attribuendo l`impoverimento del massiccio alla troppo lunga
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attribuendo l`impoverimento del massiccio alla troppo lunga
attribuendo l'impoverimento del massiccio alla troppo lunga persistenza delle nevi e dei ghiacciai anche dopo le fasi dell'epoca glaciale, quando, secondo la teoria, si sarebbe verificato il ritorno delle piante dai territori di rifugio alle antiche sedi. Questa prolungata permanenza dei ghiacci e delle nevi (di cui sarebbe documento probante lo sviluppo dei ghiacciai che ammantano il colosso e che da esso scendono come enormi fiumane fino ai campi di Courmayeur e di Chamonix) avrebbe impedito alle piante reduci dall'esilio a cui le aveva relegate il periodo glaciale, di rioccupare gli antichi territori. Da ciò la povertà grandissima della flora del M. Bianco. A questa teoria, cara al D E C A N D O I X E , si oppone però una considerazione molto semplice. Massicci montuosi, non meno importanti del M . Bianco, quali, ad es. il Gran Paradiso, il M. Rosa, ed il Gran Combin che si ergono nelle vicinanze del M . Bianco, sono straordinariamente ricchi di piante rare, pur essendo ammantati di ghiacciai non meno poderosi, e pur essendo stati esposti dopo l'epoca glaciale alle stesse condizioni che si verificarono sul M . Bianco. Basta pensare alla ricchezza fantastica delle Valli di Cogne, di Ceresole e di Valsavaranche, a quella delle Valli di Zermatt e di Gressoney, ed a quella di Bagne, del Gran S. Bernardo e di Ollomont, per dover scartare a priori la teoria sopra esposta. La ragione di questa povertà è un'altra. Io la vedo nella esistenza della poderosa fascia di terreni carboniferi che dalla Savoia penetra nella Valle d'Aosta fra il Piccolo S. Bernardo e la Valgrisanche, ed avvolge (tenendosene però un po' lontana) la catena del M. Bianco, passando poi in Svizzera a levante del Gran S. Bernardo. Questa fascia di terreni rappresenta per moltissime piante proprie delle Alpi Graie una specie di veleno che le esclude del tutto dalle regioni da essa occupate. Chi dal Colle dell'Iseran, posto nelle vicinanze del Gran Paradiso, percorre la splendida strada che per -La Val d'Isère e Tignes conduce al Piccolo S. Bernardo, trova fino a Tignes moltissime fra le piante più rare proprie della catena delle Alpi Graie (o, per essere più esatti, del Gran Paradiso), ma, superata la stretta di Tignes, là dove cominciano i terreni carboniferi, la flora si immiserisce d'un tratto e si mantiene povera fino al Piccolo San Bernardo. Evidentemente tutti questi terreni carboniferi costituiscono uno sbarramento, un ostacolo, all'avanzata delle piante verso il M . Bianco. E siccome questo è costituito da roccie granitiche,, in gran parte protogino che è per se stesso poco adatto ad albergare certe piante, si comprende che l'associazione dei due fenomeni : fascia dei terreni carboniferi all'intorno e roccia protoginica al centro, determina la povertà da tutti con sorpresa notata della flora del Monte Bianco.