la gestione durevole del castagno da parte dell`agricoltura

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la gestione durevole del castagno da parte dell`agricoltura
LA GESTIONE DUREVOLE DEL CASTAGNO DA PARTE
DELL’AGRICOLTURA
PREMESSA
Questo breve testo va considerato come rivendicazione del settore agricolo, volta a reintegrare
la gestione del castagno all’azienda contadina.
Come verrà dimostrato la gestione del castagno rientra perfettamente nei compiti dall’azienda
agricola. Compiti stabiliti sia nella costituzione sia nel nuovo orientamento della politica
agricola federale.
Il recupero delle selve castanili ticinesi è basato su di un concetto globale ampiamente
approfondito che considera tutte le funzioni e aspetti legati a questo generoso albero.
All’interno di questa concezione la gestione del castagno ha un ruolo molto importante
chiaramente rialacciabile all’azienda agricola familiare di oggi.
INDICE
1. Introduzione storica
2. Il recupero del castagno
2.1 Gruppo di lavoro sul castagno
2.2 Gli interventi di recupero
2.3 Gestione
2.4 Concetto globale
2.5 Concetto pratico
2.6 Gestione corrente
2.7 Commercializzazione
2.8 Ricerca
2.9 La funzione agricola della selva castanile
2.10 Funzione ambientale
2.11 Albero ad alto fusto
2.12 Criteri di sussidiabilità
2.13 Principio generale
2.14 Parametri di gestione
2.15 Variante proposta
2.16 Ente di controllo
2.17 Aerali potenzialmente sussidiabili
5. Conclusioni
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1. Introduzione storica
La possibilità di conservare i frutti e la sua elasticità ecologica e selvicolturale hanno fatto del
castagno l’albero per eccellenza. L’albero del pane attorno al quale è nata una vera e propria
simbiosi uomo-albero dettata dalle costrizioni geografico-ambientali tipiche delle zone
montane dell’Arco Alpino. In queste condizioni il castagno ha rappresentato per molti secoli
non solo la base alimentare di sostentamento, ma anche il punto di riferimento
dell’organizzazione politica, sociale e amministrativa della società contadina.
Il castagno è così da sempre entrato a far parte integrante dell’azienda agricola: dalle selve
non si traevano solo i frutti, ma anche lo strame per il letto di stalla, le superfici di pascolo e/o
di sfalcio ed altri importanti prodotti accessori (combustibile, bacche, funghi e fonte di polline
e nettare per le api mellifere); dai cedui si producevano inoltre la paleria e la legna da ardere.
L’integrazione della selva nell’azienda agricola ha conferito il tipico aspetto ai villaggi
sudalpini, caratterizzati da una cintura di castagneti nelle zone più prossime ai nuclei abitativi.
le selve sono quindi a giusta ragione da considerare una componente strutturale di primaria
importanza del paesaggio sudalpino.
Purtroppo il progressivo disinteresse per questa coltura a partire dall’ultimo dopoguerra ha
generato uno stato di abbandono della fascia castanile, accompagnato da un progressivo
degrado della struttura dei popolamenti.
Una volta abbandonati a se stessi i castagneti non sono in grado di sostenere la concorrenza
della vegetazione naturale e subiscono un inselvatichimento.
Le principali conseguenze di questa evoluzione sono:
la colonizzazione dei castagneti da frutto da parte di altre specie arboree, che sono, a
seconda delle condizioni di partenza e della stazione: Betula spp., Populus tremula, Quercus
petraea, Quercus pubescens, Tilia cordata, Fraxinus excelsior, Acer pseudoplatanus, Prunus
avium, Carpinus betulus, Pinus sylvestris, Fagus sylvatica, ecc.;
scomparsa del manto erboso, normalmente adibito a pascolo nell’ambito della
tradizionale gestione a selva del bosco;
invecchiamento degli alberi da frutto e formazione di chiome squilibrate in seguito alla
prolungata assenza di potature e agli attacchi di cancro corticale;
degrado delle infrastrutture accompagnatorie, quali sentieri, terrazzamenti, muri
perimetrali o di sostegno, ecc.
Allo stato attuale delle cose è quindi l’incuria la peggior minaccia per l’areale dei castagneti
da frutto. L’epidemia del cancro corticale della corteccia, inizialmente visto come una
minaccia mortale per il castagno, è attualmente in una fase regressiva grazie alla comparsa di
una forma meno virulenta del fungo.
2. Il recupero del castagno
Nell’ultimo decennio abbiamo assistito a varie iniziative volte a recuperare sia dal lato
culturale che colturale il castagno. La densità storica della materia ha mosso tutti i settori
direttamente e indirettamente toccati. Le iniziative sono sfociate, nell’istituzione del gruppo
del castagno, in una grande attività di ricerca storica scientifica e nella messa in pratica del
recupero di selve castanili.
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2.1 Gruppo di lavoro sul castagno
Ufficialmente il Gruppo di lavoro sul castagno è stato istituito dal Consiglio di Stato il
2 luglio 1991 e riconosciuto quindi a livello politico.
Gli scopi del gruppo sono:
•
coordinare tutte le attività legate al castagno in Cantone Ticino, in particolare il
recupero delle selve;
•
promuovere e coordinare le ricerche scientifiche e divulgarne i risultati;
•
promuovere gli impianti per la produzione di materiale generativo adatto alle nostre
condizioni: tecniche vivaistiche e d'innesto;
•
salvaguardare, conservare e diffondere le varietà indigene di castagne da una parte e
quelle pregiate atte ad una produzione di qualità dall'altra;
•
elaborare le indicazioni per il trattamento delle castagne sia come frutto fresco che
come castagne secche e farina;
•
promuovere e collaborare all'organizzazione della formazione tecnica nel campo della
castanicoltura;
•
collaborare all'elaborazione di direttive atte a salvaguardare i singoli alberi o selve di
particolare importanza paesaggistica e culturale.
2.2 Gli interventi di recupero
Tramite la Sezione forestale cantonale è stato possibile procedere al recupero di selve castanili
in diverse località del Cantone. In particolare i progetti in corso sono:
Arosio: dal 1992
Avegno: dal 1992
I costi restanti, dedotti i sussidi, sono a carico degli enti locali (Patriziati).
Dal 1992 sono stati allacciati dei contatti con il Fondo per la protezione del paesaggio, che
finanzia in parte assieme al Cantone ed altri Enti (Ente turistico, Regione di montagna, Pro
Patria e dei proprietari stessi) interventi di recupero nelle zone:
Alto Malcantone: dal 1994
ca 80 ettari nei Comuni di Arosio, Vezio, Mugena e Fescoggia
Calonico: dal 1994 (ca. 2ha)
Una delle selve più alte del Cantone Ticino. Si tratta di un progetto concluso da pochi giorni.
Sagno: inoltrato nel 1994 (ca. 2ha)
In una zona meridionale del Cantone
Biasca S. Petronilla: dal 1995 (ca. 3ha)
Oltre a tutte queste zone recuperate sono da considerare le aree ancora gestite attivamente dai
proprietari, come ad esempio le selve della Valle del Vedeggio.
Il ripristino di una selva costa ca. Fr. 10’000.-/ha fino a 20'000.-/ha.
2.3 Gestione
2.3.1 Concetto globale
Il tema del recupero delle selve castanili, come vengono localmente denominati i castagneti da
frutto, è uno dei punti focali da affrontare.
Premesso che non si vuole ripristinare tutta la superficie forestale cantonale gestita in questo
modo fino alla seconda guerra mondiale, (che potrebbe raggiungere anche 10'000 ettari), ma
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ricreare tutte le condizioni quadro, per cui le zone ripristinate di poche decine, fino a qualche
centinaio di ettari, siano gestite in modo durevole.
Per fare ciò si è essenzialmente operato a due livelli:
il recupero delle conoscenze legate alla gestione nel passato ed in altre regioni,
soprattutto italiane, del castagneto da frutto
la valutazione delle possibilità di modernizzazione di alcuni processi di gestione.
Per citare solo alcuni esempi per il primo livello:
.
si sono recuperate interamente le conoscenze circa le varietà presenti sul territorio
.
sono state acquistate le conoscenze sulle tecniche di potatura e di innesto degli alberi
.
si sta reintroducendo il pascolo con diverse specie animali nelle zone ripristinate.
Per il secondo livello si va nella direzione dell’applicazione meccanica per permettere i
trattamenti delle castagne fresche, così da garantirne la conservazione per alcuni mesi,
valorizzando in questo modo un prodotto abbastanza deteriorabile.
Si è già passati alla valorizzazione delle castagne da seccare e macinare per produrre farina, da
utilizzare nella preparazione con alto valore aggiunto come pasticcini, pane e paste alimentari.
Per il 1997 si prevede l’introduzione della raccolta meccanizzata.
Tutto questo perché creando un interesse commerciale attorno al castagno si potrà garantire la
gestione durevole di questa importante componente paesaggistica del territorio Sud alpino.
Inoltre si valorizzano gli aspetti indirettamente legati alla gestione dei castagneti come:
- paesaggistico-ecologico, nel senso di una maggiore diversificazione sia del
paesaggio che degli habitat boschivi e come area di protezione contro gli incendi
- sociale, storico, culturale, con un riavvicinamento della popolazione al proprio territorio
- turistico, che tenga conto delle peculiarità locali
si potrebbe ottenere in regioni geograficamente marginali un reddito accessorio per le
popolazioni locali contribuendo così alla gestione continua e diversificata del territorio stesso.
2.3.2 Concetto pratico
Resta per ora aperta tutta la problematica relativa alla manutenzione al termine degli interventi
di ripristino delle selve castanili, garantendo quindi che quanto fatto tramite sussidi pubblici
come interventi di ripristino, possa durare nel tempo.
In questo senso svolgono un ruolo importante per la garanzia della gestione a lungo termine le
aziende agricole.
Si possono quindi differenziare due tipologie di intervento:
- sugli alberi: fondamentalmente delle potature;
- sulla cotica erbosa e sul terreno.
Nel primo caso a scadenze regolari anche i castagni necessitano, per produrre dei frutti
adeguati, di regolari interventi di potatura e spollonatura.
Per la seconda tematica si tratta di pascolo o sfalcio, in modo da avere, al momento della
raccolta delle castagne un sottobosco pulito che facilita la raccolta stessa e si apporti il
nutrimento necessario all’albero, scongiurando l’inselvatichimento.
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Attualmente per entrambe le operazioni non sono previsti contributi da parte dell’Ufficio
dell’agricoltura.
Solo attraverso una gestione continua da parte del proprietario o di un gestore sarà possibile
garantire per il futuro che i costosi interventi di recupero sussidiati a livello forestale diano dei
frutti anche a lungo termine.
2.3.3 Gestione corrente
La gestione corrente dell’albero del castagno e della selva castanile possiamo descriverla in
relazione alle stagioni.
In autunno e inverno
- taglio delle parti morte dell’albero
- spollonatura del piede e dei succhioni
- recupero di almeno il 50% del fogliame (compostaggio o lettiera)
- eliminazione dei ricci
- raccolta del frutto o pascolo
- semina e mantenimento della cotica erbosa
In Primavera e estate
- concimazione secondo norme PI o Bio (correggere acidità del pascolo)
- messa a dimora di piantine o innesto
- cercare di promuovere la nidificazione della Baglia dal collare e del picchio
- pascolo o sfalcio
Per le aziende agricole i lavori di gestione non cadono in periodi già estremamente carichi e
quindi dovrebbero essere praticabili.
Le aziende che gestiranno queste selve castanili dovranno essere iscritte ai programmi
ecologici dell’art. 31 b LAgr.
2.4 Commercializzazione
Negli ultimi anni si sono concentrati gli sforzi nella trasformazione e smercio del frutto del
castagno. In questo periodo sperimentale sono state raccolte le necessarie esperienze per poter
rendere il progetto economicamente interessante. Al momento i costi di raccolta e
trasformazione hanno superato i ricavi.
Attualmente la Regione Malcantone nell’ambito di uno studio specifico ha messo a punto la
strategia per la commercializzazione della castagna rendendo l’operazione commercialmente
positiva. Sulla base dell’esperienza acquisita e le indicazioni di questo studio si sta
procedendo alla meccanizzazione della raccolta del frutto che permette di comprimere
notevolmente i costi.
L’Unione Contadini Ticinesi sta creando un marchio dell’agricoltura cantonale dove è
prevista l’utilizzazione per il frutto del castagno.
Ma ciò che più di tutto stimola e fa ben sperare per il futuro del castagno ticinese è la reale
richiesta del prodotto. Infatti va ricordata l’importazione in Svizzera per vari milioni di
franchi di castagne.
2.5 Ricerca
Il compito della ricerca è quello di sostenere le iniziative di rivitalizzazione della
castanicoltura cercando di fornire il supporto di conoscenze scientifiche e di eventualmente
proporre soluzioni innovative.
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Molto è già stato fatto su diversi fronti, come ad esempio sul problema del cancro, sulle
tecniche di propagazione e di allevamento, sul recupero dei vecchi castagneti, sulle varietà
nostrane da frutto.
Grazie all’acquisizione e in parte al recupero di queste conoscenze è oggi possibile offrire una
valida consulenza nell’ambito dei lavori di ripristino e gestione agricolo-forestale dei
castagneti da frutto.
Un progetto innovativo è stato recentemente messo in cantiere dalla Stazione federale di
Ricerche Agronomiche di Cadenazzo in collaborazione con la FNP Sottostazione Sud
delle Alpi, allo scopo di ottenere alberi di varietà nostrane e di marroni italiani adatti alla
creazione di frutteti di tipo semi-intensivo da impiantare su terreni agricoli marginali dei
pendii del Sud delle Alpi, altrimenti destinati al totale abbandono.
3. La funzione agricola della selva castanile
Qualsiasi persona che è stata a contatto con agricoltori anziani, ha potuto rendersi conto
dell’importanza dell’albero del castagno nell’economia agricola (cf. Cap. 1. Introduzione
storica).
Oggi vari settori e enti pubblici stanno rilanciando la coltura del castagno per vari motivi;
paesaggistico, sociale, politica regionale, commerciale e turistico (cf. Capitolo 2.2 gestione).
Dopo il ripristino ci si accorge che l’anello determinante in questa catena è quello relativo alla
gestione della selva castanile. È importante separare chiaramente ciò che è ripristino, quale
lavoro unico e a carico del settore forestale, da ciò che è la gestione corrente. L’azienda
agricola offre la possibilità di gestione a più basso costo potendo usufruire di sinergie con il
suo tipo di attività (bestiame e macchine per la cura del fondo).
Questa attività riteniamo che rientri sempre più nei compiti specifici affidati all’agricoltura
dalla costituzione e relative leggi.
3.1 funzione ambientale
A partire dal 1992, con il settimo rapporto sull’agricoltura, la politica agricola avvia un nuovo
orientamento. Oltre a favorire maggiormente la separazione della politica dei prezzi da quella
dei redditi si è cercato di concretizzare le aspirazioni ambientali attraverso incentivi
economici (compensazioni per prestazioni ecologiche) e allentare l’intervenzionismo statale
per migliorare la competitività. „Nel contesto dell’economia pubblica l’agricoltura assolve
compiti che vanno ben al di là della semplice produzione di derrate alimentari. L’attenzione
alle basi vitali naturali e la tutela dei paesaggi colturali rivestono maggiore importanza rispetto
al compito di approvvigionamento“ (citato da Politica agricola 2002). Si inserisce il termine di
agricoltura sostenibile; „A lungo termine l’umanità potrà sussistere sulla terra solo se i
comportamenti sociali rispetteranno il principio della sostenibilità. In questo senso
l’agricoltura fornisce un importante contributo sfruttando e tutelando il paesaggio naturale.
Nel nostro paese il bosco invaderebbe infatti la maggior parte dei terreni lasciati incolti.
Andrebbero così persi ambienti vitali per certe specie di piante e di animali, nonché zone di
svago per la società....“ (citato da Politica agricola 2002). L’ultima descrizione possiamo
riallacciarla al capitolo 1 dove si rievoca l’abbandono del castagno. L’inversione di marcia
attuata con il recupero delle selve castanili è sicuramente un grosso sforzo nella tutela dei
paesaggi colturali, garantendo ambienti vitali con un grosso contributo alla biodiversità.
3.2 alberi ad alto fusto
Se entriamo nei dettagli del nuovo orientamento della politica agricola, esaminando i
contributi che attualmente la confederazione versa per prestazioni ecologiche particolari
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nell’agricoltura, al capitolo compensazione ecologica troviamo gli alberi da frutta ad alto
fusto. Scopo di questi contributi è mantenere la varietà naturale delle specie.
Riteniamo che l’albero del castagno, per questioni storiche e materiali sia da considerarsi
albero da frutto ad alto fusto. Se viene abbandonato si inselvatichisce e non produce quasi più
frutti. Necessita di una gestione corrente che nella storia è sempre stata fatta dagli agricoltori.
Un tempo perchè l’economia si basava sul settore primario. Oggi perchè il settore agricolo è
in grado di offrire una gestione a costi bassissimi.
Vi è inoltre da ricordare che il ripristino delle selve castanili ticinesi va nella direzione della
rivalutazione di varietà nostrane.
4. Criteri di sussidiabilità
4.1 Principio generale
Fondamentale è il fatto che con la presente richiesta non intendiamo creare nuove leggi o
procedure ma fare capo a quelle già vigenti.
Il ripristino e la gestione delle selve castanili implica per l’ente pubblico ed il privato spese
non indifferenti. Il maggior onere è dovuto al ripristino. In questo campo non ci sono sussidi o
crediti agricoli ma una partecipazione di vari enti (cf. Capitolo 2.2 interventi di recupero).
Riteniamo che lo sforzo del recupero di selve castanili non rientri nell’attività agricola.
Per la gestione della selva castanile si ritiene invece, in accordo con le autorità forestali in
considerazione del fatto che giuridicamente la selva rimane bosco (cf. Capitolo 3. La funzione
agricola della selva castanile) che sia giusto affidare questa attività al settore agricolo il quale
dovrebbe poter usufruire di pagamenti diretti per rendere lo sforzo economicamente
sopportabile.
4.2 Parametri di gestione
Per mantenersi produttiva la selva castanile deve soggiacere ai seguenti onerosi interventi (cf,
capitolo 2.3 gestione):
spollonatura, pulizia (recupero del 50% delle foglie e eliminazione dei ricci), sfalcio o
pascolo, concimazione, raccolta dei frutti.
4.3 Variante proposta
Il castagno a nostro avviso dovrebbe essere messo al beneficio dei sussidi previsti dalla
Confederazione per gli alberi da frutto ad alto fusto. Per ciò che concerne il sussidiamento e il
computo delle superfici di compensazione ecologica auspichiamo che non vengano introdotte
condizioni supplementari. L’unica procedura supplementare consiste nel preavviso da parte
della sezione forestale, a conferma che la selva castanile annunciata per il sussidio sia stata
risanata o fa parte delle selve castanili che si vuole vengano gestite.
Il rispetto dei criteri di gestione (elencati al cap. 4.2) dovrebbe essere affidato alla Sezione
agricoltura visto che la maggior parte dei criteri sono comunque legati all’attività agricola
(sfalcio, pascolo, raccolta frutti...) con eventualmente la collaborazione dell’Unione Contadini
Ticinesi.
L’accordo con il proprietario del terreno (spesso patriziati o comuni) dovrebbe avvenire con il
contratto d’affitto come per il resto della SAU.
4.4 Ente di controllo
Nel caso di situazioni problematiche (mancati riconoscimenti di selve....), si propone la
creazione di un Ente paritetico composto dai seguenti settori:
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sezione agricoltura, Sezione forestale e Unione Contadini Ticinesi.
4.5 Areali potenzialmente sussidiabili
Rispetto al versante settentrionale delle Alpi, quello meridionale ticinese presenta una
notevole varietà di ambienti, ai quali corrisponde una maggiore ricchezza floristica. Le
considerevoli differenze di quota, di esposizione e pendenza dei versanti, di substrato
geologico e di clima (da oceanico a subcontinentale) si riflettono in una maggiore diversità di
associazioni forestali, che non seguono ovunque una stessa zonazione altitudinale. A ciò va
inoltre aggiunto l'influsso delle attività umane, che in passato hanno interessato tutte le aree
boscate del Cantone, che hanno avuto considerevoli ripercussioni sull'attuale copertura
forestale: si pensi - ad esempio - all'espansione antropica dell'area di diffusione del castagno,
al dissodamento delle zone più favorevoli per gli insediamenti e l'agricoltura o
all'abbassamento di qualche centinaia di metri della quota del limite superiore del bosco,
dovuto al pascolo.
Con un tasso di boscosità del 47,4%, il Ticino è il Cantone più densamente boscato della
Confederazione Svizzera. Occorre però considerare che questo valore medio corrisponde ad
una forte copertura boschiva sulle pendici delle montagne che compensa un tasso di boscosità
considerevolmente minore nei fondovalle e nelle pianure.
Al sud delle Alpi la presenza del castagno raggiunge il 14 % se si valuta il volume in piedi e
ben il 21 % se si considera il numero di alberi.
Quindi circa un 1/5 del patrimonio boschivo cantonale è costituito da questa specie arborea.
Ciò rappresenta ca. 20'000 ha di bosco su una superficie cantonale di ca. 150'000 ha
Noi riteniamo con uno scenario ambizioso di sviluppo per i prossimi 10-20 anni max. per
tutto il Ticino, che si ricava dalla carta del castagno (ca. 500 ha), la confederazione sarebbe
confrontata con una spesa max. annua di Fr. 500'000.-.
5. Conclusioni
La proposta che Vi sottoponiamo è seria e si basa sia su analisi storiche, economiche che
scientifiche su basi empiriche considerando l’attuale legislatura.
Il Cantone Ticino per morfologia ha pochissimo territorio pianeggiante. La SAU/abitante
raggiunge neanche 4 are.
Non comprendiamo per quali motivi l’albero del castagno (assieme al caco, al fico e al gelso)
non rientra nella lista degli alberi da frutto ad alto fusto riconosciuti dalla Confederazione.
La superficie di selve castanili che chiediamo di sussidiare potrebbe raggiungere nella più
ambiziosa delle ipotesi, nell’arco dei prossimi 10-20 anni un tetto massimo di 500 ha e al
momento non raggiunge ancora i 100 ha.
L’albero di castagno è chiaramente albero da frutto e la sua gestione rientra nei nuovi
orientamenti della politica agricola. Il suo frutto ha già adesso un mercato quindi il ripristino
di selve non si basa esclusivamente sugli aiuti federali ma è orientato alla
commercializzazione.
Il ruolo centrale delle aziende agricole nella gestione del castagno è già stato sottolineato. Si
ritiene che con dei contributi che già vengono messi a disposizione dal settore agricolo per
metodi di produzione rispettosi dell’ambiente e degli animali, vi sia la possibilità per
l’agricoltore, proprietario o gestore di selve castanili, di provvedere agli interventi di gestione
delle selve stesse, essenziali per conservare questo ambiente tipico del nostro cantone.
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Ci siamo limitati a presentare sinteticamente una parte del progetto relativa al castagno.
Restiamo volentieri a disposizione per sviluppare e approfondire altre tematiche legate al
castagno che in questa sede non abbiamo ancora ritenuto necessarie riportare.
UCT, S. Antonino, 21 luglio 1997
Il Presidente:
Il Segretario:
Adelio Melera
Cleto Ferrari
Allegati: Presa di posizione della Sezione Agricoltura
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