tutela della proprieta` intellettuale e lotta alla contraffazione negli

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tutela della proprieta` intellettuale e lotta alla contraffazione negli
TUTELA DELLA PROPRIETA’ INTELLETTUALE E
LOTTA ALLA CONTRAFFAZIONE NEGLI
STATI UNITI
PUNTI SALIENTI E DIFFERENZE CON
L’ITALIA
2° RAPPORTO
Giugno 2009
IPRDESK – UFFICIO ICE DI NEW YORK
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DIV. I
RELAZIONI ITALIA-STATI UNITI IN MATERIA DI IPR: OBIETTIVI COMUNI E
RAGIONI DI CONTRASTO
Nell’esaminare le problematiche connesse ai diritti di proprietà intellettuale negli Stati
Uniti, l’attenzione deve vertere su due questioni spinose: l’inserimento dell’Italia nello
“Special 301 Report” anche per l’anno 2009, che riguarda tutti quei paesi che
contrastano in modo insufficiente la pirateria dei prodotti multimediali statunitensi, ed il
fenomeno ricorrente dell’ “Italian Sounding”, cioè della contraffazione imitativa dei
prodotti italiani del comparto agro-alimentare.
Lo “Special 301” è un rapporto redatto dall’Office of the US Trade Representative
(USTR) che elabora i dati forniti dall’IIPA (International Intellectual Property
Alliance)1, secondo quanto previsto da una serie di clausole contemplate nel Trade Act
del 1974. Il rapporto è anche il risultato di strette consultazioni con le associazioni di
categoria Usa, i rappresentanti degli altri governi, i leader politici congressuali, nonchè di
colloqui fra vertici interministeriali del governo statunitense.
Per dar modo alle parti interessate di esprimere pareri ed oPInioni portanti sull’operato
di altri paesi, ma anche per offrire l’opportunità di replica ai rappresentanti dei governi
esteri, esiste l’opportunità di inviare relazioni e messaggi alla Direzione Generale per la
Proprietà USTR, nella persona di Jennifer Choe Groves, Direttore Generale per la
Proprietà Intellettuale ed Innovazione, ma anche Presidente della Commissione per lo
Special 301.
Lo Special 301 prende in considerazione l’operato di vari paesi; quest’anno 77 nella
fattispecie, sia sotto l’aspetto normativo sia riguardo alle misure giudiziarie.
Nella relazione annuale del 2009 vi appaiono 46 paesi aventi scambi commerciali con gli
USA che sono stati inseriti in una lista così suddivisa:
“Priority Watch List”, vale a dire paesi a maggiore rischio di violazioni,
“Watch List”, paesi che non approntano misure adeguate di enforcement,
“Section 306”, composta da paesi che vengono monitorati.
1
L’IIPA è una associazione privata creata nel 1984, che rappresenta 1900 società Usa che
producono e distribuiscono in tutto il mondo opere protette dalle leggi sul copyright. L’intento di
IIPA è quello di migliorare la tutela internazionale del materiale coperto da copyright, sia
attraverso accordi bilaterali, sia attraverso collaborazioni multilaterali. Nello specifico, l’IIPA è
composta da 7 camere di commercio e ciascuna di queste rappresenta un segmento rilevante del
mondo industriale Usa avente a cuore la tutela del copyright.
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Lo scopo dello Special 301 è quello di identificare quei paesi che, per ragioni diverse,
non abbiano approntato un sistema di enforcement idoneo a garantire i diritti di
proprietà intellettuale a livello internazionale.
Per l’edizione 2009, lo USTR ha modificato la struttura del rapporto creando 3 sezioni
che analizzano rispettivamente:
-
Sez. I. - lo sviluppo della normativa in materia di P.I. e delle pratiche di
enforcement a livello internazionale;
Sez. II. - i paesi menzionati nello Special attraverso la redazione di appositi
Country Reports;
Sez. III. - i siti internet e i luoghi nel mondo dove avviene il commercio di
prodotti contraffatti.
Dalla lettura della sezione I del rapporto si ravviene che le iniziative che lo USTR giudica
adeguate a livello internazionale per una protezione effettiva sono le seguenti:
1. la struttura multilaterale degli accordi che sono possibili in seno allo WTO. Lo
USTR ritiene che permettano di sviluppare ulteriormente relazioni di scambio.
2. le proposte ed il raggiungimento di accordi bilaterali o regionali. Gli esemPI
menzionati dallo USTR nel rapporto sono gli accordi FTAs (Free Trade
Agreements o Accordi di Libero Scambio), nonchè i TIFAs (Trade and Investment
Framework Agreements o Strutture di Accordi Commerciali e di Investimenti).
Questi ultimi, intrapresi tra gli USA e paesi medio-orientali ed asiatici, a detta
dello USTR, hanno contribuito a rafforzare la tutela e le misure di P.I.;
3. gli obiettivi perseguibili attraverso l’ACTA (Anti-Counterfeiting Trade Agreement o
Accordo Commerciale di Contraffazione). Lo USTR reputa che le iniziative legate
ad ACTA contribuiscano a migliorare le disposizioni di P.I. allo scopo di
raggiungere un accordo internazionale che regoli in maniera uniforme le misure
di enforcement in questo ambito. Nel rapporto si fa anche riferimento ad una
relazione che sintetizza le questioni che sono oggetto di negoziato;
4. la revisione dei programmi di trattamento preferenziale delle merci. Lo USTR
rivede le procedure di P.I. che siano in connessione con trattamenti agevolati di
import/export, comprese le esenzioni doganali, come previsto ad esempio dalle
GSP (Generalized System of Preferences). Nello specifico, lo USTR monitora che i
paesi che godano di agevolazioni doganali (vengono menzionate in tal senso i
paesi caraibici ed in particolare le Bahamas) approntino sistemi di tutela adeguati
di P.I., così da evitare violazioni di materiale protetto da copyright negli USA;
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5. il forum dell’organismo per la cooperazione economica nell'area asiatico-pacifica
(Organizzazione di cooperazione economica Asia-Pacifico) (APEC). Gli Usa,
attraverso lo USTR, spingono i paesi membri dell’APEC ad attuare delle politiche
di enforcement in materia di P.I., trattandosi di paesi particolarmente a rischio.
Durante l’anno appena trascorso, sono state concluse due trattative importanti,
una relativa alla contraffazione e pirateria e l’altra volta a coordinare le procedure
di acquisizione dei brevetti fra i paesi membri;
6. lo sviluppo della cooperazione internazionale; lo USTR insiste sull’importanza di
sinergie internazionali, attraverso fori bilaterali, multilaterali o regionali che si
prepongono di ottimizzare il sistema globale di P.I. Fra le varie iniziative,
vengono elencati il G-8, il Summit fra gli Usa e l’Unione Europea, il Nafta
(Accordo nordamericano per il libero scambio fra Usa, Canada e Messico), la
OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), ed altri.
È da sottolineare, però, che alcune iniziative considerate positivamente dallo USTR,
come l’ACTA, vengono percepite in maniera diversa da molti paesi.
Sempre nella prima sezione del rapporto, lo USTR conduce un’analisi sulle tendenze che
si sono registrate nel 2008 con riguardo alla contraffazione e conclude che il fenomeno
si sia esteso e coinvolga settori commerciali sempre più ampi, in un dilagare
preoccupante che mina anche la salute dei consumatori, annoverando fra le merci
contraffatte anche beni di consumo immediato quali dentifrici, shampoo, rasoi,
componenti elettronici, pile, prodotti alimentari e bevande, prodotti chimici, attrezzature
sportive, ricambi di automobili e di aerei, medicinali ed altri prodotti farmaceutici.
Tra l’altro, viene sottolineato come avvalendosi delle zone di libero scambio la criminalità
organizzata sia riuscita a creare un sistema di traffico illegale a raggio globale, laddove
le merci contraffatte vengono spedite separatamente nelle zone franche per poter
essere ivi assemblate e poi, da lì distribuite in altri paesi. Si fa inoltre riferimento alla
crescita della pirateria di prodotti protetti da copyright, in qualsiasi formato virtuale,
come pure di marchi contraffatti, e se ne attribuisce la causa ai grossi proventi che
derivano da queste attività illecite, che peraltro hanno un margine di rischio molto
basso.
Per arginare tali fenomeni, si insiste sull’importanza di rafforzare i controlli ai porti di
entrata delle merci e le sanzioni penali. Particolare rilevanza viene data alla produzione e
distribuzione di medicinali contraffatti, elencando fra i paesi che costituiscono una
particolare minaccia la Cina, il Brasile, l’India, l’Indonesia e la Russia.
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Ampio spazio, nella prima parte del rapporto, è stata dedicata anche ai piani e alle
politiche sanitarie di altri paesi, in conformità con quanto sancito dalla Dichiarazione di
Doha del 2001 di cui l’Accordo TRIPS è parte integrante e che riguarda, tra le altre cose,
i brevetti sui farmaci. Lo USTR, nello Special, asserisce che il governo USA tutela il diritto
dei paesi con i quali effettua scambi commerciali a concedere licenze obbligatorie o
“compulsory licenses”. Queste ultime hanno l’obiettivo di proteggere la salute pubblica e
combattere le emergenze sanitarie, fintanto che questi stessi paesi provvedano a
mantenere dei sistemi di P.I. che facilitino investimenti, ricerca ed innovazione.
Ulteriori considerazioni nello Special 301 vengono fatte dallo USTR anche in merito
all'eliminazione degli ostacoli per le società farmaceutiche USA all’accesso ai mercati
internazionali, con particolare riferimento a quelli algerini ed indonesiani. Viene
menzionato, al contrario, come esempio di cooperazione internazionale che favorisce
l’innovazione nel settore farmaceutico, l’accordo di libero scambio siglato con il governo
coreano (the United States-Korea Free Trade Agreement) che, quando attuato nella sua
interezza, dovrebbe consentire dei regimi di prezzi non discriminatori ed il rimborso di
prodotti farmaceutici nuovi e generici, nonchè di strumenti medici e biologici. In questo
ambito, lo USTR richiama l’attenzione su alcuni fra i paesi industrializzati le cui linee
politiche in materia di innovazione farmaceutica e di prodotti e servizi sanitari destano
preoccupazione, includendo l’Italia, accanto a Canada, Francia, Germania, Giappone,
Nuova Zelanda e Taiwan.
Un intero capitolo della Prima Sezione viene dedicato anche agli accordi TRIPS-WTO,
che stabiliscono delle soglie minime di protezione P.I. e che costituiscono il primo
accordo di natura multilaterale che sancisce delle regole per la risoluzione obbligatoria
delle dispute. A tal proposito, viene analizzato un caso recente che ha visto come
protagonisti Cina e Stati Uniti; il Comitato d’esame (vale a dire il Dispute Settlement
Body) ha emesso una decisione su un contenzioso che vedeva coinvolti i due paesi e che
verteva sulla tutela dei diritti di copyright su dvd, musica, libri ed altro materiale. Il
governo Usa ritiene di esser riuscito a prevalere in questa sede, avendo dimostrato che il
rifiuto della Cina di tutelare i lavori che sono ivi censurabili non risponde al dettato dei
TRIPS, nonchè essendo riuscita a frenare la possibilità di vendita ad aste pubbliche di
merci sequestrate dalle autorità doganali cinesi, sia pure dopo aver rimosso il marchio
contraffatto. L’unico punto sul quale la giuria del WTO non ha dato pienamente ragione
agli USA concerne i termini per l’avvio di procedimenti penali e di conseguenti condanne
per contraffazione e pirateria.
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Infatti su questo punto il Comitato del WTO, pur riconoscendo la carenza, da parte della
Cina, di una normativa conforme alle esigenze del mercato internazionale, non ha
riscontrato l’esistenza di elementi probatori sufficienti a stabilire, in modo definitivo, che
le misure approntate dalla Cina siano inadeguate, come reclamato dagli USA.
Più vicino agli interessi europei è la risoluzione della questione delle indicazioni
geografiche; le posizioni degli USA e dell’Europa restano, infatti, molto distanti. Lo
Special 301 contiene una disamina relativa ad un conflitto tuttora in atto e messo in
risalto già nello Special 301 del 1999. Gli USA considerano il sistema delle indicazioni
geografiche come discriminatorio nei confronti dei prodotti e delle persone al di fuori
dell’Unione Europea.
Infatti, il governo statunitense respinge la richiesta europea di adottare il sistema di
protezione dei luoghi di provenienza geografica e dei processi produttivi con i propri
partner commerciali, insistendo che queste certificazioni detraggono dalla tutela
apprestata ai titolari dei marchi d’impresa, che viene ritenuta rispondente alle esigenze
di mercato. Nello Special di quest’anno, lo USTR fa esplicito riferimento alla decisione
emessa dal Comitato d’esame del WTO il 20 aprile 2005, nella quale si concludeva che la
condotta dell’Unione Europea fosse iniqua e che ledesse i diritti dei detentori legittimi di
marchi USA. Sempre secondo quanto riportato nello Special, a seguito della suddetta
decisione, il 31 marzo 2006 l’Unione Europea ha provveduto ad apportare delle revisioni
al regolamento sulle indicazioni geografiche, che tuttavia non hanno dissipato i rimanenti
dubbi del governo USA sull’impatto di questa disciplina negli scambi commerciali fra i
paesi dell’Unione e gli Stati Uniti.
Per quanto concerne la tutela delle indicazioni geografiche e denominazioni di origine, la
lettura dello Special 301 non offre spiragli per una risoluzione della disputa tra Usa e Ue.
In effetti, anche le motivazioni addotte appaiono inconsistenti poichè l’Unione Europea
con il Regolamento n. 510 del 2006 ha difatto regolato l’aspetto relativo al sistema di
reciprocità, che consente di tutelare nella UE i prodotti tipici di paesi terzi. Giova
evidenziare che, al contrario dei produttori dei paesi terzi come gli USA, i produttori
europei sono obbligati a sottoporre preliminarmente la richiesta del riconoscimento di
marchio DOP e IGP agli organi competenti del proprio paese e successivamente alla
Commissione Europea. Pertanto, l’accusa di aver messo in atto un sistema che privilegi i
prodotti europei e discrimini quelli statunitensi non ha motivo di esistere.
La prima parte dello Special termina con un breve resoconto sui paesi che si ritiene
abbiano compiuto miglioramenti di rilievo in materia di P.I., prendendo in esame l’anno
2008 e l’inizio del 2009.
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Con riguardo al 2009, l’Italia figura nella “Watch List”, per le problematiche connesse
alla pirateria (contraffazione dei prodotti multimediali), sia virtuale che effettiva. Anche
la nota dall’Ambasciata d’Italia a Washington, che aveva provveduto ad inoltrare agli
organismi competenti americani le proprie motivazioni a favore dell’uscita dell’Italia dalla
Watch List, non ha ottenuto i risultati sperati.
La nota dell’Ambasciata d’Italia sottolineava il ruolo focale svolto dalla Guardia di
Finanza che durante un’azione e’ riuscita a smantellare un’organizzazione criminale
cinese implicata nel commercio internazionale di programmi software contraffatti. A
livello istituzionale-legislativo, sono state citate tra le azioni intraprese dall’Italia nel
2008:
1. la creazione di un Comitato Tecnico contro la pirateria multimediale, presso la
Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha tra i suoi compiti quello di coordinare
le azioni di contrasto alla pirateria;
2. la proposta di legge denominata “Pacchetto Scajola”, gia’ approvata alla Camera
dei Deputati, che inasprisce le sanzioni per reati legati alla pirateria e alla
contraffazione;
3. l’introduzione di moduli di formazione in materia di contraffazione nei curricula
dei giudici italiani;
4. l’attivo coinvolgimento e contributo del Governo Italiano in seno ai gruppi di
lavoro del G8, dell’ACTA e del WIPO. In particolare, nell’ambito delle iniziative
che saranno realizzate durante la presidenza italiana del G8 e’ stato sottolineato
l’inserimento di un workshop dedicato alle problematiche della proprieta’
intellettuale, tra cui lo sviluppo di una rete per lo scambio di informazioni tra le
agenzie delle dogane dei paesi del G8.
Va però evidenziato che lo USTR ha espresso apprezzamenti per la creazione all’inizio
del 2009 di una task force interministeriale per combattere la pirateria multimediale e la
stessa IIPA ha riconosciuto l’opera di divulgazione della proprietà intellettuale verso le
categorie interessate da parte delle istituzioni italiane.
Un altro segnale giudicato positivamente dallo USTR è stato il numero di sequestri
effettuati dalla Guardia di Finanza che si sostanziano intorno alle 4.000 azioni di
enforcement, e che hanno dato risultati tangibili quali la confisca di 2 milioni di software
copiati e di 853 computer. Di ulteriore rilevanza è anche il fatto che le dogane italiane
abbiano contribuito in maniera determinante a contenere e combattere il fenomeno in
Europa, eseguendo quasi il 30% dei sequestri verificatisi.
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Le preoccupazioni dello USTR, in conformità con quanto già enunciato precedentemente
nello Special del 2008, sono semmai legate alla legge sulla privacy che viene giudicata
come un ostacolo alla capacità delle forze dell’ordine di perseguire in maniera efficace i
pirati virtuali. Un’altra ragione di discontento del governo USA nei confronti dell’Italia si
rinviene verso il sistema giudiziario, ritenuto lento; si incolpa la magistratura di non
emettere pene adeguate e di non avere un tribunale specializzato in P.I.
L’IIPA ha redatto la seguente tabella che evidenzia una stima dei danni da attribuirsi ad
atti di pirateria in violazione dei diritti di copyright in Italia, suddividendo le perdite
subite fra i vari settori dell’industria discografica e dell’intrattenimento, per il periodo che
va dal 2004 al 2008.
ITALIA
STIMA DELLE PERDITE COMMERCIALI SUBITE PER VIOLAZIONE DI COPYRIGHT E LIVELLI DI PIRATERIA
Periodo di riferimento: 2004 - 2008
Industria
2008
Perdita
Tecnologie
per il
business
Videogiochi
Registrazioni
e
composizioni
musicali
Libri
Film
Totale
2007
Livello
Perdita
2006
2005
2004
Livello
Perdita
Livello
Perdita
Livello
Perdita
Livello
1.242
49%
1.067
49%
729
51%
812
53%
779
50%
N.D.*
N.D.
817
64%
647.7
40%
639.2
30%
N.D.
34%
350
25%
45
23%
48
27%
40
20%
45
23%
N.D.
N.D.
1.592
N.D.
N.D.
20
N.D.
1.949
N.D.
N.D.
20
N.D.
1.4447
*I Dati non sono disponibili
N.D.
N.D.
20
161
1.672
N.D.
22%
23
160
1.007
N.D.
15%
valori espressi in milioni di $US
Nonostante sia insidacabile che si tratti di un fenomeno di vaste proporzioni in Italia, con
particolare riguardo alla pirateria virtuale che risulta in costante aumento, bisogna
ricordare che il nostro paese ha compiuto sforzi significativi in questo senso. Infatti la
stessa Nintendo, famosa casa di videogiochi giapponese, nel formulare i propri dati
statistici contenuti nella relazione annuale inviata allo USTR, ha messo in risalto la
disparità fra i livelli di pirateria in Spagna ed i livelli in Italia, che nel corso del rapporto,
suddiviso per paesi maggiormente a rischio, non viene nemmeno espressamente
menzionata.
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La pirateria in Europa colpisce soprattutto il settore dei videogiochi, laddove sono
disponibili, soprattutto online, i cosiddetti “circumvention devices”, ovvero quei
dispositivi che permettono di eludere le misure di protezione tecnologica delle console,
legittimamente apposte dai produttori per consentirne l’uso solamente per l’esecuzione
di videogiochi originali, al fine della fruizione di videogiochi pirata. BitTorrent e eDonkey
sono i due principali sistemi di P2P utilizzati per la condivisione di videogiochi pirata.
File sharing illegali di giochi Nintendo rilevati a dicembre 2008
Spagna
Italia
Francia
Usa
Gran Bretagna
Olanda
Canada
Germania
Brasile
Australia
Fonte: DtecNet
Nell’ottobre 2008, gli Stati Uniti hanno provveduto ad emanare una nuova legge
antipirateria, il cd. Pro-IP Act 2008, che prevede pene molto piu’ severe, ma della cui
applicabilità reale si può dubitare. L’Italia, dal suo canto, ha in programma nuove azioni
di intervento contro la pirateria multimediale, che comunque non possono prescindere
dalle leggi vigenti sulla privacy, che pongono dei vincoli oggettivi alle attività
investigative delle autorità di polizia.
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MISURE A SOSTEGNO DELLA P.I. IN EUROPA: CONFRONTO CON IL GOVERNO
USA
L’Unione Europea sta mettendo a punto tutta una serie di iniziative volte a garantire che
il sistema di P.I. risulti efficiente; a tale scopo è stato approntato un “Osservatorio” il cui
obiettivo è quello di raccogliere, analizzare e presentare dati sulla contraffazione e sulla
pirateria, che possano servire ad ipotizzare delle politiche comuni più vicine anche agli
interessi USA. L’industria del software sta esercitando pressione in Europa affinchè
venga nominata una figura istituzionale come il c.d. “IPEC” (Intellectual Property
Enforcement Coordinator), istituito con la sopramenzionata normativa Pro-IP Act 2008.
Tale ufficio agisce direttamente alle dipendenze del Presidente degli Stati Uniti ed ha il
compito di elaborare strategie ed adottare misure, atte ad arginare la pirateria, sia a
livello nazionale che internazionale. La Commissione UE non sembra recettiva all’idea e
preferisce puntare su una ottimizzazione dei servizi piuttosto che creare un ulteriore
interlocutore al quale dover fare riferimento. È da sottolinerare che Francia e Germania
hanno introdotto recentemente misure sanzionatorie più forti in materia di violazione del
diritto di autore.
Per quanto concerne le Indicazioni geografiche, la Commissione Ue, a seguito della
pubblicazione del Libro Verde nell’ottobre 2008, sta adottando una comunicazione per
la revisione dell’attuale regolamentazione. Sarà considerata la possibilità di creare un
registro unico per i vini, gli alcolici ed i prodotti agricoli e traformati (tenuto conto che la
specificità di ogni settore sarà preservata). Inoltre, saranno identificati i termini
“generici” ossia i nomi che sono divenuti denominazioni comuni per un prodotto, al fine
di rendere più chiaro il sistema in materia di diritti di proprietà intellettuale. Nel contesto
internazionale, la Commissione si propone di ottenere una più ampia protezione dei
prodotti UE nei paesi terzi attraverso il miglioramento dell’accordo dell’OMC in materia
ed alla firma di accordi bilaterali con alcuni dei partner commerciali.
L’Italia anche ha auspicato, tramite il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e
Forestali, di tutelare le indicazioni Geografiche, procedendo, se del caso, a richiedere
arbitrati internazionali presso le Organizzazioni Internazionali, come il WTO, per definire
se la legislazione nazionale di Paesi come USA, Canada, Australia, Argentina, Cile, Nuova
Zelanda ecc. sia conforme alle disposizioni presenti negli accordi internazionali
sottoscritti.
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LA TUTELA DEI PRODOTTI DOP E IGP ITALIANI NEGLI USA
L’assenza del riconoscimento di istituto giuridico da parte degli Stati Uniti alle indicazioni
geografiche per i prodotti del comparto agro-alimentare, o quanto meno la mancanza di
un sistema di reciprocità tra la normativa comunitaria e quella statunitense è causa della
spinosa questione tra USA e UE, che prende il nome di Italian Sounding. Trattasi, cioè,
di quel fenomeno di contraffazione imitativa che negli Stati Uniti colpisce i prodotti
italiani del comparto agro-alimentare, anche se protetti da indicazioni geografiche o
denominazioni di origine secondo la normativa UE, e provoca un danno economico ai
produttori italiani. In Italia, inoltre, il D.L. 30/2005 ha assegnato ai prodotti DOP e IGP il
rango di marchio e quindi sono considerati diritti di proprietà intellettuale.
Il problema non riguarda, però, soltanto le evocazioni imitative dei prodotti italiani, che
danno luogo sovente ad una distorsione del mercato, ma anche una sostanziale
differenza nel “catalogare” lo stesso prodotto: così alcuni prodotti italiani, noti perchè
espressione del legame tra tipicità, territorio e processo di lavorazione, negli Stati Uniti,
sono definiti generic o semi-generic. Proprio il non riconoscimento di alcune peculiarità
esclusive del prodotto, che ne costituiscono la componente di valore, contribuisce alla
dimunizione del valore stesso del prodotto sul mercato. È opportuno segnalare che
alcuni prodotti italiani DOP, non hanno ottenuto il riconoscimento del Certification Mark
dal parte dello USPTO (US Patent & Trademark Office), che equivale alla forma di tutela
ottenuta come prodotto a denominazione d’origine protetta, proprio per le ragioni
sopracitate.
A livello internazionale, le disposizioni dell’OMC, attraverso l’Accordo TRIPs, prevedono
un sistema binario che accorda un differente livello di tutela a seconda che l’oggetto
dell’indicazione geografica siano vino e alcolici (art. 23) o altri alimenti (art. 22).
Mentre per i vini e gli alcolici è previsto un sistema di protezione più ampio, per gli altri
prodotti l’art. 22 si limita a proibire l’utilizzo di denominazioni geografiche, qualora
queste si basino su una rappresentazione ingannevole del prodotto o si configurino
come atto di concorrenza sleale.
Gli Stati Uniti, anche nei contesti internazionali, come i negoziati del Doha Round si
oppongono alle richieste europee in tema di indicazioni geografiche, all’estensione del
regime di protezione giuridica a tutti gli altri prodotti alimentari e si oppongono al
concetto stesso di indicazioni geografiche protette, perchè considerato contrastante con
il loro sistema dei “trademarks”.
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È da evidenziare, inoltre, che la normativa statunitense sul trademark si basa sul
principio del “first to use” per la rivendicazione della titolarità del marchio e non sul
principio del “first to file”. In altre parole l’uso dimostrato del marchio ha più forza della
registrazione.
D’altro canto, nella stessa Unione Europea la difesa delle indicazioni geografiche nei
contesti internazionali è un argomento considerato prioritario soltanto da alcuni Paesi
Membri, in particolare quelli mediterranei.
Poichè una soluzione di natura giuridica appare lontana, le aziende italiane del comparto
agro-alimentare devono attrezzarsi a tutelare i propri prodotti anche sotto l’aspetto
giuridico. In tal senso, è stata realizzata dal Desk per la Tutela della P.I. a New York una
guida pratica in lingua italiana sulla normativa locale in materia di indicazioni
geografiche. Questo perchè gli Stati Uniti, pur non riconoscendo alle denominazioni
d’origine un inquadramento legislativo a sè stante, proteggono il valore intrinseco del
marchio, per cui è sempre raccomandabile procedere alla registrazione dello stesso.
POSIZIONAMENTO DELL’ITALIA PER CONCESSIONE DI MARCHI E BREVETTI
NEGLI STATI UNITI
Dalla lettura dei dati ufficiali pubblicati annualmente dallo USPTO (U.S. Patent and
Trademark Office), che è l’organismo statunitense delegato alla concessione di brevetti e
marchi, si deduce un discreto posizionamento dell’Italia nel riconoscimento di tutela di
attività inventive negli Stati Uniti.
Dati statistici sui brevetti richiesti e concessi dallo USPTO a richiedenti stranieri
Periodo 2004-2008
Domande depositate presso lo USPTO per la concessione di brevetti (non disp. 2008)
Paesi
2004
2005
2006
2007
Totale
Giappone
Germania
Rep. Corea Sud
Taiwan
Canada
Regno Unito
Francia
Olanda
R.P. Cina(*)
Italia
160.764
63.543
16.394
13.388
17.703
9.035
6.679
5.618
2.291
1.708
2.792
191.060
73.250
21.598
16.643
17.933
9.114
8.603
7.515
3.637
2.330
3.685
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209.601
76.940
22.263
21.963
21.165
10.243
9.127
7.228
4.098
3.838
3.691
187.976
79.725
23.535
23.589
20.447
10.788
9.185
8.204
4.249
4.422
3.832
MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
DIREZIONE GENERALE PROMOZIONE E SCAMBI
DIV. I
Paesi
Brevetti registrati presso lo USPTO
2004
2005
2006
Totale
89.258
Giappone
37.734
Germania
11.623
Taiwan
7.376
Rep. Corea Sud
4.590
Regno Unito
4.047
Canada
3.980
Francia
3.846
Italia
2.009
Olanda
1.619
Australia
1.079
(*) I dati non riguardano Hong Kong
80.245
34.079
10.502
6.311
4.811
3.744
3.368
3.355
1.706
1.268
1.091
87.014
36.482
10.083
7.356
5.835
3.978
3.743
3.542
1.817
1.504
1.413
2007
2008
89.759
78.137
36.658
35.847
10.256
9.794
7.569
7.424
6.882
8.410
4.100
3.882
3.974
4.052
3.757
3.683
1.791
1.890
1.594
1.670
1.493
1.485
Tabella 1 (dati USPTO)
L’Italia si posiziona dopo Germania, Inghilterra, Francia ed Olanda ed è fra i paesi
europei che hanno inoltrato maggiori richieste per l’anno 2007, per quanto concerne i
brevetti. Dal 2004 al 2007, è evidente per l’Italia una tendenza in crescita che registra
un incremento di domande di deposito da 2.792 del 2004 fino a 3.832 del 2007.
Tuttavia, il dato effettivo sui brevetti concessi fa recuperare due posizioni all’Italia che si
attesta all’ottavo posto. In particolare, laddove si analizzino le informazioni relative a
ciascuna categoria, si evince con chiarezza che il settore delle biotecnologie continua ad
evidenziarsi come quello di punta, seguito dai composti organici, dalle lavorazioni di
resina sintetica e gomma, nonchè da componenti elettronici e dai semiconduttori.
Non a caso, fra le società che hanno ottenuto il maggior numero di brevetti rilasciati
dallo USPTO si riscontrano la Stmicroelectronics S.R.L. (il terzo produttore indipendente
al mondo di semiconduttori), la C.R.F. Società Consortile per Azioni (società attiva nel
campo delle nanotecnologie), la Pirelli Pneumatici, la Micron Technology (polo
tecnologico di eccellenza mondiale per la produzione di dischi di silicio). Degno di nota,
peraltro, è anche l’affermarsi di altre realtà imprenditoriali quali la Campagnolo S.R.L.,
un’azienda di componenti da bicicletta che, parallelamente all’evoluzione tecnologica e
stilistica, ha seguitato a brevettare nuove invenzioni e migliorie delle stesse, così come a
rinnovare i propri loghi ed marchi, adeguandoli alle nuove esigenze e rendendoli piu’
rispondenti ai tempi.
13
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Per quanto attiene alle richieste di registrazione e alla effettiva concessione di marchi
italiani negli Stati Uniti, sempre con riguardo al periodo preso in esame, si evidenzia un
aumento delle registrazioni (come desumibile dalla tabella di cui sotto) che posiziona il
nostro Paese al sesto posto fra quelli stranieri, ma con un incremento di concessioni che
lo avvicina alla Francia e segnala un trend positivo in materia di protezione della
titolarità e dell’uso di marchi commerciali italiani.
Dati statistici sui marchi richiesti e concessi dallo USPTO a richiedenti stranieri
Periodo 2004-2008
Domande depositate presso lo USPTO per la concessione di marchi
Paesi
2004
2005
2006
2007
2008
Totale
Germania
Canada
Regno
Unito
Francia
Giappone
Svizzera
Italia
Australia
Olanda
R.P. Cina
(*)
Paesi
46.832
6.466
7.365
5.4332
60.995
8.146
7.730
6.273
71.551
9.896
8.337
7.557
84.072
11.455
9.127
9.431
60.052
12.686
9.614
9.463
2.427
4.239
2.093
1.577
1.845
1.088
594
4.555
4.824
3.346
2.894
2.204
1.725
1.246
4.843
4.705
3.687
4.057
2.593
2.133
1.784
5.460
5.258
4.692
4.912
3.685
2.367
2.364
6.254
4.764
4.772
4.395
3.164
2.618
2.262
2004
Marchi registrati presso lo USPTO
2005
2006
2007
Totale
25.485
19.968
Germania
2.996
2.583
Canada
3.187
2.917
Regno
2.234
1.777
Unito
Giappone
2.010
1.821
Francia
1.642
1.360
Italia
967
899
Svizzera
1.078
932
Australia
775
709
R.P. Cina *
358
364
(*) I dati non riguardano Hong Kong
2008
27.592
3.866
3.562
27.798
3.708
3.168
25.229
4.674
4.396
2.384
2.246
3.136
2.197
2.055
1.542
1.427
1.030
697
14
Giugno 2009 – 2° Rapporto Italia-USA- IPRDESK NEW YORK
2.216
2.941
2.046
2.638
1.693
2.281
1.345
1.953
1.076
1.609
1.020
1.601
tabella 2 (dati USPTO)
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CONTRIBUTO DELLA POLIZIA DOGANALE (U.S. CUSTOMS AND BORDER
PROTECTION)
Negli Stati Uniti, uno strumento ulteriore, che costituisce un altro tassello nell’insieme di
iniziative prese a tutela della proprietà intellettuale, è rappresentato dalla possibilità di
registrare elettronicamente con la U.S. Customs and Border Protection marchi e
copyright regolarmente rilasciati, facilitando l’attività di sequestro e confisca di beni e
prodotti contraffatti. Tale agenzia, avendo l’immediata disponibilità di questi dati, può, in
sostanza, monitorare l’ingresso di spedizioni sospette e prevenire l’esportazione e
l’importazione di merci contraffatte. Alla fine del 2007, sono stati registrati con la polizia
doganale statunitense più di 21.000 marchi e copyright.
L’atteggiamento dei vari organi governativi statunitensi, che cooperano in merito, è
unanime: il fenomeno deve essere combattuto ab initio, con leggi che lascino ampi
poteri di azione e con accordi di collaborazione internazionale, mirati anche a
cambiamenti negli orientamenti politici e sociali.
MERCI SEQUESTRATE
Nella tabella sottoriportata sono elencate le variazioni di percentuale in valore delle
merci sequestrate nel primi sei mesi del 2007-2008.
MERCI SEQUESTRATE
ANALISI COMPARATIVA FRA I PRIMI 6 MESI DEL 2007 E I PRIMI 6 MESI DEL 2008
Primi sei mesi del 2008
Merce
Primi sei mesi del
2008
Ammontare
economico del
danno
40.300.057
15.785.209
9.890.934
9.709.170
9.255.168
4.619.353
3.627.558
Calzature
Abbigliamento
Borse/Pelletteria
Apparecchi elettronici
Prodotti Farmaceutici
Tabacchi
Computers/
Hardware
Orologi/Componenti
3.303.237
Media/Mezzi di
3.094.108
Comunicazione
Occhiali da Sole/Parti
3.016.269
Altro
10.644.859
Valore Totale in Dollari di
113.245.922
tutte le Merci
Sequestrate
Numero totale di Merci
7.166
Sequestrate
Fonte: U.S. Custom and Border Protection
% del
Valore
Totale
Differenza fra i primi
sei mesi del 2008 ed
i primi sei mesi del
2007
Incremento o
Diminuzione in
%
36%
14%
9%
9%
8%
4%
3%
Primi sei mesi del
2007
Ammontare
economico del
danno
39.736.666
15.695.645
7.464.525
9.418.165
9.930.473
386.114
4.315.743
563.391
89.564
2.426.409
291.005
(675.305)
4.233.239
(688.185)
1%
1%
33%
3%
-7%
1096%
-16%
3%
3%
11.461.038
4.175.134
(8.157.801)
(1.081.026)
-71%
-26%
3%
9%
1.038.469
6.576.378
110.198.350
1.977.800
4.068.481
3.047.572
190%
62%
3%
7.245
-79
-1%
Valore espresso in $ US
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È importante rilevare che, come espressamente indicato dalle autorità americane nel
rapporto in questione, l’aumento di valore delle merci sequestrate nei primi sei mesi del
2008 equivale al 2.7% in più rispetto al primo semestre del 2007, essendo passati da
110 milioni di dollari a 113.2 milioni di dollari. Da notare, inoltre, che il settore nel quale
si sono verificati il maggior numero di sequestri di merce contraffatta è risultato essere
quello delle calzature, nel quale si è registrato un valore di 40.3 milioni di dollari che
costituisce il 36% dell’intero valore di tutti i sequestri.
Nella Tabella seguente, sempre secondo quanto pubblicato dallo U.S. Customs and
Border Protection, sono indicati i valori, in percentuale, dei paesi maggiormente coinvolti
nel traffico di merci contraffatte negli Stati Uniti.
Paesi maggiormenti coinvolti nei sequestri di merci contraffatte nel primo semestre 2008
(valori in%)
Fonte: U.S. Custom and Border Protection
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