Giuggia

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Giuggia
Beneventi Giulia 16-04-2012 Futurismo> Pagina 1 di 4
FUTURISMO
Il futurismo è la prima ed unica avanguardia storica italiana e rappresenta una corrente
artistica fortemente rivoluzionaria che riguarda ogni forma d’espressione, pittura, scultura
e letteratura, ma anche musica, architettura, danza, fotografia e il nascente cinema.
Possiamo fissare con precisione la data della nascita di questa avanguardia: il 20 febbraio
1909, quando sul quotidiano francese “Le Figaro” fu pubblicato il manifesto firmato dal
poeta Filippo Tommaso Marinetti (di origine italiana ma francese di formazione, nato nel
1876 ad Alessandria d’Egitto) che voleva chiamare a raccolta letterati e artisti invitandoli
a contrapporsi alla cultura tradizionale in nome di un rinnovamento delle arti e della vita
sociale e politica. Tale rinnovamento era per lui inevitabile perché collegato alla nuova
realtà della civiltà industriale caratterizzata dalla macchina e dai miti di velocità e
progresso.
I punti chiave del manifesto sono:
- la rottura contro la tradizione e la cultura ufficiale accademica italiana
-vitalismo che aspira ad un agire eroico, audace e provocatorio
- esaltazione di dinamismo, velocità, sintesi, forza e della guerra che è la “sola igiene del mondo”, ossia il mezzo
per il risanamento della società (“non v’è più bellezza, se non nella lotta”)
- rivelazione di una nuova estetica legata alla tecnologia e alla macchina
Grande adesione vi fu specialmente tra i giovani che risposero soprattutto per l’ esaltazione della modernità, tanto
che negli anni successivi furono pubblicati molti altri testi programmatici futuristi dedicati alle singole arti, come:
- manifesto dei pittori futuristi nel 1910 e in seguito manifesto tecnico della pittura futurista
- manifesto della scultura futurista nel 1912
- manifesto dell’architettura futurista nel 1914
Il Futurismo nasce in un periodo (inizio Novecento) di grande fase evolutiva dove tutto il mondo dell'arte e della
cultura era stimolato da moltissimi fattori determinanti: le guerre, la trasformazione sociale dei popoli, i grandi
cambiamenti politici, e le nuove scoperte tecnologiche e di comunicazione come il telegrafo senza fili, la radio,
aeroplani e le prime cineprese; tutti fattori che arrivarono a cambiare completamente la percezione delle distanze
e del tempo, "avvicinando" fra loro i continenti. Il XX secolo era quindi invaso da un nuovo vento, che portava
all'interno dell'essere umano una nuova realtà: la velocità. Le catene di montaggio abbattevano i tempi di
produzione, le automobili aumentavano ogni giorno, le strade iniziarono a riempirsi di luce artificiale, si avvertiva
questa nuova sensazione di futuro e velocità sia nel tempo impiegato per produrre o arrivare ad una destinazione,
sia nei nuovi spazi che potevano essere percorsi, sia nelle nuove possibilità di comunicazione. Questo movimento
nacque inizialmente in Italia, successivamente si diffuse in tutta Europa.
Nelle opere futuriste è quasi sempre costante la ricerca del DINAMISMO UNIVERSALE; cioè il soggetto non appare
mai fermo, ma in movimento: le forme e gli spazi si incastrano, si sovrappongono. Così la simultaneità della visione
diventa il tratto principale dei quadri futuristi; come viene spiegato nel manifesto della pittura, lo spettatore non
guarda passivamente l’oggetto statico, ma ne è come avvolto, testimone di un’azione rappresentata durante il suo
svolgimento (“noi porremo lo spettatore al centro del quadro”). La sensazione dinamica è provocata
nell'osservatore mediante la scomposizione e la compenetrazione delle cose.
Dal punto di vista formale ci sono quindi affinità con i principi cubisti di scomposizione della forma secondo piani
visivi e rappresentazione di essi sulla tela. Cubista è senz'altro la tecnica che prevede di suddividere la superficie
pittorica in tanti piani che registrino ognuno una diversa prospettiva spaziale. Tuttavia, mentre per il cubismo la
scomposizione rende possibile una visione del soggetto fermo lungo una quarta dimensione esclusivamente
spaziale, il Futurismo utilizza la scomposizione per rendere la dimensione temporale, il movimento (“lo spazio non
esiste più e tutto si muove rapidamente”; “un cavallo in corsa non ha quattro gambe ma venti”).
Grande importanza hanno la luce e il colore: “un volto è giallo è rosso è verde è azzurro” perché la luce
muovendosi porta i colori con sè)
L’unicità del futurismo rispetto alle altre avanguardie internazionali sta nel perseguire una visione estetica che
oltrepassa i campi dell’arte e della letteratura, per coinvolgere tutte le varie forme di espressione e comunicazione,
fino all’esperienza politica e sociale; saranno realizzati infatti una serie di manifesti che contribuiscono ad ampliare lo
scenario di confronto tra passatismo e modernolatria.
Il culto futurista dell’aggressività e dell’azione e le idee interventiste, irredentiste e antisocialiste, si traducono sul
piano politico nel Programma politico futurista firmato da Marinetti, Boccioni, Carrà e Russolo nel 1913.
Nel 1918 viene fondato un partito politico che culmina nel ’19 in un’alleanza con il movimento dei Fasci di
combattimento e l’esperienza si conclude nel 20, quando Marinetti scioglie l’alleanza per riportare il futurismo entro i
confini dell’esperienza artistica.
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Umberto Boccioni
Figlio di genitori romagnoli nasce a Reggio Calabria il 19 ottobre 1882, e nel 1900 si stabilisce a Roma dove rimarrà
fino al 1906 approfondendo i suoi interessi per pittura e letteratura.
Umberto ha circa vent'anni e frequenta lo studio di un cartellonista, dove apprende i primi rudimenti della pittura. In
questo periodo conosce Gino Severini, col quale frequenta, a Porta Pinciana, lo studio del pittore divisionista
Giacomo Balla. All'inizio del 1903 Umberto e Severini frequentano la Scuola libera del Nudo. Dopo l'arrivo a Milano e
l'incontro con i divisionisti e con Filippo Tommaso Marinetti, scrive, insieme a Carlo Carrà, Luigi Russolo, Giacomo Balla
e Gino Severini, il Manifesto dei pittori futuristi (1910), cui seguì il Manifesto tecnico del movimento futurista (1910):
obiettivo dell'artista moderno doveva essere, secondo gli estensori, liberarsi dai modelli e dalle tradizioni figurative
del passato, per volgersi risolutamente al mondo contemporaneo, dinamico, vivace, in continua evoluzione. Quali
soggetti della rappresentazione si proponevano dunque la città, le macchine, la caotica realtà quotidiana. Nelle
sue opere, Boccioni seppe esprimere magistralmente il movimento delle forme e la concretezza della materia.
Benché influenzato dal cubismo, cui rimproverò l'eccessiva staticità, Boccioni evitò nei suoi dipinti le linee rette e
adoperò colori complementari.
E' stato un pittore e scultore italiano. Fu teorico e principale esponente del movimento futurista, nonché maggior
esponente dell'arte futurista italiana. Richiamato alle armi muore il 17 agosto 1916.
Materia
TECNICA: olio su tela
DIMENSIONI: 225x150 cm
DATAZIONE: 1911
LUOGO: Collezione Mattioli; Milano
Con quest’opera Boccioni si presenta al movimento futurista. Al centro
campeggia la figura della madre del’artista (per questo il titolo mater --> materia)
le cui mani incrociate costituiscono il centro dell’opera e attorno alle quali ruota tutta la
composizione.
Il volto mostra simultaneamente elementi frontali, di profilo e tre quarti: come i
cubisti i futuristi ricorrono a livello stilistico alla scomposizione. La grande differenza
sta nell’uso del colore e nell’attenzione al movimento, infatti in “materia” la carica
cromatica si traduce in energia che esplode in ogni direzione. Intorno alla figura
femminile abbiamo elementi di paesaggio urbano caratterizzato da tetti e
ciminiere. La figura umana viene a trovarsi al centro di un rapporto dinamico fra
interno della casa e esterno cittadino. Fusione fra ambiente e soggetto diventa
una costante nelle sue opere.
Permane nella composizione la componente divisionistica del tono, che
conferisce armonia e vibrazione a tutto l'insieme, in un impasto corposo che
mette in risalto la plasticità delle forme.
La città che sale
TECNICA: olio su tela
DIMANSIONI: 199,3x301 cm
DATAZIONE: 1910-1911
LUOGO: Museum of modern Art, New York
E’ un dipinto che segna una svolta importante dell’artista. Abbiamo il
superamento della rappresentazione tradizionale della veduta urbana.
Siamo davanti alla sua casa milanese e qui erano in corso dei lavorio di
scavo per realizzare una vasca di raffreddamento per la centrale
elettrica (sinonimo di sviluppo). Concepì questa visione partendo
dall’osservazione diretta dell’affaccio della sua abitazione, mettendo
in luce una città moderna che si espande e che avanza in maniera
inarrestabile. A dominare la scena un grande cavallo rosso al centro che si imbizzarrisce travolgendo e trascinando
uomini e cose. All’impeto selvaggio dell’animale rispondono movimenti convulsi degli altri cavalli accendendo le
tensioni fisiche delle figure in primo piano. Il cavallo, considerato uno dei compagni più fedeli all’uomo, viene citato
per mettere in evidenza energia, slancio vitale, rafforzare concetto di potenza e dinamismo. Tutta l’azione si svolge
in un contesto cittadino che diviene parte fondamentale della rappresentazione, tanto che il dinamismo coinvolge
tutte le componenti della rappresentazione, il tram giallo in alto a sinistra coi pali elettrici, il caseggiato in costruzione
(impalcature), la ciminiera fumante.. l’occhio dell’osservatore coglie tutto simultaneamente e resta soggiogato da
questa carica dinamica che sprigiona l’opera. Per rendere ancor più l’idea della forza dinamica anche in
quest’opera gioca un ruolo fondamentale l’impianto cromatico che accentua questo vorticoso movimento della
vita moderna e crea nello stesso tempo un simbolico e suggestivo parallelo tra l’immagine del cavallo (emblema
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della pura energia) e la civiltà contemporanea: l’incontro fra la natura e la cultura tecnologica è la città, che
diventa il luogo simbolo del divenire moderno e diventa un tema costante dei futuristi e uno degli artisti che metterà
in luce questo aspetto sarà Antonio Sant’Elia in “studio per una centrale elettrica” e “stazione di aeroplani e treni
ferroviari”.
Rissa in galleria
TECNICA: olio su tela
DIMENSIONI: 76X64 cm
DATAZIONE: 1910
LUOGO: Pinacoteca di Brera, Milano
Il dipinto, appartenente ad una prima fase artistica di Boccioni, mostra già la
tensione tipica dei dipinti futuristi sebbene conservi ancora retaggi naturalisti,
soprattutto nella definizione delle figure che risultano ben delineate e
riconoscibili. Tuttavia, esse sono disposte in modo tale da conferire
dinamicità alla tela. Il soggetto pittorico è una folla di persone che si
accalca di fronte alla Galleria Vittorio Emanuele II di Milano per seguire una
zuffa fra donne davanti alle vetrine della buvette Campari, luogo di incontro
di artisti e gente comune, dove era possibile vedere la vita in movimento,
uno dei capisaldi del movimento futurista. Il pittore descrive la scena
caricata di valori antiborghesi.
È una visione notturna che celebra le movimentate serate cittadine.
Tutta la scena si frantuma e si moltiplica in virtù della miriade di colori, l’artista
lo fa per imprimere maggiore dinamismo. La composizione è animata da linee di forza che conducono lo sguardo
dello spettatore verso il centro della rissa, indicata non tanto dalla rappresentazione del fatto ma dal convergere in
quel punto del movimento della folla.
Assieme alla “città che sale” questa tela rappresenta una svolta nella pittura di Boccioni, poichè da ora la
componente vitalistica ed emozionale di matrice espressionista prenderà sempre più spazio.
Antonio Sant’Elia
Nasce a Como in 30 aprile 1888. Dopo le scuole tecniche frequenta la scuola di arti
e mestieri di Como, nella sezione di costruzioni civili, idrauliche, stradali, dove si
diploma nel 1906. L’anno seguente si trasferisce a Milano per lavorare nell’ufficio
tecnico del comune. Dal 1909 al 1911 frequenta l’accademia di Brera, senza però
terminare i corsi, e stringe amicizia con numerosi giovani artisti e scrittori. In questo
periodo intraprende inoltre la propria attività professionale di architetto
all’Accademia di Belle arti di Bologna. Nel 1914, firma il manifesto dell’architettura
futurista, sancendo così la propria adesione al movimento futurista.
Arruolatosi, da convinto interventista, muore in battaglia nel 1916.
L’originale contributo di Sant’Elia al Futurismo è costituito da un ampio gruppo di
disegni e schizzi che, con tratti vigorosi e intensa forza espressiva, riescono per la
prima volta a dare forma leggibile ad un’architettura finora solo evocata nell’immaginario futurista e che ha come
scenario la metropoli moderna proiettata nel futuro (realizza una serie di progetti che rimangono su carta dal titolo
“città nuova” d’altissima qualità grafica con soggetto un paesaggio urbano di palazzi, stazioni, centrali elettriche,
una città avveniristica.
Soggetto di molti suoi disegni è la centrale elettrica, emblema di modernità tecnologica in quanto generatrice di
energia che mette in funzione le macchine.
In “studio per una centrale elettrica” l’edificio è caratterizzato da late ciminiere ed è realizzato come un tempio
antico su un paesaggio industriale, completamente priva di decorazione in polemica al gusto diffuso nell’itali del
primo 900 che tendeva ad ornare qualsiasi tipo di costruzione, infatti nel suo manifesto scrive “BISOGNA ABOLIRE IL
DECORATIVO”. La città che vuole realizzare è una città ricca di elementi strutturali che richiamano tecnologia e
futuro: ascensori, strade,riccamente organizzata da strutture che mettono in risalto il dinamismo, tale città sarà
abitata da persone in continuo movimento per questo è necessario costruire stazione prevedendo un veloce
passaggio da macchina a treno e da treno a aereo.
Studio per una centrale elettrica
Beneventi Giulia 16-04-2012 Futurismo> Pagina 4 di 4
TECNICA: Matita e inchiostro su carta
DATAZIONE: 1914
DIMENSIONI: 31x20,5 cm
LUOGO: Milano, collezione Paride Accetti
Nello scenario metropolitano che l’architetto va sviluppando, questo
edificio rappresenta il simbolo della tecnologia moderna, il prodigioso
risultato della nuova potenza della macchina, una sorta di nuova
cattedrale del futuro.
La nota dominante è costituita da un severo monumentalismo (con
possenti volumi verso l’alto e compattezza dei singoli elementi). Alle
spalle della struttura principale sono collocati i rigidi corpi cilindrici di
quelle che sembrano essere condotte forzate che imprimono
un’ulteriore componente dinamica all’opera.
Il dinamismo è simbolicamente ribadito dal dipartirsi di cavi elettrici ad
alta tensione, ora perpendicolari ora paralleli alla parete longitudinale
della struttura.
La scenograficità viene accentuata dall’impostazione prospettica
dell’immagine: dal basso verso l’alto.