brevi note biografiche su coloro ai quali sono intestati i padiglioni

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brevi note biografiche su coloro ai quali sono intestati i padiglioni
Flaiani Giuseppe
Chirurgo (Ancarano 1741 - Roma 1808). Fu chirurgo
nell'ospedale di S. Spirito di Roma (1769), nel quale fondò un
celebrato gabinetto anatomico; poi professore di medicina
operatoria e chirurgo di papa Pio VI. Nel 1800 descrisse
l'associazione della tachicardia con certe forme di gozzo,
dando una prima, se pure incompleta, segnalazione del
distiroidismo, detto perciò morbo di Flaiani-Graves-Basedow.
Fonte: Dizionario Biografico -Treccani
Marchiafava Ettore
Anatomo-patologo e clinico italiano (Roma 1847 - ivi 1935).
Svolse la sua attività a Roma prima come medico negli
ospedali, poi (1881) come prof. di anatomia patologica
all'università. Socio nazionale dell'Accademia dei Lincei
(1908) di cui fu anche vicepresidente (1933); senatore del
Regno. Con una vasta produzione scientifica portò rilevanti
contributi a molti argomenti di pa tologia e di clinica:
descrizione dell'artrite tubercolare e di quella luetica,
osservazioni sulla glomerulonefrite produttiva e sull'esito in
indurimento della polmonite, scoperta del meningococco nel
liquor dei meningitici (1884). Particolare risonanza ebbero la
scoperta e lo studio completo della degenerazione primaria
del corpo calloso nell'alcolismo cronico (malattia di M. e
Bignami) e il gruppo di studî sulla malaria, fra i quali
primeggiano le ricerche eseguite in collaborazione con A.
Celli, che permisero a M. di individuare, descrivendone il ciclo, l'agente etiologico della
terzana maligna.
Fonte: Dizionario Biografico -Treccani
Morgagni Giambattista
Medico e anatomico (Forlì 1682 - Padova 1771), considerato
il fondatore dell'anatomia patologica. Laureatosi
diciannovenne in filosofia e medicina a Bologna, dove fu
allievo di A. Valsalva, ottenne (1711) la prima cattedra di
medicina teorica di Padova. La sua prolusione, Nova
institutionum medicarum idea, ha valore storico perché in
essa preconizzò l'evoluzione della medicina sulle orme del
metodo sperimentale. Ottenne poi (1715), sempre a Padova,
la cattedra di anatomia, che occupò fino alla morte. In breve
conquistò grandissima fama, per la sua arte didattica che
richiamò allo studio di Padova discepoli da ogni parte
d'Europa. La sua produzione scientifica, iniziata col primo dei
sei Adversaria anatomica (1706), aprì nuovi orizzonti all'arte
medica. Negli Adversaria compì innumerevoli osservazioni
originali sulla struttura e sulla funzione di numerose
formazioni anatomiche: ventricoli laringei, noduli delle valvole arteriose del cuore, idatide
del testicolo, piramidi della sostanza midollare del rene, colonne rettali, fossette uretrali;
ecc. Nella successiva monumentale opera De sedibus et causis morborum per anatomen
indagatis (1761), M. gettò le fondamenta dell'anatomia patologica, insegnando a studiare i
rapporti tra sintomatologia e le concomitanti alterazioni viscerali, introducendo così in
medicina il metodo dell'analisi epicritica. Ingegno quanto mai versatile e fecondo, M. si
rivelò, in un complesso di altre opere, anche prosatore e poeta, storico e archeologo,
profondo conoscitore d'agronomia e della lingua latina.
Fonte: Dizionario Biografico -Treccani
Lancisi Giovanni Maria
Anatomista e medico (Roma 1654 - ivi 1720). Lettore di
anatomia alla Sapienza (1684) e prorettore, contribuì col suo
insegnamento alla riforma degli studî medici, per i quali
propugnò un indirizzo eminentemente pratico, basato
sull'osservazione obiettiva (Dissertatio de recta medicorum
studiorum ratione instituenda, 1715). A L. si devono non solo
contributi di vario genere nel campo dell'anato mia
(descrizione, tra l'altro, delle strie longitudinali mediali del
corpo calloso alla quale ha legato il suo nome; un trattato di
Anatomia per uso et intelligenza del disegno, con tavole
eseguite su preparazione del chirurgo B. Genga, 1691;
pubblicazione delle inedite Tabulae anatomicae clarissimi
viri Bartholomaei Eustachi, 1714), ma anche approfonditi
studî di fisiologia e patologia (De subitaneis mortibus, 1707,
e De motu cordis et aneurysmatibus, post., 1728, su
problemi di patologia cardiaca; De noxiis paludum effluviis eorumque remediis, 1717, sulla
malaria). Curò un'edizione della Metallotheca di M. Mercati (1717).
Fonte: Dizionario Biografico -Treccani
Bassi Agostino
Naturalista (Mairago 1773 - Lodi 1856). Laureato in
giurisprudenza a Pavia, si dedicò a studî di medicina,
biologia, zootecnia, pastorizia, bacologia, patologia
animale e vegetale, ecc., pubblicando parecchie
memorie, che furono ristampate nel 1925. Il più
importante e classico lavoro è quello (1835) Del mal del
segno, calcinaccio o moscardino, malattia del baco da
seta, in cui dimostrò che l'agente etiologico è
rappresentato da un fungo (Botrytis bassiana), i cui
germi sono nell'aria, crescon o e si moltiplicano sul baco
vivo, che a sua volta infetta altri individui sani. Tale
scoperta costituisce una pietra miliare nella storia della
microbiologia, poiché essa rappresentò la convalida
della dottrina del contagio animato che si riallacciava
all'intuizione di G. Fracastoro e che doveva in seguito
culminare nelle ricerche di L. Pasteur e di R. Koch. Oltreché di questi ultimi, il B. può essere
anche considerato, in un certo senso, precursore di J. Lister, poiché studiò e attuò la
possibilità di distruggere i microrganismi e prevenire il contagio (Della natura dei morbi
ossia mali contagiosi e del modo di prevenirli e curarli, 1853).
Fonte: Dizionario Biografico -Treccani
Cesalpino Andrea
Medico, botanico e filosofo (Arezzo 1524 o 1525 - Roma 1603). Allievo a Pisa, ove si recò
intorno al 1544, di L. Ghini, G. Guidi, R. Colombo e S. Porzio, attento lettore di Vesalio, C. è
un tipico esponente dell'aristotelismo rinascimentale di P. Pomponazzi; ma pur nella
completa adesione a quei principî (quindi a una conc ezione della natura retta da forze ed
essenze occulte e non verificabili), egli pervenne,
soprattutto per il valore accordato all'esperienza e
all'osservazione, a risultati ragguardevoli in campo
medico, biologico e naturalistico. Addottoratosi a Pisa
nel 1551, vi divenne prefetto dell'Orto botanico
(1555) e professore dei semplici (botanica), finché
non ottenne la cattedra di medicina. Trasferitosi a
Roma venne nominato da Clemente VIII archiatra
pontificio e chiamato alla cattedra di medicina della
Sapienza (1592). Il periodo romano non fu esente da
polemiche, accusato da N. Taurellus di monismo
naturalistico e di ateismo da S. Parker. Le sue opere
(trattati, commenti) abbracciano varî campi. Il De
plantis (1583), in cui sono descritte milletrecento
piante, molte di nuova conoscenza, contiene, fondata
sui principî di materia e forma, una fisiologia vegetale
basata su un parallelismo tra pianta e animali e una
tassonomia diagnostica, i cui criterî distintivi sono i principî nutritivi, gli organi della
fruttificazione e, infine, le radici, lo stelo e le foglie. Fondamentale il contributo che fornì alla
scoperta della circolazione del sangue, nei Quaestionum peripateticarum libri quinque
(1571 e 1593) e nei Quaestionum medicarum libri duo (1593), descrivendo il piccolo circolo
e negando che il fegato, come sosteneva Galeno, fosse il centro del movimento del
sangue, funzione attribuita invece al cuore. Interessanti anche il De metallicis (1596),
contenente accenni all'origine dei fossili, alle leggi della cristallizzazione, ecc., e il Praxis
universae artis medicae (1602-03), un manuale di medicina che ebbe notevole fortuna.
Fonte: Dizionario Biografico -Treccani
Baccèlli Guido
Medico e uomo politico italiano (Roma 1830 - ivi 1916). Insegnò
prima medicina legale, poi, dal 1856, diresse la clinica medica
dell'univ. di Roma. Fra i suoi contributi meritano particolare ricordo
gli studî sulla infezione malarica e sulla semeiotica dei versamenti
toracici e l'adozione della via endovenosa com e mezzo di
introduzione di alcuni farmaci (sali di chinino, sublimato). Deputato
dal 1874, fu più volte ministro della Istruzione Pubblica (18811884; 1893-1896; 1898-1900) ma non riuscì a far prevalere
l'auspicata riforma generale della scuola; nel 1901-1903 ministro
dell'Agricoltura, Industria e Commercio. Al B. si devono tra l'altro il
Policlinico di Roma, i restauri del Pantheon, gli studî sulle bonifiche
delle paludi pontine, l'istituzione della festa degli alberi. Fra le sue
pubblicazioni mediche più importanti, La patologia del cuore e
dell'aorta (3 voll., 1864-67), le lezioni cliniche sulla malaria (1869),
ecc.
Fonte: Dizionario Biografico -Treccani
Malpighi Marcello
Medico e biologo (Crevalcore 1628 - Roma 1694). Addottoratosi in medicina e filosofia a
Bologna (1653), decisivo per la sua formazione scientifica fu il periodo trascorso a Pisa
(1656-59) come lettore di medicina teorica; qui, sotto l'influenza di G. A. Borelli, si convertì
alla "filosofia libera e democritea". Di nuovo a Bologna
(1659), come lettore di medicina teorica e, dal 1660, di
medicina pratica, si trasferì di lì a poco a Messina (166266), dove ebbe la cattedra primaria di medicina. Dal 1666
fu ancora a Bologna, lettore di medicina pratica, finché,
nel 1691, nominato archiatra di Innocenzo XII, si trasferì a
Roma.
Centrale nella sua attività scientifica è l'utilizzazione del
microscopio, che egli padroneggiava con grande perizia
tecnica, grazie al quale dimostrò per primo che i polmoni
sono un agglomerato di alveoli membranosi aprentisi
nelle ultime ramificazioni tracheobronchiali e circondati da
una rete capillare. Queste osservazioni, compiute sulla
rana, permisero di riconoscere per la prima volta c he il
"parenchima" polmonare possedeva una struttura e di chiarire definitivamente, grazie alla
scoperta delle connessioni capillari tra vene e arterie, la realtà della circolazione del sangue
(De pulmonibus, 1661). Le ricerche neurologiche non sono di minore importanza. La
scoperta dei recettori sensoriali linguali (De lingua, 1665) e cutanei (De externo tactus
organo, 1665) si inserisce in una più ampia ricerca neuroanatomica. Nel De cerebro (1665)
affermò che la sostanza del sistema nervoso centrale era composta dalle stesse fibre che
formavano i nervi e le immaginò come minuti canali riempiti di liquido (il fluido nervoso)
secreto dalla materia grigia cerebrale o, più precisamente, dalle "ghiandole cerebrali", la cui
esistenza egli ritenne d'aver dimostrato (De cerebri cortice, 1666), senza avvedersi peraltro
che i suoi risultati erano in realtà dovuti ad artefatti. Nondimeno egli riuscì a immaginare un
meccanismo che comprendeva l'intera via nervosa dalla corteccia del cervello alle
terminazioni periferiche dei nervi.
Grazie ad abili tecniche di colorazione mediante affusione e a iniezioni coloranti
endoarteriose, giunse a dimostrare (De renibus, 1666) nel "parenchima ghiandolare" i ciuffi
di vasi attaccati ai rami delle arterie interlobulari, credendo peraltro che le estremità
ampollari dei tubuli renali (i cosiddetti corpuscoli di Malpighi) fossero racchiusi nei ciuffi
vascolari. Nel corso di studî sul coagulo e sulla composizione del sangue (De polypo
cordis, 1666) scoprì l'esistenza di una moltitudine di "atomi" rossi (globuli rossi) anticipando
così una scoperta talvolta attribuita ad altri. Convinto assertore della necessità di studiare
gli animali semplici ("microscopium naturae") per comprendere quelli più complessi, stabilì
per via analogica che lo studio dei primi abbozzi non elaborati (grezzi) degli animali durante
il corso dello sviluppo fosse particolarmente proficuo, gettando così le basi dei futuri
rapporti fra embriogenesi e filogenesi, mentre l'embriologia diventava un prezioso aiuto per
lo studio della morfologia dell'adulto. Su tali presupposti metodologici si basano i lavori
embriologici (De bombyce, 1669; De formatione pulli in ovo, 1673) in cui descrisse l'area
vascolare abbracciata dal seno terminale, il tubo cardiaco e la sua segmentazione, gli archi
dell'aorta, i somiti, i campi neurali, le vescicole ottiche, il protofegato, le ghiandole del
prestomaco e i follicoli delle piume. L'Anatome plantarum (1675 e 1679) lo colloca tra i
fondatori dello studio microscopico dei vegetali.
M. studiò anche materiali patologici ottenuti durante le autopsie, riconoscendo la rilevanza
delle lesioni locali e intuendo l'importanza dell'anatomia microscopica in patologia, per
stabilire i rapporti fra le manifestazioni cliniche e la sede e la natura delle lesioni, gettando
così per taluni aspetti le premesse della successiva opera morgagnana.
Fonte: Dizionario Biografico -Treccani
Antonini Francesco Maria
Nato a Firenze in 27 luglio 1920, sposato con tre figli. Emerito di gerontologia e geriatria
Università di Firenze, già direttore dell'Istituto di
gerontologia e geriatria dell'Università degli Studi
di Firenze dal 1958 al 1996. Ha fondato la prima
scuola di specializzazione di gerontologia e
geriatria nel mondo nel 1957. Nel 1968 è stato il
promotore di una delle prime scuole speciali per
terapisti della riabilitazione a indirizzo geriatrico.
Alla fine degli anni ’60, nella convinzione che non
si devono negare all’anziano i più avanzati sistemi
di cura, istituì a Firenze, seconda in Italia,
un’Unità di Terapia Intensiva Cardiologica
espressamente dedicata agli anziani
consentendo, così, a molti fiorentini, altrimenti
destinati a morire per infarto del miocardio, di
vivere ancora a lungo in maniera autonoma.
La sua grande sensibilità gli fece capire che l’anziano, allontanato dalla sua famiglia in
conseguenza di un ricovero, soffre il peso ed i danni dell’isolamento. Per ovviare a questo
acquistò una vettura ferroviaria in disuso che, trasformata in tante confortevoli camerette,
fece posizionare di fronte al suo reparto ospedaliero di Ponte Nuovo cosicchè la notte
l’anziano potesse dormire con il coniuge o con chi abitualmente l’assisteva. Questa
impresa, accompagnata dallo scherno di molti colleghi, non fu portata a termine in quanto
non furono allacciate ne l’acqua ne la corrente elettrica. Nel 2007, venticinque anni dopo
questa intuizione, però, la più importante rivista medica del mondo, il New England Journal
of Medicine pubblicò una ricerca che dimostrava come l’ospedalizzazione di un anziano
determina un’aumentata mortalità legata proprio alla lontananza dal coniuge e, comunque,
dai suoi familiari.
Francesco Maria Antonini è morto a Firenze il 22 gennaio 2008.
Fonte: http://www.comune.fucecchio.fi.it/info241WEB20/menu_new.asp?num=16517;
http://www.sigg.it/bollettino_dettaglio.asp?idbollettino=55
Puddu Vittorio
MD (1909-1991)
Puddu è stato il ricercatore principale del segmento italiano del Seven Countries Study
dalle sue origini. E 'stato uno dei primi cardio logi accademico europeo ad abbracciare le
discipline di malattia cardiovascolare (CVD) epidemiologia e cardiologia preventiva e li
trasmette nella sua comunità medica internazionale.
Puddu ha ricevuto la laurea in medicina presso
l'Università di Roma e la formazione specializzata a Parigi
e Vienna. E 'stato il fondatore del primo centro per le
malattie cardiovascolari a Roma e impostare la prima
divisione di cardiologia in Italia alla Ospedale San Camillo
dove è rimasto capo fino al suo ritiro nel 1976.
Lui parlava spesso delle bellezze, calma, e la cultura di
pre-seconda guerra mondiale, quando Roma era una
comunità di soli 250.000 cittadini. Con la sua visione
ampia e di esperienza è diventato il primo a stabilire studi
epidemiologici in lingua italiana scuole mediche per
affrontare le questioni di malattia cardiaca reumatica,
congenita, e quindi coronarica. Ha anche istituito uno dei
laboratori di cateterizzazione prima, le unità coronariche,
e centri di riabilitazione cardiaca in Italia. E 'diventato un leader internazionale in
cardiologia, Segretario Generale e poi Presidente della Società Internazionale di
Cardiologia, ed è stato influente nello stabilire i consigli scientifici di quella società,
compreso il Consiglio di Epidemiologia.
Puddu hobby erano gastronomia e motori e gare di vela. È morto di Parkinson nel 1991.
(MP)
Fonte: http://www.epi.umn.edu/cvdepi/people_list.asp
Maroncelli Pietro
Pietro Maroncelli si laureò in medicina nel
1930. Due anni dopo vinse il concorso di
assistente negli Ospedali Riuniti di Roma e,
successivamente quello per aiuto medico. Si
specializzò in radiologia e fu aiuto radiologo
per quattro anni nell’ospedale San Camillo di
Roma. Inoltre, si diplomò specialista in
tisiologia e nella patologia dell’apparato
respiratorio. Dal 1950 al 1956 fu primario
tisiatra di ruolo negli Ospedali Riuniti di Roma
dopo aver vinto il concorso di primario medico
nel 1949. Fu nominato accademico
dell’Accademia Lancisiana (della quale,
successivamente, fu anche il presidente),
dell’Accademia Medica di Roma e dell’Accademia Tiburtina. Gli fu conferita dal Ministro
della sanità la medaglia d’oro.
Grande studioso e ricercatore soprattutto nel campo dell’ematologia ed in particolare del
mieloma multiplo, delle linfo-istiocitopatie maligne e delle leucemie acute. A proposito di
quest’ultime, Maroncelli fu il primo in Italia ad aver tentato l’omotrapianto ripetuto di midollo
osseo tratto da donatori immunologicamente affini. Particolarmente rilevante il suo
contributo nel campo delle mielofibrosi e delle osteo-mielosclerosi croniche idiopatiche.
Fonte: (nota biografica liberamente tratta dal discorso commemorativo in onore di Pietro Maroncelli fatto dal
Prof. Michele Bufano durante la seduta commemorativa straordinaria dell’Accademia Lancisiana del
22/11/1977 e pubblicato negli Atti dell’Accademia Lancisiana di Roma, vol. XXII (nuova serie), n.1 1978)
Monaldi Vincenzo
Nato nel 1899 in Monte Vidon Combatte, visse l'infanzia con la famiglia a Grottazzolina dove non
appena ventenne fu eletto sindaco. Dopo aver preso parte,
giovane studente, alla prima guerra mondiale (ricevette anche
una croce di guerra), conseguì nel 1925 la laurea in medicina
dedicandosi immediatamente dopo alla ricerca nel campo della
tubercolosi e delle malattie dell’apparato respiratorio. Nel
frattempo fondò la rivista "Archivio di tisiologia" e ricevette
apprezzamenti anche fuori Italia (fu nominato membro della
Reale Società di Medicina di Londra e di varie Accademie di
medicina in Italia ed in Germania)
Affiancò alla ricerca medica una fervida attività politica
arrivando alla carica di Ministro della Salute durante il Governo
Fanfani II del 1958. È stato pertanto il primo ministro della
salute dall'istituzione del relativo Ministero nel 1958.
Ritiratosi dalla vita politica morì a Napoli nel 1969. Dopo la sua
morte, uno dei più importanti ospedali di Napoli, fino a quel
momento noto come "Sanatorio Principe di Piemonte" da lui diretto, prese il suo nome.
Fonte: Wikipedia
Busi Aristide
Nacque a Bologna il 21 luglio 1874 da Attilio e Fanny Belvederi.
Laureatosi in medicina e chirurgia a Bologna nel 1900, il Busi fu dapprima assistente pediatra
dell'Ospizio degli esposti dal 1901 al 1903, poi aiuto nella 1ª sezione medica dell'Ospedale
Maggiore. Attratto dai continui progressi della radiologia (nel 1896 W. C. Röntgen aveva annunciato
all'Accademia delle scienze mediche di Würzburg la scoperta dei raggi X), il B. passò nel 1906
all'Ospedale civile di Trieste a frequentarvi l'istituto radiologico diretto da M. Gortan, e subito dopo a
Vienna presso gli istituti di G. Holzknecht e R. Kenböck. Nel 1907 il B. divenne direttore del
gabinetto radiologico dell'Ospedale Maggiore di Bologna, e nel 1909 ebbe il titolo di primario;
direttore nel 1911 del gabinetto di röntgenologia della clinica medica diretta dal Murri, dall'anno
accademico 1911-12 diede inizio presso lo stesso istituto di clinica medica ai corsi sulle applicazioni
dei raggi X nella diagnostica e nella terapia.
Dedicatosi prevalentemente allo studio dei problemi della radiodiagnostica, pubblicò lavori
monografici di carattere generale (La radiologia in medicina legale, con R. Guerrieri, Napoli 1911; I
fondamenti della radiologia medica, Bologna 1912) e una serie di note e, di osservazioni di estremo
interesse che rappresentarono dei validi contributi allo studio del funzionamento degli organi e
costituirono i primi saggi di indagine radiologica dell'apparato digerente. A tale proposito individuò
l’alone trasparente che può circondare l’immagine radiologica frontale di un’ulcera duodenale
denominato il "segno di Busi".Tuttavia in quel periodo la più significativa pubblicazione del Busi fu
un volumetto di 146pagine, Saggio di uno studio di anatomia normale descrittiva e radiografica
della sella turcica e dei suoi annessi (con R. Balli),
Nel 1913 fondò con V. Maragliano la Società italiana di radiologia medica, nel 1915 conseguì la
docenza in elettrologia e radiologia. Durante la prima guerra mondiale fu direttore del gabinetto
radiologico dell'Ospedale militare Gozzadini di Bologna e dei servizi radiologici del corpo d'armata
di Bologna, e impartì inoltre lezioni di radiologia di guerra all'università.
Nel 1928 fu chiamato all'università di Roma come professore stabile di elettroterapia e radiologia
medica: iniziò allora il periodo della sua più intensa attività organizzativa, coadiuvato dai numerosi
allievi, quando nella capitale era ancora inesistente una attrezzata divisione radiologica. Nel 1930 il
Busi organizzò l'istituto radiologico dell'ospedale del Littorio (oggi S. Camillo), che volle
modernissimo e in grado di offrire i mezzi tecnici adeguati a risolvere i più fini quesiti diagnostici;
nel 1935, presso il Policlinico Umberto I di Roma, fondò e organizzò l'istituto di radiologia
dell'università e degli Ospedali riuniti, che al pari del precedente volle altamente efficiente.
L'insegnamento del Busi fu improntato soprattutto a definire il significato e i limiti della radiologia, a
delineare la figura del radiologo, a creare la metodologia radiologica nello studio del malato; forte di
una salda preparazione in clinica medica generale e nelle discipline medico-chirurgiche
fondamentali, egli interpretò la nuova disciplina come un mezzo di esplorazione prezioso, ma
sussidiario, in grado di fornire elementi utili a completare i dati anamnestici e i rilievi semiologici
fisici. In tal modo il radiologo poteva essere definito come un medico specialista, autorizzato a
formulare una diagnosi soltanto dopo aver operato la coordinazione logica del complesso dei dati
forniti dall'osservazione.
Il Busi, che era membro di numerose società scientifiche, fu preside della facoltà medica di Roma dal
1929 al 1935. Nel 1939 fu nominato senatore del Regno. Ma la sua salute, minata dalle radiazioni,
lentamente declinava: sulle sue mani erano visibili gli inconfondibili segni della radiodermite. Morì a
Grottaferrata, presso Roma, il 30 ott. 1939.
Fonte: Dizionario Biografico –Treccani; www.monteverdein.it