Don Gerardo Giacometti
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Don Gerardo Giacometti
Week-end di spiritualità per catechisti – Paderno del Grappa, 26-27 marzo 2011 Ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono Scoprire il sacramento della Confermazione Traccia dell’intervento di don Gerardo Giacometti Quali sono i significati che normalmente vengono evocati per presentare il sacramento della Confermazione? Alcuni domandano una più attenta valutazione. - - - - - La confermazione ci fa perfetti cristiani e soldati di Cristo. È una definizione che semplifica quello che diceva il catechismo di Pio X. L’immagine del soldato equipaggiato per la battaglia si trova negli scritti paolini (Ef 6,13-17) ma viene collegata alla cresima nell’omelia di Pentecoste del vescovo Fausto di Riez (sec. V). L’affermazione “perfetti cristiani” riprende invece l’idea della confermazione come “compimento” del battesimo (confirmatione baptisma perficitur). L’accento però viene spostato sul battezzato anziché sul battesimo senza tener conto che per la perfezione cristiana c’è bisogno anche dell’Eucaristia. Cresima come sacramento della maturità che ci rende cristiani adulti. Qualche volta questo porta a legittimare la scelta di spostare la confermazione in un’età ritenuta idonea dal punto di vista anagrafico, intellettuale e psicologico pensando che il sacramento lo richieda. I motivi pedagogici non vanno confusi con quelli sacramentali dato che secondo la fede della chiesa chiunque riceva il battesimo può ricevere subito la confermazione e l’eucaristia. La confermazione ci rende testimoni di Cristo. È una formulazione avvalorata dal titolo del catechismo CEI destinato ai ragazzi che si preparano alla Confermazione. Anche in questo caso però si rischia di impoverire il sacramento, concentrandosi sugli effetti più che sul dono e limitandosi ad alcuni effetti, mentre i frutti dello Spirito sono più numerosi. La confermazione è la conferma personale della fede battesimale. L’idea reca con sé la necessità di una ratifica personale e consapevole al battesimo ricevuto da bambini. È lo stesso nome “confermazione” a suggerire tale idea diversamente dal termine “cresima” che allude invece all’unzione crismale. In tal modo si evidenzia la necessità di corrispondere adeguatamente al dono di Dio. Questa prospettiva non spiega però il senso della cresima quando è data all’adulto immediatamente dopo il battesimo. La confermazione è il sacramento della comunione ecclesiale intorno al vescovo. La tradizione occidentale riconosce nel vescovo il ministro ordinario del sacramento della confermazione e per questo il rito ha un forte accento ecclesiale. E tuttavia il battesimo già inserisce nella chiesa ed è l’eucaristia che rende pienamente espressiva la partecipazione al corpo di Cristo. Queste espressioni non sono estranee al senso del sacramento, ma rischiano di essere parziali in rapporto alla sua ricchezza o inadeguate rispetto alla sua corretta comprensione. 1. L’origine e lo sviluppo del sacramento della Confermazione Nel XVI secolo, la Riforma protestante basata sul presupposto della sola Scriptura, dichiarava inammissibili i sacramenti che non fossero adeguatamente documentati tra gli scritti del NT, tra cui la confermazione. Il Concilio di Trento (1545-1563) ne ribadì la qualità di “vero e proprio sacramento” senza tuttavia risolvere le difficoltà della confermazione, come rito autonomo e distinto dal battesimo, Ciò sarebbe avvenuto solo più tardi, con una più attenta considerazioni delle fonti bibliche, liturgiche e patristiche nel XIX secolo. Tale studio ha permesso di capire che nella chiesa antica non era stato ancora formalizzato il concetto classico di sacramento e neppure ci si preoccupava di enumerare i singoli sacramenti. La definizione da 1 parte del magistero del numero settenario si ebbe al II Concilio di Lione del 1274, al Concilio di Firenze del 1439 e al Concilio di Trento del 1547. Questo non significa che i sacramenti non esistessero o non fossero ritenuti tali. La comunità cristiana non aveva bisogno di attestare quello che nessuno metteva in discussione. Nella chiesa c’è un patrimonio più ricco di quello sancito nei suoi canoni, che ancora ci raggiunge e ci invita ad essere attenti all’intera tradizione di fede. La confermazione inoltre era strettamente legata alla prassi dell’iniziazione cristiana che racchiudeva al suo interno numerosi gesti che solo in seguito vennero raccolti e distanziati in momenti successivi. Occorre allora ritrovare questo momento sorgivo per comprendere il valore della confermazione in relazione al battesimo, all’eucaristia e al più generale inserimento nella vita di Cristo e della Chiesa. A. Le testimonianze bibliche Anzitutto occorre rispondere all’obiezione protestante. È vero che non ci sono tracce della confermazione nel NT? Due testi possono aiutarci a riflettere. At 8, 14 Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro 15 16 Pietro e Giovanni. Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora 17 disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo. At 19,1 Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le regioni dell’altopiano, scese a Èfeso. Qui trovò alcuni 2 discepoli e disse loro: «Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?». Gli risposero: «Non 3 abbiamo nemmeno sentito dire che esista uno Spirito Santo». Ed egli disse: «Quale battesimo avete ricevuto?». 4 «Il battesimo di Giovanni», risposero. Disse allora Paolo: «Giovanni battezzò con un battesimo di conversione, 5 dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù». Udito questo, si fecero 6 battezzare nel nome del Signore Gesù e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, discese su di loro lo Spirito Santo e si misero a parlare in lingue e a profetare. In entrambi i casi appare chiara una prassi battesimale fatta di due gesti ritenuti necessari: l’immersione nell’acqua e l’imposizione delle mani. Da un lato questo ci aiuta a capire che non si dà nel NT un gesto di “confermazione” che abbia autonomia rispetto al mandato battesimale: l’imposizione delle mani segue il battesimo e ne completa l’efficacia. Dall’altro sembra di poter cogliere anche l’esistenza di una “distanza” fatta anche di un intervento successivo al battesimo e operato da un ministro differente. B. L’evoluzione storica Nel II secolo nel rito del Battesimo appare un elemento rituale inedito: l’unzione post-battesimale. Ce ne parla S. Ireneo (130-202) come di un rito già esistente da tempo nella chiesa. Insieme all’unzione si diffonde anche il rito del segno della croce o “consignazione” (sfraghìs = sigillo, che dirà in seguito anche il carattere irrevocabile e permanente del sacramento) che si fonderà presto con l’unzione. Nel III secolo si incontra la prima descrizione del rito della Confermazione. Ne riferisce Ippolito nella Traditio apostolica (215) Appena risalito, un sacerdote gli darà l'unzione con l'olio santo, dicendo: «Ti ungo con l'olio santo, in nome di Gesù Cristo». I battezzati si asciugano, si vestono, poi ritornano in Chiesa. Il vescovo, imponendo loro la mano, pronunzierà l'invocazione: «Signore Dio, tu hai reso degni i tuoi servi di ricevere la remissione dei peccati col bagno di rigenerazione dello Spirito Santo. Manda loro la tua grazia, affinché ti servano secondo la tua volontà. Perché è tua la gloria, Padre, Figlio, con lo Spirito Santo nella santa Chiesa, adesso e nei secoli dei secoli. Amen». Prende l'olio santo nella mano e conferisce loro l'unzione sulla testa, dicendo: «Ti ungo con l'olio santo nel Signore, Padre onnipotente, in Cristo Gesù e nello Spirito Santo». Dopo questa unzione, dà loro un bacio dicendo: «Il Signore sia con te». Il battezzato risponde: « E con il tuo spirito» (Trad. Ap., 21-22). Il rito è ancora unito strettamente alla celebrazione del Battesimo. Dal IV secolo inizia il processo di separazione che caratterizzerà la chiesa latina. Ciò è dovuto: 2 - alla necessità di battezzare chi era in pericolo di morte, senza aspettare la pasqua e alla conseguente necessità in caso di guarigione di completare l’iniziazione cristiana; - alla diffusione del cristianesimo e all’esigenza di affidare il battesimo ai preti, riservando la confermazione al vescovo (l’apostolo) che raggiungeva le comunità quando gli era possibile. Mentre la chiesa latina stabiliva tale necessità, la chiesa orientale mantenne il contatto col vescovo semplicemente con la consacrazione del crisma da parte sua. In tal modo si differenziò la prassi di celebrazione tra chiesa orientale e chiesa latina. - Un po’ alla volta, incoraggiata dalla riflessione di S. Tommaso, si fa strada anche un’altra idea: maturità cristiana. Come il sacramento del battesimo è il sacramento della nascita, così quello della confermazione è il sacramento della crescita che conduce il cresimato all’età perfetta, quella cioè in cui raggiunge la misura della statura di Cristo. Tommaso non parla di età anagrafica, ma spirituale: l’età degli “adulti in Cristo” come possono esserlo anche dei bambini. Progressivamente però si fa strada l’idea di determinare l’età del sacramento tra i sette e i dodici anni, come stabilirà il Concilio di Trento. Si cercava in qualche modo di riconoscere la plausibilità anagrafica di una maturità cristiana ritenuta altrimenti improbabile. Il sacramento della Confermazione può essere amministrato a tutti i fedeli battezzati. Ma non conviene amministrarlo ai bambini non ancora pervenuti all'uso di ragione. Pur non essendo necessario attendere il dodicesimo anno di età, è bene ad ogni modo differire il sacramento per lo meno fino al settimo. La Cresima non fu istituita come necessaria alla salvezza; fu data perché, ben rafforzati dalla sua virtù, ci trovassimo pronti a combattere per la fede di Cristo. Ora nessuno riterrà che i bambini ancora privi dell'uso di ragione siano atti a simile genere di lotta (Catechismus ad parochos). In tal modo la Confermazione si precisa sempre più con una propria fisionomia in relazione a fanciulli e ragazzi “nell’età di ragione”. L’ultimo passaggio è costituito dallo slittamento della Confermazione rispetto all’Eucaristia. Ciò è stato determinato anzitutto dall’intervento di Pio X che ha anticipato i tempi dell’ammissione alla Prima Comunione con il decreto Quam singulari (1910). Pio X non intendeva posticipare la Cresima, ma semplicemente rendere accessibile anche ai bambini l’incontro con Cristo nell’Eucaristia, tant’è vero che le celebrazioni dei due sacramenti avvenivano quasi simultaneamente. Successivamente la chiesa italiana, specialmente nel progetto catechistico seguito alla pubblicazione del DB, ha progressivamente posticipato la celebrazione della Confermazione nel periodo preadolescenziale, prevedendo un adeguato itinerario di formazione con il catechismo Sarete miei testimoni. Un decreto della CEI ha stabilito che l’età per il conferimento della cresima è quella dei 12 anni circa (delibera del 23 dic. 1983). Il sacramento della Confermazione è il crocevia di numerose problematiche che non sono state del tutto risolte. Queste difficoltà non devono però impedirci di cogliere la pluriforme ricchezza del sacramento che la chiesa ha inteso custodire. Il Concilio Vaticano II è stato l’ultimo gesto di autorevole responsabilità da parte della Chiesa nei confronti del sacramento il cui senso viene descritto nei documenti conciliari (in particolare LG 11 e SC 71) e la cui celebrazione viene proposta con il nuovo Rito, pubblicato nel 1971. Questo è dunque il nostro riferimento per una attenta lettura del sacramento in sintonia con la fede della chiesa di ieri e di oggi. 2. Il dono dello Spirito Innanzitutto il dono fondamentale che il sacramento conferisce: lo Spirito Santo. Al di là della diversità di riti in Oriente e in Occidente, la Confermazione ha sempre inteso comunicare non “un” dono particolare dello Spirito ma “il” dono dello Spirito, in tutta la sua consistenza e forza. Di nessun altro sacramento si dice che “dona” lo Spirito Santo, neppure del Battesimo, anche se lo Spirito agisce in tutti sacramenti. Significa che nulla manca ormai a questa straordinaria Presenza che dimora nel cresimato. 3 Il Rito della Confermazione, facendo riferimento alla Pentecoste, ricorda che se anche se oggi la venuta dello Spirito non è accompagnata da prodigi straordinari, come il dono delle lingue, la fede ci insegna che questo Spirito ci è dato in maniera invisibile, ma reale. (Rito, n. 25) Reale. Il termine mette in evidenza la verità del Dono offerto, la sua provenienza. - È proprio il dono dello Spirito, che è Signore e dà la vita (Rito, 26): è la formula che appartiene alla professione di fede trinitaria; lo Spirito dà forma con il Padre e il Figlio al mistero personale di Dio. Essere abitati da tale Presenza significa essere legati indissolubilmente alla Trinità e alla vita divina. - È lo Spirito che lega Gesù al Padre e lo sostiene nella sua missione: Cristo infatti, consacrato con l'unzione dello Spirito Santo nel battesimo al fiume Giordano, fu mandato a compiere l'opera affidatagli dal Padre, per diffondere sulla terra il fuoco dello Spirito (Rito, n. 25). Tutta la vita di Gesù dalla sua incarnazione per opera dello Spirito Santo fino al suo sacrificio mosso dallo Spirito eterno (Eb 9,14). - È lo Spirito promesso da Gesù e conferito in modo speciale come agli apostoli nel giorno di Pentecoste (Rito, 26). L’evento pertanto si rinnova riproponendo nel discepolo di ogni tempo una sorta di grazia inesauribile e sorprendente, la stessa che gli apostoli hanno sperimentato in quel giorno santo. Se anche oggi non si percepiscono “prodigi straordinari”, osserva il Rito, non da meno la sua azione è reale: È lui che diffonde nei nostri cuori la carità di Dio. È lui che, nell'unità della vocazione cristiana e nella molteplicità dei carismi ci riunisce in un solo corpo. È lui che opera la santificazione e l'unità della Chiesa. Tale dono non è simbolico vuole dirci il Rito: è effettivo, permanente, irrevocabile. Ciò viene espresso nella formula sacramentale che è stata ripristinata secondo il modello antico. Dicono le premesse al Rito: Circa le parole che si pronunciano nell'atto della crismazione, abbiamo in verità considerato secondo il suo giusto valore la dignità della veneranda formula che si usa nella Chiesa latina; ad essa tuttavia riteniamo che sia da preferire l'antichissima formula propria del rito bizantino, con la quale si esprime il dono dello stesso Spirito Santo e si ricorda l'effusione dello Spirito che avvenne nel giorno di Pentecoste (cf At 2, 1-4.38). Adottiamo pertanto questa formula, riportandola quasi alla lettera. Formula introdotta nel XII secolo Formula attuale (V secolo) Io ti segno con il segno della croce e ti confermo con il crisma della salvezza. Nel nome del Padre e del figlio e dello Spirito Santo N. ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono. Amen. La pace sia con te. E con il tuo Spirito. A differenza della formula utilizzata fino agli anni ’70, la formula antica ripristinata utilizza la parola che richiama il concetto di sphragis-sigillo e la realtà del carattere che il sacramento imprime. Il sigillo indica una particolare proprietà. «Per mezzo di questa unzione il cresimando riceve il “marchio”, il sigillo dello Spirito Santo. Il sigillo è il simbolo della persona, il segno della sua autorità, della sua proprietà su un oggetto (per questo si usava imprimere sui soldati il sigillo del loro capo, come sugli schiavi quello del loro padrone); esso autentica un atto giuridico o un documento e, in certi casi, lo rende segreto» (CCC 1295). Come in Cristo Dio ha messo il suo sigillo (Gv 6,27) in lui il Padre segna anche noi con il suo sigillo. È Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo, e ci ha conferito l’unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori (2Cor 1,22, cf. Ef 1,13; 4,30). Questo sigillo dello Spirito Santo segna l’appartenenza totale a Cristo, l’essere al suo servizio per sempre, ma anche la promessa della divina protezione nella grande prova escatologica (Cf. Ap 7,2-3; 9,4); (CCC 1296). 3. La relazione col Battesimo Afferma la Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium: Sia riveduto il rito della confermazione, anche perché apparisca più chiaramente l'intima connessione di questo sacramento con tutta l'iniziazione 4 cristiana; perciò è molto conveniente che la recezione di questo sacramento sia preceduta dalla rinnovazione delle promesse battesimali (SC 71). - Nel segno dell’unità. È indubbio il collegamento rituale tra la Confermazione e la Pentecoste. Lo Spirito viene effuso come agli apostoli in quel giorno. Partendo allora dal fatto che la Pentecoste non è un evento a sé stante, accaduto cronologicamente dopo la pasqua, ma esattamente nel compiersi della pasqua, anche la Confermazione dice un compimento rispetto ad un evento già in atto. Come la missione del Figlio crocifisso e risorto si compie nel dono dello Spirito che rende possibile l’incontro con Gesù, la sua salvezza, la vita in lui e la comprensione di tale evento, così il mistero sacramentale di partecipazione alla sua morte e risurrezione che si ha con il battesimo, si compie nella Confermazione quando lo Spirito comunicato da Gesù consente di partecipare al suo mistero e di comprenderne il senso. Gesù diviene il tramite della comunicazione dello Spirito e lo Spirito configura chi lo riceve a Gesù e ne manifesta la piena visibilità. Il dono dello Spirito sigilla la novità inaugurata nel battesimo. Tale dono non si aggiunge né si somma semplicemente a quello del battesimo, ma si compone armoniosamente con esso. Come la pasqua di Cristo non è compiuta senza la pentecoste, così la rinascita battesimale non è completa senza un rito che esprima e realizzi l’effusione dello Spirito. In questo senso si comprende la persuasione che legge la confermazione come perfectio del battesimo. - Nel segno della distinzione. Vi è tuttavia una lettura del sacramento che mette in evidenza anche la distinzione rispetto alla grazia battesimale. Ciò appare soprattutto nella partecipazione attiva alla vita della Chiesa e nell’appello alla corresponsabilità per quanto riguarda la sua missione. In Cristo, consacrato con l’unzione dello Spirito e mandato a compiere sulla terra l’opera affidatagli dal Padre, il cresimato, animato dal medesimo Spirito ne prolunga la missione. La missione consiste nella preghiera, nella buona testimonianza della vita in grado di diffondere il buon profumo di Cristo, nel servizio nei confronti dei fratelli. La Costituzione conciliare Lumen Gentium aggiunge un altro elemento: Col sacramento della confermazione [i fedeli] vengono vincolati più perfettamente alla Chiesa, sono arricchiti di una speciale forza dallo Spirito Santo e in questo modo sono più strettamente obbligati a diffondere e a difendere la fede con la parola e con l'opera, come veri testimoni di Cristo (LG 11). Vi è dunque un legame inscindibile tra il Battesimo e la Confermazione. Tutto nasce dal dono pasquale di Cristo. Sostenuto da tale dono il battezzato-cresimato partecipa all’Eucaristia nella quale scopre di essere realmente parte viva del Corpo di Cristo grazie allo Spirito che rende possibile tale comunione. Quando riceviamo quel pezzo di Pane eucaristico nella comunione, l’azione dello Spirito ci assimila e ci trasforma in quello che riceviamo, liberandone tutta l’energia. Ti preghiamo umilmente: per la comunione al corpo e al sangue di Cristo lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo. Non dimentichiamo tuttavia che l’eucaristia è fonte e culmine della liturgia e della vita cristiana. Nel caso in cui la confermazione preceda l’eucaristia, la cresima anela al suo culmen nell’incontro eucaristico. Ma siccome l’eucaristia è anche fons da cui tutto ha origine, anche il dono dello Spirito, può essere sensata anche quella prassi che anticipa la prima comunione rispetto alla cresima. In tal caso la celebrazione eucaristica invoca il suo culmen attendendo la piena partecipazione del cresimando, liberando lo Spirito che promana dalla pasqua di Gesù celebrata nel sacramento, perché si affretti la venuta di tale giorno. 4. Il legame con la Chiesa e con l’apostolo Un altro aspetto che ritorna nell’indagine storica è il legame del sacramento con la presenza del vescovo attestato in occidente dallo slittamento dell’età della confermazione pur di consentire la celebrazione da parte del vescovo e in oriente dal significativo collegamento con il myron, il crisma da lui consacrato. Ministro ordinario della Confermazione è il vescovo. È lui che normalmente conferisce il sacramento, perché più chiaro ne risulti il riferimento alla prima effusione dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste. Furono infatti gli Apostoli stessi che, dopo essere stati ripieni di Spirito Santo, lo trasmisero ai fedeli per mezzo dell'imposizione delle mani. Il fatto di 5 ricevere lo Spirito Santo attraverso il ministero del vescovo dimostra il più stretto legame che unisce i cresimati alla Chiesa, e il mandato di dare tra gli uomini testimonianza a Cristo (Premesse Rito, n. 7). Benché la legislazione canonica affermi che anche i sacerdoti possano in determinate circostanze o su incarico del vescovo cresimare validamente si è voluto insistere sul rapporto che lega storicamente la figura del vescovo al sacramento della cresima. Il vescovo è il successore degli apostoli e tale identità, benché in parte offuscata da una percezione dell’episcopato declinata in termini di prestigio e di potere, è garanzia di due percorsi di grazia. - Il percorso diacronico. Attraverso il vescovo siamo ricondotti ad abbracciare tutta la vicenda della chiesa, da una pagina di storia alla precedente, fino al giorno di Pentecoste e agli apostoli investiti dal dono dello Spirito. - Il percorso sincronico. La figura del vescovo unito al collegio apostolico lega ogni chiesa locale alle altre e all’unica chiesa di Cristo. Lo Spirito rinsalda dunque l’unità ecclesiale all’interno della stessa diocesi, all’interno della chiesa di oggi con le sue problematiche, le sue speranze e le sue contraddizioni, all’interno della chiesa universale in particolare con le sue articolazioni e comunità missionarie dalle quali la confermazione, energia per diffondere la fede, si sente provocata. Il Battesimo ha inserito il credente nella chiesa. Il vescovo nella confermazione ricorda al cresimato “in quale” chiesa è stato inserito rafforzandone i legami e ravvivandone la partecipazione. 5. Il rito della confermazione Un ultima serie di osservazioni le muoviamo a partire dal rito, così come si svolge. Lex orandi, lex credendi: mentre si prega e si celebra si professa la fede e se ne manifesta il disegno. A. La rinnovazione delle promesse battesimali. Il rito inizia con le parole del vescovo che introducono i gesti sacramentali che si stanno per fare. Il primo è la rinnovazione delle promesse battesimali. È stata introdotta solo di recente per stabilire un chiaro legame con il battesimo e per evidenziare gli inizi di una storia credente che non si costruisce né si acquista, ma si riceve in dono. Mediante la personale professione di fede il cresimando accoglie tale storia, si situa in essa e ne accoglie il compimento. Il titolo però rischia di ridurre la portata del momento; non si tratta infatti di una semplice promessa, ma di un gesto molto più impegnativo: rinunzia e professione di fede. Le “promesse” battesimali appartengono più al Signore che al credente: sono quelle che lui stesso dischiude, prima tra tutte la stessa promessa dello Spirito. Dio è fedele alle sue promesse! - Il vescovo interroga insieme i cresimandi, ma ciascuno risponde personalmente. È quello che avviene nella domanda che Gesù pone a Cesarea di Filippo: Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,15-16). Per i preadolescenti c’è un cammino aperto, da una fede per socializzazione a un’assunzione personale di responsabilità. - La risposta è fatta di rinuncio e credo. Due parole che aprono alludono ad un nuovo equilibrio. I cresimandi sono in piedi, come tutta l’assemblea. Ma per “stare in piedi” nella fede occorre prestare anzitutto attenzione all’insidia del nemico che promette e non mantiene. A lui il cresimando risponde”rinuncio”: rinuncio a una logica che se-duce, che attira a sé e non consente di stare in piedi! Credere è invece il verbo del nuovo equilibrio: Se non credete non avrete stabilità (Is 7,9). Credo che la nuova stabilità della vita appartiene al credere, al dimorare, al fidarsi di Dio. (libro papa) - La professione di fede ha il sapore antico di parole che riconducono alla comunità apostolica. È fede che aderendo a Dio ne incontra il volto autentico nell’esperienza trinitaria. Il Padre creatore, il Figlio Gesù incarnato, morto e risuscitato, lo Spirito vivificante. In quello spazio divino c’è posto anche per la chiesa e per l’esperienza di salvezza che essa apre. Per questo nella professione di fede c’è anche l’articolo che riguarda la chiesa e la vita cristiana. 6 B. L’imposizione delle mani Il gesto dell’imposizione delle mani ai fini della riconoscibilità e dell’efficacia del sacramento è contenuto in quello dell’unzione. E tuttavia la struttura rituale ha inteso rendere maggiormente espressivo il segno dell’imposizione dandone più chiara visibilità. - Il simbolismo verticale aiuta a capire che il dono viene “dall’alto”. Il cristiano scopre la sua identità in un’origine “altra/alta”. La sua generazione viene dall’alto, come anche la sua missione. Non si appartiene alla chiesa per un patto societario né si apre la missione secondo una logica aziendale. È l’ “alto” che ci aiuta a comprendere le reali misure dell’uomo. - L’imposizione delle mani dice anche la volontà di un contatto. Hai posto su di me la tua mano (Sal 138,5). Il gesto sia fatto su tutti i cresimandi, anticipando la crismazione in cui il contatto è diretto, esprime il desiderio di Dio di incontrare la concreta realtà degli uomini, arricchendola dei suoi doni. Le mani di Dio sono in azione, il “digitus paternae dexterae”, come viene chiamato lo Spirito nel Veni creator, sostiene la nuova creazione come è stato artefice della prima. - Al gesto solenne dell’imposizione delle mani corrisponde anche quello della mano del padrino sulla spalla del cresimando. È come se le mani di Dio cercassero una collaborazione. Ma è anche come se le mani di Dio offrissero supporto all’azione educativa. Dio stende le sue mani anche sulle nostre mani di padrini, di catechisti, di genitori, di educatori, perché la nostra azione educativa sia riflesso della sua e perché la nostra azione educativa a lui sappia condurre. C. La crismazione Siamo al momento specificamente sacramentale della confermazione. Il vescovo intinge il pollice nel crisma (olio misto a profumo consacrato dal vescovo il giovedì santo) e traccia un segno di croce sulla fronte del candidato dicendo: Ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono. Nel gesto vi sono tre elementi importanti. - L’unzione con il Crisma. Crisma prende il nome da Cristo, l’Unto del Padre, consacrato dall’unzione dello Spirito (Lc 4,18). Il cresimato è unto del suo profumo, raggiunto in profondità da tale fragranza che penetra nel cuore come l’olio penetra e si diffonde sulla pelle. Il profumo di Cristo è la sua vita offerta nell’amore: Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore. (Ef 5,1-2). Il cresimato viene permeato di tale amore che costituisce la nuova condizione di possibilità della sua vita. Lo Spirito Santo scenderà su di te… nulla è impossibile a Dio (Lc 1,35.37). Una fragranza che si diffonde e che rende “buon profumo di Cristo”. Siano rese grazie a Dio, il quale sempre ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde ovunque per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza! Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo per quelli che si salvano e per quelli che si perdono; per gli uni odore di morte per la morte e per gli altri odore di vita per la vita (2Cor 2,14-16). - Il segno della croce. L’unzione rende penetrante non una semplice carezza, ma una logica di vita. Quella croce già affidata al battezzato ora deve scendere in profondità e diventare criterio di valutazione e di scelta. Non si tratta semplicemente di appendere il crocifisso al muro, si tratta di riconoscersi nella logica del crocifisso. - Il sigillo. Ne abbiamo già parlato. Per qualcuno indica il segno stesso della croce con cui avviene l’unzione, per altri l’effetto permanente sul cresimato. Dicono le premesse al rito: Il battezzato sul quale il vescovo stende la mano, per tracciargli in fronte il segno della croce con l'Olio profumato, riceve un carattere indelebile, sigillo del Signore (Premesse Rito, 9). Dio sigilla la sua azione, ne pone il marchio di autenticazione e ne chiude ogni tentativo di adulterazione. 7 La crismazione si conclude col saluto che il vescovo rivolge al cresimato: La pace sia con te. È il saluto pasquale che esprime il compimento dell’inserimento nel mistero della morte e risurrezione di Cristo e indica lo stile con cui il cresimato è chiamato a camminare nel mondo. Signore, fa’ di me lo strumento della tua pace… D. La preghiera dei fedeli Il rito della confermazione si conclude con la preghiera dei fedeli. In essa si richiamano i principali effetti del sacramento invocando la piena corrispondenza ad essi da parte di coloro che l’hanno ricevuto. La preghiera ci ricorda che il sacramento non è magia. Viene affidato alla responsabilità dell’intera comunità perché sia custodito e porti frutto. Per questo si prega per i cresimati perché diano buona testimonianza, per i genitori e i padrini perché siano di sostegno e di esempio, per la chiesa raccolta dallo Spirito e per il mondo perché lo Spirito apri le strade del Regno. In questo modo la chiesa scopre di essere ancora parte di un cammino di grazia e di continuare ad accogliere i prodigi che Dio ha suscitato all’inizio della predicazione del vangelo. Per approfondire. PIERPAOLO CASPANI – PAOLO SARTOR, Iniziazione cristiana, l’itinerario e i sacramenti, EDB, 2008. 8