Vedanta Yoga Rebirthing

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Vedanta Yoga Rebirthing
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A nge lo A b b r uz z o
VEDANTA YOGA REBIRTHING
La discesa dello spirito nel corpo
INDICE GENERALE
1
Introduzione
I CAPITOLO - VEDANTA
2
3
4
5
6
7
8
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10
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Rifugio - Omaggio
Sacre formule - Mantras
Equilibrio nei contrari
Arrendersi al tutto
L'ignoranza – I mezzi conducenti all'autorealizzazione
Astensioni - Osservanze
Posture - Controllo della forza bioenergetica
Le 5 forze bioenergetiche primarie e secondarie
Le 5 guaine che coprono lo spirito
La manifestazione
Introversione - Concentrazione - Meditazione
Samadhi
I poteri
I 14 settori dell'universo
La reale percezione - La natura del Se
Il liberato vivente - Buddha
Il precettore spirituale - Sat Guru
II CAPITOLO - YOGA
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20
21
Il significato del termine
I Mudras nelle antiche scritture
Il Grande Simbolo - Maha Mudra
III CAPITOLO - REBIRTHING
22
23
24
25
26
Il soffio vitale nelle antiche scritture
Pranayamas - Hatha Yoga Pradipika
Rebirthing - Come funziona
Un caso di morte apparente
I 5 guardiani celesti
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INTRODUZIONE
Il termine Vedanta deriva dalla radice sanscrita "VID" che significa vedere e conoscere in Verità.
Il Vedanta non porge alcun argomento in difesa della sua posizione metafisica.
La realtà del Supremo non è un problema da risolvere con una dialettica che la maggior parte delle persone
non potrebbe capire. La dialettica in se è avulsa dall'esperienza e non può dare alcuna certezza.
Solo l'esperienza diretta può dare all'uomo la dimostrazione dell'esistenza dello Spirito.
Il Vedanta afferma l'essere reale del Supremo, "UNICO SENZA SECONDO", senza attributi, identico al più
profondo Sé dell'uomo.
Tutto il mondo della manifestazione e del molteplice non è in se stesso reale ed appare essere tale soltanto
perché si vive nell'ignoranza.
"Vane sono le opere - afferma SHANKARACHARYA - soltanto la consapevolezza sperimentata che la realtà
universale e il Sé sono identici può portarci alla redenzione".
"OM AH HUM
L a m a Ye s h e
VAJRA GURU
PADMA SIDDHI HUM"
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1
"La discesa dello spirito nel corpo"
I CAPITOLO
RIFUGIO - OMAGGIO
“AKHANDAM SATCIDANANDAM AVANMANASAGOCARAM”
Mi rifugio nel Sé, l’indivisibile – Assoluta Esistenza, Conoscenza, Felicità – substrato dell’Universo, al di là
della portata dei sensi e della mente.
“OM NAMO BRAHMAVIDYA SAMPRADAYA GURUBHYAM”
Mi inchino con rispetto ai gloriosi Maestri del passato e a tutti i grandi precettori spirituali.
SACRE FORMULE – MANTRAS
“UPASANANI SAGUNABRAHMAVISAYA MANASAVYAPARARUPANI SANDILYAVIDYANINI”
Poiché la mente concepisce solo oggetti condizionati, può essere utile per un aspirante yogi concentrarla in
una forma sonora intesa come simbolo dell’Assoluto.
Non è possibile per la mente restare ferma senza una forma o un nome.
Perciò il nome dell’oggetto di concentrazione deve essere ripetuto.
Vi sono certi nomi che contengono gli attributi del Divino.
Questi nomi sono chiamati MANTRAM e sono stati tramandati dall’autentica tradizione dei Maestri spirituali.
L’aspirante yogi non deve ripetere un nome sacro a suo piacimento, poiché questo non porterebbe ad alcun progresso.
Il mantra trasmesso dal Guru può rivelare la verità all’interno ed all’esterno dell’oggetto di adorazione.
Tramite la costante pratica del mantra, con implicita fede e devozione, l’aspirante yogi può fermare il vagabondaggio della mente e renderla stabile.
UPASANA significa conforto del cuore nell’Assoluto tramite JAPA (ripetizione costante) del Guru-Mantra.
La fiducia incrollabile nella sacra formula trasmessa dal Guru è chiamata SRADDHA = FEDE.
Il significato diretto e indiretto del mantra deve essere compreso tramite il Guru.
Questo significato della sacra formula non può essere compreso attraverso la lettura di testi sacri o di altri
libri.
Anche un libro scritto dal Guru deve essere considerato inadeguato per la retta comprensione di una sacra
formula o suono di potere.
L’aspirante yogi dovrebbe avere fede implicita nel Guru e nella sua realizzazione della Verità Ultima.
Senza questa fede nessuna lettura può essere di beneficio.
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EQUILIBRIO NEI CONTRARI
“TITIKSA SITOSNADIDVANDVA SAHISNUTA”
Quando i sensi vengono in contatto con gli oggetti esterni, sperimentano gli opposti – come caldo e freddo
– producendo piacere o dolore.
Tutti gli opposti vanno e vengono, perciò l’aspirante yogi deve imparare a sopportarli.
Allorquando l’aspirante yogi è confrontato con il paio degli opposti (caldo e freddo, guadagno e perdita,
onore e disonore, salute e malattia, etc.) non deve manifestare alcun attaccamento o avversione per essi.
TITIKSA sta a significare:
TAPA:
L’equilibrio negli opposti e la non reazione quando questi sono inevitabili.
VIVEKA:
La discriminazione sottile e intelligente.
VAIRAGYA:
Il distacco dalle percezioni sensoriali e l’impassibilità.
SAMA:
La quiete mentale e la pratica meditativa inerente (SAMATHA).
DHAMA:
L’introversione delle correnti percettive.
SATI:
Flusso di consapevolezza in atto nel presente.
ARRENDERSI AL TUTTO
“NIGRHITASYA MANASAH SRAVANADAU TADANUGAVI SAYE CA SAMADHIN SAMADHANAM”
Mente contenuta significa concentrazione nell’ascolto dell’insegnamento del Guru ed arrendevolezza.
Questa cedevolezza, questa resa dell’arrogante EGO, questa semplice obbedienza alle parole del Guru include:
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umiltà
-
modestia
-
innocenza
-
pazienza
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-
rettitudine
-
autocontrollo
-
servizio
-
non attaccamento
-
percezione del dolore inerente la nascita e la morte
-
assenza di identificazione con figli, moglie, cose, proprietà, etc.
-
equanimità negli opposti
-
devozionalità costante
desiderio di liberazione dal ciclo delle rinascite.
L’IGNORANZA
“AJNANAM TU SABASABDHYAM ANIRVACANIYAM JNANAVIRODHI”
L’ignoranza è la percezione del non esistente come esistente e la non percezione dell’Esistente come Reale
Esistenza.
Essa è qualcosa che esiste come reale per il soggetto e produce nozioni illusorie.
Sino a quando qualcosa è qualcosa che esiste solo da qualche parte o per qualcuno, essa non può essere
realmente esistente.
La caratteristica di ciò che non è reale è cambiamento continuo ed instabilità.
Proprio come la fitta oscurità quando entra in contatto con la luce si dissolve, allo stesso modo l’ignoranza
scompare nella conoscenza.
Perciò l’irreale ha la sua base nel reale;
l’oscurità ha la sua base nella luce;
l’ignoranza ha la sua base nella conoscenza;
la base della conoscenza è la conoscenza stessa.
La conoscenza di se stessi, che è il substrato di ogni conoscenza, è chiamata Conoscenza Assoluta.
I MEZZI CONDUCENTI ALL’AUTOREALIZZAZIONE
“ASYANGANI YAMA – NIYAMA – ASANA – PRANAYAMA – PRATYAHARA – DHARANA – DHYANA – SAMADHAYA”
Gli 8 MEZZI conduttivi all’autorealizzazione sono:
1. astensione
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4
2. osservanza
3. postura
4. controllo della forza bioenergetica
5. introversione sensoriale
6. fissità mentale nel centro
7. flusso intermittente nella realtà interiore
8. culmine esperienzale nell’unità.
ASTENSIONE
“TATRA AHIMSA – SATYASTEYA – BRAHAMACARYAPARIGRAHA YAMAH”
L’astensione dello yogi comprende:
A. AHIMSA
Il non ferire alcun essere vivente, neppure col pensiero;
B. SATYA
Il non usare parole aspre o parole non inerenti il Dharma;
C. ASTEYA
Il non prendere ciò che appartiene ad altri ed il non accumulare beni terreni;
D. BRAHMACARYA
L’astenersi dal contatto sessuale senza amore, e la moderazione in ogni cosa;
E. APARIGRAHA
Il non essere condizionati dalla retribuzione materiale nell’operare.
OSSERVANZE
“SAUCA – SANTOSA – TAPAH – SVADHYAYA – ISVARAPRANIDHANI NIYAMAH”
L’osservanza dello yogi comprende:
1. SAUCA
L’accurata pulizia interna ed esterna del corpo;
2. SANTOSA
L’accontentarsi in ogni circostanza della vita;
3. TAPA
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Controllo del corpo, dei sensi, della forza bioenergetica e compimento del dovere inerente la propria
condizione;
4. SVADHYAYA
Studio dei sacri testi e ripetizione del Guru-Mantra;
5. ISVARAPRANIDHANI
Totale arrendevolezza al Divino manifesto nel Guru.
POSTURE = CONTRAZIONI = GESTUALITA’
“PITHANI KUMBHAKASCITRA DIVYANI KARANANI GA SARVANYAPI HATHABHYASE RAJAYOGAPHALAVADHI GURUPADISTA MARGENA”
Seguendo totalmente i consigli del Guru e sedendo accanto a lui il più vicino possibile, l’aspirante yogi deve
dedicarsi coraggiosamente alle pratiche HATHAYOGA (asanas – bandhas – mudras) sino al perfetto raggiungimento del RAJAYOGA caratterizzato dallo stato spontaneo di KUMBHAKA.
LA FORZA BIOENERGETICA
“SUTRATMA HIRANYAGARBHAH PRANAH”
Come le perle sono infilate in un filo, così la manifestazione sottile nel macro e nel microcosmo è sostenuta
dalla forza bioenergetica.
Questa forza è chiamata PRANA, ovvero la forza che anima tutto ciò che vive.
La vita è la coscienza intelligente presente in essa.
Il PRANA è immanente e trascendente.
Esso possiede il potere della conoscenza, della volontà e dell’azione.
CONTROLLO DELLA FORZA BIOENERGETICA
“RECAKA – PURAKA – KUMBHAKA – LAKSANAH – PRANANI – GRAHOPAYAH – PRANAYAMAH”
Essendo il corpo fisico animato dallo spirito (PURUSA) tramite le 5 forze bioenergetiche primarie, viene a
crearsi un vincolo binario, vale a dire di legame reciproco.
I mezzi per il controllo volontario delle 5 forze bioenergetiche primarie sono chiamati PRANAYAMA
Il PRANAYAMA consiste in:
A – espirazione (RECAKA)
B – inspirazione (PURAKA)
C – sospensione (KUMBHAKA)
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Vi sono diversi tipi di PRANAYAMA. Il PRANAYAMA per eccellenza, inteso come mezzo conduttivo alla conoscenza del Sé, è il PRANAPANAGATI.
LE 5 FORZE BIOENERGETICHE PRIMARIE
“VAYAVAH PRANAPANA VYANODANA SAMANAH”
Le cinque forze bioenergetiche che possiedono il potere della conoscenza, della volontà e dell’azione sono
chiamate:
-
PRANA
-
APANA
-
VYANA
-
UDANA
-
SAMANA
LA FORZA BIOENERGETICA CHE SI MUOVE VERSO L’ALTO
“PRANO NAMA PRAGGAMANAVAN NASAGRA”
La forza bioenergetica che si muove verso l’alto, localizzata sulla punta del naso dell’essere umano, è
chiamato “PRANA”.
LA FORZA BIOENERGETICA CHE SI MUOVE VERSO IL BASSO
“APANO NAMA AGGAMANAVAN PAYUADI STHANA VARTI”
La forza bioenergetica che si muove verso il basso, localizzato negli organi di generazione ed escrezione
dell’essere umano, è chiamata APANA.
LA FORZA BIOENERGETICA CHE PERVADE
“VYANO NAMA VISVAGGAMANAVAN AKHILASARIRAVARTI”
La forza bioenergetica che si muove in ogni direzione pervadendo tutto il corpo dell’essere umano è chiamata “VYANA”.
LA FORZA BIOENERGETICA ASCENDENTE
“UDANO NAMA KANTHASTHANIYA URDHVAGGAMANAVAN UT – KRAMANAVAYU”
La forza bioenergetica che aiuta il corpo sottile ad uscire dal corpo fisico, localizzata nella gola dell’essere
umano, è chiamata UDANA.
LA FORZA BIOENERGETICA CHE FUNZIONA PER L’ASSIMILAZIONE DI CIBO E BEVANDE
“SAMANO NAMA SARIRAMADHYAGATA ASITAPITANNADI SAMINAKARANAKARAH”
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La forza bioenergetica che assimila cibo e bevande, localizzata nel centro del corpo dell’essere umano, è
chiamata SAMANA.
LE CINQUE FORZE BIOENERGETICHE SECONDARIE
“TATRA NAGA UDGIRANAKAH
KURMA UNMILANAKARAH
KRKALAH KSUTKARAH
DEVADATTO JRMBHANAKARAH
DHANANJAYAN POSANAKAH”
Tra queste forze bioenergetiche secondarie
-
NAGA causa l’eruttazione,
-
KURMA causa il movimento delle palpebre,
-
KRKALA causa la sensazione di fame,
-
DEVADATTA causa lo sbadiglio,
-
DHANANJAYA nutre il corpo.
Queste menzionate funzioni delle 5 forze bioenergetiche primarie e secondarie dipendono dal PRANA e dall’APANA.
Con la pratica del PRANAYAMA si ottiene la padronanza di queste due forze bioenergetiche e, quindi, padronanza delle altre forze che mantengono, dirigono e controllano tutte le funzioni psicofisiche dell’essere
umano.
Il respiro è l’effetto vibratorio – animante della forza bioenergetica. Controllando l’effetto si può controllare la
causa, ovvero la forza bioenergetica cosmica, che possiede il potere della conoscenza, della volontà e dell’azione.
LE CINQUE GUAINE (KOSAS) CHE COPRONO LO SPIRITO (PURUSA)
“IDAM PRANADIPANCAKAM SAHITAM SAT PRANAMAYAKOSHO”
La guaina bioenergetica (PRANAMAYAKOSA) è composta dalle 5 forze primarie
PRANA
APANA
VYANA
UDANA
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SAMANA
Le menzionate 5 correnti praniche sono le componenti di Purusa (Spirito).
Queste, proiettandosi nel corpo fisico, tramite il doppio eterico, la animano.
ANANDAMAYAKOSA (GUAINA CAUSALE)
E’ il riflesso dello spirito che utilizza il corpo sottile come suo strumento.
Il corpo sottile è composto da una TRINITA’ DI GUAINE:
1 – VIJNANAMAYAKOSA (guaina di coscienza)
2 – MANOMAYAKOSA (guaina mentale)
3 – PRANAMAYAKOSHA (guaina bioenergetica)
LINGASARIRA
(il corpo sottile)
si riflette sul DOPPIO ETERICO ed utilizza il corpo materiale.
ANNAMAYAKOSHA
(corpo fatto di nutrimento)
come suo strumento per la manifestazione.
Il corpo sottile (LINGASARIRA), attraverso la triade di guaine, genera:
1 – JNANENDRIYAS
5 organi dei sensi (occhi – naso – pelle – orecchie – bocca)
2 – KARMENDRIYAS
5 organi di azione (lingua – mani – piedi)
3 – TANMATRAS
gli oggetti percepiti dai 5 sensi
LA MANIFESTAZIONE
“EVAM SUKSMASARIRO STULABHUTANI TU PANCIKRTANI”
Gli attributi del corpo sottile (TRIADE DI GUAINE) danno origine alla quintuplicazione della materia:
1 – Terra – PRITHIVI
2 – Acqua – APAH
3 – Fuoco –AGNI
4 – Aria – VAYU
5 – Spazio – AKASA
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Dallo spazio l’aria si rende manifesta, il fuoco è originato dall’aria, dal fuoco nasce l’acqua e dall’acqua la
terra.
Queste 5 forme della materia, unitamente a:
-
15 attributi (JNANENDRIYAS – KARMENDRIYAS – TANMATRAS)
-
mentale (MANAS)
-
intelligenza discriminativa (BUDDHI)
-
Forza di percezione (CITTÀ)
-
EGO – l’idea dell’esistenza separata dal tutto (AHANKARA)
completano i 24 principi della manifestazione.
Essendo così, la creazione non ha un’esistenza sostanziale, ma è una “MAGICA” proiezione dello Spirito
(PURUSA) tramite la GUAINA CAUSALE. La percezione illusoria – sensoriale della creazione è chiamata
MAYA.
INTROVERSIONE SENSORIALE
“INDRIYANAM SVASVAVISAYEBHYAH PRATIYAHARANAM ACARYAYENA UVACA”
Il pratyahara non esiste come processo a se stante. Esso è l’effetto del pranayama eseguito correttamente
e regolarmente seguendo fedelmente le istruzioni del Precettore Spirituale (GURU).
Se lo yogi si esercita correttamente nella pratica del pranayama si trova spontaneamente in uno stato d’introversione delle correnti sensoriali favorendo, così, gli stadi successivi di concentrazione e contemplazione.
Se, al contrario, il pranayama è praticato in maniera scorretta e irregolare, non solo non porta allo stato di
pratyahara ma può anche causare molti disturbi.
FISSITA’ MENTALE NEL CENTRO
“ADVITIYAVASTUNI ANTARINDRIYADHARANAM DHARANA”
Il fissare la mente nella realtà non duale interiore è chiamata concentrazione.
Essa deve essere mantenuta nel Sé (PURUSA).
Nello Yoga e nel Vedanta concentrazione significa fissare la mente all’interno del centro del cuore (HRIDAYAKASA).
HRIDAYA è il centro ove la vita universale si fa individuale.
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FLUIRE INTERMITTENTE NELLA REALTA’ DIVINA
“TATRADVITIYAVASTUNI VICCHIDYA VICCHIDYANTAR INDRIYAVRTTIPRAVANO DHYANAM”
Il fluire intermittente nella Realtà non duale è chiamato CONTEMPLAZIONE.
Quando la mente non è totalmente assorta nell’Assoluta Realtà, torna frequentemente indietro.
Questo tornare indietro – modificazione della mente – è chiamato FLUSSO INTERMITTENTE.
Come un pezzo di carbone cessa di essere nero quando è penetrato dal fuoco, così quando la causa prima
dell’ignoranza (FALSA PERCEZIONE) è dissolta nel fluire luminoso della Realtà Divina appare la Conoscenza.
CULMINE ESPERIENZIALE NELL’UNITA’
(SAVIKALPAKAH – NIRVIKALPAKAH SAMADHI)
“SAMADHISTUKTAN SAVIKALPAKAH – NIRVIKALPAKAH EVA LAYASTAVAD AKHANDA VASTVANANA
LAMBANENA CITTAVRTTEN NIDRA”
Ciò che è conosciuto come culmine esperienziale nell’Unità è così definito:
A - SAVIKALPAKAH (con brandelli di ego)
Samadhi con attaccamento alla quint’essenza, ovvero attaccamento allo stato di gioia che lo Yogi sperimenta.
B - NIRVIKALPAKAH (senza brandelli, estinzione dell’io)
Samadhi caratterizzato dal dissolvimento dell’io nel quale lo Yogi diviene egli stesso.
Assoluta Esistenza
Conoscenza
Felicità
Il sonno (NIDRA) delle modificazioni mentali è uno stadio intermedio tra il Savikalpakah ed il Nirvikalpakah
Samadhi. In questo stato la percezione del Sé è parziale, perché c’è ancora la presenza di brandelli di ego
che può determinare attaccamento agli stati di coscienza estatici, nonché orgoglio, inteso come forma di
appagamento sottile, nell’uso dei poteri (SIDDHI).
Questo stadio è assai delicato e può rappresentare un tremendo ostacolo alla realizzazione del Sé Assoluto,
vale a dire del NIRVIKALPAKAH SAMADHI, ove ogni traccia di ego scompare.
Molti Yogi si fermano a questo punto e, fra questi, vi sono coloro che si dedicano alla magia.
La magia è una forma mancata di spiritualità.
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I POTERI
“GURUSAKTI ATAH SIDDHIH AVAPTIH”
Per la forza spirituale del Guru e la Sua Grazia, avendo seguito fedelmente i suoi Insegnamenti, lo Yogi può
ottenere gli OTTO POTERI:
1 – ANIMA – il potere di divenire piccoli come atomi;
2 – MAHIMA – il potere di divenire grandi come una montagna;
3 – LAGHIMA – la facoltà di poter neutralizzare la forza di gravità;
4 – PRAPTI – la facoltà di poter raggiungere qualsiasi luogo istantaneamente;
5 – PRAKAMYA – la facoltà di far diventare reali le forme pensiero;
6 – ISHATWA – il dominio sui 3 REGNI della natura;
7 – VASHITWA – il potere di liberarsi – e liberare – da influenze negative e da ogni tipo d’interferenza;
8 – KAMAVASAYITA – la facoltà di poter arrestare pensieri e desideri in qualsiasi momento.
I 14 SETTORI DELL’UNIVERSO
“ETABHYAM LOKANAM BHUR – BHUVAM – SVAR – MAHAR – JNANAS – TAPAS – SATYAM UPARYUPARI
VIDYANAMAKAM PATALAM ADHO – DHO”
L’universo, iniziando dalla Sostanza Eterna – DIO -, fino alla materia grossolana è distinto in 7 SFERE VIBRANTI esistenti l’una sopra l’altra:
1 – BHULOKA – materico
2 – BHUVARLOKA – astrale
3 – SWARLOKA – causale
4 – MAHARLOKA – barriera
5 – JNANALOKA – sapienza
6 – TAPOLOKA – luce
7 – SATYALOKA – verità
Le 7 sfere del macrocosmo si riflettono nei 7 vortici del microcosmo formando un tutt’uno indivisibile.
Nella parte frontale del doppio eterico dell’uomo vi sono 7 CENTRI VITALI funzionanti come vortici (CHAKRAS) di forza bioenergetica ruotanti in senso orario, esistenti l’uno sotto l’altro:
7.o – SAHASRARA – mille petali
6.o – AJNA – visione sottile (terzo occhio)
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5.o – VISUDDHA – purificazione
4.o – ANAHATA – il centro che non può essere colpito
3.o – MANIPURA – gemma splendente (ruota dai mille raggi)
2.o – SWADISTANA – dolce fermezza
1.o – MULADHARA – radice
I menzionati vortici sono in collegamento con il corpo sottile tramite ANAHATA.
LA REALE PERCEZIONE
“VASTUVIVARTASYA AVASTUNAH AJNANADEH PRAPANCASYA VASTUMATRATVAM”
La percezione dell’universo come realtà è dovuta all’ignoranza, ovvero alla percezione dell’irreale come reale. L’universo manifesto, iniziando dalle ipermega-galassie sino alla più piccola particella (neutrini), è materia
a diversi livelli vibratori.
La manifestazione possiede:
-
RITMO
-
TEMPO
-
SPAZIO
Lo spirito (PURUSA) è oltre tutto ciò.
Così come un serpente viene illusoriamente percepito in un pezzo di corda in condizione di ignoranza, allo
stesso modo quando questa condizione viene rimossa dalla Conoscenza di se stessi, l’intero universo cesserà di essere percepito illusoriamente come realtà e rimarrà soltanto lo Spirito, ovvero:
Assoluta Esistenza
Conoscenza
Felicità.
LA NATURA DEL SE
“ATASTATTAD BHASAKAM NITYA SUDDHA BUDDHA MUKTA SATYA SVABHAVAM”
Il Sé è l’illuminatore – impulsore di tutti gli oggetti esterni.
I grandi Saggi di ogni tempo e di ogni religione hanno sperimentato il Se come:
A – PUREZZA (SUDDHA) poiché non può essere contaminato;
B – ETERNITA’ (SATYA) poiché è onnipervadente, incondizionato, non nasce mai né muore;
C – INTELLIGENZA (BUDDHA) poiché è Conoscenza esso stesso;
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D – LIBERTA’ (MUKTA) poiché, sebbene presente in ogni oggetto materiale, non ha legami.
BUDDHA – IL LIBERATO VIVENTE
“ATHA JIVANMUKTA LAKSANAM UCYATE”
Colui che ha realizzato il Sé Supremo dissolvendo l’ignoranza che vela la Verità Ultima è un Buddha, un liberato vivente.
“A volte lunatico, a volte saggio, a volte ricoperto di regale splendore;
a volte errante, a volte immobile come una statua;
a volte onorato, a volte beffeggiato, a volte sconosciuto;
a volte nudo come un bambino senza altra copertura che il corpo.
Così vive lo Yogi liberato, come uomo fra gli uomini, sempre in pace nella Dimora della Beatitudine Suprema”.
IL PRECETTORE SPIRITUALE – SAT GURU
“SAT GURUH PARAMAKRPAYA YENAKSARAM PURUSAM VEDA SATYAM”
Il Precettore Spirituale (SAT-GURU) è una dimora di Verità, Compassione, Saggezza.
Egli è in grado di allontanare ogni tipo d’interferenza, di offrire rifugio e protezione ai suoi discepoli che, in
sua presenza, dovrebbero percepire pace e sicurezza.
Quella tra il Sat-Guru ed il discepolo (SELA) è una relazione basata su uno stato particolare di unità che si
stabilisce da cuore a cuore: come una fiamma che accende un’altra fiamma.
IL SIGNIFICATO DEL TERMINE
La parola Yoga deriva dalla radice sanscrita YUI "legare insieme" e significa avvincere le proprie facoltà e i
propri poteri psichici, equilibrandoli e acuendoli.
Aggiogando insieme e imbrigliando le nostre energie per mezzo della più intensa concentrazione di tutte le
forze della nostra persona, giungiamo allo stato di Unità.
"ANCHE SOLO UN POCO
DELLA PRATICA DI QUESTO DHARMA
SALVA DA GRANDI PAURE E SOFFERENZE"
(BHAGAVAD GITA)
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II CAPITOLO - YOGA
I MUDRAS NELLE ANTICHE SCRITTURE
"MAHAMUDRA, MAHABANDHO, MAHAVEDHASCA, KECARI,
UDDYANAM, MULABANDASCA BANDHO, JALANDHARABHIDHAH,
KARANI VIPARITAKHYA, VAJROLI, SAKTICALANAM,
IDAM HI MUDRASAKAM JARAMARANANASANAM"
(GHERANDA SAMHITA)
I 10 Mudras che distruggono le cause delle malattie, della vecchiaia e della morte, sono stati trasmessi dai
grandi Siddha. Essi sono:
Maha Mudra
Maha Bandha
Maha Veda
Kecari
Uddyana
Mula Bandha
Jalandhara
Viparita Karani
Vajroli
Sakticalana.
Tra questi, il più importante è il Mudra del grande simbolo (MAHA MUDRA).
La parola MUDRA significa simbolo, impronta, sigillo. Queste posizioni, in particolare delle mani e delle dita,
imprimono nel corpo dello Yogi un marchio di attributo Divino. Essi hanno anche un significato occulto ed
una efficacia magica.
"I mudras, rivelati dal celestiale ADINATHA, conferiscono le otto sovranità (SIDDHI), cari al cuore di tutti i
SIDDHA".
(YOGA PRADIPIKA III, 8)
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"Pressando fortemente il perineo col tallone sinistro, stendere la gamba destra e afferrare l'alluce del piede.
Contrarre la nuca tramite Jalandhara e fissare lo sguardo tra le sopracciglia"
(GERANDHA SAMITHA III, 6-8)
"Isolando le nove aperture del corpo, fissare lo spirito nella SUSUMNA NADI, e intraprendere il controllo del
soffio vitale."
(SIVA SAMITHA IV, 25-36)
MAHA MUDRA (YOGA PRADIPIKA III, 10-18)
Pressando il tallone sinistro contro il perineo e allungando al suolo a gamba destra, tenere fermamente l'alluce del piede destro con la mano destra e l'alluce del piede sinistro con la mano sinistra.
Avendo contratto la nuca con Jalandhara, mantenere il VAYU sulla nadi centrale eseguendo Mula Bandha
nel suo corso ascendente e nel suo corso discendente.
Fissando lo sguardo tra le sopracciglia (BRUMADHYA DRISHTI) e concentrando lo spirito vitale nel canale
centrale, spontaneamente lo stato di Samadhi si produce, simile allo stato di morte (MARANA - AVASTHA)
apparente.
In seguito, molto lentamente e senza forzature, si deve espirare.
Ecco il MAHAMUDRA, così come è stato trasmesso dai grandi Siddha.
Le varie cause della sofferenza, e tutti i mali, compresa la morte, sono distrutti da questo MUDRA.
Lo Yogi, avendo eseguito questo mudra dal lato LUNARE, si eserciti dalla parte SOLARE, sino a quando il
numero (delle respirazioni) diviene uguale da ambo i lati.
Non vi sono più alimenti indicati o controindicati per lo Yogi che pratica il MAHAMUDRA.
Anche i veleni pericolosi sono digeriti come nettare.
La tubercolosi, le dermatosi, i problemi intestinali, i problemi digestivi e tanti altri mali vengono annichiliti
dallo Yogi che pratica MAHAMUDRA con regolarità.
Così è stati descritto MAHAMUDRA che conferisce allo Yogi grandi poteri.
Questa pratica deve essere custodita con molta cura e tenuta segreta dallo Yogi che segue l'insegnamento
del Guru.
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III CAPITOLO
REBIRTHING
"Io sono il soffio vitale,
Io sono il Sé consapevole.
Onoratemi come Vita,
Come Respiro.
Colui che mi onora come Vita,
Come immortalità,
Ottiene pienezza di Vita in questo mondo,
Ottiene immortalità e indistruttibilità nelle regioni celesti!"
(KAUSITAKY UPANISAD)
PRANAYAMAS
(HATHA YOGA PRADIPIKA CAP. II)
SLOKA
1° - Ed ora, allorquando la postura è fermamente stabilita, lo Yogi, maestro di se stesso, prendendo una
alimentazione salutare e moderata, deve consacrarsi al PRANAYAMA secondo la via insegnata dal suo GURU.
SLOKA
2° - Allorquando il soffio è agitato, lo spirito è agitato. Allorquando il soffio è immobile, lo Yogi ottiene la fissità. Ecco perché si deve controllare il soffio.
SLOKA
3° - Intanto che il soffio dimora nel corpo, è ciò che si chiama la vita. La morte non è altro che la dipartita
del soffio. Ecco perché si deve controllare il soffio.
NADI SUDDHI
SLOKA
4° - Essendo i nadi carichi di impurità, il prana non passa per la via mediana.
Come si avrà allora UNMANI-BHAVA, come si può arrivare alla perfezione nella pratica?
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SLOKA
5° - Allorquando l'intero circuito dei nadi, saturo di impurità, viene purificato, allora solamente lo Yogi diviene capace di contenere il prana integralmente.
6° - Ecco perché bisogna praticare il pranayama ogni giorno in uno stato di spirito luminoso e sereno
(SATWICO), sino a che il SUSHUMNA NADI sia liberato dalle impurità che l'ostruiscono.
Preambolo:
Scegliere un luogo adatto, libero da impurità e disturbi di ogni tipo. Il suolo deve essere allo stesso livello.
Piazzare al suolo un panchetto di legno dell'altezza di 5-7 cm. Un tappeto d'erba (KUSA) dovrebbe essere
posto sul panchetto di legno. Sul tappeto d'erba porre una pelle di antilope e sulla pelle una stoffa bianca.
Questo è l'ideale per la pratica del pranayama esoterico.
Prima di iniziare il pranayama è essenziale meditare sul proprio Guru dal quale si è ricevuta l'iniziazione.
TECNICA:
Avendo preso la posizione di PADMASANA o SIDDHASANA, lo Yogi deve inspirare dalla narice lunare, e,
avendola ritenuta nella misura delle sue capacità, che egli la espiri attraverso la narice solare. Poi, avendo
attirato l'aria per la narice solare, dopo aver sospeso il soffio il più possibile, che egli la espiri per la narice
lunare. Inspirando ogni volta dalla narice per la quale ha espirato, egli deve comprimere il soffio il più possibile, poi espirare per l'altra narice, lentamente e non rapidamente.
I tempi per la regolazione del respiro ed il numero delle volte da praticare durante il giorno, devono essere
indicati dal Guru.
SLOKA 15 - Come un leone, un elefante o una tigre non sono domati che gradualmente, così il soffio deve
essere controllato per gradi, lentamente, altrimenti uccide il sadhaka stesso.
SLOKA 16 - Il pranayama correttamente eseguito distrugge tutte le malattie. Ma una pratica scorretta porta
tutte le malattie.
SLOKA 17 - Il singhiozzo, l'affanno, la tosse, le emicranie, i dolori alle orecchie e agli occhi e numerose malattie sono generate per una perturbazione delle arie vitali (VAYU).
SLOKA 18 - Giustamente si deve espirare, giustamente inspirare, giustamente ritenere il soffio, così si ottiene perfetta realizzazione.
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SLOKA 19 - Grazie alla purificazione dei nadi, si può ritenere l'aria a volontà, il fuoco digestivo è attivato, i
suoni interiori si manifestano e si gioisce di una salute perfetta, inalterabile.
SLOKA 20 - Quando i nadi sono purificati, allora i segni esteriori, come la tenuità del corpo, attraente bellezza, si manifestano pienamente.
GLI 8 PRANAYAMAS
1 - SURYABHEDANA
TECNICA:
Seduto sul suo seggio confortevole, lo Yogi avendo preso fermamente la postura, inspiri con lentezza per la
narice destra l'aria dall'esterno.
Egli deve riempirsi di quest'aria e ritenerla sino al limite della sua capacità di controllo, al punto che l'aria
sembri raggiungere i capelli e le unghie, poi espirare lentamente per la narice sinistra.
RISULTATI:
Questo eccellente Surya Bedhana purifica il cervello, sopprime tutte le malattie dovute ad uno squilibrio di
arie vitali e guarisce tutti i problemi causati dagli intestini.
2 - UJJAYI
TECNICA:
La bocca ferma, si deve inspirare l'aria lentamente per le due narici, in maniera che produca un rumore
(HONG) passando dalla gola al petto. Si deve fare KUMBAKA (ritenzione), poi espirare per la narice sinistra.
RISULTATI:
Aumenta il potere digestivo, rimuove le malattie della gola. Vitalizza il cervello ed il midollo spinale.
3 - SITKARI
TECNICA:
Sedere in Siddhasana, inspirare attraverso la bocca ripetutamente producendo il suono SI… SI… SI…. Ritenere il respiro il più a lungo possibile, poi espirare unicamente dal naso.
RISULTATI:
Controllo dello sperma. Eliminazione di torpore e sonnolenza.
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4 - SITALI
TECNICA:
Sedere in Siddhasana, inspirare lentamente attraverso la bocca producendo il suono continuo SIT, ritenere il
respiro il più a lungo possibile, poi espirare dal naso soltanto.
RISULTATI:
Rende il viso bello e splendente. Rimuove fame e sete. Ricarica di energia tutto il corpo.
5 - BHASTRIKA
TECNICA:
Quando si pongono sulle cosce le piante dei piedi belle e pure, ciò forma PADMASANA che annienta tutte
le malattie.
Adottando correttamente Padmasana, lo spirito calmo, il tronco ed il cllo su una linea diritta, la bocca chiusa; espellere con forza il soffio per una narice, in maniera che l'aria passando per la gola produca un suono
ed immediatamente inspirare l'aria sino al lato del cuore.
RISULTATI:
Purifica le vie respiratorie, elimina le tossine, migliora la salute.
6 - BRAMARI
TECNICA:
Sedere in Siddhasana, inspirare rapidamente, ritenere il respiro poi espirare producendo un "Suono d'ape".
RISULTATI:
Per la pratica ripetuta di questo pranayama, appare nello spirito dello Yogi una sorta di gioiosità beatifica.
7 - MURCCHA
TECNICA:
Inspirare, quindi ritenere il respiro eseguendo JALANDHARA BANDHA molto profondamente, poi espirare
lentamente.
RISULTATI:
Ferma il vagare della mente, bilancia l'energia positiva e negativa.
8 - PLAVINI
TECNICA:
Praticare Kumbaka, ritenere l'aria nello stomaco.
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RISULTATI:
Senza sforzo si può galleggiare nell'acqua.
SLOKA 71 - Il pranayama è diviso in tre parti: RECHAKA - espirazione, PURAKA - inspirazione, e KUMBAKA - ritenzione.
Vi sono due tipi di KUMBAKA: SAHITA (accompagnata da Rechaka o Puraka) e KEVALA (solo, senza Rechaka né Puraka).
SLOKA 72 - Si deve praticare Sahita Kumbaka sino a quando si ottiene il successo in KEVALA KUMBAKA,
che è la sospensione del soffio con disinvoltura (DISTACCO), senza Rechaka né Puraka.
SLOKA 73 - Questo Kumbaka puro, isolato, è lui il vero pranayama. Allorquando lo Yogi arriva a realizzare il
Kevala Kumbaka senza accompagnarlo a Rechaka e a Puraka.
SLOKA 74 - Non esiste più niente nei tre mondi per lui difficile da ottenere. Colui che è capace di mantenere a volontà l'aria ferma grazie a questo Kevala Kumbaka.
SLOKA 75 - Ha ottenuto il livello del RAJA YOGA, non vi è alcun dubbio. E' per questo Kevala Kumbaka
che ha luogo il risveglio di KUNDALINI.
REBIRTHING - COME FUNZIONA
"APANE JUHVATI PRANAM
PRANE PANAM TATHA PARE
PRANAPANAGATI RUDIHVA
PRANAYAMA PARAYANAN"
(BHAGAVAD GITA IV, 29)
"Lo Yogi che immette il respiro inalante nel respiro esalante, e il respiro esalante nel respiro inalante, tramite
PRANAPANAGATI porta la vita e la mote sotto il suo controllo e giunge alla Conoscenza trascendente".
Questo verso magistrale del CANTO DEL BEATO, considerato come il testo sacro più importante della spiritualità induista e quint'essenza dei SACRI VEDA, chiarisce in maniera lapidaria i seguenti punti:
A - che la moderna tecnica respiratoria, denominata REBIRTHING da un pionere della NEW AGE, californiano conosciuto col nome di LEONARD ORR, proviene dallo Yoga;
B - che questa antica tecnica era conosciuta e praticata da Yogi sia induisti che buddhisti;
C - che il suo nome originale in sanscrito è PRANAPANAGATI;
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D - che veniva trasmesso da Maestro a discepolo tramite iniziazione e che il suo scopo primario era la RINASCITA SPIRITUALE dell'individuo;
E - che non si tratta di una respirazione CIRCOLARE e neppure di IPERVENTILAZIONE, ma di una "RESPIRAZIONE CONNESSA".
La corretta respirazione connessa consiste nella connessione di prana e apana.
PRANA è la forza bioenergetica ascenzionale azionata da PURAKA;
APANA è la forza bioenergetica discenzionale azionata da RECAKA.
Queste due forze, o correnti vitali, controllano le altre correnti primarie (VYANA - UDANA -SAMANA) le quali
assieme presiedono al funzionamento dei 7 CHAKRA e delle 72.000 VENE ETERICHE.
L'organo preposto naturalmente per la respirazione è il naso.
In certi casi, limitatamente alla fase terapeutica, può essere utile respirare attraverso la bocca. Ma se questa
si protrae oltre la prima fase (10 sedute) e lungamente nel tempo può produrre uno squilibrio energetico.
Allorquando, tramite la respirazione connessa, il prana si immette nell'apana e l'apana nel prana, la forza
bioenergetica esplode nel PRANAMAYAKOSA (guaina bioenergetica o corpo astrale), la quale tramite il
DOPPIO ETERICO - vero e proprio punto di collegamento - va a magnetizzare il sistema nervoso autonomo
del corpo fisico.
Questa magnetizzazione porta ad una sospensione naturale del respiro (KUMBHAKA) arrestando il normale
processo di decadimento cellulare e attivando potenti processi di autoguarigione e autotrasformazione.
Tradizionalmente, pratiche yogiche come MAHAMUDRA e PRANAPANAGATI devono essere apprese da un
Maestro veramente competente.
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UN CASO DI MORTE APPARENTE
(LA BARRIERA : DASAMADWARA)
"Mi resi conto di avere gli occhi aperti; ma facevo ancora parte di un altro mondo. Pareva che il mio corpo
mi fosse stato dato per caso, e lo sentivo come qualche cosa di estraneo e difficile da indossare. Il dottore
mi disse poi: "Quando venni a visitarla, nell'unità coronarica era perfettamente cosciente. Le chiesi come si
sentisse e lei mi rispose: Mi sento come se avessi fatto il gran viaggio, ma con un biglietto di andata e ritorno.
E non si sbagliava, era stato "LA" ed era tornato indietro".
Quello che seguì fu un gran brutto periodo, non riuscivo ad entrare in contatto con il mondo che mi circondava. Ero davvero presente o si trattava di un'illusione? Me ne stavo lì, coricato, ed osservavo il mio corpo
con rispetto e stupore. Mi sembrava che agisse di sua spontanea volontà e che io fossi soltanto un ospite
là dentro.
Com'era strana la mia mano che si tendeva a prendere qualche cosa. Mangiare, bere, guardare la gente,
tutto mi sembrava accadere come in un film al rallentatore, come se io guardassi attraverso un velo. I miei
familiari, gli amici e gli estranei continuavano a chiedermi: "COSA SI PROVA A MORIRE?"
Potevo ricordare ciò che mi era successo durante quei ventitré minuti in cui il MIO CUORE E IL MIO RESPIRO SI ERANO FERMATI? Mi accorsi di non poter comunicare facilmente agli altri questa mia esperienza.
In seguito, cercando di ricordare ciò che mi era successo, scoprii perché non riuscivo a ridurre la cosa ad
una semplice successione di fatti.
Quando lasciai il mio corpo, lasciai anche tutti gli strumenti sensibili con i quali percepiamo il mondo cosiddetto "REALE". Ma mi resi conto dopo di certe cose circa il posto da me occupato in questo mondo ed i
miei rapporti con l'altra realtà.
E questa conoscenza non mi veniva dal cervello, ma da un'altra parte di me che non riesco ad individuare. Il
momento della transizione dalla vita alla morte (O VICEVERSA), fu facile. Non ci fu il tempo per la paura, il
dolore o il pensiero. L'ultima impressione che posso ricordare durò un breve istante. Stavo dirigendomi a
tutta velocità verso una rete eccezionalmente luminosa. I fili e i nodi in cui si incrociavano le linee luminose
vibravano mossi da una grande energia fredda.
Questa rete appariva come una barriera che mi avrebbe impedito di andare oltre. Per un attimo la mia volontà sembrò diminuire, poi mi trovai nella rete. Appena venni a contatto con essa la vibrante luminosità
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aumentò fino a raggiungere un'intensità accecante, che mi svuotò, mi assorbì e mi trasformò allo stesso
tempo. Non provavo dolore. La sensazione non era né spiacevole, né piacevole, ma mi consumava totalmente. La natura di tutte le cose era cambiata. Le parole possono descrivere solo approssimativamente ciò
che provai da quel momento in poi. La rete era come un trasformatore, un convertitore di energia che mi
trasformava attraverso la forma e l'assenza di forma, al di là dello spazio e del tempo. Ora non mi trovavo
più in un luogo, neppure in una dimensione, ma diciamo piuttosto in un certo modo di essere. Questo nuovo "IO" non aveva nessun rapporto con l'altro io a me conosciuto da sempre. Era uno spirito puro, definitivo, immutabile, indivisibile, indistruttibile. Pur essendo assolutamente unico ed individualizzato, come lo è
un'impronta digitale, quell'io faceva parte nello stesso tempo di un tutto infinito, armonioso ed ordinato,
dove sapevo di essere già stato in precedenza. La condizione nella quale si trovava questo mio io era pervasa da un senso di grande immobilità e di quiete profonda. Eppure c'era anche il senso di qualche cosa di
importante che stava per essere rivelato, come di un altro cambiamento.
Dopo il ritorno da quell'altro modo di essere molti dei miei atteggiamenti di fronte al mondo sono cambiati e
continuano a cambiare.
Mi rimane una ricorrente nostalgia di quell'altra realtà.
UNA REALTA DI LUCE".
I 5 GUARDIANI CELESTI
"In verità, PRAJAPATI solo esisteva all'inizio:
essendo solo, egli non gioiva. Avendo meditato su se stesso, egli creò numerosi esseri:
li vide che si comportavano come sassi, privi di intelligenza, senza vita come pioli.
E di ciò egli non si rallegrava.
Quindi considerò: "Entrerò all'interno di costoro per animarli".
Rendendosi simile al vento, penetrò in loro:
ma fintanto che egli restò UNO non poté.
Allora si suddivise nei 5 che si denominano:
PRANA
APANA
SAMANA
UDANA
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VYANA.
Quello che verso l'alto si propaga è PRANA,
quello che scende in basso è APANA,
quello mediante il quale i primi due sono assecondati è VYANA,
quello che ripartisce la parte essenziale del nutrimento e delle bevande è SAMANA,
quello che respinge verso l'alto è UDANA.
Questo - PRAJAPATI - essendosi suddiviso in 5 si pose sul CUORE.
Essenziato di mente, ivi esiste un corpo di PRANA, che ha la LUCE come forma e la VERITA' come immaginazione e l'eterno spazio come SE'.
Prajapati allora, conseguito il suo scopo, dal fondo del cuore pensò:
"Possa io fruire degli oggetti!"
Allora, avendo praticato delle aperture, fruì degli oggetti materiali mediante le 5 briglie.
Le facoltà di percezione sono le 5 BRIGLIE;
gli organi d'azione sono i 5 CORSIERI;
il corpo è il CARRO;
il mentale è l'AURIGA;
il temperamento è la FRUSTA.
Così questo corpo è fatto apparire come intelligente, mentre lo è il suo impulsore.
Tale in Verità è lo spirito che, non tocco dalle buone o cattive azioni, si muove in ogni corpo non evoluto,
grazie alla sua sottigliezza, invisibilità, impercettibilità e distacco.
Questo è, invero, puro, fermo, incrollabile, non turbato da passione o da desiderio;
in se stesso dimorante come uno spettatore che gioisce dell'Ordine Cosmico".
(MAITREYA UPANISAD II, 6-7)
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Note sull’autore
Lama Yeshe Angelo Abbruzzo è nato nella Sicilia occidentale nel 1942.
Pioniere delle ricerca olistica e del dialogo interreligioso in Italia, ha compiuto viaggi studio in
India, Tibet, Terra Santa e altre parti del mondo.
Nel 1970 è stato socio fondatore della
FE.S.I.KA. (Federazione Sportiva Italiana Karate).
Ha praticato arti marziali con diversi Maestri
con i quali ha raggiunto alti livelli tecnici.
Dal 1972 è stato discepolo del Maestro TAISEN
DESHIMARU, fondatore dell'Ass. Int. Zen con
sede a Parigi, ed è stato ordinato BIKSHU (monaco Buddista) con il nome di Taizen Angei.
Nel 1974 è stato socio fondatore della FIY (Federazione Italiana Yoga) con sede a Roma.
Ha diretto per 25 anni il centro Dharma di Milano ove ha formato centinaia di insegnanti.
Nel 1994 è stato socio fondatore dell'A.R.A.T.
(Associazione Rebirthing ad approccio transpersonale) con sede a Milano.
Dal 1989 al 1997 ha collaborato con l'A.ME.CO.
(Associazione per la Meditazione di Consapevolezza di Roma) per l'organizzazione di ritiri
spirituali di VIPASSANA.
Ha rilasciato interviste, tenuto conferenze, scritto numerosi articoli nel campo delle discipline
olistiche, del dialogo interreligioso e della pace
nel mondo.
L'incontro determinante della sua vita è avvenuto nel giugno del 1978 in Sikkim ove ha avuto
l'immensa fortuna di conoscere, nel monastero
di RUMTEK, sua Santità il 16° Karmapa, RANJUNG RIGPE DORJE.
Nel 2002 ha riconosciuto ed è stato riconosciuto da H.H. 17° Karmapa, URGYEN TRINLEY
DORJE, presso il monastero di Gyuto, Sidhbari
- Himachal Pradesh - India.
Ritornato in India, nel marzo 2003, ha di nuovo
incontrato il suo Maestro del cuore Karmapa e,
per la prima volta, sua Eminenza TAI SITUPA.
Sua Eminenza, emanazione di MAITREYA, oltre
a preziosissimi insegnamenti spirituali gli ha
L a m a Ye s h e
donato il suo ROSARIO e consigliato di utilizzare il titolo di LAMA.
H.E. Tai Situpa, discepolo del 16° Karmapa e
Insegnante Spirituale del 17°: è Abate del monastero SHERABLING, sito nei pressi di Baijinath - Himachal Pradesh - India.
Lama Yeshe è direttore spirituale del KARMA
KAGYU DORJELING con sede a Gallarate - Varese.
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