Il primato dell`Inghilterra
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Il primato dell`Inghilterra
Immanuel Wallerstein Il primato dell’Inghilterra Dobbiamo allo storico americano Immanuel Wallerstein l’elaborazione del concetto di “economiamondo”, che ha trasformato profondamente il dibattito sulla nascita del capitalismo. Per comprenderne la natura appare determinante una prospettiva, appunto, “mondiale”, che tenga conto di scenari ben più ampi di quelli legati all’evoluzione economica e politica delle singole nazioni. Il capitalismo è, dunque, un sistema le cui origini vanno sì individuate in Europa, ma che ebbe la possibilità di svilupparsi solo in rapporto a un’area geografica più vasta, in cui va rilevato un “centro” – l’Europa nord occidentale, motore propulsivo dello sviluppo e della ricchezza – e una “periferia” – le colonie, ma anche l’Europa orientale. Il brano proposto delinea le ragioni per cui, a partire dal XVIII secolo, si andò gradualmente affermando la “centralità finanziaria” della Gran Bretagna rispetto alla Francia. Ragioni che risiedono principalmente nella maggiore forza dello Stato inglese e nella sua capacità di controllo dei conflitti sociali. Abbiamo già chiarito la nostra posizione secondo cui uno Stato è forte nella misura in cui coloro che lo governano possono imporre la propria volontà a quella di altri all’esterno o all’interno dello Stato. Usando tale criterio, riteniamo che lo Stato inglese avesse chiaramente superato quello francese all’inizio del XVIII secolo. Il vero Stato forte raramente ha bisogno di mostrare il pugno di ferro; Temperley [storico inglese] osserva che, se l’età di Walpole1 fu «un’età di pace (e] monotonia», ciò era dovuto alla abilità passata: «Il trattato di Methuen2 col Portogallo nel 1703, le clausole commerciali della pace di Utrecht3 nel 1713 erano considerati universalmente concessioni al commercio inglese che solamente le armi, o la minaccia delle armi, avevano potuto estorcere». Né la forza delle armi era sufficiente; bisognava avere anche un’amministrazione efficiente. Plumb [storico inglese] dice che «nel 1714 l’Inghilterra probabilmente aveva l’apparato governativo più efficiente in Europa». Abbiamo affermato che i compromessi sociali stretti nel tardo XVII secolo in Inghilterra e Francia furono meno diversi di quanto talvolta si suggerisce e che in entrambi i casi determinarono una relativa stabilità interna durante le guerre anglo-francesi tra il 1689 ed il 1763. Il XVIII secolo fu «l’epoca della riconciliazione fra la monarchia e la nobiltà in tutta Europa», e questa riconciliazione si basava su un forte appoggio governativo ai redditi delle classi dei proprietari terrieri. Mentre questo è un elemento comunemente accettato per la Francia, l’Inghilterra non fu il Paese del trionfo del capitale mercantile? Senza dubbio, ma era cosa tanto separata dal reddito della terra? A prescindere dalla coincidenza del personale, i governi da un lato aiutavano le imprese commerciali, industriali e finanziarie […]; ma contemporaneamente permettevano alle classi proprietarie terriere di appropriarsi di una parte rilevante del surplus4. Ancora una volta, tutto ciò è riconosciuto per la Francia. La nobiltà, che non pagava tasse, e la noblesse de robe5 venale sono fondamentali per la nostra immagine dell’Antico regime, ma in Inghilterra tutto ciò era del tutto sconosciuto? In questa «epoca della grande proprietà» con un «monopolio aristocratico della terra», quale fu l’effetto della stabilità walpoliana? E.P Thompson6 suggerisce malignamente che «la vita politica in Inghilterra negli anni 1720 aveva qualcosa della degenerazione di una banana republic... Ogni politico, per nepotismo, interesse e denaro raccoglieva intorno a sé un seguito di leali dipendenti. Lo scopo era di remunerarli dando loro qualche carica in cui potessero spendere una parte del reddito pubblico; finanze dell’esercito, chiesa, imposte... la grande gentry7, gli speculatori ed i politici erano persone di grande ricchezza, il cui reddito si innalzava come le Ande sopra la foresta tropicale della povertà dell’uomo comune». Questa versione del «banditismo statale», in Inghilterra aveva conseguenze tanto diverse per la ricchezza terriera rispetto alla versione lievemente diversa della Francia? Dobbiamo tornare al problema di cosa rese lo Stato inglese più forte di quello francese. Forse la risposta più semplice è che fu il risultato della sua capacità militare di frenare la Francia nelle guerre del 1689-17148; e la sua capacità di vincere tali guerre era il risultato dell’alleanza anglo-olandese, non tanto per l’appoggio militare degli Olandesi (pur se non fu ininfluente) quanto grazie al puntello finanziario che gli investimenti olandesi fornirono allo Stato inglese. Gli interessi olandesi crearono un livello di fiducia che rese possibile la creazione della Bank of England9 e rese possibile alla Bank of England sopravvivere alla South Sea Bubble10. Soprattutto, fu infine possibile risolvere con lo Stato monopartitico walpoliano la spaccatura delle classi dirigenti inglesi cominciata nel periodo dei primi Stuart e proseguita in forma diversa nelle dure lotte di partito tra Tory e Whig11 del 1689-1715. Non perché l’Inghilterra fosse più democratica della Francia, —1— ma perché in certo senso lo era meno, lo Stato inglese si irrobustì e gli imprenditori inglesi andarono alla conquista del mondo economico. Nella notte l’atmosfera era cambiata, dalla violenza alla stabilità politica. (da I. Wallerstein, Il sistema mondiale dell’economia moderna, vol II. Il mercantilismo e il consolidamento dell’economia-mondo europea. 1600-1750, il Mulino, Bologna 1982, pp. 397-399) Note 1 Robert Walpole (1676-1745), importante uomo politico inglese sotto il regno di Giorgio II (1727-1760), spregiudicato interprete del principio secondo cui il re regna ma non governa. 2 Firmato nel 1703, questo trattato – che prendeva il nome dal diplomatico inglese John Methuen – segnò la sudditanza commerciale del Portogallo rispetto all’Inghilterra. 3 Insieme di trattati che misero fine alla guerra di successione spagnola e al tentativo di egemonia francese da parte di Luigi XIV; la maggior beneficiaria fu l’Inghilterra. 4 Sovrappiù, cioè il prodotto netto equivalente ai beni prodotti eccedenti quelli necessari per ripristinare le condizioni originarie del processo produttivo. 5 Espressione equivalente a quella di nobiltà di toga. 6 Storico inglese (1924-1994), ha scritto importanti studi sulla classe operaia inglese e la sua cultura. 7 La nobiltà di campagna. 8 L’autore allude alla guerra della Lega d’Augusta e a quella di successione spagnola che videro l’Inghilterra, alleata, tra gli altri, con l’Olanda, contrapporsi alla Francia di Luigi XIV. 9 La Banca d’Inghilterra, istituita nel 1694, a cui venne immediatamente riconosciuta una posizione di preminenza nel sistema bancario inglese fino a che, nel 1844, le fu assegnato il monopolio dell’emissione di cartamoneta. 10Letteralmente “Bolla dei mari del Sud”, sta a indicare una memorabile speculazione attuata nel 1720, relativa alla vendita di azioni della Compagnia dei mari del Sud. Acquistate da molti inglesi allettati dall’aumento del loro valore, queste azioni subirono ben presto un vero e proprio crollo, determinando in tal modo una vasta crisi finanziaria. 11I due grandi partiti che sedevano (e siedono) nel Parlamento inglese: il primo conservatore, sostenitore della monarchia e della Chiesa anglicana, contrario alla tolleranza religiosa e favorevole alla limitazione dei poteri del Parlamento; il secondo progressista, contrario all’assolutismo della monarchia e fautore delle libertà parlamentari e della tolleranza religiosa. Per la comprensione del testo 1 Wallerstein sostiene che, a partire dall’inizio del XVIII secolo, la forza dello Stato inglese è superiore a quella della Francia; in base a quale criterio Wallerstein valuta la forza di uno Stato? 2 Quale luogo comune viene messo in discussione da Wallerstein circa la presunta differenza tra Inghilterra e Francia nel Settecento? —2—