giovani talenti - Accademia Corale Stefano Tempia
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giovani talenti - Accademia Corale Stefano Tempia
trovò forma concreta in quattro movimenti: Allegretto ben moderato, Allegro, Recitativo-fantasia: ben moderato, Allegretto poco mosso. Vi si ravvisano tutti i tratti caratterizzanti dello stile di Franck: ricco cromatismo, varietà armonica, empiti di lirismo, richiami tematici di tipo ciclico. La dedica a Ysaÿe presupponeva una scrittura difficile e impegnativa per lo strumento ad arco. Ma l’autore era anche eccezionale pianista, cosicché non è sbagliato asserire che l’impegno alla fine risulta pari se non superiore per chi siede alla tastiera. È interessante sottolineare l’ipotesi, tutt’altro che campata in aria, che Marcel Proust avesse in testa proprio questa Sonata quando, nella Recherche, attribuisce al suo personaggio immaginario Vinteuil, musicista, la scrittura di un brano il cui inizio viene così descritto: «Dal principio il pianoforte si lamentò solitario, come un uccello abbandonato dalla compagna; il violino lo udì, gli rispose come da un albero vicino. Era come agli inizi del mondo, come se sulla terra non esistessero che loro due». Biglietteria e informazioni Angiola Rocca e Marta Tortia suonano insieme dal 2004. La collaborazione, nata in Conservatorio e rafforzata grazie alla profonda amicizia, è frutto della gioia di scoprire la musica insieme. Il duo si è formato attraverso contatti con il Trio Johannes, il Trio Altenberg, Sergey Krylov e Salvatore Accardo. Via Giolitti 21/A 10123 Torino Dal lunedì al venerdì, 9.30 - 14.30 Tel. 0115539358 Fax 0115539330 [email protected] Angiola Rocca si è diplomata e laureata col massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio di Torino con Maria Consolata Quaglino e con Claudio Voghera. Ottiene ottimi riconoscimenti in concorsi e rassegne. Frequenta masterclass di grandi pianisti come Paul Badura-Skoda, Pietro De Maria, Gianluca Cascioli, Emanuele Arciuli, Dominique Merlet, Andrea Lucchesini, Aldo Ciccolini e i seminari di “Psicofisiologia dell’esecuzione musicale” tenuti da Federica Righini e Riccardo Zadra a Padova. Dal 2004 studia composizione nelle classi di Silvana Dilotti e Giulio Castagnoli. Attualmente frequenta il “Master of Arts Interprétation” alla Haute École de Musique di Ginevra con Sylviane Deferne. Marta Tortia, dopo essersi diplomata e laureata presso il Conservatorio di Torino con il massimo dei voti e la lode sotto la guida di Massimo Marin e Serguei Galaktionov, attualmente studia presso il Conservatorio della Svizzera Italiana con Sergej Krylov e con Adrian Pinzaru all’Accademia di Musica di Pinerolo. È stata allieva di Yulia Berinskaya presso l’Accademia di perfezionamento “Milano Music Masterschool” e ha partecipato a corsi tenuti da Salvatore Accardo, Marco Rizzi, Vadim Brodsky, Leonidas Kavakos, Boris Garlitsky. È sostenuta dalle borse di studio dell’Associazione De Sono e della Fondazione CRT. Ha vinto numerosi concorsi nazionali e internazionali. GIOVANI TALENTI lunedì 4 MARZO 2013 ore 2i Teatro Vittoria Via Gramsci, 4 - Torino Concerto n. 881 in abbonamento dalla fondazione PROSSIMO CONCERTO DOMENICA 24 MARZO 2013 LA PASQUA DI CALDARA Conservatorio “G. Verdi” di Torino, ore 21 Coro dell’Accademia Stefano Tempia Dario Tabbia, direttore Musiche di Antonio Caldara GIOVANI TALENTI Marta Tortia violino Angiola Rocca pianoforte Claude Debussy (1862 - 1918) Sonata in sol minore per violino e pianoforte L 140 Allegro vivo Intermède - Fantasque et léger Finale - Très animé Eugène Ysaÿe (1858 - 1931) Sonata per violino solo op. 27 n. 2 Obsession - Prélude. Poco vivace Malinconia - Poco lento Danse des ombres - Sarabande Les Furies - Allegro furioso César Franck (1822 - 1890) Sonata in la maggiore per violino e pianoforte Allegretto ben moderato Allegro - Quasi lento - Tempo I Recitativo-fantasia: ben moderato Allegretto poco mosso VIOLINO E PIANOFORTE: UN GEMELLAGGIO FRANCO-BELGA di Leonardo Osella È interessante cercare, contemplando un programma concertistico composito, quale filo rosso ne congiunga ma non è sempre obbligatorio che esso esista - i vari brani previsti. Nel caso di questa sera ce ne sono eccome, a partire da quella sorta di gemellaggio franco-belga che unisce Claude Debussy, Eugène Ysaÿe e César-Auguste Franck. Tra le opere dedicate al duo con violino e pianoforte, la Sonata di Claude Debussy nacque sotto il segno della sofferenza: infatti fu l’ultimo lavoro portato a termine dal musicista francese, minato da tempo dal tumore che doveva condurlo alla tomba di lì a pochi mesi; inoltre, si era nel 1917, le carneficine della guerra arrivavano al cuore dell’artista come tante piaghe sanguinanti. Così fu Debussy stesso a spiegare, in una lettera al giornalista Robert Godet, che la «Sonata» era un perfetto «esempio di ciò che un uomo ammalato può scrivere durante una guerra». E d’altronde aveva già espresso a chiare lettere il suo amarissimo ottimismo affermando che avrebbe composto fino all’ultimo istante, «come André Chénier che scriveva poesie ancora poco prima di salire sul palco della ghigliottina»; e quando finalmente ne terminò il terzo movimento (i primi due erano già pronti da vari mesi), sottolineò ancora il senso di «gioioso tumulto» che pervadeva l’opera. Contraddizioni in musica insomma, in un lavoro che - al di là di una divisione in tre tempi quasi più formale che sostanziale - è fonte di continue sorprese. Significativa anche la difficile ricerca di un tema adatto al tempo finale che, una volta finalmente trovato, fu paragonato da Debussy a «un serpente che si morde la coda». La Sonata per violino, è il caso di ricordarlo, è la terza di una serie di sei rimasta incompiuta: l’avevano preceduta, nel 1915, la Sonata per violoncello e la Sonata per flauto, arpa e viola. Rimasero invece come irrealizzato progetto le rimanenti, già minuziosamente programmate: la Quarta per oboe, corno e clavicembalo; la Quinta per tromba, clarinetto, fagotto e pianoforte, la Sesta in forma di concerto in cui i diversi strumenti si combinano insieme, con l’aggiunta di un contrabbasso. La musica per violino solo vanta una affascinante letteratura solistica, alimentata per lo più da virtuosi dello strumento che componevano a proprio beneficio; e per la verità fino a un certo punto essa si basò soltanto su due nomi, per quanto sommi: Johann Sebastian Bach con le Sonate e le Partite e Niccolò Paganini con i Capricci. Altri lavori, comunque, non erano certo a quell’altezza, finché non si accinse all’opera Eugène Ysaÿe, ormai giunto all’età di sessantacinque anni, che ebbe buon gioco a far leva sulla sua eccezionale bravura. Ysaÿe era belga di Liegi, dove era nato nel 1858, e discendeva da una dinastia di valenti violinisti. A sette anni entrò nel Conservatorio della sua città, a sedici prese lezioni private dal grande Henri Vieuxtemps a Bruxelles, nel cui Conservatorio raggiunse il diploma. Diede poi avvio a una carriera concertistica che lo sommerse di elogi e applausi ovunque, in Europa e negli Stati Uniti. Fu anche a Torino: difatti risulta una sua esibizione al Teatro Regio nel marzo 1897 con il Concerto di Beethoven sotto la direzione di Arturo Toscanini. Una delle prime tappe del suo peregrinare artistico fu a Parigi, che dal 1883 divenne suo punto principale di riferimento: qui entrò nella cerchia di César-Auguste Franck, belga di Liegi come lui benché naturalizzato francese. E Franck dedicò proprio a Ysaÿe, come regalo di nozze, la Sonata per violino e pianoforte di cui parleremo più avanti. Le eccezionali qualità tecniche e interpretative del violinista belga fornirono lo spunto creativo anche ad altri musicisti: vedi i Quartetti di Debussy, Saint-Saëns e d’Indy e il meraviglioso Poème di Chausson. L’idea di comporre delle Sonate per violino solo venne a Ysaÿe nel 1923 ascoltando Joseph Szigeti eseguire quelle di Bach. Così, installatosi nel suo confortevole «buen retiro» (la villa sul mare belga di Het Zoute), proprio al giovane virtuoso ungherese dedicò la Prima in sol minore. Poi, guardandosi attorno, pensò di scriverne altre ispirandosi alla personalità di altri grandi interpreti: seguirono così la Seconda in la minore per il francese Jacques Thibaud, la Terza in re minore per il romeno George Enesco, la Quarta in mi minore per l’austriaco Fritz Kreisler, la Quinta in sol maggiore dedicata al belga Mathieu Crickboom e la Sesta in mi maggiore per lo spagnolo Manuel Quiroga. La Seconda, proposta nel programma di stasera, reca due segni principali: lo spirito di Bach, di cui si cita l’inizio della Prima Partita in mi maggiore nel primo movimento dal titolo Obsession; il tema del Dies Irae, che pervade tutta la Sonata. Il secondo tempo, Malinconia, prevede l’uso del sordino; il terzo, Danse des ombres, è una sarabanda con variazioni; il quarto si scatena tenendo fede al titolo Les Furies. Abbiamo visto gli stretti rapporti tra i due belgi Ysaÿe e Franck: adesione ad analoghe credenze musicali e la dedica al primo, da parte del secondo come regalo di matrimonio, della Sonata per violino e pianoforte. Ma anche Debussy ci ha messo di suo annotando, dopo la morte di Franck: «In Franck vi è una costante devozione alla musica, da prendere o lasciare; nessuna forza al mondo poteva ordinargli di interrompere un periodo che egli credeva giusto e necessario; per quanto lungo, bisogna passare di là. Questo è davvero il segno di una disinteressata fantasticheria, che si vieta qualsiasi singhiozzo di cui non abbia prima saggiato la sincerità». La succitata Sonata di Franck nacque nel 1886, quando l’autore aveva 64 anni e dopo un lungo periodo di disattenzione, diciamo così, nei confronti della musica da camera. In realtà già 27 anni prima il compositore aveva promesso al direttore Hans von Bülow l’intenzione di dedicare una sonata di quel genere alla di lui moglie Cosima Liszt, che sarebbe poi diventata seconda moglie di Wagner. Fu dopo un così lungo periodo di attesa che, complice la bravura esecutiva di Ysaÿe, il lavoro