parliamo del disprezzo.
Sì, perché anche se ci sforziamo di essere educati, se cerchiamo, come ho fatto io, di recitare in un
posto di questa società pesarese di persone di facciata, che portano cognomi importanti o ricoprono
ruoli autorevoli e privilegiati, c’è uno stimolo che non si può comandare al cervello, ovvero quello
della cattiveria.
Cattiveria intesa come tante forme d’arte, come bugie, come tradimenti, come non avere le palle di
scaricarmi da sola ma con l’aiuto della sua amica che, come una pescivendola, si mette a strillare,
poi ci sono altre forme di astuta arte, quella di rendere la vita impossibile alla gente, ovvero cercare,
lavorando come sempre sotto traccia, di fare terra bruciata attorno, nel parlare con le compagnie che
mi frequentavano, nel fare nuove amicizie, caso strano, con persone che mi odiavano, e questa era
la persona che amavo.
E lei, lei era venuta anche al capezzale della mia cara nonna, qualche giorno prima che morisse in
quel di Galantara e le aveva promesso che avrebbe badato a me, e lo ha fatto, rovesciandomi
addosso una barile di birra ghiacciata, sputtanandomi sui muri della città e sulla portiera della mia
macchina con scritte vergognose.
Ho visto cambiare le persone, come è successo tempo fa anche ad una mia cara amica del Piazzale
Primo Maggio, tanto che per bucarsi andava a fare gli scippi in via Rossi alle donne che
appoggiavano la borsa nel cestino davanti alla bici, in alcuni casi facendole anche cadere per terra,
ho visto un auto pirata travolgere mio padre, ho visto invecchiare e diventare peggio di un diavolo
mio nonno, che ci ha cacciato prima di casa da via Cecchi, prendersela poi con mia madre, facendo
leva sul suo ruolo di figlia e chiedendole ogni cosa, come una donna incinta che deve soddisfare le
sue voglie ogni momento, ho visto e saggiato il pungo duro delle forze dell’ordine per quanto ho
combinati allo stadio, per essere un anarchico comunista, e per il mio modo di vestirmi, ho subito la
permanenza forzata in una struttura protetta, quando tutti i miei amici il sabato sera andavano fuori
in ballotta, ho visto cosa vuol dire tentare il suicido a Pesaro, ho visto gli sguardi poi della gente che
ti giudica uno diverso, un mezzo artista pazzo, incompreso, o grazie a quella puttana della signorina
una pezzo di merda cazzaro e amico della polizia, perchè queste sono poi le voci che lei mise in
giro con quelli del basket.
Ho visto gente allontanarsi senza un perché, le ho viste prendere le distanze, criticarmi, ho visto mia
madre piangere, anche se non me lo voleva fare vedere, quando una sera ci hanno disegnato con dei
cazzi verdi la macchina e il muro di casa ma più che altro quella buchetta delle lettere che lei aveva
sempre sognato di avere nella sua vita e che finalmente aveva e che però era stata deturpata.
Certo le cose si puliscono, come le persone si cancellano parzialmente dal cuore ma tutto non torna
bello e nuovo come prima, e come se io ora smettessi di fumare, i miei polmoni fra un mese
sarebbero neri come lo sono ora.
Ma la cosa che da più fastidio è quella di capire di non essere contati nulla per certi elementi, certe
tipe che ora puntano il dito su di te, cercando di fare le moraliste, che ti hanno rimpiazzato in
compagnia con altra gente, che non hanno mai smesso di sentire, che ti guardano ora con quella
faccia di commiserazione quando pochi anni fa erano ridotte a prendere farmaci o a girare da sole
perché il moroso le aveva scaricate per un’altra.
E anche lì, giù secchiate d’odio, mai un secondo per fermarsi a riflettere cosa magari avevano
potuto sbagliare; no, i cattivi sono sempre gli altri, mai a guardare dentro se stessi, io che mi faccio
tremila paranoie quando litigo con mia madre o con una persona, ma loro e in particolare no.
Toglie lo sguardo la zarina, la principessa bionda del castello dove da sola si sta, con i suoi
comportamenti da bestia, imprigionando,
Una persona che è riuscita a portarmi fino al tentativo di suicido, una persona che ha la faccia come
il culo, che ha preso in giro non solo me, ma tutti quelli che frequentavo, una persona che mi ha
spezzato il cuore e non avuto il coraggio di dirlo se non organizzando un piano, dove lei fosse al
sicuro, dove lei non potesse essere attaccata, dove lei era protetta dal branco.
E poi non si contano tutte le cose che mi raccontava o delle quali mi faceva partecipe, dei sui giri
notturni a rigare macchine di ex morosi o altro, tutte le volte che si è atteggiata a bulla per
compiacere la sua amica dalla quale mi adesso fa insultare quando ci incrociamo e lei se ne sta li
muta con quella faccia da Maddalena infastidita dalla mia presenza.
Ma per favore, lo urlo e lo dico, perché solo io so i pianti che mi sono dovuto sopportare perché lei
aveva dei blocchi esistenziali e stava male, solo io so che razza di persona diceva di essere e poi
mostrava il contrario.
Il problema vero è che le persone spesso sono talmente piene di se stesse, talmente gonfie di odio,
perché magari in passato hanno loro stesse sbagliato qualcosa che poi le si è ritorto contro, che
quando vedono un qualcuno che a loro ha dedicato la sua esistenza, che ha regalato ogni cosa, oltre
al cuore, e ha fatto un cammino anche psicologico, allora non ci pensano due volte a spargere il
seme dell’odio e a provocare la rissa.
Il fatto che noi non arriviamo a pensare che quella persona che per te era tutto, poi diventa la prima
persona che conosce i tuoi segreti e i tuoi punti deboli, mentre i suoi in superficie sono di botto
scomparsi.
E’ sempre cosi, più ne fai più la prendi nel deretano, perché non ti aspetti che una creatura che hai
amato, adulato e coccolato fino al giorno prima poi ti possa accoltellare, ma quello che ti chiedi
fortemente è quando finirà tutto questo clima di omertà, di stolkeraggio all’incontrario, perché solo
le donne, in questa società di specchi riflessi, possono essere vittime di maldicenze gratuite.
Le battaglie di solito si fanno in campo aperto, combattendo un nemico che si conosce, che si vede,
fin dalla mattina ti prepari, come mi raccontava mio nonno che nella seconda guerra comandava un
plotone italiano in Jugoslavia, sentivi l’odore della morte mista a quella della polvere da sparo, e
mentre avanzavi spesso trovavi impiccati altri italiani caduti in una imboscata dei cecchini, però più
avanzavi verso il fronte più sentivi vivo il rumore della guerra e quando ti trovavi in trincea davanti
a te, diviso dal filo spinato, avevi un nemico reale, alle volte lui stesso era stato costrett, una volta
finite le munizioni, a mettere al suo fucile la baionetta e a scontrarsi dietro la montagna muso a
muso con gli slavi.
Ora l’odio puro è cambiato in questo mondo fatto di gente trasparente e senza midollo, l’infamia
serpeggia sui passa parola, nel classico gioco del telefono senza fili e l’ultimo che sente poi
racconta la tua storia amplificata mille e una volta, diventi nel giro stretto di confidenze un mostro
crudele che dava fastidio alla povera bimba bionda, o al poveretto di turno come il Mauro, che tutti
hanno sempre considerato uno che non si lava e il gazzettino del volley, ma al quale hanno scusato
sempre ogni sua pazzia o stranezza, dicendo “dai intanto non è cattivo”, e invece hanno sempre
sbagliato tutti, perché molta di questa gente squallida vive proprio sul buonismo della gente.
Sul lasciamo correre tanto non ne vale la pena, e invece è proprio li che bisogna combattere per i
propri diritti perché lì è il punto che non c’è più via di ritorno è li che vengono calpestati e lì che si
crea quella sorta di zona franca dove poi tutto è permesso, dove tutto succede perché nessuno si
impone. Ovvio non si può andare sempre dall’avvocato perché costa, a meno che non tu l’abbia in
famiglia, però è anche vero che non si può lasciare tutto cosi sempre, qualcuno, prima o poi come
noi che siamo pecore nere dirà, fermate la giostra io voglio scendere, io provo a fare le barricate, io
provo a combattere per restare a galla dignitosamente.
Il fottuto problema che abbiamo ancora noi, veri e unici romantici e amanti del giusto, che ci
battiamo ancora per la verità e per le ingiustizie, è che prenderemo a pacche il mondo intero se la
legge lo consentisse ma non si può e, dunque, bisogna accontentarsi di mantenere la rotta, di
mantenere una linea di galleggiamento, di mantenere la parte del giusto e difenderla con il coltello
fra i denti, contro l’odio puro.
Dall’odio infatti puoi essere schiacciato, divorato, consumato poco a poco, puoi fare la sbornia la
sera prima per dimenticare e poi il giorno dopo alzarti con il mal di testa e la tachicardia e la
diarrea, però devi essere sempre pronto a difenderti con ogni mezzo lecito, come questo racconto,
devi sempre trovare la forza di combattere le ingiustizie, devi essere duro e forte, anche se dentro
sei un agnellino, certe persone, come la vita, ti fanno crescere in fretta, ti fanno passare da
adolescente a uomo in un battito di ciglia.
Chi ha investito mio padre…quante volte ho sperato che dopo aver saputo della sua morte in
qualche maniera avesse un pentimento, che si costituisse, che si chiedesse in coscienza il perché,
che magari mandasse anche solo un biglietto…ma che illuso che ero, che illuso che sono ancora
perché tutta questa mia arrabbiatura per l’odio puro delle persone viene da questo, dal fatto che io
non penso mai che le persone possano arrivare a tanto, Non penso mai che la gente sia cosi cattiva
fino al fondo del midollo, nonostante tutto quello che mi hanno fatto e che mi ha fatto in particolare
quella signorina non mi sognerei mai di farle quello che fece Varani per un amore respinto, mentre
lei la sua nuova truppa, l’armata Brancaleone, l’ha messa assieme solo per il gusto di fare male alle
persone, perché girare con gente schifata da tutti, allontanata dalla massa, persone che non hanno
una vita loro ma vivono su quella degli altri, persone di questo tipo sono l’esempio vivente che non
c’è mai limite al peggio. Come potrà essere felice in questa condizione, mi sono sempre chiesto, ma
poi mi sono risposto che chi ha il male dentro gode di stare al centro della scena, gode di
circondarsi di gendarmi pronti a tutto per rovinare gli altri, perché lei la zarina è come loro, dentro è
nera e complessata più di Calimero, e se davanti fa la faccia da brava bimba, da agnellina ingenua e
dolce, la sua vera natura è quella di una predatrice, di uno squalo cattivo e sanguinoso, che mi ha
morso, portandomi via un pezzo di cuore, che nessun dottore neppure il tempo potrà più
riaggiustarmi e ricucirmi.
Nota bene: Il racconto in questione fa parte della collana Pesaroclick News Editoria Clandestina ed è unicamente frutto della mia fantasia letteraria. Pertanto ogni riferimento a persona, situazione o cosa è puramente casuale.
Danilo Billi