46 modi per dire Laura

Transcript

46 modi per dire Laura
[IL PERSONAGGIO - LAURA PAUSINI]
DI GIGI VESIGNA
46 MODI PER DIRE LAURA
La Pausini ha cantato
O
rmai è cittadina del mondo: parla inglese, spagnolo e francese, sale con disinvoltura su un jet per
Los Angeles o Città del Messico, gira l’Europa e il jet/lag su di lei non ha effetto. Eppure
quando ha cominciato, appena ieri, al Festival di Sanremo del 1993, arrivava
del tutto sconosciuta da Solarolo, vicino a Faenza, e si presentava nella categoria giovani con una canzone, La solitudine, che era il presagio di un addio perché un treno (e non un jet) si portava
via l’innamorato. Diciott’anni, la
semplicità di una romagnola che
pronunciava la esse con un vago
sapore di zeta, Laura vinse nella
sua categoria, conquistò il pubblico e si accaparrò l’intera l’attenzione della stampa.
Chiesi di incontrarla prima
della vittoria, tanto questa mi
appariva scontata nonostante
le alchimie del Festival, spesso sorprendenti. Mi raccontò
del padre Fabrizio, pianista,
che presto l’aveva voluta con
sé come voce solista. Confessò che per spostarsi usava la
bici, com’era abitudine dalle
sue parti, e che si sentiva qualche chilo di troppo. Quindi
disse: «Il mio idolo è Claudio Baglioni, la sua musica
ha accompagnato la mia vita, l’ascolto mentre studio e
prima di addormentarmi».
Oggi per lei hanno scritto Vasco Rossi, Biagio Antonacci e persino Madonna, con la quale ha duettato,
come del resto ha fatto anche
in 46 Paesi, sempre con successo. E il Grammy...
con Ray Charles e con Michael Bublè. La canzone che le ha regalato Madonna si trova nell’ultimo disco. Si intitola Mi abbandoni, quella di Bublé è You’ll find another love like me
(Troverai un altro amore come me). È pleonastico, dunque, sottolineare che Laura da Solarolo è ormai una star internazionale. La sua fama si è consolidata il 4 novembre 2005 quando le è stato assegnato il Latin Grammy
Award per l’album Resta in ascolto. Un riconoscimento prestigioso che Laura non si
aspettava.
«È un premio che, per chi fa il mio mestiere, è come un Oscar. Io non ero preparata,
non avevo nemmeno il solito foglietto con
una frase di circostanza. Sono salita sul palco
e ho detto: «Non sono pronta a un momento
tanto importante, perciò lo dedico a tutte le
persone che con il loro affetto e la loro passione hanno permesso che io potessi trovarmi
qui a vivere un’emozione così forte».
Laura ha trascorso estate e autunno in tournée: da Milano è balzata a Londra, quindi a
Parigi, New York, Los Angeles. Da questo giro del mondo è nato un dvd intitolato Live in
Paris 2005, registrazione del concerto, affollatissimo, al Teatro Zenith di Parigi. È un doppio album (video e disco) con 18 canzoni, da
La solitudine sino ai pezzi di Resta in ascolto,
che solo in Italia ha venduto mezzo milione di
dischi. Poi, come un regalo di fine anno, è arrivata la nomination ai Grammy Awards, che a
Los Angeles premiano gli artisti più prestigiosi. «Non mi sembra vero», dice Laura, «ci sono gli U2, Springsteen, Mariah Carey, Gven
Stefany. È vero che ormai di artisti internazionali ne ho conosciuti tanti, ma quella sera...».
Laura, concedimi una domanda banale.
Hai cantato in 46 Paesi e ovunque hai avuto
grande successo. Hai capito perché il pubblico di mezzo mondo ti ama tanto? «Giuro che
non lo so, anche se questa è la domanda che
più mi è stata rivolta in questi dodici anni, e
che io stessa non smetto di farmi. In realtà io
non faccio altro che fare ciò che più mi piace,
nell’unico modo che conosco, cioè il mio modo di affrontare il palcoscenico e il pubblico.
Le sensazioni sono le stesse di quando facevo
il pianobar con mio padre».
Val la pena di fare un passo indietro fino al
1994. Fresca del successo di critica e pubblico, Laura torna a
Sanremo. Tutti la danno per
vincitrice anche perché la canzone che porta in gara, Strani
amori, è bella quanto quella di
un anno prima. Ma le alchimie
del Festival entrano in azione e
Laura arriva solo terza. Lei, al
momento del verdetto, sfodera
un sorriso luminoso: «Sono felice lo stesso perché sento già
che la gente canta la mia canzone, so che i ragazzi la chiedono
alle radio. E poi ho una famiglia che mi vuol bene».
Quell’edizione del Festival,
nella categoria giovani, fu vinta
da Andrea Bocelli e Laura si Michael Bublé e Madonna
congratulò con lui. Però al Festival non è più tornata. Ora che il suo palcoscenico è il mondo, un pensierino sul Festival
è tornata a farlo: è in programma una serata
dedicata ai grandi duetti, Bocelli dovrebbe essere della partita e allora, magari, anche Laura potrebbe presentarsi, con Bublé o addirittura con Madonna. Sarebbe un grande momento di musica che arricchirebbe un Sanremo che non se lo merita. Poi Laura tornerà a
Solarolo, girerà per qualche giorno in bicicletta e potrà magari concedersi una vacanza dal
controllo di quelle esse che diventano zeta. 왎
CLUB3
37
FEBBRAIO 2006