COISP - Ufficio Comunicazione ed Immagine

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COISP - Ufficio Comunicazione ed Immagine
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C O I S P · CO OR D IN A M E NT O P E R L ’ I N D IP E ND E N Z A S IN D A C AL E DE L L E F OR Z E D I P O L IZ IA
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C O I S P: N U D A N E L
WEB, BOLDRINI INVIA
LA POLIZIA!!
Rassegna stampa 27 aprile 2013
LARETENONPERDONA.IT
- CLAMOROSO!, Laura Boldrini
invia pattuglie di Polizia presso abitazioni private per far
cancellare pagine web non gradite - apr26 by admin on 26 aprile
2013 at 12:06 pm Posted In: Notizie e Politica - POLIZIA A CASA
(SENZA MANDATO), FAMIGLIA TERRORIZZATA, UN GRUPPO DI
DIVISE IMPEGNATE NELLA CANCELLAZIONE DELLA BURLA DAL WEB L’accusa di Dagospia: 7 poliziotti che
monitorano la rete per conto della Presidente della Camera - Scrive Dagospia: “Non ha voluto la scorta in strada, per
andare contro gli abusi della vecchia politica. L’ha pretesa invece sulla rete, per controllare internet e far incriminare
chiunque si diverta a ironizzare su di lei. Escono inediti e inquietanti particolari sullo smodato uso del potere, da casta
vecchio stile, della presidente della Camera, Laura Boldrini, che per arginare la foto-burla che su Facebook ritraeva una
finta Boldrini nuda, ha scatenato l’inferno e preteso la presenza di ben 7 poliziotti alla Camera così da monitorare il web e
perseguire chiunque osi scherzare sulla terza carica dello Stato. I sette poliziotti ad personam sono stati distolti da
importanti attività contro il crimine informatico tant’è che le altre indagini della squadra social network del
compartimento Polizia postale e telecomunicazioni del Lazio sono praticamente bloccate. Formalmente solo la
responsabile risulta aggregata a Montecitorio con un ordine di servizio. Gli altri 4 agenti della «squadra», e altri 2 poliziotti
in forza alla PolPost del complesso Tuscolano, ufficialmente non risultano distaccati né aggregati in Parlamento: sono
«fantasmi», a servizio della presidentessa, con problemi di straordinari, buoni pasto e vestiario (si sono dovuti pagare
giacca, cravatta e tailleur per lavorare in presidenza) come denunciato dal sindacato Coisp. Ma c’è di più. Incrociando
più fonti, e consultando carte, il Giornale ha ricostruito l’iter di quest’incredibile vicenda che ha portato al siluramento di
Gaudenzio Truzzi, dirigente dell’ispettorato di polizia della Camera. Domenica 14 quest’ultimo riceve la denuncia «dalla
persona offesa» (cioè la Boldrini, ma secondo il suo entourage non vi era stato intervento diretto). Truzzi informa la
segreteria del capo della polizia e il vertice della «Postale» (Andrea Rossi). Vengono allertate Digos e Mobile a Latina che
fanno visita a un giornalista di Fondi che aveva postato il fake su Fb. Respinti i poliziotti per mancanza del mandato di
sequestro, la postale si rivolge alla procura di Roma. Salta fuori un pm disponibile, ma non è in ufficio bensì in un ristorante
romano vicino piazza Navona. Tra uno stuzzichino e un drink, firma un decreto «d’urgenza» di sequestro preventivo. E
parte il repulisti sul web, tra perquisizioni e sbianchettamenti. Spariscono molte foto della falsa Boldrini, ma anche articoli
che denunciavano la bufala. Nel decreto si dispone «il sequestro preventivo mediante oscuramento delle pagine web (…)
nonché delle diverse e ulteriori pagine web che verranno individuate sulla rete con loghi, marchi, contenuti, riconducibili alla
persona offesa». È la parolina «contenuti» a inquietare. Non si può nemmeno parlare di questa storia? Siamo alla censura?
Anziché chiedere ancora più poliziotti, come la Boldrini sembra voler fare per rendere operativa anche di notte la sua
squadretta web-buoncostume, la presidente farebbe bene a fermarsi. E a riflettere.”
Responsabile: Marcello PUSCEDDU - Componenti: Fabio PIGA, Giovanni CACISI, Roberto DORIA, Roberto CASU
fonte: http://www.cadoinpiedi.it/2013/04/26/laura_boldrini_e_la_scorta_sul_web.html P.s Anche a noi è stato richiesto
telefonicamente dalla Polizia Postale di cancellare l’articolo con in più l’impiego di una volante della Polizia sotto
casa al citofono alle 00:30. manco fossimo le brigate rosse!
Fake Boldrini. Il Giornale: silurato il capo della polizia della Camera - Pubblicato il 20 aprile 2013 11.41 | Il
”fake” della presidente della Camera Laura Boldrini, quello della foto di una prosperosa signora nudista
con la testa della Boldrini, che era circolato sul web la scorsa settimana, ha provocato un terremoto nel
corpo di polizia distaccato alla Camera e, secondo il Giornale, ha fatto “saltare il capo della sicurezza.
L’accusa: è intervenuto troppo tardi”. Se la storia è vera, è una brutta caduta di stile per la deputata di Sel, che
vuole dire sinistra e libertà, a causa di un intervento che si colloca perfettamente nel filone del “lei non sa chi sono io” e che
ha già portato al sequestro preventivo, cioè l’ordine di cancellazione, da parte di un magistrato, della foto in questione, non
in nome della sua oscenità ma della possibile diffamazione, cosa che ha fatto sollevare qualche dubbio sulla legittimità
costituzionale dell’intervento. Dice l’articolo 21 della Costituzione: “Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato
dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di
violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili”. Il Giornale rivela che “dirigenti e
funzionari che sovrintendono alla sicurezza interna di Montecitorio [sono stati] rimossi con decorrenza primo maggio
prossimo. La notizia rimbalzava da giorni, da quando cioè la Boldrini aveva scatenato l’inferno per il gran chiacchiericcio su
Facebook non stoppato all’istante dalla polizia. “L’ira della Boldrini aveva «costretto» la polizia a muoversi in fretta e con
sistemi poco ortodossi se è vero quanto riferisce il giornalista Antonio Mattia (ritenuto il primo a postare la foto, anche se lui
smentisce), che si sarebbe visto arrivare a casa agenti della polizia postale e del commissariato di Fondi senza esibire
alcun mandato di perquisizione o di sequestro. “Se ne va, dunque, il dirigente Gaudenzio Truzzi, entrato in rotta di
collisione con la presidente anche per via della gestione della scorta: l’interessata la voleva ridotta al minimo (un solo
poliziotto di «tutela», e niente seguito di gente armata) mentre il capo degli sbirri di Montecitorio avrebbe insistito per una
scorta vera e propria, onde evitare quel che poi è successo con le contestazioni a Civitanova Marche in occasione della
visita in memoria dei tre morti suicidi per l’impossibilità di arrivare a fine mese. “Con Truzzi dovrebbe lasciare l’ufficio anche
il suo vice, Luigi Carnevale. Al posto di Truzzi arriva Leonardo La Vigna, trascorsi alla Dia, questore a Cuneo e poi a
Bolzano. Il ricambio è stato formalizzato nell’ambito di un più ampio «movimento» di dirigenti di polizia, ma l’ultimo attrito
con la Boldrini per la mala gestione delle foto su Facebook, avrebbe accelerato (e imposto) il siluramento. Questo si
vocifera alla Camera e ai piani alti del Viminale. Dove l’imbarazzo per una vicenda incredibile sta mettendo in seria difficoltà
chi ha fatto le indagini pro Boldrini”. Il Giornale informa anche di avere ricevuto “numerose segnalazioni di denunce fatte
anni fa per diffamazioni su Facebook che ancora attendono una risposta dalla giustizia. Risposta che per la Boldrini è stata
velocissima: nemmeno dieci ore. Fra i tanti c’è Alfonso Maria Fimiani, presidente dei «Circoli dell’ambiente». «Ho
presentato una querela per diffamazione a mezzo Fb (in occasione del referendum) e dopo due anni il Pm non ha ancora
neanche autorizzato l’identificazione degli eventuali indagati, quando leggo delle indagini sul fake della Boldrini non
nascondo una certa invidia»”.
La Boldrini assume la scorta per il web. Nessun sito dovrà parlare male del suo operato By Francesco Columbro 27/04/2013 - La presidente della Camera Laura Boldrini vuole la
scorta, ma non per strada, bensì sul web. Per cancellare le foto che la ritraevano in un finto
nudo su Facebook, la Boldrini ha deciso di ‘ingaggiare’ ben 7 poliziotti a Montecitorio, così da
monitorare il web e perseguire chiunque si diverta a prenderla in giro. La denuncia viene da Dagospia. Questi 7 poliziotti
erano impegnanti in attività contro il crimine informatico nella squadra social network del compartimento Polizia postale e
telecomunicazioni del Lazio, ora bloccate per la mancanza degli agenti. Quattro poliziotti della “squadra” e altri due della
PolPost del complesso Tuscolano, non risultano distaccati né aggregati in Parlamento. “Sono fantasmi a servizio della
presidentessa, con problemi di straordinari, buoni pasto e vestiario, visto che si sono dovuti pagare giacca,
cravatta e tailleur per lavorare in presidenza” ha denunciato il sindacato Coisp. Il Giornale ha ricostruito poi la
vicenda che ha portato al licenziamento di Gaudenzio Truzzi, dirigente dell’ispettorato di polizia della Camera, denunciato
dalla Boldrini senza prove certe lo scorso 14 aprile. Il motivo? Sempre le foto su Facebook. Per eliminarle sono state
allertate la Digos e la Mobile a Latina che hanno fatto visita a un giornalista di Fondi che aveva postato le immagini. Il
mandato di sequestro viene firmato da un pm della Procura di Roma e le foto della Boldrini spariscono dal web. Nel decreto
Responsabile: Marcello PUSCEDDU - Componenti: Fabio PIGA, Giovanni CACISI, Roberto DORIA, Roberto CASU
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veniva stabilito “il sequestro preventivo mediante oscuramento delle pagine web (…) nonché delle diverse e ulteriori pagine
web che verranno individuate sulla rete con loghi, marchi, contenuti, riconducibili alla persona offesa”. Per la presidente
della Camera si sono mobilitati in molti. E anche se le foto sono sparite è certo che se ne parlerà a lungo.
BOLDRINI NUDA: BLITZ A CASA DEL PRESUNTO COLPEVOLE - posted by
OcchioSulWeb | aprile 21, 2013 | Brutte ore per il giornalista che ha linkato su
Facebook il famoso fotomontaggio che raffigura la Boldrini nuda: polizia a
casa (senza mandato), famiglia terrorizzata, un gruppo di divise impegnate nella cancellazione della burla dal
web… Sono passati 449 anni dalla decisione di censurare gli «ignudi» ritratti nel Giudizio Universale. A mettere le braghe
ai beati e ai dannati della cappella Sistina fu chiamato uno stretto collaboratore del Buonarroti, tale Daniele da Volterra, che
da allora – purtroppo per lui – verrà ricordato come il Braghettone. Oggi a coprire nudità importanti ci pensa la polizia di
Stato «costretta» a intervenire con una rapidità senza precedenti per oscurare da internet una doppia fotografia che
ritraeva la presidente della Camera, Laura Boldrini, sulla copertina di Famiglia Cristiana e contestualmente sulla prima
pagina della defunta rivista erotica Le Ore. La copertina del settimanale cattolico era però originale, mentre la seconda,
ovviamente, no. Un fake, proprio come la pretesa Boldrini raffigurata nuda su una spiaggia: in realtà si tratta di un’ignara e
anonima nudista la cui foto compare su alcuni siti per amanti dell’integrale. Sembra che sabato scorso, di pomeriggio, le
immagini escono sulla bacheca Facebook di Antonio Mattia, giornalista della provincia di Latina, che lavora per Popolo
Italiano e Napoli News Magazine. Ma quella foto non è una notizia, essendo una burla, una delle tante che ogni giorno
affollano i social network tra «condivisioni», «mi piace», e via discorrendo. Qualcuno, non sappiamo se lo stesso Mattia,
s’era divertito a spacciare la nudista per la presidente della Camera. Il tam tam sulla rete avrebbe indignato pesantemente
la Boldrini che da poco già aveva tuonato contro l’imperare di gruppi fascisti su Fb. Per quel che se ne sa è finita che il
giornalista è stato subito indagato per diffamazione dal pm romano Luca Palamara, il nudo della falsa Boldrini è (quasi)
scomparso dalla rete, la polizia postale s’è ritrovata a sacrificare alcuni agenti distaccandoli in una stanza a Montecitorio
per monitorare il web alla voce «Laura Boldrini». Il giornalista si dichiarerebbe ancora scioccato dalla violenza del blitz della
forze dell’ordine: «Al di là della facilità con cui si può dimostrare che io mi sono solo limitato a condividere una foto che già
girava su Facebook, e di mettere qualche commento, è tutta la storia che ha dell’incredibile: domenica ero a Sperlonga
quando vengo raggiunto da una telefonata dei miei figli, letteralmente terrorizzati dal fatto che c’era la polizia a casa che
voleva sequestrare i computer. Allora prendo la macchina e mi precipito nella mia abitazione, a Fondi, dove trovo agenti
della postale e del commissariato locale. Mi chiedono delle foto della Boldrini e, incredulo, faccio presente che avevo
rigirato una immagine che già girava su Fb. Al che chiedo loro se avevano un mandato e mi rispondono che no, non
l’avevano. …Comunque… prima di andar via fanno presente che avrei potuto avere problemi per quella “goliardata”. La
cosa veramente incredibile è la tempestività dell’intervento: nemmeno 8-10 ore son trascorse dalla foto messa sul mio
profilo ai poliziotti dentro casa». Su internet il giallo della foto appassiona più utenti, ma a smascherare il falso ci pensano
subito i siti Blitz Quotidiano, Giornalettismo e il Disinformatico di Paolo Attivissimo, noto cacciatore di bufale internet. Anche
Occhiosulweb, nell’articolo dedicato allo scandalo ha da subito specificato la natura dello scherzo. Contestualmente esce la
notizia che la procura, ricevuta la denuncia della Camera dei deputati, identificata la «sorgente» di quel fake in Antonio
Mattia, «ha disposto il sequestro delle foto diffuse in rete e la rimozione della fotografia». L’indagine più veloce della storia.
Non si ha memoria di un tale dispiego di poliziotti per censurare una delle migliaia di becere foto (false, ritoccate o
taroccate) di Berlusconi o Bersani, Grillo o Renzi, Napolitano o Prodi. Men che meno c’è traccia di sequestri di scatti rubati
a politici immortalati come mamma li ha fatti: vedi Casini, Montezemolo, Fini o il premier ceko Topolánek. Persino il leader
della Boldrini, Nichi Vendola, pubblicato dal Giornale ignudo e giovane con due amici in spiaggia, eppoi ripostato su
Facebook e Youtube, non pretese un rastrellamento della rete: ci scherzò su. La Boldrini l’ha invece presa sul serio. Dal
suo entourage si dà, però, una versione diversa dei fatti. Intanto si escludono «pressioni» a livello istituzionale: «A far
partire la denuncia è stato il personale di polizia di Montecitorio senza alcun intervento diretto della presidenza. Qualcuno
ha visto la foto e l’ha segnalata». E sul trasferimento già avvenuto ad personam di un contingente di agenti specializzati, di
cui si vocifera alla polizia postale, dalla presidenza fanno sapere che è «solo una ipotesi allo studio». Sul merito di una
risposta sproporzionata ad una burla di cattivo gusto, l’obiezione è un’altra: «Il problema erano i commenti alla foto dello
stesso autore, che sosteneva che quel soggetto fosse realmente la terza carica dello Stato». Niente privilegi, insomma.
D’ora in avanti se qualcuno vi sputtanerà su Facebook, telefonate al 113. E se nessuno vi fila, dite che vi manda Laura
Boldrini. Quella vera.
Responsabile: Marcello PUSCEDDU - Componenti: Fabio PIGA, Giovanni CACISI, Roberto DORIA, Roberto CASU
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WEB-FAKE - UNA FALSA ‘’BOLDRINI NUDA” FINISCE SU FACEBOOK E ARRIVA LA
POLIZIA - Incredibile disavventura di un giornalista che ha “condiviso” su Facebook un
fotomontaggio che sfotte la Boldrini: polizia a casa (senza mandato), famiglia terrorizzata,
un gruppo di divise impegnate nella cancellazione della burla dal web… - Gian Marco
Chiocci e Massimo Malpica per "il Giornale" - Sono passati 449 anni dalla decisione di censurare gli «ignudi» ritratti nel
Giudizio Universale. A mettere le braghe ai beati e ai dannati della cappella Sistina fu chiamato uno stretto collaboratore
del Buonarroti, tale Daniele da Volterra, che da allora- purtroppo per lui- verrà ricordato come il Braghettone. Oggi a coprire
nudità importanti ci pensa la polizia di Stato «costretta» a intervenire con una rapidità senza precedenti per oscurare da
internet una doppia fotografia che ritraeva la presidente della Camera, Laura Boldrini, sulla copertina di Famiglia Cristiana e
contestualmente sulla prima pagina della defunta rivista erotica Le Ore. Ovviamente mentre la copertina del settimanale
cattolico è originale, la seconda è falsa. Un fake, proprio come la pretesa Boldrini raffigurata nuda su una spiaggia: in realtà
si tratta di un'ignara e anonima nudista la cui foto compare su alcuni siti per amanti dell'integrale. Succede che sabato
scorso, di pomeriggio, le immagini escono sulla bacheca Facebook di Antonio Mattia, giornalista della provincia di Latina,
che lavora per Popolo Italiano e Napoli Ma quella foto non è una notizia, essendo una burla, una delle tante che ogni
giorno affollano i social network tra «condivisioni», «mi piace», e via discorrendo. Qualcuno, non sappiamo se lo stesso
Mattia, s'era divertito a spacciare la nudista per la presidente della Camera. Il tam tam sulla rete avrebbe innervosito la
Boldrini che da poco già aveva tuonato contro l'imperare di gruppi fascisti su Fb. Per quel che se ne sa è finita che il
giornalista è stato subito indagato per diffamazione dal pm romano Luca Palamara, il nudo della falsa Boldrini è (quasi)
scomparso dalla rete, la polizia postale s'è ritrovata a sacrificare alcuni agenti distaccandoli in una stanza a Montecitorio
per monitorare il web alla voce «Laura Boldrini». Ma la storia, per come l'ha ricostruita il Giornale , è più complessa. Intanto
c'è la versione del giornalista, ancora scioccato dalla violenza del blitz della forze dell'ordine: «Al di là della facilità con cui si
può dimostrare che io mi sono solo limitato a condividere una foto che già girava su Facebook , e di mettere qualche
commento, è tutta la storia che ha dell'incredibile: domenica ero a Sperlonga quando vengo raggiunto da una telefonata dei
miei figli, letteralmente terrorizzati dal fatto che c'era la polizia a casa che voleva sequestrare i computer. Allora prendo la
macchina e mi precipito nella mia abitazione, a Fondi, dove trovo agenti della postale e del commissariato locale. Mi
chiedono delle foto della Boldrini e, incredulo, faccio presente che avevo rigirato una immagine che già girava su Fb. Al che
chiedo loro se avevano un mandato e mi rispondono che no, non l'avevano». Possibile? «Già. Comunque prima di andar
via fanno presente che avrei potuto avere pro-blemi per quella "goliardata". La cosa veramente incredibile è la tempestività
dell'intervento: nemmeno 8-10 ore son trascorse dalla foto messa sul mio profilo ai poliziotti dentro casa». Su internet il
giallo della foto appassiona più utenti, ma a smascherare il falso ci pensano subito i siti Blitz Quotidiano , Giornalettismo e il
Disinformatico di Paolo Attivissimo, noto cacciatore di bufale internet. Contestualmente esce la notizia che la procura,
ricevuta la denuncia della Camera dei deputati, identificata la «sorgente» di quel fake in Antonio Mattia, «ha disposto il
sequestro delle foto diffuse in rete e la rimozione della fotografia». L'indagine più veloce della storia. Non si ha memoria di
un tale dispiego di poliziotti per censurare una delle migliaia di becere foto (false, ritoccate o taroccate) di Berlusconi o
Bersani, Grillo o Renzi, Napolitano o Prodi. Men che meno c'è traccia di sequestri di scatti rubati a politici immortalati come
mamma li ha fatti: vedi Casini, Montezemolo, Fini o il premier ceko Topolánek. Persino il leader della Boldrini, Nichi
Vendola, pubblicato dal Giornale ignudo e giovane con due amici in spiaggia, eppoi ripostato su Facebook e Youtube , non
pretese un rastrellamento della rete: ci scherzò su. La Boldrini l'ha invece presa sul serio. Dal suo entourage si dà, però,
una versione diversa dei fatti. Intanto si escludono «pressioni » a livello istituzionale: «A far partire la denuncia è stato il
personale di polizia di Montecitorio senza alcun intervento diretto della presidenza. Qualcuno ha visto la foto e l'ha
segnalata». E sul trasferimento già avvenuto ad personam di un contingente di agenti specializzati, di cui si
vocifera alla polizia postale, dalla presidenza fanno sapere che è «solo una ipotesi allo studio». Sul merito di una
risposta sproporzionata ad una burla di cattivo gusto, l'obiezione è un'altra: «Il problema erano i commenti alla
foto dello stesso autore, che sosteneva che quel soggetto fosse realmente la terza carica dello Stato». Niente
privilegi, insomma. D'ora in avanti se qualcuno vi sputtanerà su Facebook , telefonate al 113. E se nessuno vi fila,
dite che vi manda Laura Boldrini. Quella vera.
Laura Boldrini e la scorta sul web. L'accusa di Dagospia: 7 poliziotti che
monitorano la rete per conto della Presidente della Camera - Scrive Dagospia:
"Non ha voluto la scorta in strada, per andare contro gli abusi della vecchia politica.
L'ha pretesa invece sulla rete, per controllare internet e far incriminare chiunque si diverta a ironizzare su di lei. Escono
Responsabile: Marcello PUSCEDDU - Componenti: Fabio PIGA, Giovanni CACISI, Roberto DORIA, Roberto CASU
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inediti e inquietanti particolari sullo smodato uso del potere, da casta vecchio stile, della presidente della Camera, Laura
Boldrini, che per arginare la foto-burla che su Facebook ritraeva una finta Boldrini nuda, ha scatenato l'inferno e preteso la
presenza di ben 7 poliziotti alla Camera così da monitorare il web e perseguire chiunque osi scherzare sulla terza carica
dello Stato. I sette poliziotti ad personam sono stati distolti da importanti attività contro il crimine informatico tant'è che le
altre indagini della squadra social network del compartimento Polizia postale e telecomunicazioni del Lazio sono
praticamente bloccate. Formalmente solo la responsabile risulta aggregata a Montecitorio con un ordine di servizio. Gli altri
4 agenti della «squadra», e altri 2 poliziotti in forza alla PolPost del complesso Tuscolano, ufficialmente non risultano
distaccati né aggregati in Parlamento: sono «fantasmi», a servizio della presidentessa, con problemi di straordinari, buoni
pasto e vestiario (si sono dovuti pagare giacca, cravatta e tailleur per lavorare in presidenza) come denunciato dal
sindacato Coisp. Ma c'è di più. Incrociando più fonti, e consultando carte, il Giornale ha ricostruito l'iter di quest'incredibile
vicenda che ha portato al siluramento di Gaudenzio Truzzi, dirigente dell'ispettorato di polizia della Camera. Domenica 14
quest'ultimo riceve la denuncia «dalla persona offesa» (cioè la Boldrini, ma secondo il suo entourage non vi era stato
intervento diretto). Truzzi informa la segreteria del capo della polizia e il vertice della «Postale» (Andrea Rossi). Vengono
allertate Digos e Mobile a Latina che fanno visita a un giornalista di Fondi che aveva postato il fake su Fb. Respinti i
poliziotti per mancanza del mandato di sequestro, la postale si rivolge alla procura di Roma. Salta fuori un pm disponibile,
ma non è in ufficio bensì in un ristorante romano vicino piazza Navona. Tra uno stuzzichino e un drink, firma un decreto
«d'urgenza» di sequestro preventivo. E parte il repulisti sul web, tra perquisizioni e sbianchettamenti. Spariscono molte
foto della falsa Boldrini, ma anche articoli che denunciavano la bufala. Nel decreto si dispone «il sequestro preventivo
mediante oscuramento delle pagine web (...) nonché delle diverse e ulteriori pagine web che verranno individuate sulla rete
con loghi, marchi, contenuti, riconducibili alla persona offesa». È la parolina «contenuti» a inquietare. Non si può nemmeno
parlare di questa storia? Siamo alla censura? Anziché chiedere ancora più poliziotti, come la Boldrini sembra voler fare per
rendere operativa anche di notte la sua squadretta web-buoncostume, la presidente farebbe bene a fermarsi. E a riflettere."
P.s Anche il nostro articolo è stato cancellato.
Attenzione, sentite cosa ha combinato Laura Boldrini, non ci crederete! PELLEGRINO 26 APRILE 2013 - Scrive Dagospia: "Non ha voluto la scorta in strada, per
andare contro gli abusi della vecchia politica. L'ha pretesa invece sulla rete, per
controllare internet e far incriminare chiunque si diverta a ironizzare su di lei. Escono
inediti e inquietanti particolari sullo smodato uso del potere, da casta vecchio stile, della presidente della
Camera, Laura Boldrini, che per arginare la foto-burla che su Facebook ritraeva una finta Boldrini nuda,
ha scatenato l'inferno e preteso la presenza di ben 7 poliziotti alla Camera così da monitorare il web e
perseguire chiunque osi scherzare sulla terza carica dello Stato. I sette poliziotti ad personam sono stati
distolti da importanti attività contro il crimine informatico tant'è che le altre indagini della squadra social
network del compartimento Polizia postale e telecomunicazioni del Lazio sono praticamente bloccate.
Formalmente solo la responsabile risulta aggregata a Montecitorio con un ordine di servizio. Gli altri 4
agenti della «squadra», e altri 2 poliziotti in forza alla PolPost del complesso Tuscolano, ufficialmente non
risultano distaccati né aggregati in Parlamento: sono «fantasmi», a servizio della presidentessa, con
problemi di straordinari, buoni pasto e vestiario (si sono dovuti pagare giacca, cravatta e tailleur per
lavorare in presidenza) come denunciato dal sindacato Coisp. Ma c'è di più. Incrociando più fonti, e
consultando carte, il Giornale ha ricostruito l'iter di quest'incredibile vicenda che ha portato al
siluramento di Gaudenzio Truzzi, dirigente dell'ispettorato di polizia della Camera. Domenica 14
quest'ultimo riceve la denuncia «dalla persona offesa» (cioè la Boldrini, ma secondo il suo entourage non
vi era stato intervento diretto). Truzzi informa la segreteria del capo della polizia e il vertice della
«Postale» (Andrea Rossi). Vengono allertate Digos e Mobile a Latina che fanno visita a un giornalista di
Fondi che aveva postato il fake su Fb. Respinti i poliziotti per mancanza del mandato di sequestro, la
postale si rivolge alla procura di Roma. Salta fuori un pm disponibile, ma non è in ufficio bensì in un
ristorante romano vicino piazza Navona. Tra uno stuzzichino e un drink, firma un decreto «d'urgenza» di
sequestro preventivo. E parte il repulisti sul web, tra perquisizioni e sbianchettamenti. Spariscono molte
foto della falsa Boldrini, ma anche articoli che denunciavano la bufala. Nel decreto si dispone «il
sequestro preventivo mediante oscuramento delle pagine web (...) nonché delle diverse e ulteriori pagine
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web che verranno individuate sulla rete con loghi, marchi, contenuti, riconducibili alla persona offesa». È
la parolina «contenuti» a inquietare. Non si può nemmeno parlare di questa storia? Siamo alla censura?
Anziché chiedere ancora più poliziotti, come la Boldrini sembra voler fare per rendere operativa anche di
notte la sua squadretta web-buoncostume, la presidente farebbe bene a fermarsi. E a riflettere."
UNA SCORTA SUL WEB PER IL PRESIDENTE DELLA CAMERA. IL COISP: “LA
POLIZIA E’ AL SERVIZIO DEI CITTADINI, NON POSSONO ESSERCI PRIVILEGI
PER CHI PUO’ ARRIVARE PRIMA” (OPI – 18.4.2013) “Nel massimo del rispetto e
della considerazione di chi ritiene di aver subito un torto e dei validi motivi per
cui richiede l’intervento delle Forze dell’Ordine, ci troviamo di fronte ad una
situazione che ci costringe a porre l’accento su come la Polizia di Stato NON sia al servizio di tutti i cittadini,
indistintamente e senza preferenze per chi può arrivare prima degli altri seguendo diverse strade. Ancora
più importante, quanto sconfortante, è dover evidenziare che, nella drammatica carenza di uomini, mezzi e
risorse in cui già operiamo dovendo fornire la migliore risposta a quanti hanno diritto di vedere tutelati i
propri diritti, anche solo pensare di poter avere a propria esclusiva disposizione parte di quei già pochi
uomini, mezzi e risorse, rappresenta un privilegio intollerabile, che nessuno si dovrebbe concedere e meno
che mai un Rappresentante Istituzionale chiamato a dare l’esempio e che ha da subito ha voluto connotare
il proprio impegno come una lotta alla casta nel rispetto degli italiani. Parlare così, e poi pretendere una
‘scorta’ anche sul web è qualcosa che lascia ben più che perplessi”. E’ quanto afferma Franco Maccari,
Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, a proposito di una vicenda che ha
riguardato l’Onorevole Laura Boldrini, Presidente della Camera dei Deputati, in merito ad alcune foto
comparse su un social network ritenute lesive della sua immagine anche e soprattutto istituzionale. Il Coisp,
per bocca del suo Segretario Generale, ha voluto esprimere la massima solidarietà all’Onorevole Boldrini
per le offese subite, lamentando tuttavia l’evoluzione della vicenda che ha portato a un repentino intervento
della Polizia Postale e delle Telecomunicazioni sguinzagliata a caccia di chi ha avuto a che fare con le foto
in questione, con una sorta di sconvolgimento dell’attività del Compartimento nella giornata di domenica
14 aprile e, soprattutto, alla successiva creazione di una task force a disposizione del Presidente della
Camera, che impegna una intera sezione del Compartimento della Polizia Postale del Lazio, che scandaglia
la rete alla ricerca di eventuale materiale offensivo. In pratica una sorta di “scorta” sul web, che si aggiunge
alla vasta tutela già assicurata al Presidente della Camera dei Deputati, presso cui opera anche un
Ispettorato di Ps il cui dirigente, Gaudenzio Truzzi, appena ieri è stato messo fulmineamente in
“disponibilità”. “Sembrerebbe inutile evidenziare l’inopportunità di una tale situazione - aggiunge Maccari
-, ma evidentemente inutile non è! La Polizia Postale svolge indagini delicatissime a contrasto di crimini
atroci, che calpestano nella maniera più vile ed insidiosa beni tra i più preziosi di questa società, e la lotta
alla pedofilia ne è il migliore degli esempi. Senza contare anche la mole di denunce legittime e giustificate di
cittadini che subiscono i torti più vari. Tra queste migliaia di denunce, non c’è, incomprensibilmente, anche
quella dell’Onorevole Boldrini, la cui vicenda, forse, si è pensato di poter gestire diversamente da come
avviene per tutti gli altri italiani, che attendono pazientemente i frutti dell’instancabile ed encomiabile
lavoro dei colleghi. Ebbene, gravare di un incarico senza precedenti questa preziosa ed oberata
articolazione della Polizia di Stato, come tutte le altre assillata da carenze gravissime, e oltre tutto a fronte
di pericoli e soprusi che i cittadini subiscono e che spesso sono ben più gravi di quello in questione, è quanto
di più irresponsabile si potesse fare. Lo diciamo con il tutto il rispetto possibile nei confronti della figura
istituzionale, ma con tutte le giustificate perplessità che il caso impone”. “Il primo di aprile - ricorda Maccari
in conclusione - avevamo scherzosamente inventato una vicenda simile. Avevamo anche detto, con amara
ironia, che forse sarebbe potuto accadere veramente… non ci aspettavamo che succedesse così presto”.
Responsabile: Marcello PUSCEDDU - Componenti: Fabio PIGA, Giovanni CACISI, Roberto DORIA, Roberto CASU
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