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Torino
Tempio Valdese
Mercoledì 07.IX.2011
ore 17
Classico Terzetto Italiano
Printemps
Carulli
Kreutzer
Rossini
MITO SettembreMusica
Quinta edizione
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con la creazione e tutela
di foreste in Costa Rica
e la piantumazione lungo il Naviglio Grande
nel Comune di Milano.
Jean-Jacques Printemps
(sec. XIX)
Sérénade op. 12
Tempo di Marcia – Andante – Minuetto – Rondò/Marcia
Ferdinando Carulli
(1770-1841)
Notturno in sol maggiore op. 24/II n. 1
Moderato – Largo – Rondò. Allegro
Joseph Kreutzer
(1790-1840)
Trio in la maggiore op. 9 n. 1
Allegro moderato – Adagio – Rondò
Gioachino Rossini
(1792-1868)
Il barbiere di Siviglia, Ouverture
(trascrizione di Ferdinando Carulli)
Classico Terzetto Italiano
Ubaldo Rosso, flauto
Carlo De Martini, violino
Francesco Biraghi, chitarra
Il Classico Terzetto Italiano suona su strumenti storici:
flauto Rudolf Tutz, copia Heinrich Grenser, 1800 ca.
violino scuola Cerutti, 1830 ca.
chitarra Louis Panormo, 1838
Videoimpaginazione e stampa • la fotocomposizione - Torino
a fine dell’epoca classica e i nuovi ideali che la Rivoluzione
Francese aveva diffuso in Europa alla fine del Settecento,
fecero sì che molta musica composta nelle capitali europee nei
primissimi anni dell’Ottocento fosse destinata a un consumo –
pubblico o privato – ampio e capillare, non ristretto cioè soltanto alla nobiltà o ai ceti sociali più ricchi come era avvenuto nell’immediato passato. Per le sue caratteristiche di strumento portatile e polifonico, la chitarra venne facilmente inserita da
numerosi compositori del tempo in brani cameristici e il trio
flauto-violino-chitarra è una formazione che, in questo ambito,
conobbe rilevante notorietà. Il napoletano Ferdinando Carulli,
vissuto a Parigi dal 1808, è uno dei principali artefici di questo
repertorio, sia con lavori originali come i tre Trii op. 9 o il Trio
op. 12, cui recentemente si sono aggiunti numerosi inediti, sia
con le irresistibili rielaborazioni di alcune Ouverture rossiniane,
ridotte con gusto e abilità dalla partitura orchestrale. Il Notturno in sol maggiore op. 24, giustappunto un inedito inserito nell’odierno programma, è un tipico esempio dello stile classico di
Carulli, con un primo movimento in forma-sonata (che vede
affidato alla chitarra il secondo tema), un cantabile e mediterraneo movimento centrale e un Rondò piuttosto teatrale con atmosfere quasi da Singspiel mozartiano.
Tra gli altri compositori che hanno scritto per questa formazione annoveriamo il nome del renano Joseph Kreutzer, nato ad
Aachen ma poi sempre vissuto a Düsseldorf (nulla a che vedere
con il Kreutzer della Sonata beethoveniana), autore di parecchia
musica da camera comprendente il violino e la chitarra, suoi
strumenti prediletti. In tale produzione spiccano i quattro Trii
op. 9 per flauto, violino e chitarra caratterizzati da una matrice
inconfondibilmente mozartiana e ottimamente strutturati: in
particolare il primo Trio dell’opera 9 si apre con un esteso primo
movimento in forma-sonata, seguito da un sostanzioso secondo
movimento in forma di Lied e da un brillante Rondò, il cui tema
principale è affidato alla chitarra, complice la favorevolissima
tonalità d’impianto.
Jean-Jacques de l’Ile, meglio noto come Jean-Jacques Printemps,
è un autore francese della cui biografia nulla si sa, ma la cui
musica svela un compositore di buona caratura che si ispira
sovente ad atmosfere dello Stile Galante, nel solco della tradizione settecentesca transalpina: non è infatti difficile ritrovare
nella Sérénade op. 12 oggi in programma, strutturata in quattro
movimenti con la rituale reprise del tempo di marcia iniziale,
lontani echi di spumeggianti pagine di uno Jean-Marie Leclair,
tanto per fare un esempio illuminante.
L
Un grande musicista italiano, Gioachino Rossini, passeggiava
anch’egli per le strade di Parigi dal 1824, data del suo primo trasferimento nella capitale francese. È quantomeno possibile (o
forse ci piace soltanto pensare che ciò sia avvenuto!) che Carulli sia entrato in contatto con il celebre conterraneo: non vi sono
invero evidenze storiche di incontri tra i due, ma il fatto di avere
abitato nella stessa città in contemporanea per alcuni anni all’apice del successo professionale, il fatto che Rossini non avesse
disdegnato di inserire una chitarra nel Barbiere di Siviglia (l’avrà
forse amata, sentendola suonare da Paganini, suo grande amico e
assiduo cultore delle sei corde?) e che Carulli abbia trascritto o
adattato lavori importanti del pesarese, e infine il non trascurabile fatto che Carulli ci venga rappresentato nei ritratti del
tempo come un signore rotondetto e ben pasciuto, rende verosimile l’ipotesi che i due si siano incontrati in qualche occasione
in un faubourg del centro parigino, condividendo in un ristorante à la page anche la passione per la buona cucina… Non ci
formalizzeremo dunque al pensiero che l’idea di trascrivere per
flauto, violino e chitarra ben tre Ouverture di opere rossiniane –
tra cui proprio Il barbiere di Siviglia – possa essere nata davanti a un coq au vin o a una bottiglia di Sancerre…
Iacob Ringschafer
La maggior parte del repertorio che il Classico Terzetto Italiano
interpreta in concerto è costituita da opere inedite in epoca moderna: grazie a una naturale predisposizione alla ricerca che
anima i componenti del Terzetto, si sono potuti esplorare numerosi fondi musicali – soprattutto all’estero – che hanno consentito un rilevante ampliamento del repertorio finora conosciuto. Le
caratteristiche sonore di questa formazione sono del tutto particolari: il dialogo tra i due strumenti melodici – che sovente lavorano, insieme o per imitazione, per terze o seste nel registro acuto
– consente alla chitarra di sostenere non soltanto la parte del
basso ma anche quel registro intermedio (quello della viola, per
intenderci) nel quale lo strumento originale ottocentesco a volte
dà il meglio di sé. La notorietà di questa musica, spesso presente
nei “salotti buoni” delle capitali europee dell’Ottocento, è testimoniata dall’interesse manifestato da personaggi come Giuseppe
Mazzini, ottimo “amateur” di chitarra, che nel suo epistolario e
nello Zibaldone Giovanile cita a piene mani autori e opere come
quelli qui eseguiti. Il recupero di questi brani costituisce un’interessante incursione nel mare magnum della musica “di intrattenimento” o “di consumo” del XIX secolo: all’ombra dei più noti
operisti e sinfonisti, una preziosa generazione di compositori, sovente essi stessi virtuosi dello strumento per cui scrivevano, lavorò con passione, ispirazione e professionalità per arricchire questo repertorio.
Nel gennaio 2005, come conseguenza di una fitta serie di contatti
artistici, nasceva la formazione cameristica composta dal flautista
Ubaldo Rosso, dal violinista Carlo De Martini e dal chitarrista
Francesco Biraghi. La collaborazione si è rivelata entusiasmante
fin dalle prime prove, sia dal lato strettamente musicale sia da
quello personale: i tre musicisti in effetti vantano curricula individuali di prim’ordine, ma si sono soprattutto incontrati sul terreno
del “far musica con strumenti storici” in maniera assolutamente
naturale e omogenea. Dai primi concerti del 2005 al Museo della
Musica di Bologna e alla Biblioteca Angelica di Roma sono trascorsi solo pochi anni, ma l’attività ha avuto una crescita costante: tour in Sicilia e nell’Italia Centrale e concerti presso sale di tradizione (Teatro di Adria, Teatro Alfieri di Torino, Sala Maddalena
di Monza, Società del Quartetto di Milano, Tempio protestante di
Strasburgo, Castello di Dragsholm). Dal 2007 la formazione ha
assunto il nome ufficiale di Classico Terzetto Italiano: in esso si
ritrovano insieme leggerezza e profondità, le due coordinate che
guidano costantemente le scelte interpretative e di repertorio dei
tre musicisti.
Il Classico Terzetto Italiano ha una fitta agenda di impegni fissati
per l’anno in corso, in Italia e all’estero; il cd del 2011 dedicato a
Carulli segue il successo del cd dedicato ai quattro Trii op. 9 di
Joseph Kreutzer pubblicato nel 2008.
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