programma di sala - Società del Quartetto di Milano

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programma di sala - Società del Quartetto di Milano
Sala Verdi del Conservatorio
Martedì 21 febbraio 2006, ore 20.30
S TA G I O N E 2 0 0 5 • 2 0 0 6
Quintetto Bibiena
12
Consiglieri di turno
Dott. Enzo Beacco
Avv. Gian Battista Origoni della Croce
Sponsor istituzionali
Con il patrocinio e il sostegno di
Con il sostegno di
FONDAZIONE CARIPLO
Si ringrazia per il ciclo “Musica da Camera”
Per assicurare agli artisti la migliore accoglienza e concentrazione
e al pubblico il clima più favorevole all’ascolto, si prega di:
• spegnere i telefoni cellulari e altri apparecchi con dispositivi acustici;
• limitare qualsiasi rumore, anche involontario (fruscio di programmi, tosse ...);
• non lasciare la sala prima del congedo dell’artista.
Si ricorda inoltre che registrazioni e fotografie non sono consentite.
Quintetto Bibiena
Giampaolo Pretto flauto
Paolo Grazia oboe
Stefano Pignatelli corno
Alessandro Carbonare clarinetto
Roberto Giaccaglia fagotto
Wolfgang Amadeus Mozart
(Salisburgo 1756 – Vienna 1791)
Andante in fa maggiore K 616
“für eine Walze in eine kleine Orgel”
(trascrizione per quintetto a fiati di W. Meyer)
Riccardo Nova
(Milano 1960)
Rythmes du culte des cristaux rêvants
(dedicato al Quintetto Bibiena, prima esecuzione italiana)
Darius Milhaud
(Aix-en-Provence 1892 – Ginevra 1974)
La Cheminée du Roi René op. 205
Intervallo
Ottorino Respighi
(Bologna 1879 – Roma 1936)
Quintetto in sol minore (incompiuto)
Samuel Barber
(West Chester, Pennsylvania 1910 – New York 1981)
Summer Music op. 31
Aleksandr Borodin
(Pietroburgo 1836 – 1887)
Petite Suite
(arrangiamento per quintetto a fiati di Carlo Ballarini)
Il concerto è dedicato alla memoria di Gianandrea Gavazzeni
Wolfgang Amadeus Mozart
Andante in fa maggiore K 616
“für eine Walze in eine kleine Orgel”
(trascrizione per quintetto a fiati di W. Meyer)
Gianandrea Gavazzeni è stato un grande presidente della nostra Società, oltre
che l’eccelso direttore d’orchestra e uomo di cultura che ben ricordiamo. Ha dato
una mano importante nell’ideare i programmi, scegliere gli artisti, ripensare il
passato, vivere il presente, costruire il futuro. Se ora siamo tanto diversi, pur
mantenendo le nostre ultracentenarie radici, parte del merito va di sicuro alla
sua attenzione costante, alla sua guida sicura. Ci ha lasciato proprio dieci anni fa,
all’incirca in questi giorni. Ci è sembrato giusto dedicare questa serata alla sua
memoria, ritrovando nella locandina, un po’ per volontà e un po’ per caso, alcuni
elementi che erano proprio del suo modo di vivere la musica, lui che era a proprio
agio con i grandi affreschi sinfonico-corali eppure amava i piccoli frammenti,
cultore della classicità e nello stesso tempo curioso delle cose nuove, con il gusto
della trasgressione senza mai essere radicale, cosmopolita da sempre e
sostenitore convinto della musica italiana.
La locandina reca in prima posizione Mozart, in ulteriore omaggio alla
ricorrenza anagrafica e all’eterno mito della classicità. È un Mozart estremo e
sublime, racchiuso in una forma minima e destinato a un giocattolo meccanico.
«Un pezzo per carillon magico, un accompagnamento per la danza della
principessa delle fate» lo definisce il biografo mozartiano Alfred Einstein. Tutto
si regge su una melodia dolcissima appoggiata su armonie minime in una
trasparenza siderale. L’estrema economia dei mezzi non è casuale. Costretto a
fare cassa, nella primavera del 1791, alle prese con il Requiem e il Flauto magico
e La clemenza di Tito oltre che col Concerto per clarinetto, Mozart accettò di
scrivere alcuni pezzi per gli organetti meccanici, poco più che carillon, inventati
dal bizzarro conte J. Deym. Ora quegli strumentini sono difficili da ascoltare,
mentre le musiche sono state giustamente tradotte per strumenti moderni. Le
sonorità lievi e sottili dell’originale si sposano perfettamente con i timbri degli
strumenti a fiato nella bella trascrizione che ascolteremo, firmata da W. Meyer.
Riccardo Nova
Rythmes du culte des cristaux rêvants
(dedicato al Quintetto Bibiena, prima esecuzione italiana)
Il milanese Riccardo Nova è uno dei più interessanti autori della sua
generazione. Allievo di Giacomo Manzoni e Franco Donatoni nel Conservatorio
della nostra città e all’Accademia Chigiana di Siena, si è imposto nel mondo della
musica d’avanguardia per la sapiente combinazione di tecniche compositive di
taglio occidentale con elementi ricavati dallo studio approfondito della musica
dell’India meridionale, della poliritmia, delle percussioni. Suoi lavori sono stati
eseguiti nelle principali rassegne mondiali di nuova musica. Particolare successo
hanno avuto le musiche scritte per il balletto “MA” del coreografo Akram Khan,
che, dopo la prima nel maggio 2004, è stato rappresentato oltre 150 volte in
importanti teatri di tutto il mondo. Del brano dedicato al Quintetto Bibiena e
presentato stasera in prima esecuzione italiana, l’autore ha scritto: «Rhythmes
du culte des cristaux rêvants fa parte del mio terzo libro di Metamorfosi. La
metamorfosi significa, secondo me, un miglioramento di quello che non sarà mai
perfettamente esatto e una migliore comprensione di ciò di cui non si potrà mai
prendere totalmente coscienza. Il mio primo libro s’intitola Sex nova organa per
insieme strumentale, il secondo Beata viscera per contralto e orchestra e il terzo
Rythmes du culte des cristaux rêvants. Questi tre libri di Metamorfosi scritti fra
1989 e 1990 progrediscono e proliferano, continuando a mettere a fuoco e sangue
le stesse immagini, a commentarle, ad ingrandirle e a trasformarle. Velocità,
trasparenza, leggerezza (Italo Calvino) sono le categorie estetiche che perseguo.»
Darius Milhaud
La Cheminée du Roi René op. 205
Cortège
Aubade
Jongleurs
La Malousinglade
Joutes sur l’Arc
Chasse à Valabre
Madrigal - Nocturne
Il catologo delle opere di Darius Milhaud è uno dei più vasti e articolati della
storia della musica, comparabile a quelli dei più prolifici autori barocchi (Bach,
Händel, Telemann), incommensurabile rispetto a quelli dei suoi contemporanei
del Novecento, notoriamente parchi e selettivi. Vi troviamo ogni genere di
musica e ogni destinazione vocale e strumentale, sinfonica e da camera,
operistica e per balletto. Troviamo anche tanta musica per film, una trentina di
partiture, soprattutto nel periodo d’oro del cinema francese, alla fine degli anni
Trenta. La breve suite La Cheminée du Roi René nasce appunto da un progetto
cinematografico del regista Raymond Bernard intitolato Cavalcade d’amour,
articolato in tre episodi distinti, uno nel medioevo, uno nel 1830, uno nel 1930. Le
musiche furono chieste a tre autori diversi, oltre a Milhaud anche a Roger
Desormière e Arthur Honegger. Milhaud scelse l’episodio medioevale,
affascinato dai tempi e dagli usi della raffinata corte del bon Roi René (Renato I
d’Angiò, 1409 – 1480), sovrano dedito più alla poesia e alla letteratura che al buon
governo. Scrisse pertanto, e velocemente come al solito, una colonna sonora
piena di riferimenti ai modi gregoriani e alla vocalità rinascimentale, che fra
l’altro erano in sintonia con le sue personali scelte stilistiche di quegli anni. Da
questa partitura, nello stesso 1939, Milhaud ricavò una breve suite in sette
movimenti, ciascuno con un suo titolo che suggerisce momenti distinti di quel
tempo mitizzato, all’aperto e al chiuso, contemplativi e giocosi, distribuiti lungo
l’arco di una bella giornata, dall’alba al tramonto, con le naturali dolcezze lontane
degli antichi modi ecclesiastici sfaccettati dai timbri ben definiti dei cinque
strumenti a fiato.
Ottorino Respighi
Quintetto in sol minore (incompiuto)
Sono i poemi sinfonici scritti negli anni 1914-28 per celebrare la gloria di Roma
antica e barocca (fontane, pini, feste) che tuttora danno a Respighi una grande
popolarità. Mentre le opere teatrali faticano a tenere le scene così come gli altri
lavori sinfonici e solistici. Ancor minore diffusione ha la sua limitata produzione
cameristica, cui peraltro il compositore bolognese di nascita e romano di adozione
si dedicò soprattutto negli anni giovanili. Se i pezzi forti restano la Sonata per
violino e pianoforte del 1917 e il Quartetto dorico del 1924, sono tanti i lavori
iniziati e solo in piccola parte conclusi nel primo decennio del secolo, quando,
ancora studente, si cimentava con la grande tradizione romantica tedesca che si
insegnava allora al conservatorio di Bologna. Fra questi lavori giovanili troviamo
un interessante Quintetto per pianoforte e archi in tre movimenti del 1902 e un
Quintetto in sol minore per fiati composto nel 1898, dunque a soli 19 anni. Di
quest’ultimo abbiamo solo due movimenti, il secondo dei quali è un ampio tema
con variazioni non del tutto compiuto. Mancano terzo ed eventuale quarto
movimento, mentre ben strutturato nella sua concisione (meno di cinque minuti)
di forma sonata di taglio schumanniano è l’iniziale “Allegro – Meno mosso”.
Samuel Barber
Summer Music op. 31
Di Samuel Barber, grazie anche al recente utilizzo come colonna sonora del film
Platoon, è ancora oggi piuttosto conosciuto un intenso “Adagio”, nato come
movimento lento del primo quartetto per archi, poi diventano autonomo in
versione per orchestra d’archi. Il resto della sua pur abbondante produzione
invece non si sente molto spesso, soprattutto l’opera Anthony and Cleopatra che
pure era stata commissionata per inaugurare il nuovo teatro Metropolitan di
New York, nel 1966. Mentre era in vita, Barber fu tuttavia baciato dal successo,
in particolare nei suoi Stati Uniti, che gradivano moltissimo la sua musica di
solida impostazione romantica e ottocentesca, lontana da ogni sperimentazione,
più che mai alla ricerca di espressione attraverso linee melodiche di cantabile
semplicità, evitando le dissonanze e le armonie complesse. Con questi valori è
costruito pure il breve pezzo per strumenti a fiato intitolato Summer Music
op. 31, scritto nel 1956 e presentato in prima esecuzione assoluta a Detroit il 20
marzo dello stesso anno. Si tratta di un unico movimento, con durata di una
decina di minuti, articolato però in una lunga serie di quadri in larga misura
autonomi su un materiale tematico che si rinnova continuamente, dando la
sensazione di un mosaico multicolore disposto per chiazze di colore piuttosto che
seguendo princìpi figurativi. Una specie di fantasioso divertimento in cui
ciascuno strumento ha modo di esibire le proprie individualità timbriche e
possibilità virtuosistiche mantenendo in ogni momento un sovrano equilibrio con
gli altri. A dimostrazione del magnifico controllo delle tecniche compositive
tradizionali che Barber aveva acquisito grazie alla sua perfetta formazione
accademica in patria e soprattutto in Europa.
Aleksandr Borodin
Petite Suite
(arrangiamento per quintetto
a fiati di Carlo Ballarini)
Au couvent
Mazurka II
Sérénade
Nocturne
Rêverie
Scherzo
Aleksandr Borodin era laureato in medicina, si era perfezionato in chimica con il
grande Mendeleev a Heidelberg in Germania e presto vinse la cattedra di
chimica all’università di Pietroburgo dedicandosi alla ricerca e all’insegnamento
per tutta la vita. Dalla madre ricevette anche un’eccellente formazione musicale
che valorizzò un magnifico talento naturale. Sapeva suonare bene violoncello e
pianoforte, fin dall’infanzia amava comporre, entrò ben presto a far parte dei
circoli musicali della capitale russa. Fu così che, assieme a Modest Musorgskij,
Cezar Cui, Milij Balakirev e Nikolaj Rimskij –Korsakov, divenne un esponente
di spicco di quel “Gruppo dei cinque” che nella seconda metà dell’Ottocento si
propose di costruire una scuola musicale russa basata sulla valorizzazione della
tradizione popolare nazionale, e alternativa rispetto agli ingombranti influssi
occidentali, in particolare francesi e tedeschi. La professione accademica non
gli lasciava molto tempo libero, così il suo catalogo rimase breve e molte sue idee
non trovarono realizzazione completa. Diede tuttavia contributi importanti,
tuttora presenti nel grande repertorio: l’opera Il principe Igor, le due sinfonie,
il suggestivo poema sinfonico Nelle steppe dell’Asia centrale, un magnifico
quartetto per archi. Lasciò anche musica interessante per il suo amato
pianoforte, con la Petite Suite che fa la parte del leone. Fu composta nel 1885 e
dedicata all’amica e mecenate belga contessa Mercy-Argenteau che si stava
dando molto da fare per promuovere la musica di Borodin in Occidente.
L’originale è formato da sette brani, disposti come i pezzi di genere della
letteratura pianistica romantica, di Schumann e di Mendelssohn, anche di
Chopin. Dal che si può dedurre facilmente quanto la grande tradizione, appresa
negli anni di studi di chimica in Germania, continui a influenzare l’ispirazione di
Borodin. I titoli danno qualche indicazione sulle fonti d’ispirazione: un
monastero, danze, sogni, giochi. Le melodie, i movimenti dei bassi portano il
segno della Russia profonda e chiudono il cerchio, nel segno di quell’equilibrio
che è sempre stato proprio della musica di Borodin. La bellezza della scrittura
e la suggestione timbrica virtuale dell’originale pianistico hanno subito
suggerito la strumentazione della Petite Suite. Molto nota è quella di Glazunov,
per orchestra. Bella e nuova, sia pur limitata a sei brani, è quella per quintetto
a fiati che chiude il programma di stasera, realizzata da Carlo Ballerini.
Enzo Beacco
Quintetto Bibiena
Il Quintetto Bibiena, che ha scelto il suo nome in omaggio alla celebre famiglia
di scenografi e architetti teatrali Galli Bibiena, si è formato nel 1993
dall’incontro di cinque musicisti italiani animati da profonda stima
reciproca, con l’intento di dar vita a uno scambio di esperienze acquisite in
anni di intensa attività concertistica. Al suo primo appuntamento
internazionale, il 42° Concorso Internazionale ARD di Monaco di Baviera,
l’ensemble ha meritato il più alto riconoscimento, risultato mai conseguito da
una formazione italiana. Nel 1994 ha partecipato al Festival «Nuove
Carriere» indetto dal CIDIM. Ospite delle maggiori istituzioni musicali
italiane quali Accademia di Santa Cecilia di Roma, Unione Musicale di
Torino e Amici della Musica di Palermo, e di festival quali Settembre Musica,
Asolo Musica, Mahler Festival di Dobbiaco, è stato in tournée in Francia,
Germania e Belgio. Nel 1999 ha debuttato nella Sala Grande del Mozarteum di
Salisburgo. Nel settembre 2000 ha effettuato un’importante tournée in Sud
America organizzata dal CIDIM. Particolarmente attento alla musica
contemporanea, collabora con autori quali Riccardo Nova, Carlo Boccadoro,
Giovanni Sollima e Nicola Campogrande alla creazione di opere
espressamente composte per l’ensemble, e si dedica alla trascrizione. Al festival
“Nuove Sincronie” di Milano ha eseguito in prima assoluta Flamen, dedicato
al gruppo da Ivan Fedele e inciso con brani di György Ligeti e Luciano Berio
nel suo primo CD. Ha inoltre inciso una trascrizione per fiati dei Quadri di
un’esposizione di Musorgskij realizzata da Carlo Ballarini per il Quintetto, e
l’integrale delle composizioni per fiati e pianoforte di Poulenc con Andrea
Dindo. Nel 2003 il Quintetto ha vinto il XXII Premio Abbiati “Filippo
Siebaneck” «per aver saputo associare alla qualità delle esecuzioni una
componente ludica che sulla scorta di apposite trascrizioni e la recitazione
degli strumentisti ha trasformato i concerti in cattivante e piacevole momento
didattico». I componenti del Quintetto svolgono inoltre un’attività solistica
individuale e sono prime parti di quattro importanti orchestre italiane:
Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, del Teatro La Fenice di Venezia,
dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI di Torino e dell’Orchestra
Nazionale di Santa Cecilia.
È stato ospite della nostra Società nel 1996.
Prossimi concerti:
martedì 7 marzo 2006, ore 20.30
Sala Verdi del Conservatorio
Quartetto Artemis
Si ripete, nel prossimo concerto, una formula che ha dimostrato di funzionare
benissimo qualche settimana fa, in occasione del magistrale concerto del
Quartetto Emerson. Da un lato la nostra Società rende omaggio a Mozart in
occasione del quarto di millennio della sua nascita, con una doppia proposta
che lega la produzione giovanile a quella matura nel critico e classicissimo
genere del quartetto per archi. Dall’altro lato, viene presentata l’evoluzione
moderna del quartetto stesso, nata dalla fantasia di un protagonista assoluto
della musica del Novecento. Nel programma del Quartetto Emerson c’era stato
l’incontro con il russo Šostakovič, ora abbiamo l’ungherese György Ligeti, con il
secondo esponente di un binomio di quartetti che continua ad avere profonda
influenza sul modo che oggi abbiamo di concepire il suono degli strumenti ad
arco. L’interpretazione è affidata al Quartetto Artemis, giovane e preparatissimo,
che già abbiamo avuto modo di apprezzare nelle scorse stagioni.
Programma (Discografia minima)
W. A. Mozart
Quartetto n. 11 in mi bemolle maggiore K 171
Quartetto n. 2 in re maggiore K 155
G. Ligeti
Quartetto n. 2
(Quartetto Artemis, FMF AM1276-2)
Quartetto n. 22 in si bemolle maggiore K 589
(Quartetto Italiano, Ph 462 262-2)
martedì 14 marzo 2006, ore 20.30
Viktoria Mullova violino
Gautier Capuçon violoncello
Katia Labèque pianoforte
Ravel, Schubert
21, 22 e 23 marzo 2006, ore 18 e 20.30
Sala Verdi e Sala Puccini del Conservatorio
7 Quartetti d’archi dalla Musikakademie di Basilea
Beethoven - Esecuzione integrale dei 16 quartetti per archi
I SOCI DELLA SOCIETÀ DEL QUARTETTO
AL FESTIVAL DI LUCERNA
Un accordo privilegiato consentirà ai nostri Soci di accedere a tre concerti
straordinari nell’ambito del prestigioso Festival di Lucerna.
10 agosto 2006
Mozart – Aria “Ch’io mi scordi di te?” K 505
– Aria “Parto, parto, ma tu ben mio” dalla Clemenza di Tito
– Exsultate, jubilate K 165
Mahler – Sinfonia n. 6 in la minore
Claudio Abbado direttore, Cecilia Bartoli mezzosoprano
Lucerne Festival Orchestra
11 agosto 2006
Martin – Sei monologhi da Jedermann di Hugo von Hoffmansthal (1943)
Mahler – Sinfonia n. 6 in la minore
Claudio Abbado direttore, Thomas Quasthoff baritono
Lucerne Festival Orchestra
16 agosto 2006
Battistelli – Experimentum Mundi (Opera di musica immaginistica, 1981)
Berlioz – Marche funèbre da Tristia
Mozart – Aria “Vorrei spiegarvi, oh Dio” K 418
– Aria “Mia speranza adorata!” K 416
– Aria “Nehmt meinen Dank, ihr holden Gönner” K 383
Verdi – Te Deum dai Quattro pezzi sacri
Claudio Abbado direttore, Rachel Harnisch soprano
Lucerne Festival Orchestra
Coro dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia
Dato il prestigio dell’iniziativa è necessario prenotare con grande anticipo
rispetto alla data del concerto. I posti sono limitati e saranno assegnati entro
venerdì 3 marzo rispettando la priorità di prenotazione.
Per informazioni rivolgersi alla segreteria della Società del Quartetto.
MASTER CLASS CON IL QUINTETTO BIBIENA
Domani, mercoledì 22 febbraio dalle ore 9.30 alle ore 13.30 nella Sala
Puccini del Conservatorio tre componenti del Quintetto Bibiena
(Giampaolo Pretto, Paolo Grazia e Roberto Giaccaglia) saranno protagonisti con alcuni dei migliori allievi del Conservatorio dell’ultimo incontro di
approfondimento musicale coordinato dalla nostra Società su proposta del
Conservatorio. L’interessante esperienza musicale è stata resa possibile
anche dalla Fondazione Sergio Dragoni che si dedica da oltre vent’anni a
sostenere i giovani musicisti.
Tutti i Soci del Quartetto sono cordialmente invitati.
Società del Quartetto di Milano - via Durini 24 - 20122 Milano
tel. 02.795.393 - fax 02.7601.4281
www.quartettomilano.it - e-mail: [email protected]