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Il docente in questa lezione ci ha parlato di alcuni elementi di progettazione dei percorsi formativi
soffermandosi, in modo dettagliato, sulle più innovative metodologie didattiche.
Sviscerando i significati e concetti nonché le differenze tra il microteaching e il microlearning,
consentendo di chiudere così il panorama riferito alle tecnologie dell’istruzione per l’apprendimento.
Il materiale che ci ha fornito è stato ampio e ricco, corollario di una ottima spiegazione, onde non mi
soffermerò a parlare della lezione ma a presentare un personaggio che la Bruschi ha definito un luminare per
l’argomento trattato: HOWARD GARDNER e soffermarmi sulle innumerevoli teorie che i suoi studi hanno
generato circa l’intelligenza umana.
Infine presentare, attraverso una sua intervista, le sue idee in modo riepilogative.
VITA
Howard Gardner, psicologo americano nato nel 1943, è considerato il principale
rappresentante della teoria delle intelligenze multiple. Entrò all'Università di Harvard
nel 1961, conseguendo il dottorato, specializzandosi successivamente in psicologia
dell'età evolutiva e in neuropsicologia.
Nel 1986 ha cominciato ad insegnare alla Facoltà di Scienze a Harvard,
collaborando contemporaneamente al Progetto Zero, un gruppo di ricerca sulla
formazione della conoscenza, che riconosce grande importanza alle arti.
Nel corso degli anni, Gardner, oltre ad elaborare la teoria delle intelligenze
multiple, si è occupato dello sviluppo delle capacità artistiche nei bambini e dell'ideazione di strumenti per
migliorare l'apprendimento e la creatività attraverso forme di insegnamento e di valutazione maggiormente
personalizzati. Gardner ha ricevuto molti riconoscimenti, tra i quali alcune lauree ad honorem, tra cui quella
dell'Università di Tel Aviv. Nel 1990, per le sue ricerche, è stato insignito del prestigioso premio Grawemayer
dell'Università di Louisville.
OPERA
Il punto di partenza della concezione di Gardner è la convinzione che la teoria classica dell'intelligenza, basata
sul presupposto che esista un fattore unitario, misurabile tramite il QI, sia errata.
Dopo aver effettuato indagini sull'intelligenza dei bambini e su adulti colpiti da ictus, egli giunse alla
conclusione che gli esseri umani non sono dotati di un determinato grado di intelligenza generale, che si
esprime in certe forme piuttosto che in altre, quanto piuttosto che esiste un numero variabile di facoltà
relativamente indipendente tra loro, Gardner arriva a identificare almeno sette differenti tipologie di
intelligenza:
1. Intelligenza logico-matematica, abilità implicata nel confronto e nella valutazione di oggetti concreti o
astratti, nell'individuare relazioni e principi.
2. Intelligenza linguistica, abilità che si esprime nell'uso del linguaggio e delle parole, nella padronanza dei
termini linguistici e nella capacità di adattarli alla natura del compito.
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3. Intelligenza spaziale, abilità nel percepire e rappresentare gli oggetti visivi, manipolandoli idealmente,
anche in loro assenza.
4. Intelligenza musicale, abilità che si rivela nella composizione e nell'analisi di brani musicali, nonché nella
capacità di discriminare con precisione altezza dei suoni, timbri e ritmi.
5. Intelligenza cinestetica, abilità che si rivela nel controllo e nel coordinamento dei movimenti del corpo e
nella manipolazione degli oggetti per fini funzionali o espressivi.
6. Intelligenza interpersonale, abilità di interpretare le emozioni, le motivazioni e gli stati d'animo degli altri.
7. Intelligenza intrapersonale, abilità di comprendere le proprie emozioni e di incanalarle in forme
socialmente accettabili.
A questi tipi di intelligenza, Gardner ha aggiunto successivamente un'ottava intelligenza, quella
naturalistica, relativa al riconoscimento e la classificazione di oggetti naturali; ipotizzando inoltre la possibilità
dell'esistenza di una nona intelligenza, l'intelligenza esistenziale, che riguarderebbe la capacità di riflettere sulle
questioni fondamentali concernenti l'esistenza e più in generale nell'attitudine al ragionamento astratto per
categorie concettuali universali.
La teoria delle intelligenze multiple comporta che i diversi tipi di intelligenza siano presenti in tutti gli
esseri umani e che la differenza tra le relative caratteristiche intellettive e prestazioni vada ricercata unicamente
nelle rispettive combinazioni.
OPERE (tradotte in italiano)
-- Formae mentis. Saggio sulla pluralità dell'intelligenza [1983], Feltrinelli, Milano, 1987
-- La nuova scienza della mente. Storia della rivoluzione cognitiva, Feltrinelli, Milano, 1988
-- Aprire le menti. La creatività e i dilemmi dell'educazione, Feltrinelli, Milano, 1991
-- Educare al comprendere. Stereotipi infantili e apprendimento scolastico, Feltrinelli, Milano, 1993
-- Intelligenze creative. Fisiologia della creatività attraverso le vite di Freud, Einstein, Picasso, Eliot, Gandhi
e Martha Graham, Feltrinelli, Milano, 1994
--
Intelligenze multiple, Anabasi, 1994
--
L'educazione delle intelligenze multiple, Anabasi, 1994
-- Personalità egemoni. Anatomia dell'attitudine al comando, Feltrinelli, Milano, 1995
-- Sapere per comprendere. Discipline di studio e discipline della mente, Feltrinelli, Milano, 1999
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INTELLIGENZA
Per quanto l'intelligenza sia stata a lungo studiata da una moltitudine di
ricercatori, si è ancora lontani dall'aver raggiunto un consenso unanime su una
definizione capace di fissarne le caratteristiche di maggior rilievo.
Senza pretendere di dire l'ultima parola in merito, si può comunque affermare
che l'intelligenza, in un'ottica evoluzionistica, intesa come strumento che
migliora l'adattamento all'ambiente, è in primo luogo la capacità di risolvere
nuovi problemi, oppure di risolvere vecchi problemi in maniera innovativa.
L'intelligenza è anche implicata nello stabilire nuovi nessi o rapporti tra due o
più elementi, come pure nel rilevare contrasti o relazioni problematiche tra essi.
Tali operazioni non sono strettamente limitate al momento presente o a un passato più o meno lontano, ma
possono riguardare anche situazioni che non si sono ancora realizzate e perfino situazioni ipotetiche che
potrebbero
non
verificarsi
mai.
L'elemento novità sembra essere comunque un requisito comune affinché si possa parlare di un effettivo
utilizzo di facoltà intelligenti. Infatti, la semplice applicazione di regole o algoritmi per portare meccanicamente
a termine compiti o per risolvere problemi già affrontati con successo in passato non si considera, in genere,
un'attività intelligente. Questo aspetto costituisce una distinzione fondamentale da far valere nei confronti di
coloro che ritengono le doti intellettive umane interamente riducibili a operazioni computazionali.
La cosiddetta Intelligenza Artificiale si propone di emulare le capacità del nostro cervello (quindi anche
l'intelligenza) mediante la semplice esecuzione di operazioni sulla base di procedure e regole per la
manipolazione di simboli. Essendo esse predefinite, ossia fornite prima che l'elaboratore elettronico svolga il
compito
assegnato,
non
possono
avere
nulla
di
realmente
innovativo.
Forse l'aspetto distintivo dell'intelligenza umana rispetto alle capacità di calcolo dei computer sta proprio nel
riuscire ad andare, per determinati aspetti ed entro certi limiti, oltre gli algoritmi e i riferimenti posseduti in
partenza. In ogni operazione intelligente è forse implicito una sorta di salto logico, che consente di pervenire a
risultati non completamente deducibili dagli elementi e dalle regole iniziali. In questo senso, l'intelligenza non
sarebbe del tutto indipendente dall'intuizione, la cui caratteristica principale è quella di non seguire i normali
percorsi della logica formale.
TIPI DI INTELLIGENZA
Da un'idea iniziale di intelligenza come competenza generale, monolitica, capace di esprimersi in forme
diverse, ma riconducibile a un unico fattore di base (1), si è passati a poco a poco a una concezione che
attribuisce
un'indipendenza
anche
notevole
alle
diverse
componenti.
(2)
Tra le prime tipologie ad essere riconosciute come manifestazioni autonome dell'intelligenza ci sono le capacità
logico-matematiche, le capacità verbali e l'intelligenza spaziale. Una classificazione recente e ormai famosa è
quella dello psicologo Howard Gardner, il quale individua ben 7 macro-raggruppamenti di intelligenza:
l'intelligenza linguistica, l'intelligenza logico-matematica, l'intelligenza spaziale, l'intelligenza musicale,
4
l'intelligenza
cinestetica,
l'intelligenza
personale
e
l'intelligenza
naturalistica.
(3)
Ci si può domandare se tale suddivisione non dimentichi altri aspetti importanti dell'intelligenza: ad esempio,
perché includere l'intelligenza musicale e lasciar fuori l'intelligenza pittorica, quella che consente di esprimersi
in maniera innovativa servendosi di tecniche e di combinazioni cromatiche originali? E l'intelligenza logicomatematica, che permette di effettuare ragionamenti molto elaborati e di collegare fenomeni fisici a formule più
o meno complesse, è la stessa capacità che contraddistingue il commerciante con il pallino degli affari o l'abile
speculatore finanziario? Se è così, per quale motivo accade che un grande matematico possa a volte dimostrarsi
completamente sprovveduto quando si tratta di curare i propri interessi? Ci si potrebbe spingere ancora più in
là e domandarsi se anche a un calciatore, in grado di cogliere (in una frazione di secondo e all'interno di un gran
numero di fattori in continuo movimento) l'opportunità di segnare una rete e di approfittarne, non vada
riconosciuta una forma tutta speciale e circoscritta di intelligenza, irriducibile alla mera coordinazione motoria
e/o
alle
intelligenze
spaziale
e
cinestetica.
In tale prospettiva, quella che viene comunemente chiamata intelligenza,
potrebbe essere vista come una capacità multiforme, capace di esprimersi
all'interno di una gamma di attitudini che sfuma da una forma all'altra senza
soluzione di continuità.
Negli ultimi anni, accanto alle tradizionali manifestazioni riconosciute
all'intelligenza, ha acquisito progressivamente grande importanza quella che
viene definita intelligenza emotiva, ossia la capacità di comprendere e di
utilizzare al meglio i vissuti interiori, propri e quelli degli altri, che si traduce in una maggiore fiducia in se
stessi, adattabilità ed empatia: tutti fattori che contribuiscono al successo sociale. (4)
Non si può, infine, ignorare la concezione di intelligenza proposta da Robert Sternberg, espressa nella teoria
tripolare o multi-componenziale, con la quale l'autore si propone di superare i limiti delle teorie precedenti, e
in
particolare
delle
teorie
psicometriche
e
delle
teorie
cognitive.
L'idea portante della prospettiva sviluppata da Sternberg è che l'intelligenza non rappresenti un'unica facoltà,
ma sia costituita da un insieme molto ampio di abilità cognitive tra loro diverse. Ciò richiede un certo numero
di sub-teorie, strettamente collegate tra loro, delle quali le tre più importanti si occuperebbero rispettivamente:
-
del
contesto
-
dei
processi
in
cui
cognitivi
si
che
svolge
sono
il
alla
comportamento
base
del
intelligente
comportamento
- dell'esperienza, che funge da mediatore tra l'organismo e l'ambiente esterno. (5)
MISURA DELL'INTELLIGENZA
Il primo test di intelligenza, la scala di Binet (cfr. Binet), venne utilizzato nel 1905 per misurare le capacità
intellettive dei bambini in età scolare; nel 1917 fu introdotto il concetto di QI (quoziente di intelligenza), inteso
come rapporto tra età mentale ed età cronologica. Attualmente sono moltissimi i test di intelligenza disponibili;
uno dei più usati è il WAIS-R, costituito da 11 sotto-test
5
L'INTELLIGENZA E' INNATA O DIPENDE DALL'AMBIENTE?
Il problema di stabilire se le facoltà intellettive siano geneticamente determinate oppure si sviluppino in
seguito all'interazione con l'ambiente, si trascina da alcuni decenni senza che si siano raggiunti risultati
conclusivi in un senso o nell'altro. Su questo tema, negli anni '70, si è sviluppato un aspro dibattito, in
particolar modo tra Hans J. Eysenck e Leon Kamin, due psicologi che rappresentavano le due opposte
concezioni. Gli echi di tale scontro non si sono ancora del tutto spenti, anche perché i termini del contendere
non hanno un significato puramente teorico, ma investono, com'è facile rendersi conto, anche il campo sociale,
politico, e persino quello dell'etica.
Se, infatti, le capacità attraverso cui si esprime l'intelligenza sono
ereditarie, allora è del tutto inutile compiere sforzi, impegnare risorse, umane ed economiche, a favore di
individui che sono comunque destinati a rimanere nella mediocrità. Se, invece, l'intelligenza, almeno nell'età
evolutiva, può essere accresciuta tramite appropriate tecniche, viene a cadere ogni alibi per chi vorrebbe che i
meno dotati siano abbandonati al loro destino. Non manca che sostiene che il grado di intelligenza, al contrario
di quanto credono molti innatisti, possa essere migliorato non soltanto nell'età dello sviluppo, ma anche durante
l'intero arco della vita di un individuo. Reuven Feuerstein, lo psicologo più rappresentativo di questa
prospettiva teorica, ha messo a punto un programma, largamente noto in tutto il mondo, che consente un
notevole recupero delle capacità cognitive, nei settori specifici in cui queste sono maggiormente carenti.
SESSO E INTELLIGENZA
Per secoli la donna è stata considerata meno intelligente dell'uomo. A sostegno di questa tesi si portava il fatto
che le donne, nel corso della storia, non avevano elaborato sistemi filosofici complessi, né realizzato scoperte
scientifiche
che
potessero
anche
lontanamente
eguagliare
quelle
compiute
dall'uomo.
Oggi si tende a considerare la questione in maniera differente: se, obiettivamente, non si può negare che le
donne abbiano lasciato scarse tracce di sé nel campo della filosofia, dell'arte e della scienza, si riconosce pure
che lo sviluppo e l'espressione delle facoltà intellettuali sono profondamente influenzate dai fattori sociali e
culturali.
------------NOTE
(1) Cfr., ad esempio, Charles Spearman, per il quale l'intelligenza sarebbe costituita da un unico fattore
generale (g), capace di render conto di tutte le abilità necessarie ad affrontare i diversi compiti intellettuali.
(2) All'estremo di questo tipo di posizione troviamo J. P. Guilford, che arrica a ipotizzare l'esistenza di più di
150 componenti diverse, risultanti dalla combinazione di 3 tipi di variabili fondamentali: le operazioni, il
contenuto
e
il
prodotto.
(3) Howard Gardner, Formae mentis. Saggio sulla pluralità della intelligenza, Feltrinelli, Milano, 2002
(4)
Daniel
Goleman,
L'intelligenza
emotiva
[1995],
Rizzoli,
Milano,
1996
(5) Robert Sternberg, Teorie dell'intelligenza, Bompiani, Milano, 1987
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Siti per approfondimenti
Mensa Sito del Mensa Italia, associazione che si propone di scoprire persone dotate di alto QI e di favorire i
contatti tra esse.
Intelligenza/Vivoscuola
Breve articolo di Howard Gardner sulla molteplicità delle intelligenze.
Intelligenza/Uciim.Sicilia
modelli di insegnamento.
Intelligenza/Mediamente.rai
Intelligenza/Magnaroma
Intelligenza/Splash
Intelligenza/Sitozero
USA.
Le intelligenze multiple di H. Gardner, le tre intelligenze di R. J. Sternberg,
Intervista a Howard Gardner: intelligenze multiple e nuove tecnologie.
Test per la misurazione del QI.
Test d'intelligenza on line.
Breve scheda su Intelligenza e QI. Curiosità: stima del QI di alcuni presidenti degli
Articolo: L'intelligenza umana e la computazione
http://www.ildiogene.it/EncyPages/Ency=GardnerH.html
http://www.mediamente.rai.it/biblioteca/biblio.asp?id=157&tab=int
INTERVISTA:
Domanda 1 Può illustrarci la sua teoria sulla intelligenza multipla, la teoria che lo ha reso famoso in tutto il
mondo?
Risposta
La gran parte della gente, quando usa la parola intelligenza pensa che ci sia una singola intelligenza con la
quale si nasce e che non si può cambiare molto. Si attribuisce un gran valore a quello che si chiama un IQ test,
una serie di domande alle quali si risponde bene o meno bene. Io penso che il test del quoziente intellettivo sia
una misura ragionevole del rendimento delle persone a scuola, ma esso offre una visione molto ristretta di come
sia l'intelletto umano una volta usciti dalla scuola. Nel mio lavoro ho gettato via i test perché penso che essi non
possano esaminare l'intero spettro delle capacità umane. Viceversa, ho studiato il cervello e come si è evoluto
nel corso di molti, molti anni. Ho anche studiato il tipo di abilità cui si attribuisce valore nelle diverse culture,
non solo nella nostra cultura oggi, ma nella nostra cultura storicamente, e nelle culture di tutto il mondo. Come
risultato di questo studio di molti anni ho definito almeno otto intelligenze diverse. La definizione standard di
intelligenza ed il test standard guardano a due intelligenze: quella linguistica e quella logica, che sono molto
importanti a scuola. Ma io sostengo che ci sono almeno altre sei intelligenze, incluse quella musicale, quella
spaziale - che consiste nell'abilità di valutare gli ampi spazi allo stesso modo del pilota o di un navigatore, o gli
spazi locali, come farebbero uno scultore, un architetto o un giocatore di scacchi -; l'intelligenza cinestetica
corporea, che è l'intelligenza del ballerino, dell'atleta, dell'artigiano, dell'attore; due tipi di intelligenza
personale, che consiste nella comprensione delle altre persone, come esse lavorano, come motivarle, come
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andare d'accordo con loro; l'intelligenza interpersonale, che consiste nella comprensione di se stessi, di chi si è,
di cosa si cerca di raggiungere, di quello che si può fare per avere maggiore successo nella propria vita.
Recentemente ho aggiunto una nuova intelligenza chiamata "intelligenza naturalistica", che consiste nella
capacità di riconoscere diversi oggetti nella natura: esseri viventi, piante, animali, e anche altre cose in natura
come le rocce, o nuvole o tipi diversi di tempo. Ora, tutti noi siamo dotati di queste diverse intelligenze. Infatti,
qualcuno potrebbe dire che sto definendo gli esseri umani non nel modo in cui fece Socrate, come animali
razionali, ma come animali dotati di linguaggio, di logica e così via. In ogni caso, mentre tutti noi possediamo
queste intelligenze, non esistono due persone che abbiano esattamente la stessa combinazione di intelligenze.
Qualcuno è più forte nell'intelligenza linguistica, qualcuno in quella spaziale. Anche il modo in cui combiniamo
le intelligenze o non le combiniamo è differente fra le persone, e qui entrano in gioco le implicazioni
educazionali. Perché o noi possiamo trattare tutti come se fossero uguali, il che semplicemente indirizza un tipo
di intelligenza, o possiamo cercare di capire le intelligenze dei bambini e personalizzare, individualizzare
l'educazione il più possibile. Il mio pensiero è che anche se si vuole che ognuno impari lo stesso materiale; si
può insegnarlo in molti modi, e si può anche stimare o valutare in molti modi ciò che lo studente sta imparando.
E' qui che viene fuori il ruolo della tecnologia, nell'individuazione del curriculum, dei materiali, degli
argomenti per gli studenti, e nel dare loro molti modi di studiare e molti modi di padroneggiare il materiale.
Domanda 2 Dunque qual è il ruolo delle nuove tecnologie nella teoria delle intelligenze multiple?
Risposta
Ogni intelligenza tradizionalmente è utilizzata da diverse tecnologie. Un'intelligenza linguistica dalla semplice
tecnica della penna, del libro, del microfono; l'intelligenza logica e matematica dalla tecnologia del
pallottoliere, della calcolatrice oppure dal computer; l'intelligenza musicale con gli strumenti, i sintetizzatori e
così via. Avendo degli esseri umani ed una intelligenza, si sviluppa una tecnologia da dirigere con quella
intelligenza. Ma penso che ciò che la gente vuole sapere è la relazione fra l'intelligenza e le nuove tecnologie. E'
molto importante capire che la tecnologia è solo uno strumento, niente di meno e niente di più. Ho una penna
qui. Essa è uno strumento. Posso usare la penna per scrivere un sonetto, come Shakespare o Dante. Posso anche
usare la penna per cavare un occhio a qualcuno. E' solo uno strumento. E i computer possono essere usati per
manipolare le persone o per liberarle, i computer possono essere usati per insegnare alla gente nello stesso
noioso modo rigoroso in cui si è insegnato per moltissimi anni, o possono essere usati per insegnare in modi
molto nuovi. Ovviamente, mi piacerebbe che le tecnologie venissero usate nei modi che liberano gli individui,
che consentissero loro un maggiore accesso alle cose rispetto al passato. Lasci che usi me stesso come esempio.
Io possiedo una intelligenza musicale piuttosto forte, ma non una particolare intelligenza spaziale. Quando ero a
scuola mi venne chiesto di cercare di immaginare una figura in tre dimensioni e come essa veniva trasformata.
Era un'operazione molto difficile da fare nella mia testa. Ora io posso creare una immagine sullo schermo del
computer e girarla tutto intorno, realizzando, in questo modo, davanti a me, quello che dovevo fare nella mia
testa. Poiché sono migliore nella intelligenza musicale, se ascolto una fuga, per esempio, con un tema, posso
sentire nel modo in cui il tema viene trasformato o preso da un'altra voce. Posso farlo con le mie orecchie. Ma
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se non fossi stato in grado di farlo con le mie orecchie, avrei potuto prendere un registratore, registrare la fuga,
separare le voci, seguirne una da una parte all'altra del pezzo; e di nuovo la tecnologia mi avrebbe aiutato a fare
quello
che
non
sono
in
grado
di
fare
nella
mia
testa.
Dalla mia prospettiva, la più grande promessa della tecnologia è quella di individualizzare l'educazione. Se un
insegnante ha 30 o 40 studenti e non ha a disposizione alcuna tecnologia, non ha molta scelta: lui o lei deve
leggere o dare a tutti lo stesso compito. Ma se, per esempio, un insegnante ha 30 o 40 studenti, ma ciascuno
studente possiede il proprio computer con il CD ROM o il video disk player, allora, l'insegnante può insegnare
le frazioni in un modo ad uno studente e in un altro modo ad un altro studente, e può altresì offrire allo studente
vari modi di mostrare ciò che capisce. Così la tecnologia mantiene la promessa di personalizzare ed
individualizzare l'educazione molto più che nel passato. Perché questo è importante? Tradizionalmente,
l'educazione è stata un segno di selezione. A chi pensa in un certo modo, a chi può passare per la cruna di un
ago, per usare una metafora, noi daremo un riconoscimento, e tutti gli altri saranno messi da parte perché non
sono in grado di fare le cose in quel modo. Se noi individualizziamo o personalizziamo l'educazione, invece di
avere un test che ciascuno deve superare, possiamo avere dei test appropriati per ciascuno in considerazione
della sua intelligenza. Questo significa che ognuno può essere avvantaggiato in base alle proprie potenzialità, e
non si forzeranno tutti ad essere come un certo prototipo, e se non si può essere come quel prototipo allora non
si ha alcuna opportunità.
Domanda 3 Come possono, le tecnologie, essere importanti per lo sviluppo della intelligenza?
Risposta
Attualmente ogni bambino dovrebbe essere avviato alla conoscenza dei computer con la maggiore naturalezza
possibile. Se i genitori e gli insegnanti usano i computer quasi ogni bambino li userà naturalmente. Infatti, molti
di noi che hanno una certa età ed hanno dei bambini, hanno i bambini che insegnano loro il computer e non
viceversa. Dunque, i computer non sono un problema per i bambini. E' importante che il computer sia
introdotto in modo naturale. Ciò che noi non vogliamo sono i computer che sostituiscono gli esseri umani.
Quello che un computer dovrebbe fare è consentire agli esseri umani di fare il tipo di cose che un computer non
può fare: un computer non può abbracciare, bisogna sempre essere in grado di abbracciare il proprio figlio.
Questo è un ruolo molto importante per l'essere umano. Immaginiamo di avere un figlio che non sia interessato
ai computer. Non mi preoccuperei della cosa, a meno che il bambino non sia interessato neanche ad altre cose.
Se il bambino non dovesse trovare interesse in nessuna cosa, penserei all'esistenza di un problema. Ma se un
bambino si interessa di qualche cosa, ai giorni nostri, prima o poi si interesserà ai computer, perché ogni cosa
della nostra vita è contagiata dai computer. Se un bambino si interessa agli strumenti musicali e non ad un
computer, un giorno vorrà comporre al computer o comporre musica elettronica o ascoltare la musica su un CD
ROM; solo allora si interesserà alla tecnologia.
Domanda 4 Qual è la sua opinione in merito alla tele-educazione? Crede che essa sostituirà l'insegnante
classico oppure si tratta solo di un altro modo di insegnare?
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Si possono usare tecnologie remote per aiutare ad insegnare, certamente lo si deve fare. Non c'è ragione per cui
dovrei ripetere la stessa lettura venti volte se si può fare con una video-conferenza o se può essere inserita in un
CD ROM. Comunque, come nel caso dei bambini, ci sono diverse funzioni che i computer non possono
svolgere bene con gli studenti. I computer non possono introdurre gli studenti nel mondo del lavoro, non
possono fornire valutazioni personali del lavoro degli studenti, almeno non attualmente. Dunque, io, come
insegnante uso la tecnologia allo scopo di liberarmi per svolgere delle operazioni che la tecnologia del
computer non è in grado di fare. Gli insegnanti che svolgono la solita noiosa lezione saranno presto rimpiazzati
da lezioni più interessanti mandate da Roma, da Londra o da Tokyo. In questo modo lo stimolo per gli
insegnanti sarà quello di sviluppare delle abilità che il computer non è in grado di fornire. Io sono un insegnante
e credo che l'aspetto più importante dell'apprendimento, per gli studenti, consista nell'osservarmi mentre lavoro:
vedere come mi relaziono con gli ospiti, osservare come indago su un problema di ricerca, come io guardo un
dato e gli do un senso. Questi sono elementi dell'insegnamento che mancano alla tecnologia, anche se alcuni di
essi potrebbero probabilmente essere simulati. Allo stesso modo penso che la tecnologia sarà un problema per
lo studente pigro, perché ogni risposta che il computer può dare, noi non abbiamo bisogno di averla dallo
studente. Dunque, egli dovrà avere più immaginazione, più creatività, dovrà, in sostanza, andare un po' più in
là. Insomma, penso che il computer ci stimoli ad essere attivi.
Domanda 5 Il Presidente Clinton ha detto che tutte le scuole devono collegarsi entro il Duemila. A Suo avviso
questo provvedimento è sufficiente per una buona preparazione delle generazioni future? Se non lo è, di cosa
abbiamo bisogno?
Risposta
Penso sia uno slogan politico. Non gli costa nulla dire questo. Se lei chiedesse a me se preferirei avere tutte le
scuole collegate ad Internet o se preferirei che ci fossero buoni insegnanti ed una libreria, io sceglierei dei buoni
insegnanti e la libreria. Tuttavia, il suo punto di vista è appropriato. Viviamo in un'era tecnologica, e la gente ha
bisogno di avere contatti con luoghi lontani via Internet; quindi non polemizzerei con quello che dice, poiché si
tratta di un'affermazione politica che non ha molta sostanza.
Domanda 6 Quindi, il problema consiste nella creazione di una disponibilità di informazioni per gli stessi
insegnanti, perché altrimenti avremo degli insegnanti che non hanno alcuna competenza nel settore tecnologico.
Risposta
Non è solo una questione di insegnanti che sappiano come entrare - questo è facile da fare - o come mostrare il
modo di entrare nel Web mondiale. Il problema più importante è nella qualità di informazioni contenute in
Internet. Questo problema richiede un giudizio da parte di qualcuno per sapere cosa ignorare, a cosa fare
attenzione. Il problema del giudizio è di più difficile risoluzione rispetto alla conoscenza necessaria per
accedere ad Internet. Bisogna aiutare a distinguere. Io dico sempre che l'informazione non è la stessa cosa della
conoscenza, che la conoscenza non è la stessa cosa del giudizio, e il giudizio non è la stessa cosa della
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saggezza. Sono necessarie delle persone sagge, Internet non aiuta a divenire saggi. Può anche far diventare
matti se si crede ad ogni cosa contenuta in esso. Ma certamente si può dire la stessa cosa dei libri: esistono
moltissimi libri pieni di cose senza senso. Penso che la differenza stia nel fatto che per essere in grado di
pubblicare un libro sia necessaria una certa cifra. Invece, ognuno è in grado di mettere qualsiasi cosa nel Web
mondiale, e per questa ragione i pericoli disponibili sono maggiori, e, di conseguenza, si deve essere dei
migliori scopritori di pericoli.
Domanda 7 In base alla sua esperienza, qual è l'età migliore per un bambino per cominciare ad usare il
computer?
Risposta
Penso che la maggior parte dei bambini che possiedono un computer comincerebbero ad interessarsi ad esso
non appena fossero abili a muovere un mouse. Ma, ancora, non mi preoccuperei se un bambino non lo facesse.
Così come trova interessanti altre cose, prima o poi il bambino troverà interessante anche il computer. Molti
genitori si preoccupano enormemente se il loro bambino di tre, quattro, cinque o sei anni non è un esperto di
computer. Penso sia folle preoccuparsi. Mi preoccuperei molto di più se non avesse voglia di uscire, di giocare
con altri bambini o di arrampicarsi sugli alberi, o di andare sull'altalena, o se non volesse andare allo zoo
oppure osservare quando si cucina. La ragione per la quale è folle preoccuparsi è che ogni pochi anni i
computer cambiano totalmente, in ogni caso. Dieci anni fa si diceva che bisognava insegnare ai bambini come
programmare. Ora nessuno lo dice più. Dunque, i genitori dovrebbero usare il loro giudizio e non agitarsi solo
perché il loro bambino non passa tutto il suo tempo con il mouse.
Domanda 8 Ma Internet può dare dei problemi. C'è un'età in cui si può usare Internet senza rischi ed esiste un
modo per navigare in Internet senza correre pericoli?
Risposta
Io penso che sia importante per i genitori non limitarsi a mettere il bambino in una stanza dove si trova il
computer e lasciarlo da solo. E, naturalmente, una volta che il bambino può leggere i libri, probabilmente non si
vuole che legga qualsiasi cosa per il solo fatto che è in grado di farlo. A mio avviso Internet è, in qualche modo,
più affascinante. I bambini sono più propensi a lavorare insieme su Internet, piuttosto che leggere insieme. Ma
ogni volta che ci sono stati dei genitori ed un Giardino dell'Eden, c'erano dei pericoli in giro, e i genitori che
lasciavano i bambini completamente affidati a se stessi avevano dei bambini che si cacciavano nei guai. I
genitori che non solo si occupavano dei bambini, ma che dimostravano di avere dei modelli nella loro vita,
avevano molto meno di cui preoccuparsi. Io penso che i figli abbiano sempre dei segreti per i loro genitori, e,
probabilmente, così come un buon genitore non dovrebbe dare per certo che suo figlio non fumi o non faccia
uso di droghe, allo stesso modo, un buon genitore non dovrebbe affermare che suo figlio senz'altro non è su una
chat room illecita. Penso che si debba mantenere uno stretto contatto con i bambini. Ma gli argomenti tabù non
sono una novità. In America noi segnaliamo i programmi a rischio per i bambini. Ma si è scoperto che non
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appena i bambini imparano questa cosa vogliono vedere proprio quei programmi che non dovrebbero. Dunque,
limitarsi a segnalare quei programmi non risolve il problema.
Domanda 9 Dunque, a Suo avviso, è giusto o no il controllo dei genitori sui programmi e la censura su
Internet? Si dovrebbe mettere un lock sui programmi che un bambino non dovrebbe vedere?
Risposta
Io, certamente, credo nel controllo da parte dei genitori. Ma probabilmente non sarà possibile rendere
inaccessibili tutti i siti. Ogni giorno la gente inserisce nuovi contenuti sul net, e si dovrebbe dipendere, in
qualche misura, dal giudizio delle persone che producono questi sistemi, e si deve dipendere dalla misura del
buon senso dei figli rispetto alle cose dalle quali stare lontani. Ciò significa che il proprio sistema di valori è
molto importante. Io so che non sono capace di aver nulla a che fare con alcun tipo di violenza nel media.
Trovo che mi fa stare male, ma non posso impedire che i miei figli, che sono interessati alla violenza, la
guardino. Ma credo che essi vedano che io provo ripugnanza per queste cose, che le trovo ripugnanti, e penso
che il mio atteggiamento produca un effetto su di loro. Bisogna avere abbastanza fiducia nei propri figli, nel
fatto che non verranno distrutti solo perché vedono una cosa volgare su Internet. Dopo tutto, qualcuno potrebbe
essere ucciso proprio nella casa vicina. Non si può impedire questo tipo di cose. Bisogna occuparsene, quando
avvengono, aiutare i bambini a capirle. Se un bambino fa una cosa sbagliata, bisogna dirglielo e poi andare
avanti, senza fare un caso di quello che è avvenuto.
Domanda 10 L'informazione oggi cammina molto più in fretta che nel passato. A causa dei media noi
riceviamo molti più input dei nostri padri. Come può tale velocità influire sulla nostra intelligenza?
Risposta
Non è molto noto, ma il quoziente intellettivo è salito costantemente in questo secolo. Sale di qualche punto
ogni dieci anni; negli ultimi quarant'anni il quoziente intellettivo della gente in tutto il mondo è passato da 10 a
15 punti. E' piuttosto interessante. E penso che la spiegazione stia nel fatto che un numero maggiore di persone
vanno a scuola, e la scuola rende più brillanti. Una maggiore esposizione delle persone a più informazioni per
un periodo più lungo della loro vita, non solo a scuola, influisce sull'intelligenza. Ma molto dipende dalla
qualità dell'informazione su Internet. Più televisione si vede, più ci si deprime, più ci si stanca, perché la gran
parte del materiale televisivo è terribile. Se il materiale televisivo fosse buono come questo programma, allora
la gente diventerebbe più intelligente anche guardando la televisione per tutto il tempo. Dunque, similmente,
sono sia la qualità del materiale di Internet che l'uso che se ne fa ad influire sulle capacità intellettive delle
persone. Penso che questa sia la chiave. Si possono leggere tutti i giornali del mondo e finire per essere confusi,
perché il giornale palestinese dice cose diverse da quello israeliano, e il giornale giapponese dice cose diverse
da quello italiano. Quindi, è necessario decidere quello a cui si presta attenzione e perché, cosa far diventare
parte della propria mente e cosa respingere. E credo che Internet creerà una grande responsabilità nelle persone
per ciò che riguarda questo tipo di giudizio. Inoltre, è ovvio che con la velocità attraverso cui le cose al mondo
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cambiano e con il flusso continuo di informazioni, le persone dovranno continuare ad imparare in un modo
molto più sistematico, altrimenti non saranno neppure in grado di parlare e di trattare con i loro vicini. Dunque,
quando si parla di società educata o di una società per l'educazione, non si usa solo uno slogan , si descrive un
mondo che non credo cambierà nel tempo della nostra vita. Tutte le gratificazioni, nel futuro, saranno per le
persone che capiscono quanto sia importante sapere come imparare. Sapere come usare le nuove tecnologie è
essenziale, sapere come distinguere fra il buono e il cattivo è importante, così sapere cosa tenere e cosa buttar
via. E poi, forse, la parte più difficile è avere una visione periferica, che vuol dire, di tutte le cose del mondo che si tratti di tecnologia o di altro - quali tipi di cose sembrano puntare al futuro e quali puntano al passato.
Questo non vuol dire che la tradizione sia negativa. Infatti, io credo molto nella tradizione e non penso che le
cose nuove significhino che dovremmo eliminare la tradizione. Comunque, parlando di qualche cosa come la
Chiesa Cattolica, che è una istituzione molto tradizionalista, se la Chiesa Cattolica fosse ignorante sul Web,
sarebbe un disastro per la chiesa. Dunque, bisogna conoscere i nuovi media e le nuove tecnologie, ma esse non
possono dire quali dovrebbero essere le convinzioni essenziali e i valori delle persone.
Domanda 11 Il bambino ricco utilizzerà Internet ed altre nuove tecnologie e il bambino povero no.
Svilupperanno intelligenze differenti o avranno le stesse chance?
Risposta
Io credo che la ragione per cui il Presidente Clinton insista affinché ogni scuola abbia Internet è perché egli sa
che altrimenti i bambini che lo hanno a casa avranno un vantaggio rispetto a quelli che lo hanno a scuola. E'
chiaro che quando un nuovo strumento viene inventato, che sia una matita, un'automobile o un computer, le
persone che hanno a disposizione quello strumento sono avvantaggiate rispetto a quelle che non possono averlo.
Questo non vuol dire che se non si è in grado di scrivere non si può ottenere nulla, nel mondo. Conosco persone
ignoranti che hanno successo. Si può essere incapaci di usare le nuove tecnologie, ma essere ugualmente in
grado di costruirsi un successo personale. Nella maggior parte dei casi, ovviamente, è bene sapere come usare
una penna, come guidare una macchina e come usare un computer. E chiunque dicesse che non è importante,
mi piacerebbe vederlo tenere il computer lontano dai suoi figli. Sono sicuro che non lo farebbe, perché il
computer è chiaramente una parte importante della nostra vita da questo momento in poi.
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