gennaio 2009 - Lega Italiana Osteoporosi

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gennaio 2009 - Lega Italiana Osteoporosi
NOTIZIE LIOS
n. 30
gennaio 2009
LEGA ITALIANA OSTEOPOROSI
Per la ricerca, la prevenzione e la cura delle malattie demineralizzanti delle ossa
Assoc. senza scopo di lucro, fondata nel 1981
Sede: Via Masolino da Panicale, 6 - 20155 Milano
AGGIORNAMENTO E RINGRAZIAMENTO
La Lega Italiana Osteoporosi (LIOS) onlus ringrazia le molte persone che hanno risposto all’Allarme rosso,
pubblicato sul sito www.lios.it e su Notizie LIOS di ottobre-dicembre 2008 (inviato a circa 2000 indirizzi). Da fine
dicembre a oggi, abbiamo ricevuto oltre 290 donazioni, per un totale di circa 5.200 euro. Questo dà
all'Associazione un minimo di respiro, almeno per qualche mese, e ci permette di guardare con più fiducia al futuro.
Resta il fatto che, se il flusso di contributi dovesse nuovamente arrestarsi, entro pochi mesi la LIOS si troverebbe
ancora nella condizione di avere difficoltà anche a coprire le spese ordinarie (affitto, luce, telefono, posta...).
A tutti coloro che tengono alla LIOS e la considerano utile, continuiamo quindi a chiedere un aiuto. Se credete
nell’importanza del lavoro della LIOS, se avete fiducia nella correttezza delle nostre informazioni, aiutateci ad
aumentare i nostri contatti. Fateci conoscere fra parenti, amici e conoscenti, soprattutto “pubblicizzando” il sito
www.lios.it. Allargare la rete dei sostenitori è il solo modo di garantire la sopravvivenza della LIOS, assicurando
contemporaneamente la sua assoluta indipendenza da ogni interesse puramente commerciale. Ricordiamo anche
che da quando la LIOS è diventata onlus le donazioni sono detraibili,
secondo quanto previsto dal D.P.R. 917/1986, indicandole nella propria
dichiarazione dei redditi. La LIOS invierà regolare ricevuta per tutti i
La situazione ci impone di
versamenti pari o superiori ai 50 euro.
ridurre al massimo le spese...
... e facciamo quindi presente che
CONSIGLIO DIRETTIVO DEL 4 FEBBRAIO 2009
questo è l’ultimo numero di “Notizie
LIOS” inviato anche alle persone che
Il Consiglio Direttivo della LIOS onlus del 4 febbraio 2009 ha fissato in
da diversi anni non hanno più alcun
50 euro la quota minima di associazione per l’anno 2009. A termini di
contatto con la LIOS e non hanno più
Statuto (art. 5), una semplice donazione, anche superiore a tale quota
inviato nemmeno un minimo conminima, non implica l’acquisizione automatica dello stato di socio, con
tributo. Riceveranno il prossimo
pieni diritti di voto nelle assemblee ordinarie e straordinarie della LIOS
numero solo le persone che
onlus e il diritto di essere eletti a cariche sociali. Per diventare soci della
hanno inviato almeno 10 euro
LIOS onlus a tutti gli effetti occorre inviare domanda scritta al Consiglio
dopo il 1 gennaio 2008.
Direttivo della LIOS (via Masolino da Panicale 6 - 20155 Milano), che
Ci sembra solo un inutile spreco di
confermerà l’accettazione e l’iscrizione nel Libro Soci.
carta e di denaro continuare a inviare
“Notizie LIOS” a persone che
La domanda può essere inviata:
probabilmente non hanno più alcun
per posta a: Lega Italiana Osteoporosi onlus
interesse a riceverlo.
 via Masolino da Panicale 6 - 20155 Milano
per fax al numero 02 3921 1533
♪♪♪
per e-mail a: [email protected]
Ovviamente, chi in questo momento
non può mandarci nulla, ma desidera
Bastano poche righe, per esempio:
lo stesso continuare a ricevere
Al Presidente del Consiglio Direttivo LIOS onlus.
“Notizie LIOS”, non deve sentirsi
Il sottoscritto .... (nome, cognome e indirizzo completo, possibilmente
trascurato! Scriveteci o telefonateci che
anche telefono, fax, e-mail ) .... , avendo versato in data ............ la
desiderate comunque continuare a ricequota associativa annuale per il 2009, pari a 50 euro, chiede di diventare
vere il nostro bollettino e noi conti"Socio LIOS onlus 2009" a tutti gli effetti e di essere iscritto al Libro Soci.
nueremo a mandarvelo.
(data e firma)
RACHITISMO E OSTEOMALACIA
Sono due nomi per un’unica malattia metabolica ossea:
“rachitismo” è la malattia dei bambini, “osteomalacia” quella
degli adulti. Una volta erano relativamente frequenti, specie
nei paesi nordici. Poi, con il miglioramento delle condizioni
di vita, sono diventate sempre più rare. Negli anni recenti,
per vari motivi, sono di nuovo in aumento.
Sono malattie caratterizzate da difettosa mineralizzazione
dell’osso (accumulo di matrice non mineralizzata). L’osso
resta più molle e debole del normale e, per il peso del corpo,
va incontro a deformazioni (es. gambe storte) e anche a
fratture.
LA STRUTTURA DELL’OSSO
Ricordiamo che l’osso è formato da 3 componenti:
la matrice proteica, detta anche matrice osteoide (una
fitta rete di fibre di “collagene”)
la componente minerale (sali di calcio e fosforo
cristallizzati, depositati sulla matrice)
la componente cellulare (osteoblasti, osteoclasti,
osteociti): le cellule che continuamente demoliscono
osso vecchio e ricostruiscono osso nuovo.
Ogni osso comprende una parte interna simile a una
spugna (osso spugnoso o trabecolare) e una parte
esterna dura e liscia (osso compatto).
La mineralizzazione ossea
Per mineralizzare la matrice osteoide, lo scheletro richiede
minerali (soprattutto calcio e fosforo), vitamina D, e il lavoro degli osteoblasti. Gli osteoblasti producono e
depositano la matrice nelle aree in cui deve formarsi “osso” (p. es. nelle aree in cui l’osso vecchio è stato “demolito”
dagli osteoclasti), e poi favoriscono la cristallizzazione di calcio e fosforo (che arrivano con la circolazione del
sangue). La carenza di calcio o fosforo, o la carenza di “metaboliti attivi della vitamina D”, impedisce il normale
processo di mineralizzazione e determina la comparsa di
rachitismo o osteomalacia.
IL METABOLISMO DELLA VITAMINA D
Ricordiamo brevemente che la vitamina D è
principalmente prodotta nella pelle per azione dei raggi
UVB della luce del sole.
Solo piccole quantità si trovano negli alimenti (pesci
grassi, uova), salvo aggiunte artificiali (latte). La
vitamina D nativa deve essere “attivata” (prima nel
fegato a 25-idrossi vitamina D, e poi nel rene a 1,25diidrossi vitamina D) per poter agire sull’intestino
(stimolando l’assorbimento del calcio) e sull’osso
(facilitando la mineralizzazione).
Come si presentano osteomalacia e rachitismo
L’osteomalacia e il rachitismo possono presentarsi con segni
e sintomi molto variabili: ritardo nella crescita (rachitismo),
dolori ai muscoli e alle ossa, deformità delle ossa (p.es.
gambe “storte”, cifosi), debolezza. Nelle forme avanzate,
può essere difficile camminare e si può arrivare alle fratture.
Diverse forme di osteomalacia e rachitismo
La forma più comune è legata a una carenza di vitamina D
“attiva” (per ridotta produzione, malassorbimento, malattie
epatiche, terapia cronica con antiepilettici). Una volta identificata la causa, la somministrazione di supplementi di
vitamina D porta in genere a un rapido miglioramento. Altre forme, più difficili da diagnosticare e la cui cura è più
complessa, possono essere legate a malattie renali, tra cui l’insufficienza renale cronica, a alterato metabolismo o
resistenza all’azione della vitamina D, o alterato metabolimo del fosforo (ipofosforemia). Molte delle forme rare
sono ereditarie.
RACHITISMO E OSTEOMALACIA DA CARENZA DI VITAMINA D
Sono più a rischio le persone che stanno quasi sempre al chiuso e non si espongono mai al sole: per esempio
anziani, specie se ricoverati in case di riposo, neonati nati in inverno nelle regioni nordiche (se non ricevono
supplementi di vitamina D), donne velate per motivi religiosi, poveri (es. immigrati) che vivono in ambienti malsani
e hanno un’alimentazione carente. L’osteomalacia da carenza di vitamina D si verifica anche nelle varie forme di
malassorbimento, tra cui la celiachia non riconosciuta e e non curata con dieta priva di glutine. Una carenza di
vitamina D legata a una ridotta “attivazione” si manifesta nelle malattie epatiche croniche come la cirrosi (ridotta
sintesi di 25-idrossi vitamina D nel fegato) e nell’insufficienza renale cronica (ridotta sintesi di 1,25-diidrossi
vitamina D nel rene).
Per curare questa malattia occorre, come è intuitivo, dare la vitamina D che manca. Si usano sia la vitamina D3
”nativa” sia i metaboliti attivi (25-idrossi vitamina D o calcifediolo; 1,25-diidrossi vitamina D o calcitriolo; 1-alfaidrossi vitamina D o alfacalcidolo). Se la causa della carenza è un malassorbimento intestinale occorre
somministrarla periodicamente per via parenterale (iniezione); negli altri casi la terapia è di solito “per bocca”. La
terapia delle carenze di vitamina D va prescritta dal medico e seguita con scrupolo, stando in particolare attenti a
non assumere quantità eccessive di vitamina D (p.es. assumendo anche“integratori” in libera vendita, non prescritti
dal medico). Infatti un eccesso di vitamina D può alla lunga essere dannoso, e le terapie a lungo termine devono
essere seguite con gli opportuni esami periodici (tra cui calcemia, calciuria, livello di 25-idrossivitamina D, ecc.).
ancora una volta parliamo di...
BISFOSFONATI
Dato che continuiamo a ricevere molte richieste di chiarimenti, rifacciamo
il punto sulla terapia con i bisfosfonati. I bisfosfonati sono tra i farmaci più
1. Dire che i bisfosfonati sono
“molto sicuri” non vuol dire che non usati contro l'osteoporosi e, secondo molti studi, riducono
siano possibili “effetti collaterali” o significativamente il rischio di fratture. Rallentano il riassorbimento osseo,
“reazioni avverse” anche gravi. Ciò
può succedere con tutti i farmaci e portano quindi alla stabilizzazione (o modesto aumento) di massa e
senza eccezioni: dire che un densità ossea. Possono essere usati sia da donne che da uomini, e anche
farmaco è “molto sicuro” significa nelle osteoporosi secondarie a malattie croniche o all'uso di corticosteroidi.
solo che le reazioni gravi sono
molto rare.
La terapia va iniziata sulla base di una diagnosi di osteoporosi e va assunta
2. Non esistono certezze in a lungo, in genere senza interruzioni. A parte le controindicazioni di cui si
medicina:ogni cura va fatta sulla dirà più sotto, i bisfosfonati sono farmaci molto sicuri, ormai sperimentati
base di un corretto calcolo rischida molti anni e usati da milioni di persone in tutto il mondo.
benefici.
3. A parte i cosiddetti “farmaci da I principali bisfosfonati attualmente in uso per l’osteoporosi sono:
banco” (comunque da prendere
alendronato (per bocca, 10 mg al giorno o 70 mg una volta alla
seguendo le regole del foglietto settimana). L’alendronato da 70 mg (settimanale) è disponibile anche in
informativo), tutti i farmaci devono
essere usati solo su prescrizione associazione con 2800 UI (70 mcg) o 5600 UI (140 mcg) di vitamina D.
medica e seguendo le indicazioni
risedronato (per bocca, 5 mg al giorno o 35 mg una volta alla
del medico.
settimana;
di recente è entrata in commercio la formulazione da 75 mg, da
4. Non curatevi da soli o per sentito
dire. I farmaci usati male o a assumere per due giorni consecutivi una volta al mese)
sproposito sono in genere inutili e a
ibandronato (per bocca, 150 mg una volta al mese)
volte anche dannosi.
clodronato (uno dei primi bisfosfonati usati per l’osteoporosi: 100 mg
5. Interpretate con intelligenza
quello che viene detto su giornali o per iniezione intramuscolare, 1 fiala ogni 7-15 giorni; esiste anche una
TV: spesso le informazioni sui formulazione orale, raramente usata)
farmaci sono date in modo
impreciso, e soprattutto sono date in Più di recente sono stati approvati per l’osteoporosi altri due bisfosfonati
modo da “fare notizia”.
iniettabili, prescrivibili e somministrabili solo in ospedale:
6. Non abbiate paura di chiedere
ibandronato (infusione endovenosa, 3 mg ogni 3 mesi)
chiarimenti ai vostro medico e fidazoledronato (per infusione endovenosa, 5 mg ogni 12 mesi)
tevi dei suoi consigli. Non pensate
che un farmaco nuovo sia automa- Si tratta di farmaci da usare nell’osteoporosi ad alto rischio di frattura
ticamente migliore di uno vecchio.
Tenete presente che dei farmaci quando non è possibile assicurare la continuità delle cure con altri farmaci.
vecchi sappiamo tutto o quasi tutto, L’ibandronato è approvato solo per donne in menopausa, lo zoledronato
di quelli nuovi ancora no.
anche per uomini. Infine, sebbene in Italia sia registrato solo per
l'Osteogenesi imperfetta, in caso di difficoltà con i bisfosfonati da prendere
per bocca si può usare, in alternativa, anche il neridronato (25 mg per iniezione intramuscolare, 1 fiala al mese).
Modalità di assunzione I bisfosfonati per bocca si assorbono con difficoltà, e per questo vanno presi al mattino a
stomaco vuoto. Essendo acidi assai irritanti per bocca e esofago (non per lo stomaco, che è protetto dagli acidi),
devono essere subito deglutiti con un intero bicchiere d'acqua (meglio se “oligominerale”), e dopo l'assunzione non
ci si deve sdraiare per evitare un reflusso nell’esofago. Per facilitare l’assorbimento, non si devono assumere cibi
(inclusi latte e yogurt) o altri farmaci per almeno mezz'ora dopo averli presi.
Controindicazioni I bisfosfonati per via orale sono controindicati nel caso di serie patologie gastroesofagee,
impossibilità di stare a busto eretto per più di 30 minuti, ipocalcemia. Devono essere assunti con opportune
precauzioni se la clearance della creatinina è minore di 35 ml/min. Non devono essere assunti in gravidanza o
allattamento: le donne in età fertile possono usarli solo prendendo misure contraccettive.
Effetti indesiderati e reazioni avverse Sono stati segnalati: esofagite, erosioni e ulcere esofagee; ulcere gastriche e
duodenali; dolore addominale; disturbi della digestione o della deglutizione; gonfiore addominale; dolori
muscolo-osteo-articolari; stitichezza o diarrea; flatulenza; cefalee; osteonecrosi della mandibola (vedi sotto). I
fenomeni allergici (eruzioni cutanee, eritema, orticaria, edema di labbra, lingua, faringe) sono rari.
Bisfosfonati e “osteonecrosi della mandibola” Da alcuni anni è stata segnalata questa rara ma potenzialmente
grave complicanza dell'uso di bisfosfonati. Il problema ha avuto grande risonanza sulla stampa e noi continuiamo a
ricevere email e telefonate allarmate di persone che usano o dovranno usare questi farmaci e che hanno bisogno di
cure odontoiatriche. Cerchiamo quindi ancora una volta di chiarire i termini e dare le informazioni essenziali.
Osteonecrosi vuol dire “morte dell’osso”: una porzione di osso “muore”, nel senso che muoiono le cellule
(osteoblasti, osteoclasti e osteociti) che fanno dell’osso un tessuto vivo e che si rinnova continuamente. A seconda
dell’entità e della regione colpita l’osteonecrosi può avere conseguenze minime oppure dare dolore o anche
facilitare le fratture. L’osteonecrosi è un fenomeno, per fortuna molto raro, che almeno in teoria può riguardare
qualunque osso. Per esempio, in certe malattie croniche è stata osservata a livello della testa del femore o
Note importanti
dell’omero, del ginocchio, delle dita, anche in
persone che non avevano mai usato
Donate il 5 x MILLE alla LIOS !
bisfosfonati. La causa non è chiara, anche se
almeno in alcuni casi sembra essere legata a
Da quest'anno è possibile donare alla LIOS il 5 per mille
attraverso la denuncia dei redditi (modello integrativo CUD,
insufficiente apporto di ossigeno (problemi
modello Unico o modello 730).
cardiovascolari). Comunque i bisfosfonati
non devono essere “demonizzati” sotto
Per farlo occorre
questo aspetto: per esempio, proprio i
FIRMARE IL RIQUADRO
bisfosfonati sono utilizzati nella cura
“Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale,
dell’osteonecrosi della testa del femore legata
delle associazioni di promozione sociale e delle associazioni
a uso cronico di corticosteroidi.
riconosciute ..."
L’unica forma di osteonecrosi che è stata
e
posta in relazione all’uso di bisfosfonati è
SCRIVERE
IL
CODICE
FISCALE della LIOS
quella delle ossa che alloggiano i denti:
9701
3440
157
mandibola e mascella. I fattori di rischio
sembrano essere: durata dell'assunzione di
bisfosfonati,
operazioni
chirurgiche
odontoiatriche (non semplici otturazioni, ricostruzioni o copertura con corone, ma solo estrazioni dentarie,
impianti o altri interventi che coinvolgono l’osso alveolare), malattie dentali o periodontali, protesi non adatte,
tumori, fumo, uso cronico di corticosteroidi, cattiva igiene orale. Quasi tutti i casi sono stati osservati in malati di
cancro con metastasi ossee, con cattiva igiene orale, trattati con alte dosi di cortisone e con alte dosi di bisfosfonati
per via endovenosa, a seguito di interventi odontoiatrici importanti. I casi riportati in pazienti con altre malattie
(osteoporosi, morbo di Paget osseo), trattati con bisfosfonati per via orale, sono pochissimi. In genere,
l’osteonecrosi da bisfosfonati si manifesta con un ritardo nella guarigione dell’osso mascellare o mandibolare dopo
un’estrazione dentaria o altro intervento di chirurgia orale. Rarissimamente può comparire anche in assenza di
interventi odontoiatrici: in tal caso i sintomi iniziali sono intorpidimento, parestesie, bruciore, a cui seguono
alterazioni della mucosa con comparsa di ulcere persistenti. Il dolore può essere anche piuttosto forte, ed è in
genere dovuto a infezioni locali dell’osso esposto. Non esistono cure specifiche, e la situazione va affrontata caso
per caso.
La prevenzione, attraverso un'accurata igiene orale, è la misura più importante ed è raccomandata per tutti i pazienti
in cura con bisfosfonati. Una valutazione della bocca e dei denti, oltre che una valutazione degli eventuali fattori di
rischio, dovrebbe essere fatta prima di iniziare una terapia con bifosfonati, o appena possibile dopo averla iniziata.
Se possibile, sarebbe meglio sottoporsi a estrazioni dentarie o altre procedure chirurgiche sulla bocca prima di
iniziare la terapia con bisfosfonati. L’opportunità di eseguire un intervento odontoiatrico importante in pazienti già
in cura con bisfosfonati deve essere valutata, come del resto si deve fare in molte situazioni cliniche, con un
corretto calcolo “rischi-benefici”. Nei casi in cui l’intervento è comunque necessario, dato che l’osteonecrosi è quasi
sempre legata allo sviluppo di un’infezione batterica nell’osso esposto, è raccomandata un’appropriata terapia
antibiotica proseguita per almeno 10 giorni dopo l'intervento. Fra gli specialisti non c’è accordo sull’opportunità di
sospendere una terapia con bisfosfonati già in corso prima dell’intervento: secondo molti, la lunga permanenza dei
bisfosfonati nell’osso renderebbe inefficace la sospensione, dato che quelli già assunti in passato continuerebbero ad
agire a lungo.
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