noi e gli alberi
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noi e gli alberi
DALLE SCUOLE Scuola Media “Garbari” Pergine NOI E GLI ALBERI Narrazione e creatività Un’esperienza forte, intensa, che unisce fin da subito un gruppo di studenti approdati ad una prima classe delle medie. Questo il progetto, che ha coinvolto lo scorso anno la classe IB delle Scuole medie “Garbari” dell’Istituto “Freinet” di Pergine 2; che ha lavorato sul tema dell’albero – simbolo dell’essere legati alla propria corporeità ma capace di protendersi verso ciò che si desidera raggiungere. Riportiamo, in un primo momento, i vissuti ed i pensieri dei ragazzi protagonisti del percorso, in conclusione le riflessioni progettuali della docente. Un’idea per accogliere Come accogliere i ragazzi che entrano per la prima volta alle medie? Di che cosa avranno bisogno? Di sentirsi al sicuro, ma anche dentro un cammino di crescita, di evoluzione, di gran cambiamento. Sono ancora legati alla terra, alla concretezza, alla corporeità, ma protesi verso l’elaborazione di un pensiero sempre più elevato e raffinato, verso il cielo. Ero in montagna mentre mi ponevo questa domanda, circondata da grandi e piccoli alberi, ed è nata l’idea di un grande faggio da disegnare, ritagliare e appendere in classe, sul quale poi ciascuno avrebbe potuto scrivere i propri desideri per il nuovo anno scolastico. “Il grande faggio protegge i nostri desideri...” questo abbiamo scritto in cima alla verde chioma. Mi è sembrato che il mito dell’albero potesse esprimere tutto il loro cammino di crescita e più, come poi abbiamo scoperto assieme lungo il percorso. L’albero è il primo e più elementare dono che la natura offre all’essere umano per il suo sostentamento. Ecco perché la pianta è stata venerata nell’antichità, perché in essa si manifestava la divinità benevola. Successivamente è divenuto l’archetipo della struttura umana e cosmica: le gambe a contatto con la terra, le braccia e gli occhi al cielo ed il cuore aperto alla bellezza e al bene. Ma se i frutti di un semplice albero possono dare la vita agli esseri umani, quali potranno mai essere i frutti dell’“albero-uomo”? Da queste riflessioni è nato il progetto. n.10 ottobre 2006 Il racconto dei ragazzi Prima in cortile... “Oggi abbiamo fatto un’attività sugli alberi. Siamo usciti nel cortile e siamo andati nel boschetto sulla collina dove Sergio Casetti, un tempo preside di questa scuola, aveva piantato gli alberi pensando agli alunni che l’avrebbero frequentata, tra i quali anche noi. Abbiamo fatto amicizia con un albero che ciascuno ha scelto, confidandosi con lui. Poi siamo entrati in palestra e abbiamo interpretato il seme di un albero che con la pioggia è cresciuto, è diventato albero e ha affrontato le diverse stagioni, autunno, inverno, primavera ed estate. Con tutta l’energia che avevamo ci siamo sfogati correndo e saltando. Ci siamo poi spostati in aula d’artistica dove abbiamo disegnato ognuno il proprio albero secondo quello che sentivamo”. I vissuti... “Nei diversi momenti mi sono sentita strana e piena di energia. Quando abbiamo abbracciato gli alberi ho sentito tanta felicità. Ho capito che l’albero da un piccolo e insignificante seme può diventare un validissimo e importantissimo gigante naturale. Sono felicissima di aver fatto questa esperienza”. “Mi sono sentito felice quando, abbracciando l’albero, mi è caduta una goccia dalla pianta sulla mano e ho pensato che fosse una lacrima di felicità dell’albero”. “Mi sono sentito a mio agio con il mio nuovo amico albero. Gli ho dato un nome, perché se non glielo davo era un albero qualunque. Non scorderò mai quest’esperienza”. Poesie e immagini Un pomeriggio passo davanti al Museo di Scienze Naturali e inaspettatamente mi ritrovo a visitare una mostra fotografica sugli alberi. Troppo piccola per portarvi i ragazzi, ma quanti spunti per stupirsi, immaginare, pensare. Ci sono anche alcune poesie, le copio velocemente, qualcosa ne faremo. La collega di educazione artistica passeggiando nel bosco incontra moltissimi faggi, meravigliosi in tutte le loro dimensioni e pose, li fotografa ed è presto fatto. Vediamo in classe le foto proiettate e ogni tanto una poesia le commenta, una musica di sottofondo e anche se non siamo proprio in un bosco, si crea una certa atmosfera. I ragazzi vedono queste cortecce, questi tronchi che si intrecciano e fanno a gara per 27 interpretare: spazio alla creatività! Il giorno seguente rileggiamo i testi poetici, perché forse è bene cercare di capirli meglio. Non serve molto però, perché i versi ci dicono tanto e un pensiero ne richiama un altro. Le riflessioni “L’albero unisce ciò che è vicino a ciò che è lontano, è un ponte tra la terra e il cielo. Ma non siamo anche noi un po’ così?” “Con i suoi versi la poetessa mi ha dimostrato che i poeti non si possono imbrigliare, ma bisogna lasciare che i loro pensieri volino liberi tra gli alberi come usignoli. Sembra quasi che la poetessa si paragoni ad un albero.” Calvino e Dante, ma anche Mauro Corona Altri autori abbiamo letto scoprendo con loro nuovi significati dell’albero e del bosco. Abbiamo imparato che sugli alberi si può “vivere” come Cosimo, il protagonista del “Barone Rampante” di Italo Calvino. Ma abbiamo anche imparato che la “selva” può essere “oscura” come quella che Dante Alighieri descrive nella sua “Divina Commedia” e che può assumere interessanti significati simbolici. Poi un autore che vive un contatto profondo e vitale con la natura ed in particolare con il bosco. È Mauro Corona. Possiamo certamente imparare da lui. Ho scelto uno stralcio del suo romanzo “Le voci del bosco”, non a caso quella dedicata ai faggi. Si è cominciata a fare strada nelle menti dei ragazzi l’idea che gli alberi sono creature vive e che noi possiamo vedere le cose con occhi diversi e sguardo più profondo. Questo è il brano letto in classe con le esercitazioni proposte e i lavori che ne sono scaturiti osservando, riflettendo, mettendo in moto la fantasia... 28 “La betulla è una signora elegante che affascina tutti con il suo manto bianco. Ha anche lei delle responsabilità: ospitare signore per il tè, andare a cene e a balli... non le manca mai il buon umore! Molti signori la corteggiano portando rose rosse, facendola divertire e costringendola a ballare il tango. A volte non è molto contenta della sua vita, perché alcuni bambini che non apprezzano la sua eleganza, le tolgono il suo bel manto bianco. Però lei dice sempre: “Lasciateli perdere, sono solo bambini!” e si mette a ridere con simpatia.” “L’uomo che piantava gli alberi” “L’uomo che piantava gli alberi” ecco un altro testo adatto al nostro lavoro. È la storia di un pastore solitario e tranquillo, di poche parole, che pur vivendo in grande semplicità, compie una grande impresa, “portando a buon fine un’opera degna di Dio”. Se il libro è un gioiello, lo è altrettanto il film d’animazione da cui è tratto. Trovato quasi per caso lo propongo in classe. Ha ricevuto il premio Oscar nel 1987, ma non è mai circolato nelle sale cinematografiche. Il regista è Frederic Bach che ha impostato il lavoro su due livelli paralleli: il testo narrativo recitato da una voce fuori campo e le immagini e i suoni che per lo più illustrano quel testo. “Per lo più” in quanto l’espressività e la metaforicità delle immagini non solo descrivono, ma commentano e fanno riflettere. “Il giardiniere dell’anima”, tutto d’un fiato Da Clarissa Pinkola Estés ho imparato che “Non ci sono modi giusti o sbagliati di raccontare una storia. Sì, potrà capitare di dimenticare l’inizio, o la parte centrale o la fine. Ma un raggio di sole attraverso una finestrella può comunque rallegrare il cuore. A noi non è dato di vivere in eterno, alle storie sì. Fintantoché ci sarà una creatura in grado di raccontare una storia, e pertanto, grazie alla narrazione, le maggiori forze dell’amore, della generosità e dell’energia verranno costantemente chiamate in essere nel mondo, io ve lo prometto... sarà ciò che conta nella vita.” Ecco perché ho scelto di proporre in classe il “Giardiniere dell’anima”. Letto integralmente un pomeriggio, tutti in cerchio, lasciando il finale per il mattino seguente. Una favola senza tempo, con un ritmo che dona serenità, strutturata come le matrioske, una storia dentro l’altra. Qualche interruzione durante la lettura per un commento a caldo. n.10 ottobre 2006 Dallari, le storie si animano La settimana dopo Marco Dallari, entra in classe per proporre un’attività propedeutica all’illustrazione delle storie. Propongo di riprendere il libro letto in classe, i ragazzi riassumono senza difficoltà, una storia dopo l’altra, una storia dentro l’altra. Non è sfuggito loro nulla. Poi si mettono a disegnare, ognuno illustra la scena che più gli è rimasta impressa e sulla lavagna compaiono quattro file di disegni attaccati con il nastro adesivo. Qualche giorno dopo i ragazzi, a gruppi, inventano altre storie da inserire ne “Il giardiniere dell’anima”. È un lavoro lungo, soprattutto perché bisogna mettersi d’accordo, rinunciare a qualche idea propria, accettare quelle degli altri. E così, dopo queste fatiche, nasce l’idea di non lasciare tutto nell’armadio... Propongo di fare un unico libro e i ragazzi mi danno il compito di scegliere i disegni. Loro li rifaranno più grandi e colorati. Riprendo i loro riassunti, le loro storie, i loro disegni... Ed ecco il primo libro illustrato della classe. I nostri libri, il progetto In effetti, il progetto principale della classe quest’anno è stato “la creazione di libri illustrati”. A questo punto è diventato chiaro che quanto stavamo elaborando a n.10 ottobre 2006 livello di narrazione, di lettura e rielaborazione di fiabe, di invenzione di racconti, non poteva non essere investito da questo grande simbolo dell’albero e dal lavoro che stavamo facendo. Ne è conseguita la decisione che i nostri libri illustrati avrebbero dovuto avere come protagonisti o come “presenze importanti” gli alberi. Prima però di arrivare a creare le storie da illustrare non è mancato un po’ di allenamento. Così l’immagine dell’albero si è unita al senso profondo della narrazione. E mentre nespoli, meli e prugni facevano capolino alle finestre della nostra classe e noi scoprivamo che degli alberi si sono occupati molti poeti e scrittori, le storie da illustrare hanno cominciato a prendere forma. Sono storie nate dalla fantasia e dalla creatività dei ragazzi, ma a me piace pensare come Clarissa PinKola Estès che “non ci sono modi giusti o sbagliati di raccontare una storia. Vi potrà capitare di dimenticare l’inizio o la parte centrale o la fine, ma un raggio di sole attraverso una finestrella può comunque rallegrare il cuore. Allora blandite i vecchi bisbetici facendovi raccontare i loro ricordi più belli. Chiedete ai piccoli quali sono stati per loro i momenti più felici. Chiedete agli adolescenti quali sono stati i momenti più inquietanti della loro vita. Date ai vecchi la parola. Girate attorno al cerchio. Spingete gli introversi ad aprirsi. A tutti fate domande. Vedrete. Tutti si sentiranno riscaldare, sostenuti dal cerchio di storie che insieme creerete.” Emozioni in mostra L’attività si è conclusa con una mostra dei libri illustrati dai ragazzi, ognuno il suo, con la sua storia “di alberi”, con il suo storyboard, con la sua tecnica, dalla matita, all’acquerello, alla china alla stampa a punta secca; i ragazzi stranieri hanno scritto il testo in due lingue e poi tutti hanno rilegato a mano con colla e cartoncini. Accanto ai loro libri altri grandi libroni che illustravano il percorso interdisciplinare: lettere, artistica, scienze e lingue straniere. I ragazzi hanno raccontato ai genitori il loro lavoro non senza emozione, ma l’emozione e l’entusiasmo erano anche i nostri! Dopo la mostra abbiamo potuto vedere un dvd realizzato in corso d’opera con la collaborazione dell’Università della Comunicazione di Rovereto e che ogni alunno ha ricevuto come ricordo di quest’esperienza. Sara Turrini Insegnante di lettere Scuola Media “T. Garbari” - Istituto comprensivo “Freinet” Pergine 2 29