I colori del Perù è la nuova newsletter mensile per i sostenitori

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I colori del Perù è la nuova newsletter mensile per i sostenitori
Testimonianze dal Perù
Newsletter n° 7 – 31 ottobre 2007
In questo numero:
Ancora ci sono scogli nel processo adottivo.
Per lentezze giudiziarie l’85% dei bambini
in istituto non possono avere una famiglia.
Leggiamo insieme le poesie
di una sostenitrice di due
sorelline del Juan Pablo II
Storia di una adozione:
intervista alla
famiglia Del Bove
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Ancora ci sono scogli nel processo adottivo.
Per lentezze giudiziarie l’85% dei bambini in istituto non
possono avere una famiglia.
Circa 2.000 bambini aspettano che i giudici dicano se torneranno con i parenti o
saranno adottati. Dal 2006 ad oggi il MIMDES, Ministero della Donna e dello Sviluppo
Sociale, ha velocizzato il processo, però solo per i nuovi casi.
di Elizabeth Salazar Vega
"Tu sei del tribunale?". I suoi grandi occhi interrogano anche noi non appena entriamo
nella mensa dell’istituto per cercarla. I suoi piedini ci vengono incontro veloci, però
purtroppo dobbiamo risponderle di no. Non siamo le persone che stava aspettando. Non
le portiamo il documento che aspetta da quando era una bebè. Anche se non capisce con
esattezza perché non possa essere adottata, sa che se sta in un istituto con altri 129
bambini è perché un documento non è stato firmato. Da sette anni.
All’età di quattro mesi, Jeremy fu abbandonata dai suoi genitori, entrambi con problemi
legati all’alcohol e alla droga. La bambina venne lasciata nell’hogar San Antonio, nel
Callao, e immediatamente iniziarono le procedure perché potesse essere dichiarata
formalmente in stato di abbandono e si potesse così iniziare
la ricerca di una nuova famiglia per lei. Il caso passò dalla
polizia alla fiscalía, e da lì alla Corte Superiore del Cono
Norte (un distretto di Lima, n.d.r.), dove, dopo di 5 anni, si
risolse la situazione. Si decise che la bambina dovesse
essere restituita alla madre. "La madre non rimase mai al
suo fianco, però era la decisione del giudice e dovevamo rispettarla. Abbiamo provato ad
impugnarla, ma non è stato possibile. La signora non era mai venuta a trovarla",
commenta Ruth Ampuero, direttrice dell’Hogar (istituto, n.d.r.) San Antonio.
Davanti a tale evidenza, il caso è stato archiviato e tutto è tornato nel silenzio. Sono
passati altri 2 anni da allora e quegli occhi enormi continuano ad aspettare che si risolva
la sua ovvia situazione.
SENZA OPPORTUNITÀ
Secondo le statistiche del Ministero della Donna e dello Sviluppo Sociale, nel Perù
esistono 36 istituti dello Stato che si prendono cura di 2.500 bambini, bambine e
adolescenti. Le cifre non sono esatte in quanto ogni mese entrano ed escono minori,
però, secondo l’INABIF, Programma Integrale Nazionale per il Benessere Familiare
(programma del Ministero della Donna e dello Sviluppo Sociale che si occupa della
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gestione degli istituti del Paese, n.d.r.), fino al 2006 il 51% di questi bambini si trovava
in situazione di abbandono morale e materiale, mentre un altro 20% era ospitato perché
orfani, malati, bambini di strada o figli di genitori non
capaci di educarli. Ovvero, con una situazione familiare
disfunzionale, e quindi passibili di essere adottati. Il
rimanente 27% era arrivato agli istituti del Paese a seguito
di problemi economici della famiglia, fuga dalla casa o
maltratto, e quindi, secondo le indicazioni del MIMDES, in
questi casi si può tentare il reinserimento del bambino nella famiglia.
Però, come spiega la responsabile della Segreteria Nazionale delle Adozioni, Lucrecia
Chávez, né l’una né l’altra soluzione si possono percorrere se non viene prima definita la
situazione giuridica del minore. Secondo il Codice del Bambino e dell’Adolescente, il
giudice tutelare deve aprire un procedimento e decidere se emanare l’atto di abbandono
del minore, e solo con tale risoluzione il bambino può passare fra le fila dei tanti bambini
che sperano di essere adottati.
Nell’istituto di Ruth Ampuero solo 24 dei 129 bambini hanno l’atto di abbandono.
L’ultimo report dell’INABIF, dello scorso luglio, rivela che in tutto il Paese solo 300 dei
bambini e adolescenti che vivono istituzionalizzati in strutture statali hanno questo
documento, l’altro 85% lo sta ancora aspettando. E la cifra non include i minori seguiti
nelle altre 290 strutture private registrate presso il MIMDES.
"Si sono visti obbligati a vivere in istituto e adesso le loro possibilità di venire adottati
sono scarse in quanto la maggior parte delle persone preferisce bambini piccoli. I
bambini sono vittime di queste procedure che non funzionano", dice María Pía Hermoza,
specialista di Acción por los Niños.
SI DEVE FARE QUALCOSA
La Legge 27337 segnala gli aspetti che deve prendere in considerazione il giudice per
decidere rapidamente se il bambino si trova in stato di abbandono o no; inoltre, segnala
che il processo per la definizione dell’atto di abbandono non dovrebbe durare più di 6
mesi.
Membri della Corte Superiore di Lima confermano che il procedimento richiede circa 2
o 3 anni, si devono svolgere le indagini necessarie a verificare se esistono parenti che
possano prendersi cura del bambino, senza considerare gli appelli o l’apparizione
repentina dei familiari. Tutto questo si somma al loro lavoro giudiziale, che sfiora i
10.000 dossier sui 4 giudici tutelari di questo distretto.
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Dalla metà del 2006 il panorama è migliorato. Lucrecia Chávez spiega che il
procedimento è più agile, esiste infatti una maggiore
coordinazione con i giudici, e soprattutto il MIMDES si è
fatto carico di svolgere il “lavoro di campo”, le
investigazioni tutelari; per questo adesso si emettono 15 atti
di abbandono al mese. Questo nuovo procedimento
favorisce però i soli bambini arrivati in istituto dopo la metà
del 2006. Per gli altri casi, che sono l’85% sopra menzionato, si è ancora nelle mani dei
giudici, e fra di loro c’è Jeremy e altri 2 mila bambini.
Leggiamo insieme le poesie di una sostenitrice che condivide con
noi i sentimenti nati in questi mesi di sostegno a due bambine
della casa hogar Juan Pablo II...
Sogno
Se di notte sognando tu parlassi a Dio e chiedessi :
“Un giorno sarò ricompensato
per tutte le lacrime che ho versato?”
Ti risponderebbe :
“ Sarai ricompensato, non per quanto hai versato,
ma per quante lacrime tu avrai asciugato.
So che hai sofferto, ma ho visto che nella sofferenza
hai convertito il tuo dolore in amore...
Questo ti rende già onore, e fa di te una persona Speciale.
Ricorda che per ogni pugno chiuso ci sono decine di mani aperte .”
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Ho visto un bambino
Ho visto un bambino giocare per ore da solo,
ho visto dei bimbi riunirsi con un gioco solo .
So di bambini amati e più spesso viziati,
so di bambini abbandonati e a volte dimenticati.
Ho visto l’amore sprecato per cose senza cuore,
ho visto bambini elemosinare un po’ d’amore.
Ho udito bambini giocare alla guerra,
ho udito la guerra dilaniare bambini.
Ho sentito un bambino lagnarsi perché si annoiava,
ho sentito di un bambino picchiato perché non lavorava.
Ho visto un bambino gettare il cibo perché non gli piaceva,
ho visto un bambino morire di fame perché non ne aveva.
Vorrei un giorno vedere un mondo d’amore,
vorrei vedere gli uomini ragionare col cuore.
Salviamo i bambini... sono il nostro futuro.
Aiutiamoli a crescere in un mondo sicuro.
Amarli non vuol dire viziarli,
salvarli non vuol dire comprarli.
Vorrei vedere un bambino diventare un adulto,
un uomo di pace, un uomo più giusto .
di Liana Pivetta
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Con gli occhi di Jonathan.
Notizia flash dall’istituto San Antonio.
Vi abbiamo parlato in diverse occasioni del progetto per i bambini
diversamente abili dell’istituto San Antonio. È possibile prendere
visione del filmato che è stato realizzato per promuovere il progetto
all’indirizzo internet:
http://www.youtube.com/watch?v=7_QjIrvNTWg.
Storia di una adozione: intervista alla famiglia Del Bove.
Sono rimasti con noi per un paio di mesi, e a fine settembre sono tornati in Italia con
una splendida bambina. Un’altra testimonianza da una coppia italiana che in Perù ha
incontrato loro figlia.
Rolando: inizio questa intervista chiedendovi il significato della parola adottare. Cosa ha
significato per voi adottare?
Domenico: l’adozione è qualcosa che ti conquista, una grande responsabilità per un
figlio proprio…
Rosana: …l’adozione è stato un desiderio che è nato dentro di me, all’inizio senza che
sapessi bene cosa veramente significasse, e poi a poco a poco ne ho scoperto
l’importanza. Ha dato un significato più profondo alla mia vita, e spero che ora possa
proseguire bene il nostro cammino con tutti i sogni e i desideri che la bambina potrà
tenere in futuro.
Rolando: com’è stato il procedimento e come avete preso la decisione di adottare?
Domenico: la decisione di adottare l’ho sempre avuta nel cuore e sempre ho pensato alla
situazione dei bambini abbandonati nel mondo, è una cosa che ho sempre tenuto in
considerazione, fin da quando ero ragazzo, dal momento che conoscevo dei ragazzi
adottati e ho sempre avuto un pensiero per loro, mi auguravo che tutto gli andasse bene,
e che quello che avevano vissuto potesse col tempo guarire, come si rimargina una ferita.
Per me è stato un sogno che si è realizzato.
Rolando: questo ha qualche rapporto con un sentimento religioso?
Domenico: direi un sentimento umano più che religioso; la religione entra in gioco
perché si è cristiani, perché si può discernere meglio il bene dal male…..L’adozione,
forse, è un sentimento che una persona ha nel cuore e rimanda per molto tempo. Dare
una vita migliore, un futuro ad un bambino…questa è una gioia immensa….
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Rosana: …finché non stai nel vivo dell’adozione non la puoi conoscere, puoi solo
immaginartela; però quando conosci meglio le cose, la vivi, sicuramente ti da una forza
in più per andare avanti. Non ho mai avuto dubbi.
Rolando: e la procedura com’è stata? Lunga? Stressante?
Domenico: fortunatamente per noi l’attesa non è stata
lunghissima, ci avevano detto 4 anni, ne sono passati
3…però comunque lunga perché si teme sempre che
qualcosa si possa intoppare durante il processo….manca
un documento, non c’è l’APTA, poi l’abbinamento….uno
pensa sempre che possa succedere qualcosa. E poi arrivi e
abbracci la bambina, vai a firmare i documenti, hai sempre
paura che burocraticamente possa succedere qualcosa.
Però quando vedi il bambino, lo abbracci, vivi con lui,
tutto è più sereno e si inizia a sognare, a pensare a quello
che puoi dargli per il futuro…
Rosana: …il percorso è lungo, però quando si ottiene
l’APTA, da quel giorno ogni giorno è buono per partire. Devo dire che comunque in
questi 3 anni abbiamo imparato molto.
Rolando: anche il fatto di adottare un bambino rafforza l’unione nella coppia, no?
Rosana: sì, ti fa conoscere di più il profondo della persona, con l’aiuto di psicologi e
assistenti, con interviste personali e di coppia, loro intuiscono quello che magari non
riesci a dire a parole e ti aiutano.
Rolando: in tutto questo processo chi vi ha aiutato? Famiglia? Amici?
Domenico: tutti, dalla famiglia agli amici ai conoscenti, i vicini di casa, davvero..non
pensavo a tanta attenzione…un aiuto da tutti. Tutti poi si rendono conto che è una cosa
bella e “tifano” per te, ti spingono, e questo ti da una grande forza per andare avanti, il
processo lungo, l’organizzazione del viaggio, le difficoltà….queste persone ti danno la
carica.
Rosana: mentre eravamo in attesa, le persone non sapevano se chiedere o non chiedere,
vedevano che eravamo ansiosi, e anche loro partecipavano della nostra ansia.
Rolando: l’incontro con la bambina com’è stato dopo un’attesa così lunga?
Domenico: per noi è stato “finalmente!!!”. È stata un’angoscia, nel senso che la bimba,
molto piccola, aveva solo 2 anni, era molto attaccata alla casa dove viveva e nonostante
fosse stata preparata, avevamo paura. La bambina si chiedeva “dove vado? questa è casa
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mia!”…..però col tempo, a poco a poco, si è abituata a noi, sa che siamo mamma e papà,
e quando, per esempio, sente rumori che le fanno paura, corre da noi e vuole che la
abbracciamo. Più tempo passa sempre meglio sarà, per lei e per noi….
Rosana: …per me lo stesso, la tristezza di vedere come era tesa…
Domenico: …un’esplosione di emozioni, gioia, domande, tristezza…tutto inseme…una
forte emozione…
Rosana: …non si può descrivere….abbracciarla, sentire che corrisponde quell’abbraccio,
sentire che dovevamo conquistare i suoi sentimenti per vincere le sue paure…
Rolando: com’è cambiata la vostra vita?
Domenico: bhè, il cambiamento lo sentiremo quando saremo a casa, a Roma. Il
cambiamento lo vivremo lì, stiamo iniziando adesso, ma sarà in Italia che molte cose
saranno diverse, nella vita quotidiana…
Rosana: stiamo pensando al suo lettino, se le piacerà, cosa vedrà fuori dalla finestra,…
Rolando: grazie signori Del Bove.
Domenico e Rosana: grazie a voi, speriamo sia una testimonianza che possa stimolare
altre coppie perché alla fine sì, è un procedimento lungo, ma è una cosa bella, proprio
bella. Speriamo che altre coppie possano percorrere questa strada.
Rosana e Domenico Del Bove
Un ringraziamento particolare a tutti i sostenitori che in questi mesi hanno inviato lettere
e regali ai bambini che appoggiano. In occasione del Natale tutti i bambini e i ragazzi
degli hogares nei quali lavoriamo scriveranno una letterina per raccontarvi com’è
trascorso l’anno…. invitiamo tutti voi a fare lo stesso per far sentire loro che c’è
qualcuno che, anche se lontano, li pensa e gli vuole bene. Grazie mille.
Cari sostenitori, vi ricordo il
nostro indirizzo postale per la
corrispondenza cartacea:
Av. Jr. Bozovich 110, dpto 401
San Borja, Lima, Perù
e-mail:
[email protected]
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