Buone Notizie Bologna

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Buone Notizie Bologna
Il Nome della Casa
Mensile di informazione
e approfondimento sociale
N. 29 Anno 3 - 1 Giugno 2012 - ¤ 1,00
Speciale
Bologna - www.coopansaloni.it
Pagina del lettore
Sport
Turismo e viaggi
case antisismiche
Le piste ciclabili
Prima parte Proposte particolari per
vacanze particolari
Terremoto in Emilia
- Norme di sicurezza
esistono da tempo
Sport tra disagi e
viabilità
Poste Italiane Spa - spedizione in abbonamento postale 70% - CN BO
Buone Notizie
Bologna
“Sostenibilità e Trasparenza
con Cooperativa Edificatrice Ansaloni”
menzionando notizie ed eventi più
particolari ed interessanti.
Anche la prosecuzione stessa delle
rubriche si è modificata. Cercando
di seguire un ordine stilistico, in evidenza ci saranno le notizie di carattere più sociale e legate, come abbiamo detto, alla provincia, poi per
passare ad ampie pagine dedicate
alla cultura, cinema, arte e teatro
e la nuova entrata “Il banditore”,
dove vengono racchiusi non solo gli
annunci di lavoro, ma le inedite vignette fatte dai nostri stripper!
Il giornale, come sempre, si conclude con le nostre ingegnose ricette e
il nostro caro oroscopo.
Frutto della volontà che le cose non ristagnino in sé stesse, il mutamento di
BNB vuole essere una spinta a creare
un’ interesse anche verso quella fascia
di età che difficilmente si interfaccia
con la carta stampata. Ma noi rimaniamo aperti a qualsiasi suggerimento
ed opinione, per cui se avete idee da
proporci, per migliorare e rendere un
pò più vostro il giornale, scriveteci a
redazione�buonennotiziebologna.it
Marcello Cominelli
insostenibile
leggerezza
Il terremoto e i suoi echi
COPIA OMAGGIO
“Dobbiamo sempre provare a cambiare, a rinnovarci, cercare di rimodellarci; altrimenti diventiamo solo
più duri”
Johan Wolfgang Von Goethe
Mi sono sempre piaciuti i cambiamenti, le evoluzioni, il cambiare pelle.
Portano con loro aria nuova e novità,
che è difficile riuscire ad ignorare. Le
modifiche, raramente, sono un male.
BNB cambia. BNB decide ci cambiarsi d’abito.
Con la morte di Marco Negri, creatore di questa testata, le cose non
potevano rimanere uguali, non
avrebbe avuto senso. Era lui che
metteva l’impronta ad ogni notizia,
ad ogni foto, ad ogni commento. E
come spesso accade, da un dramma
ne nasce qualcosa di nuovo. Ecco a
voi il BNB nella nuova versione!
Come vedete, la prima cosa che salta
all’occhio, è la modifica del carattere,
è uno stile più fresco e chiaro e visibile anche chi ha problemi di diotrie!
Le rubriche interne hanno fatto più
spazio a tutto ciò che riguarda la
provincia. Ogni mese c’interesseremo di diversi paesi della provincia,
www.buonenotiziebologna.it
Il cambiamento
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Primo Piano
BNB
1 Giugno 2012
Credem: il Credito Emiliano per tutti
Filippo Cioni intervistato dal presidente della cooperativa Virtual Coop, Maurizio Cocchi
www.buonenotiziebologna.it
un periodo di circa 6 mesi in cui
nessun operatore economico aveva
più visione sul futuro. Poi la macchina industriale si è rimessa in moto
e questo ha portato l’imprenditore
a fare una cernita delle banche ed
a prendere coscienza che proprio
in presenza di congiunture economiche negative sia fondamentale il
supporto del sistema bancario. Noi,
senza mai aver drogato il mercato,
stiamo attraversando questo periodo con grande equilibrio, forti di
un’ottima qualità dell’attivo, ovvero
dei crediti verso la clientela, prima
garanzia del patrimonio dei nostri
azionisti ma anche dei depositi di
delle centinaia di migliaia di nostri
clienti depositanti.
Incontriamo il dottor Filippo Cioni,
Capo mercato per Bologna, Ferrara, Romagna e Marche di Credem
(Credito Emiliano) presso la sede di
Bologna di Via Indipendenza, dove
ci accoglie, in un ambiente sobrio e
curato, lontano dagli sfarzi di certe
sedi centrali bancarie.
La prima domanda è quasi scontata, ma serve a rompere il ghiaccio.
Ci descrive Credem?
Credem è una delle principali banche italiane che ha al suo attivo circa 600 sportelli, 5.500 dipendenti,
41 centri per le imprese, oltre 760
promotori finanziari, 300 agenti
Creacasa (società che distribuisce
mutui) ed infine circa 50 agenti per
la distribuzione di finanziamenti legati alla cessione del quinto dello
stipendio sparsi per tutto il territorio italiano. L’assetto ed il controllo
della banca avviene tramite un patto di sindacato che vede presenti alcuni importanti imprenditori
reggiani, tra cui anche la famiglia
Maramotti, giunta alla seconda generazione, che tra l’altro controlla
anche il Gruppo Max Mara, brand
di successo nel settore moda con
punti di vendita sparsi un po’ in
tutto il mondo e che nel tempo ha
saputo consolidarsi con fatturati
importanti.
Facciamo un’ipotesi abbastanza
banale: io entro nella vostra sede
come potenziale cliente a livello
di azienda. Cosa potete offrirmi in
più degli altri istituti?
La nostra mission aziendale che
è anche il nostro tratto distintivo
è quello di creare valore nel tempo. In linea di principio è quello
per cui tutte le banche vorrebbero farsi conoscere ma la differenza
per noi è proprio data dal fattore
tempo, principale salvaguardia per
l’azienda e per la nostra clientela
di un’azione orientata alla soddi-
sfazione reciproca. L’attenzione
verso il cliente, l’ascolto delle sue
esigenze, la nostra trasparenza e la
franchezza nel rapporto sono le caratteristiche che ci hanno portato a
conseguire buoni risultati, autonomia patrimoniale e di conseguenza
serenità operativa. Molte banche
nell’ultimo periodo hanno sofferto
per problemi di liquidità mentre
noi, forti di una politica gestionale
prudente, siamo riusciti ad offrire ai
nostri clienti l’aiuto per continuare
la quotidiana attività.
Ad esempio tra fine 2011 e inizi
2012 abbiamo lanciato una campagna di fidi pre-deliberati attivabile a richiesta del cliente per la
durata di 12 mesi con un rientro
mensile ad importo predefinito
rispecchiando quelle che sono le
dimensioni del cliente e lo storico
dell’azienda, rivolgendoci a quelle
società medio piccole che costituiscono una larga fascia della nostra clientela e del tessuto locale
di Bologna, cioè quelle aziende
con un fatturato annuo inferiore ai 3 milioni di euro. Grazie a
questa operazione siamo riusciti nell’anno passato a deliberare
affidamenti per circa 30 milioni
distribuiti alle oltre 700 aziende
del nostro territorio bolognese. Al
di là del dato numerico è importante sottolineare la tempistica
dell’azione di sostegno ad imprese e famiglie, resa possibile grazie
alla stabilità societaria ed alla già
citata autonomia patrimoniale e
finanziaria del Gruppo.
A livello di sistema, a partire dal
2008 è iniziata una forte crisi economica che, a cascata, ha interessato
prima le multinazionali che hanno
così bloccato gli ordinativi coinvolgendo a loro volta i terzisti e di
seguito i piccoli artigiani: i fatturati
delle aziende sono calati significativamente ed in certi casi con percentuali intorno al 30 o 40 e c’è stato
Siete mai entrati nei capitali di imprese?
Noi siamo una banca commerciale e
vogliamo lavorare nella maniera più
semplice offrendo al nostro cliente
il migliore pacchetto possibile, dopo
aver ascoltato le sue necessità. Una
banca, solitamente, entra nel capitale di un’impresa quando ci sono
dei problemi cioè quando questa
necessita di un consolidamento e
solitamente gli aspetti aziendali e
quelli bancari non coincidono mai.
Pertanto preferiamo fare il mestiere tradizionale di prestito a famiglie e imprese. Per la verità anche
Credem ha una società con un’attività non prettamente bancaria/
finanziaria. Fa parte del gruppo il
Magazzino Generale delle Tagliate,
una società che gestisce due stabilimenti, uno a Montecavolo di
Reggio Emilia e l’altro a Castelfranco Emilia, in provincia di Modena,
che svolgono attività di stoccaggio
e stagionatura di formaggio (principalmente Parmigiano Reggiano e
Grana Padano). L’azienda è guidata
da un direttore con competenze nel
settore e coadiuvato da una trentina di operatori tra magazzinieri e
operai. La Banca poi di norma effettua un’attività collaterale di finanziamento, se richiesto dal cliente,
prendendo in garanzia le forme che
a stagionatura avvenuta i clienti poi
andranno a vendere. Il significato di
questa partecipazione di controllo
sta nell’importanza dell’attività di
stagionatura per la produzione del
Parmigiano Reggiano, filiera che
rappresenta un’eccellenza merceologica oltre che una realtà economica a cui siamo legati anche per le
origini di Credem, che ha i suoi natali nel lontano 1910 con la ragione
sociale di Banca Agricola Commerciale di Reggio Emilia.
Come valuta il contesto e quali
i trend dell’offerta di prodotti
bancari?
La situazione come già anticipato
resta tuttora di difficoltà, gli stati dell’area Euro sono interessati
da problemi di deficit e di debito
pubblico, le banche, anche le più
lungimiranti, operando nel medesimo contesto finanziario, incontrano maggiori difficoltà operative.
È quindi fondamentale un’attività
equilibrata di concessione del credito, proattiva ma al tempo stesso
qualitativa, solo così ad un prestito
ne potrà seguire un altro e poi un
altro ancora.
Purtroppo questo difficile periodo
ha fatto perdere alle famiglie stipendi e posti di lavoro, ad alcune la
crisi sta facendo intaccare i risparmi faticosamente accumulati nel
tempo ad altri sta rendendo più
difficile la restituzione delle somme erogate. Per quanto riguarda
noi il rapporto tra le sofferenze e
i prestiti effettuati, ovvero la % dei
crediti non restituiti, è a marzo
2012 all’1,21%, valore tra i più bassi del sistema, risultato raggiunto
attraverso un’attività di selezione
iniziale al quale poi abbiamo comunque affiancato, nei casi di bisogno, un sostegno in termini di
allungamento mutui per la clientela privata o sospensione dei finanziamenti, aderendo prima nel 2009
e poi nel marzo 2012 alle nuove
misure per il credito alle piccole
medie imprese promosso dal Ministero per lo Sviluppo Economico.
Proseguendo, tra i principali prodotti per supportare la nostra
clientela abbiamo conti correnti a
zero costi, in cui vengono rimborsati anche i bolli statali se si effettuano anche solo poche operazioni
per il primo anno. Un’offerta particolarmente competitiva di mutui
casa e di prestiti personali da poco
arricchita anche con i finanziamenti con cessione del quinto oltre a
numerose opportunità d'investimento del risparmio tra le quali,
mi piace sottolineare, la gamma
dei prodotti gestiti con piano d’accumulo mensile, ideali per accogliere anche piccole quantità di
risparmio.
I conti correnti a costo zero sono tra
l’altro stati studiati anche per i pensionati che vogliono o devono farsi
accreditare la pensione sul conto.
Per concludere, quali sono gli impegni in campo sociale del vostro
gruppo?
All’interno del Gruppo abbiamo una
forza lavoro di 260 lavoratori diversamente abili e 82 lavoratori nelle
categorie protette. Credem, inoltre,
dal 2003 contribuisce a realizzare i
progetti di Save the Children, la più
grande organizzazione non governativa internazionale per la difesa
dei diritti dei bambini, per ridurre
la mortalità infantile, migliorare la
qualità dei servizi sanitari e garantire l’accesso all’istruzione, in progetti in Etiopia, Congo e Uganda.
Oltre a questo progetto la banca ha
sostenuto anche altre iniziative o
eventi il cui ricavato è stato devoluto a favore di progetti con obiettivi benefici. L’ultimo per esempio è
stata una partecipazione alla sponsorizzazione di un concerto di Franco Battiato, organizzato da un’associazione di Reggio Emilia, il cui
ricavato è andato ad implementare
i fondi da raccogliere per finanziare la costruzione del nuovo centro
oncoematologico dell’ospedale di
Reggio Emilia.
Maurzio Cocchi
In redazione Luca Cavrini
CENTO (Fe)
Via Ferrarese, 37/c
Tel. 051.901111
CASALECCHIO DI RENO (Bo)
Via Porretana, 522
Tel. 051.577494
PEGOLA DI MALALBERGO (Bo)
Via Nazionale, 351
Tel. 051.6601192
VILLANOVA DI CASTENASO (Bo)
Via Tosarelli, 171
Tel. 051.6053414
BNB
Il Personaggio
1 Giugno 2012
3
Il caporedattore di sempre: Marco Negri
Parole e pensieri sul creatore di BNB, scomparso nel mese di aprile improvvisamente
Marco aveva inventato, in maniera quasi pionieristica, radio Budrio.
Dopo aver portato al successo questa
emittente, si dedicò alla politica. Fu
sindaco socialista per due mandati e un altro lo fece come assessore
all’ambiente, conquistando la stima e
il rispetto dei cittadini della sua amata Budrio. Da sempre era giornalista,
negli ultimi anni anche scrittore. Non
so giudicare se fosse un grande giornalista e un grande scrittore. Di sicuro, era un grande amico.
Maurizio Cocchi
In questi giorni mi è stata chiesta
una riflessione su un collega che è
venuto a mancare nel mese di aprile. È stato un avvenimento che si è
verificato in maniera troppo rapida
e shoccante per capirne subito l’effetto sul gruppo e su di me. Parlo di
Marco Negri che, qui nella cooperativa, curava la redazione del mensile BNB. Come qualcuno ha scritto
lui era la vera anima del giornale e
ne aveva fatto un vero gioiello di comunicazione e visibilità portando la
sua più che ventennale esperienza
di giornalista.
Io ho avuto l’onore, e non è retorica, di poter lavorare insieme a lui
nell’arco degli ultimi tre anni. Quando arrivò in cooperativa nel 2009
mi parve uno dei tanti borsisti, così
vengono chiamate le persone che
grazie allo strumento della borsa
lavoro a volte riescono ad avere un
inserimento lavorativo mirato sia
per le loro capacità sia per le loro
difficoltà fisiche o anche psichiche.
All’inizio, appunto, mi parve uno
dei tanti, forse con maggiore difficoltà non tanto per la polio che lo
costringeva su una carrozzina quanto per l’aver superato la cinquantina
ed essere praticamente al punto di
partenza di un’esistenza che invece
lo aveva visto protagonista della
vita politica del suo comune e negli anni anche giornalista e speaker
radiofonico a radio Budrio. Quando
seppi tutte le cose in cui era stato
coinvolto, ne rimasi colpita e compresi che dietro quella apparenza di
uomo burbero e triste, ebbi questa
impressione al primo colloquio, si
celava un vulcano di idee.
Una volta capito che Marco non
poteva e soprattutto non doveva
fare lo stesso iter degli altri borsisti,
iniziammo col presidente a pensare a come realizzare un progetto,
un sogno tenuto nel cassetto della
Virtual da tanto tempo. Avere il nostro giornale! Capimmo che forse
avevamo trovato la persona giusta
per renderlo reale e che questa persona aveva la chance di provare a
rimettersi in gioco ancora una volta
afferrando una sfida praticamente
tutta in salita.
Così con tanto entusiasmo, ma
anche tanto realismo iniziò l’avventura di Buone Notizie Bologna
a cui anch’io ho poi collaborato
seguendone l’impaginazione e la
correzione di mese in mese della
bozza finita. La vicinanza con Marco mi ha permesso di imparare
tantissimo anche della gestione di
una redazione giornalistica, perché
questo principalmente faceva lui, e
di come curare e tenere i contatti
con gli autori degli articoli che lui
riusciva a travolgere più che a coinvolgere tirando fuori da ognuno un
interessante risultato. Io per prima,
grazie alla sua “scuola” ho iniziato
a dilettarmi di scrittura di articoli
scrivendo pezzi miei e ad appassionarmi al mondo dell’informazione e del giornalismo, finanche a
fare delle interviste. Devo molto a
Marco, anche se la sua esperienza
in questa cooperativa è stata come
il passaggio di una meteora, penso che siano stati tre anni intensi
e significativi. Ad ognuno di noi lui
ha lasciato, inconsapevolmente,
un’importante “testamento”: di
non mollare mai se si ha un sogno
e di impegnarsi fino in fondo per
realizzarlo.
Riflettevo qualche sera fa, di come
non sia tanto importante quanto
una persona resti accanto a noi, ma
quanto questa ci dà in quel tempo
che abbiamo la fortuna di poterne
condividere il tragitto insieme. Nella mia testa, soprattutto nei giorni
subito dopo la sua scomparsa, hanno risuonato le sue parole che sono
state anche di aiuto a superare la
tragica realtà della sua inesorabile assenza, quando ricoverato in
ospedale e sentendolo per avere
indicazioni su come andare avanti
col numero disse: tenete duro!
Giuseppina Carella
Cercavo un giornale su cui potere
esprimere le mie idee. Tra le redazioni contattate del territorio bolognese, Marco Negri fu l’unico a
rispondermi e a volermi dare una
possibilità. Rimasi immediatamente colpita dall’entusiasmo e dall’energia straordinaria che lo animavano. Dai suoi occhi traspariva che
era una persona buona e generosa,
ma purtroppo solo con la sua morte ho scoperto di quali grandi cose
fosse stato capace in passato. Di lui
in Chiesa si è detto: “Chissà con due
braccia e due gambe cosa avrebbe
potuto fare in più”. Questa frase
racchiude lo spessore di Marco e
quanto fosse eccezionale. Malgrado la disabilità era riuscito a trarre
il massimo da se stesso, vivendo
intensamente un’esistenza che per
molti, che non si rendono conto
A Marco Negri l’ironia non mancava; nemmeno quando parlava di
se stesso osservando che di buono
aveva solo «un braccio e una gamba»; e chissà cosa sarebbe stato se
la poliomielite non ne avesse minato il fisico passando da Vedrana nel
1958 colpendo altri due bambini.
Una vita a combattere contro una
malattia che non gli ha però impedito di impegnarsi nell’associazionismo come dirigente dell’Aics, in politica diventando sindaco di Budrio
dove fu consigliere e assessore.
Marco non aveva di buono solo un
braccio e una gamba. Aveva un bel
sorriso accattivante e una bella testa che ragionava per conto suo e
non con quella degli altri. Lo dimostrava con gli articoli e i libri pubblicati, e con le collaborazioni radiofoniche, facendosi valere come
giornalista e non soltanto. Era poi
anche un sognatore capace di vedersi oltre alle sue menomazioni
fisiche, oltre le sue convinzioni politiche; socialista da sempre in casa
però mostrava un grande poster di
Che Guevara.
Lo conobbi molti decenni fa, tramite alcuni comuni amici socialisti, e
nel 1997 lo ritrovai nella redazione
del periodico “La Tribuna” di cui
fui collaboratore per alcuni anni.
Poi ci perdemmo di vista restando
saltuariamente in contatto via email; fino al febbraio di quest’anno. Il quotidiano “L’Informazione-Il
Domani”, di cui ero corrispondente per la Valle dell’Idice, alla fine
di gennaio aveva chiuso i battenti
e il comune amico Mauro Ottavi
propose a Marco una mia collaborazione al mensile “Buone Notizie
Bologna” di cui era caporedattore.
Negri ne fu entusiasta accogliendomi anche a casa sua a Budrio
(uno strano edificio dove il civico
1 è dopo il 3 e prima del 5, ndr).
Era appena convalescente da un
intervento chirurgico e, purtroppo,
fu anche l’ultima volta che lo vidi.
Seppi, poi, che era stato ricoverato di nuovo uscendo dall’ospedale
con un cappotto di legno. E mi ven-
ne rabbia perché mi fu negata la
possibilità di ringraziarlo di nuovo,
di persona. Ciao Marco, dovunque
tu sia attento di non far girare le
palle a quelli che contano. Ovunque vai, ri-purtroppo, ce ne sono
sempre.
Giancarlo Fabbri
Marco Negri è stato il caporedattore di “Buone Notizie Bologna” dal
dicembre 2009 all’aprile 2012.
Era una persona simpatica e positiva. Per lui il bene doveva sempre
vincere sul male.
Abbiamo sempre lavorato fianco a
fianco e devo dire che apprezzava
molto il mio lavoro.
Lo devo ringraziare perché circa un
terzo degli articoli che ho scritto
per il nostro giornale li ho scritti su
sua richiesta. “Ho bisogno della tua
arte” mi diceva sempre Marco.
All’inizio scrivevo solo saltuariamente per il nostro giornale poi a
partire dal mese di novembre 2011
sono diventato il curatore della sezione “Almanacco” di “Buone Notizie Bologna”.
A Marco piacevano molto i miei articoli di storia.
Nel mese di gennaio 2012 Marco ha
parlato con la mia referente Marzia
Malaguti e dal 6 febbraio scorso lavoro solo in Virtualcoop e non lavoro più alla Casa dell’Accoglienza di
Anzola Emilia.
Memorabili erano i suoi strali nei
confronti di Alessandro S. uno dei
nostri redattori che non consegnava gli articoli nei tempi previsti “Lei
è licenziato” gli diceva.
“Sto invecchiando ho un po’ di ossa
rotte” diceva Marco quando parlava
dei suoi problemi di salute. E quando
chiamava il medico curante: “Ti chiama il tuo persecutore” gli diceva.
Il 20 aprile scorso stavo facendo la
traduzione dall’inglese de “Il Rapporto Sulla Disabilità Nel Mondo”
quando la Katia, la responsabile gestione eventi mi ha informato che
Marco era morto.
Non riesco ancora a credere che
Marco sia morto, va bene che aveva
dei problemi di salute ma non fino
a questo punto, al punto cioè di lasciarci in un modo così inaspettato.
Mi mancherà la tua simpatia. Mi
mancheranno i tuoi sorrisi. Mi mancherai tu.
Ciao Marco, io non ti dimenticherò.
Alessandro Legnani
www.buonenotiziebologna.it
delle fortune che hanno, si annulla nella pigrizia fisica e intellettuale. Era una mente brillante ed un
esempio per tutti. Senza conoscermi volle fidarsi di me, e io questo lo
ricorderò per sempre.
Paola Gianderico
Come non dedicare la pagina del
“personaggio” a chi un protagonista lo è sempre stato: nella vita,
nel lavoro e nel suo modo di essere.
Marco Negri non è stato solo il curatore di “Buone Notizie Bologna”, ne
era l’anima stessa, la trave portante, l’essenza. Arrivato qua, circa un
anno fa, mi sono trovato catapultato in un mondo, quello del giornalismo, con cui avevo avuto poco a
che fare in passato. Ma non avrei
mai potuto perdermi, c’era Marco.
Mi ha insegnato l’attenzione per le
piccole cose, per i dettagli e che tutto, se visto in una certa prospettiva,
è speciale, degno di diventare notizia. Aveva un corpo d’adulto, ma
occhi da adolescente.
Di seguito testimonianze, riflessioni
e ricordi di chi Marco l’ha vissuto
sia da vicino che da lontano, ma che
non ha saputo resistere al suo carisma, direi, assolutamente unico.
Marcello Cominelli
4
Buone Pratiche
BNB
1 Giugno 2012
www.buonenotiziebologna.it
Un premio all’inclusione lavorativa
L’incontro fra il nostro direttore,
Maurizio Cocchi, e il presidente
di CSAPSA (una cooperativa sociale di tipo A che fa formazione ed
inserimento lavorativo di persone
svantaggiate) e di AILeS, Leonardo Callegari, è tra i più amichevoli. Subito entrano in argomento,
spiattellando una serie di dati,
nomi e leggi, che il redattore fatica a seguire, per cui, quella che
presentiamo, è solo una sintesi di
questa chiacchierata densa e carica di pensiero.
AILeS organizza un seminario l’11
giugno 2012, presso la Presidenza dell’Università di Bologna, Via
Zamboni 33 Bologna. Cos’è AILeS?
AILeS è un’associazione che si occupa di inclusione lavorativa e sociale
per persone svantaggiate. Ne fanno
parte rappresentanti delle associazioni bolognesi no profit. Non gestisce attività ma promuove iniziative,
progetti, azioni finalizzate all’inclusione di categorie svantaggiate. Dal
2009, anno della sua costituzione,
rilascia un logo annuale, un premio
simbolico ad aziende segnalate che
hanno dato prova di comportamento socialmente responsabile sul
versante dell’inclusione di persone
disabili o in una situazione di disagio sociale. L’ente promotore del
seminario è l’Università di Bologna
e da quest’anno abbiamo ottenuto
il patrocinio della Provincia e del
Comune di Bologna. La presenza
della Provincia è appropriata, visto
che si occupa di formazione ed inserimento lavorativo.
A proposito di questo, il convegno
farà il punto sulla situazione?
Non lo so. Qualcosa verrà detto,
ma quest’anno vorremmo focalizzare l’attenzione sulle modalità da
adottare per coinvolgere in modo
stabile, strutturato, le aziende più
collaborative e migliorare il tema
dell’inclusione. In attesa che si
esca dalla crisi, che la Pubblica
Amministrazione metta in campo
incentivi, facilitazioni, sostegni alle
imprese socialmente responsabili
per quanto riguarda l’inclusione,
quali possono essere i vantaggi
reciproci che all’interno di un network di imprese, le aziende stesse
possono scambiare? Che tipo di
partnership possono attivare tra
loro e la cooperazione sociale di
tipo B, adottando varie formule,
non ultimo l’articolo 22 della legge
regionale 17/2005. D’altra parte,
nello stesso Comune di Bologna
c’è movimento rispetto al proprio
regolamento interno, sull’introduzione di una quota percentuale di
affidamenti di lavoro da esternalizzare alle cooperative sociali di tipo
B, sulla falsariga di Torino.
Inoltre abbiamo invitato i rappresentanti della Provincia di Modena,
poiché lì viene assegnato un premio
alle imprese sulla responsabilità sociale, in senso generale. A Modena
esiste anche un club di imprenditori socialmente responsabili, dove
vengono raccolte idee, iniziative, in
collaborazione tra le varie imprese;
i temi riguardano risorse umane interne, comunità locale, ambiente,
sostenibilità di impresa. Per appartenere a questo club, bisogna attivare almeno un progetto all’anno
di responsabilità sociale d’impresa.
Vorremmo creare una piattaforma
telematica, un sito web, per mantenere in comunicazione le aziende
tra loro, dare maggiore visibilità,
favorire collaborazioni. Inclusione
non vuol dire per forza assunzione,
ma stage, tirocini, ecc.
Non è imbarazzante la vostra iniziativa per la Pubblica Amministrazione? Visto che proprio questa struttura è la prima ad essere
inadempiente in materia di assunzione di disabili? Sarebbe interessante che l’USL, il Comune, la Provincia presentassero un progetto,
per risolvere il loro problema derivato dalla mancata assunzione di
persone disabili, per la quota che
sono tenuti a rispettare.
Sì, tu hai ragione. Dovrebbero vergognarsi un bel po’, ma non è con
un convegno che possiamo cambiare le cose.
Quali gli altri temi affrontati dal
convegno?
L’Università affronterà il tema del
miglioramento
dell’integrazione
dei disabili assunti al suo interno.
Si tratta di un progetto che prevede
incontri con impiegati universitari
che lavorano nello stesso ambiente
delle persone disabili, per affrontare criticità, supportare, sostenere,
promuovendo competenze sia per
le persone disabili inserite di cui
bisogna valorizzare il lavoro, sia per
re è effettuata da tre comitati di
carattere tecnico, scientifico e politico istituzionale. Un’azienda per
ottenere il nostro logo deve essere
adempiente ed esprimere un valore aggiunto, una qualità rispetto ai
percorsi effettuati.
L’impresa che sceglie di diventare inclusiva, cosa deve fare in concreto?
Premetto che assumere una persona, non vuol dire averla integrata.
L’azienda che intenda essere inclusiva, deve accogliere nell’anno in
corso, almeno una persona disabile
o svantaggiata in stage, tirocinio o
averla assunta a determinate condizioni: le mansioni debbono essere adeguate alla persona, deve
essere presente un tutor aziendale
di riferimento, la persona non deve
trovarsi in una condizione di isolamento nell’ambiente lavorativo,
deve poter fare affidamento su un
collega o un gruppo di lavoro e vivere l’esperienza con soddisfazione
soggettiva.
Bisogna verificare che l’azienda
non faccia un uso strumentale del
soggetto utilizzandolo in maniera
Leonardo Callegari incontra Maurizio Cocchi
i loro colleghi di lavoro, tutor, responsabili di dipartimento, perché
imparino a favorire l’inserimento
lavorativo in modo efficace.
Tornando per un attimo al premio,
come viene assegnato?
La scelta delle imprese da premia-
molto precaria, che ci sia una modalità di socializzazione lavorativa,
di supporto, di apprendimento
graduato, che oltre alla presenza
di un tutor aziendale, l’impresa
abbia effettuato degli adattamenti
rispetto al soggetto incluso: infat-
ti la persona e l’azienda devono
adattarsi l’una all’altra. Esistono altri criteri di valutazione su requisiti
qualitativi, sul piano della razionalità interna, il fatto che la persona abbia rapporti significativi coi
colleghi, anche al di fuori dell’ambiente di lavoro, il coinvolgimento
decisionale da parte del disabile,
quanto meno nell’organizzazione
del suo reparto o gruppo di lavoro, che l’azienda possa accogliere
o fare richiesta, in caso di bisogno,
di professionisti esterni che forniscano una consulenza a seguito
di problematiche sopravvenute,
la disponibilità aziendale a collaborare stabilmente ai programmi
di inclusione sociale. La qualità
dell’inclusione è valutata anche da
un punto di vista relazionale oltre
che prestazionale.
Io ho potuto toccare con mano la
difficoltà delle aziende in materia di
assunzione di soggetti svantaggiati o
disabili. Sono diventati più difficili i
lavori, i disabili sono più gravi?
Con la crisi la quantità di offerta
lavorativa è diminuita, la qualità
delle competenze richieste è aumentata, questo complica le cose.
Il nostro osservatorio riguarda
soprattutto persone con difficoltà di tipo cognitivo, psichico, con
fragilità di tipo relazionale e non
difficoltà di tipo fisico, sensoriale.
L’impiego di persone che avendo
acquisito le competenze richieste,
entrano nel mondo del lavoro è
decrescente. I soggetti precedentemente occupati fanno fatica a rientrare, allo stesso modo dei soggetti inoccupati fanno addirittura
fatica a chiedere il lavoro, oltre che
ad ottenerlo e mantenerlo.
Ma il modo di agire per essere
sempre lo stesso agire sul lavoratore svantaggiato, affinché aumenti le proprie competenze e la
propria motivazione. Contemporaneamente, occorre agire sulle
imprese affinché trovino posti di
lavoro abbordabile anche da lavoratori non perfettamente allineati.
Maurzio Cocchi
In redazione Ugo De Sanctis
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1 Giugno 2012
Burocrazie e il “non senso" del dovere
"A rimetterci, sono sempre le nostre piccole cooperative". Confronto con Stefano Bigi
Nei giorni in cui il Consiglio Comunale di Bologna ha approvato
all’unanimità una mozione che impegna la Giunta ad adoperarsi per
assegnare commesse alle cooperative sociali di tipo B, un po’ sulla
scia di quanto fatto in altri comuni,
come quello di Torino, andiamo a
trovare il dottor Stefano Bigi, capo
del dipartimento risorse finanziarie, che si occupa anche delle gare
d’appalto.
Il dottor Bigi si schernisce, di fronte
all’irruenza di BNB, ma alla fine il registratore parte e inizia l’intervista.
Il suo dipartimento come intende
muoversi in relazione alla recente
presa di posizione del consiglio comunale?
Il mio ufficio si occupa delle gare
appartenenti all’attività di mercato
ordinario. La sua segnalazione riguarda le prestazioni destinate alle
cooperative sociali,e appartiene
all’ordinamento che tutela determinate attività.
Il nostro Comune è orientato ad
agire come quello di Torino, il quale ha assegnato le pulizie di tutte le
scuole alle cooperative sociali, non
certo un’attività di scarso rilievo
economico!
Non entro nel merito. Le spiegavo
quello di cui mi occupo io. È legit-
timo destinare determinate gare
anche a determinate categorie. Lei
vuole sollecitare l’Amministrazione a
tener conto di queste possibilità che
ci sono nell’ordinamento. Ma io non
seguo gli aspetti di carattere sociale.
In ogni caso è lecito indire gare riservate alle cooperative sociali.
Ora c’e un ordine del giorno in
Consiglio Comunale che invita la
Giunta a favorire le cooperative
sociali nella assegnazione degli
eventuali servizi esternalizzate.
Abbiamo sentito dire che nascerà
un regolamento, vogliamo sapere
se il suo dipartimento è pronto.
Siamo pronti a seguire le indicazioni relative al nostro dipartimento, ma per affrontare le tematiche
che la interessano, deve rivolgersi
ai dipartimenti che si occupano di
servizi sociali e ai relativi amministratori. Sono questi che possono
evidenziare a me o all’amministrazione su quali segmenti indirizzare
la propria attività. Il mio settore si
occupa di attività di tipo generale,
con riferimento al mercato, senza
individuare segmenti. Questi vengono seguiti da altre realtà. I Quartieri indicono a volte gare, lo so per
certo, riservate al sociale. Io non
posso operare autonomamente.
Poniamo che la Giunta decida di
destinare il 7% dei lavori assegnati alle cooperative sociali come
fare per evitare che tutto rimanga
lettera morta? Ad esempio, lei mi
parla dei Quartieri… Ma a Torino si
parla di 50 milioni di euro destinati alle cooperative! Non possiamo
parlare di questo coi Quartieri, che
gestiscono attività come il giornalino di quartiere! E poi, lei dice di
rivolgersi alle politiche sociali. Queste vanno bene per le cooperative
che forniscono servizi alla persona.
Prendiamo la nostra cooperativa
che fa scansione e inserimento
dati, vado dall’Assessore che mi
dice: bravo Cocchi che fai lavorare
persone svantaggiate con le tecnologie informatiche! E poi non trovo
interlocutori nel resto dell’Amministrazione… È questo che sarebbe
opportuno approfondire!
Ho capito perfettamente, ma evidentemente abbiamo problemi di
comprensione. Prendo atto di quello che fanno altri comuni. Il mio è un
dipartimento di servizi finanziari, la
cui missione è massimizzare il vantaggio per l’ente. Ciò di cui parla è
legittimissimo, ma non fa riferimento alla mia missione e non riguarda il
mio dipartimento. Se cerca dei percorsi da seguire per realizzare i suoi
propositi, deve rivolgersi altrove.
Quindi se le cooperative sociali
partecipano a gare normali e le
vincono a lei va bene.
Ho il dovere di non avere pregiudizi. Per me l’unico Vangelo è l’offerta
presentata e la qualità del servizio
garantita.
Con questo metodo, non andiamo
a rispettare una legge dello Stato!
Quella che dice di assegnare lavori in via prioritaria alle cooperative sociali.
Non mi attribuisca parole che non
ho pronunciato. Ho solo parlato
della mia legittima missione. Non
sono io a decidere la metodologia,
io applico le mie competenze nel
Un metodo sicuro per arricchirsi
Prestigio e apparenza. La gara non
ha ancora interessato il comportamento di ognuno, la cultura, la dignità che non c’entra con i soldi, il
fascino di una persona che non ha
a che fare con i vestiti costosi e con
l’orologio al polso. È una questione
di mentalità, che se cambia ci farà
vivere meglio e guardare ai soldi
solo come a un mezzo qualunque
per vivere dignitosamente, ma che
non costituiscono l’essenza del proprio essere. Nessuna pubblicità ha
a che fare con la ricerca di se stessi,
verso una serenità vera, verso una
pienezza interiore che non dipende
dalle salite e dalle discese della borOggi passeggiavo al parco, chiacchieravo e come sempre vedo la solita scena di persone che frugano nei
cassonetti. Il fatto è che il numero di
queste persone aumenta di giorno
in giorno e per me è diventata un’abitudine vederli aprire, cercare, metterci le braccia dentro e tirare fuori
le cose per vedere che cosa possono
prendere. Nel cassonetto che ho di
fronte la mia finestra, che serve alla
raccolta degli indumenti, le persone
si buttano letteralmente dentro ad
acchiappare i vestiti e qualcuno ci ha
perso pure la vita dato che questo
tipo di cassonetto ha un sistema per
cui quando apri la fessura per infilare un sacchetto si richiude ruotando
all’interno.
Ma oggi ho incontrato un uomo,
aveva lo sguardo basso e frugava
nei cestini del parco alla ricerca
qualcosa da mangiare. Non era un
barbone qualunque e nemmeno
uno che si piangeva addosso, ho
notato la sua dignità e la sua tristezza. Quell’uomo era vestito della
sua tristezza e l’ho compatito, ho
sentito pietà e ho sentito dolore.
Un uomo come tanti e invisibile. Mi
sono chiesta quante situazioni invisibili ci sono in giro, quante storie
non raccontate, quante situazioni
difficili. Mi ricordo di uno spot assurdo per la sua meschinità: una
coppia va a comprare un Suv, ma
quando gli viene detto il prezzo, per
loro risulta troppo basso e si rifiuta
di acquistare la macchina.
La povertà è cosa di cui ci si deve
vergognare? Una macchina costosa
può farci acquistare la stima degli
altri? Un cellulare? Dei vestiti firmati? Sembra un discorso ormai
vecchio e digerito, ma è ancora
così. Mi sembra di vedere gli abitanti del mio piccolo paese pugliese fare la gara per chi cambia la
macchina più spesso, il cellulare,
che si collega ai satelliti più lontani.
sa e se lo fa, la associa all’acquisto
del mezzo, come se una volta fatto ci cambiasse lo spirito e tutta la
vita, che menzogna!
In Spagna so che c’è un’abitudine
che mi ha sorpreso molto per la civiltà con cui viene affrontata. Tutti i
ristoranti a fine serata, conservano
gli avanzi della sera. Chi ha bisogno
passa dai ristoranti a chiedere se è
rimasto qualcosa e se lo porta via
impacchettato, scegliendo cosa gli
piace. Io sono stanca di vedere persone provviste di fil di ferro frugare
nei cassonetti, cioè, sono stanca
per loro, non è dignitoso, no. Io propongo questo metodo a ristoranti,
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pieno rispetto delle norme. Altrimenti, stia tranquillo, dopo mezz’ora arriva la Guardia di Finanza. Se
vuole verificare cosa intende fare
l’Amministrazione per le cooperative sociali, ha sbagliato a scegliere
dirigente e dipartimento. Deve incontrare gli amministratori e i dirigenti che seguono il sociale.
L’efficienza non è l’unico criterio
che conti, ma la sua impostazione
l’ho capita.
Noi dobbiamo essere leali nei confronti dell’organizzazione per la
quale lavoriamo. Siamo dipendenti e non possiamo giudicare il suo
operato, a patto che ciò che decide
di fare l’organizzazione sia rispettoso della Legge. Potrei essere o non
essere d’accordo con lei, ma non è
questo il luogo per parlarne.
Maurizio Cocchi
alla Coop, e anche al comune, perché ci siano dei luoghi, dei negozi
dove uno possa portare le proprie
cose usate e regalarle a chi ne ha
bisogno. In questo modo eviteremmo gli sprechi che tanto non ci piacciono e tutti in città ci sentiremmo
più felici, ne sono sicura. La povertà
non è mai stata dignitosa e fa paura, ma gli esseri umani non sono
fatti per non relazionarsi gli uni agli
altri, anzi, ed è di relazione che si
vive; è questa la felicità, sapere di
essere utili agli altri, non di possedere cose che tutti gli altri non hanno, la felicità che fa stare bene deve
essere condivisibile.
Io oggi mi sento propositiva, ma per
questa idea ci vuole collaborazione,
aspetto proposte.
Emanuela De Siati
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L’Angolo Spinoso
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Economia
BNB
1 Giugno 2012
La “Filantropia” e l'evoluzione nel tempo
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1. La nascita ed i primi sviluppi della filantropia
Fin dall’antichità, la filantropia
ha avuto un ben preciso spazio
nell’agire umano, a partire dalla
Grecia classica e dal concetto di
“evergesia”, che favorì la crescita del senso di responsabilità dei
cittadini più ricchi nei confronti
della polis di appartenenza. Le
fonti (Polibio) ci sottolineano il
ruolo degli evergeti nel sostenere l’educazione dei giovani, stigmatizzando coloro che cercavano
di sottrarsi al loro obbligo morale nei confronti della comunità.
Così in epoca romana, quando i
primi cittadini delle città dell’Impero erano tenuti a sostenere in
solido lo sviluppo sociale della
loro città e a curare l’educazione delle fanciulle e dei giovani.
Le modalità di donazione erano
quelle di mettere a disposizione
della comunità capitali per la costruzione di scuole e ginnasi o di
effettuare lasciti (terreni, miniere, ecc.) il cui ricavato nel tempo
serviva a sostenere appunto le
opere filantropiche nei confronti
della società.
Con l’avvento della Rivoluzione
Industriale verso la metà del XIX
secolo, cominciarono ad emergere nuove figure di filantropi: erano i nuovi ricchi capitani di industria, come i Rockefeller, che
mettevano a disposizione ingenti
capitali personali a sostegno di
attività di crescita della società
di appartenenza, specialmente
nel campo dell’assistenza sanitaria (da sempre un punto debole
della società americana), della
formazione (tramite il sostegno
alle Università ed ai centri di ricerca ad esse collegati) e della
riduzione della povertà. All’alba
del XX secolo, il rapporto tra filantropia ed impresa delinea un
significativo processo di differenziazione: acquisendo il modello
del “corporate” (che caratterizza
lo sviluppo del sistema industriale statunitense), la filantropia comincia a dotarsi di istituzioni pro-
prie, le “fondazioni non-profit”,
che si basano su competenze e
professionalità specifiche dell’agire filantropico. Il meccanismo
del “trust” e la definizione di
specifiche forme di “governance” ad esso associate ha permesso il processo di differenziazione
funzionale fra azienda e fondazione, senza che ciò comportasse una disarticolazione dell’agire
filantropico rispetto al modello
della Corporation di riferimento.
In tale percorso il rapporto tra
fondazioni e imprese si è delineato in una sorta di “ossimoro”,
cioè di contraddizione in termini
fra l’operare senza obiettivi di
profitto della fondazione (che
ha come propri fini, il benessere della società ed il progresso
dell’umanità) e la pura visione
orientata al raggiungimento del
profitto come obiettivo aziendale dell’impresa. Si configura,
quindi, una nuova logica in cui al
progresso tecnologico e produt-
tivo deve corrispondere l’avanzamento sociale e intellettuale
del maggior numero possibile di
persone. Tale tipologia di filantropia, se pur in continuo equilibrio instabile fra le due anime ed
i due contrastanti punti di vista,
si può tuttavia identificare con
una specie di “giustizia distributiva”, una modalità di restituzione ai meno fortunati da parte di
chi aveva di più ed un fattore di
sostegno allo sviluppo nel segno
della separatezza inequivocabile
tra l’economico ed il sociale. La
filantropia generata dall’impresa nella forma della fondazione
senza scopo di lucro ha cercato
da subito di differenziarsi negli
scopi, si è data strutture societarie autonome e indipendenti
ed ha cercato il dialogo con tutte
le entità presenti nel territorio e
nella società, come i poteri economici e quelli politici, le associazioni e le comunità locali, cercando le migliori condizioni per il
raggiungimento dei propri obiettivi societari. All’inizio, questa
ambivalenza si è riflessa anche
nelle modalità in cui le istituzioni
filantropiche si sono rappresentate nel contesto sociale e quindi
sul come il loro agire è stato accolto dall’opinione pubblica e dai
governi. Con il passare del tempo, l’individuazione dei ruoli
specifici di impresa
e fondazione
si sono meglio definiti,
permettendo di
raggiungere spesso gli obiettivi prefissati.
Si è cominciato a pensare
che enormi multinazionali
che producevano enormi
profitti non potessero esimersi
dal mettere a disposizione della
società capitali per migliorare la
vita delle persone più in difficoltà
o, quantomeno, di aiutare la società nel suo complesso a crescere e migliorare i propri standard di
vita. Si è anche cominciato a pensare, da parte della politica, che
fosse utile e necessario supportare un tale sforzo con leggi che permettessero a chi agiva in ambito
filantropico di ottenere benefici
fiscali oltre che di immagine. Occorre poi considerare che gli aiuti
statali alle persone in stato di necessità o a stati in gravi difficoltà
si sono andate riducendo a partire dalla prima metà degli anni ’50
del ’900, dopo gli enormi sforzi
del new deal e del piano Marshall
a favore dell’Europa uscita a pezzi
dalle seconda guerra mondiale.
Quindi sono cresciute sempre di
più le spinte a supplire a tali riduzioni di budget statale con l’aiuto
di chi i soldi poteva averli e, almeno in parte, usarli per coprire
queste necessità. Cominciarono
così a crescere, stimolate come
si è detto anche dalla possibilità
di benefici fiscali (dapprima negli
Stati Uniti e, lentamente, anche in
Europa, Italia esclusa, purtroppo)
le donazioni delle grandi multinazionali a favore delle necessità
della parte più svantaggiata
della società civile e
nacque il concetto di “Corporate
philantropy” di
cui parlerò diffusamente nel
prossimo articolo.
Gianni Cacchiani
[email protected]
1 Giugno 2012
Lo sport che ha problemi di viabilitÀ
Anticamente esistevano pochi modi
per spostarsi da un luogo all’altro per
necessità o per diletto: a piedi, a cavalcioni di un quadrupede, o su mezzi
a trazione animale. Oggi ce ne sono
anche troppi e, a esclusione dei già
citati, tutti più o meno inquinanti eccetto uno: la bicicletta. Ma spostarsi
in bici - da casa a scuola, per andare
al lavoro o per fare gli acquisti, pedalando tra veicoli di ogni dimensione
- è diventato molto rischioso. Quindi
se si cerca di scoraggiare l’utilizzo dei
veicoli più inquinanti, per ridurre un
inquinamento atmosferico sempre
più pesante e nocivo, dall’altra si dovrebbe favorire la mobilità alternativa sempre più richiesta dalle associazioni ambientaliste e cicloturistiche.
Da decenni si chiede uno sviluppo
della rete ciclabile, nel capoluogo e
nell’hinterland bolognese, che forse
avanza un po’ troppo a rilento. E senza
una visione organica e razionale con
piste che iniziano e finiscono senza
raccordarsi con la rete ciclabile comunale e metropolitana. Da qui la crescita di una coscienza cicloecologista
che chiede una maggiore considerazione per la mobilità ciclopedonale, il
più possibile su percorsi protetti che,
sembra assurdo, andrebbe a favorire
la viabilità automobilistica togliendo
veicoli dalla strada. Lo ribadisce anche l’associazione Monte Sole Bike
Group-Fiab che ha sedi a Bologna,
Ozzano e San Lazzaro: «Ridurre il numero di cittadini che si sposta in auto,
e quindi diversificare i mezzi di spostamento dei cittadini, è innanzitutto
favorevole agli automobilisti. Occorre pertanto riportare l’uso dell’auto
nell’alveo originale. L’auto è un mezzo
utile per i tragitti medio-lunghi, e per
il trasporto di merci o persone non altrimenti trasportabili. Ma non basterà dirlo; occorre modificare le scelte
degli abitanti e riproporre il concetto
che si tratta di una scelta individuale.
Soprattutto che l’auto non è ineluttabile per spostarsi, che spesso non è il
mezzo più veloce, né il più comodo,
che di solito è il più costoso mentre
sicuramente è il più dannoso per
la salute di tutti». Ci sono tanti che
utilizzano l’automobile per tragitti di
qualche centinaio di metri per andare dal tabaccaio o per portare i figli
a scuola. Ma è anche ovvio che nessuno è senza peccato. Ci sono infatti
ciclisti che pedalano tranquillamente
sotto i portici, compiono slalom tra i
veicoli, o in grupponi che prendono
mezza strada incuranti dei strombazzamenti di clacson da parte degli
automobilisti irati. E altri che riguardo ai percorsi ciclopedonali non
gradiscono la promiscuità definita
pericolosa con pedoni, carrozzelle
e carrozzine. Per restare nell’ambito dei comuni della Valle dell’Idice,
è aderente alla Fiab (Federazione
italiana amici della bicicletta) anche
il sodalizio cicloecologista Tribù Indigena di Castenaso che, oltre a richiedere nuovi percorsi, organizza varie
iniziative. E a San Lazzaro anche la
lista civica "Noi Cittadini" aveva proposto un progetto per la ricucitura
dei vari tratti ciclabili esistenti. Tra le
richieste una pista a fianco della via
Emilia da (Bologna) San Lazzaro fino
a Ozzano, senza deviazioni che allun-
ghino i percorsi, una fino al Farneto
sede del centro visite del Parco dei
Gessi, e una fino alla Ponticella recuperando antichi sentieri pedonali
attraversando l’area dell’ospedale
Bellaria. Ovviamente, e ci mancherebbe, gli amministratori dell’area
bolognese si dicono completamente
d’accordo con le motivazioni viabilistiche e ambientali sostenute dalle
associazioni cicloecologiste. Ma al
concreto poi sollevano tante altre
questioni economiche e tecniche: i
bilanci non consentono nuove realizzazioni di ciclabili, o ciclopedonali,
se non a carico di privati nell’ambito di nuovi comparti urbanistici,
residenziali o produttivi, o nella
riqualificazione di aree o quartieri
degradati. Che ci sono vie prive di
marciapiedi, o troppo strette, o che
è impossibile, economicamente o
tecnicamente, espropriare chilometri di terreni lungo le vie urbane o
extraurbane (con fossi, marciapiedi,
siepi, muretti, recinzioni, cancelli,
passi carrai o edifici che sorgono sul
ciglio della via). Col risultato che non
si fa nulla… o ben poco. Gli aderenti
alla Monte Sole credono che Bologna, «con meno di 400 mila abitanti
e il più grande centro storico me-
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dievale del mondo, essendo in gran
parte pianeggiante ha le caratteristiche per diventare una città ciclabile come Ferrara». L’associazione è
molto attiva, oltre a proporre nuovi
tratti come l’ultima nella circonvallazione bolognese, a far conoscere
l’esistente con le pedalate cittadine
e fuori porta, e con la pubblicazione
di libri, percorsi e mappe. Un’iniziativa simpatica, e golosa, è poi quella
serale o domenicale estiva dei “Gelati e ciclabili” che dal 2004 inizia a
maggio per concludersi in settembre. Sodalizio che però organizza
anche viaggi in bici, o bici+treno, in
Italia o all’estero per vedere com’è
diversamente sostenuta, la mobilità
non inquinante. Dopo aver pedalato
per centinaia di chilometri nel Nord
Europa, tanto per fare un esempio,
le ciclabili nel nostro Paese fanno la
figura che si meritano: bruttina con
qualche eccezione. E in molti paesi il
turismo ciclistico, da non confondere con i cicloturisti griffati sin dietro
al sedere per una pedalata in Val di
Zena, è assai praticato con anche
ostelli accoglienti e attrezzati. Come
il Centro Europa Uno, alla Cicogna
di San Lazzaro, aderente all’Aics e
all’Aig (Associazione italiana alberghi
per la gioventù) associazione che ha
tra i suoi motti: «Vivere è un viaggio,
viaggiare è vivere due volte».
Giancarlo Fabbri
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1 Giugno 2012
Il caso delle rotatorie la Bocciofila
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Le costruzioni stradali spuntate in massa nella nostra provincia
Da circa una ventina d’anni in strade
extraurbane e vie urbane molti trivi
o incroci, o comunque intersezioni
tra vie, sono stati sostituiti da rotatorie più o meno grandi a seconda
dei flussi di traffico che devono poi
smaltire. Rotonde che saranno sempre più numerose sia sulle vecchie
arterie sia su quelle di prossima
realizzazione con lo scopo di sostituire i semafori e ridurre incidenti e
inquinamento. Ma non tutti sanno
affrontarle in modo corretto con rischi maggiori per chi viaggia su due
ruote: motociclisti, scooteristi e, soprattutto, ciclisti.
Le rotatorie non sono tutte uguali ma
è fondamentale sapere che in Italia
sono tutte con circolazione in senso
antiorario e le si affrontano dando
precedenza ai veicoli già all’interno
“che vengono da sinistra”. Mentre
negli incroci tradizionale è obbligo
di dare la precedenza a chi viene
dalla nostra destra. Tecnicamente la
rotatoria, o rotonda, è infatti una
normale intersezione, ma viene
così definita per la forma circolare o quasi. Alcune sono
appunto realizzate con forma ovale, ellittica o anche
gemelle, quasi a forma di
8, a seconda delle caratteristiche delle strade che vi
convergono e dello spazio
a disposizione. Generalmente sono dotata di un’isola centrale e vi convergono
più ramificazioni stradali che
non è detto che siano disegnate
opposte fra loro. Ce ne sono anche
con cinque bracci come quella di Villanova a Castenaso.
Qui ricordiamo che prima degli anni
’70 le rotonde erano praticamente sconosciute a meno che fossero
nate casualmente o per la necessità
di aggirare un ostacolo naturale, un
monumento o una fontana in città.
Le rotonde realizzate successivamente per specifiche esigenze stradali
hanno un inventore: l’inglese Frank
Blackmore, ex pilota della Royal
Air Force (Raf), nato il 16 febbraio
1916 in Algeria e morto nel Regno
Unito il 5 giugno 2008. La sua storia
è straordinaria e giustamente, ma
dopo la morte, i giornali inglesi lo
hanno ce­lebrato come dimenticato
eroe del nostro tempo. A Swindon
e Kernel Hempstead ci sono ancora
le apparentemente complicatissime
minirotonde che progettò all’inizio
degli anni ’70. Le chiamano “The
Magic Roundabout” (“le rotatorie
magiche”) perché, una volta entrato,
se ne esce illesi grazie a quella che
sembra una magia ma che invece è
solo il risultato dei calcoli di un ingegnere stradale che odiava i semafori.
Precisiamo che nelle rotonde inglesi, come in gran parte dei paesi del
Commonwealth britannico, il senso
di rotazione è quello orario, al contrario del nostro, perché in tali stati
vige la guida a sinistra e non a destra
come da noi.
Indipendentemente dalla loro forma
le rotatorie più utilizzate in Italia sono
quelle che si ispirano al modello francese, cioè con diritto di precedenza ai
veicoli che circolano all’interno della
stessa. I veicoli in entrata, pertanto,
devono dare la precedenza a quelli
che già stanno transitando nella rotatoria. Esistono tuttavia alcuni tipi di
rotonde che però prevedono il diritto
di precedenza per coloro che provengono dall’esterno, o eventualmente
da destra, ma in tali rari casi, ormai in
disuso, deve essere sistemata un’apposita e ben visibile segnaletica.
Relativamente alle dimensioni è
possibile collocare le rotatorie in tre
gruppi: minirotatoria con diametro
esterno inferiore ai 24 metri con
un’isola centrale calpestabile, o semicalpestabile per consentire anche
agli autocarri di effettuare le svolte;
rotonda piccola, a una o due corsie
con un diametro esterno da 24 a 32
metri, che e il tipo più usato perché
nonostante le dimensioni ridotte
permette il suo aggiramento anche a
veicoli autoarticolati o con rimorchi;
la maxi rotatoria con un diametro
esterno di oltre 32 metri e una grande isola centrale.
Secondo alla segnaletica in uso in
Italia esistono due cartelli relativi
alle rotonde. Uno triangolare con
bordo rosso “segnale di pericolo”
(figura II 27 articolo 96 del Codice della strada) posto nelle strade
extraurbane, circa 150 metri prima, per segnalare l’approssimarsi
di una rotatoria. Nei centri abitati
con limiti di velocità dei 50 all’ora,
o minori, può essere usato soltanto
quando le condizioni del traffico ne
consigliano l’impiego per sicurezza.
L’altro è quello rotondo con fondo
blu “segnale di obbligo” e frecce
bianche (figura II 84 articolo 122 del
Cds) sempre posto alla soglia della
rotonda per “indicare ai conducenti
l’obbligo di circolare per il verso indicato dalle frecce”.
Prima di entrare in rotatoria bisogna rallentare, segnalare con la
mano (cicli o moto) o accendere
l’indicatore luminoso di direzione
destro, se si intende svoltare subito a destra, o sinistro, se si deve
percorre parte della rotatoria o
aggirarla, verificare se ci sono veicoli che già impegnano la rotatoria
e dare loro la precedenza. In fase
di ingresso, se le corsie lo consentono, è possibile circolare per file
parallele. Una volta all’interno bisogna segnalare poi con freccia a
destra l’intenzione di uscire dalla
rotonda facendo attenzione a non
tagliare la strada ai veicoli più lenti come le biciclette e ai pedoni in
fase di attraversamento sulle strisce pedonali accordando loro la
precedenza.
Le stesse regole valgono anche per
ciclisti, e motociclisti, ma nella guida di veicoli a due ruote è importante usare più attenzione.
Per i ciclisti percorrere una rotatoria è spesso un problema e, infatti,
sono i soggetti maggiormente messi
in pericolo da un comportamento
scorretto da parte degli altri utenti
della strada. Le cause più frequenti di
incidenti stradali che li vedono coinvolti sono da imputarsi alla mancata
precedenza e ai sorpassi pericolosi.
La sicurezza del ciclista è affidata
alla sua intelligenza, e prudenza, e
all’osservanza delle norme dettate
dal buon senso e dal codice, che si
è tenuti a osservare quanto, se non
maggiormente, ogni altro utente
della strada. In ogni caso prima
di entrare nella rotonda, e al
suo interno, è bene non affiancarsi a veicoli di grandi
dimensioni, per evitare di
non essere visti, e prima
di uscirne dalla rotonda
segnalare sempre la manovra di uscita.
Riguardo alla pericolosità
delle rotatorie, per i ciclisti, l’associazione Monte
Sole Bike Group, con sedi a
Bologna, Ozzano e San Lazzaro,
da anni punta il dito «sulle rotonde
realizzate senza una corsia di attraversamento ciclabile come se su
quelle strade - accusa il sodalizio - i
ciclisti fossero inesistenti. Eppure
dal 1998 esiste una legge che impone di dotare le strade di nuova
realizzazione, o in occasione di manutenzioni straordinarie, di corsia
ciclabile. Legge continuamente
disattesa dai comuni come dimostrano le rotatorie realizzate senza
attraversamenti ciclabili come invece da tempo abbiamo sollecitato
proponendo soluzioni tecniche già
adottate in altre città».
Infatti “non tutte le ciambelle (rotatorie) nascono col buco” Come a
San Lazzaro con la rotatoria Martini
chissà perché realizzata del tutto
all’esterno a uno degli assi stradali
dell’incrocio, via Caselle, e con solo
due bracci: via Ca’ Ricchi e via Caduti di Sabbiuno. Rotonda che sarà
probabilmente demolita e rifatta
al centro degli assi viari. O come
quella a cinque bracci a Villanova
di Castenaso, dedicata a Falcone
e Borsellino, che è stata per anni
oggetto di un braccio di ferro tra
un comitato di residenti e l’amministrazione comunale e anche di
sentenze del Tar e del Consiglio di
Stato. O ancora come la rotatoria
Venturi, sulla via Emilia a Ozzano,
di cui è richiesta la realizzazione del
quarto braccio per collegarlo a via
Tolara di Sopra e a via Nardi. E quindi, nel bene o nel male, di rotatorie
se ne parlerà ancora.
Giancarlo Fabbri
A Pianoro la riapertura dell'impianto sportivo
Un mese di lavoro, a partire dai primi di maggio, e il pomeriggio del 2
giugno alla riapertura della stagione la Bocciofila Pianorese “Arci XXV
Aprile” di via Fantini, al Gualando
di Pianoro Nuovo, presenterà i suoi
due campi all’aperto completamente rinnovati. Nel contempo sono
stati eseguiti lavori di manutenzione alle strutture e all’area verde
per accogliere i tanti appassionati
del gioco delle bocce. E anche i più
numerosi buongustai che ogni sera
fino all’autunno vengono attratti da
fragranti crescentine e primi piatti. È proprio grazie agli introiti dati
dalla cucina e dal bar, gestiti dai volontari, che la Bocciofila ha potuto
rinnovare i campi affidandone poi
la realizzazione alla Colleoni Srl di
Gorgonzola (Milano) azienda altamente specializzata nel settore.
Grazie alle crescentine e al lavoro
dei volontari nel 2009 la Bocciofila Pianorese, presieduta da Franco
Dini, era riuscita a sostituire i piccoli
e inadeguati containers di lamiera che ospitavano la cucina con un
edificio in muratura. Un sogno che i
volontari avevano da tempo favorito dal fatto di aver trovato moderne
attrezzature, quasi nuove, dal fallimento di un ristorante. Ora si è avverato anche il sogno di avere nuovi
campi, realizzati col principio di
durare nel tempo, con la necessità
di rinfrescare il manto superficiale
solo dopo dieci anni.
Per rifare i due campi, ciascuno di
28 metri per due, la Colleoni ha
steso a caldo uno strato di asfalto,
sui precedenti, spesso circa cinque
centimetri per isolare i campi stessi dall’umidità evitando così futuri
distaccamenti o rigonfiamenti. Su
questo vengono colati quattro strati
successivi di resine poliuretaniche
per uno spessore di circa sette millimetri con alta resistenza all’usura
e dagli agenti atmosferici. Ad inaugurare il campo, il 2 giugno, ci sarà
un torneo a squadre, a invito, come
occasione di far conoscere i nuovi
campi agli appassionati.
L’attività della Bocciofila, con campi scoperti ma illuminati a giorno e
dotati di tribuna, è infatti stagionale
con l’impianto preso d’assalto, anche da chi non gioca a bocce, per
gustare crescentine tutte le sere e
primi piatti nel weekend. Piatti e
posate sono di plastica, tovaglie
e tovaglioli di carta, ma le portate
hanno il sapore dell’amicizia e della
solidarietà. Il lavoro in cucina, tra
i tavoli e al bar è tutto volontario
e le speranze del presidente Dini
sono che la squadra dei volontari resti unita e che vengano a dare
una mano altri volenterosi, magari
giovani.
F.G.
l’ascom dà una mano
La Confcommercio Ascom di Bologna, già il mese scorso, si è attivata presso i Comuni colpiti dal terremoto per sentire, dai propri dirigenti e associati, quali tipologie di danni abbiano riportato le aziende della nostra
provincia.
Il Presidente di Confcommercio Ascom provinciale Enrico Postacchini,
mentre da un lato esprime solidarietà alle popolazioni e agli operatori colpiti dal terremoto, dall’altro assicura che l’Organizzazione si interfaccerà
anche con le istituzioni locali per meglio raccordarsi e fare un computo
preciso dei danni riportati dalle attività economiche.
Secondo Postacchini l’impegno di Confcommercio Ascom continuerà e, a
questo proposito, è stato attivato un servizio al quale possono ricorrere gli
operatori che hanno riportato danni alle proprie aziende.
Il numero telefonico a quale ci si può rivolgere è il seguente: Ufficio Territorio 051.6487512.
1 Giugno 2012
L’Europa unita qui c’è già !!!
A San Lazzaro ci si impegna per l'interscambio e la cultura
Come sapete, BNB, è in gran parte dedicato alle strutture ricettive
dedicate al sociale e ai giovani:
italiani e stranieri. Uno di questi
è l’albergo per la gioventù Centro Europa Uno, in via Emilia 297,
alla Cicogna di San Lazzaro, gestito
dall’omonima associazione presieduta da Rossella Calastrini. Un
luogo dove l’Europa unita c’è già
come punto di passaggio di persone venute da altre nazioni per
gemellaggi tra associazioni, interscambi culturali internazionali, o
anche solo per conoscere l’Italia e
le sue bellezze naturali e artistiche.
Una struttura ricettiva attrezzata
in grado di accogliere fino a 120
persone per gruppi, scolaresche e
sportivi, inaugurato nel 1993, affiliata all’Aics (Associazione italiana cultura e sport) e aderente alla
rete degli ostelli indipendenti che,
con il volontariato dei soci, è cresciuto avviando anche tante altre
iniziative collaterali rivolte anche ai
sanlazzaresi per lo svago, la cultura
e l’arte. Questo anche il bilancio ricettivo del Centro Europa Uno Aics
è davvero di tutto rispetto ospitando ogni anno alcune migliaia di persone con punte massime nel 2009
(5.863 pernottamenti) e nel 2010
(5.828).
L’ostello è nato per volontà di giovani e volontari di San Lazzaro che
a suo tempo avevano colto l’opportunità di riutilizzare alcune delle
un territorio vivo
Giovedì 7 giugno, alle 21, presso
l’Aula Magna della scuola media
plesso “Rodari-Jussi” (ingresso via
Kennedy, 57). L’Associazione per la
famiglia e la solidarietà “Il Glicine”
e i genitori delle Scuole primarie e
secondarie di I grado di San Lazzaro di Savena, assieme a U.S. Zinella C.S.I. Associazione sportiva, al
Comune di San Lazzaro di Savena
e all’Azienda Usl propongono a tutti gli adulti, un percorso dal titolo
“Direzione - Educazione”, quattro
incontri per riflettere su temi educativi, al fine di prevenire compor-
tamenti devianti e di dipendenza
nei giovani e per avviare la realizzazione di una comunità educante
sul territorio.
“E ora… rimbocchiamoci le maniche”.
Il tempo per agire insieme si può
fare, il valore della rete degli adulti
workshop guidato dalla Dott.ssa
De Sanctis e Dott. Busi Riflessioni
e proposte in piccoli gruppi, restituzione in assemblea, conclusioni
comuni e ipotesi di prosecuzione
del progetto.
Info:
direzioneducazione�gmail.com
casette, prefabbricate, usate per
accogliere i terremotati friulani del
Comune di San Daniele. L’idea fu di
Mauro Ottavi che aveva coordinato
l’iniziativa affidandone il progetto
e la direzione lavori all’architetto
Luca Capelli. Il centro fu poi inaugurato nel 1993 dall’allora presidente
della Regione, Enrico Boselli, e dal
sindaco Sonia Parisi, e subito utilizzato per gli interscambi culturali
con altri Paesi e non soltanto europei. Collaborando con altre realtà
associative, turistiche e culturali in
caso di necessità ha accolto anche
alcuni nuclei familiari in serie difficoltà seguite dai servizi sociali
Come ha spiegato la direzione
dell’associazione, illustrando i dati,
«gli aspetti più salienti riguardano
l’arrivo di cicloturisti dall’Olanda e
dalla Germania in forma sempre
più organizzata per un turismo lento. Un nuovo modo con il desiderio
di andare alla scoperta dei luoghi
con ritmi che ne consentono una
visita più approfondita. Con presenze più contenute di camper che
qui soggiornano per periodi anche
di alcuni giorni. Purtroppo, come
capita spesso, il Centro Europa Uno
è più conosciuto in altre regioni, e
all’estero, che nella nostra. Ci mettiamo a disposizione delle scuole,
delle società sportive e delle istituzioni pubbliche e private per far si
che abbiano - precisa il presidente
concludendo - la possibilità di accogliere i loro ospiti in una struttura
collaudata a pochi chilometri da
Bologna».
Grazie ai volontari la struttura,
composta da otto bungalow ciascuno con sette posti letto, angolo
cottura e servizi igienici, con sauna,
infermeria, servizi per l’handicap,
area campeggio, e campo sportivo
polivalente, con gli anni si è dotata
di una sala convegni, ristorante e
una biblioteca dedicata ai viaggi e
al turismo responsabile.
Doveroso un cenno alla biblioteca “Informatur”, dedicata al turismo informato e responsabile,
specializzata in viaggi e turismo,
già entrata nella rete del servizio
bibliotecario nazionale. "L’Informatur" è una biblioteca con oltre
2.000 libri, videoteca con più di
300 dvd e VHS, mediateca con 200
cd-rom ed emeroteca con riviste
del Touring Club Italiano dal 1915
ad oggi. Oltre al servizio di consultazione in sede, e alla possibilità di
prendere a domicilio libri, cd-rom
e videocassette, offre la possibilità
di consultarne il catalogo on- line
tramite il Centro interbibliotecario
della Università di Bologna: www.
cib.unibo.it
"L’Informatur" è uno spazio bibliotecario, inaugurato nel 2006 a fianco dell’ostello per la gioventù, rivolto a tutti e aperto al pubblico dalle
8.30 alle 12.30 dal lunedì al venerdì. Per il responsabile regionale
Aics per il turismo, Mauro Ottavi,
«il turismo deve essere rispettoso
e consapevole senza dimenticare di
valorizzare il nostro territorio della
Valle dell’Idice che ha delle potenzialità non ancora sfruttate».
9
Il Centro Europa Uno ha infatti la
particolarità di essere a pochi chilometri dal Parco regionale dei gessi
e dei calanchi e una base centrale
per visite ai grandi e piccoli musei del nostro territorio: il Museo
Civico Archeologico a Bologna; il
Muv-Museo della civiltà villanoviana a Castenaso, il Museo della città
romana Claterna a Ozzano, il Museo “Fantini” sul periodo etruscogallico e celtico a Monterenzio e il
Museo della Preistoria “Donini” a
San Lazzaro.
Per citare alcune delle apprezzate
iniziative che si svolgono al Centro
Europa Uno, nella sala polivalente,
corsi di ballo e ginnastica, di fotografia o per imparare a fare la sfoglia, i tortellini, e il pane, mostre
d’arte, proiezioni, presentazioni di
libri, conferenze e convegni.
Info: 051.6257007; 051.6258352;
e-mail: info�centroeuropauno.it.
G. F.
www.buonenotiziebologna.it
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BNB
San Lazzaro
di Savena
Lo spazio bibliotecario "L'informatur"
Venite a vedere la nuova HYUNDAI I 30
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Anzola Dell'Emilia
BNB SPI
S ervizi
Pr i m a
I nfanzia
1 Giugno 2012
Sistema Integrato per la Gestione delle Anagrafiche
e delle Rilevazioni relative ai Servizi per la Prima Infanzia
www.buonenotiziebologna.it
IL MELLO ZAVVA Scambi giovanili
Dieci anni fa, il 3 maggio 2002, ho
perso un amico. Si chiamava Marcello Zavattaro aveva 26 anni ed
era un ragazzo che amava la vita
sempre sereno sempre sorridente e sempre di buon umore. Quel
giorno Marcello si trovava in località Magli poco fuori da Anzola
quando ha frenato bruscamente
e ha perso il controllo della sua
moto, anche a causa dell’asfalto
reso viscido dalla pioggia. Marcello
Zavattaro si è schiantato contro un
camion che proveniva dalla corsia
opposta. La tragica notizia della
sua morte si è diffusa rapidamente ad Anzola lasciando sgomenti i
suoi abitanti e in particolare i suoi
amici. Marcello era un bravo ragazzo di parrocchia e gli mancava poco
alla laurea in Ingegneria.
Sono passati ormai dieci anni da allora ma ancora oggi si gioca il “Mello Zavva”. Il “Mello Zavva” è un torneo di due giorni che quest’anno si
giocherà presso la Parrocchia di Anzola Emilia il 23 e il 24 giugno 2012.
Gli sport praticati al “Mello Zavva”
sono il calcio, il basket e la pallavolo.
Le squadre che partecipano al Torneo sono otto, gli iscritti al torneo
vengono estratte a sorte e vengono
inseriti in una delle otto squadre.
Le squadre del “Mello Zavva” ogni
anno sono sempre diverse e ogni
anno cambiano nome.
Il regolamento del torneo prevede
che almeno una ragazza di tutte le
squadre sia sempre in campo.
Il “Mello Zavva” è riservato ai giovani, ma per gli anziani c’è la possibilità di partecipare al torneo di
briscola.
Chi ha conosciuto Marcello Zavattaro sa che lui dedicava molto tempo e molte energie a favore degli
altri perché sosteneva che nella
vita bisogna donarsi.
In particolare Marcello era molto
felice quando i suoi amici si ritrovavano ed erano felici in “gran balotta”.
Al “Mello Zavva” è importante
partecipare e divertirsi in amicizia.
Per maggiori informazioni o per
iscriversi al “Mello Zavva”, ci si puo
recare in Parrocchia ad Anzola Emilia in Via Goldoni 42 o telefonare al
numero 051.733117.
E-mail a mporta�fastwebnet.it
(il curatore del sito Web) oppure
a chiara.aldrovandi�tin.it oppure
a sms.lambi�libero.it (per l’iscrizione al torneo)
Alessandro Legnani
a portata di click
Da Anzola alla scoperta del mondo
Sei progetti per passare l’estate in
modo diverso: fino al 18 luglio 2012
nei Comuni di Anzola dell’Emilia,
Sala Bolognese, Savigno, Bologna e
Palermo si realizzeranno sei Progetti Europei dedicati a cinema, cittadinanza attiva, teatro e dialogo interculturale, progettazione europea e
inclusione sociale.
Gli scambi giovanili sono progetti
che possono essere realizzati grazie
al co-finanziamento del program-
Nido
ma Gioventù in Azione 2007-2013
o grazie al sostegno di enti locali o
fondazioni.
YouNet ogni anno organizza e promuove numerosi scambi in Italia e
all’estero.
Attraverso gli scambi è possibile riunire gruppi di giovani di due o più
paesi, fornire loro l’opportunità di
discutere e confrontarsi su vari temi
e allo stesso tempo di acquisire conoscenza su altri paesi e culture. I
www.virtualcoop.net
possibili partecipanti devono avere
un’età compresa fra i 13 e i 25 anni
(sono ammesse eccezioni fra i 25
ed i 30 anni). Tra gli obiettivi degli
scambi giovanili generali, la promozione del dialogo interculturale, la
partecipazione attiva dei giovani e
la cittadinanza europea.
YouNet organizza ogni anno diversi
progetti in Italia e all’estero, coinvolgendo giovani cittadini europei
in molte esperienze di scambio in
accoglienza ed invio. A livello locale
collaboriano con numerose associazioni, gruppi informali e centri di
aggregazione giovanile per favorire
l’apprendimento interculturale, la
lotta ai pregiudizi e al razzismo in
diversi contesi sociali: per scoprire
i progetti controllare le news, dove
verranno pubblicate le info sui diversi progetti.
I temi dei progetti vanno dalla sostenibilità ambientale, al protagonismo giovanile nella vita delle
comunità locali, dalla non violenza
all’antirazzismo sempre utilizzando
metodologie innovative, all’interno
dell’educazione non formale, e forme artistiche come strumento per
coinvolgere attivamente i giovani.
Si cercano ragazzi interessati a partecipare alle attività e a svolgere il
ruolo di coordinatori.
Per info e modulistica:
www.you-net.eu
1 Giugno 2012
www.buonenotiziebologna.it
BNB
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Speciale
Turismo e Viaggi
IL COUCHSURFING
BNB
1 Giugno 2012
dividere link, foto, video, stringere
amicizia?”. In effetti iniziamo a trovare le risposte alle domande appena poste: “informazioni sul divano”,
“divano disponibile”, “preferenza di
sesso”, “numero massimo di ospiti
per notte”. Rendere il mondo un
posto migliore è la filosofia e l’obiettivo di questo nuovo grande
portale: www.couchsurfing.com è
un sito visitato ogni giorno da migliaia di persone e vanta un milione
di iscritti in tutto il mondo. Ma di
cosa si tratta? Prendete Facebook,
toglietegli qualche funzionalità ludica e dategli un fine: far conoscere
realmente persone da diverse parti
del mondo. Tramite Couchsurfing,
letteralmente fare surf sul divano,
infatti si può richiedere ospitalità
(gratuita ovviamente) a un emerito sconosciuto dall’altra parte del
mondo, scegliendo il suo profilo tra
i numerosissimi della città in cui si
vuole andare. Non è uno scambio:
se un utente ospita due ragazzi del
Canada non significa che poi può
essere ospitato solo da loro ma da
qualsiasi utente in tutto il mondo.
Ogni volta che avviene un “hosting”,
ciascuno dei due utenti in questione
deve lasciare un commento positivo
o negativo della propria esperienza
e del modo in cui si sono trovati tra
loro. Questo serve per tutto il resto
della rete, come il servizio feedback
presente anche su Ebay, per valutare
il tipo di persona che richiede ospitalità. Inoltre sul proprio profilo si
possono inserire le foto di se stessi,
della propria casa e del divano che
si mette a disposizione. In più il servizio richiede di parlare di sé facendo ogni tipo di domanda, in modo
che questo possa aiutare a capire
chi davvero si celi dietro una foto. E
funziona. Se il profilo di una persona non piace viene semplicemente
ignorato, non c’è niente di vincolante tranne la presenza o l’assenza di
consenso preso in modo informale
tramite mail. Niente di così impegnativo insomma e ospitare può
essere anche più interessante di essere ospitati, nonostante niente sia
obbligatorio. La rete Couchsurfing
è già molto diffusa in Italia e all’estero, anche se gli italiani preferiscono essere ospitati piuttosto
che ospitare, come riferiscono alcuni viaggiatori. Ma se davvero
si espandesse ancora il numero di
utenti del portale, il mondo
sarebbe certamente un
posto migliore anche se
di poco. La mescolanze e il dialogo
tra culture potrebbe essere uno dei
passi decisivi dell’evoluzione dell’uomo. Ora si capisce la missione del
sito: fare in modo di creare esperienze che siano fonte di ispirazione
per il futuro grazie ad incontri tra
persone che appartengono a culture
diverse e che allo stesso momento
sono divertenti, coinvolgenti e illuminanti. Proprio per questo motivo
tutti i componenti della comunità
mettono foto della propria casa, del
proprio letto, divano o anche del
proprio salotto affinché altri ci possano soggiornare. Ospitare ed essere ospitati scambiandosi opinioni,
immagini, confrontando mondi diversi, è questo il principale obiettivo del sito. È uno shock il mondo
che si nasconde dietro il pc, e con
un solo click ci si può iscrivere nella
community. Nome, cognome, luogo di residenza, interessi sono le
informazioni richieste insieme a una grande voglia
di viaggiare, conoscere
nuove persone, condividere con chi vogliamo la nostra cultura, i nostri punti
di vista ed ampliare
la nostra mente a
nuovi orizzonti.
G. G.
Turismo sanitario in Europa
un sistema sanitario top con notevoli risparmi poiché il costo della
vita, anche in destinazioni turistiche a sovrapprezzo, è sensibilmente inferiore rispetto a molti altri
paesi europei e del Nord America.
Inoltre, molte cliniche e ospedali si
trovano in destinazioni turistiche di
grandi dimensioni con circostante
attrazioni naturali e culturali.
Nel 2000 il sistema sanitario italiano è risultato al secondo posto
al mondo secondo una ricerca
dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) rispetto a correttezza e accessibilità al pubblico. Gli
ospedali privati ​​in Italia possono
offrire, ai clienti, tutti i comfort di
un hotel a cinque stelle, ma i trattamenti disponibili sono spesso equivalenti a quelli offerti da ospedali
pubblici e sono di frequente più
costosi per i cittadini extracomunitari. L’Italia poi, essendo capitale
della moda, è una delle destinazioni più importanti d’Europa per interventi di chirurgia estetica e per
i trapianti di capelli. Trattamenti di
chirurgia generale sono offerti in
tutto il paese, con grandi ospedali
nelle città principali che forniscono
alti livelli di cura. In Italia in media
la formazione per un medico dura 6
anni e spesso la specializzazione in
una particolare branca richiede
altri 3, 4 anni. Grazie al
suo clima mediterra-
neo e al cibo sano, visitare e scoprire il territorio può essere l’aiuto
ideale nel recupero dopo un trattamento medico o chirurgico, sebbene il turismo sanitario non è ancora
considerato un importante mercato
turistico dal Governo italiano. Ad
oggi però stanno emergendo ambiti professionali che offrono consulenza e indicazioni per trovare le
migliori cure mediche disponibili in
questo paese ricco anche di siti storici e culturali.
Per concludere, si può affermare
che la globalizzazione che uniforma i mercati, può alla lunga, avere
effetti negativi sulla salute delle
persone, poiché insorgono meccanismi che portano all’aumento
delle diseguaglianze tra le popolazioni all’interno dei paesi stessi.
La conseguenza di questo è il fenomeno del “turismo sanitario”. Conseguenza perché sono le profonde
diseguaglianze tra nazioni e i processi di privatizzazione della sanità
al loro interno che favoriscono l’esodo (altro che turismo) di milioni
di persone alla ricerca di cure più
economiche al di fuori dei confini
del proprio paese.
Giusy Carella
Vieni... il mio divano ti aspetta!
C’è un sito famosissimo utilizzato
quotidianamente da molti utenti al
posto o in aggiunta ai soliti social
networks: Facebook, Netlog, Skype
e tanti altri sono ormai passati di
moda. La rete apre solo da poco una
nuova opportunità: il couchsurfing,
un’esperienza surreale per quanto
reale. Internet riesce davvero ad
oltrepassare la sfera del privato trasformandola in qualcosa di pubblico
e condiviso anche con altre persone
o “utenti” così chiamati nelle community in rete. La rete è un mondo,
una realtà parallela che, una volta
entrati, diventa un tassello della nostra vita, un aspetto pratico capace
di cambiarci e di farci vivere esperienze che altrimenti non avremmo
mai provato. La realtà e la rete così
si fondono in un’unica situazione,
anche perché la rete è il frutto della
vita reale di ognuno di noi. La casa
diventa il luogo materiale dal quale
si può viaggiare entrando a far parte di una comunità internazionale
solo tramite un click, il tutto senza
muoverci dalla nostra comoda sedia davanti al computer. Provate
ad entrare nel sito www.couchsurfing.com. La nostra testa potrebbe
essere portata a farsi sempre più
domande del tipo: “Quale sarà lo
scopo di questa community, con-
Tanti tipi di turismo, una nuova forma ha invaso il mercato
Il trattamento medico effettuato
in un altro paese è ormai pratica
diffusa, basti pensare che ogni
anno circa 4 milioni sono i pazienti che si spostano dal loro paese
di origina per curarsi e l’Asia è al
momento la destinazione più frequentata. La Tailandia attira ogni
anno più di un milione di pazienti, con India, Malesia e Singapore
che prevedono di raggiungere tale
cifra entro il 2012. Si tratta di un
mercato di circa 20-40 miliardi di
dollari, che arriverà a 100 miliardi
di dollari nel 2012.
Un fenomeno simile di spostamenti
di pazienti si sta verificando in maniera crescente anche nella nostra
vecchia Europa. Il trend è verso i
paesi dell’Est, come l’Ungheria e la
Romania, in particolare per le cure
odontoiatriche. Questo mercato è
alimentato da una globalizzazione
tra le nazioni e dalla privatizzazione
che queste fanno dei servizi sanitari a cui sempre meno gente può
accedervi per la mancanza di soldi.
Inoltre lo sviluppo esponenziale di
questo metodo di cura definito “turismo sanitario” è incentivato economicamente dagli investimenti in
campo sanitario di importanti multinazionali come nel caso dell’India
che ha creato una vera e propria
catena ospedaliera. Questo nuovo
modo di accedere alle cure ospedaliere, unendo se possibile anche una
vacanza, sta entrando nella consuetudine anche in Europa Occidentale
dove vediamo addirittura raggiungere delle eccellenze nei paesi quali
il Belgio, la Germania, la Francia, la
Spagna e l’Italia.
La Germania vanta, con alcune delle più belle strutture mediche che
si possono trovare in Europa, un
centro medico-turistico creato addirittura presso l’aeroporto di Monaco di Baviera. I pazienti possono
andare e venire effettuando il loro
trattamento, senza dover mai lasciare l’aeroporto! Molti di questi
pazienti sono americani che trovano convenienze sia per qualità che
per gli standard raggiunti dai professionisti tedeschi. Si stima che circa 50.000 viaggiatori stranieri scelgano la Germania come meta da cui
ricevere cure mediche lontano da
casa. Ogni visitatore spende circa €
250 al giorno, a sua volta questo genera ricavi di € 125 milioni di euro
per l’economia tedesca. Tra le cure
di maggior successo ci sono la chirurgia generale e le protesi articolari oltre che il trapianto di capelli.
Le procedure chirurgiche in Germania possono costare fino a 4-5 volte meno a quelle degli Stati Uniti e
gli spostamenti sono spesso meno
costosi che nelle altre destinazioni
europee come la Gran Bretagna e la
Francia. In aggiunta alle eccellenti
prestazioni mediche, questo Stato
membro dell’Unione Europea offre
una vasta gamma di stabilimenti
termali e resort, rendendo il periodo di recupero di relax. Affitta-
re una casa privata per il recupero
post-intervento è un’altra eccellente e più conveniente opzione.
La Francia, come meta del turismo
sanitario, ha lanciato un appello ai
residenti nel Regno Unito che non
sono in grado di permettersi i costi
della sanità privata nel loro paese e preferiscono non sopportare
lunghe liste di attesa. L’appello
vale anche per quelli provenienti da destinazioni più lontane che
desiderano abbinare gli aspetti
tradizionali di una vacanza in questo paese culturalmente ricco con
le indispensabili cure mediche.
Con il costo di trattamento tra il 30
e il 50% in meno rispetto al Nord
America, è facile capire perché
molti scelgano la Francia.
La Spagna vanta uno dei migliori
sistemi sanitari e ne è la dimostrazione il rapido sviluppo, negli ultimi
anni, della creazione di ambulatori
medici presenti nelle destinazioni turistiche. Turisti, soprattutto
dell’UE, stanno affollando i luoghi
più popolari spagnoli dove possono ricevere cure mediche di alto
livello a prezzi ridotti, senza attendere a lungo come avviene nei loro
paesi d’origine. Le procedure più
comuni svolte sono protesi d’anca
e di bypass coronarico, mentre la
chirurgia estetica e l’obesità e cure
odontoiatriche sono anche lari
ell
gamente utilizzabili. I tund
a
risti che vengono in
oV
ti n
n
Spagna per riceale
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vere cure med
i
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diche si avse
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valgono
di
BNB
1 Giugno 2012
Speciale
Turismo e Viaggi
Viaggio in un’isola post-industriale
Giovani in una piazza di Manchester
Laurea triennale completata. Che
fare? Le opzioni che si presentano
sono fondamentalmente due: buttarsi nel mondo del lavoro o continuare
l’iter universitario. Le aspirazioni personali portano a seguire la strada che
porta attraverso il mondo degli studi:
ma è una scelta dispendiosa. Va
bene, se queste sono le premesse
cerco una soluzione alternativa, la
numero tre: studio e mi mantengo
lavorando. Sembra un buon compromesso. Se non fosse che un mattino
mi sveglio ed... eccola qui, un’illuminazione che mi coglie all'improvviso
al risveglio, quando sono ancora mezza addormentata. L’illuminazione si
trasforma in uno stato di eccitazione,
poi diventa dubbio e infine trova terreno fertile grazie ad un insolito spirito di avventura e di sfida che stranamente ha preso il comando della
situazione. Ed ecco, l’opzione numero
quattro si fa strada: studio e lavoro...
ma all’estero! Laureata in lingue, non
ho mai avuto l’occasione di poter soggiornare a lungo al di là del confine:
con scarse risorse finanziarie non è
permesso avventurarsi troppo lontano, per troppo tempo. Ma questa è
l’occasione e deve essere colta al volo
prima che altri dubbi distruggano i
miei altari di sabbia. Ho la possibilità
di poter aprire le porte ad una nuova
esperienza, che ritengo non potrà altro che giovare alla mia formazione. E
allora che aspetto? Ok, decisione presa, si parte, ma per dove? Banalmente, se vogliamo, l’occhio che scruta la
cartina cade sull’Inghilterra. Londra
come al solito fa capolino, ma incredibilmente non mi convince, la vedo un
po’ come un’isola all’interno della più
grande isola, un mondo a sé stante,
una metropoli che racchiude una così
ampia molteplicità di dinamiche, tra
le più differenti e contraddittorie,
tanto da farla apparire al mio sguardo
come un grande parco giochi, un’attrazione che soddisfa le richieste di
tutti, una bella cartolina
che,
seppur affascinante, non appare naturale. Ritorno sulla mappa, il mio
occhio risale la ‘perfida Albione’ e
bum... ecco Manchester! Sento subito una scossa elettrica. Per un’appassionata di musica quale, questa città
è una Mecca: the Smiths, Happy
Mondays, Stone Roses, Joy Division,
New Order, l’Hacienda, the Fall e basta perché potrei continuare sino allo
sfinimento... più vostro che mio. Sin
dagli anni sessanta con il Northern
Soul, Manchester svetta e brilla nel
panorama musicale, non quello da
classifica, ma bensì quello underground, indipendente, ‘sporco’, immediato, pieno di rabbia, dolore e
disperazione. E a dire il vero solo questo è stato motivo sufficiente per effettuare la scelta sulla mia futura
destinazione. Ma Manchester è
molto di più e voglio gettare un’altra
luce sulla città ricordando che questo fu il luogo deputato all’avvio e
allo sviluppo del modello industriale
tipico della società capitalista (ancor
oggi, ahimè, in forza, seppur con
qualche modifica), la città nella quale è stato creato il primo computer,
dove la modernità ha fatto i suoi primi passi: di sicuro un altro fattore di
fascinazione non indifferente. Grandi innovazioni, ma anche molti risvolti meno gloriosi. Le terribili condizioni della classe operaia inglese
sono stati materiale di studio per
Marx e Engels che qui hanno svolto
le loro ricerche; il declino industriale
che a partire dagli anni ’60 colpisce
Manchester e la sua popolazione
non è di poco conto, creerà dei forti
scompensi a livello sociale ed economico, una condizione di incertezza che verrà aggravata dalle politiche liberiste della signora Thatcher
negli anni ’80; tutti avvenimenti che
hanno lasciato tracce indelebili, ancora presenti e leggibili nelle viscere
che animano questo agglomerato
urbano. E nel dicembre 2009 atterro
a Manchester. Non posso iscrivermi
al corso universitario sino al settembre dell’anno seguente, quindi decido di farmi subito strada nel mondo
del lavo-
ro. Ma prima di tutto è necessario
trovare casa. Non è stato un compito difficile e per di più mi ha permesso di entrare immediatamente in
contatto con i meccanismi che animano e contraddistinguono la città.
Gironzolando alla ricerca di una sistemazione, mi sono avventurata
nei diversi distretti che compongono
la città, senza per altro avere molte
informazioni riguardanti le diverse
aree cittadine. Non tutti i distretti
sono, per così dire, ‘raccomandabili’,
in alcuni gli indici di povertà sono
ancora tra i più alti in tutto il paese,
segno indelebile del declino che da
decenni ha travolto l’economia della
città e che, come accade puntualmente, colpisce la popolazione più
debole. Finisco proprio in uno di
questi. Il passaggio che ha trasformato questo territorio, un tempo
segnato dalla presenza massiccia di
industrie e agglomerati produttivi e
ora caratterizzato da desolazione e
da uno sviluppo che sembra tardare,
è evidente. Non c’è traccia di spazi
sociali, le varie etnie presenti si auto
confinano in ghetti e il senso di abbandono, diffidenza e disillusione
prevarica: tutto sembra sospeso nel
tempo. A controbilanciare questa
piccola delusione c’è la soddisfazione di trovare un lavoro in breve tempo. Cosa di meglio se non essere assunta in un bel pub? Non avendo
esperienze lavorative precedenti nel
paese non potevo pretendere altrimenti. Anzi, lavorare dietro il bancone di un pub si è rivelato un mezzo
privilegiato per scoprire nuovi lati
della popolazione nord inglese. Regola numero uno: ci si deve aspettare tutto e il contrario di tutto. Giovani ed esuberanti professionisti che
popolano gli uffici situati nei modernissimi palazzi in centro, ragazzi che
vivono di sussidio con una prole numerosa al seguito che mantengono
grazie a piccoli crimini, furti e spaccio (un moderno lumpenproletariat), studenti che sembrano vivere
in un party 24 ore su 24, ragazze che
sfidano il gelo con mini vestiti e tacchi vertiginosi senza nessuno tipo di
pudore e una nutrita comunità multi
culturale che farebbe sottintendere
una tolleranza ormai ben radicata
(ma che in realtà contiene anche
sfumature di rifiuto e ostilità). E ti
accorgi ben presto che il tessuto sociale qui è stato smontato e manipolato, la qualità sociale, i legami e i
rapporti umani sono stati dissolti,
non c’è volontà di collaborare per il
bene comune e mancano efficienti
reti educative e di sostegno. La radice
del problema va cercata a fondo, nel
mutamento del sistema formativo di
un paese, nella mancanza di investimenti culturali, politici e sociali, in
politiche che fanno stretto affidamento alle ferree leggi del mercato senza badare ai reali
bisogni del paese. La
lady di ferro ha
dato il via a
questo
impove-
13
rimento del tessuto sociale, Blair ha
lasciato scorrere il tutto e Mr. Cameron ora sta infliggendo il colpo di grazia: i tagli al sistema sanitario, educativo e ai servizi sociali non sono da
poco. Ma la società qui sembra addormentata, non reagisce e se lo fa
non ci mette impeto e passione, ci si
lamenta seduti al bancone del pub e
finita la birra si va a letto: la grande
maggioranza della popolazione è
stata atrofizzata da decenni di neo
liberismo. L’atmosfera cambia quando faccio la mia entrata all’università. Scelgo un corso di politiche ambientali, la facoltà di Geografia qui è
all’avanguardia, soprattutto in progetti che riguardano la valorizzazione del tessuto urbano e il suo recupero: e a Manchester in fondo
segnali di questa rinascita ci sono e
sono visibili. Il mondo accademico è
eccellente ed efficientissimo, vieni
valutato per le tue effettive capacità
e non per chi sei o da chi sei appoggiato. Peccato che questo sia un
mondo piuttosto isolato, l’accademia non ha grandi contatti e collegamenti con l’esterno, la collaborazione con la cittadinanza è minima.
Cultura e ricerca sono rinchiuse tra
quelle mura e si propagano con difficoltà tra la popolazione, non per volere di professori, ricercatori, studenti e delle professionalità che vi
da lo svago dal punto di vista culturale e musicale non c’è che l’imbarazzo
della scelta, ovunque vai il ritmo
non ti abbandona e il mondo variopinto delle mille sottoculture ti sorprende ogni giorno. E quando abbracci e interiorizzi quest’ultimi
aspetti hai la sensazione che questo
popolo, a cui sono stati tagliati i
ponti per costruire spazi sociali e di
gestione, trovi la sua forza e il suo
stato di grazia quando compone
una canzone. Con una melodia si
possono squarciare le soffocanti
nuvole! Una canzone di un famoso
gruppo proveniente dal nord
dell’Inghilterra recita: ‘make the
sun come out even in the pouring
rain’, fare uscire il sole anche mentre piove, beh, mi sembra una frase
significativa che ben descrive l’animo di questo popolo. E forse potrebbe essere questo il punto che li
accomuna e dal quale dovrebbero
ripartire per costruire una società
diversa, nella quale finalmente ritrovare una voce; una voce che
non venga limitata dalle frequenze
radio, e riprodotta solo su mp3, cd
e smart phones, ma che riempia le
strade, che riporti la gente a rivivere e organizzare il territorio. È proprio questa mancanza di socialità la
cosa che mi manca di più. Ma il fatto che, nonostante tutto, sia riuscita a trovare del calore e delle grandi
potenzialità in mezzo a questa gente, non mi ferma e mi fa sperare.
Non so quanto ancora mi tratterrò
lavorano, ma piuttosto a causa di politiche che mirano ad un elitarizzazione dei saperi, il gruppo di persone
che ne può usufruire deve essere ristretto (le tasse universitarie triplicheranno nel prossimo anno accademico): un privilegio per pochi. Ora
rileggendo quello che ho sino a qui
raccontato, il quadro che ne risulta
appare abbastanza tetro e desolato:
ma di aspetti positivi ce ne sono. Ho
incontrato parecchie difficoltà è vero,
ma ho avuto la capacità di guardare
oltre l’ostacolo convinta di poter trovare un lato migliore di questa realtà.
Sono sempre stata ben accettata,
non ho mai avuto problemi nel stringere nuovi rapporti e legami, la disponibilità non mi è mai stata negata.
Come ho già detto Manchester è una
città dove si respira aria di rinascita a
livello urbanistico e ambientale: riconversione di vecchi edifici e fabbriche, importanza attribuita agli spazi
verdi, attenzione a temi come riciclaggio e energia. Per quanto riguar-
qui, non sono molto brava a fare
progetti a lungo termine, ma mi
piacerebbe poter contribuire a
smuovere, anche nel piccolo, questo nuovo fermento. L’unica cosa a
cui la globalizzazione potrebbe effettivamente servire è la diffusione
di saperi, piuttosto che quella di
merci e capitale finanziario. Le differenze ci sono, ma non devono
essere un ostacolo, anzi un mezzo
tramite il quale crescere e migliorare; in esse è contenuta la possibilità di scambiarsi informazioni, di
collaborare, progettare, dissentire
e allargare le fila dalle quali far
partire un urlo di rivincita e rinascita. Questo può avvenire ovunque,
in qualsiasi angolo della terra, basta volerlo, persino nella grigia e
affumicata Manchester... un’immagine che considero frutto, come
tanti altri, di pregiudizi infondati:
bisogna sempre cercare di portare
lo sguardo oltre.
Lisa Capelli
14
San Giovanni
in Persiceto
BNB
1 Giugno 2012
w w w.italianoperimmagini.it
“STOP! idee in Comune” Insieme per i libri
www.buonenotiziebologna.it
Ripensare alla stazione ferroviaria e l’edificio ex Arte Meccanica
Il Comune di San Giovanni in Persiceto - grazie ad un bando della Regione Emilia-Romagna - sta per lanciare un Concorso di progettazione,
rivolto ad architetti e professionisti,
per riqualificare l’area ferroviaria: il
piazzale antistante la stazione, alcuni edifici ferroviari in disuso e l’edificio dell’ex Arte Meccanica, con
un Laboratorio presso il Chiostro di
San Francesco.
Gli obiettivi della riqualificazione
sono molteplici: mettere ordine nel
piazzale della stazione; valutare l’eventuale dislocazione di nuovi servizi pubblici nell’area in questione;
dare nuova vita ad edifici in disuso
aprendo nuovi spazi per la cittadinanza; valorizzare la pista ciclabile
che inserisce San Giovanni in Persiceto all’interno nel circuito della
ciclovia europea, con potenziali
sviluppi legati al turismo in bicicletta. Per far sì che la riqualificazione
risponda realmente ai bisogni e alle
esigenze della popolazione, il Comune ha deciso di coinvolgere attivamente i cittadini e le associazioni
in una discussione pubblica e, sulla
base dei suggerimenti che emergeranno, definire le linee guida del
Concorso di progettazione che sarà
rivolto ad architetti di tutta Italia.
Le attività di coinvolgimento rivolte alla città.
Su incarico dell’Amministrazione le
attività di coinvolgimento di cittadini
e associazioni saranno organizzate
da una società specializzata nella
progettazione partecipata (www.
sociolab.it) con la finalità di definire
funzioni, modalità di riqualificazione
e di gestione degli spazi e degli edifici. Le attività di coinvolgimento si
svolgeranno tra maggio e giugno con
momenti di ascolto “in piazza”, organizzati presso una postazione mobile
itinerante, e laboratori di discussione
strutturati rivolti alle associazioni, ai
giovani e alla cittadinanza nel suo insieme. I cittadini riceveranno, inoltre,
una lettera con cui il sindaco li inviterà a segnalare la propria iscrizione
alla serata di discussione che si terrà il
5 giugno al Chiostro di San Francesco
alla quale potranno partecipare fino
a 100 cittadini. Tutte le informazioni
per partecipare si trovano anche sul
sito del Comune (www.comunepersiceto.it) dove, in una sezione appositamente creata, saranno pubblicati
i report, le fotografie e alcune brevi
clip video del percorso. Sarà inoltre
predisposta una mappa interattiva
per partecipare on line al dibattito
cittadino. Al termine del percorso
alcuni cittadini saranno invitati a far
parte della Commissione che giudicherà gli elaborati dei professionisti
per l’aggiudicazione del premio del
Concorso di progettazione.
Il laboratorio di discussione rivolto
a tutti i cittadini si svolgerà martedì
5 giugno dalle ore 18 alle ore 22.30
presso il Chiostro di San Francesco: i
partecipanti lavoreranno suddivisi in
piccoli tavoli di lavoro gestiti da facilitatrici professioniste. Con il supporto della cartografia di dettaglio della
zona, dopo un’analisi delle criticità e
delle opportunità, i cittadini avranno
modo di definire nuove funzioni per
l’area e soluzioni circa la riqualificazione, l’accessibilità e le connessioni. L’obiettivo del laboratorio sarà
quello di formulare le linee guida
per il concorso di progettazione e,
al termine dei lavori, alcuni partecipanti saranno invitati a far parte della giuria che giudicherà le proposte
progettuali degli architetti.
Le informazioni raccolte durante
le diverse attività convergeranno
all’interno di una mappa interattiva
della partecipazione consultabile
online sul sito www.comunepersiceto.it. La mappa interattiva sarà
aperta a tutti: sarà sufficiente iscriversi per inserire segnalazioni - opportunità, criticità e idee - ma anche file multimediali - foto, filmati,
documenti di testo.
Calendario degli appuntamenti
Martedì 5 giugno
ore 18-22.30, laboratorio di discussione con i cittadini al Chiostro di
San Francesco. Sarà offerta una
cena a buffet.
I laboratori sono aperti a tutti e
gratuiti ma per garantire una migliore organizzazione si richiede
di iscriversi telefonando ai nu-
meri 051.681.2852/2857 (Servizio Urbanistica) o 055.667502
(Sociolab) scrivendo una mail a
urbanistica�comunepersiceto.it
Il comune di Persiceto e varie librerie della città hanno aderito al progetto nazionale “I Libri? Spediamoli
a Scuola”. Con questa iniziativa tutti
i cittadini sono invitati a diventare
azionisti delle biblioteche scolastiche di Persiceto acquistando uno o
più libri fra quelli nelle liste esposte
dalle librerie aderenti.
Il progetto “I Libri? Spediamoli a
Scuola” è un progetto nazionale
ideato dalla casa editrice Sinnos di
Roma e prevede che una scuola si
gemelli con una libreria, e stili con
lei una lista di libri per creare o arricchire la propria biblioteca scolastica. Gli acquirenti di questi libri
sono i cittadini privati, aziende, genitori, commercianti chiunque voglia diventare azionista e comperare un libro per quella scuola. A fine
anno la libreria porterà material-
mente i libri all’interno dell’istituto.
Il progetto si pone come obiettivi
la creazione o l’arricchimento della
biblioteca scolastica, la valorizzazione del libro e della lettura come
bene prezioso per lo sviluppo e la
crescita dei giovani, la promozione
alla lettura e il coinvolgimento della
comunità nella creazione di biblioteche nelle scuole del territorio.
L’8 maggio, in tutta Italia, si sono
tenute varie attività per promuovere il progetto e anche il comune
di Persiceto, in collaborazione con
le librerie aderenti e con le scuole che hanno aderito all’iniziativa,
ha programmato in questa data
un pomeriggio ricco di eventi che
si sono tenuti nella centrale piazza
del Popolo.
Dopo l’apertura ufficiale del progetto, alla presenza dell’assessore alla
scuola e formazione Andrea Fiorini,
tutti i cittadini, privati e non, sono
invitati a diventare azionisti delle
biblioteche scolastiche acquistando
un libro di quelli contenuti nelle liste che è possibile consultare nelle
librerie aderenti: Farefarò, Libreria
GiroRigiro, Libreria degli Orsi, CartoLibreria delle Scuole.
Libreria Farefarò 051.6879076.
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BNB
1 Giugno 2012
La pagina
del lettore
15
CONSIGLI ANTI-TRUFFA
Ecco come non rimanere fregati dalla propria ingenuità
da qualcuno di vostra fiducia o fate
in modo che la vostra pensione arrivi direttamente in banca.
Quando prelevate controllate di
non essere osservati quando effettuate il prelievo e se qualcuno
vi segue o vi importuna per strada
dopo che avete prelevato entrate in
un bar o chiedete aiuto. Non fatevi distrarre quando tornate a casa
dopo aver prelevato. Non contate
ad alta voce il denaro che avete appena prelevato. Potete incaricare la
vostra banca di pagare le bollette.
Diffidate degli acquisti on-line e se
pagate con il Bancomat o con la
Carta di credito verificate sempre
che l’importo indicato sia corretto.
Ricordatevi che nessun impiegato
di banca o delle Poste vi chiederà
di ricontare per strada il denaro che
avete appena prelevato.
Le assistenti sociali o le infermiere
domiciliari vengono a casa vostra
solo con preavviso.
I tecnici dell’Enel o gli addetti al
controllo dei contatori vengono a
casa vostra solo con un preavviso
anche scritto con l’indicazione del
giorno, dell’ora e del motivo della
visita. Se non avete ricevuto telefonate da tecnici dell’Enel non aprite
la porta al malintenzionato che vuole entrare in casa a controllare il contatore. Se vi recate al Cup o in Posta
ricordatevi di presentarvi con un
documento di identità e che in caso
di delega i documenti da presentare
all’impiegato del Cup o delle Poste
sono due, quello del delegante (colui che delega) e quello del delegato
(colui che si presenta allo sportello
per ritirare un referto o un pacco o
per svolgere una pratica). Quando
dovete firmare un contratto prima di
firmare leggete tutto e se avete dei
dubbi rivolgetevi al vostro avvocato.
Per strada: non esibite Rolex, preziosi e gioielli. Non tenete nel portafogli o in casa troppi soldi in contanti. Non tenete il codice segreto
del Bancomat vicino al portafogli.
La sera non uscite mai da soli in due
o in gruppo è più divertente.
La borsetta deve essere tenuta dal lato
del portico e non dal lato della strada.
Se qualcuno vi importuna per strada
potete segnalare la cosa non solo alle
forze dell’ordine ma anche ai vigili o
agli agenti della Polizia Municipale.
In motorino e in bicicletta: non tenete mai i documenti del motorino
nel bauletto.
In autobus: accertatevi di avere sempre con voi il portafoglio con la carta
di identità e il documento di viaggio.
Non mettete mai il portafoglio nella
borsa della spesa. Cercate di tenere
i soldi separati dai documenti. Fate
attenzione a chi vi chiede informazioni e non date eccessiva confidenza a persone sconosciute.
In caso di furto o borseggio: i momenti peggiori sono quando l’autobus è sovraffollato e quando si
sale o si scende. Se individuate un
ladro o un borseggiatore segnalatelo all’autista e non vergognatevi di
attirare l’attenzione degli altri passeggeri. L’autista dopo la vostra segnalazione bloccherà le porte chiamerà la centrale di controllo ATC e
le forze dell’ordine. Se non avete
individuato il borseggiatore l’autista dell’ATC bloccherà comunque
le porte arresterà il veicolo per un
breve controllo prima di chiamare
le forze dell’ordine. Se vi accorgete
che stanno per derubare un passeggero non abbiate timore di reagire
o di urlare. Fate attenzione perché i
ladri e i borseggiatori possono agire
in coppia e non è detto che debbano avere per forza un aspetto poco
rassicurante.
In casa: una casa abitualmente frequentata scoraggia i ladri più dei
sistemi di allarme. Cercate di avere
dei rapporti cordiali e amichevoli
con i vostri vicini e lasciate loro un
recapito telefonico in modo che se
avviene qualcosa di strano o di insolito vi possano contattare immediatamente. Il primo ambiente “visitato” dai ladri è la vostra camera
da letto fate attenzione a dove mettete i vostri oggetti di valore.
Quando uscite di casa la sera lasciate una luce accesa in modo che
i ladri possano pensare che ci sia
qualcuno in casa. Non fidatevi di
persone che si presentano alla vostra porta senza fornire le loro generalità. Uno spioncino o una catena collegati alla porta non devono
mai mancare.
Far mettere le grate alle finestre soprattutto se abitate al piano terra.
Totò e Aldo Fabrizi in "Guardie e Ladri"
Fate una fotografia e un inventario
di tutti i vostri oggetti di valore vi
servirà in caso di furto.
Affidate solo a persone di vostra fiducia una copia delle chiavi di casa
e delle chiavi della cassetta della
posta se dovete assentarvi per andare in vacanza chiedete di poter
ritirare la vostra posta e di riconsegnarvela al vostro ritorno.
Se al vostro ritorno la vostra casa è
stata svaligiata non alterate la scena
del crimine e chiamate il 113.
Cosa fare se vi hanno rubato: la
carta di identità. Denunciate il furto
o lo smarrimento e recatevi in Comune con 3 foto tessera per farvi
fare un duplicato. Se la vostra carta
di identità era scaduta vi verrà rilasciata una nuova carta di identità.
I documenti bancari. Denunciate il
furto o lo smarrimento e informate
immediatamente la vostra banca
chiedendo che vengano attivate le
procedure relative al blocco della
vostra tessera Bancomat e della
vostra Carta di credito. Se vi hanno
rubato il blocchetto degli assegni
denunciate il furto e segnalatelo
alla vostra banca. Annotatevi il numero degli assegni bancari rubati
e il loro numero di serie. Il libretto
della pensione. Denunciate il furto
e recatevi presso la sede INPS con
un documento di identità per farvi
rilasciare un duplicato. Il cellulare.
Denunciate il furto o lo smarrimento indicando la marca, il modello e il
vostro numero di telefono in modo
che si possano attivare le procedure per bloccarlo ed eventualmente
rintracciarlo.
L’auto. Denunciate il furto e informate immediatamente il Pubblico
Registro Automobilistico per la sospensione del pagamento del bollo.
Avvisate anche la vostra compagnia
assicurativa e fornite una copia della
denuncia in modo da sospendere il
pagamento dell’assicurazione. Se
hai ritrovato l’auto che ti era stata
rubata devi attivare tutte le procedure per rientrarne in possesso informandoti presso il Pubblico Registro Automobilistico e presso la tua
compagnia assicurativa. Se l’auto è
troppo usurata puoi recarti presso
un demolitore coi documenti di perdita di possesso dell’auto e le targhe.
Motorizzazione Civile per effettuare
la perdita di possesso e per farvi rilasciare un nuovo contrassegno.
Numeri utili:
Carabinieri 112
Polizia di Stato 113
Guardia di Finanza 117
Emergenza sanitaria 118
Alessandro Legnani
POSSIBILI CASE ANTISISMICHE
Esiste da tempo un modo per rendere le nostre abitazioni più sicure
Alla luce dei recenti disastrosi
eventi sismici accaduti in varie
zone della nostra Emilia-Romagna,
molti si chiedono: è possibile (se
non eliminare) almeno contenere
gli effetti catastrofici di certe vicende? La risposta è: sicuramente sì.
Già anni fa, attorno al 1986, ingegneri, architetti ed esperti di geologia unitamente agli amministratori
dell’Emilia-Romagna, discussero
ed approvarono opportune norme
riferite soprattutto a quanto si sarebbe potuto progettare ed edifi-
care in futuro. Importanti furono le
affermazioni della Federazione regionale degli Ordini degli Ingegneri
e che riecheggiarono sulla rivista
“INARCOS”. Pensiamo, venne detto
e messo nero su bianco, “alla prefabbricazione di componenti assemblabili, già ampiamente diffusa
in Italia ed in continua espansione,
con un particolare giunto. Il tutto
realizzabile con tecniche di uso comune“. L’”extracosto”, cioè il costo
supplementare per rendere “antisismico un edificio”, può essere
contenuto in limiti tollerabili grazie
soprattutto alla industrializzazione
edilizia che si è venuta affermando
e che pu essere ulteriormente diffusa”. La possibilità di edificare con
nuove tecniche in grado di reggere ad eventuali scosse sismiche, è
una possibilità reale. Lo affermarono a suo tempo anche i professori
Andrea Chiarugi e Pier Paolo Dio-
Palazzo colpito dal terremoto a Modena
tallevi dell’Istituto di tecnica delle se poi una pubblicazione della Recostruzioni dell’Ateneo petroniano gione intitolata “Zone sismiche e
riferendo di edifici costruiti in quel sismicità in Emilia-Romagna. Prodi Ancona, una zona che da tempo gramma per una strategia di difesa
aveva rivelato una evidente voca- dai terremoti”. Ma, a questo punto, forse non guasta concedere un
zione sismica. Chi poi volesse documentarsi ampiamente, non ha rapido “bis” di un nostro articolo di
che da ricorrere ad alcuni Bollettini alcuni mesi fa e riferito ai fenomeUfficiali della Regione ed in parti- ni sismici in Emilia-Romagna. Eccolare a quelli che recano i numeri colo richiamandoci ancora ad una
88 del 12 luglio 1986 e 123 del 17 indagine storica.
Giuliano Vincenti
ottobre 1986. di notevole interes-
www.buonenotiziebologna.it
Spesso sul giornale si leggono degli
articoli sugli anziani che vengono
scippati, derubati o raggirati. Sono
convinto che con un po’ di prudenza in più certi raggiri possono
essere evitati. Le persone anziane
vivono spesso sole e soffrono di solitudine così quando qualcuno va a
trovarle spesso tendono ad aprire
la porta a dei malintenzionati.
Non bisogna fidarsi di persone
che chiedono dei soldi per strada
dichiarando che sono a favore di
fantomatiche associazioni. Se volete
fare delle donazioni potete recarvi in
banca o in posta muniti di un bollettino postale o bancario indicando nella
causale del versamento l’associazione
che volete aiutare. Se dovete ritirare
la pensione fatevi accompagnare
16
BNB
Almanacco
1 Giugno 2012
www.buonenotiziebologna.it
GIUSEPPE GARIBALDI
Giuseppe Garibaldi è nato a Nizza
il 4 luglio 1807. È stato un patriota
e un condottiero italiano del Risorgimento. I genitori avrebbero voluto che diventasse un medico o un
avvocato ma il giovane Garibaldi
amava la vita di mare. Uno dei suoi
viaggi lo portò in Russia nel 1824.
Ritornato in Russia nel 1833 qui incontrò un esule mazziniano che gli
fece scoprire gli ideali mazziniani e
la causa dell’Unità d’Italia.
Nel 1827 Garibaldi da Nizza raggiunse le Canarie. Nel settembre
dello stesso anno Giuseppe Garibaldi salpò da Nizza alla volta del
Mar Nero. La nave di Garibaldi venne assalita dai corsari greci. Questo
fatto lo costrinse a rimanere in Russia dove per mantenersi Garibaldi
fa il maestro di italiano e francese.
Nella primavera del 1831 Giuseppe
Garibaldi rientrò a Nizza. Da qui Garibaldi riparti per la Russia ma la sua
nave venne nuovamente assalita dai
pirati che vennero accolti a fucilate
e Garibaldi riportò la sua prima ferita in battaglia alla mano destra. In
seguito Garibaldi fece dei viaggi in
Brasile, tornò in Italia e nel 1834
tentò di partecipare ai moti mazziniani di Genova ma venne scoperto dalla polizia. Costretto a lasciare
Genova Giuseppe Garibaldi salpò di
nuovo alla volta del Mar Nero.
Nel 1835 Giuseppe Garibaldi arrivò
a Marsiglia e trovò la città devastata
dal colera. Dopo aver lavorato come
volontario in un ospedale Garibaldi
partì alla volta del Brasile. Giunto a
Rio de Janeiro venne accolto dalla
comunità italiana aderente alla Giovine Italia. Garibaldi in questo periodo
compì atti di pirateria con lo scopo di
liberare gli schiavi neri. In una di queste azioni Giuseppe Garibaldi venne
ferito gravemente ma poi si riprese.
Nel 1839 i seguaci di Garibaldi
sconfissero i nemici nella battaglia
di Galpon. Poi le truppe imperiali
vennero assaltate sulle loro navi e
i seguaci di Garibaldi conquistarono
Laguna che venne ribattezzata Juliana. L’esercito imperiale tentò di
riconquistare la città. Garibaldi nella battaglia di Santa Vittoria attaccò
le truppe imperiali che si ritirarono.
Alla fine del 1843 Giuseppe Garibaldi
assunse il comando della Legione Italiana. In questa circostanza nacquero
le divise dei garibaldini le divise rosse.
Dal 1842 al 1846 Garibaldi combattè anche per l’indipendenza
dell’Uruguay e in particolare rimase
a Saito per diversi mesi cercando di
respingere gli attacchi ma alla fine
dovette ordinare la ritirata.
Le imprese di Garibaldi in Sud America divennero celebri anche in Italia e gli valsero il soprannome di
eroe dei due mondi. Giuseppe Garibaldi conobbe sua moglie Anita a
Laguna nel 1839 dopo averla inquadrata col suo cannocchiale. Garibaldi e Ana Maria de Jesus Ribeiro si
sposarono il 26 marzo 1842 presso
la chiesa di San Francesco d’Assisi.
Si racconta che Anita fosse un abile
cavallerizza e che abbia addestrato
il marito ad andare a cavallo. Nel
gennaio 1848 Giuseppe Garibaldi,
la moglie e i tre figli coi famigliari di
altri soldati giunsero a Nizza.
Garibaldi rientrò in Italia per partecipare alla I guerra di indipendenza.
Nello stesso anno incontrò il Mazzini a Milano. Dopo aver formato un
battaglione si diresse verso Brescia
ma non potè liberarla perché venne
richiamato a Milano.
Lo scontro con gli Austriaci avvenne
a Luino (Varese) e Garibaldi riuscì a
penetrare in territorio asburgico per
poi riparare in Svizzera. Rientrato a
Milano per recarsi a Genova e poi rimandare la moglie Anita a Nizza.
Nel 1849 Giuseppe Garibaldi partecipò ai combattimenti in difesa
della Repubblica Romana minacciata dalle truppe francesi comandate dal generale Oudinot avevano occupato Civitavecchia. Fallita
la difesa della Repubblica Romana
Giuseppe Garibaldi si diresse verso Venezia per aiutare i patrioti di
Daniele Manin ma giunti nei pressi
delle Valli di Comacchio Anita muore la sera del 4 agosto 1849.
Nel novembre 1849 Garibaldi salpò
per Gibilterra per poi approdare
negli Stati Uniti. Nel 1854 a Caprera
Giuseppe Garibaldi costruì una fattoria e in seguito l’isola divenne di
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sua proprietà.
Nel 1859 vennero istituiti i Cacciatori
delle Alpi che combatterono nella II
guerra di indipendenza dapprima attaccarono Sesto Calende poi Garibaldi occupò Varese quindi sconfisse gli
Austriaci a Varese il 26 maggio 1859
e a San Fermo il 27 maggio 1859. Garibaldi occupò Como e da qui si diresse verso il Lago di Garda e combattè
contro gli Austriaci nella battaglia di
Treponti il 15 giugno 1859. Dopo l’armistizio di Villafranca Giuseppe Garibaldi progettò di ritornare a Caprera
e nonostante il suo malumore per
la cessione di Nizza alla Francia venne coinvolto da Nino Bixio e da altri
patrioti nella spedizione dei Mille. Il
5 maggio 1860 i due piroscafi il Piemonte e il Lombardo comandati da
Garibaldi e Bixio partirono da Quarto
(Genova) e il 7 maggio 1860 dopo
una sosta a Talamone per rifornirsi di
armi le due navi ripartirono verso il
Regno delle Due Sicilie. Il 12 maggio
1860 i garibaldini sbarcarono a Marsala. Il 26 maggio 1860 i garibaldini
conquistarono Palermo poi Garibaldi
il 27 luglio 1860 giunse a Messina e il
1 agosto 1860 vennero liberate Siracusa e Augusta.
Il 21 agosto 1860 sconfissero i borbonici nella battaglia di Piazza Duomo nei pressi di Reggio Calabria.
Il 2 settembre 1860 Garibaldi con-
quistò la Basilicata e il 7 settembre
1860 dopo aver sconfitto i borbonici nella battaglia del Volturno Garibaldi entrò a Napoli.
Il 26 ottobre 1860 ci fu l’incontro
a Teano (Caserta) tra Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi.
Il 29 agosto 1862 Garibaldi tentò di
attaccare Roma partendo da Caprera
arrivò fino a Catania e da qui in Calabria dove venne fermato sull’Aspromonte dall’esercito piemontese.
Nel 1866 Giuseppe Garibaldi partecipò alla III guerra di indipendenza.
Il 21 luglio 1866 Garibaldi sconfisse
l’esercito asburgico a Bezzecca e fu
costretto a fermarsi mentre stava
avanzando in Trentino perché gli Austriaci avevano chiesto l’armistizio.
Il 3 novembre 1867 Garibaldi al
comando di un corpo di volontari
tentò di conquistare Roma ma venne fermato a Mentana dalle truppe
franco-pontificie.
Nel 1870 Giuseppe Garibaldi partecipò alla guerra franco-prussiana.
Combattè a fianco dei Francesi e
sconfisse i Prussiani a Digione.
Nel 1874 Garibaldi diventa deputato del Regno d’Italia.
Giuseppe Garibaldi è morto a Caprera il 2 giugno 1882 all’età di 75
anni per una paralisi alla faringe
che gli impediva di respirare.
Alessandro Legnani
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BNB
1 Giugno 2012
IL VIAGGIO NEL MEDIO EVO
La strada come mezzo di purificazione interiore e commerciale
Oggi il mondo è sempre più piccolo
grazie ad aerei, navi, treni sempre
più veloci e confortevoli e la possibilità di visitare luoghi lontani in tutta
sicurezza, si estende a fasce amplissime di popolazione mondiale. Nei
secoli scorsi non era così, quando
anche piccoli spostamenti erano
disagevoli e spesso rischiosi per le
insidie che presentavano. Tra i tanti
periodi storici ricchi di eventi e diversità culturali, ho scelto il Medio Evo,
di cui la nostra città conserva vestigia
numerose e preziose. Dopo la caduta
dell’Impero Romano, l’Emilia Romagna è tormentata da guerre e occupazioni barbariche, che recano carestie, pestilenze e causano un crollo
demografico. Molte strade di epoca
romana vanno perdute, a seguito
dell’incuria del territorio della nostra
regione e del conseguente straripamento di fiumi che allagano vasti territori. A seguito del degrado delle vie
di terra, la rete di comunicazione più
praticata diventa quella d’acqua, costituita dal Po, a cui le città emiliane
si collegano con canali navigabili detti
navili o navigli, alimentati dai torrenti
appenninici. Bologna è attraversata
dal Canale Navile, derivato dal Reno,
che alimenta mulini. Nel Medio Evo il
viaggio era faticoso e spesso sottoponeva al rischio di aggressioni o rapine.
A questo proposito si costituivano,
quando possibile, gruppi di viaggiatori a cui potevano mescolarsi malfattori che nascondevano le loro reali
intenzioni, per poi agire al momento
opportuno. Ora come allora viaggiare
era una naturale esigenza dello spirito, per ampliare il proprio orizzonte
e le proprie conoscenze. Durante il
percorso era possibile sostare presso istituti caritativi, spesso annessi
ai monasteri, detti ospedali (hospi-
Cultura
talia). Qui era possibile pernottare
su un giaciglio di paglia o su un letto
condiviso con altri e ricevere acqua.
I poveri non pagavano, ai benestanti
era chiesta l’elemosina. Questi istituti
dovevano curare il tratto di strada a
loro vicino. Più avanti, con lo sviluppo del commercio, sorsero osterie
in grado di offrire vitto e alloggio
solo a pagamento. Quali categorie
di viaggiatori esistevano all’epoca? I
mercanti che sono una costante nella
storia dell’umanità, percorrevano instancabilmente tutta la regione, trasportando grano, legname ed altro.
L’adriatico e le vie fluviali erano usate
anche da imbarcazioni veneziane per
distribuire preziose merci provenienti
dall’Impero bizantino. Mercati e fiere
riforniti, costituivano un polo d’attrazione eccezionale per le popolazioni
limitrofe, che potevano vivacizzare
una vita monotona. Inoltre i viaggi
d’affari, attraverso la raccolta di utili
informazioni, servirono a perfezionare la cartografia, che non godeva
dei precisi strumenti di oggi. Molto
praticati erano i viaggi devozionali e
di penitenza che dopo benedizione
sacerdotale, venivano effettuati a
piedi con un bastone (bordone), una
borsa, un recipiente per trasportare
acqua, un po’ di denaro. I pellegrini in
cammino verso Roma erano detti Romei (coloro che sono diretti a Roma).
Il viaggio penitenziale in origine era
comminato agli ecclesiastici che essendosi macchiati di gravi colpe, erano costretti a girovagare senza sosta
per luoghi disagiati, vivendo in povertà e chiedendo l’elemosina. In seguito questo tipo di viaggio si fuse a
quello devozionale, che prevedeva la
visita a luoghi sacri per essere più vicini al divino, chiedere la grazia, ottenere guarigione a infermità fisiche. In
questo senso, eccezionale importanza veniva attribuita alle reliquie dei
santi, come dispensatrici di miracoli.
I pellegrini in genere erano rispettati
ed aiutati e chi si mostrava insensibile
ai loro bisogni, si dice ricevesse punizioni divine. Importantissime vie internazionali attraversavano la nostra
regione, per collegare l’Europa alla
Città Eterna, capitale della cristianità.
Prima fra tutte la famosa via Francigena, la più importante strada europea dell’epoca, capace di collegare
il Mare del Nord al Mediterraneo;
toccava Piacenza per poi attraversare
l’Appennino Tosco Emiliano e dirigersi
a sud fino a Roma. Ma per chi, giunto
in Emilia dal nord Europa, fosse stato
17
intenzionato a visitare la Terra Santa,
era necessario percorrere la via Emilia fino all’Adriatico, per poi affidarsi
al mare. La via Romea Nonantolana
nasceva dall’Abbazia di Nonantola,
una delle più importanti della Pianura Padana, valicava l’Appennino e a
Lucca si collegava alla via Francigena.
In Romagna la strada di collegamento tra l’Europa orientale e la Città
Eterna era l’antica via Popilia, detta
nel Medio Evo Romea, che faceva
riferimento alla costiera adriatica: superate Venezia, Ravenna, si giungeva
all’Appennino ed ai suoi valichi. Altra
categoria di viaggiatori era costituita
dagli studenti, attratti dalle Università, prima fra tutte quella di Bologna,
che dopo un certo periodo cambiavano sede di studio. Erano chiamati
Clerici vagantes (chierici vaganti) perché possedevano alcuni privilegi normalmente accordati agli ecclesiasti.
Inoltre ad essi è riconducibile, grazie
al loro spirito libero, una contestazione dissacrante e ironica riguardante i
costumi del tempo, la divisione della
società in caste, il potere temporale
e spirituale. In definitiva, qualunque
fosse la motivazione dei viaggiatori
medievali, questi garantirono quella
sana circolazione di idee, necessaria
al cambiamento ed alla evoluzione
di ogni società.
Ugo De Santis
nasce Scomodo
Un nuovo progetto che si dedica alla cultura
Nasce Scomodo, un nuovo progetto
rivolto ad imprese, associazioni, artisti che cercano modalità alternative per rilanciare il proprio lavoro.
Mi sono presentato alla giornata
d’inaugurazione, tenutasi il mese
scorso, presso la sede di Leggere
Strutture”. Un ambiente veramente
ricco di particolari, oltre che ospitale ed accogliente.
Come da simbolo della associazione
“Scomodo”, mi trovo davanti un divano con sedute cinque donne, le fautrici di questa nuova realtà bolognese.
Anna Borsaro, Alessandra Cussini, Noemi Frasca, Graziana Lucarelli e Valentina Monari, con profili professionali
diversi, sono unite da una idea comu-
stimento della conferenza stampa.
Preferiscono un procedere meno
formale, più amichevole. Scomodo
sceglie di operare nella direzione
contraria rispetto alle attuali logiche di mercato: Scomodo crede
nelle competenze delle persone,
sviluppa progetti ad hoc insieme ai
propri clienti, sostiene il valore della
diversità culturale, favorisce modalità produttive a basso impatto ambientale, propone l’arte e i percorsi
creativi quali risorse per lo sviluppo,
supporta le economie non monetarie e da ultimo, ma non meno importante, intreccia relazioni umane.
Tutto questo è la neonata associazione Scomodo, dove la serata stes-
Mozzarella di solo Latte di Bufala
Prodotta fresca ogni giorno
Aperto
dal Martedì al Sabato 8.30 - 18.30
Domenica 8.30 - 13.30
ne di creatività e pensiero alternativo.
Scomodo è un gruppo d’ideazione e
organizzazione di progetti culturali,
artistici e di comunicazione che punta
a sviluppare in modo totalmente anticonvenzionale attività di marketing,
didattica, organizzazione di eventi,
creazione di network, ufficio stampa,
promozione artistica.
Si distinguono immediatamente
nella loro presentazione e nell’alle-
sa d’inaugurazione è stata basata su
uno scambio di servizi e competenze senza circolazione di moneta, ma
solamente con la forza e volontà di
costruire qualcosa di assolutamente
nuovo nell’ambito di Bologna e, gli
auguriamo, altrove. Se volete vedere con i vostri occhi il cuore del progetto andate su: www.scomodo.it
Per info: info�scomodo.it
Marcello Cominelli
Garanzia
di latte
italiano
Chiuso
Lunedì
Si accettano prenotazioni
Via dei Carrettieri 15 (Vill. Venturina 2)
Castelfranco Emilia (MO)
Tel./Fax 059.920383
e-mai: [email protected]
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Buone Notizie
Bologna
18
Cinema
BNB
1 Giugno 2012
1000 C.F. 91294980379
Associazione di Promozione Sociale
L'OFFICINA DI SOSTEGNO
per la tutela delle persone disabili
traumatizzate da incidente stradale
INFO: 338.3547919
www.officinadisostegno.org
Biografilm presenta la Contemporary Lives
www.buonenotiziebologna.it
Come ogni anno, anche nel 2012, Bologna ospita una delle più importanti rassegne europee
Biografilm Festival 2012, in partnership con Coop Adriatica, presenterà
a Bologna una selezione di 15 grandi anteprime italiane, documentari
e film tra i più interessanti prodotti
negli ultimi anni, che accompagneranno il pubblico del festival alla
scoperta delle affascinanti biografie
di personalità legate alla recente
storia contemporanea.
Protagonista di molte opere è la
musica, con la sua forza e la sua potenza espressiva: si parte con l’anteprima nazionale del documentario Marley di Kevin Mac Donald
(L’ultimo re di Scozia), dedicato al
più grande musicista reggae della
storia, che attraverso rari filmati di
repertorio e inedite testimonianze
ripercorre la vita del popolare cantante prematuramente scomparso.
Con Mama Africa di Mika Kaurismaki scopriamo Miriam Makeba,
la “voce dell’Africa” e ambasciatrice
nel mondo della libertà di pensiero e di espressione fino agli ultimi
giorni della sua vita. Il film, attraverso materiali d’archivio e interviste,
racconta in 90 minuti tutta la vita
della Makeba. La sua voce e il suo
carisma hanno incantato le platee
di tutto il mondo e tantissimi artisti, come Harry Belafonte che della
Makeba fu il mentore e a cui Susanne Rostock dedica Sing Your Song,
primo documentario biografico sulla superstar della musica caraibica,
attore e attivista per i diritti civili,
che fin dagli inizi della sua carriera
si è battuto per i giovani e contro la
violenza e la segregazione razziale,
accanto a Martin Luther King e Nelson Mandela.
Harry Nilsson, geniale musicista
protagonista del documentario
Who is Harry Nilsson? (And Why Is
Everybody Talkin’ About Him)? di
John Scheinfeld (The U.S. vs John
Lennon e membro della Giuria di
Biografilm 2012), ha vissuto una
popolarità fulminea, come molte
star del suo tempo. Il musicista e
cantautore americano scomparso
nel ’94 - collaboratore tra gli altri
di John Lennon e attivo soprattutto
fra gli anni ’60 e ’70 - divenne famoso per due canzoni che, ironia
della sorte, furono composte da
altri: Everybody’s talkin’ (colonna
sonora de Un uomo da marciapiede) e Without you, riproposta nel
tempo da numerosi artisti. Il film
dipinge un vivace e interessante
ritratto, non solo di Nilsson ma anche di uno dei periodi più fecondi
della storia del rock, il tutto accompagnato da un’intensa colonna sonora.
Tra le “vite contemporanee” di
Biografilm, il lavoro biografico di
Shannah Laumeister su Bert Stern,
carismatico fotografo delle star,
lanciato da Vogue negli anni ’60.
Bert Stern: Original Madman è un
ritratto non convenzionale che cattura l’essenza del grande artista,
raccontato attraverso i suoi incontri
più importanti - come quello con
Stanley Kubrick, per il quale fotografò Sue Lyon in Lolita - fino ai celebri ritratti delle star come Marilyn
Monroe, Liz Taylor e Brigitte Bardot.
Film di apertura di Biografilm 2012
Rebellion, diretto e interpretato da
Mathieu Kassovitz, che torna con
forza dietro la macchina da presa
con un racconto emozionante e
coinvolgente basato su fatti realmente accaduti, nel periodo delle
elezioni nella Francia del 1988 che
videro contrapporsi François Mitterand e Jacques Chirac. La proiezione di Rebellion sarà preceduta dal
corto di Jeremiah Zagar Heart Stop
Beating, in cui si racconta la storia
di due medici visionari, protagonisti di un’importantissima scoperta:
si può vivere anche senza il battito
del proprio cuore.
Chi è The Island President protagonista dell’omonimo film di John
Shenk? È Mohamed Nasheed, primo presidente democratico delle
Maldive (deposto da un colpo di
stato all’inizio del 2012), l’uomo
che ha dovuto affrontare la sfida
più difficile per un politico, quella
per la sopravvivenza del proprio
paese: l’innalzamento di tre metri
del livello del mare infatti rischia di
sommergere le 1200 isole dell’arcipelago, rendendole inabitabili.
Shenk racconta la storia straordinaria di un capo di Stato “diverso”,
che con determinazione ha messo
al centro dell’agenda politica mondiale le Maldive e la loro emergenza ambientale.
Ci spostiamo a New York con Detachment - Il distacco, di Tony Kaye
(American History X): un ritratto
unico e non convenzionale del sistema di istruzione americano visto
attraverso gli occhi del supplente
Henry Barthes - il premio Oscar
Adrien Brody - che cerca di tenere
gli altri a distanza, ma il cui mondo
viene lentamente alla luce attraverso i suoi incontri con gli altri insegnanti disillusi e gli studenti, giovani senza speranze per il futuro.
Fraser Heston è la voce narrante del
primo documentario su suo padre
- il grande attore Charlton Heston diretto da Laurent Bouzereau Charlton Heston & Ben Hur: a personal
journey. Attraverso materiali d’archivio e filmati d’epoca, Fraser ripercorre la carriera del suo famoso
padre raccontando la genesi di un
film che ha segnato un’epoca.
L’Avana e la sua anima eclettica
sono protagonisti di 7 days in Havana, film corale selezionato per
Cannes 2012, che racconta, attraverso lo sguardo di sette registi
- fra cui Benicio del Toro e Gaspar
Noè - sette storie di vita quotidiane e straordinarie ambientate nella capitale cubana nello spazio di
una settimana e interpretate da un
cast d’eccezione, in cui figura anche
Emir Kusturica.
Dopo Cuba e i suoi colori, ecco la
Cina contemporanea con il documentario di Alison Klayman, regista
e giornalista, che per il suo debutto
cinematografico ha scelto di ritrarre il più grande artista vivente cinese, Ai Weiwei. In Ai Weiwei: never
statunitense Dominic Allan, narra
la vita e l’opera dell’artista di origine francese, ex-enfant terrible che
iniziò a dipingere all’età di 38 anni
dopo una vita “spericolata”. Ora è
uno dei più originali pittori contemporanei, tra i più quotati al mondo.
Steve Jobs - The Lost Interview, ci
porta agli albori della carriera del
padre della mela più nota al mondo, Steve Jobs, scomparso lo scorso ottobre: il film riporta alla luce
un’intervista del 1995, in cui Jobs
racconta la nascita della rivoluzione targata Apple e ricorda i giorni
in cui, “affamato e folle”, insieme al
collega Steve Wozniak, ha ideato e
assemblato il primo Mac, fondando
la compagnia che oggi vale oltre
500 miliardi di dollari.
Big boys gone bananas di Fredrik
Gertten è la storia di un film che
non avremmo mai dovuto vedere: la vittoria di 12 raccoglitori di
banane del Nicaragua, che avevano intentato una causa contro
il colosso delle esportazioni Dole
Food Company. Selezionato per il
Los Angeles Film Festival nel 2009,
The island president di Mohamed Nasheed
sorry, Klayman racconta la figura
irreverente dell’artista che ha osato
sfidare la censura cinese, attraverso
l’utilizzo dei social media per comunicare la sua arte.
È il turno di un altro artista, anticonvenzionale almeno quanto
l’altro: Jean Marc Calvet. Calvet,
documentario diretto dal regista
Detachment di Adrien Brody
fu quasi immediatamente rimosso dal programma a causa di un
messaggio arrivato alla direzione
artistica dalla multinazionale della
frutta. Il documentario, raccontando la storia personale del regista,
fa luce sul gioco di potere delle
multinazionali, capaci persino di
influire sulla libertà di espressione
nella settima arte.
Letters from the Big Man di Cristopher Munch, è uno dei più originali film sulla leggenda di Big Foot e
racconta la storia di Sarah, idrologa
per conto del Governo, che dopo
la dolorosa rottura di una relazione cerca nella natura selvaggia un
modo per ritrovare sè stessa, accettando di lavorare per il Forest
Service nel Sud dell’Oregon. Dopo
una serie di misteriosi accadimenti, Sarah intuisce di essere accompagnata da una strana presenza,
che cerca un modo di comunicare
con lei. Sarah verrà poco a poco a
conoscenza di alcune sorprendenti rivelazioni sul Governo e sui Big
Foot, le leggendarie creature abitanti dei boschi.
M.C.
ANLADI
PROGETTI
2012
SEDE c/o Studio legale Russo Valentini, Via Marconi 34 - 41122 Bologna
www.annulliamoladistanza.org / [email protected]
BNB
Teatro
1 Giugno 2012
19
il dovere di sollevare i tombini con i bastoni secchi!
Nel corso del mese di maggio, Il Teatro San Martino di Bologna, uno
dei teatri più importanti della nostra città, ha chiuso definitivamente le porte al pubblico, ritornando
un posto sconosciuto a molti. Roberto Latini, fino ad allora direttore artistico del teatro, in conferenza stampa, ha annunciato che
Bologna aveva perso non solo un
teatro di qualità, ma un luogo che,
attraverso di esso, in tanti avrebbero potuto riscoprire.
Dal biennio del Percorso di Formazione per Attori del Teatro San Martino, sono usciti nove ragazzi, che
hanno cercato di fare un appello, in
tre giorni, attraverso un programma pieno di performance e spettacoli, dibattiti e confronti, in cui il
messaggio che veniva lanciato era
lampante: il teatro deve vivere, per
il bene di tutti.
Ho intervistato due loro portavoce:
Marta Sappa e Laura Pompetti.
Cos’è successo in questi tre giorni,
cosa avete concretizzato?
Abbiamo incontrato gente contenta, che ha spiegato di non essere
mai stata in un teatro. Alcuni poeti,
in un loro intervento, hanno confessato di vivere, in passato, in un
loculo senza rendersi conto di niente. Negli anni ’90 è nata una nuova
forma di aggregazione attorno ad
altri spazi, non di tipo culturale, ma
facenti capo a bar e pub. Questo
non è sbagliato, ma ha reso elitario
ciò che normalmente è parte della
vita sociale: è nata così anche la politica. Ci è stato detto che anche noi
facciamo politica, ma ogni atto è
politico! Noi ribadiamo che ciò che
facciamo non è politica ma polis, in
questi giorni qui c’erano bambini,
gente che danzava e cantava, c’era
polis: un’aggregazione sociale vera,
che diventa presupposto da cui
nasce la vera politica. Esiste il problema di comunicare, di renderci
visibili: se organizzi uno spettacolo
al teatro San Martino, non ottieni
gran spazio mediatico. Invece in
questi tre giorni abbiamo lanciato
il nostro appello, fatto notizia, tutto
nello stesso luogo. Molte persone
nuove, grazie ad una iniziativa che
era gratuita, si sono avvicinate a
noi, prendendo coscienza delle nostre problematiche. Tuttavia bisogna che, oltre all’opinione pubblica,
anche lo Stato abbia a cuore le sorti
dei lavoratori dello spettacolo e li
consideri un prezioso patrimonio
da tutelare. Il teatro è importante in
quanto linguaggio che appartiene a
tutti. Il teatro ripropone il mondo. È
specchio della realtà, ma al tempo
stesso la reinventa. Noi abbiamo
portato un linguaggio altro, non
avevamo intenti rivoluzionari e
questa diversità non è stata ancora
capita. Oggi le parole stanno diventando sterili, nella vita di tutti i giorni parliamo tutto il tempo di niente.
Le assemblee sono importanti, ma
spesso sono riservate a pochi e non
si aprono verso l’esterno. Qui era-
vamo in un luogo aperto a tutti, con
anziani e bambini che guardavano
qualcosa e parlavano di quello che
stava accadendo: questo è il valore
reale di un’assemblea.
Le persone non si pongono certe
domande, non per mancanza di
interesse verso il teatro, ma per
mancanza di formazione. Siete
d’accordo?
Oggi è facile aderire ai modelli televisivi e la tv può diventare una forma di educazione violenta. Tornare
in piazza e parlare di polis, significa
portare cultura e teatro, estendendoli ad un’assemblea comune, per
poi riportare il teatro nella sua sede
naturale. Anche la filosofia in origine è partita dal popolo, dalla polis, per poi diventare elitaria. Così
facendo la cultura si è allontanata
dall’uomo ed ha perso il senso delle
parole, che è ciò che bisogna ritrovare. Bisogna ritrovare il verso che
è simbolico, evocatore di immagini
in un modo che è andato perduto nel linguaggio comune. Forse
il verso ci può salvare. In una vita
non possiamo vivere tutte le esperienze, ma se ad esempio leggiamo
un libro, assorbiamo conoscenze,
emozioni, abbiamo mille potenzialità in una vita sola. Se provi questa
immaginazione, questa bellezza, la
vita è molto più reale e diventi più
consapevole di essa, piuttosto che
portare a spasso il tuo corpo senza renderti conto di ciò che accade intorno. C’è da aggiungere che
spettacolo e teatro sono differenti:
il primo comincia e finisce nel momento in cui lo si fa, il secondo comincia dopo e lì è una questione di
coscienza. Nel momento in cui sono
in scena, non sono io, lì da sola non
sono niente, sei tu, dall’interazione
tra te e me nasce qualcosa di unico
e tu crei tanto quanto me. E’ una
sinergia di tanti elementi che consente di essere vivi tanto sul palcoscenico, quanto nella vita.
Come avete preso la non partecipazione di Fortebraccio Teatro e
Roberto Latini?
Condivido, è una scelta coerente:
lui aveva preferito attuare la politica del silenzio, iniziando senza
presentare la stagione teatrale e
concludendo con la chiusura del
teatro. Noi abbiamo fatto l’opposto, ponendoci in antitesi: il rumore
contro il silenzio. Poi possiamo domandarci se la scelta del silenzio e
della rinuncia sia condivisibile. Lui
ha dato una sua impronta particolare, che comunque ha portato questo teatro ad essere riconosciuto.
Lo ha fatto con politiche di mercato.
Roberto ha avuto tanta fiducia che
il pubblico potesse partecipare alle
sue iniziative e invece la gente non
è venuta. Non sappiamo se c’è stato
un problema di comunicazione, fatto sta che molti appassionati di teatro non sono venuti a conoscenza
della programmazione di Roberto,
che era veramente formativa. In tal
senso è stato sprecato tanto lavoro.
vato dall’amore per il Teatro San
Martino e dalla necessità di farlo
conoscere a tutti: non l’abbiamo
voluto occupare ma occuparcene,
farlo vivere e prendercene cura.
Tutto è partito dal cuore e non
pensavamo di ottenere tanta risonanza e non volevamo sfruttare il
nome di Latini. Molta gente venuta in questi tre giorni non sapeva
niente del San Martino, di teatro,
di Latini e noi abbiamo consentito
loro di conoscere il nostro lavoro,
in un contesto rilassato e informale. Forse potevamo farlo in un
altro luogo, ma abbiamo ottenuto
qualcosa di buono, con tanta fiducia e senza pretese.
Cosa pensate possa succedere
dopo questa tre giorni?
Difficile vedere il futuro e capire
quali risultati possa ottenere la
nostra iniziativa. Importante è che
Forse cercava di realizzare un teatro d’elite?
No, il suo era un teatro di qualità.
Lui non voleva chiamare il popolo
col megafono, ma aveva aperto a
tutti, voleva un teatro pluralista.
Non era un freddo burocrate, né
un imbonitore. Ha aperto il teatro, ma non poteva andare in giro
con la macchina e urlare: venite!
Per quanto riguarda l’organizzazione del nostro evento in questo luogo, al di là dei dubbi sulla
bontà della scelta, è stato moti-
passi il giusto messaggio: basta a
tagli, chiusure, censure! Che possa germogliare un piccolo seme
di speranza che sia ponte oltre le
paure e attivi cambiamenti positivi. Non vogliamo che ciò che
abbiamo fatto sia motivo di strumentalizzazione: questa non è
protesta, non è occupazione, non
è atto di rivolta, ma un dialogo civile, un momento di festa condivisa
del teatro e della cultura.
Marcello Cominelli
In redazione Ugo De Santis
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Questo è lo slogan che la "Formazione" ha portato avanti nella tre giorni del Teatro San Martino
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Arte
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VIRTUAL COOP
Cooperativa Sociale
ONLUS
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1 Giugno 2012
Adolfo WILDT: IL VOLTO E L’ANIMA
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Mostra a Forlì. un genio della scultura ingiustamente dimenticato
“Fin da ragazzo studiai con selvaggia intensità i nostri maestri antichi.
E’ questo studio, lungo e faticoso,
l’unica fonte della mia arte e a questo aggiungo il mio potente bisogno
di sincerità.” (A. Wildt)
Strana sorte quella dello scultore
Adolfo Wildt (Milano 1868- Milano
1931): contestato da certa critica
a lui contemporanea, sia conservatrice, sia progressista, per il suo
eclettismo e anticonformismo, per
l’estraneità alle avanguardie artistiche del suo tempo, per la sua
originale visione che lo rendeva inclassificabile e non riducibile ad un
canone, perché unico e asservito
esclusivamente alla sua creatività
geniale e originale. Acclamato artista durante il Ventennio Fascista
e autore di busti del Duce amati
prima e odiati dopo la caduta del
fascismo. Rimosso completamente dalla memoria ai nostri giorni
(perché ritenuto lontano da una
visione moderna della scultura?
Perché ritenuto artista di regime?).
E infine negli ultimi anni riscoperto
e proposto al pubblico come uno
dei massimi scultori del 900. In
quest’ottica si inserisce la mostra
forlivese dal titolo:”Adolfo Wildt.
L’anima e le forme tra Michelangelo e Klimt”. La prima cosa che colpisce, nelle opere dello scultore, è la
straordinaria abilità tecnica con cui
sapeva trattare il marmo, lisciandolo in continuazione, per ottenere una purezza sorprendente, una
levigatezza traslucida, che andando oltre le forme, arriva a cogliere
l’anima dei suoi soggetti, attraverso una nudità essenziale che è sì
classica, ma rielaborata con gli occhi di un moderno. Scriveva il critico d’arte Mario Tinti nel 19: “Wildt
è arrivato attraverso spiritualizzazioni estreme di piani e di volumi, di gesti e di espressioni a una
plastica ascetica di una intensità e
di una profondità da lungo tempo
non raggiunte.” Il Nostro parte dalla cultura romantica di fine 800 e
dallo studio dell’arte classica, per
sviluppare influenze simboliste,
neogotiche, barocche, metafisiche
ed espressioniste. Oltre alle ope-
re di Wildt, la mostra espone una
selezione di quadri e sculture di
quanti lo influenzarono, dai classici
(Fidia, Michelangelo, Canova, Bernini, Antonello da Messina e altri),
ai moderni (Rodin, Klimt, Casorati,
Morandi, De Chirico, ecc.) con cui
i curatori della mostra intendono
dimostrare la relazione esistente
tra questi e Wildt e sottolinearne
la profonda cultura e l’amore per
lo studio. Appartenente ad una
famiglia poverissima di origini svizzere, fu costretto sin da bambino
a lavorare di giorno e studiare arte
di notte. Lavora nella bottega di un
barbiere, poi in quella di un orefice, infine in quella di un marmista,
dove apprende i rudimenti del suo
lavoro. A 18 anni è già famoso per
la sua maestria nel levigare il marmo. Riesce a frequentare l’Accademia di Brera, dove gli è possibile
ammirare riproduzioni in gesso di
statue di scuola ellenistica che diventano un riferimento culturale
fondamentale. Nel 1892 esegue il
ritratto della moglie Dina, sposata
l’anno precedente: è l’inizio della
sua carriera. Comincia ad esporre,
farsi apprezzare, vendere le sue
creazioni. Uomo tormentato, vive
momenti di crisi estrema, durante
i quali si isola nel suo studio. È tormentato dal demone della creatività, che lo spinge alla ricerca di una
perfezione ossessiva. Soffre, lavora
come un folle, non è mai contento:
arriva a distruggere alcune opere.
Lavora ad una monumentale fontana per 12 anni! Un mecenate lo
sostiene psicologicamente ed economicamente e quando muore nel
1912, l’artista è come smarrito: “…
solo con la mia arte terribile, ammirata sì, esaltata, se volete, ma
tutt’altro che popolare, la miseria
non tardò a ribussare alla mia porta.” Un collega, ha bisogno di un
finitore di marmo e Wildt nascostamente pulisce le sue sculture,
per 30 lire al giorno, somma favolosa per quei tempi, come ricorda
più tardi. Nel 19 arriva il successo
popolare. Riceve il sostegno di
Margherita Sarfatti (raffinata intellettuale, amante di Mussolini e sua
educatrice). È ammirato da D’Annunzio e Pirandello. Riceve titoli e
riconoscimenti ufficiali. Durante il
ventennio rifiuta di italianizzare il
suo cognome. Si dice che uno dei
modi di levigare il marmo da parte
dell’artista, per raggiungere quella
speciale luminosità, sia stato quello di lisciarlo più volte con stracci
imbevuti di urina.
Forlì. Musei San Domenico, Piazza
Guido da Montefeltro. Fino al 17
Giugno 2012. Da martedì a venerdì
9.30-19.00; sabato, domenica, giorni festivi 9.30-20.00. Lunedì chiuso.
Biglietti: intero € 10; ridotto € 7.
Ugo De Santis
La casa
di bronzo
Dal 1 giugno al 9 settembre 2012 il
MAMbo - Museo d’Arte Moderna di
Bologna apre i suoi spazi espositivi
a Plamen Dejanoff per ospitare The
Bronze House, una spettacolare mostra a cura di Gianfranco Maraniello
che si inserisce nel percorso di avvicinamento alla costruzione del più
prezioso e imponente monumento
in bronzo mai realizzato nell’arte
moderna e contemporanea.
Con The Bronze House Plamen Dejanoff intraprende il progetto a lungo
termine più ambizioso finora mai
realizzato nel corso di una carriera
orientata verso l’esplorazione dei
legami tra arte e processi economici
e l’indagine sul ruolo dell’artista e le
sue possibilità operative nella società contemporanea, che lo ha reso
una figura controversa e spiazzante,
costantemente in bilico tra un’abile
manipolazione di strategie estetiche mutuate da dinamiche tipiche
della società tardo-capitalista globalizzata e una critica ironica quanto disincantata al sistema dell’arte.
L’artista inizia nel 2006 a delineare e
sviluppare il monumentale progetto
Planets of Comparison per la sua
città natale Veliko Tarnovo, un affascinante centro di origine medievale
che conserva ancora oggi intatte le
tracce del glorioso passato di capitale del Secondo Impero Bulgaro. Nel
centro della città Dejanoff acquisisce una serie di cantieri in cui prevede di costruire alcune infrastrutture
in bronzo per la creazione di un centro culturale di utilizzo pubblico che
comprenda una biblioteca, un cinema, un teatro, uno spazio espositivo, un laboratorio per la produzione
artistica. Successivamente il suo
intento originario si modifica estendendosi fino al concepimento di una
impresa più ampia e complessa, in
cui l’artista riveste contemporaneamente le funzioni di manager,
curatore, architetto, designer e collezionista, la cui riuscita è subordinata alla compartecipazione di un
network di partners internazionali
tra artisti, curatori, collezionisti, musei, gallerie e case editrici. Per raccogliere i fondi necessari all’attuazione
della sua idea, Dejanoff istituisce
una specifica Fondazione che promuove attraverso una meticolosa
strategia di marketing.
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ATTIVITÀ EDITORIALE
Realizzazione e gestione
di strumenti editoriali
sia cartacei che on-line.
Inizia la stagione e stiva con progetti dedicati ai bambini in città
33° Festa dei bambini:
“La vita rinasce in un incontro”
che si terrà a Bologna, da martedì 1 a domenica 6 giugno a
Parco Tanara. Oltre alla festa,
come ormai da tradizione, l'Associazione “Famiglie per l’Accoglienza” sarà presente con
un proprio spazio. Si segnalano
in particolare due occasioni, la
proiezione del film-documentario di Emanuel Exitu “La mia
casa è la tua” mercoledì 2 giugno ore 21 con la presentazione di Morena e Carlo Ugolini
e il film “A casa per cena” nelle serate del 3, 4 e 5 giugno
alle ore 19,30 presso lo stand
di “Famiglie per l’Accoglienza” dove sarà possibile anche
cenare con i protagonisti del
film “La mia casa è la tua” (la
prenotazione obbligatoria via
mail a: cinziaferri�acantho.it
o via sms al 347.4491178; costo
di € 15,00).
CONCERTI
AL PARCO
Anche quest’anno presso il Parco dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa (San Lazzaro),
fino al 17 giugno 2012, si svolge
la tradizionale rassegna “Concerti
al Tramonto” Armonie di suoli e
luoghi, rassegna musicale nei luoghi più belli del Parco. I concerti
sono tutti gratuiti, della durata di
un’ora e 15 circa. In caso di pioggia non verranno annullati.
Info: www.parcogessibolognesi.it
1 Giugno 2012
21
9 giugno: BOLOGNA PRIDE 2012
Il Bologna Pride è una serie di
manifestazioni organizzate dalla
comunità gay, bisessuale, lesbica
e transessuale.
Le manifestazioni si svolgono sia
per ricordare il trentesimo anniversario della storica sede dell’Arcigay il Cassero e anche per ricordare il trentesimo anniversario
li come soggetti di diritto sia il
matrimonio omosessuale che le
unioni omosessuali.
La legislazione italiana non riconosce il matrimonio omosessuale
che viene qualificato come inesistente per il fatto che il matrimonio può essere celebrato solo tra
un uomo e una donna.
che devono essere risolti.
della legge 14 aprile 1982 n.164
nota anche come legge sul cambiamento del sesso.
L’Italia è stato uno dei primi Paesi
al mondo a varare una legge sul
cambiamento del sesso mentre ancora sussistono dei forti pregiudizi
riguardo alle coppie omosessuali.
Le legislazioni straniere riconoscono sia le persone omosessua-
La convivenza e le unioni omosessuali in Italia sono ancora osteggiate e sono ancora molto diffuse
l’omofobia e la bifobia cioè la paura
e i pregiudizi verso le persone omosessuali e bisessuali.
In Parlamento ci sono delle proposte di legge a favore degli omosessuali ma è innegabile che ci siano
molti problemi giuridici e morali
omogenitoriale e dei diritti degli
omosessuali e di come esista già
una legislazione europea per la
tutela dei diritti dei gay e delle
lesbiche.
PREMIO LETTERARIO
NAVILE CITTÀ DI BOLOGNA
Opere inedite scritte in lingua
italiana, in lingua dialettale o
in altra lingua, con traduzione
a fronte, dedicato a Marino Capacci Termine ultimo Iscrizioni:
30 Giugno 2012.
Il Quartiere Navile, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultu-
ra del Comune di Bologna, della
Regione Emilia-Romagna, della
Provincia di Bologna, e con la
collaborazione di Coop Adriatica
Scarl, di Atc Spa, e di Radio Tau,
indice il 14° Premio Letterario
Navile Città di Bologna per opere inedite scritte in lingua italia-
Uno degli incontri previsti dal
Pride si è tenuto venerdì 4 maggio 2012 alle ore 16,30 presso
la Sala Feste della Facoltà di
Giurisprudenza dell’Università
di Bologna nella quale gli avvocati, i magistrati e i giuristi
hanno parlato della famiglia
Altre iniziative sono l’elezione di
Miss Lesbo o il Divergenti Festival.
Il Bologna Pride è iniziato il 14 aprile 2012 e si concluderà il 9 giugno
2012 con un corteo che partirà dalna, in lingua dialettale o in altra
lingua, con traduzione a fronte,
secondo temi e schemi liberi.
Le opere devono essere presentate all’Ufficio Cultura del Quartiere Navile, in via di Saliceto, 5 40128 Bologna entro e non oltre il
30/06/2012, direttamente dalle 9
alle 12.30 dal lunedì al venerdì, e
dalle 15 alle 17.30.
Info e scadenze:
http://www.flashgiovani.it/libri/
bandi/id-2302/
la sede dell’Arcigay per arrivare in
Piazza Maggiore.
Per maggiori informazioni sul Bologna Pride ci si può recare all’Arcigay
in Via Don Minzoni 18 o alla sede
del Movimento d’Identità Transessuale in Via Polese 15.
Si può telefonare allo 051.6494416
oppure allo 051.6492684 o ancora
allo 051.271666.
Si può inviare una e-mail agli indirizzi:
cassero�cassero.it
bologna�arcilesbica.it
mitbologna�libero.it
info�bolognapride.it
Siti Web:
www.ilcassero.it
www.bolognapride.it
Alessandro Legnani
FRICANDÒ
Dal 22 al 24 giugno le Vie e
Piazze del centro di San Pietro
ospitano espositori provenienti
da tutta Italia, che propongo le
loro novità, curiosità e specialità enogastronomiche. I visitatori potranno curiosare ed acquistare tra le tante bancarelle,
degustare le specialità locali
nei vari punti ristoro, e allietare
la propria serata godendosi gli
spettacoli di intrattenimento.
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FESTA
D’INIZIO
ESTATE
Eventi
22
Il Banditore
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manager
VIRTUAL COOP
Cooperativa Sociale
ONLUS
1 Giugno 2012
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parlare del nulla?
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di abbindolare il
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non arrivi
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1 Giugno 2012
Sudoku avanzato
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del romanzo “Le ruspe del Parma”. Buon divertimento!!!
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doppio Rebus
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Lo Sfizio
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REBUS (6.5.)
La Dama per tutti!
Concludiamo l’analisi della 4° pos. e proseguiremo con spiegare la 5° che ha
una manovra altamente spettacolare di patta.
Tratto al N.: 30-26, 17-13, 26-30, 13-10, 30-27, 10-6, 27-23, 6-3, 23-20, 3-7,
20-23, 7-12, 23-20, 12-16, 20-15, 18-13, 15-19, 16-20, 19-22, 20-23, 22-26,
13-17, 26-29
b) 31-27, 29-26, 23-28, 26-22, 27-23, 22-18, 23-20, 18-14, 20-15, 14-10, 2823, 10-14 c), 17-13, ..etc. B.V.
a) 26-30 perde con 17-21 b.v.
b) 9-13 perde con 23-19 b.v.
Ed eccoci alla 5° posizione. Una posizione di patta che deriva dal gioco inglese ma con una manovra molto più interessante nel gioco italiano. Come
possiamo vedere il nero è prossimo a prendere il pezzo in 18 con la mossa
10-14 (diagr. 2) ma ecco il sacrificio che ti salva: 17-13!, x, 28-23, 17-21,
23-19, 21-26, x, 11-15 a) 12-7, 7-3, 30-26, 3-7, x, 7-12, 16-20 b) 18-14, x, x,
10-6!, x, 6-11, 19-22, x, 22-18 pari sotto pezzo.
a) 26-30, 12-7, 30-26, 22-19, 21-26, 19-14, 9-13x, x, patta, se 11-15 anziche
9-13 (diagr. 3) addirittura il N. perde con 14-11, x, 7-3x, x, b.v.
b) 15-20, x, 19-14, 15-11, x, 12-15 b.v.
Ed ecco i problemi che vedremo a breve nel sito della C.T.P., tutti risolvibili
in 5 mosse.
Arrivederci a luglio!
di Federico Piras
Trova le 4 differenze
Ufficio Stampa
Giuseppina Carella
Le soluzioni dei giochi le trovi sul sito: www.buonenotiziebologna.it
Buone Notizie Bologna mensile.
N. 29 distribuito il 1 giugno 2012
Registrazione c/o Tribunale di Bologna
n. 8003 del 01/10/2009
Proprietà:
Virtual Coop Cooperativa Sociale ONLUS
Viale Lenin, 55 - 40138 Bologna
Tel. 051.533106 - Fax: 051.530761
www.virtualcoop.net
Redazione c/o Virtual Coop
Direttore Responsabile: Maurizio Cocchi
Coordinatore: Marcello Cominelli
Ufficio Stampa: Giuseppina Carella
Redattori: A.Legnani, U. De Santis,
G.cacchiani, G.Fabbri, P.Genderico
Grafica: Gaetano Pancetti
www.buonenotiziebologna.it
Marketing: Maria del Mar Làzaro
[email protected]
[email protected]
[email protected]
Stampa: Galeati Industrie Grafiche s.r.l.
Via Selice, 187/189 - 40026 Imola (Bo)
www.galeati.it
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... tutta la telefonia
La ricetta del mese
Budino della Giuliana
Ingredienti per 8 persone:
• 1L di panna fresca
• 100 g di cioccolato fondente
• 90g di zucchero
• 4 uova intere
• Una bustina di vanilina
• Un cucchiaio di Rhum
• 250g di zucchero da caramellare
Preparazione:
tagliare il cioccolato a scaglie e mescolarlo con lo zucchero; aggiungere
un po’ per volta la panna con la frusta.
Porre a bagnomaria, farlo scogliere e
poi lasciarlo raffreddare.
Montare, in un’altra ciotola, le uova
con la vanillina e il rhum. Aggiungere il composto di panna e cioccolato.
Caramellare 250g di zucchero a fuoco
basso, poi versarlo in uno stampo con
il buco al centro. Aggiungere il composto precedentemente preparato, e
farlo cuocere a bagnomaria sul fornello, coperto, per 35 minuti e 10 minuti
scoperto. Servire freddo.
Oroscopo
di Giugno
Le previsioni del Mago di Durbio
ARIETE
Ci sono molte novità importanti che
ti aspettano a giugno. Cambiamenti attesi oppure a sorpresa, nella
sfera affettiva o in quella familiare,
in quella lavorativa o nella tua vita
sociale.
TORO
Giugno sarà un mese abbastanza
sereno, caratterizzato da tanta voglia di proseguire sulla strada già
intrapresa. In famiglia, attorno a te
e nel tuo cuore, regna equilibrio e
serenità.
GEMELLI
Giugno potrebbe essere il tuo
mese, e non soltanto perché festeggi il tuo compleanno (se fai parte
della seconda o della terza decade).
www.buonenotiziebologna.it
CANCRO
Giugno si annuncia come un mese
ricco di alti e bassi. Ci saranno momenti piacevoli, ma più spesso dovrai affrontare preoccupazioni e
tensioni familiari che rischiano di
ripercuotersi anche in altri ambiti.
LEONE
Basta con le insoddisfazioni, la
scontentezza e quella sensazione
di intima frustrazione che ti hanno
accompagnato troppo a lungo!
A Venere, in Gemelli già da un po’di
tempo, questo mese si affiancherà
Giove dal giorno 11.
VERGINE
Giugno non si annuncia come un
mese riposante. Venere in Gemelli,
Nettuno in Pesci e dal giorno 11 anche Giove, ti faranno i dispetti.
BILANCIA
Un sostanziale equilibrio tra configurazioni positive e più tese si disputano il podio per tutto il mese,
lasciando a te il libero arbitrio e la
possibilità di decidere tramite scelte e impegno.
SCORPIONE
Giugno inizierà al rallentatore per
prendere velocità giorno dopo giorno. Molte situazioni, familiari o legate alla sfera economica, stanno
per migliorare..
SAGITTARIO
Cattivo umore in aumento! A giugno purtroppo alcune questioni,
forse già accennate nel periodo
precedente, potrebbero esasperarsi.
CAPRICORNO
Qualche tensione familiare potrebbe farsi largo nella parte centrale
del mese. Se vivi già dei rapporti
piuttosto logorati, dovrai fare appello alla tua diplomazia, se esiste.
ACQUARIO
Ti aspetta un ottimo mese, all’insegna della cordialità, della generosità, della gioia di vivere e della tranquillità. In famiglia o tra gli amici,
sarai benvoluto, adorato quasi.
PESCI
Giugno non sarà un mese riposante.
Venere in Gemelli, Marte in Vergine,
e dal giorno 11 anche Giove, saranno tesi nel tuo cielo. Soprattutto in
famiglia, potresti avere un eccessivo
risentimento in alcune questioni che
in realtà avrebbero bisogno di maggiore comprensione.