France24, giochi dipoterein tv

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France24, giochi dipoterein tv
il manifesto
MERCOLEDÌ 5 GENNAIO 2011
NARRATIVA
POESIA
Tra entusiasmi e fratture
sentimenti amorosi
al tempo della Comune
Dialoghi dal centro
della vita nei versi
di Renata Morresi
LIBRI: RICCARDO DE GENNARO, LA COMUNE 1871.
UNA STORIA D’AMORE E DI LOTTA, TRANSEUROPA,
PP. 168, EURO 14,50
LIBRI: RENATA MORRESI, CUORE
COMUNE, PEQUOD, PP. 111, EURO 12
Gian Maria Annovi
Marco Bascetta
N
on si può non amare la Comune di Parigi, quella straordinaria esperienza, consumatasi nella primavera del 1871, e la
cui memoria avrebbe accompagnato tutta la storia seguente del pensiero socialista e dei movimenti rivoluzionari. Ma non si può non amarla,
anche e soprattutto, per quegli elementi che la
condussero alla catastrofe, per quella volontà di
contraddire, negare e impedire con ogni mezzo
la riproduzione dei dispositivi del potere, le gerarchie, la distanza tra governanti e governati, al
prezzo di una insostenibile fragilità. Ed è appunto attraverso una storia d’amore tra due giovani,
una insegnante e un operaio, che Riccardo De
Gennaro ripercorre la breve stagione dell’insurrezione e dell’autogoverno di Parigi con il suo
tragico epilogo. Ma più che l’amore tra i due ragazzi è il loro amore per la Comune l’oggetto del
racconto, l’entusiasmo di un nuovo inizio, in realtà così prossimo alla sua fine, la rottura radicale e corale del tempo e dello spazio della rassegnazione e dell’obbedienza. Vissuto in modo diverso dall’uno e dall’altra, sia pure con la stessa
intensità: eroico e accompagnato da una certa
vocazione al martirio l’amore del primo, più incline alla paziente costruzione dell’ «uomo nuovo» e all’uscita dalla spirale della violenza quello
della donna.
Due elementi, contrastanti ma indissolubili,
segnano da sempre la memoria della Comune e
le emozioni che ha suscitato e continua a suscitare. Da una parte l’ammirazione e l’affetto per
la forza e la felicità pubblica di quella esperienza
aurorale, per la passione delle nuove soggettività che essa metteva per la prima volta in campo,
per la sua irriducibile diversità da ogni tradizione ed espressione del potere; dall’altro l’amarezza o la rabbia per le ingenuità, la mancanza di realismo e le dinamiche caotiche della democrazia assoluta che ne avrebbero determinato il sanguinoso epilogo. Così che il sentimento suscitato dall’insurrezione parigina, ha sempre oscillato tra un sempre di nuovo e un mai più, tra il desiderio di una pratica immediata di rapporti sociali totalmente diversi e la necessità di vincere,
di proteggersi da un nemico spietato e armato
con tutti gli strumenti della coercizione e della
corruzione. La Comune e la sua sconfitta hanno
finito così coll’ispirare tanto ogni spinta rivoluzionaria quanto la sua involuzione autoritaria,
le insurrezioni popolari come le dottrine del partito, le democrazie e la dittatura, comunque in
nome del proletariato.
Il racconto di De Gennaro ci fa rivivere caotiche assemblee, generali e «ministri della guerra» che si dimettono e si susseguono perché
«tutti comandano e nessuno obbedisce», spettacoli che intrattengono una Parigi devastata
dal bombardamento degli assedianti a poche
ore dalla sua disfatta. Una città in cui si dibattono misure per i teatri e l’istruzione mentre i versaillesi, le truppe della restaurazione guidate
da Thiers, sono alle porte, un governo restio a
sacrificare gli ostaggi anche di fronte a un nemico che non fa prigionieri. Una città dove disertori, spie e agitatori controrivoluzionari agiscono senza incontrare ostacoli eccessivi in mezzo
a un popolo ribelle, che nutre una fede commovente nella forza delle idee e si dimostrerà capace di battersi strenuamente fino alla fine. Anche tutto questo rappresenta il fascino inesauribile della Comune, qualcosa che va ben aldilà
degli insegnamenti che la politica può trarre o
meno dalle vicende della storia. Neanche
un’utopia però: c’è un luogo, Parigi, e un tempo, la primavera del 1871, in cui tutto questo è
stato vissuto. Ed è questo vissuto che il racconto intende restituirci, con grande amore.
EDITORIA
Le librerie Borders in crisi,
sconti sui libri e tagli al vertice
Thomas Carney e D. Scott Laverty, due top manager
di Borders, seconda catena di librerie americana da
mesi sprofondata in una crisi gravissima, hanno lasciato la società. «Per migliorare la nostra liquidità –
recita il comunicato dell’azienda – stiamo prendendo
varie misure, fra cui la riduzione dei costi di lavoro e
la revisione della struttura di management. Per questo sono state eliminate delle posizioni al vertice e
alcuni manager hanno dato le dimissioni». Nei giorni
scorsi Borders ha incassato il voto di fiducia da parte
di uno dei grandi distributori che continuerà a consegnare libri alla società anche se prima di Capodanno
l’azienda aveva annunciato la sospensione dei pagamenti a editori e distributori. Nel tentativo di rifinanziare il proprio debito Borders ha avviato un'aggressiva campagna di sconti e nei prossimi giorni incontrerà i maggiori editori per illustrare i suoi piani.
È
raro che capiti tra le mani un libro capace di trasmettere il
senso – quasi biologico – della
lentezza della sua maturazione, la cura e la difficoltà del pensiero creativo.
Da poco uscito per PeQuod, Cuore comune, la prima raccolta poetica di Renata Morresi, studiosa di letteratura
angloamericana già nota sulla scena
della nuova poesia, rappresenta uno
di questi rari casi. Oltre a essere un
elegantissimo esordio, Cuore comune è costruito con intelligente precisione sin dall’attacco del primo verso, che mette in scena il «venire a persona» e il venire al mondo di una voce: «infine fuori comincia chiunque».
A testimonianza di come Cuore comune si regga su echi e rimandi studiatissimi basta rivolgersi a quell’avverbio iniziale, infine, che invita ad
andare all’ultima lirica, compiuta tematizzazione del finire («non finisci
in te… non finisci nella mano») e in
particolare alle ultime parole del libro: «qui dentro». È proprio sulla dialettica dentro/fuori che sembra reggersi la raccolta, dove il fuori è apertura, ingresso nella vita relazionale, comune, mentre il dentro è realtà di stagnazione, impossibilità di scambio
comunicativo («e tornarsene dentro
dove / si è uno e si muore»). Tra questi opposti, la poesia di Renata Morresi vuole parlarci «dal centro della vita», un centro che coincide anche
con il corpo femminile, luogo di lunghissima gestazione dell’umano e della parola: «pasta madre».
In Ecografia, l’auto-auscultazione
della vita in potenza, si presenta come messa in visione del suono, possibilità di vedere la lingua nel corpo
(«quasi a trasmettere / un alfabeto
morse / di unghie e di nocche»). Nel
dirci che «si esiste così / come per ritmo e richiamo», Morresi non afferma
solo l’importanza per la propria poetica della componente ritmico-fonica
(si veda lo splendido Fondale, vero e
proprio paesaggio allitterato sulla pagina), ma parla della parola come maternage («ingrossa la pancia dell’arte»), uscita dall’egocentrismo del soggetto e apertura all’altro, al figlio. «Richiamo», infatti, contiene il nome Ricky che, nella sezione Il mare alto, si
rivela oggetto di un inedito dialogo
tra madre e figlio: «Alle sette chiamiamo tuo padre / che sta dentro il quadrato del telefono / come quando sei
nato // come nel quadrato del miracolo / che costruimmo senza un lato».
Cuore comune è un libro di dialogo. Non solo il dialogo tra madre e figlio, tra il soggetto e la propria storia
famigliare affidata a un Album di fotografie-figurine, ma tra l’individuo e la
propria comunità. È la speranza della
possibilità del dialogo e della condivisione: «ma non siamo tutti malati /
non siamo tutti incompresi». Solo in
questo senso è possibile capire come
la parola più invisa dalla poesia del secondo ’900, cuore, possa raccogliere
con estrema naturalezza queste poesie, che parlano appunto di comunità, della natura umana che condividiamo e che dovrebbe renderci parte di un sistema di relazioni, invece
che «occupati a mantenerci singoli,
/ staccati, come elementi folli». È comunità la colonia-campeggio di Il
mare alto, lo è il condominio, con il
suo «mormorio» proveniente dall’«
ampio / pianeta dell’appartamento» che ognuno di noi abita, lo sono
il quartiere e il comune di provincia, descritti nei nitidi versi di La terra distesa, come racchiusi in una di
quelle sfere di vetro che se smosse
producono una nevicata. Non neve,
nei versi di Morresi, ma dimenticate, fragili ossa, ricoprono il suolo,
quelle dei monumentucoli ai caduti
che punteggiano le piazze italiane:
«ad ogni metro quadrato uno strato
/ d’ossa di soldato… / a tenere uniti
i nostri stupidi secoli». E infine, il
dialogo con la grande poesia del secolo passato, anch’essa ossificata e
polverizzata, fatta humus, «strati su
strati» su cui Morresi sembra stia
costruendo, in maniera davvero originale, una delle voci più interessanti della poesia degli ultimi anni.
media
pagina 12
DIRETTA TG
SU FRANCE24,
SOTTO
CHRISTINE
OCKRENT.
A DESTRA
DI SPALLA
«SUONI DAL
MONDO»
/FOTO
NICO STAITI
France24, giochi
di potere in tv
Anna Maria Merlo
PARIGI
N
icolas Sarkozy e il governo
aspettano le conclusioni dell’inchiesta di polizia per prendere una decisione. Nel frattempo, dalla scorsa estate, la tv France24, la «Cnn
francese» nata nel 2004 per volontà di
Jacques Chirac, vive in acque agitate e
rischia di affondare, sotto i colpi di un
enorme buco di bilancio, delle lotte intestine tra dirigenti e, soprattutto, per
le conseguenze del suo vizio di origine, cioè la nomina della direzione da
parte del presidente. Vizio che ha prodotto un clamoroso conflitto di interessi con la designazione nel 2008 come
numero due dell'Audiovisiva esterna
francese (AEF), di cui France24 è una
delle componenti principali, di Christine Ockrent, giornalista affermata certo, ma anche moglie dell’allora ministro degli esteri, Bernard Kouchner,
transfugata nelle terre di Sarkozy.
La storia degli ultimi mesi di France24 è un vero e proprio giallo, che si
sviluppa tra sospetti di spionaggio e
personaggi famosi, in testa dei quali
c’è la «regina Christine», oggi isolata e
praticamente messa al bando all’interno della tv. E dove dodici direttori e vice-direttori rifiutano ormai ufficialmente di partecipare alle riunioni in
sua presenza. Ma all’inizio di dicembre, Christine Ockrent era in India, tra
gli invitati «personali» di Nicolas e Carla Sarkozy, che accompagnavano la
coppia presidenziale nel viaggio ufficiale. Una manifestazione dell’appoggio persistente del presidente, che,
sembra, abbia promesso a Kouchner,
il giorno del suo licenziamento dal governo a novembre, di mantenere la
moglie nella sua carica di numero due
della holding dell’Audiovisivo esterno
della Francia (Aef), che regge, oltre a
France24, anche Radio France International e il 49% di Tv5. Molti giornali e
settimanali si sono deliziati nel raccontare la caduta della coppia KouchnerOckrent, un tempo una delle più scintillanti e apprezzate del mondo parigino: lui, il french doctor impegnato nella difesa dei diritti umani, lei la regina
del tg delle ore 20, nominata nell’81 alla messa serale dell’allora Antenne 2.
Ma i tempi sono cambiati. Oggi Kouchner sconta il tradimento perpetrato ai
suoi alleati e l’aver accettato di essere
un effimero ministro degli esteri di
Sarkozy. Christine Ockrent a France24
fa fronte alla fronda e ai sospetti: «resto – dice – non sono le assemblee ge-
Acque agitate nella sede della rete francese fondata nel 2004
e che voleva essere la risposta transalpina alla Cnn. Travolta
dagli scandali e dal conflitto di interessi dopo la decisione
di Sarkozy di nominare «numero due» Christine Ockrent,
all’epoca moglie del ministro degli esteri Bernard Kouchner
nerali che decidono il funzionamento
di un’impresa». L’assemblea generale
di France24, difatti, il 15 dicembre ha
votato la sfiducia a Ockrent all’85%. Il
sindacato interno ha inviato una lettera al governo, chiedendo di «prendere
le misure necessarie» in seguito al voto
di sfiducia.
France 24 non ha mai avuto vita facile,
nata per volontà di Chirac, che in un
primo tempo aveva concepito una
partnership tra il gruppo pubblico
France Télévisions e Tf1 (da lui stesso
privatizzato nell’87 e di cui si fidava ciecamente). Dopo l’abbandono di Tf1,
France 24 rientra nella sfera pubblica e
Chirac affida nel 2005 la direzione a un
pubblicitario, Alain de Pouzilhac, l’organizzatore della sua campagna elettorale. Sarkozy decide nel 2008 la nomina della Ockrent a numero due dell’Aef. L’immagine non è delle migliori:
la rete internazionale destinata a «portare la voce della Francia nel mondo»
è diretta dalla moglie del ministro degli esteri, che ha la tutela sulla holding.
Per rimediare, Sarkozy decide di cambiare la tutela sull’Aef, che passa dal
FOX CRIME
Luther, un detective furioso
si aggira per la City
È una delle novità più intriganti uscite dagli
studi televisivi inglesi e passata con successo
anche nell’edizione 2010 del Roma Fiction
Fest. Debutta domani alle 21 in prima visione
su Fox Crime (canale 117 di Sky) «Luther»
una produzione Bbc che vede protagonista
l’ottimo Idris Elba, nei panni di John Luther
(l’abbiamo visto in ruoli di sostegno in «The
Wire» e «American gangster, che gli è valso la
nomination ai Golden Globe 2011), detective
lacerato da mille dubbi e tensioni che si sta
separando dalla moglie, alle prese con una
psicopatica che si aggira per la City.
Ambientazione molto dark in una Londra post
moderna, virata in color seppia, «Luther» è un
passo oltre gli standard seriali americani, e
non strizza l’occhio ai pur solidissimi script
degli autori di «Cni» o «Legal justice». La serie
- pur mantenendo un afflato internazionale non tradisce infatti l’origine molto british.
Grande cura nella descrizione dei caratteri e
degli ambienti, con Elba bravissimo nel rendere credibili le parti oscure del suo personaggio, una mente brillante che nasconde una
zona buia, impulsiva e violenta che si scatena
in particolare per la gelosia ossessiva nei confronti della moglie Zoe (Indira Varma, vista nei
due cicli di «Roma», peplum fiction della
Hbo). Luther non porta avanti le indagini da
solo, ad affiancarlo è Ian Reed (Steven Mckintosh) e il suo capo Rose Teller (Saskia Reeves) che cerca di tenere a bada la personalità
prepotente del detective. Ma il gioco delle
parti che ha convinto cinque milioni di fan a
seguire il primo episodio su Bbc one, ottenendo uno share del 23.8%, è il confronto/scontro con Alice Morgan (Ruth Wilson), una scienziata che Luther sospetta essere implicata in
un terribile omicidio e che nel corso delle puntate ricoprirà un triplice ruolo: avversario, indiziata ma anche confidente. stefano crippa