Il Cane Pastore della Sila - Club Italiano Pastore della Sila

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Il Cane Pastore della Sila - Club Italiano Pastore della Sila
€ 10,00
IL CANE PASTORE DELLA SILA
ISBN 978-8888637-41-9
Isabella Biafora
Il Cane Pastore della Sila
A cura del
Club Italiano del Pastore della Sila
© 2012 Edizioni LibrAre
isbn 978-8888637-41-9
LibrAre è un marchio registrato da l’Eco S.r.l.
www.planeonline.it
Art Direction Emilio Arnone
Impaginazione Biagio Oliverio
Club Italiano del Pastore della Sila
Isabella Biafora (Presidente)
Consiglio direttivo:
Alessandri Alfredo
Caligiuri Serafino
Matteo Florio (Segretario e Tesoriere)
Alfredo Garbati
Davide Marra (Vice Presidente)
Biagio Oliverio
Giuseppe Pascale
Sede sociale:
Az. Zootecnica Biafora,C.da Jurevetere, San
Giovanni in Fiore, Cosenza
sede amministrativa:
Via della Repubblica N°6,
89011,Spezzano della Sila, fraz. Camigliatello
Silano, Cosenza, Italy.
www.facebook.com/pastoredellasila
info segreteria: (Matteo Florio) 328.0817628
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Indice
Chi è il Cane da
Pastore della Sila
Le origini
Indole e funzione
Aspetto generale
e morfologia
Chi è il C.I.P.S. Il progetto del C.I.P.S.
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Isabella Biafora
Il Cane Pastore della Sila
A cura del
Club Italiano del Pastore della Sila
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Premessa
Ero molto piccola, avevo circa sei o sette anni, quando mio padre, professore di matematica e fisica, decise di mettere in piedi, per pura passione, una piccola azienda zootecnica nel
cuore della Sila Grande, esattamente in Loc. Jurevetere nei pressi di San Giovanni in Fiore.
Mi portava con lui tutte le domeniche ed io, con grande felicità, mi divertivo a giocare coi
vitellini e a fare la piccola esploratrice nei boschetti di pino che circondavano l’azienda.
A pochi chilometri in linea d’aria dalla nostra stalla vi era uno stazzo dove tutte le estati il
nostro confinante, detto U’ Jurdanu, transumava le sue capre nere dai collari di legno rossi.
Lui, U’ Jurdanu, usava quello stazzo da molto tempo prima che mio padre acquistasse quel
terreno e, da buon vicino, al nostro insediamento, ci omaggiò in segno di stima e di benvenuto, di una coppia di cuccioli maschi neri col petto crociato bianco.
Uno dei due diventò il mio inseparabile compagno di giochi della domenica per tanti anni,
lo chiamavo Zof.
Zof era la mia ombra, mi accompagnava sempre nelle lunghe passeggiate che facevo tra
quei pini così odorosi di timo e, dai ricordi di mio padre, quei cani neri dagli occhi rossi,
furono i più affidabili ed intelligenti che abbia mai utilizzato per la custodia della nostra
azienda.
Purtroppo U’ Jurdanu morì e anche le sue capre nere smisero di salire in quello stazzo.
Zof e suo fratello invecchiarono e non avendo una femmina della stessa razza mio padre
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non ebbe più modo di allevarne altri.
Gli anni passarono, io mi appassionai sempre di più all’agricoltura e alla zootecnia tanto da
farle diventare oggetto di studio.
Tornata dall’università acquistai, da alcuni allevatori cinofili del centro Italia, dei soggetti di
cane da pastore Maremmano Abruzzese, da utilizzare sia per la custodia dell’azienda che
per fare allevamento, e Zof credevo fosse solo un ricordo lontanissimo di quegli anni così
spensierati, in cui la zootecnia era ancora una bellissima favola.
Un giorno, tramite uno dei più cari amici di mio padre, l’ingegnere Colosimo, ebbi la
fortuna di conoscere suo cugino, il Prof. Serafino Caligiuri che, da subito, suscitò in me
grande fascino e curiosità per le sue vastissime conoscenze sulla zootecnia calabrese e le
sue tradizioni.
Da questo incontro è nata una profondissima amicizia, per me fonte di grande ricchezza
intellettuale.
E’ stato proprio il Professore a condurmi nei luoghi dove ancora i cani della mia infanzia
vengono utilizzati e per fortuna, grazie alle loro indubbie qualità, mai sostituiti dagli allevatori di quelle famose capre nere dai collari di legno rossi.
E’ una realtà zootecnica tradizionale, tutta calabrese, che ancora si è mantenuta vergine,
anche se notevolmente messa in difficoltà.
Spero tanto che, questo piccolo opuscolo, susciti in chi lo legge la stessa curiosità e lo stesso entusiasmo che provo io ogni volta che mi avvicino ad uno di questi meravigliosi cani.
Isabella Biafora
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Chi è il Cane da Pastore della Sila
Il cane da Pastore della Sila, alias Pastore Calabrese, è il cane-custode degli
armenti calabresi. Questo cane rappresenta la memoria storica-genetica di
un tipo di sistema socio-culturale che da millenni fa parte della tradizione
agropastorale della Calabria. Attualmente è ancora presente negli allevamenti transumanti sull’Altopiano Silano, in modo particolare nelle popolazioni
autoctone caprine nella zona della Sila Piccola. Grazie alla non scomparsa,
anche se fortemente diminuito, di questo sistema d’allevamento, che possiamo ammirarli e rimanerne affascinati ancora oggi. La sua esistenza, come nel
passato, è legata necessariamente a quello dell’allevamento di bestiame allo
stato brado o semi brado, soprattutto, per quello che in due anni di ricerca
abbiamo constatato, a quello di tipo caprino. Anche se, in passato, questo
cane era molto presente anche negli allevamenti bovini di ceppo podolico.
Il Pastore della Sila, come la capra Rustica di Calabria o la Nicastrese, rappresenta, quindi, una risorsa biologica antica, che porta in se, la memoria
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Capre di razza Rustica di Calabria
(f. I. Biafora)
Becco di razza Rustica di Calabria
(f. I. Biafora)
Becco di razza Rustica di Calabria
(f. F. De Nardo)
Femmina di Pastore della Sila
(f. I. Biafora)
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genetica di popolazioni passate e di equilibri naturali creati tra le caratteristiche del territorio e la funzione e le attitudini produttive degli animali che
la popolano. Tali equilibri ancora oggi non sono mutati, infatti, le caratteristiche pedoclimatiche del territorio calabrese, dimostrando una naturale vocazione per l’allevamento caprino basato sul pascolo, ciò che tecnicamente
si chiama “estensivo”. La capra è capace di utilizzare, rispetto alla pecora e
al bovino, anche le foglie degli alberi e gli arbusti. Hanno un’attività motoria
molto più intensa rispetto a quello della pecora, sono molto più sveglie con
una gerarchia complessa e ben organizzata, ed hanno un senso del territorio
molto più vasto grazie alla loro grande memoria, percorrendo tantissimi km
per poi ritornare, da sole, allo stazzo, sempre accompagnate dai loro cani
pastori.
Indispensabile è, per il sistema d’allevamento, l’ausilio dei cani da Pastore
della Sila.
Inoltre il tipo di territorio da pascolo delle capre necessita l’utilizzo di cani
che abbiano capacità atletiche notevoli. La capra cammina veloce e si arram-
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pica sulle rocce, sugli alberi e ha un raggio
d’azione, come precedentemente sottolineato, molto più esteso rispetto a quello della
pecora o del bovino. Sicché, anche i cani che
le proteggono devono avere caratteristiche
psicofisiche simili.
Il Pastore della Sila le ha, perché si è modificato e costruito partecipando ai cambiamenti ambientali del proprio territorio. Si
è geneticamente e morfologicamente modificato, nel corso dei secoli, per adattarsi alle
avversità del proprio ambiente.
La capacità di adattamento delle popolazioni
autoctone, dovuta alle modificazioni biologiche avvenute nel tempo, hanno fornito alle
capre calabresi, al bovino podolico e al cane
Tipico territorio di pascolo delle capre
(SILA GRANDE)
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da Pastore della Sila, “la capacità di resistere”. Ciò gli consente di avere una vita
più lunga sul proprio territorio di origine
rispetto ad altre razze che difficilmente
sopravvivrebbero. Inoltre essi rappresentano, per le generazioni future l’esempio,
di un tipo di vita sociale e culturale della
Calabria.
Una delle motivazioni che ci spingono a
volere salvare e valorizzare questa meravigliosa razza di cani da pastore viene ben
rappresenta dall’importante aspetto che ha
espresso ed evidenziato l’Unesco alla Conferenza Generale di Parigi del 12 novembre 1997, che è: “quello della responsabilità
della conservazione della vita sulla Terra in
Nella foto due Pastori della Sila,”jelini”, in
procinto di salire su un albero di quercia,
S. Giov. in F.–Sila–(CS) (f. G. Lo Petrone)
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I cani Pastori della Sila, della foto precedente, saliti sull’albero di quercia. San Giovanni in Fiore
Sila–(CS) (Foto G. Lo Petrone)
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Superbo esemplare maschio tigrato fotografato in Loc. Pagliarelle Petilia Policastro - Kr Novembre 2010
(f. S. Caligiuri)
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capo a ogni generazione che, ricevendo da quella precedente temporaneamente la Terra in eredità, dovrà tramandarla alla generazione successiva.”
Anche in Calabria, come nel resto del mondo, assistiamo al fenomeno dell’erosione della diversità genetica animale. Alcune razze sono minacciate di
estinzione, o hanno una limitata diffusione.
La capra Rustica di Calabria come la Nicastrese sono state incluse in queste
razze. Attualmente ci sono misure previste dal POR Calabria 2007/2013 a
sostegno della conservazione di queste razze in pericolo d’estinzione, come
l’azione 4 dell’asse II (Salvaguardia della biodiversità animale), ma i loro antichi custodi calabresi non vengono menzionati, nonostante il Pastore della
Sila svolga una funzione zootecnica di fondamentale importanza essendo uno
strumento di lavoro dell’allevatore per la custodia delle proprie mandrie.
Nessun pastore manderebbe le proprie capre al pascolo senza l’ausilio dei
propri cani, in quanto diverrebbero facilmente preda di “mandrie” di cani
inselvatichiti o di attacchi del suo antico nemico, il lupo.
Uno degli scopi del Club Italiano Pastore della Sila è proprio quello di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni del territorio calabrese per
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prendere coscienza della situazione reale di questo cane, che per essere
tramandato alle generazioni future ha bisogno necessariamente di interventi
di salvaguardia, valorizzazione e, soprattutto, di ripopolamento controllato.
Per il raggiungimento di tali obbiettivi, per come già avvenuto nella tutela di
altre razze autoctone calabresi, è necessario e indispensabile la costruzione
di una rete di operatori specializzati nel settore supportati dalla forza delle
istituzioni le quali, per come già fatto anche in altri settori, hanno l’obbligo
(per le future generazioni) di tutelare e far conoscere la nostra razza di cani.
Mandria di capre Rustiche di Calabria e Nicastrese. Al centro un bellissimo esemplare “jelino” di Pastore della Sila.
Estate 2010 loc.Trepidò - lago Ampollino - Sila (f. S. Caligiuri)
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Le origini
È quasi certo che la domesticazione degli
animali selvatici, avvenute tra l’Asia minore
e quella centrale, e la nascita della pastorizia
portarono l’uomo alla necessità di avere cani
custodi per le loro mandrie.
Le migrazioni dei popoli dall’est all’ovest sono
responsabili della diffusione di questi animali.
Certamente il tipo di cane usato per la custodia degli ovicaprini era leggermente differente
da quello utilizzato per i bovini o per l’ausilio
in guerra.
L’origine delle specie animali in Calabria sono
frutto dei meticciamenti avvenuti tra gli animali autoctoni e quelli “esteri” introdotti durante
gli insediamenti delle diverse popolazioni.
Giove nutrito dalla capra Amaltea.
Gian Lorenzo Bernini. Secondo la mitologia greca, lo stesso Zeus, dio dell’olimpo, sarebbe stato allattato dalla
capra Amaltea quando la madre Rea
lo sottrasse al padre Crono che voleva
divorarlo. Per riconoscenza
Zeus, concesse che un corno perduto
da Amaltea si colmasse di frutti diventando cosi la “cornucopia”, cioè il
corno dell’abbondanza.
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L’attuale bovino Podolico, allevato in Calabria, sarebbe entrato in Italia attraversando le Alpi dalla penisola dell’Istria,in cui è giunto dalla Podolia, l’attuale
Ucraina, attraverso i Balcani.
Il bovino Podolico ha come antenato il Bos Primigenius dell’Asia minore, che
ancor prima deriva da quello esistente in India ed in Pakistan.
I greci, tra il VII ed il VI sec a.c. colonizzarono l’Ucraina contemporaneamente agli Sciti, popolo di pastori provenienti dal Caucaso del nord, coi
quali ebbero un lungo periodo di vicinanza tale da far nascere un miscuglio
di civiltà scita-ellenica.
Le razze di capre calabresi, sono derivate delle razze mediterranee.
Vengono domesticate dall’uomo ancor prima del bovino ed hanno la loro
origine in alcune zone dell’Asia minore, come la Mesopotamia, la Persia, la
Siria e la Palestina.
Intorno al VII millennio a.C., la capra, al seguito delle migrazioni delle tribù,
compare a est fino al Pacifico e all’Oceano Indiano, a ovest fino all’Atlantico
e attraverso l’Africa, dal Marocco alla Penisola Iberica.
La capra Rustica di Calabria è una derivata della Maltese e della Garganica.
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Quest’ultima, a sua volta deriva da razze iberiche scese in Puglia nel XV sec.
a seguito di pecore di razza Merinos, usate per la costituzione dell’attuale
Gentile di Puglia.
Studi recenti hanno evidenziato, inoltre, la presenza di lana Kashmir tra il
vello del ventre delle capre Rustiche di C.
Già nel VII sec a.C. le capre si ritrovano allevate e venerate in Grecia, da
cui poi entrano in Italia attraversando il mediterraneo via Malta approdando
sulle coste della Sicilia e risalendo così in Calabria.
La Grecia rappresentò un ponte di scambi di civiltà tra il Mediterraneo, i
Balcani ed il Medio Oriente.
Lo stesso Alessandro Magno, portò con se alcuni esemplari di grandi canicustodi proprio dall’India, quando conquistò l’Impero Persiano intorno al
335 a.C.
Anche Ciro, Re di Persia, portò degli esemplari dalla Mesopotamia in patria.
Gli studiosi ritengono molto probabili le origini del cane-custode nella zona
dell’Asia Centrale, e per motivi di continuità geografica passò dal Tibet in
India. La Calabria è stato territorio insediato, sia da tribù di origine illiri-
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ca che ellenica. I Molossi, antico popolo greco-macedone, erano conosciuti
nell’antichità per i feroci cani che difendevano le loro greggi e che li accompagnavano nelle battaglie. Alessandro I d’Epiro, detto il Molosso, re d’Epiro,
entrò in conflitto coi Bruzi, conquistando la loro polis, Cosentia (Cosenza).
Gli studiosi non sono d’accordo sulla questione di quale delle due civiltà sia
arrivata per prima. Entrambe le popolazioni abitavano l’Albania del sud (l’Epiro) e la Grecia. Gli Illiri popolo dei Balcani sceso dal nord e impiantatosi in
Epiro e Grecia del Nord, giunsero in Italia attraversando le Alpi. Mentre le
civiltà elleniche (Grecia del sud), giunsero in Italia Meridionale e quindi anche
in Calabria, dalle coste. Se osserviamo i cani da pastore-custode dell’Est, di
origine illirica, come i pastori del Karst,di Ciarplanina, i Carpatin, che hanno
caratteristiche morfologiche più spiccatamente molossoidi, notiamo evidenti
similitudini coi colori dei mantelli del Pastore della Sila, quasi sempre grigi,
fulvi o focati.
I loro antenati potrebbero essere giunti fino in Calabria a seguito dei bovini
podolici venuti dal nord ed essersi incrociati coi cani portati dalla Grecia
sulle coste del meridione d’Italia insieme alle capre del bacino del mediter-
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raneo. Le origini del Pastore della Sila sono certamente antichissime e legate
alle origini degli animali domestici che popolano il territorio calabrese. Nella
metà dell’800, il viaggiatore inglese A.J Strutt, pittore, incisore, archeologo,
scrisse nei suoi diari di viaggio di numerosi cani da pastore visti in Calabria,
cani molto apprezzati per le loro qualità. Una descrizione di questo cane
della Calabria la fa il naturalista calabrese Armando Lucifero (1855-1933) nel
suo saggio “Mammalia Calabra”: Elenco dei Mammiferi Calabresi, pubblicato
Pastore di Ciarplanina
Pastore di Karst
Carpatin
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sulla “Rivista Italiana di Scienze Naturali” nel 1909, scrive:
“Il cane da pastore calabrese è alto di statura quasi quanto un cane di Terranova,
ha il pelo lungo appena ondulato, coda fioccata, muso aguzzo, orecchie corte, ma
penzolanti; mantello bruno-fulvo uniforme nella parte superiore e biancastro nella
parte inferiore, che talvolta si tramuta in bianco.
Incontrasi qualche lieve anomalia nelle tinte, ma essa proviene da incroci con altre
razze che degenerano il tipo primitivo, e non è certo stabile.
Ha forma e robustezza non comune e sa servirsene nelle evenienze. Questi cani
seguono durante il giorno la greggia pascolante e nella notte la custodiscono con
somma avvedutezza negli ovili e nelle siepi, ove suol essere rinchiusa”
Inoltre il Lucifero confrontò il cane che vive sulle montagne calabresi col
Fulvus Lacon di cui Orazio parla nelle Epodi. Altre descrizioni furono fatte
nel 1908 dal Faelli e nel 1918 da Conrand Keller, dell’Università di Friburgo
che scriveva: “Nelle montagne della Calabria vive ancor oggi un grande cane dal
manto fulvo, o nero, o grigio, il quale deve le sue origini ad un incrocio tra il molosso
ed il cane da pastore comune, e deve essere considerato come un relitto dei tempi
passati giacché lo ritroviamo raffigurato nell’antichità”. Nel 1952 Scanziani ripre-
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se una descrizione e, nel 1953 lo zootecnico Banatti parlò del Pastore
della Sila così scrivendo: “Da vari anni l’eminente cinologo Dr. Ferdinando
Sala profonde le sue cognizioni di allevatore e selezionatore, nonché tempo e denaro, per la ricostruzione dell’antichissima razza della sua terra. È
commovente l‘amorosa cura d’ogni dettaglio etnico che si prefigge di fissare
o eliminare, e la intelligentissima corrispondenza che mi invia e le continue fotografie attestanti i brillanti risultati. Il Cane da Pastore Calabrese
Soggetto di terza generazione.
Selezione Dr. Ferdinando Sala
prov. di Catanzaro (f. Sala)
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è ormai una realtà zootecnica. È un grande cane
da montagna, col corpo possente, ma svelto, testa
tendenzialmente molossoide e dentatura a forbice.
Orecchio di media grandezza. Collo forte, muscoloso. Colore grigio-fulvo, fulvo-bruno, nero con focature
fulve, grigio argento con o senza maschere facciali,
e sfumature varie sul ventre ed arti. Presso i pastori
si trovano esemplari neri con petto e piedi bianchi,
altri pezzati ma in Lucania, altri fulvo chiarissimo,
ed altri che differiscono solo per l’increspatura del
pelo, così da formare sulla groppa e sui fianchi dei
larghi riccioli.”
Nel 2003, Antonio Guzzi, esperto cinofilo di
Carlopoli (Cz), ha dedicato un libro alla sua amata terra convinto che un cane da pastore non
avrebbe trovato migliore impiego se non sulle
montagne della Sila.
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Indole e descrizione morfofunzionale, attuale, della razza.
Indole e funzione:
Sono cani che svolgono funzione di custodia e di affiancamento nella conduzione delle greggi che popolano la Sila e
parte del territorio calabrese. Svolgono
il loro lavoro con grande serietà e dedizione, non lasciano mai la mandria incustodita, con cui trascorrono tutta la loro
esistenza. I Pastori usano fare partorire
le proprie cagne dentro lo stazzo dove
stabulano i capretti, in questo modo l’imprinting che si da al cucciolo e quello di
convivere pacificamente con le capre.
Arvo: cucciolo maschio di 60 giorni con
la sua amica esemplare di rustica di
Calabria. (f. S. Caligiuri)
Coppia di maschi di circa 60 giorni, loc.
Croce di Magara - CS (f.M Florio)
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Sono estremamente rustici, essendo stati “selezionati” solo dal tempo e
dalla natura, hanno acquisito spiccate capacità di adattamento, anche alle situazioni più avverse come: privazione di cibo, situazioni climatiche estreme,
attività motoria intensa su ampi raggi e su tipi di terreni accidentati.
Hanno un’espressione vigile e attenta. Quando percepiscono che il pericolo
si sta avvicinando alla loro mandria e al loro nucleo, sicuri delle proprie capacità, sostengono vittoriosi, scontri con gli intrusi. Sono cani dotati di una
eccellente memoria. Appaiono diffidenti con gli estranei da cui difficilmente
si fanno avvicinare, ma in presenza del pastore/proprietario, essendo dotati
di grande equilibrio, familiarizzano con grande disinvoltura. Alcuni di questi
cani, cresciuti a stretto contatto con l’uomo, hanno manifestato grande docilità, grande vivacità ed un fortissimo attaccamento nei confronti di chi lo
ha accudito.
Sono dotati sicuramente di un’intelligenza straordinaria, apprendono facilmente, non è assolutamente un cane aggressivo con le persone, premuroso
coi bambini, più focoso ed irruento con gli adulti. Ama farsi coccolare. Le
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loro capacità psichiche, lasciano intuire che, l’utilità di questi cani, non
è solo circoscritta alla guardia, ma
la loro sensibilità e dolcezza li vede
adatti oltre che, come cani da compagnia, anche per l’impiago nella
Pet Therapy. Inoltre le loro capacità atletiche e la loro facile capacità
di apprendimento li vedono indicati
anche per attività cinofile - sportive
o per l’utilità sociale.
Il Pastore della Sila, è da considerarsi un cane dalla funzione poliedrica, capace di essere impiegano in
diverse attività.
Femmina adulta, San Giovanni in Fiore.
(f. G. Lo Petrone)
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Aspetto generale e morfologia
Attualmente si presenta come un cane di taglia grande. Anche se gli scritti
di alcuni studiosi e i ricordi degli anziani ci descrivono un cane di taglia superiore. I nostri cani, come altre specie poligame, manifestano una forte competizione tra i maschi. La competizione intra-sessuale tra maschi ha portato
allo sviluppo di un evidente dimorfismo sessuale. Guardando gli esemplari
maschi percepiamo che sono animali fieri,forti e potenti, mentre le femmine,
oltre ad essere di taglia inferiore, di minore sviluppo muscolare, presentano
teste meno grandi. Cane agile, resistente e frugale.
Il naturalista Armando Lucifero (1855-1933) nel suo saggio “Mammalia Calabra”: Elenco dei Mammiferi Calabresi, pubblicato sulla “Rivista Italiana di
Scienze Naturali” nel 1909, scrive: “Il cane da pastore calabrese è alto di statura
quasi quanto un cane di Terranova…”
La sua agilità gli consente di oltrepassare gli ostacoli più impervi, persino
di arrampicarsi sugli alberi. Grazie alla sua muscolatura, ben sviluppata, ed
ossatura,forte ma non troppo pesante, è un cane capace di percorrere, a
seguito delle capre, moltissimi km al giorno. La lunghezza del corpo dalla
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punta della spalla alla punta della natica, è leggermente superiore all’altezza
del cane al garrese. La media dei cani osservati sono di taglia grande, (sopra
i 67 cm al garrese nei maschi), di tipo mesomorfo, molto ben proporzionati
ed armoniosi.
Arvo e Tigre. Loc. Cupone - Parco Nazionale della Sila - Camigliatello Silano. (f. M. Florio)
Alcuni esemplari maschi fotografati dal 2010 ad oggi.
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Alcuni soggetti femmina
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La Testa:
La medie delle teste osservate sono di tipo mesocefalo, con un cranio
grande e piatto sul profilo orizzontale, gli assi cranio facciali cono leggermente divergenti, la cresta occipitale è poco evidente. Appare né
troppo pesante e tozza, né troppo leggera ed allungata ed ampia tra
le orecchie. Potente ma non pesante.
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Stop:
Lo stop è moderato. Non troppo pronunciato, dolce
Tartufo:
Il tartufo è alquanto grosso ed è in linea con la canna nasale, pigmentato
sempre di nero, ma nelle varietà fulve focate possono essere presenti soggetti con pigmenti color carnicina.
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Muso:
Potente, leggermente a forma tronco – conica.
Labbra:
Le labbra superiori coprono appena i denti della mandibola. I margini
labiali sono sempre ben pigmentati di nero,tranne nelle varietà fulve
focate possono essere pigmentate color carnicina.
Mascelle/Guance /Denti:
Mascelle robuste, guance ben proporzionate alla struttura del cranio.
Potente dentatura, con denti grandi, forti e serrati tra di loro. Chiusura
a forbice.
Occhi:
Non troppo grandi rispetto alle dimensioni del cranio. Il taglio delle
palpebre è leggermente a mandorla. Non sono né sporgenti né infossati nelle orbite. Le palpebre sono pigmentate di nero, tranne nelle
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varietà fulve focate nelle quali possono essere anche color carnicina, ben
aderenti al globo oculare. La colorazione dell’iride varia dal marrone molto
scuro all’ocra molto chiaro.
Orecchie :
Non sono troppo grandi rispetto alla testa del cane, portate aderenti alla
guancia, di forma triangolare con punta leggermente arrotondata. L’attaccatura è inserita molto al di sopra dell’arcata zigomatica. Il loro portamento è
pendente e mobile.
Collo:
Di media lunghezza, forte e muscoloso, grosso e esente da giogaia. Sempre
ricoperto da abbondante pelo, soprattutto nel maschio adulto. Il pelo che
circonda il collo è nei maschi molto più folto e lungo, quasi a formare una
criniera, molto utili come difesa.
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Tronco:
Di lunghezza leggermente superiore rispetto all’altezza al garrese. Robusto.
Linea dorsale:
Dritta e ferma.
Garrese:
Pronunciato in altezza e larghezza.
Dorso:
Dal profilo retto, dalla lunghezza media, dritto, solido e muscoloso.
Regione lombare:
I lombi presentano una muscolatura ben sviluppata nella loro larghezza.
Corti e leggermente arcuati.
Groppa:
Lunga, leggermente inclinata, larga e muscolosa.
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Petto e torace:
Il petto è profondo fino all’altezza dei gomiti, relativamente ampio, in armonia con la sua costituzione mesomorfa. Le costole ,lunghe ed inclinate,gli
spazi intercostali ampi, indice di capacità polmonare e quindi di resistenza.
Ventre:
Dritto.
Coda:
L’attaccatura è relativamente alta,folta con abbondante pelo,ricca di frange
nella regione inferiore. A riposo è portata bassa, dritta o leggermente a
sciabola e raggiunge il garretto.
Quando il cane è in attenzione o in azione la coda viene portata verso l’alto,
al di sopra della linea dorsale, alle volte forma un vero e proprio cerchio che
si chiude sulla groppa, ma mai arrotolata su se stessa.
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Arti:
Arti anteriori:
Ossatura forte, ma non pesante. Appiombi corretti sia davanti che di
lato. Sono provvisti di abbondante pelo.
Spalla:
La spalla deve essere lunga, inclinata, fornita di forti muscoli e ben
libera nei movimenti.
Braccio:
Fornito di forti muscoli, ben angolato e lungo.
Gomiti:
Aderenti al corpo.
Avambraccio:
Dritto con forte ossatura.
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Carpo:
Si trova sulla linea verticale dell’avambraccio. È forte, asciutto, liscio, di buon
spessore.
Metacarpo:
Corto, leggermente inclinato.
Piede:
Di forma ovale, con dita ben chiuse fra di loro, ricoperte di pelo corto e
fitto. Unghie pigmentate di nero.
Arti posteriori:
Gli appiombi visti sia di fronte che di profilo debbono risultare sempre corretti, muscolosi con ossatura forte e una buona angolazione.
Coscia:
Larga e muscolosa, con margine posteriore leggermente convesso.
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Gamba:
Muscolosa e potente di moderata lunghezza.
Ginocchio:
Deve trovarsi in perfetto appiombo con l’arto, cioè non deve risultare deviato ne verso l’interno ne verso l’esterno.
Garretto:
Solido e fermo. Di buon spessore.
Metatarso:
Robusto, asciutto,spesso speronato,anche con doppio sperone.
Piede:
Come per l’anteriore ma leggermente più ovale.
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Andatura / movimento:
Il passo è lungo. Il trotto è potente e allungato, non deve mai dare l’impressione di pesantezza. Il movimento non è privo di una certa flessuosità ed eleganza. Le angolazioni di questo cane gli permettono di percorrere tanti km
col minimo dispendio di energie essendo adibito da sempre alla conduzione
delle capre dimostra la sua agilità su qualsiasi tipo di terreno.
Pelle:
Ben aderente al corpo e in ogni regione. Piuttosto spessa. La pigmentazione
deve essere nera o comunque grigio scuro; altrettanto dicasi per le suole dei
cuscinetti digitali e plantari.
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La colorazione del suo mantello è varia, rispecchia, sia nei i colori che
nell’aspetto, il mantello delle capre calabresi autoctone.
Mandria di capre di razza Rustica di Calabria in tutte le sue colorazioni Longobucco–Sila Greca–Cs
(f. I.Biafora)
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Nero:
Questo colore è dovuto ad una forte concentrazione di eumelanina.
Nero totale o Nero con macchie bianche localizzate sul margine inferiore
del collo fino al petto e sterno, sul carpo/metacarpo/piede e sulla punta della
coda.
Nerone, splendido giovane maschio
(f. I. Biafora)
Becco di razza Rustica di C.
(f. I. Biafora)
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Nero focato:
Nero focato detto in gergo pastorale “Jelino”.
Il nero ricopre 80% della superficie del corpo, con
tracce di focature che siano sempre dello stesso colore, sopra gli occhi, sulla gola, sulle guance fino a quasi sfiorare i masseteri e sulle parti laterali del muso,
mentre la parte superiore della canna nasale può essere nera il cui colore si protenderà fino al cranio e sul
tronco. Il contorno degli occhi può anche avere una
sfumatura perimetrale nera in modo da formare una
maschera. Focature presenti sulla parte prominente
del petto, al metacarpo,ai piedi anteriori e posteriori
sulla parte interna di questi ultimi e nelle zone intorno
all’ano. Le focature sono prevalentemente colore argento, crema molto chiaro,ma possono anche tendere
al crema intenso tendente al rossiccio. Possono essere
presenti focature tigrate con base grigia o rossiccia.
Maschio adibito alla pastorizia
(f. S.Caligiuri)
Becco Nicastrese, jelino
(f. F. De Nardo)
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Fulvo o Fulvo focato :
Per la varietà fulva focata vale la descrizione del nero focato, solo che la
parte che ricopre l’80% del corpo è fulva.
Femmina adulta adibita alla pastorizia
(f. S. Caligiuri)
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Giovanissimo maschio adibito alla pastorizia
(f. S. Caligiuri)
Meraviglioso becco Rustica di C., varietà detta
Castagnazza. Questa colorazione è data dal
rinsanguamento, nei secoli passati con le capre
di razza derivata di Siria detta anche rossa
mediterranea. (f. I.Biafora)
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Tigrato o Sable, con o senza sella.
Giovane maschio adibito alla pastorizia
(f. S. Caligiuri)
Magnifico maschio adibito alla pastorizia
(f. I.Biafora)
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Grigio lupo o grigio fulvo:
Maschio adibito alla guardia di un’abitazione
(f. M. Florio)
Superbo becco di razza Rustica di C., varietà
detta Molinara o Salinara
(f. I. Biafora)
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Qualità del mantello:
Molto abbondante, alquanto ruvido al tatto e con peli spessi. Non eccessivamente aderente al corpo. Il pelo è abbastanza lungo, quasi su
tutta la totalità del cane, corto sul muso, sul cranio e sulle orecchie e
sulla parte anteriore degli arti. Molto folto intorno al collo e sulla coda
fino a formare una ricca frangia sull’estremità. Liscio o leggermente
ondulato sulla parte terminale. Ricco di sottopelo nella stagione invernale.
Taglia e peso
Altezza al garrese:
I soggetti presi in esame dal C.I.P.S. presentano altezze al garrese variabile ma sempre superiori ai 67 cm nei maschi, mentre nelle femmine
ai 63 cm.
Peso:
Attualmente abbiamo riscontrato, nei soggetti a lavoro pesi variabili
tra pesi 50-55 Kg nei maschi e 35-40 Kg nelle femmine.
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Chi è il C.I.P.S.
Il lavoro di ricerca e di studio della nostra razza canina, già iniziato tempo
addietro grazie agli sforzi e alla passione delle tradizioni popolari calabresi
dello storico Serafino Caligiuri, si è integrato con le conoscenze tecniche
cinofile della dott.ssa Isabella Biafora (zootecnico), nonché, con la grande
esperienza di allevatore cinofilo del sig. Davide Marra così concretizzandosi
nella formale costituzione del C.I.P.S. acronimo di “Club Italiano del Pastore
della Sila” .
Costituito nel 2012, ha sede in San Giovanni in Fiore (Cosenza) alla Contrada Jurevetere, presso l’Az. Ag. Zootecnica Biafora.
Non ha scopo di lucro ed ha come principale obbiettivo lo studio, il recupero, il benessere, il miglioramento genetico, la diffusione e la valorizzazione
attuale della razza del Cane da Pastore della Sila in armonia con la sua storia
millenaria e con la sua tipicità morfologica e funzionale.
Il Club svolge attività di ricerca, di analisi e di verifica sui soggetti ritrovati al
fine della creazione di un libro genealogico della razza, strumento essenziale
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per il miglioramento selettivo delle razze, del riconoscimento ufficiale
da parte delle istituzioni regionali e nazionali, dell’Ente Nazionale Cinofilia Italiana (E.N.C.I.) e della Federazione Cinologica Internazionale
(F.C.I).
Per il conseguimento dei propri scopi statutari il Club riconosce il
potere di vigilanza e di indirizzo dell’Ente Nazionale Cinofilia Italiana
(E.N.C.I) e della Federazione Cinologica Internazionale (F.C.I.).
Per il conseguimento dei propri scopi statutari il Club:
• assiste i suoi associati in tutte le iniziative che corrispondono a tali
scopi;
• organizza incontri, convegni e manifestazioni;
• si relaziona con enti, pubblici e privati, e persone fisiche sulla situazione della razza, con i quali persegue anche collaborazione ed
ausilio per le proprie iniziative;
• ricerca finanziamenti pubblici e privati.
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Il progetto del C.I.P.S.
Il C.I.P.S. vuole essere da stimolo nei confronti delle istituzioni territoriali in modo tale che si possano creare misure regionali tendenti al
sostegno, al recupero, alla tutela e alla salvaguardia di questo strumento di lavoro zootecnico chiamato: Cane da Pastore della Sila. Alcuni
dei fondatori del C.I.P.S. hanno iniziato questo tipo di cammino già dal
2010, solo con l’aiuto di risorse personali. A seguito del rinvenimento
di molti soggetti tipici e, dunque, verificata la persistente esistenza della tipicità della razza si è concretizzata la possibilità di riconoscimento
e di studio e, a tal fine, si è formalizzata la costituzione dell’associazione. Ci si auspica che, nel prossimo futuro, possa nascere una solida
collaborazione, tra la nostra associazione e le Istituzioni, per rendere
meno difficoltoso, logisticamente ed economicamente, l’esecuzione
pratica del protocollo operativo seguito dal C.I.P.S.. Le nostre ricerche
in campo, sono consistite nell’andare a cercare questi esemplari nei
luoghi dove svolgono la loro secolare funzione, cioè negli allevamenti
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transumanti in Calabria, in particolare su tutto il territorio dell’Altopiano
Silano. Abbiamo visitato circa 15 allevamenti di capre autoctone, allevate
col pascolo brado o semibrado, con un patrimonio medio ad azienda di 300
capi circa. Il rapporto capre - cani si aggira intorno a 30:1 facendo due conti
abbiamo individuato circa 150 cani. Le nostre perlustrazioni si sono concentrate sulla zona della Sila Piccola, iniziando dai margini del Lago Ampollino,
nei pressi di Trepidò, pascoli estivi, fino scendere ai pascoli invernali, in Loc.
Pagliarelle, Petilia Policastro (KR). Un altro allevamento con un buon nucleo
di soggetti tipici nella parte della Sila Grande, Loc. Croce di Magara dove
pascolano d’estate fino a scendere nella presila cosentina d’inverno. Altra
zona battuta è stata la parte della Sila Greca, sopra le rive del fiume Trionto,
nel comune di Longobucco.
Dalle nostre indagini evinciamo che, la situazione della razza, se il nostro si
può ritenere un campionamento rappresentativo della popolazione esistente, è per fortuna non estinta, ma a forte rischio.
Applicando sui nostri cani lo stesso ragionamento applicato su altre specie si
classifica la situazione tra il vulnerabile o a rischio
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Situazione
Riproduttrici
Riproduttori
Normale
10.000
Rara
5.000 – 10.000
Vulnerabile
1.000 – 5.000
In pericolo
100 - 1000
< 20
Critica
< 100
<5
Estinta
0
0
Tabella F.A.O.: classi di rischio di estinsione.
Nella tabella sono indicati i parametri con cui si classifica il livello di
rischio di estinzione in base al numero dei riproduttori.
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Il protocollo operativo che il C.I.P.S. applica conduce all’ottenimento di due
obiettivi strettamente correlati tra di essi:
1. Censire e aumentare la popolazione “tipica”. (sostegno alla ricerca e
all’aumento della popolazione, Apertura Registro Anagrafico della razza);
2. Apertura del Libro Genealogico provvisorio della razza istruito e detenuto dal C.I.P.S. Il censimento della popolazione ritenuta tipica è il primo
passo pratico da effettuare. Consiste nell’inserimento dei microchip per
l’iscrizione in Anagrafe Canina.
Il censimento è necessario per la lettura in chiave numerica della popolazione sulla quale, contestualmente, bisogna effettuare prelievi di sangue e
effettuare le misurazioni cinometriche di base, fondamentali per stilare una
bozza di standard della razza. Tali misurazioni e prelievi verranno effettuate
da una commissione di esperti cinotecnici e veterinari in stretta collaborazione col C.I.P.S. La bozza dello standard morfologico, quindi risulterà
essere la media effettuata fra le somme di tutte le misurazioni e il totale dei
cani misurati. Il prelievo di sangue è propedeutico per la costruzione di un
albero genealogico della razza, per l’individuazione delle famiglie esistenti,
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e al grado di parentela tra di esse.
Il prelievo del sangue deve essere
effettuato da un medico veterinario
che certifichi l’autenticità del sangue, in riferimento al numero del
microchip. Sul sangue di ogni cane
censito si devono effettuare esami
specifici. Questi esami consistono
nel deposito del Dna, nella stesura
del profilo genetico e nella ricerca
della parentela.
La conoscenza numerica e la variabilità genetica all’interno della popolazione ci permetterà così di creare uno Stud Book della razza che il
C.I.P.S. man mano aggiornerà. Queste conoscenze ci permetteranno
Soggetti fotografati in Sila, nei pressi
della loc. Germano - San Giovanni in
Fiore – Cs (f. G. Accroglianò)
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anche di studiare le problematiche ereditarie della razza, che adesso, si basano solo sulle informazioni orali dei pastori e risultano difficili da interpretare. La conoscenza del numero dei riproduttori, delle loro linee di sangue,
la costruzione dello standard della razza, insieme all’incremento numerico
della popolazione sono tutti passi essenziali per il recupero e la salvaguardia
e la diffusione della razza. L’apertura del centro genetico di selezione è indispensabile per agire tempestivamente sulla conservazione di ciò che rimane
e incrementare rapidamente il numero di soggetti tipici. I soggetti prodotti
nel centro andranno a ripopolare innanzitutto gli allevamenti ovicaprini calabresi e apriranno le porte alla nascita di piccoli allevamenti amatoriali che
saranno serbatoi sicuri di genetica della razza.
Una volta effettuato questo primo percorso, il C.I.P.S., provvederà, sempre
al fine della totale tutela della razza, all’organizzazione di raduni, manifestazioni, finalizzati all’apertura del Libro genealogico della razza, detenuto
dall’E.N.C.I., strumento ufficiale riconosciuto dall’ente cinofilo nazionale e
dalla F.C.I. Il libro genealogico è l’unico strumento di selezione, che mira
proprio alla conservazione delle popolazioni animali.
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Coppia di cuccioli di circa due mesi e
mezzo. Loc. Pianette di Cotronei - KR.
(f. I. Biafora)
Maschio anziano - Leone. (f. I. Biafora)
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Prima cucciolata nata in selezione del
C.I.P.S. (Prop. All. I. Biafora)
Foto storica: Anno 2010, Parco Nazionale della Sila, Loc. Jurevetere, San Giovanni in Fiore, (Cs) da sx: Prof. Serafino Caligiuri,
Dott.ssa Isabella Biafora, Sig. Davide Marra. I primi esemplari
recuperati. Il grande amore per la propria terra, la passione per la
cinofilia e la grande amicizia hanno dato vita alla stoica impresa
di rendere noto a tutti un mondo antico e affascinante: quello dei
pascoli delle capre strettamente connesso alla venuta dei cani da
pastore e dello sviluppo della razza calabrese, da considerarsi
come patrimonio zootecnico nazionale.