Storia della Chiesa greco-ortodossa

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Storia della Chiesa greco-ortodossa
Storia della Chiesa greco-ortodossa
“L’unità degli ortodossi è garantita dall’esistenza e dalla diffusione di una
cultura. Questa cultura non è vincolante dal punto di vista religioso. Nei Balcani
diversi atei (e anche parecchi comunisti) continuano a rispettare i costumi
ortodossi e si sposano in chiesa, celebrano Pasqua e sono sepolti dai popi.”
Georges Prevelakis, I Balcani
LA CHIESA GRECO ORTODOSSA
Se si somma la storia della Chiesa Greco Ortodossa a quella della Chiesa di
Roma, si ottiene semplicemente l'intera storia dell'Europa, dall'Impero Romano
ad oggi. Tale è l'importanza di questa Istituzione, che nel mondo cattolico viene
invece spesso confinata a pura "variabile teologica" senza troppa importanza.
Gli inizi : Costantino il Grande, un Imperatore a capo della Chiesa
La Chiesa Cristiana delle origini si organizza faticosamente tra persecuzioni e
lotte interne, finché grazie all’Editto di Milano del 313 esce dalla clandestinità e
i Padri Apostolici si dedicano alla compilazione del credo cristiano, cercando di
interpretare al meglio la predicazione del Cristo e determinando in questo modo
cosa fosse eretico e cosa ortodosso (ovvero conforme alla vera fede).
Avendo ricevuto l’investitura dall’Imperatore Costantino il Grande, la Chiesa
Cristiana rimarrà a lui subordinata, ed egli avrà il potere di nominare i vescovi e
di indire i concili in cui si delineerà il Credo ufficiale.
Il Papa di Roma in questi primi secoli non detiene ancora una posizione
preminente rispetto agli altri vescovi, ruolo che invece va acquisendo il Patriarca
di Bisanzio, divenuta capitale dell’Impero nel 324 con il nome di Costantinopoli.
Il potere del Patriarca resta però prevalentemente un potere spirituale, essendo
egli nominato dall’Imperatore che detiene anche l'autorità sulle questioni
dogmatiche.
Questo fatto non impedisce però al Concilio di Calcedonia del 450 ( quarto
concilio ecumenico ) di riconoscere un primato spirituale al vescovo di Roma,
anche se si rifiuta la sua autorità giuridica in Oriente.
La formazione di due Chiese
Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente nel 476 per la Chiesa Cristiana
inizia il lento processo di allontanamento tra le sue due anime, quella Latina e
quella Greca, che condurrà al grande Scisma del 1054.
Mentre in Oriente l’Impero regge agli urti degli invasori e, seppur tra alti e
bassi, riesce a mantenere la sua autorità, nell’Europa Occidentale la caduta del
vecchio sistema imperiale lascia la Chiesa Latina senza punti di riferimento.
Inizia così il processo che condurrà la Chiesa Occidentale a sostituirsi al vecchio
potere assumendo anche un’autorità temporale, a differenza della Chiesa
Orientale che, sotto la protezione dell’Imperatore, si limiterà per secoli quasi
esclusivamente alle questioni teologiche e dottrinali.
Il VI e il VII secolo sono quindi caratterizzati da una serie di concili che
mirano a combattere i movimenti eretici che ancora attraversano il mondo
cristiano, e mentre la Chiesa di Roma pone le basi per quello che sarà il suo
futuro potere temporale, a Oriente si affina la speculazione teologica, toccando
finezze dialettiche che non per niente sono dette Bizantinismi.
Immagini, Icone, Idoli, Iconoduli e Iconoclasti
Nel 727 l’Imperatore Leone III Isaurico, influenzato dal pensiero asiatico e
orientale, appoggia il movimento iconoclasta, che si oppone al culto delle
immagini considerandolo come idolatra e contrario ai precetti delle Sacre
Scritture (Esodo, 20, 4).
Vi fu una sollevazione popolare a cui seguirono una serie di scontri tra
Iconoclasti e Iconoduli (i sostenitori delle immagini) che si protrassero a fasi
alterne, finché nell’ 843 si ristabilì l’Ortodossia e il culto delle Icone.
La controversia nasceva dalla errata interpretazione che si diede alle Icone,
intese come equivalenti degli Idoli. Dal punto di vista Teologico vi è una
fondamentale differenza tra le prime e i secondi.
L’ Icona (letteralmente “immagine”) rappresenta una figura sacra resa astratta
dall’assenza di prospettiva proprio per rimarcare il suo carattere spirituale.
Questa Immagine diventa il tramite tra il mondo Terreno e il mondo Celeste,
l’intermediario necessario alla spiritualità umana per mettersi in contatto con il
Divino; è un varco che si apre tra due mondi diversi e altrimenti non
comunicanti.
L’Icona dal punto di vista Teologico è una finestra sull’Infinito. L’Idolo invece è
egli stesso oggetto di venerazione, non offre alcun passaggio verso il mondo
superiore, dal punto di vista Teologico è un muro contro cui la spiritualità si
infrange. Questo rimane anche il motivo per cui la Chiesa Ortodossa permette le
Icone ma vieta le rappresentazioni dei Santi sotto forma di statua.
Cirillo e Metodio, l’evangelizzazione dei popoli slavi e le origini della
Russia Cristiana
Tra il IX e il X secolo , mentre Bisanzio consolida il suo potere, la Chiesa
Ortodossa porta avanti la sua opera di evangelizzazione dei popoli confinanti
con l’Impero.
Ai Santi Cirillo e Metodio si deve la conversione dei popoli slavi della Moravia e
della Pannonia , nonché la traduzione di alcuni libri sacri in lingua slava, per la
quale crearono un alfabeto specifico detto “ glagolitico”, da non confondersi con
quello chiamato erroneamente “cirillico”.
Nel 988 infine Vladimiro I (immagine), principe di Kiev e discendente di una
dinastia scandinava che mescolandosi con le popolazioni slave aveva posto le
basi della futura nazione Russa, si convertì al Cristianesimo di rito Greco;
questo fu un episodio decisivo per la storia europea dei secoli a venire.
Le premesse dello Scisma
Agli inizi del secondo millennio i rapporti tra le due Chiese Cristiane erano
molto complessi.
Cristiani d’Oriente e cristiani d’Occidente parlavano lingue diverse, i raffinati
Greci si sentivano i legittimi continuatori dell’Impero Romano, guardavano gli
Occidentali eredi dei regni barbarici come degl’incolti che avevano smarrito la
via della civiltà.
Gli Occidentali dal canto loro vedevano nei Bizantini la mollezza di un popolo
che viveva sugli allori e sopravviveva ad un grande passato con inganni e
sotterfugi.
Il Papa di Roma, forte del suo potere temporale e dell’appoggio delle principali
dinastie europee, si dichiarava ora come rappresentante di Dio in terra e diretto
continuatore della predicazione di Cristo.
Il Patriarca e l’Europa orientale non riconobbero mai questo primato.
Inoltre, i preti Ortodossi si facevano crescere la barba e avevano famiglia, quelli
Occidentali si rasavano e non potevano sposarsi. Quest’ ultimo divieto non
derivava da alcuna norma scritta - gli stessi discepoli di Gesù erano ammogliati
- ma fu una regola che la Chiesa Romana decise di adottare per evitare che i
religiosi che amministravano i beni della Chiesa stessa li lasciassero in eredità ai
propri discendenti.
Il celibato dei preti fu poi ufficializzato da Papa Gregorio VII nell’anno 1079.
Filioque, il pretesto
La sempre maggiore autorità del Papa di Roma, il suo dichiararsi a capo di tutti i
cristiani nonché il potere temporale che lo autorizzava ad imporre il suo volere
anche a principi e re era sempre meno ben visto dal clero orientale.
Un percorso storico diverso aveva inoltre creato due Europe ben distinte:
Occidente ed Oriente non erano stati mai così distanti.
La situazione era sempre più tesa e sarebbe bastato un piccolo pretesto per
farla degenerare. Questo pretesto arrivò puntuale: il suo nome fu Filioque;
ancora oggi il Filioque, una sola parola aggiunta ad una professione di fede
comune, rimane il motivo ufficiale per cui le due più grandi Chiese della
Cristianità sono divise.
E’ una disputa che appartiene ad altre epoche, fatta da uomini che dibattevano
su temi che a noi oggi paiono privi di spessore. Eppure per gli eruditi medioevali
una sola parola poteva divenire causa di accesi conflitti dialettici e occasione per
discernere sull’intero creato.
Nel Concilio di Nicea del 381 i Padri Apostolici avevano decretato che lo Spirito
Santo procede soltanto dal Padre, ma in Occidente, a partire dal VII secolo,
accanto alla formula originaria ex Padre procedit apparve l’aggiunta Filioque (“e
dal Figlio”): lo Spirito Santo procedeva cioè dal Padre e dal Figlio.
La Chiesa Orientale contestò sempre questa aggiunta, e la diatriba rimase per
secoli confinata in ambito teologico, finché nel 1054, con i rapporti tra le due
anime dell’Europa sempre più deteriorati, il Filioque venne usato come pretesto
per una reciproca scomunica tra il Papa e il Patriarca e la definitiva separazione
delle due Chiese.
La Chiesa Orientale prese il nome di Ortodossa, ovvero conforme alla Vera Via,
dichiarandosi custode della Tradizione Cristiana delle origini, mentre la Chiesa
Occidentale assunse l’epiteto di Cattolica, ovvero universale, e a sua volta
rivendicava la guida del popolo cristiano in nome del Papa di Roma, visto come
il diretto continuatore della predicazione di Gesù sulla terra.
Due mondi, due destini
Nell’ XI secolo si delineano in Europa le premesse della storia dell’ intero nuovo
millennio; la Chiesa Latina consolida il suo potere e diviene l’anima dell’
Occidente, quell’ Occidente che avvia la sua cavalcata trionfante che lo porterà,
nove secoli dopo, a lasciare la sua impronta culturale su tre quarti del pianeta.
La Chiesa Orientale da sempre invece vede legate le sue sorti all'ormai
traballante Impero Bizantino, e la decadenza costante di questo le impone un
carattere sempre più introspettivo e prettamente spirituale.
I
I Crociati smarriscono la via
Nel 1202 Papa Innocenzo III indisse la quarta Crociata con lo scopo di liberare
la Terrasanta caduta nuovamente sotto il dominio degli infedeli. Il Doge Enrico
Dandolo mise a disposizione, dietro lauto pagamento, la flotta veneziana e si unì
alla missione.
Dopo aver fatto tappa in Dalmazia e aver depredato la città di Zara, i crociati,
col pretesto di rimettere l’Imperatore d’Oriente Isarco sul suo legittimo trono,
usurpato dal fratello, fecero rotta su Bisanzio.
Era il 1204 e la Città, priva ormai di un vero esercito, cadde dopo un
sanguinoso assedio; i crociati si abbandonarono ad un incontrollato saccheggio,
depredando Costantinopoli di ogni suo tesoro e profanando i luoghi sacri
Ortodossi.
Quell’ atto tracciò un solco tra le due Chiese Cristiane talmente profondo da
attraversare tutto il secondo millennio; otto secoli dopo un Greco Ortodosso
ricorda quegli avvenimenti come se li avesse vissuti in prima persona.
Papa Giovanni Paolo II, nel suo recente viaggio pastorale ad Atene, chiese scusa
per quella tragedia a nome di tutta la Chiesa Cattolica, un grande gesto sulla via
della riconciliazione che nessun Papa in precedenza aveva mai voluto fare.
Da Costantinopoli a Istanbul
Seguirono due secoli di decadenza, e quando finì la dominazione latina su
Costantinopoli, durata fino al 1261, il vecchio Impero si era ormai ridotto ad un
debole e mal governato stato che vedeva i suoi territori restringersi sempre più.
Furono i Turchi Ottomani, nel 1453, a porre fine all’agonia della Città. Guidati
da Maometto II, essi conquistarono la vecchia Bisanzio e ne fecero la capitale
del loro nuovo Impero col nome di Istanbul, storpiatura del detto greco “is tin
Poli “ (verso la Città ).
L’ Impero Bizantino, diretto discendente di quello Romano d’Oriente, non
esisteva più, e gli Ottomani si insediavano ora nei Balcani da veri dominatori,
riservando per sè tutte le gerarchie del potere, e lasciando alle popolazioni
ortodosse sotto occupazione i compiti più servili.
La Chiesa Ortodossa manteneva una sua certa autonomia, anche se il Patriarca
di Istanbul doveva sempre risultare gradito al sultano. Compito della Chiesa era
da questo momento mantenere alto il morale dei suoi fedeli, agendo sotto il
controllo di un potere Musulmano.
Santa Sofia, la Chiesa madre dell’Ortodossia, veniva trasformata in Moschea con
l’aggiunta di quattro minareti, e la sua superba architettura paleocristiana
sarebbe servita da modello alle costruzioni sacre maomettane che ancora oggi
delineano il profilo di Istanbul.
Quattro secoli di dominazione Ottomana
Mentre l’Europa Occidentale usciva dal periodo storico chiamato Medioevo e si
apprestava a conoscere i cambiamenti del Rinascimento (anche grazie
all’apporto degli intellettuali greci fuggiti da Bisanzio), i Balcani sprofondavano
nel periodo più oscuro della loro storia.
L’Ortodossia diventava parte dell’identità nazionale dei popoli sottomessi, che
ad essa si aggrapparono per non smarrire il proprio passato. Nell’Impero
Ottomano non c’erano distinzioni etniche, le categorie della popolazione erano
definite dalla religione e dal rango sociale e ci furono anche popoli - come i
Bosniaci e gli Albanesi - che per poter usufruire delle agevolazioni offerte dai
nuovi padroni si convertirono all’Islamismo.
Sei secoli dopo i Balcani si trovano ancora a dover fare i conti con quegli
avvenimenti.
Dal XVI al XVIII secolo per le popolazioni Ortodosse balcaniche il tempo si
fermò, i Turchi dominatori si limitarono allo sfruttamento del territorio occupato
e s’interessarono poco del suo sviluppo.
Nel frattempo cominciava ad emergere la potenza dello stato Russo, che
rivendicava ora la guida del mondo Ortodosso e presentava la propria capitale,
Mosca, come la “Terza Roma”, dopo l’Urbe e Costantinopoli.
I moti rivoluzionari del XIX secolo
L’Impero Ottomano, sempre più debole, dovette affrontare nel XIX secolo una
serie di moti nazionalistici d’indipendenza che l’Europa Occidentale romantica
appoggiò con un grande coinvolgimento.
La religione Ortodossa ormai era parte della cultura di ogni popolo balcanico, e
l’indipendenza che gli stati raggiungevano rimaneva legata indissolubilmente
all’identità cristiana.
La pagina nera
Il momento più buio nei rapporti fra le due Chiese venne sicuramente
durante la seconda guerra mondiale, quando gli Ustasha di Ante Pavelic
(l'"Hitler dei Balcani") andarono al potere in Croazia, e si allearono con le forze
cattoliche del Cardinale di Zagabria Stepinac, contro la Chiesa e le etnie
Ortodosse in genere. I risultati furono - oltre alla sistematica distruzione delle
chiese di rito ortodosso - veri e propri campi di concentramento, dei quali
Jasenovac divenne il più tristemente famoso: diretto addirittura da frati
francescani, vide in tre anni la morte di circa 700.000 persone fra serbi
ortodossi, zingari, ebrei, omosessuali, e chiunque altro si rifiutasse di convertirsi
al cattolicesimo. Furono stranamente risparmiati i musulmani, per l'occasione
curiosi alleati di Stepinac nello sterminio delle popolazioni serbo-ortodosse.
Fu solo con la morte di Pio XII, nel 1959, e con la susseguente elezione al
soglio pontificio di Giovanni XXIII, che i rapporti tornarono ad un minimo di
normalità. Il neo-eletto Angelo Roncalli inaugurò poi il Concilio Vaticano
Secondo, che avrebbe introdotto una vera e propria rivoluzione nella filosofia
della Chiesa di Roma, reintroducendo - fra mille altre cose - il rispetto per ogni
altra religione e riconoscendone il diritto a coesistere con qualunque altra. Fu il
successore di Roncalli, Montini (Paolo VI), che chiuse i lavori del Concilio nel
1964, e ne sigillò l'importanza con lo storico incontro, avvenuto a Gerusalemme
nello stesso anno, col Patriarca di Costantinopoli Atenagora.
Ortodossia, identità nazionale e dialogo ecumenico
Dopo duemila anni di storia sofferta la religione Cristiana Ortodossa è oggi parte
integrante dell’ identità dei popoli balcanici e del popolo russo, un’identità che
travalica il sentimento religioso e scandisce il ritmo della vita con i suoi riti e il
suo calendario.
Tra le questioni che oggi interessano il mondo Ortodosso spicca quella
riguardante l’avvicinamento tra le due grandi Chiese sorelle.
La Chiesa Orientale è rimasta caparbiamente ancorata al cristianesimo delle
origini, e a differenza della Chiesa Cattolica pratica ancora il battesimo per
immersione, permette ai propri preti di sposarsi e celebra l’Eucarestia con pane
e vino.
Ma il vero nodo che rende il dialogo complicato è la figura del Papa e la sua
pretesa di primato che la Chiesa Ortodossa non può accettare, anche se negli
ultimi decenni i passi di avvicinamento sono stati enormi rispetto al passato.
Scritto da Carlo Brevi per luogocomune.net
Fonti:
- Indro Montanelli, Storia di Roma, Rizzoli, Milano, 1997
- Indro Montanelli e Roberto Gervaso, Storia d’Italia, RCS Corriere della Sera,
Milano, 2003
- François Lebrun (a cura di), Le grandi date del Cristianesimo, Edizioni Paoline,
Milano, 1993
- Georges Prevelakis, I Balcani, Il Mulino, Bologna, 1997
- Titus Burckardt, L’Arte Sacra in Oriente e in Occidente, l’estetica del Sacro,
Rusconi, Milano, 1990
- AA.VV (Dio?), La Sacra Bibbia,Edizione ufficiale della CEI, Edizioni Paoline,
Roma, 1980
- AA.VV, Dizionario Enciclopedico Italiano Treccani, Roma, 1970
- AA.VV, Atlante Storico del Mondo, Touring Club Italiano, Milano, 1994
- AA.VV, Meghali Eghiklopedhia Yovani, Atene, 1982