- Negri-Clementi Studio Legale Associato
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n. 170 DOMENICA - 23 GIUGNO 2013 Il libro accessibile al di là della disabilità È partito nei giorni scorsi il servizio Lia (Libri italiani accessibili), un catalogo online di ebook accessibili realizzato dall’Aie per offrire ai 362mila non vedenti e al milione e mezzo di ipovedenti le stesse possibilità di tutti gli altri lettori. Oltre 2.500 titoli di narrativa e saggistica, novità e bestseller di circa quaranta editori sono ora online sul sito www.libriitalianiaccessibili.it Il Sole 24 Ore 23 Giugno 2013 Cultura e svilup al maxxi di roma Così l’arte è diventata un asset Tre incontri dedicati all’aspetto economico dell’arte per capire come sta cambiando il rapporto tra collezionisti, autori e mercato e che ruolo potrà avere il nostro Paese di Silvia Bernardi M icrosoft, J.P. Morgan, Coca Cola, Deutsche Bank, Simmons&Simmons, Banca Intesa, Gruppo Unicredit, Prada, Trussardi, Alessi. L’elenco dei grandi investitori in opere d’arte contemporanea è lunghissimo. Con la finanza sulle montagne russe, l’arte è sempre più un asset class alternativa anche per i rendimenti immuni dall’inflazione: negli ultimi cinquant’anni l’investimento in arte ha reso in media il 10,5 per cento annuo e, solo nel 2011, le case d’asta hanno venduto 41mila opere d’arte contemporanea con un ricavo di oltre 1 miliardo di dollari. Il collezionismo d’impresa è sopravvissuto alle crisi economico-finanziarie privilegiando i "capola- vori" rispetto all’autore o alla scuola di riferimento, orientandosi quasi esclusivamente sulle opere con un mercato internazionale. Non più quindi pareti con molte creazioni modeste, ancorché piacevoli e autentiche, ma un unico oggetto di grande qualità su cui concentrare tutto l’investimento. Il riorientamento dei capitali e i cambiamentidicontestostannoinevitabilmentemodificando il rapporto tra collezionisti, artisti, impresa, mercato, e per capire che ruolo avrà l’Italia nel panorama internazionale degli scambi di arte contemporanea, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Maxxi, in collaborazione con lo studio legale Negri-Clementi, organizza tre appuntamenti dedicati all’aspetto economico dell’arte. «Collezionismo, impresa e mercato: le nuove tendenze dell’arte contemporanea» è il titolo della serie che partirà il 26 giugno (ore 18.30) allo spazio Base di Roma, con Anna Mattirolo, direttore Maxxi Arte, Gianfranco Negri-Clementi, seniorpartnerNegri-ClementiStudioLegaleAssociato, Roberto Pisoni, head of Sky arte Hd, Roberta Ceretto dell’Azienda vinicola Ceretto (sua la cappella nelle langhe rivista dall’estro creativodiSolLeWitteDavidTremlett)eClaudioGuenzanidelloStudioGuenzani,moderati da Armando Massarenti, responsabile della Domenica del Sole 24 Ore, a discutere sul rapporto tra arte e impresa, per tracciare le linee guidasucomesigestisceunacollezioneaziendale o come le raccolte di impresa influenzano il mercato dell’arte. Una riflessione più che mai attuale e necessaria vista anche la recente perdita di appeal delle opere italiane. Basta sfogliare gli ultimi cataloghi di Christie’s e Sotheby’s, dove il made inItaly è innetta minoranza, per capire che ilcollezionismod’impresastacercandodicrearericchezza inaltri luoghirispetto al Belpaese.«Eppure–dice GianfrancoNegri-ClementichehacuratounapubblicazioneinpiùvolumiintitolataIldiritto dell’arte – l’Italiaèstatala prima ad avere una collezione d’arte d’impresa. Nel 1481, il Monte dei Paschi di Siena commissionò a Benvenuto di Giovanni del Gusta una pittura murale raffigurante la Madonna della Misericordia,econtanumerose istituzioni bancarie con collezioni d’impresa impor- Il Sole 2 in mostra | Un particolare dell’allestimento della mostra «Galleria Vezzoli», che espone circa 90 opere di Francesco Vezzoli al Maxxi fino al 24 novembre tanti,sipensisoloallaraccolt creditcon oltre60mila oper lorizzate attraverso una ser partenariato e prestiti mus delcollezionismod’impresa cere estetico e da un risparm sessodelleopered’artenonè zione, una società ha la pos per intero i costi delle oper un risparmio fiscale del 35 ni), ha finito per condizio dell’artecontemporanea acc namicità.«Questo fenomen vocato Gianfranco Negri-Cl tribuito ad allargare l’intere temporanea al di là dell’azio trioperatoriistituzionali,leg relazione tra il sistema del economico-finanziario». In multiforme, anche i musei d reilproprioruolo,«propone gettidiqualità», diceGiovan sidente della Fondazione M a quei curatori in grado di da nuove e illuminanti, avvicin quante più persone è possib avere un ruolo super partes, taforma di scambio e di con denze,diconoscenzaartistic sofica,attoarenderesempre sumo culturale». Il ciclo di incontri (progra su www.fondazionemaxx 3 luglio con Arte e diritto e mercoledì 10 luglio con l’i Giovanna Melandri, Claud Sotheby’s, il collezionista Micheli, l’artista Pietro R Curti della Fondazione Fo discuteranno di arte e me il tribunale e la scena Ogni sera a teat grazie a Teresa di Renato Palazzi N el vitalissimo panorama teatrale milanese di questi anni, un orizzonte che, dopo un lungo periodo di stasi, va oggi ampliandosi e modificando i propri equilibri, c’è una realtà del tutto anomala che è riuscita a mantenere nel tempo una propria identità particolare, forse per certi versi irripetibile: si tratta del No ’Hma, uno spazio bellissimo, un luogo di creazione e di pensiero – più che una semplice sala di spettacolo – voluto, ideato e messo a punto una ventina d’anni fa da Teresa Pomodoro, drammaturga, artista appassionata, scomparsa nel 2008. Il No ’Hma ha sede in un edificio di grande suggestione, una di quelle costruzioni che ti invogliano – fin dalla loro conformazione e destinazione storica – ad aprirle alla frequentazione di un pubblico, a farne centri di attività partecipative. È una ex-palazzina dell’acqua potabile degli anni Quaranta, uno dei tanti fabbricati di servizio più o meno dismessi che ancora ci sono in vari spiazzi e giardini di Milano, situato in via Andrea Orcagna, una stradina appartata a ridosso del quartiere Città Studi: l’ha ristrutturato l’architetto Luigi Manzoni, cercando di mantenerne intatto il fascino originario. La sala teatrale è stata infatti ricavata dal serbatoio di raccolta dell’acqua, mentre nel foyer sono ancora visibili e ben conservate le pompe e gli ingranaggi dei locali macchine. Sono dettagli non trascurabili: proprio simili tracce o memorie di funzioni precedenti danno in genere a questi ambienti un carattere e persino un’anima, innescano singolari contaminazioni tra l’utilizzo del presente e quello del passato. Milano – sia detto per inciso – a differenza di altre città europee non ha nel proprio Dna l’attenzione a recuperare ex-mercati comunali, exobitori, ex-fabbriche di cartucce. Insolita nell’aspetto, la sala lo è anche nei criteri di gestione, che escludono l’organizzazione di una stagione vera e propria: con una scelta altamente aristocratica, e insieme profondamente popolare, la sua fondatrice ha voluto farne non una ribalta per rappresentazioni convenzionali, ma un’agorà di incontri, un fulcro di riflessioni dove, dato un tema individuato ogni anno, vengono invitati artisti, intellettuali, esperti dei vari campi ad affrontarlo in serate di conferenza-spettacolo. A queste si aggiungono i concerti, le proposte di danza, le iniziative a favore degli esclusi e degli emarginati. Così, nel ciclo di appuntamenti di quest’anno – che si concluderà il 26 e 27 giugno con due concerti su musiche di Thelonious Monk, eseguite dalla TP Jazz Band, guest il clarinettista Mauro Negri – spiccano le presenze di Salvatore Veca, di Sylvie Coyaud, di Maurizio Cucchi, ma anche di Renzo Arbore e di Eugenio Bennato. Come di consueto, è stato assegnato il premio internazionale «Teatro dell’Inclusione», riservato a opere che favoriscano la conoscenza reciproca fra i popoli, e lo studioso Stefano Jacini ha curato due conversazioni musical-letterarie di introduzione alla prima della Scala. C’è qualcosa di molto milanese, in questo progetto di approfondimento che fa pensare ai Il diritto di autore sugli articoli e comunicati stampa è riconducibile alla fonte indicata. Il ritaglio stampa è esclusivamente per uso privato. circoli culturali di una volta – Casa della Cultura – oggi scom que non più centrali nella vit allora pronti all’immediata an più rilevanti del mondo che ci qualcosa di antico, che rimand cuore della polis che si interro sui propri valori, e c’è qualcosa neo, che sembra cogliere gli um in cui la creazione scenica tra nuo i suoi confini meramente le barriere della finzione per d torio di idee, strumento di int contenitore di storie umane, v della sofferenza. La linea puntigliosamente v memoria attiva | L’opera te Pomodoro è oggi continuata dalla presidente del Tribunale di Milan dopo che lei se n’è andata, è portata avanti con pari amor da chi ne ha raccolto l’eredità sorella Livia, affiancata nel g dal musicista e regista Charlie laboratore di Teresa. E qui sta re di anomalia di questa situ Livia, di mestiere, fa il preside le di Milano, e deve sdoppiarsi tà di magistrato – portata a giorno – e quella di animatric riserva le ore della sera. Ci possono essere dei punt il dirigere un teatro e degli u Forse, in un certo senso, sì, pe affondare comunque le mani n quieta della vita. E sicuramen le relazioni maturate da una p necessarie dall’altra, giovano di un’attività così precaria, la dato, si svolge interamente a i to. Ma al tempo stesso è essen zione delle due sfere: solo ch tro ambito, solo chi non si oc nalmente di teatro può prob mettersi di avere del teatro u libera e fuori dagli schemi.