Il Neoclassicismo

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Il Neoclassicismo
Il Neoclassicismo
Sviluppo: tra il XVIII e l’inizio del XIX secolo
Trae spunto dagli scavi e dagli studi archeologici
Modello: arte greca e romana
Tende a riprodurre la PUREZZA e l’EQUILIBRIO FORMALE
Maggiori centri in Italia: ROMA (Canova), MILANO
Europa: FRANCIA  arte ufficiale del periodo repubblicano
e napoleonico (pittore J.L. David)
Titolo: La morte di Marat
Autore Jacques-Louis David
Data 1793
Tecnica olio su tela
Dimensioni 165×125 cm
Ubicazione Museo Reale Belle Arti, Bruxelles
Il dipinto raffigura Jean-Paul Marat, una delle
menti della Rivoluzione francese, riverso nella
vasca (dove si trovava sempre, a causa di una
dermatite contratta in ambienti malsani),
pugnalato a morte da Charlotte Corday
D'Armont. La giovane era andata da lui con
una lettera (ancora visibile tra le mani di
Marat) nella quale gli chiedeva una grazia ("Al
Cittadino Marat: la mia grande infelicità mi dà
diritto alla vostra benevolenza"), ma dopo aver
consegnato la missiva, lo uccise.
2 armi:
Coltello  arma concreta, crudele
Penna  arma metaforica, accentua la
correttezza e la bontà di Marat
Su di una cassa di legno di fianco alla
vasca e usata da Marat come sostegno
per scrivere, è scritto il laconico
omaggio dell'artista: «À Marat, David».
Il calamaio, una penna d'oca, un
assegno e una lettera per la Corday 
reliquie laiche (esposte al funerale).
Spazio indeterminato eternità
Lenzuolo bianco  sudario
Il dipinto ha forti richiami caravaggeschi
David infatti aveva visto i dipinti di
Caravaggio in Italia, nell'illuminazione che
evidenzia la cruda realtà delle cose e del
cadavere. Lo stesso braccio di Marat non è
altro che la ripresa quasi letterale del
braccio del Cristo nella Deposizione.
L'opera è fortemente neoclassica; lo si scopre
ad esempio nel dettaglio del viso dello stesso
Marat: l'espressione non trasmette la
drammaticità della morte, Marat sembra quasi
sorridere, una caratteristica tipica delle
sculture dell'arte greca.
La pennellata è precisa, accademica, fine in
ogni suo dettaglio.
Il giuramento degli Orazi
Jacques-Louis David
1784
Olio su tela, 330x425 cm
Parigi, Louvre
Il soggetto è tratto da una leggenda romana, secondo cui, durante il regno di
Tullio Ostilio, per decidere l'esito della guerra tra Roma e Alba Longa, tre fratelli
romani (gli Orazi) si dovettero scontrare contro tre fratelli di Alba (i Curiazi). Dei
Curiazi non sopravvisse nessuno mentre dei tre Orazi uno riuscì a ritornare
sancendo la vittoria di Roma.
Titolo: Amore e Psiche
Autore Antonio Canova
Data 1787-1793
Tecnica marmo
Dimensioni 1,68x1,101 m / altezza 1,55 m
Ubicazione Louvre, Parigi
Amore e Psiche sono i due protagonisti
di una nota storia narrata da Apuleio
all'interno della sua opera Le
Metamorfosi, (II sec dc) anche se è
considerata risalire ad una tradizione
orale antecedente all'autore.
Nella vicenda narrata da Apuleio, Psiche,
mortale dalla bellezza eguale a Venere,
diventa sposa di Amore-Cupido senza
tuttavia sapere chi sia il marito, che le si
presenta solo nell'oscurità della notte.
Scoperta su istigazione delle invidiose
sorelle la sua identità, è costretta, prima
di potere ricongiungersi al suo divino
consorte, a effettuare una serie di prove,
al termine delle quali otterrà
l'immortalità. Altre versioni, differenti da
quella di Apuleio, narrano invece la
morte della ragazza prima dell'ultima
prova.
Titolo: Amore e Psiche
Autore Antonio Canova
Data 1787-1793
Tecnica marmo
Dimensioni 1,68x1,101 m / altezza 1,55 m
Ubicazione Louvre, Parigi
Quest’opera riassume il principio
neoclassico della bellezza più ideale che
reale, non turbata dall’impeto della
passione.
Ne esiste una seconda versione (18001803) conservata all’Ermitage di San
Pietroburgo e una terza (1796-1800),
sempre esposta al Louvre.
L'opera rappresenta, con un erotismo
sottile e raffinato, il dio Amore mentre
contempla con tenerezza il volto della
fanciulla amata, ricambiato da Psiche da
una dolcezza di pari intensità.
Le due figure sono rappresentate nell'atto
subito precedente al bacio, un momento
carico di tensione, ma privo dello
sconvolgimento emotivo che l'atto stesso
del baciarsi provocherebbe nello
spettatore. La gestualità e il movimento
introducono anche la dimensione del
tempo eternizzato dall'artista in un
attimo sublime, che rimane in sospeso.
Anche i personaggi, nei corpi
adolescenziali e con le loro forme
perfette, sono idealizzati secondo un
principio di bellezza assoluta e spirituale.
Il gruppo scultoreo è posto, con il consenso dell'autore, su una pedana rotante, in
modo che lo spettatore possa coglierne in pieno i pregi formali.
La scultura è realizzata in marmo bianco, levigato e finemente tornito,
sperimentando con successo il senso della carne, che Canova mirava a ottenere
nelle proprie opere. La monocromia, in contrasto alla drammaticità e al
pittoricismo barocco, è un canone del neoclassicismo che Canova riprende per
menomare la carica espressiva.
In Amore e Psiche si percepisce la tensione verso la perfezione classica ed una
protesta contro la finzione, l'artificio ed il vuoto virtuosismo barocco.
Ciononostante, quando l'opera venne esposta venne giudicata troppo barocca e
berniniana.
Le due figure si intersecano tra di
loro formando una X morbida e
sinuosa che dà luogo ad un'opera
che vibra nello spazio.
L'opera Amore e Psiche è un
capolavoro nella ricerca
d'equilibrio.
Le due figure sono disposte
diagonalmente e divergenti fra loro.
Questa disposizione piramidale dei
due corpi è bilanciata da una
speculare forma triangolare
costituita dalle ali aperte di Amore.
Le braccia di Psiche invece
incorniciano il punto focale,
aprendosi a mo' di cerchio attorno
ai volti
Paolina Borghese
Antonio Canova
1804-1808
Marmo, lunghezza 200 cm
Roma, Galleria Borghese
In attinenza con l'antica tradizione artistica romana di rappresentare individui
mortali in atteggiamenti divini e di esaltare la bellezza femminile morbidamente
distesa sul triclinio, la scultura fu commissionata dal marito di Paolina Bonaparte,
Camillo Borghese. I nudi artistici non erano molto comuni tanto che i soggetti di alto
rango presentavano di solito dei drappeggi posizionati in modo strategico. Si è molto
discusso se Paolina Bonaparte abbia effettivamente posato nuda in quanto solo la
testa è una rappresentazione realistica, mentre il busto nudo è più attinente ai
canoni di bellezza neoclassica.
Paolina tiene in mano una mela che evoca la
vittoria di Afrodite nel Giudizio di Paride:
quest'ultimo doveva scegliere a chi tra le dee Era,
Atena ed Afrodite assegnare un pomo d'oro con
sopra inciso "Alla più bella" e Paride scelse la dea
dell'amore.
La base di legno, drappeggiata come un catafalco,
conteneva originariamente un meccanismo che
consentiva alla scultura di ruotare.
Quando fu realizzata, i visitatori godevano
dell'ulteriore beneficio di poterla ammirare al
lume di candela (non c'era ancora l'energia
elettrica): lo splendore della scultura era dovuta
non solo alla raffinatezza del marmo ma anche
alla patinatura fatta con la cera (recentemente
restaurata e ripristinata)