Influenza Aviaria

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Influenza Aviaria
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INFLUENZA AVIARIA
Analisi del rischio e sistema di allerta e prevenzione.
Giornate di Studio del Gruppo UEN
06 Febbraio - 09 Febbraio - Hotel Bauer
VENEZIA
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INTERVENTO DELL’ ON. SERGIO BERLATO
Introduzione :
L'influenza aviaria, soprattutto per il terrorismo psicologico che viene fatto da molti
mezzi di informazione, viene percepita come una delle più serie minacce per la salute
pubblica mondiale.
Con toni ingiustificatamente allarmistici si paventa la possibilità, nel caso in cui
avvenisse una mutazione del virus tale da rendere possibile il contagio da uomo a
uomo, di veder manifestarsi una nuova pandemia. Alcuni citano addirittura la
rispondenza con cicli pandemici che si sono avuti nella storia e ricordano che le
pandemie si sono manifestate più o meno a distanza di 40 anni tra loro.
Partendo dal presupposto che l'ultima grande pandemia si è manifestata in Europa nel
1968, qualcuno ritiene maturi i tempi per il manifestarsi di una nuovo catastrofico
evento.
Al di là di facili allarmismi, anche per evitare squallide speculazioni utilizzate per
trarre dalla paura delle persone vantaggi di natura politica o ingenti guadagni da parte
delle industrie farmaceutiche, si ritiene invece molto più utile approfondire quale sia
lo stato attuale della situazione e conoscere in maniere più approfondita quali siano gli
strumenti di risposta preparati dagli stati membri dell’ Unione europea.
In questo senso voglio ricordare che proprio questa regione che ci ospita,, la Regione
del Veneto, si distingue per un grande contributo allo studio, al monitoraggio ed alla
prevenzione dell'influenza aviaria sul territorio italiano. L'Istituto Zooprofilattico delle
Venezie, con sede a Legnaro in provincia di Padova, é il centro di referenza italiano
sulla malattia. L’Istituto rappresenta il riferimento a livello internazionale nello
sviluppo di strategie di controllo della malattia e nella ricerca. Inoltre opera anche a
supporto del nostro Ministero per la salute nel preparare i piani di intervento.
Grazie a questo Istituto è possibile effettuare un'analisi obiettiva e non allarmista sullo
stato di questa epidemia.
La Giunta regionale del Veneto, qui rappresentata dall’Assessore regionale Elena
Donazzan, ministro regionale di Alleanza Nazionale che, tra le numerose sue
competenze, ha anche quella per la sicurezza alimentare e la tutela del consumatore, si
è distinta in tutto lo stato italiano per obiettività, tempestività ed efficacia di interventi
atti a garantire una corretta informazione nei confronti dell’opinione pubblica ed
adeguate iniziative rivolte a prevenire la diffusione del virus dell’influenza aviaria.
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Il virus dell'influenza aviaria
L'influenza aviaria é una malattia infettiva dei volatili domestici e selvatici.
Soltanto alcuni sottotipi di questo virus, tra cui l'H5, hanno come caratteristica il fatto
di potersi trasformare da virus influenzali a bassa patogenicità in virus ad alta
patogenicità. Come noto, i virus aviari non sono di per sé in grado di trasmettersi con
efficacia all'uomo. Devono viceversa prima acquisire la capacità di infettare cellule
umane, evento che può avvenire per mutazione o ricombinazione con virus influenzali
tipicamente umani.
Sul virus sappiamo che é particolarmente resistente alle basse temperature e rimane
vitale per lunghi periodi anche nell'acqua. Bisogna ricordare altresì che viene distrutto
ad una temperatura di 60 gradi con una cottura di tre minuti e che quindi la psicosi sul
consumo delle carni bianche risulta oggettivamente priva di ogni fondamento.
Il virus dell'influenza aviaria, con diversi sottotipi, aveva già colpito nel passato
allevamenti di pollame in Europa ma era stato prontamente controllato minimizzando
i rischi.
In particolare si era già presentato in Olanda nel 2003, sotto forma di H7N7, causando
la morte di un veterinario e l'infezione di 83 persone. Anche in Italia, nel 1998, si
erano avuti dei casi ma soltanto nel pollame sotto forma di H7N1.
Pertanto é un virus contro cui si può agire e che siamo già riusciti a sconfiggere.
Stato di diffusione della malattia e mappa del rischio
Gli ultimi dati riferiti dall'ECDC (il Centro europeo per la prevenzione ed il controllo
delle malattie), ci indicano che il 19 gennaio 2006 ci sono stati 21 casi di contagio
umano da influenza aviaria in Turchia, di cui 4 finiti con il decesso della persona
contagiata.
Il virus, come confermato dai centri epidemiologici turchi, é stato identificato come
l'A/H5N1. Il contagio umano é avvenuto in soli 13 giorni.
Tuttavia si può notare che l'età media dei contagiati é di soli 8 anni. Inoltre questi
bambini erano arrivati molto tardi presso le strutture ospedaliere rispetto al comparire
dei primi sintomi di malattia. Infine bisogna ricordare che tutti avevano avuto un
contatto quotidiano e domestico con il pollame nonché, in molti casi anche con gli
indumenti usati per la macellazione.
Inoltre, come notano gli esperti dell’OMS e delll'ECDC, Il Centro europeo di
prevenzione e controllo delle malattie , é interessante l'indicazione secondo la quale
da quando sono state messe in opera le misure di prevenzione da parte del governo
turco non si é verificato nessun nuovo caso di contagio.
La notizia più importante, tuttavia, é quella dell'assenza di evidenze relative alla
temuta mutazione del virus tale da renderla trasmissibile da uomo a uomo né in
Turchia né in Asia, dove ci sono stati recentemente 10 nuovi casi tra Vietnam e
Thailandia.
In Europa ceppi del virus H5N1 continuano ad essere rilevati negli uccelli in
Romania, Croazia e nella parte turca di Cipro.
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Vale però la pena ricordare che l'Organizzazione Mondiale della Sanità mantiene lo
stato di allerta relativo alla influenza aviaria alla fase 3 (in una scala di 6) che
corrisponde alla seguente definizione : "un nuovo sottotipo di virus sta causando
malattie tra gli esseri umani ma non é in grado di diffondersi in maniera efficace tra
gli umani " .
L'allarme c'é e bisogna mettere in opera misure di controllo e un sistema di allerta e
prevenzione rapida per non trovarsi impreparati. Tuttavia bisogna evitare di
drammatizzare la situazione oltre il necessario al fine di non provocare assuefazione
al pericolo e calo dell'attenzione oltre a rilevanti danni economici nel settore avicolo.
Come anche insensate appaino le misure preventive di abbattimento massiccio di
volatili in assenza di segni certi di contagio.
Cosa fa l'Unione Europea
L'Unione europea ha predisposto nel Novembre 2005 un Piano per la preparazione e
l'intervento nel caso di influenza pandemica.
In questo piano, assume un ruolo chiave la Commissione che ha il compito di
svolgere il coordinamento della gestione dell'emergenza e di aiutare gli Stati membri
a compilare i propri programmi nazionali di preparazione alla pandemia.
La detenzione della malattia é affidata al sistema di allarme rapido e reazione (ARR)
facente parte della Rete comunitaria di sorveglianza epidemiologica e di controllo
delle malattie trasmissibili.
Inoltre, dal Maggio 2005, opera l'ECDC, Il Centro europeo di prevenzione e controllo
delle malattie che fornisce una consulenza scientifica alla Commissione sulle misure
da prendere in caso di sviluppo della malattia. L'ECDC ha anche rilasciato un
manuale su come minimizzare i rischi di contagio disponibile al pubblico sul suo sito.
A Londra si trova invece il laboratorio che analizza per conto della Ue i tessuti
sospetti per accertare la presenza o meno del virus.
Sempre a livello europeo é stato predisposto il divieto totale di importazione di uccelli
domestici e selvatici sul proprio territorio, bando che é stato di nuovo prorogato.
Anche l'importazione di piume é stata interdetta.
L'Unione europea si é fatta anche intermediatrice tra gli stati membri e le industrie
farmaceutiche promuovendo l'acquisto di stock di antivirali.
Entro il corrente mese di febbraio, gli stati membri dovranno richiedere attraverso la
Commissione la quantità di produzione desiderata per il prossimo autunno. IN assenza
di tali ordini la produzione non riuscirebbe a garantire le quantità richieste. Infatti,
come affermato recentemente dal Commissario Kiprianou, dal momento che il
vaccino ha scadenza annuale, le industrie non procedono ad una produzione sostenuta
se non hanno ordinazioni chiare e garanzie per l'acquisto degli stock ordinati.
Su questi ordini, la Commissione ha l'intenzione di imporre una percentuale di riserva
che dovrà essere ceduta dagli stati membri per creare uno stock comunitario di vaccini
da utilizzare all'occorrenza per que gli Stati che siano colpiti da pandemia, anche al di
fuori dell'Unione europea.
Interessante sottolineare che gli stati membri in sede di Consiglio sanità non sono
riusciti ad accordarsi su un obbligo di solidarietà ovvero sull'obbligo di cedere i
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vaccini acquistati ad un diverso stato membro che si dovesse trovare a fronteggiare
effettivamente lo scoppio di focolai di influenza sul proprio territorio.
In particolare secondo il Commissario sarebbe proprio la Francia, ad opporsi ad un
eventuale impegno in questo senso.
Sui vaccini, vale sottolineare che, comunque, la Commissione sta studiando le
proprietà del Tamilflu in quanto, secondo le parole dello stesso Commissario
Kiprianou, le sue proprietà curative sono state purtroppo ampliamente sopravvalutate.
Anzi, secondo quanto affermato, il medicinale servirebbe al massimo a mitigare i
sintomi e non a curare l'influenza aviaria.
Inoltre, si stanno studiando a livello europeo le capacità di resistenza dell'H5N1 al
Tamilflu che, secondo le ultime notizie, starebbe sviluppando una certa resistenza al
medicinale. Anche per questo gli esperti consigliano cautela nel farne uso al di fuori
dei casi strettamente necessari.
Quanto al vaccino vero e proprio, bisogna ricordare che gli stati membri stanno
acquistando solo le "basi" del vaccino sulle quali innestare il virus una volta
identificato. In questo modo si dovrebbero poter ridurre a tre, i sei mesi necessari per
la produzione del nuovo vaccino che, ovviamente, sarà immesso sul mercato con una
scarsa sperimentazione.
Dal lato dei finanziamenti, l'Unione europea si é fatta promotrice di una conferenza
di donatori per la lotta contro l'aviaria che si é svolta a Pechino in Gennaio ed ha
ottenuto grandi successi. Sono stati raccolti 1,9 miliardi di euro (di cui 214 milioni
donati dall'UE e 114 dagli stati membri) che verranno assegnati per la maggior parte
come donazioni per la lotta all'aviaria nei paesi toccati dal virus. Di questa somma, 20
milioni di euro saranno destinati alla ricerca specifica sull'aviaria.
Si é anche recentemente tenuta una simulazione di uno stato di allarme (cd. Common
Ground) a livello europeo che ha prodotto buoni risultati. Tuttavia le informazioni
erano poche e lo stesso Commissario ha ammesso che in caso di un flusso maggiore
di informazioni, ad es. indicazioni su più focolai di influenza il sistema potrebbe non
reggere! 'E evidente che tale sistema deve essere urgentemente migliorato.
L'Unione europea ha disposto il divieto di importazione di uccelli domestici e
selvatici nonché l'importazione di piume. Sono vietati, altresì, su tutto il territorio
europeo il raggruppamento di uccelli in mercati, fiere e manifestazioni culturali a
meno che lo Stato membro non rilasci un'autorizzazione speciale.
Viceversa, non si é ritenuto di dover imporre l'obbligo generalizzato di chiusura degli
uccelli domestici all'interno di stalle coperte. Tale provvedimento é stato richiesto
dall'UE soltanto limitatamente ad alcune zone a rischio. Per il resto, gli stati membri
hanno deciso autonomamente su provvedimenti di questo tipo.
Sempre dal punto di vista agricolo, la Commissione si sta occupando di produrre un
documento destinato al Consiglio di febbraio in cui si valutano i pro e contro di una
vaccinazione sistematica del pollame domestico. Si tratterebbe di una misura molto
costosa dal momento che il vaccino deve essere iniettato due volte per essere efficace
ed i suoi costi superano quelli del pollame stesso.
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Misure di prevenzione adottate in Italia
Con un decreto dell'Ottobre scorso, il Consiglio dei ministri ha stanziato 50 milioni di
euro per l'acquisto di antivirali ed ha acquisito il diritto di prelazione per 35 milioni di
dosi di vaccino.
Una provvedimento importante teso a rassicurare i consumatori, che particolarmente
in Italia avevano risentito della psicosi da influenza aviaria, é stata l'introduzione
dell'obbligo di etichettatura delle carni bianche con l'indicazione del luogo di
provenienza, produzione e macellazione in modo da consentire la tracciabilità delle
carni.
Inoltre é stato istituito un centro di coordinamento per le malattie animali come anche
un dipartimento per la sanità veterinaria presso il Ministero della Salute. E’ stata
altresì potenziata l'attività' veterinaria ed i controlli attraverso l'assunzione di nuovi
medici veterinari e di operatori esperti nell'assistenza e nelle prevenzione.
Inoltre sono stati rafforzati i contingenti di carabinieri della Sanità (Nas) per
permettere maggiori controlli alle frontiere sulla carne e il pollame di importazione e
per prevenire l'ingresso nel Paese di alimenti e carni clandestine.
Il ruolo dei cacciatori nella prevenzione e nel monitoraggio dell'influenza aviaria
Gli stati membri riuniti in seno al Comitato permanente per la catena alimentare e la
salute animale, hanno riconosciuto che i cacciatori, insieme alle autorità forestali,
rivestono una funzione importante per il monitoraggio sul territorio.
Molti paesi membri e molte Regioni nell'Unione Europea hanno inserito i cacciatori
come protagonisti di un'operazione sistematica di campionatura sul loro cacciato
richiedendo l’invio di campioni dei volatili da loro uccisi ai centri specializzati nel
monitoraggio dell'influenza aviaria. Utilissima è risultata la loro collaborazione nel
segnalare i casi di morti sospette di avifauna di cui venivano a conoscenza.
Con questo sistema si è ottenuto un controllo insostituibile sul territorio, senza alcun
costo per la collettività, consentendo in tempo reale di aver dati su tutta la situazione
europea.
L'Unione europea ha per ora, dal canto suo, consigliato di tenere separati dagli
animali domestici gli uccelli acquatici usati come richiami vivi nell’attività venatoria
in quanto questi potrebbero portare l'infezione dall'ambiente domestico a quello
selvatico o viceversa facilitando l'interscambio di germi patogeni.
Inoltre, molto importante per l'UE é una corretta informazione di tutti i cittadini sulle
basilari precauzioni igieniche per prevenire il diffondersi di tutti i virus, compresi
quelli relativi all’influenza aviaria.
Conclusioni
Per concludere, bisogna trattare l'influenza aviaria con la dovuta cautela ma senza
allarmismi ingiustificati.
Bisogna evitare provvedimenti affrettati che inducano il panico nella popolazione e
che nel medio termine possano creare un effetto di assuefazione e di calo
dell'attenzione.
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Piuttosto occorre garantire una corretta informazione sulle norme di comportamento
per i singoli ed aumentare i controlli alle frontiere sui prodotti importati per prevenire
l'importazione illegale.
Quel che é certo é che non si hanno riscontri oggettivi miranti ad accreditare l’ipotesi
della mutazione del virus H5N1 in modo tale da ingenerare una pandemia.
Proprio per mantenere alto il livello dell'attenzione bisogna evitare l’emanazione di
provvedimenti ingiustificati frutto della fretta o della pressione mediatica scatenata
dai mezzi di informazione, utilizzando invece tutte le risorse umane disponibili sul
territorio per monitorare attentamente lo stato di evoluzione di questa epidemia che,
se tenuta attentamente sotto controllo, si rivelerà tutt’altro che pericolosa per il genere
umano.
SICUREZZA ALIMENTARE E
TUTELA DEL CONSUMATORE
INTRODUZIONE
La politica europea degli alimenti è fondata su standard elevati di sicurezza
alimentare al fine di tutelare il più possibile la salute dei consumatori. La produzione e il
consumo di alimenti è un fatto centrale di ogni società e ha ripercussioni economiche,
sociali e, in molti casi, ambientali. Le condizioni e la qualità dell'ambiente, in particolare
dell'ecosistema, possono influire sui diversi anelli della catena alimentare. La politica
ambientale svolge quindi un ruolo importante al fine di assicurare alimenti sicuri ai
consumatori.
Il settore agro-alimentare è di grande importanza per l'economia europea nel suo
complesso. L'industria degli alimenti e delle bevande è uno dei principali settori
industriali nell'UE con una produzione annuale pari a quasi 600 miliardi di euro, vale a
dire a circa 15% dell'output manifatturiero complessivo. Da un raffronto internazionale
emerge che l'UE è il maggior produttore al mondo di prodotti alimentari e bevande.
L'industria degli alimenti e delle bevande è il terzo datore di lavoro industriale dell'UE
con più di 2,6 milioni di lavoratori, 30% dei quali si situano in piccole e medie imprese.
D'altro canto, il settore agricolo ha una produzione annuale di circa 220 miliardi di euro e
fornisce l'equivalente di 7,5 milioni di posti di lavoro a tempo pieno. L'esportazione di
prodotti agricoli, di prodotti alimentari e di bevande ammonta a circa 50 miliardi di euro
all'anno. L'importanza economica e l'onnipresenza dei prodotti alimentari nella nostra
vita fanno capire che vi deve essere un forte interesse per la sicurezza alimentare nella
società nel suo complesso e in particolare tra le autorità pubbliche e i produttori.
Ai consumatori si deve offrire un'ampia gamma di prodotti sicuri e di alta qualità
provenienti da tutti gli Stati membri. Questo è il ruolo essenziale del mercato interno. La
catena della produzione alimentare sta diventando però sempre più complessa. Ogni
singolo anello di tale catena deve essere altrettanto forte degli altri se si vuole che la salute
dei consumatori sia adeguatamente protetta. Tale principio deve valere
indipendentemente dal fatto che gli alimenti vengano prodotti nella Comunità
europea o importati da paesi terzi. Una politica efficace di sicurezza alimentare deve
riconoscere la natura "interconnessa" della produzione alimentare. Essa richiede
la valutazione e il monitoraggio dei rischi che possono derivare alla salute dei
consumatori dalle materie prime, dalle prassi agricole e dalla lavorazione degli alimenti;
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essa richiede un'efficace azione normativa per gestire tali rischi nonché la messa in atto e
la gestione di sistemi di controllo onde sorvegliare e assicurare l'attuazione di tali norme.
Per tali ragioni al fine di adottare un'impostazione globale e integrata "dai campi alla
tavola", la legislazione deve prendere in considerazione tutti gli aspetti della catena di
produzione alimentare: a partire dalla produzione, dalla trasformazione, dal trasporto,
dalla distribuzione fino alla fornitura dei prodotti alimentari o degli alimenti per animali.
E' bene comunque ricordare che la catena alimentare europea è una delle più sicure al
mondo e che il sistema attuale funziona sufficientemente bene. La libera circolazione di
prodotti alimentari sicuri e sani è un principio essenziale del buon funzionamento del
mercato interno dell'UE. Tuttavia, le differenze tra le legislazioni del settore alimentare
negli Stati membri talvolta ostacolano la libera circolazione dei prodotti alimentari.
Pertanto è necessario definire a livello comunitario una base comune per le
misure che disciplinano i prodotti alimentari e i mangimi per animali.
Quadro normativo generale e costituzione dell'EFSA
Le procedure di sicurezza alimentare dell’UE riguardano tutta la catena di produzione
degli alimenti destinati al consumo animale e umano. L’Unione Europea fornisce una
legislazione esaustiva e delinea le responsabilità di produttori e fornitori per
contribuire a garantire la qualità e la sicurezza della catena alimentare. Va riconosciuto
che le normative UE sono tra le più severe al mondo.
Per rendere più trasparente e scientifico il settore della regolamentazione alimentare, alla
fine degli anni ’90 è stata avviata una revisione del quadro normativo UE. Nel 1997 è
stato messo a punto un nuovo sistema di consulenza scientifica. Oltre al Comitato
Direttivo Scientifico, sono state istituite otto nuove commissioni scientifiche. Nel 2002 è
stata creata l’EFSA, Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare, organismo
indipendente che lavora in stretta collaborazione con vari enti e istituti scientifici degli
stati Membri, offrendo una consulenza scientifica su tutte le questioni che influiscono
direttamente o indirettamente sulla sicurezza alimentare. L’organismo supervisiona tutte
le fasi di produzione e di fornitura degli alimenti, dal settore primario fino alla
distribuzione ai consumatori. L’EFSA si occupa anche dei rischi legati alla catena
alimentare ed effettua una valutazione scientifica su qualsiasi tema che abbia effetti diretti
o indiretti sulla sicurezza della fornitura alimentare, compresi i problemi correlati alla
salute e al benessere degli animali e delle piante.
Approccio completo e integrato
La politica della sicurezza alimentare si basa su un approccio completo e integrato. Ciò
significa che esso deve considerare l'intera catena alimentare - dai campi alla tavola.
Rintracciabilità
Una politica alimentare efficace richiede la rintracciabilità dei percorsi dei mangimi e degli
alimenti nonché dei loro ingredienti. L’Unione europea ritiene necessaria l’introduzione
di procedure adeguate per agevolare tale rintracciabilità. Tra di esse vi è l'obbligo per le
imprese del settore dei mangimi e degli alimenti di assicurare che vi siano procedure
adeguate per ritirare i mangimi o gli alimenti dal mercato là dove si presenti un rischio
per la salute dei consumatori. Necessaria da parte degli operatori la tenuta di adeguati
registri dei fornitori di materie prime e di ingredienti in modo da consentire di
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identificare la fonte di un eventuale problema. Va ribadito tuttavia che l'identificazione
chiara dei percorsi dei mangimi e degli alimenti e dei loro ingredienti è una questione
complessa che deve tenere conto della specificità di diversi settori e prodotti.
Analisi del Rischio
L'analisi del rischio costituisce il fondamento su cui si basa la politica di sicurezza degli
alimenti. L'UE parte dal presupposto, nella sua politica alimentare, dall'applicazione delle
tre componenti dell'analisi del rischio: valutazione del rischio (consulenza scientifica e
analisi dell'informazione), gestione del rischio (norme e controlli) e comunicazione del
rischio.
Monitoraggio e sorveglianza
La Commissione e gli Stati membri raccolgono un grande quantitativo di informazioni su
questioni legate alla sicurezza alimentare. Le principali fonti di informazione sono reti per
il monitoraggio e la sorveglianza della sanità pubblica, piani di sorveglianza delle zoonosi
e dei residui, sistemi di allarme rapido, sistemi di informazione nel settore agricolo,
sorveglianza della radioattività ambientale e attività di ricerca nonché reti di ricerca
associate. Tuttavia, i sistemi esistenti sono stati sviluppati ciascuno per conto proprio e
non sempre vi è un coordinamento delle diverse fonti di informazione. L'integrazione dei
sistemi di raccolta di dati e quella dei sistemi di analisi dei dati sono i due principi
ispiratori in quest'ambito al fine di trarre i massimi benefici dagli attuali sistemi di raccolta
dati.
Sistemi di allarme
In generale, il sistema di allarme rapido per gli alimenti funziona bene per i prodotti
alimentari destinati al consumatore finale. Esistono vari altri tipi di sistemi di notifica in
diversi ambiti, come quello delle malattie trasmissibili degli esseri umani e degli animali, i
prodotti di origine animale bloccati alle frontiere esterne dell'UE, i movimenti di animali
vivi, il sistema di intervento in caso di emergenza radiologica. Ma ancora una volta un
uso integrato delle informazioni è difficile a causa della diversità degli obiettivi e della
portata di tali sistemi. Inoltre, certi ambiti sono stati coperti con notevole ritardo, ad
esempio quello dei mangimi per gli animali.
Occorre creare un quadro giuridico completo e armonizzato che estenda la portata
dell'attuale sistema di allarme rapido in modo da comprendere tutti gli alimenti e i
mangimi. Esso dovrebbe estendere gli obblighi degli operatori economici di notificare le
emergenze in materia di salute alimentare e assicurare appropriate informazioni ai
consumatori e alle organizzazioni di settore. Inoltre, si dovrebbe istituire un'appropriata
correlazione con altri sistemi di informazione rapida. Questo sistema dovrebbe anche
essere esteso ai paesi terzi per le informazioni in entrata e in uscita.
Ricerca
L'eccellenza scientifica richiede investimenti nella Ricerca al fine di ampliare la base di
conoscenza scientifica in materia di sicurezza alimentare. Nell'ambito del VII Programma
Quadro di Ricerca, i progetti comunitari di Ricerca Scientifica sulla sicurezza alimentare
sono condotti sulla base di programmi di lavoro pluriennali. Tali programmi
comprendono azioni indirette (azioni a costi condivisi) e azioni dirette condotte dal
Centro Comune di Ricerca della Commissione. I loro obiettivi sono essenzialmente
finalizzati a migliorare le conoscenze scientifiche e a contribuire a costituire una solida
base scientifica su cui impostare le politiche e i regolamenti. Il VII Programma Quadro è
impostato su un approccio di soluzione dei problemi al centro del quale vi sono i
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cittadini e i loro bisogni. Si effettuano azioni di ricerca particolarmente nel campo delle
tecnologie alimentari avanzate, di metodi sicuri di produzioni e distribuzione degli
alimenti, di nuovi metodi per valutare la contaminazione, i rischi chimici e l'esposizione
ad essi, il ruolo dell'alimentazione nella promozione della salute, sistemi armonizzati di
analisi degli alimenti.
CONCLUSIONI
In campo alimentare, il “rischio zero” non esiste e neppure la migliore legislazione e i
più avanzati sistemi di controllo possono metterci completamente al riparo da
contaminazioni determinate da eventi di forza maggiore o messe in atto da persone con
intenti criminali.
Tuttavia la sicurezza alimentare può essere salvaguardata al meglio con una
condivisione di responsabilità di tutti coloro che gravitano intorno all’area
dell’alimentazione, a cominciare dal legislatore, europeo e nazionale, all' imprenditore
agricolo, dalle reti di distribuzione all'industria per finire poi con il consumatore.
L'UE deve integrare sempre di più gli obiettivi in materia di salute e di tutela dei
consumatori in tutte le politiche comunitarie al fine di prendere decisioni politiche che
tengano sempre presente la tutela della salute e gli interessi dei cittadini.
Allo stesso tempo l'azione dell'UE deve volgere ad accrescere la capacità dei cittadini
di decidere al meglio riguardo alla loro salute e proteggere quest'ultimi dai rischi
che sfuggono al controllo dell'individuo e che gli Stati membri da soli non
possono contrastare in maniera efficace.
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