12-33-Domenica 11^ TO-B

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12-33-Domenica 11^ TO-B
DOMENICA 11^ DEL TEMPO ORDINARIO – 17 GIUGNO 2012
Anonimo, Seminatori, 1800 ca.
Il passo del vangelo di Marco cita due realtà, all'apparenza piccole, come il chicco di grano e l'ancor
più piccolo granello di senape; due realtà che potrebbero sembrare trascurabili, tanto è irrilevante il
loro peso e il loro volume, ma che contengono in sé un'energia vitale insospettabile; infatti, una volta
gettati nel terreno, affiorano dal buio della terra spaccando le zolle e si affacciano alla luce; il primo
per produrre la spiga, ricca di molti altri chicchi, il secondo trasformandosi rapidamente da sabbia
scura in un flessuoso arbusto e poi in albero, con rami e fronde che accolgono e danno riparo.
Il Regno di Dio che, nel racconto di Marco. è paragonato ad un seme, è effettivamente il seme della
Parola, gettato dal Padre nel solco oscuro della Storia umana perché si apra alla bellezza della vita
vera.
Fuor di metafora, il seme della Parola è il Figlio stesso di Dio, lui stesso Dio che si è fatto uomo in
Gesù di Nazareth. E' Cristo che ha portato tra gli uomini il regno di Dio, Lui, Gesù, che si è fatto
simile a quel chicco di grano.
In questo quadro vediamo raffigurati i seminatori che dormienti “vegliano” sul loro raccolto, ma
anche senza la loro completa attenzione il seme cresce nel terreno, così come il Calice veniva bevuto
da Gesù nell’Orto degli Ulivi, accettando il suo compito di Salvatore, nonostante i discepoli stessero
dormendo. La Grazia di Dio, simboleggiata dall’Angelo che Semina svolge la sua azione sempre e
costantemente. Così la crescita del regno di Dio non dipende dalle forze umane; essa supera le
capacità umane poiché ha in sé un proprio dinamismo.
Questo messaggio è un messaggio di speranza, poiché, adottando una prospettiva umana,
potremmo dubitare del trionfo del regno di Dio. Esso si scontra con tanti ostacoli. Noi stessi
costituiamo un ostacolo alla realizzazione del regno di Dio con la nostra cattiva volontà e con i nostri
peccati. È bene dunque che sappiamo che, a poco a poco con una logica che non è quella umana,
con un ritmo che a noi sembra troppo lento, il regno di Dio cresce e continuerà a farlo.
Scelta dell’immagine e commento di Sara Veronesi
PREGHIERA
O Padre, che a piene mani semini nel nostro cuore il germe della verità e della
grazia, fa' che lo accogliamo con umile fiducia e lo coltiviamo con pazienza
evangelica, ben sapendo che c'è più amore e più giustizia ogni volta che la tua
parola fruttifica nella nostra vita.
VANGELO
Lettura – leggo per capire cosa dice il Signore
Le immagini del regno di Dio, chicco di grano e piccolissimo seme di senape, hanno
una costante. Sono i simboli di un Regno che ha per origine una Chiesa che
cammina nel tempo con pazienza e umiltà, ma con la fede e la speranza che il
Regno è di Dio
Dal Vangelo secondo Marco
Nella parabola si
contrappone la mietitura,
ossia l’avvento del Regno
di Dio all’inattività
dell’uomo.
Il regno è costruito da Dio,
e la parabola afferma la
priorità assoluta di Dio
(4,26-34)
In quel tempo, Gesù diceva (alla folla)
26
«Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul
terreno;
27
dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme
germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.
Dopo la semina, quindi, gli
atteggiamenti sono:
pazienza e fiducia.
28
Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la
spiga, poi il chicco pieno nella spiga;
29
e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce,
perché è arrivata la mietitura».
In questa parabola si
contrappone alla
piccolezza del seme e la
grandezza dell’arbusto.
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Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o
con quale parabola possiamo descriverlo?
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È come un granello
di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più
piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; 32 ma, quando viene
Nel progetto di Dio la Chiesa è il piccolo seme, l’albero finale è il Regno di Dio
seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante
dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono
fare il nido alla sua ombra».
33
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la
Parola, come potevano intendere.
34
Senza parabole non
parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Lettura – leggo per capire cosa dice il Signore
Meditazione – cosa Dio dice a me
Preghiera – cosa io posso dire a Dio
Condivisione – comunico ai fratelli quello che il Signore mi ha fatto capire
Azione – cosa può cambiare per me
PRIMA LETTURA
Significativa la parabola di Ezechiele; dall’albero della dinastia di Davide Dio
staccherà un piccolo ramo e lo pianterà nella terra libera, dove il popolo di Dio
diventerà un grande cedro, alla cui ombra tutti potranno essere protetti.
Dal libro del profeta Ezechiele (17,22-24)
22
Così dice il Signore Dio:
Un ramoscello io prenderò dalla cima del cedro,
dalle punte dei suoi rami lo coglierò
e lo pianterò sopra un monte alto, imponente;
23
lo pianterò sul monte alto d’Israele.
Metterà rami e farà frutti
e diventerà un cedro magnifico.
Sotto di lui tutti gli uccelli dimoreranno,
ogni volatile all’ombra dei suoi rami riposerà.
24
Sapranno tutti gli alberi della foresta
che io sono il Signore,
che umilio l’albero alto e innalzo l’albero basso,
faccio seccare l’albero verde e germogliare l’albero secco.
Io, il Signore, ho parlato e lo farò».
SALMO RESPONSORIALE (SaI 91/92,2-3.14-16)
È bello rendere grazie al Signore.
È bello rendere grazie al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,
annunciare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte.
I1 giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio.
Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno verdi e rigogliosi,
per annunciare quanto è retto il Signore,
mia roccia: in lui non c’è malvagità.
SECONDA LETTURA
Come il Cristo portiamo in noi il destino dell’uomo, la sua grandezza e la sua
miseria. San Paolo ci invita a vivere quaggiù con una speranza fondata su Cristo,
non su noi stessi.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (4,7-10)
6
Fratelli, sempre pieni di fiducia e sapendo che siamo in esilio lontano dal Signore
finché abitiamo nel corpo –
7
camminiamo infatti nella fede e non nella visione –,
8
siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il
Signore.
9
Perciò, sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di
essere a lui graditi.
10
Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo,
per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia
in bene che in male.
PREGHIERA
Signore, mi dai una prospettiva diversa del tuo Regno,
e della Chiesa, piccolo seme
che cresce nell’umiltà e nella paziente speranza,
fino a diventare cieli nuovi e terra nuova.
Con le parole di un anonimo credente,
Signore, mi rivolgo a Te
che mi hai donato questa Chiesa.
La Chiesa che sfocerà nella grandezza
del Regno che da essa nascerà.
Questa Chiesa carica di contraddizioni rendono evidente
la tua presenza e mi offrono motivi di speranza.
Per questo anch’io ti dico:
«Voglio cantare una canzone d’amore
alla mia chiesa, vecchia come il mondo
e giovane come l’alba di questa mattina.
Voglio danzare al ritmo
della musica del cuore
davanti a tutta la chiesa
che è disseminata in tutto il mondo.
Voglio gridare all’universo intero
che è profondo il mio amore.
I gelosi le stanno lontano
perché dicono che
ha parecchie rughe sul volto:
anch’io del resto le vedo:
eppure l’amo.
Tace quando vorrei che parlasse;
eppure l’amo.
Parla quando vorrei che tacesse:
eppure l’amo.
L’amo perché mi ha generato alla fede,
mi ha condotto alla dura scuola di Cristo.
L’amo perché capisce
le mie stanchezze e i miei crucci,
non si dimentica quando da lei me ne vado lontano,
non mi respinge quando, tutto stracciato, ritorno da lei.
L’amo perché è fatta
da pochi santi e da molti peccatori come me;
perché è generosa nell’amore
e fedele nella promessa;
solo a lei posso dire i miei peccati
senza sentirmi né umiliato,
né condannato, né giudicato.
L’amo perché sa aspettare
le mie lente maturazioni,
perché malgrado tutto,
è sempre più comprensiva di tutti;
è sempre più giovane di tutti;
è sempre più nuova di tutti;
è sempre più Cristo di tutti.
Per te, chiesa mia, ho scommesso la vita
e so con certezza che non perderò,
perché Cristo è accanto a te, è in te, è te.
E Cristo è Dio.
Per tutti i secoli dei secoli. Amen».
Anche se non se siamo consapevoli,
la Chiesa ci ha accolto tutti,
perché tutti siamo Figli di Dio
e facciamo parte della sua famiglia.
Questo è la Chiesa.
Fermiamoci a riflettere sulle conseguenze di questa affermazione.