Dispensa moldulo IV - G. Cataldi
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Dispensa moldulo IV - G. Cataldi
S.O.F.I.I.A. – 1 (Sostegno, orientamento, formazione, imprenditoria per immigrati in agricoltura) Corso di Formazione in Gestione d’impresa agricola Dicembre 2012 – Marzo 2013, IAM Bari, Valenzano, Italia Modulo IV La Multifunzionalità dell’impresa agricola Docente: Gianfranco Cataldi 1 INDICE L’AZIENDA AGRICOLA MULTIFUNZIONALE AGRITURISMO PUNTI VENDITA AZIENDALI FATTORIE DEL GUSTO FATTORIE DIDATTICHE ESCURSIONISMO E CICLOTURISMO IPPOTURISMO E IPPOTERAPIA FATTORIE SOCIALI Altre attività multifunzionali 2 L’AZIENDA AGRICOLA MULTIFUNZIONALE Il termine “multifunzionalità” fa riferimento alle numerose funzioni che l’agricoltura svolge: la produzione di alimenti e fibre, la sicurezza alimentare, la biodiversità, la salvaguardia dell’ambiente, il sostegno all’occupazione, il mantenimento di attività economiche nelle zone con ridotto insediamento, la tutela e lo sviluppo delle aree rurali. In misura sempre maggiore l’agricoltura multifunzionale rappresenta una risposta ad una società che richiede protezione dell’ambiente, equilibrio nello sviluppo territoriale, occupazione, salvaguardia del territorio, ecc. Infatti essa contribuisce a legare la politica agricola alle dinamiche territoriali e sociali. IL QUADRO NORMATIVO Le nuove politiche di sviluppo rurale introdotte da Agenda 2000 considerano l'agricoltura come fattore trainante di crescita delle aree rurali, promuovendo la multifunzionalità dell'impresa agricola. L'impresa viene vista come produttrice/fornitrice contemporaneamente di beni e di servizi: servizi forniti a privati (es.: agriturismo, vendita diretta) ed alla collettività (es.: presidio e salvaguardia del territorio, mantenimento del paesaggio, tutela dell'ambiente, ecc.). In tale contesto il Reg. 1257/99 sullo sviluppo rurale ha previsto tra i suoi obiettivi l’incremento di attività complementari o alternative, per creare nuove opportunità di lavoro, contenere l'esodo e rafforzare il tessuto economico e sociale, vitale nelle zone rurali, salvaguardare il patrimonio culturale (architettonico, ambientale, ecc.). Il ruolo multifunzionale dell’agricoltura ha trovato riscontro, in Italia, nell’emanazione del D.L.vo n. 228 del 18 maggio 2001 che, in attuazione della cosiddetta “legge di orientamento” dà una nuova configurazione giuridica e funzionale all’impresa agraria, ampliando lo spettro delle attività che possono definirsi agricole. Viene infatti attribuita natura agricola alle attività di manipolazione, conservazione, trasformazione commercializzazione e valorizzazione di prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o dall’allevamento di animali; alle attività agroambientali di conservazione, manutenzione e ripristino del territorio; alla diversificazione della produzione primaria, come ad esempio le colture non destinate alla produzione agroalimentare, dette “no-food”; alle diverse possibili articolazioni delle attività agrituristiche (ospitalità rurale, ristorazione, occasioni sportive e di occupazione del tempo libero, turismo equestre, ecc.). L’idea è quella di una vera e propria terziarizzazione dell’azienda agricola che, in ben determinati contesti, può supportare anche servizi in campo sociosanitario (“agricoltura terapeutica”), iniziative culturali (spettacoli all’aria aperta, visite archeologiche, naturalistiche, didattica ambientale o agroambientale, ecc.). Le diverse attività vanno sempre intese come sinergiche ed integrate con il contesto, sia aziendale che territoriale, e la valutazione economica dovrà considerare non solo il valore monetario dello specifico servizio fornito, ma anche l’effetto positivo su altre attività aziendali. Ad esempio la vendita diretta in azienda dei prodotti agricoli, rafforza la collocazione sul mercato del prodotto tipico, ma è potenziata anche dalla presenza turistica in campagna e dalla ristorazione agrituristica. LE OPPORTUNITÀ PER LE AZIENDE AGRICOLE Assumere la conduzione di un’azienda agricola oggi è divenuto molto più difficile che in passato. I guadagni sono diminuiti e non ci sarà abbastanza reddito sia per i figli che per i genitori, che sono obbligati a lavorare rimandando il pensionamento. Va da sé che con lo sviluppo dell’azienda agricola in chiave multifunzionale/innovativa, si possono aumentare le entrate economiche e superare il problema di dover generare il reddito necessario per due generazioni; differenziando le responsabilità all’interno del nucleo familiare (la trasformazione del latte in formaggio, l’agriturismo…), contribuendo così al ringiovanimento del settore. Lo sviluppo della multifunzionalità non implica l’abbandono dell’agricoltura “produttiva” ma, al contrario, richiede la ricerca di una soluzione di compromesso efficiente tra gli obiettivi strettamente produttivi e quelli sociali ed ambientali. Le aziende multifunzionali contribuiscono, contemporaneamente, alla produzione alimentare ma anche alla protezione ed alla riproduzione delle risorse naturali, all’occupazione e ad uno sviluppo equilibrato del territorio. È una visione dell’agricoltura per la quale la tutela ambientale, l’identificazione dei prodotti, il benessere animale non sono considerati vincoli, ma potenziali vantaggi economici per le imprese. 3 I caratteri di multifunzionalità del territorio agricolo e rurale possono essere distinti, anche se in modo molto schematico, nelle quattro funzioni principali: produttiva, ambientale, paesaggistica, ricreativa. L’attività principale dell’agricoltura è produrre cibo, foraggio e fibre, preoccupandosi della sicurezza e della qualità alimentare. All’interno di questa cornice i coltivatori hanno molti altri ruoli, operando ad esempio per la conservazione del paesaggio e del patrimonio naturale, con la cura del suolo e degli animali; contribuendo al miglioramento della viabilità delle zone rurali e quindi allo sviluppo equilibrato del territorio; proteggendo tradizioni e culture locali e svolgendo una funzione educativa e sociale. L’uso “ricreativo” delle risorse agricole è, insieme al tema della compatibilità ambientale e delle agrotecnologie, uno degli obiettivi prioritari di riqualificazione dell’attività agricola. Alle funzioni ricreative è assegnato, in particolare, un ruolo fondamentale nel favorire i processi di sviluppo rurale. A questo proposito può essere utile scorrere un elenco delle principali attività ricreative che vengono esercitate sul territorio agro-rurale: - attività culturali ed educative (piccoli musei della civiltà contadina, visite guidate, masserie didattiche, ecc.); - escursionismo e trekking: passeggiate a piedi; gite su mezzi a motore; cicloturismo; - birdwatching e fotografia naturalistica; - equitazione e turismo equestre; - raccolta di prodotti del sottobosco; - pernottamento e consumo di pasti presso aziende agrituristiche o di turismo rurale; - attività terapeutico-riabilitative (fattorie sociali, ippoterapia, ecc.). Vi sono poi attività di altro tipo, come: - produzione di energia (riutilizzazione delle biomasse provenienti dalle lavorazioni agricole a fini produttivi); - attività di presidio ambientale (recupero e valorizzazione aree boschive, sistemazione argini, forestazione, ecc.); - valorizzazione del paesaggio agrario (manutenzione di strade e percorsi naturali, realizzazione di siepi e muretti a secco, ecc.); - realizzazione di spazi espositivi per la promozione e vendita di prodotti tipici nell’azienda agricola. Buona parte di queste opportunità di fruizione ricreativa, educativa e paesaggistica evolvono attualmente in modo disgiunto e spontaneistico, rispetto alla gestione in chiave produttiva delle risorse agricole, al di fuori di una programmazione coordinata che possa caratterizzare l’offerta di un intero comprensorio. Fanno eccezione alcune iniziative legate ai programmi LEADER (ASSE IV PSR), che però non sempre hanno visto un’attività di raccordo, promozione e assistenza a livello di comprensorio, nel periodo successivo alla conclusione dei programmi stessi. Ciò si traduce in un’offerta nettamente inferiore alle potenzialità, soprattutto se confrontata alla domanda in costante crescita, con la conseguente perdita di opportunità di reddito. Occorre infine notare che nella dimensione di agricoltura multifunzionale, alcuni beni e servizi prodotti non corrispondono ad un interesse diffuso ma ad una domanda individuale e, quindi, possono essere agevolmente remunerati dal mercato. È il caso, per esempio delle produzioni di qualità certificata, delle produzioni tipiche e a denominazione di origine, dell’offerta agrituristica. Alcuni beni e servizi corrispondono invece ad una domanda collettiva. La conservazione dei paesaggi rurali, la prevenzione dello spopolamento e la disponibilità di zone rurali equilibrate rappresentano beni pubblici che, qualora non siano adeguatamente remunerati dal mercato, rischiano di essere trascurati, con un generale scadimento del benessere sociale. Da queste considerazioni deriva l'atteggiamento dell'Unione europea, improntato al riconoscimento della necessità dell'intervento pubblico per garantire quelle funzioni non orientate alla dimensione strettamente produttiva dell'agricoltura. Poiché, peraltro, le diverse funzioni agricole sono interdipendenti, non è possibile separare le funzioni di servizio alla società da quelle produttive: il riconoscimento della multifunzionalità richiede perciò l'adozione di politiche che considerino l'agricoltura nel suo complesso. L’agricoltura dunque deve assicurare un prodotto agro-alimentare sicuro e di alta qualità, proteggere l’ambiente, salvaguardare o risparmiare le risorse limitate, conservare il paesaggio rurale e contribuire allo sviluppo socio economico delle aree rurali, in una visione in cui lo sviluppo della multifunzionalità non implica l’abbandono dell’agricoltura “produttiva” ma, al contrario, richiede la ricerca di una soluzione di compromesso efficiente tra gli obiettivi strettamente produttivi e quelli sociali ed ambientali. 4 AGRITURISMO L’azienda agricola che pratica l’agriturismo, trasforma in offerta turistica le risorse proprie dell’attività agricola primaria (coltivazione, allevamento...) e dell’ambiente in cui questa attività si svolge, (clima, paesaggio, architettura etc.) offrendo una serie di sevizi a pagamento. Gli elementi che hanno contribuito all'espansione dell’agriturismo sono tanti: la riscoperta del contatto con la terra e con la natura, la possibilità di conoscere direttamente i paesaggi rurali e la ricchezza delle tradizioni e di partecipare ad attività aziendali quali la raccolta di ortaggi e frutta, la vendemmia e la cura del bestiame, ma anche l'opportunità di un pernottamento in un ambiente accogliente e lontano dalla congestione della vita urbana, la possibilità di gustare prodotti locali preparati secondo le ricette tradizionali: fattori apprezzati da fasce sempre più ampie e diversificate della società. L’attività agrituristica costituisce una particolare forma di accoglienza che la legge stabilisce che sia connessa all’attività agricola e come tale, ai sensi dell’art. 2135 del Codice Civile, da considerare attività agricola essa stessa. L’agriturismo è disciplinato da leggi regionali che partono dai principi generali enunciati dalla legge quadro 730 del 5 dicembre 1985, tuttora in vigore. L’obiettivo primario della legge è quello di “sostenere l’agricoltura mediante la promozione di forme idonee di turismo nelle campagne” in armonia con gli indirizzi di politica agricola della CEE. Questo obiettivo primario racchiude obiettivi specifici aventi carattere: - economico: integrare le rendite aziendali per migliorare le condizioni di vita degli agricoltori conformemente alle finalità della PAC; - socio-culturale: attivare o intensificare i rapporti tra città e campagna, sviluppare nuove forme di turismo sociale e giovanile, conservare l’identità culturale del mondo agricolo tutelandone le tradizioni, valorizzandone i prodotti tipici eno-gastronomici; - ambientale: salvaguardare il territorio attraverso la migliore utilizzazione del patrimonio naturale, conservare il paesaggio rurale, tutelare l’ambiente e recuperare l’edilizia rurale; - occupazionale: sviluppare l’agricoltura per garantire la permanenza degli agricoltori sul territorio rurale, per contenere l’esodo delle popolazioni più giovani e creare nuove opportunità di lavoro nei territori rurali. I SERVIZI AGRITURISTICI L'offerta molto diversificata dei servizi, collegata alle specificità dell'azienda, costituisce un ulteriore motivo di attrazione nei confronti del cliente che, oltre a ricevere ospitalità e a usufruire di pasti, può acquistare direttamente i prodotti aziendali o entrare in contatto con gli animali: numerose sono, al riguardo, le aziende che mettono a disposizione cavalli per escursioni guidate. L'ospite può infine essere intrattenuto dall'organizzazione di attività culturali, musicali, ricreative varie, sportive, fra le quali si possono enumerare anche quelle meno comuni quali il tiro con l'arco, l'orienteering, ecc. Il ricorso a manodopera aziendale, espressamente richiesto dalla normativa, consente agli agriturismi di offrire i propri servizi a prezzi normalmente più attraenti di quelli esercitati dalle strutture ricettive commerciali e offre opportunità occupazionali a figure diverse, favorendo la crescita di professionalità normalmente estranee al settore agricolo. Agricampeggio - La legge quadro stabilisce che l’attività ricettiva dell’agriturismo può essere svolta anche in spazi aperti destinati alla sosta dei campeggiatori; rispetto ai campeggi tradizionali non si richiede alcuna forma di predisposizione degli spazi adibiti ai turisti. Al di là dei vincoli imposti dalla disciplina agrituristica, occorre considerare che altre disposizioni in materia di pubblica sicurezza o igiene potrebbero vietare o limitare la possibilità di campeggiare in determinate zone; chiaramente l’imprenditore agrituristico dovrà tenere conto anche di questi vincoli. Somministrazione di alimenti e bevande - Tra le attività agrituristiche rientra anche la somministrazione di pasti e bevande costituiti prevalentemente da prodotti propri dell’azienda agricola. Sono considerati di produzione propria gli alimenti prodotti e trasformati in azienda e quelli ricavati da materie prime prodotte in azienda e lavorate all’esterno. In tutte le regioni, la produzione, preparazione, il confezionamento e la somministrazione di alimenti e bevande sono oggetti delle disposizioni di cui alla legge n. 283 del 30 aprile 1962 in tema di norme igienico-sanitarie. Produzione di pane - La circolare del Ministero dell’Industria n.161 del 18 luglio 1997 stabilisce che le aziende agrituristiche possono esercitare l’attività di panificazione senza munirsi di apposita autorizzazione rilasciata dalla competente Camera di Commercio; è necessario che siano utilizzate materie prime prodotte e lavorate all’interno dell’azienda, che l’attività di produzione di pane sia espressamente indicata 5 nell’autorizzazione per l’esercizio dell’attività agrituristica. Il pane prodotto non può essere venduto per l’asporto ma deve essere consumato per gli ospiti dell’agriturismo. Attività ricreative e culturali - Nel concetto di attività agrituristica rientra anche l’organizzazione di attività culturali e ricreative nell’ambito dell’azienda; in questa definizione, certamente molto ampia, possono essere incluse le più svariate tipologie di attività quali, solo per fare qualche esempio, intrattenimenti musicali, gite a cavallo o, addirittura, proiezioni cinematografiche. Nell’individuare le attività che potenzialmente rientrano nella categoria qui in considerazione, non bisogna dimenticare che ogni attività agrituristica deve sempre mantenere un rapporto di connessione e complementarietà con l’attività agricola principale, utilizzando in misura prevalente le risorse aziendali. Per le attività svolte al di fuori dell’azienda agricola come ad esempio escursioni, a cavallo, secondo la normativa regionale, tali attività possono essere organizzate anche presso aziende associate o su itinerari turistici integrati. In queste ipotesi si può ritenere che il rapporto di complementarietà sussista solamente qualora, sia l’organizzazione della gita sia i mezzi impiegati per effettuarla, siano di provenienza dell’azienda agrituristica. Soggiorni monotematici - Sono soggiorni caratterizzati da una ben precisa attività sportiva, ricreativa e culturale: il turismo equestre, i corsi di cucina o di artigianato, la pesca sportiva, l’escursionismo a piedi o in bicicletta, la conoscenza della natura. Si richiede a questo fine, una competenza professionale molto specifica; spesso (come accade per le guide equestri o cicloturistiche) occorre anche una patente di abilitazione. Questo settore di domanda pur di limitate dimensioni, ha esigenze molto precise che solo una ristretta quota di offerta è in grado di soddisfare. Fattorie del Panda È il progetto nazionale per la valorizzazione dell’offerta agrituristica nelle aree protette italiane realizzato da Federparchi, il WWF ed Anagrintour, che riunisce Terranostra, Agriturist, e Turismo Verde, le tre principali associazioni agrituristiche nazionali. Secondo un’indagine del WWF, oltre 800 aziende agrituristiche sono presenti attualmente nelle aree protette italiane, tra parchi nazionali e regionali, che diventano circa 1.000 aggiungendo le strutture presenti in prossimità delle aree protette a gestione privata come le Oasi naturali gestite dal WWF. L’idea di fondo che caratterizza le Fattorie del Panda è quella secondo la quale un’azienda agrituristica rappresenta una struttura ideale per l’ospitalità all’interno di un’area protetta, un luogo in cui trovare un gestore appassionato, in grado di introdurre e coinvolgere l’ospite nella natura, nella storia, nella gastronomia, nelle tradizioni locali. Con quest’iniziativa il WWF intende promuovere una “rete di strutture” in cui i gestori si adoperano per diffondere la più ampia conoscenza dell’area protetta, si impegnano ad adottare regole di risparmio energetico e di salvaguardia ambientale, organizzando attività di educazione ambientale, escursioni e attività didattiche e formando una proposta turistica integrata. Il progetto Fattorie del Panda si ispira al programma francese “Gite Panda” promosso nel ’94 da WWF, Federazione Parchi Francese e le Gite Ruraux, per valorizzare la presenza degli agriturismi all’interno delle aree protette. Il catalogo diffuso a livello nazionale e internazionale, raccoglie circa 300 strutture ricettive. LO STATO ATTUALE DELLA NORMATIVA La legge quadro 730 del 5 dicembre 1985, definisce per attività agrituristica "esclusivamente le attività di ricezione ed ospitalità esercitate dagli imprenditori agricoli di cui all'articolo 2135 del codice civile, singoli od associati, e da loro familiari di cui all'articolo 230 bis del codice civile, attraverso l'utilizzazione della propria azienda, in rapporto di connessione e complementarità rispetto alle attività di coltivazione del fondo, silvicoltura, allevamento del bestiame, che devono comunque rimanere principali". L’operatore agrituristico può offrire i seguenti servizi: - ospitalità stagionale anche in spazi aperti destinati alla sosta dei campeggiatori; - ristorazione e somministrazione di alimenti e bevande costituiti prevalentemente da prodotti del fondo; - attività culturali, ricreative e sportive organizzate nell’ambito dell’azienda. Nel concetto di agriturismo possono essere ricomprese anche altre attività a condizione che soddisfino i requisisti fondamentali indicati dalla legge. In particolare le attività di ricezione devono essere svolte in rapporto di connessione e complementarietà con la coltivazione del fondo, la selvicoltura o l’allevamento. La legge è composta da quindici articoli, con i quali, rispettivamente: 1) dichiara le finalità del provvedimento; 2) definisce l'attività agrituristica; 3) regola l'utilizzazione dei locali; 4) determina criteri e limiti dell'attività agrituristica; 6 5) 6) 7) 8) 9) 10) 11) 12) 13) 14) 15) stabilisce i riferimenti con le norme sovraordinate in materia igienico-sanitaria; demanda alle Regioni l'istituzione di elenchi regionali dei soggetti abilitati; stabilisce la disciplina amministrativa; definisce le procedure per le autorizzazioni comunali e le competenze in tema di rapporto; fissa i termini per la determinazione delle tariffe; stabilisce l'obbligo delle Regioni di redigere un programma regionale agrituristico e di rivitalizzazione di aree rurali; affida alle Regioni la promozione di attività di studio e di ricerca e formazione professionale; affida alle Regioni la promozione dell'offerta agrituristica; affida agli enti locali la redazione di piani integrati di interventi straordinari; stabilisce la concessibilità da parte delle Regioni di incentivi agli imprenditori agricoli ed alle iniziative collegate all'agriturismo; precisa le modalità di disciplina della materia per le Regioni a statuto speciale e le Province Autonome. Accanto alla legge quadro n. 730 del 5.12.85, vi sono altre fonti normative e prassi ministeriali che disciplinano a livello nazionale l’esercizio dell’attività agrituristica: - Legge n. 268 del 27.7.99: disciplina delle Strade del Vino - Circolare del Ministero dell’Industria e Commercio n. 190884 del 11.4.84: esclude l’obbligo degli imprenditori agricoli che esercitano attività agrituristiche di iscriversi alla speciale sezione della CCIAA per gli imprenditori turistici prevista dalla legge quadro sul turismo - Circolare M.A.P. n. 10 del 27.6.86: chiarisce presupposti soggettivi ed oggettivi per lo svolgimento di attività agrituristiche - Circolare Ministero delle Finanze n. 76 del 23.12.92: fornisce chiarimenti sul regime fiscale applicabile - Circolare M.A.P. n. 10382 del 23.4.93: risponde ad alcuni quesiti e fornisce alcune precisazioni su problematiche manifestatesi nei primi anni di applicazione della legge - Legge n. 122 del 27.3.01 Art. 23: ospitalità rurale famigliare - Legge n. 135 del 29.3.01: riforma della legislazione nazionale sul turismo - Decreto legislativo n. 228 del 18.5.01: orientamento e modernizzazione del settore agricolo. Nel rispetto delle disposizioni della legge nazionale, hanno trovato collocazione le successive norme adottate a livello regionale, che hanno precisato e regolato le funzioni di quella che è considerata l'attività integrativa per eccellenza del settore agricolo, adattandole alle realtà specifiche dei diversi territori. Le Regioni hanno, quindi, emanato proprie leggi sul tema: la Regione Puglia si è dotata della legge regionale n. 34 del 22.5.85 “Interventi a favore dell’agriturismo”. Diverse Regioni, e tra queste la Puglia, hanno individuato e promosso sul proprio territorio itinerari turistici ed enogastronomici (es.: Strade dell’Olio e del Vino), percorsi lungo i quali è possibile la conoscenza del territorio con il consumo e/o l'acquisto sul posto di produzioni tradizionali o tipiche di qualità, fondendo in tal modo le attrattive architettoniche, storiche e culturali con quelle folcloristiche e gastronomiche. La possibilità di aderire a iniziative di questo tipo, anche senza l'offerta di ospitalità, rientra comunque nell'attività agrituristica, che trova in queste esperienze un'ulteriore potenzialità di affermazione e sviluppo, nonché di contributo alla valorizzazione del territorio. In diversi casi i Piani di sviluppo locale dei Programmi Leader, contengono esplicite misure che prevedono l'organizzazione di circuiti agrituristici, enogastronomici e didattici, e forniscono contributi per l'allestimento e l'adeguamento strutturale di punti di vendita consortili, vetrine del gusto, ecc., nonché per la cartellonistica e l'allestimento di un sistema di punti di informazione, con finalità di fornire esplicazioni su topografia, viabilità, lunghezza del percorso, contesto nel quale esso è inserito, tipologia dei prodotti e servizi disponibili, ecc. COME COLLOCARSI SUL MERCATO Per ottenere un grado sempre maggiore di fidelizzazione della clientela e conquistare posizioni di mercato solide, è necessario che l'operatore agrituristico persegua un progressivo miglioramento della qualità e dei servizi offerti. A questo scopo: - il livello di comfort deve essere adeguato alle esigenze dell'azienda, senza forzature e senza abbandonarne il carattere agricolo: non va dimenticato che quest'aspetto dell'attività aziendale è complementare e integrativo a quello di produzione alimentare; quanto connota più direttamente il 7 - servizio ricettivo deve comunque essere legato alla vita rurale, al paesaggio agricolo, alle produzioni tipiche; una volta soddisfatti i requisiti obbligatori richiesti dalle norme che regolano il comparto e da quelle eventualmente sovraordinate, devono essere curati quelli opzionali, che possono essere a loro volta ricondotti a parametri strutturali, relativi cioè alle dotazioni e ai servizi, che connotano l'azienda con riferimento alle attività ricreative organizzate, alle professionalità presenti e alle produzioni agricole: in quest'ambito, particolare attenzione va prestata alla presenza di personale qualificato, da formare anche attraverso la partecipazione a corsi e seminari di aggiornamento, nonché alla produzione e vendita di prodotti da agricoltura biologica. Le tendenze dell’agriturismo in Italia, Puglia e Alto Salento L’agriturismo si è da tempo accreditato come una forma di turismo tra le più apprezzate sia dal pubblico nazionale che estero: sono ormai circa 2,5 milioni i turisti che ogni anno lo scelgono per le loro vacanze. Nel 2005 gli agriturismi nel nostro Paese hanno raggiunto il ragguardevole numero di circa 13.500. Un’evoluzione decisamente straordinaria quella dell’agriturismo in Italia che in quest’ultimo decennio ha registrato un aumento delle attività ogni anno superiore al 10%. Oltre il 40% di quest’offerta è concentrato in due regioni, la Toscana e il Trentino Alto Adige. Secondo le stime di AGRITURIST il servizio più diffuso è l’alloggio, che interessa circa 11.000 aziende per 145.000 posti letto (il 60% dei quali in appartamenti indipendenti), segue la ristorazione con 9.000 aziende per 350.000 posti tavola; attività ricreative e culturali sono organizzate da 6.500 aziende, 1.000 delle quali propongono turismo equestre. Numero aziende agrituristiche in Italia 531 Sardegna Sicilia Calabria 304 185 B asilicata 270 P uglia 218 571 Campania M o lise 65 402 A bruzzo 345 Lazio 790 Umbria 471 M arche To scana Liguria 2.920 302 Emilia Ro magna 550 Veneto 859 Friuli V.Giulia 385 A lto A dige Trentino 2.596 195 Lo mabardia 748 P iemo nte Valle d'A o sta 724 56 0 500 1.000 1.500 2.000 2.500 3.000 3.500 Gli agricampeggi sono poco meno di 900. Punti vendita con degustazione di prodotti sono allestiti in 3.500 aziende, e sono quasi 3.000 quelle che adottano metodi biologici di coltivazione. L’attività di fattoria didattica interessa 1.500 offerte. Il 90% delle strutture agrituristiche sono condotte nella forma di impresa individuale, con apporto esclusivo di manodopera familiare in oltre il 70% dei casi. La crescita annua dell’offerta agrituristica prosegue al ritmo del 5-6% e, nelle regioni con il più alto numero di agriturismi, comincia a sentirsi forte la concorrenza all’interno del settore agrituristico e tra gli agriturismi ed altre forme di turismo rurale. Le tendenze evidenziano una diminuzione di aziende con alloggio e ristorazione e 8 di aziende con solo alloggio. Aumentano invece gli agriturismi con cavalli, +11%, con colture biologiche, +16%. Avranno sempre più prospettiva le aziende che offrono un valore aggiunto rispetto al semplice contatto con il mondo dell’agricoltura, (ippoturismo, trekking, osservazione naturalistica, fattoria didattica, ecc.). In Puglia le aziende agrituristiche sono 218 diversamente distribuite nelle cinque province. distribuzione aziende agrituristiche in Puglia anno 2005 19 Provincia di Taranto 26 Provincia di Foggia 65 Provincia di Lecce 64 Provincia di Bari 44 Provincia di Brindisi 20 Alto Salento 0 10 20 30 40 50 60 70 Fonte: elaborazione dati Assessorato Turismo Regione Puglia 9 COME AVVIARE UN’ATTIVITÀ AGRITURISTICA Per poter svolgere attività agrituristica è necessario ottenere l’apposita autorizzazione da parte del Sindaco del Comune nel quale sono ubicati gli immobili da utilizzare per l’attività stessa. Al fine di ottenere la suddetta autorizzazione, i futuri operatori agrituristici, devono seguire alcune procedure: - una fase istruttoria preliminare (provinciale) per stabilire quanti posti letto, posti tavola, piazzole di campeggio si possono allestire, in funzione della consistenza dell’attività agricola principale, completata la quale viene rilasciato un certificato di iscrizione all’albo regionale dei soggetti abilitati all’agriturismo; - un’autorizzazione sanitaria che attesti l’idoneità delle strutture, delle attrezzature e degli operatori; - l’autorizzazione comunale che abilita all’esercizio dell’attività. Sotto il profilo fiscale, essendo l’agriturismo un’attività inserita nell’azienda agricola, ma con caratteristiche imprenditoriali proprie, esso richiede la tenuta di una contabilità autonoma. L’art. 5 della Legge n. 413/91 consente procedure semplificate per la determinazione del reddito imponibile e dei versamenti periodici dell’IVA, calcolando in maniera forfettaria il reddito imponibile nella misura del 25% dei ricavi al netto dell’IVA, e dell’IVA da versare nella misura del 50% dell’IVA incassata. Sui servizi di alloggio e ristorazione, l’aliquota IVA è del 10%; su tutti gli altri servizi (attività culturali e ricreative, come passeggiate a cavallo, corsi di cucina, ecc.) si applica invece l’aliquota ordinaria del 20%. L’azienda agrituristica ha facoltà di rinunciare all’applicazione del sistema forfetario, determinando in tal modo, il redito imponibile e IVA da versare secondo i metodi di contabilità ordinaria (basati sulla reale differenza tra entrate e uscite). L’operatore agrituristico ha l’obbligo di emettere, a fronte del corrispettivo versato dall’ospite, una ricevuta o uno scontrino fiscale, registrando poi l’entrata sul registro dei corrispettivi. Occorre registrare l’arrivo dell’ospite che alloggia e comunicarlo entro 24 ore alla locale autorità di pubblica sicurezza. Annualmente entro il 1° ottobre, si devono comunicare al Comune le tariffe di pernottamento, mezza pensione e pensione completa. Le tariffe comunicate devono essere affisse nel luogo di ricevimento degli ospiti e all’interno di ciascuna camera. 10 PROVINCIA DI ………… SERVIZIO AGRICOLTURA - ATTIVITA’ PRODUTTIVE UFFICIO AGRITURISMO ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------- ISCRIZIONE ALL’ELENCO REGIONALE DEGLI OPERATORI AGRITURISTICI L.R. 34/85 art. 5 (ELENCO DOCUMENTAZIONE DA PRODURRE IN ORIGINALE E COPIA ) DOMANDA DI ISCRIZIONE (IN CARTA LEGALE) La domanda deve essere indirizzata alla COMMISSIONE REGIONALE PER L’AGRITURISMO (presso Assessorato Regionale al Turismo BARI) per il tramite del Sindaco del comune nel cui agro ricade il centro aziendale. L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE PROVVEDERÀ A TRASMETTERE LA PRATICA ALLA PROVINCIA PER L’ISTRUTTORIA. La domanda di iscrizione dovrà riportare: a) dati anagrafici del richiedente; b) dati catastali (partita/e, foglio/i, n° particelle e relativa superficie) dei terreni e dei fabbricati dell’azienda; c) notizie di carattere generale dell’azienda: viabilità, distanza dai centri abitati, altitudine, caratteristiche climatiche, infrastrutture e servizi (elettricità, telefono, acqua, fogna); d) dati sulla destinazione colturale dei terreni; e) numero e tipo dei capi di bestiame allevati; f) dati anagrafici, grado di parentela e tipo di attività svolta nell’ambito dell’azienda di ciascun componente il nucleo famigliare che collaborerà all’attività agrituristica; g) indicazioni relative a modalità e forme dell’attività agrituristica che la ditta intende svolgere. ALL’ISTANZA DOVRANNO ESSERE ALLEGATI: 1) RELAZIONE TECNICA: la relazione, oltre a sviluppare tecnicamente gli elementi sinteticamente indicati nell’istanza d’iscrizione, dovrà riportare: • IL BILANCIO ANALITICO DI GESTIONE DELL’IMPRESA AGRICOLA; • IL BILANCIO DI PREVISIONE DELL’ATTIVITÀ AGRITURISTICA unitamente al calcolo del rapporto tempo-lavoro dedicato dall’imprenditore e dalla sua famiglia a ciascuna attività; Dalla comparazione dei due bilanci e dal rapporto tempo-lavoro dovrà evincersi la sussistenza della complementarietà dell’attività agrituristica rispetto a quella agricola. 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) 9) 10) 11) 12) 13) L’elaborato dovrà indicare la descrizione delle opere di ristrutturazione, riattamento o modifica delle strutture (fabbricati, magazzini, ecc) che la ditta intende realizzare per rendere l’azienda idonea allo svolgimento dell’agriturismo. COROGRAFIA IN SCALA 1:25000 della zona in cui è ubicato il fondo con indicazione del centro aziendale, degli eventuali corpi distaccati e dei collegamenti alle principali arterie. PLANIMETRIA DEI TERRENI DELL’AZIENDA con indicazione della superficie dei vari corpi e delle colture in atto; PIANTE E PROSPETTI DEI FABBRICATI AZIENDALI (IN SCALA 1:100 O 1:50) e delle pertinenze con l’individuazione dei vani e delle superfici (coperte e non) da destinare ad ospitalità agrituristica (indicare il numero di posti letto per ciascun vano) e dei locali adibiti ad attività agricola ed alloggio dell’imprenditore e della sua famiglia. (per ogni pianta compilare una legenda con la numerazione dei vani indicandone la destinazione d’uso e relativa superficie: tale leggenda dovrà essere riportata anche nella relazione tecnica). DICHIARAZIONE SOSTITUTIVA DELL’ATTO DI NOTORIETA’ concernente la qualifica di imprenditore agricolo ai sensi dell’art. 1 del Decreto L.vo 18 maggio 2001, n. 228. DICHIARAZIONE SOSTITUTIVA DELL’ATTO DI NOTORIETA’: “Dichiaro che nel triennio precedente la data di presentazione della domanda non ho riportato condanne penali previste da uno degli artt. 442, 444, 513, 515 e 517 del Codice Penale e che non ho subito condanne in materia d’igiene, sanità e frode nella preparazione degli alimenti”. DICHIARAZIONE SOSTITUTIVA DELL’ATTO DI NOTORIETA’: “Il sottoscritto si impegna a rispettare il rapporto di complementarietà e connessione dell’attività agrituristica rispetto a quella agricola che rimarrà principale in termini di reddito e di tempo-lavoro”. TITOLI DI POSSESSO O PROPRIETÀ DEI TERRENI E DEI FABBRICATI (in copia conforme) CERTIFICATI CATASTALI CONTRATTI DI FITTO in cui sia espressamente consentito lo svolgimento dell’attività agrituristica. I contratti devono essere regolarmente registrati e stipulati ai sensi della Legge 203/85 per un periodo non inferiore a 15 anni. CERTIFICATO DEL CASELLARIO GIUDIZIALE CERTIFICATO DI RESIDENZA STATO DI FAMIGLIA N.B. Ai sensi del D.P.R. 403 del 20/10/98 il richiedente potrà autocertificare i documenti di cui ai punti 11) 12) e 13). La relazione tecnica, la planimetria, la corografia e le piante dei fabbricati rurali devono essere timbrati e firmati da un tecnico iscritto all’albo professionale di appartenenza. 11 Modello di richiesta dell’autorizzazione per l’esercizio dell’attività agrituristica Al Sindaco del Comune di …………….. Oggetto: Richiesta di autorizzazione per l’esercizio dell’attività agrituristica ai sensi della L.R. 34/85 Il/la sottoscritto/a ……………….. nato/a a ……………….. prov. ………….. il ………… residente a …………………… in via ……………………. Codice fiscale …………………………… tel …………… CHIEDE ai sensi della L.R. 34/85 l’autorizzazione all’esercizio dell’attività agrituristica presso l’azienda agricola denominata ……………………… sita nel territorio di questo Comune, con sede in via ………………… iscritta al Registro delle imprese presso la CCIAA di ………………………… P.IVA …………………….. Consapevole delle conseguenze civili e penali di dichiarazioni non veritiere (artt. 46, 47, 75 e 76 del Dpr 28.12.00, n.445) DICHIARA - - - - - - di essere nella piena disponibilità del fondo e degli immobili destinati all’ospitalità come da documentazione prodotta in allegato alla domanda di iscrizione nell’elenco regionale; di aver ricevuto assenso da parte di /proprietari/ soci /consiglio di amministrazione /alla presentazione della presente domanda e allo svolgimento dell’attività agrituristica, come da documentazione prodotta in alleato alla domanda di iscrizione nell’elenco regionale; di non aver riportato condanne penali, né di essere in qualsiasi altra situazione che impedisca ai sensi della vigente normativa, l’esercizio dell’attività (art.11 del Testo unico della Legge si pubblica sicurezza approvato con RD n.773 del 18.06.31); che non sussistono, per sé e per i propri familiari, cause di divieto, di decadenza o di sospensione di cui all’art.10 della Lelle n.575 del 31.05.65 e successive modifiche e integrazioni (antimafia); che l’attività di alloggio viene esercitata in n. ………. edifici, per n. …… / camere / alloggi indipendenti/ per complessivi n. ……… posti letto, come individuati nelle allegate planimetrie; che l’ attività di ristorazione viene esercitata per un numero massimo di n. ………… / posti tavola / coperti giornalieri /coperti annuali / pari a ……………….. ; che le attività ricreative, culturali e didattiche consistono in …………………………………; che i servizi sopra indicati si svolgono in conformità con la normativa vigente; che l’idoneità all’esercizio dell’attività agrituristica, i limiti e le caratteristiche organizzative, sono indicati nell’allegato certificato regionale rilasciato da ……………….. in data …………… ; che l’idoneità igienico-sanitaria dei locali, degli spazi di accoglienza e del personale addetto è certificata dalla allegata autorizzazione rilasciata dalla ASL …………………, in data ……….. e che il personale addetto è provvisto di libretto sanitario, di cui si allega copia; che l’attività si svolgerà / per l’intero arco dell’anno, salvo eventuali brevi interruzioni rese necessarie dal prioritario espletamento dell’attività agricola / dal ……….. al …………….; di essere a conoscenza dell’obbligo di comunicazione annuale dei prezzi minimi e massimi praticati per l’alloggio, con eventuale servizio di prima colazione o pensione, nei diversi periodi dell’anno, e allega, a tal fine, la comunicazione relativa all’anno in corso; di autorizzare la raccolta dei propri dati personali per l’emanazione del provvedimento amministrativo ai sensi dell’art. 13 del D.L.von.196 del 30.06.03 Allegati alla richiesta: copia di un proprio documento d’identità; dichiarazione prezzi per l’anno in corso; certificato di idoneità e di iscrizione nell’elenco, rilasciato dalla Regione; autorizzazione sanitaria; copia del libretto sanitario degli addetti; relazione sulle caratteristiche dell’attività agricola e agrituristica; planimetria del fondo e degli immobili con evidenza dei locali e degli spazi all’aperto destinati ai servizi per gli ospiti. Data e firma ………………………… 12 SIMULAZIONE ECONOMICO-FINANZIARIA DI CASI AZIENDALI I prezzi che un’azienda può applicare dipendono da molti fattori, come la domanda locale, la bellezza dell’ambiente in cui è inserita, la varietà e la qualità dei servizi che offre, oltre alla cordialità e correttezza di chi la gestisce. Secondo un’indagine di AGRITURIST: - il 30% delle aziende chiede per un pernottamento una cifra superiore a 40 euro - il 38% quelle che si attestano fra 30 e 40 euro - il 30% quelle che chiedono fra 20 e 30 euro - il 5% quelle al di sotto dei 20 euro. Ma ciò non basta, infatti ci sono aziende con prezzi sostenuti e che sono sempre piene e aziende con prezzi bassi e che non lavorano. Dipende dal mercato locale e dal rapporto qualità/prezzo, sul quale agiscono diversi fattori, come la bellezza del paesaggio, o la varietà dei servizi sul territorio, o la capacità di una cordiale comunicazione con gli ospiti, affinché si sentano davvero ospiti e non clienti. Un prezzo sostenuto si costruisce col tempo, valutando il livello di gradimento degli ospiti e migliorando l’offerta. L’ospite in arrivo non è soltanto colui che pagherà il soggiorno, ma è anche colui che se accolto molto bene, farà da testimonial dell’azienda, attraverso il passaparola con gli amici o i colleghi di lavoro, oltre al fatto che sceglierà di ritornare lui stesso. Ritorni e passaparola possono rappresentare, dopo 3-4 anni di attività, anche il 30% della domanda. Un’azienda tipo con 10 posti letto, in grado di impegnarli mediamente per un numero di 120 giorni l’anno offrendoli a mezza pensione per 50 euro al giorno, produrrà un fatturato pari a 60.000 euro l’anno. Se nel fine settimana, il punto di ristoro accoglie anche 30 ospiti esterni, a 25 euro per pasto (per 25 fine settimana), saranno incassati 56.250 euro. Totale 116.250 euro. I costi (oneri fiscali e ammortamenti) sono dell’ordine del 55%, tutto il resto (52.300 euro) è remunerazione del lavoro (che si può stimare in 1.500 ore l’anno) e utile d’impresa. Se al lavoro attribuiamo una media di 12 euro l’ora (totale 18.000 euro), l’utile di impresa sarà di 34.300 euro. Se i posti letto invece che 10 sono 15, l’utile crescerà del 25%; se i fine settimana utili per la ristorazione invece che 25, sono di più, l’utile crescerà di un ulteriore 20%. Riducendo il costo della mezza pensione a 40 euro, offrendo il pasto a 20 euro, e se i giorni di presenze si riducono a 100, con gli stessi conti fatti in precedenza, il fatturato scenderà a 85.000 euro, e l’utile di impresa sarà pari a 22.250 euro. Resterà una quota di remunerazione del lavoro pari a 10.000 euro (con una riduzione proporzionale delle giornate di lavoro), che se destinata alla famiglia che conduce l’attività, non è cosa disprezzabile. Esempi di redditività dell’attività agrituristica in diverse condizioni di capacità ricettiva e di presenze Servizio Prezzo unitario (euro) Persone Posti letto Posti tavola Giorni Ricavo (euro) Indice reddito Reddito netto (euro) persone Pernottamento 25 10 100 25.000 60% 15.000 Pernottamento 30 15 100 45.000 60% 27.000 Pernottamento 40 15 120 72.000 60% 43.200 Pensione ½ 40 10 100 40.000 50% 20.000 Pensione ½ 50 10 120 60.000 50% 30.000 Pensione ½ 50 15 120 90.000 50% 45.000 Pasti 25 30 75 56.250 40% 22.500 Pasti 25 30 95 71.250 40% 28.500 Pasti 20 30 75 45.000 40% 18.000 Visite didattiche 6 25 6.750 65% 4.390 10 45 L’Indice reddito è calcolato detraendo dai ricavi, secondo la loro incidenza percentuale, i costi per oneri fiscali, ammortamenti e gestione (escluso il costo del lavoro). Il Reddito netto si intende come somma dell’utile di impresa e della remunerazione del lavoro. 13 Per quanto riguarda l’attività di promozione per una piccola azienda agrituristica con 10 posti letto 1.500 euro per la realizzazione di dépliant e biglietti da visita sono sufficienti. Mentre per quanto riguarda il sito Internet, secondo la complessità si va da 100 a 400 euro, la tenuta in linea costa ogni anno da 100 a 250 euro, se poi si chiede assistenza per avere una buona posizione sui motori di ricerca, il costo può salire anche notevolmente. Se ci si rivolge ad un’agenzia, bisogna evitare clausole contrattuali vessatorie, come la concessione di esclusiva sulla prenotazione di alcuni alloggi senza impegno, da parte dell’agenzia, a riconoscere, anche nel caso di mancate prenotazioni, un minimo garantito. La commissione richiesta dalle agenzie varia a seconda del sistema di vendita: se l’agenzia si propone esclusivamente al cliente finale, cioè al pubblico, il 10% può bastare; se invece è un tour operator, pubblica un catalogo e sono coinvolti anche altri operatori, la commissione sarà almeno del 20%. L'agriturismo si distingue dal turismo rurale offerto in strutture extra alberghiere, in quanto l'ospitalità è offerta nell'azienda stessa, utilizzando fabbricati rurali adattati allo scopo, con la possibilità molto spesso di stabilire un contatto familiare con i titolari e di instaurare rapporti umani non episodici. L’agriturismo è una forma di ospitalità che possono svolgere esclusivamente gli imprenditori agricoli, complementare all’attività agricola e che quindi richiede la presenza di un’azienda agricola in produzione. Inoltre è possibile somministrare pasti e bevande, purchè costituiti prevalentemente da prodotti propri. Per svolgere l’attività agrituristica occorre, preliminarmente alla richiesta di autorizzazione comunale, una istruttoria da parte della Provincia nella quale si certifichino l’esistenza di un’attività agricola “principale” e i limiti di esercizio della complementare attività ricettiva. Il bed &breakfast è una forma di ospitalità “familiare” a carattere occasionale che si deve svolgere nell’abitazione di residenza mettendo a disposizione non più di sei camere con un massimo di 20 posti letto (L.R. 17/99) e i relativi servizi igienici e offrendo un servizio di prima colazione nel rispetto delle norme di igiene. Per svolgere l’attività di B&B è prevista una semplice dichiarazione di inizio attività al Comune. 14 IL BED & BREAKFAST Il B&B non è un tipo di struttura ricettiva connessa in maniera specifica all’azienda agricola, essa può essere realizzata indifferentemente in città, in un centro storico, in campagna. I requisiti per svolgere tale attività sono stabiliti da leggi regionali (in Puglia la L.R. 17/99). I principi generali sono: - residenza del titolare sul posto (l’ospite è accolto nella casa del titolare o in un edificio attiguo); - occasionalità dell’attività; - somministrazione della prima colazione - limitazione del numero massimo di posti letto (in Puglia 10 posti massimo); - avvio dell’attività previa semplice comunicazione al Sindaco; - obbligo di comunicazione annuale delle tariffe. In riferimento agli aspetti fiscali, il B&B rientra in un tipo di attività commerciale occasionale, per cui tutti i ricavi (documentati da ricevuta senza applicazione di IVA) costituiscono reddito imponibile. distribuzione B&B in Puglia anno 2005 46 Provincia di Taranto 103 Provincia di Foggia 540 Provincia di Lecce 100 Provincia di Bari 78 Provincia di Brindisi Alto Salento 36 0 100 200 300 400 500 600 Fonte: elaborazione dati Assessorato Turismo Regione Puglia 15 Modello di denuncia di inizio dell’attività di Bed & Breakfast Al Sindaco del Comune di …………….. Oggetto: denuncia di inizio dell’attività di Bed & Breakfast ai sensi della L.R. 17/99 Il/la sottoscritto/a ……………….. nato/a a ……………….. prov. ………….. il ………… residente a …………………… in via ……………………. Codice fiscale …………………………… tel …………… COMUNICA ai sensi della L.R. 17/99 e della Legge n. 241 art. 19 del 07.08.90, che darà inizio, a decorrere dalla data di presentazione della presente, ad un’attività di Bed & Breakfast nell’unità immobiliare sita nel territorio di questo Comune, in via ………………… denominata ………………………… / dove / nelle vicinanze della quale / il sottoscritto è residente ed abita stabilmente. Consapevole delle conseguenze civili e penali di dichiarazioni non veritiere (artt. 46, 47, 75 e 76 del Dpr 28.12.00, n.445) DICHIARA - - - - di essere nella piena disponibilità dell’immobile in cui si svolge l’attività in forza di / atto di acquisto / successione / contratto di affitto / concessione di usufrutto / comodato d’uso / come allegato; di non aver riportato condanne penali, né di essere in qualsiasi altra situazione che impedisca ai sensi della vigente normativa, l’esercizio dell’attività (art.11 del Testo unico della Legge si pubblica sicurezza approvato con RD n.773 del 18.06.31); che non sussistono, per sé e per i propri familiari, cause di divieto, di decadenza o di sospensione di cui all’art.10 della Lelle n.575 del 31.05.65 e successive modifiche e integrazioni (antimafia); che l’attività di alloggio viene esercitata in n. ……… camere e con n. ……… posti letto, servite da n. ……. locali bagno riservati agli ospiti e da sala come individuati nell’allegata planimetria; che I locali destinati all’attività hanno I requisiti igienico-sanitari previsti dal Regolamento Edilizio Comunale vigente; che le caratteristiche e le dotazioni delle camere da letto, dei servizi igienici, dei locali comuni, nonché I preparazione della prima colazione, rispondono ai requisiti di legge; che l’ospitalità avrà carattere occasionale e si svolgerà dal ………. al ………….; di essere a conoscenza dell’obbligo di comunicazione annuale o semestrale dei prezzi, ed allega, a tal fine, la comunicazione relativa all’anno in corso; di autorizzare la raccolta dei propri dati personali per l’emanazione del provvedimento amministrativo ai sensi dell’art. 13 del D.L.von.196 del 30.06.03; di essere a conoscenza che, ai sensi dell’art. 9 della Legge 241/90, l’Amministrazione comunale verificherà d’uffici, entro 60 giorni dalla ricezione della denuncia, la sussistenza dei presupposti e dei requisiti di legge richiesti, la mancanza dei quali disporrà la cessazione o sospensione dell’attività. Allegati alla richiesta: copia di un proprio documento d’identità; dichiarazione prezzi per l’anno in corso; titolo comprovante la disponibilità dell’immobile; planimetria dell’abitazione con evidenza dei locali a disposizione degli ospiti. Data e firma ………………………… 16 INDIRIZZI UTILI AGRITURIST Corso Vittorio Emanuele , 101 – 00186 Roma – tel 06.6852337 fax 06.6852424 e.mail [email protected] Internet www.agriturist.it AGRIVACANZE Via Tevere, 20 – 00198 Roma – tel 06.8559898 fax 06.8553891 Internet www.agrivacanze.net TERRANOSTRA Via XXIV Maggio, 43 – 00187 Roma – tel 06.4682370 fax 06.4682204 e.mai [email protected] Internet www.terranostra.it TURISMO VERDE Via M. Fortuny, 20 – 00196 Roma – tel 06.32687208 fax 06.3235965 e.mail [email protected] Internet www.turismoverde.it ASSOCIAZIONE NAZIONALE BED&BREAKFAST E AFFITTACAMERE Tel 041.731429 fax 041.2769547 e.mail [email protected] Internet www.anbba.it 17 VENDITA DIRETTA DEI PRODOTTI AZIENDALI La vendita diretta delle produzioni proprie da parte degli agricoltori è un’attività che ha tradizioni antiche e fortemente radicate; oggi con l’agriturismo e la multifunzionalità, può dare un contributo importante all’economia aziendale. Gli imprenditori agricoli, iscritti nel registro delle imprese possono vendere al dettaglio, in tutto il territorio italiano, i prodotti provenienti in misura prevalente dalla propria azienda, osservate le disposizioni vigenti in materia di igiene e sanità. A fronte di un generalizzato aumento dei prezzi al consumo, si registra un livello sostanzialmente stabile dei prezzi alla produzione, con casi addirittura di diminuzione. Le aziende agricole producono ricchezza per gli altri e non per sé. La vendita diretta dei propri prodotti, riducendo al massimo l’intermediazione, può portare ad un incremento del fatturato dell’azienda agricola. Certamente non è facile vendere tutta la propria produzione al consumatore finale. Per raggiungere tale obbiettivo e indurre il consumatore a raggiungere l’azienda occorre che ad esso gli sia offerta la possibilità non solo di fare la spesa, ma di soddisfare anche altri interessi (svago, relax, ecc.) che possono trovarsi in azienda. Altra situazione è la sosta occasionale di turisti presso i chioschi sistemati, lungo le strade che portano al mare, dalle aziende agricole nella stagione estiva. I prodotti che si prestano alla vendita diretta sono quelli che è possibile conservare a lungo senza difficoltà, come i prodotti confezionati (vino, olio, conserve di frutta e ortaggi, miele, ecc.), i prodotti secchi (legumi, pasta, ecc.), i salumi e i formaggi. La connessione tra vendita diretta e ristorazione agrituristica, rappresenta un’importante strategia che genera un vantaggio all’azienda. La ristorazione rappresenta non solo un servizio remunerato ma anche un’occasione per far degustare e promuovere i propri prodotti. Se i prodotti offerti oltre ad essere buoni, tipici e genuini, sono ottenuti da varietà vegetali e razze animali locali, diversi da quelli che si trovano sul mercato, più è alta la possibilità di venderli ai propri ospiti. Il punto vendita è un luogo dove è opportuno che regni ordine e buona visibilità dei prodotti proposti, conservando la caratteristica di una dispensa rurale invece di somigliare ad un normale negozio. Possono anche essere utilizzati elementi dell’arredo originale o dell’artigianato locale. Il legno per banchi e scaffali è da preferire all’acciaio di tipo industriale-commerciale. In riferimento all’affidabilità igienico-sanitaria, chi acquista in azienda, ha elementi di percezione in più, rispetto a chi acquista in un negozio. Mostrare l’azienda nel suo complesso, il punto vendita, gli spazi ed i locali di produzione ordinati, accoglienti e puliti, rassicura e genera fiducia al cliente. A seconda del movimento di pubblico è opportuno che il punto vendita sia tenuto aperto ad orari prestabiliti, con il presidio costante di un addetto. La vendita diretta dei prodotti aziendali da parte di un agricoltore appartiene ad una consolidata tradizione ed è per questo autorizzata con procedure semplificate che non richiedono una licenza di commercio. Le norme igienico-sanitarie. La Legge n. 59 del 9.02.63, prevedeva inizialmente l’autorizzazione del Sindaco per effettuare la vendita diretta dei prodotti, fermo restando l’obbligo al rispetto delle disposizioni igienicosanitarie anche mediante l’attivazione di un sistema di autocontrollo HACCP del rischio ai sensi del D.L.vo n.155 del 26.05.97. L’autocontrollo si realizza attraverso la redazione e l’osservanza di un apposito manuale aziendale di buona prassi igienico-sanitaria, nel quale siano analizzate le potenziali fonti di rischio per la salute derivanti da qualsiasi manipolazione di generi alimentari e si indichino i comportamenti appropriati per evitare le conseguenze. L’azienda che vende direttamente i propri prodotti deve applicare l’auto-controllo sia nella lavorazione dei prodotti (vino, olio, conserve), sia nel confezionamento, nella conservazione e nell’eventuale porzionamento dei prodotti stessi. Obiettivo del manuale, che prevede anche la registrazione scritta delle operazioni di prevenzione periodica del rischio igienico (periodicità delle disinfestazioni, calendario delle pulizie dei locali), è impedire contaminazioni fisiche e microbiologiche dannose alla salute, provenienti da cattiva igiene degli operatori, del locale, delle attrezzature. Le norme amministrative e fiscali. L’agricoltore che vende i propri prodotti non necessita di licenza di commercio ma, ai sensi dell’art. 4 del D. Lgs. n.228/2001 (che modifica le norme della Legge 59/63), è sufficiente presentare comunicazione al Sindaco del Comune ove ha sede l’azienda di produzione. È consentita anche la vendita di prodotti non propri, purchè in misura inferiore ai propri (in base al fatturato), la vendita può essere effettuata decorsi 30 gg. dal ricevimento della comunicazione. 18 Qualora si intenda esercitare la vendita al dettaglio non in forma itinerante su aree pubbliche o in locali aperti al pubblico, la comunicazione è indirizzata al Sindaco del Comune in cui si intende esercitare la vendita. Dal punto di vista fiscale, in applicazione della Legge n. 350 del 24.12.03, con D.M. 19.03.04, è stata infatti allargata la rosa dei prodotti trasformati per i quali il reddito derivante dalla vendita diretta, imponibile ai fini Irperf, è considerato agricolo, così come già era per i prodotti non trasformati e per i soli vino, olio e formaggio. La lista contiene tutti i prodotti ottenuti da prima trasformazione, cioè quelli per la preparazione dei quali si impieghino esclusivamente materie prime provenienti direttamente dalla coltivazione o dall’allevamento degli animali. Ad esempio è considerato di prima trasformazione il vino, ma non la grappa che si ottiene da un ulteriore processo di distillazione. Il prodotto venduto può essere trasformato in azienda, o anche in un laboratorio esterno per conto dell’azienda, impiegando materia prima proveniente prevalentemente dal proprio fondo. Per quanto riguarda la promozione, in alcune aree di produzione di vini DOC o di olio DOP, i Consorzi di tutela o le Strade enogastronomiche (Strada dell’olio o del vino), hanno curato l’installazione presso ciascuna azienda di cartelli indicatori tutti uguali, riportanti il nome del produttore, in grado di offrire un’impressione coordinata e organizzata. Le guide enogastronomiche e Internet sono un mezzo importante per procurarsi acquirenti. Occorre distinguere gli editori di guide che ospitano offerte a pagamento, dagli editori che selezionano le offerte e che presentano una efficacia promozionale in quanto capaci di affermarsi presso il pubblico vendendo molte copie. La vendita per corrispondenza offre opportunità di incrementare la vendita diretta presso coloro che hanno assaggiato i prodotti aziendali ma che non possono raggiungere ogni volta l’azienda per effettuare acquisti. La vendita per corrispondenza può essere fatta per posta elettronica o per telefono spedendo i prodotti con pagamento contrassegno, oppure ricevendo gli ordini tramite internet con pagamento on line attraverso carta di credito. Se si vuole preferire incontri diretti con l’acquirente, può essere funzionale un pieghevole o un opuscolo di presentazione dell’azienda e dei prodotti. La partecipazione a mostre-mercato o fiere enogastronomiche costa molto se l’azienda partecipa a proprie spese, meglio se si contribuisce in quota parte alle spese sostenute dai Consorzi di tutela, o delle Strade enogastronomiche che mettendo insieme più produttori possono meglio affrontare le spese di partecipazione alle fiere. In questo ambito si può incontrare un ristoratore che decide di fornirsi dei prodotti dell’azienda agricola, o di un giornalista che intende dedicare un articolo al prodotto che lo ha impressionato per alcune caratteristiche. Partecipare a manifestazioni promozionali a sostegno di una DOP o Igp, presenta l’obiettivo non tanto di vendere, quanto di investire sulla valorizzazione dei marchi di origine, nella prospettiva futura di un maggiore apprezzamento commerciale del prodotto. 19 Decreto Legislativo 18 maggio 2001, n. 228 “Decreto legislativo in materia di orientamento e modernizzazione del settore agricolo” pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 137 del 15 giugno 2001 Art. 4 Esercizio dell’attività di vendita 1. Gli imprenditori agricoli, singoli o associati, iscritti nel registro delle imprese di cui all’art.8 della legge 29 dicembre 1993, n. 580, possono vendere direttamente al dettaglio, in tutto il territorio della Repubblica, i prodotti provenienti in misura prevalente dalle rispettive aziende, osservate le disposizioni vigenti in materia di igiene e sanità. 2. La vendita diretta dei prodotti agricoli in forma itinerante è soggetta a previa comunicazione al Comune del luogo ove ha sede l’azienda di produzione e può essere effettuata decorsi trenta giorni dal ricevimento della comunicazione. 3. La comunicazione di cui al comma 2, oltre alle indicazioni delle generalità del richiedente, dell’iscrizione nel registro delle imprese e degli estremi di ubicazione dell’azienda, deve contenere la specificazione dei prodotti di cui s’intende praticare la vendita e delle modalità con cui si intende effettuarla, ivi compreso il commercio elettronico. 4. Qualora si intenda esercitare la vendita al dettaglio non in forma itinerante su aree pubbliche o in locali aperti al pubblico, la comunicazione è indirizzata al sindaco del comune in cui si intende esercitare la vendita. Per la vendita al dettaglio su aree pubbliche mediante l’utilizzo di un posteggio la comunicazione deve contenere la richiesta di assegnazione del posteggio medesimo, ai sensi dell’art. 28 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114. 5. La presente disciplina si applica anche nel caso di vendita di prodotti derivati, ottenuti a seguito di attività di manipolazione o trasformazione dei prodotti agricoli e zootecnici, finalizzate al completo sfruttamento del ciclo produttivo dell’impresa. 6. Non possono esercitare l’attività di vendita diretta gli imprenditori agricoli, singoli o soci di società di persone e le persone giuridiche i cui amministratori abbiano riportato, nell’espletamento delle funzioni connesse alla carica ricoperta nella società, condanne con sentenza passata in giudicato, per delitti in materia di igiene e sanità o di frode nella preparazione degli alimenti nel quinquennio precedente all’inizio dell’esercizio dell’attività. Il divieto ha efficacia per un periodo di cinque anni dal passaggio in giudicato della sentenza di condanna. 7. Alla vendita diretta disciplinata dal presente decreto legislativo continuano a non applicarsi le disposizioni di cui al decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, in conformità a quanto stabilito dall’articolo 4, comma 2, lett. d) del medesimo decreto legislativo n. 114 del 1998. 8. Qualora l’ammontare dei ricavi derivanti dalla vendita dei prodotti non provenienti dalle rispettive aziende nell’anno solare precedente sia superiore a lire 80 milioni (euro 41.300) per gli imprenditori individuali ovvero a lire 2 miliardi (euro 1.032.900) per le società, si applicano le disposizioni del citato decreto legislativo n. 114 del 1998. 20 Modello di denuncia di inizio attività di vendita diretta dei prodotti utilizzare la modulistica comunale se disponibile Al Sindaco del Comune di ………….. Oggetto: denuncia di inizio dell’attività di vendita diretta di prodotti agricoli, ai sensi del D.Lvo n.228/01 Il/la sottoscritto/a ………………….. nato/a a ………………… il ………… residente a …………………, in via/c.da ……………………….., codice fiscale ………………………. tel. ……………. In qualità di titolare/rappresentante legale dell’Impresa agricola denominata …………………………………. con sede in ……………………. Prov. ……… via/c.da ………………………. Cap …………… P.IVA …………………… tel. …………….. iscritta al registro delle imprese in data …………, con il n. ……….., presso la CCIAA di ……………………………………. COMUNICA ai sensi della Legge 241/90, art. 19 e successive modifiche, e del D.L.vo 228/01, art. 4, l’inizio dell’attività di vendita dei seguenti prodotti, provenienti in misura prevalente dalla propria azienda agricola, nei limiti stabiliti dal D.L.vo 228/01: prodotti propri: ……..……………………………………………………………………………………………… prodotti non propri: ……………………………………………………………………………………………….. secondo le seguenti modalità: in locale aperto al pubblico presso la propria azienda _____________________________________ in locale aperto al pubblico sito nel territorio comunale, in via/piazza ……………………… ________ in forma itinerante su area pubblica ___________________________________________________ tramite commercio elettronico ________________________________________________________ Consapevole delle conseguenze civili e penali di dichiarazioni non veritiere (artt. 46, 47, 75 e 76 del Dpr 28.12.00, n.445) DICHIARA - - - - - di essere nella piena disponibilità dell’immobile in cui si svolge l’attività in forza di / atto di acquisto / successione / contratto di affitto / concessione di usufrutto / comodato d’uso / come allegato; di non aver riportato condanne penali, né di essere in qualsiasi altra situazione che impedisca ai sensi della vigente normativa, l’esercizio dell’attività (art.11 del Testo unico della Legge si pubblica sicurezza approvato con RD n.773 del 18.06.31); che non sussistono, per sé e per i propri familiari, cause di divieto, di decadenza o di sospensione di cui all’art.10 della legge n.575 del 31.05.65 e successive modifiche e integrazioni (antimafia); di essere in possesso, per lo svolgimento dell’attività, delle prescritte autorizzazioni sanitarie e di esercitare la vendita nel rispetto delle vigenti disposizioni igienico-sanitarie; che l’ammontare dei ricavi derivanti dalla vendita dei prodotti non provenienti dalla propria azienda, nell’anno solare precedente, non è stato superiore a euro 41.316,55 (per gli imprenditori individuali) /euro 1.032.913,79 (per le società); di essere a conoscenza che, ove i limiti di fatturato sopra indicati fossero superati, cessano gli effetti della presente denuncia e si richiede il possesso di licenza di commercio. Allegati alla richiesta: - copia di un documento d’identità; - titolo comprovante la disponibilità dell’immobile; - copia dell’autorizzazione sanitaria. Data e firma ………………………… 21 22 FATTORIE DEL GUSTO Le fattorie del gusto sono aziende agrituristiche che organizzano laboratori sensoriali, degustazioni guidate, corsi di cucina per apprendere i segreti delle ricette contadine, diventando luoghi di riscoperta delle tradizioni enogastronomiche e della cultura contadina. I partecipanti a queste attività, accolti in un ambiente familiare, hanno la possibilità di conoscere e di imparare attraverso l'esperienza diretta i segreti dell'arte norcina (la preparazione dei salumi), della conservazione della frutta, della preparazione delle confetture, della produzione del pane, dell'utilizzo dei prodotti stagionali in cucina. Sono, queste, iniziative che concorrono a sviluppare il rapporto dei consumatori con coloro che il cibo lo producono, e a formare consumatori critici in grado di apprezzare i prodotti tradizionali di masseria ed il patrimonio culturale delle nostre campagne. Il circuito delle fattorie del gusto può costituire una rete di agriturismi di eccellenza, in grado di far crescere il settore nel suo complesso, a condizione che si presti molta attenzione alla qualità e alla autenticità delle proposte, in quanto ci si rivolge ad un mercato molto esigente. I CORSI DI CUCINA Il mondo agricolo conserva uno straordinario patrimonio gastronomico che costituisce un tesoro inestimabile. I corsi di cucina sono lo strumento per trasmettere questo patrimonio e per valorizzare questa importante risorsa. I corsi si possono sviluppare in un'unica occasione o in più incontri e presentano prezzi differenziati a seconda dei prodotti che vengono utilizzati in cucina e del numero di incontri. Può essere utile offrire ai partecipanti un piccolo omaggio (un grembiule, per esempio, o un dépliant con delle ricette) per fidelizzare gli ospiti, incentivare il passaparola e costruire una propria banca dati, per informare i propri ospiti sul calendario degli incontri in programma. I corsi di cucina devono avere un numero minimo e un numero massimo di partecipanti, nel primo caso per rendere sostenibile l'incontro dal punto di vista economico, nel secondo caso per evitare di renderlo dispersivo. I LABORATORI SENSORIALI Questo tipo di proposta è la più difficile perché richiede una solida cultura gastronomica, con una specializzazione sui prodotti oggetto della degustazione, siano essi vini, formaggi o salumi. Il laboratorio sensoriale si basa su un approccio diretto ai prodotti e sul recupero della sensorialità. I prodotti sono presentati in contemporanea e le degustazioni guidate e comparate. È un’esperienza sensoriale concreta e consapevole e un’opportunità di conoscenza delle tecniche e del contesto culturale in cui nasce un prodotto. I partecipanti devono trovare una situazione piacevole (contesto, sala, servizio, presentazione); il servizio, seppur informale, deve essere attento e professionale, la qualità dei prodotti in degustazione eccellente, le comunicazioni scientificamente corrette, comprensibili, esaurienti e coinvolgenti. Chi conduce il laboratorio deve suscitare nei partecipanti curiosità verso i prodotti in degustazione. Nel corso di un'ora, i conduttori-animatori comunicano alcuni elementi di tecnica di degustazione, presentano i prodotti in degustazione dal punto di vista merceologico e produttivo, sottolineando le sensazioni organolettiche che i cibi suscitano, da soli o in abbinamento. Il tutto con un linguaggio fluido e comprensibile, senza retorica o eccessivo tecnicismo. Dove, se non in una famiglia di agricoltori, si può avere la possibilità di incontrare l’esperienza della produzione, la cultura degli ingredienti e del loro uso? 23 LE FATTORIE DIDATTICHE In un'epoca contraddistinta dalla globalizzazione, nella quale il rapporto con il cibo e il mondo della "produzione primaria" appare profondamente modificato, è sempre più difficile conoscere, che cosa si coltiva nelle campagne, il percorso che fa il cibo prima di arrivare sulla tavola, chi lo produce e come lo produce. Ciò è dovuto al fatto che ormai la comunicazione e l'informazione che riguarda i prodotti alimentari, è affidata ai media (stampa o televisione), e spesso è di natura pubblicitaria, gestita dunque dalle industrie di trasformazione e dalla grande distribuzione. Le fattorie didattiche nascono con l’obiettivo di garantire un collegamento tra città e campagna: favorendo la comunicazione diretta fra l'agricoltore e il cittadino, a cominciare dalle giovani generazioni, si fa conoscere l'origine dei prodotti che, ormai inconsapevolmente, i ragazzi consumano quotidianamente, il ciclo delle piante che forniscono nutrimento e tessuti, la vita e il comportamento degli animali, le trasformazioni che consentono di far giungere sulla loro tavola gli alimenti. Tutto ciò viene trasmesso ai giovani direttamente dall'agricoltore, favorendo, attraverso un approccio diretto, curiosità e spirito critico e, al contempo, la consapevolezza dell'importanza economica e sociale dell'agricoltura. In questo progetto educativo l'azienda agricola apre le porte alla scuola e ai gruppi organizzati nell’ottica della multifunzionalità, offrendo nuovi servizi tali da generare forme di reddito supplementare. La fattoria didattica si pone come obiettivi: - valorizzare la relazione città-campagna - creare interesse per la scoperta dell'ambiente e dell'attività agricola - favorire il recupero del valore culturale e ambientale del proprio territorio - valorizzare l'importanza e il ruolo sociale dell'agricoltura - conoscere piante e animali della fattoria - sensibilizzare al rispetto dell'ambiente e al ritmo della natura - conoscere l'origine dei prodotti alimentari e il percorso dal campo alla tavola - educare al consumo consapevole attraverso la comprensione delle relazioni esistenti tra sistemi produttivi, consumi alimentari, salvaguardia dell'ambiente. Le fattorie didattiche sono aziende agricole/agrituristiche impegnate nell’educazione del pubblico ed in particolare nell’accoglienza e nell’educazione di gruppi scolastici e di giovani nell’ambito delle loro attività scolastiche e/o extrascolastiche. L’attività educativo/formativa è strettamente correlata a quella agricola, che rimane l’attività principale. È preferibile che le attività didattiche siano connesse a sistemi di produzione biologica, integrata o ecocompatibile e gli allevamenti aziendali siano improntati al principio del benessere del bestiame. Alla base della proposta educativa delle fattorie didattiche vi sono i principi della pedagogia attiva, per mettere in condizione gli ospiti di “imparare-facendo”. Le aziende agricole ed agrituristiche che svolgono attività pedagogica dovranno diventare veri e propri Centri di educazione alimentare e agroambientale, dotandosi ed attrezzandosi degli strumenti e delle strutture necessarie per svolgere attività didattica. Le fattorie possono diventare ambiti educativi importanti per promuovere la socializzazione, le relazioni, l’espressione di sé da parte dei bambini. Se la fattoria sviluppa attività in questa direzione, può offrirsi alla scuola come spazio in cui i bambini possono vivere momenti di condivisione di vita comune, per sviluppare le relazioni e le conoscenze con i compagni e con gli insegnanti. Le visite in fattoria rappresentano in tal modo preziose occasioni di apprendimento e crescita e quindi da valorizzare sia da parte del mondo agricolo che della scuola dell'autonomia. L'attività pedagogica si potrà articolare come segue: a) visite guidate alle coltivazioni, agli allevamenti e alle attrezzature dell'azienda; giornate dimostrative per gruppi organizzati; b) visite guidate a luoghi di interesse naturalistico per l'osservazione della flora e della fauna; c) possibilità di assistere allo svolgimento concreto di attività agricole e artigianali d) percorsi didattici tramite personale adeguatamente preparato; e) degustazioni guidate dei prodotti; f) esercitazioni e laboratori didattici; g) distribuzione di documentazione, materiale guida o vademecum per i fruitori in grado di preparare, accompagnare e integrare la visita alla fattoria didattica; h) allestimento di un’aula didattica per i gruppi, allo scopo di proporre, dibattiti e proiezioni, seminari e corsi di formazione e/o informazione. 24 ALCUNI SUGGERIMENTI PER LA GESTIONE DI UNA FATTORIA DIDATTICA Definire il proprio progetto aziendale La “clientela” è rappresentata dalle scuole materne, elementari e medie, ma anche da gruppi famigliari e persone con difficoltà sociali. A tutti l'azienda deve mostrare disponibilità di tempo e organizzazione tali da assicurare le visite nei periodi richiesti dall'attività didattica, anche quando coincidono con quelli di maggior impegno nell'attività aziendale. Forte motivazione e adeguata capacità dell'agricoltore di comunicare con i ragazzi La capacità di comunicare con i ragazzi può essere conseguita ricorrendo a specifici percorsi formativi, messi a punto da associazioni agricole e/o da enti di formazione; con incontri svolti da operatori esperti anche presso le aziende agricole, corsi di aggiornamento, aggiornamenti specifici per gli insegnanti. Offrire un'immagine reale dell'agricoltura Nell’elaborazione dei vari programmi, oltre a tenere conto dell’orientamento culturale dell’azienda agricola, è indispensabile verificare le risorse culturali ed ambientali del territorio circostante che possono aiutare a rendere la visita completa: musei, parchi naturali e aziende agricole con produzioni diverse. Nella funzione didattica dell’agricoltura rientrano le iniziative che hanno come obiettivo l’avvicinamento dei bambini e dei ragazzi ai processi biologici che contraddistinguono le attività agricole e le modalità con cui vengono prodotti e trasformati gli alimenti. L’accoglienza Gli agricoltori devono accogliere in modo cordiale gli ospiti, spiegando tutte le attività agricole svolte in azienda, permettendo ai visitatori di rapportarsi in condizioni di sicurezza agli animali allevati. Il numero dei partecipanti alle visite e alle attività educative deve essere adeguato agli spazi aziendali ed all’efficacia delle azioni previste e, comunque, non superiore a 60/65 utenti. L’accoglienza viene proporzionata al numero degli operatori presenti in azienda ed il loro rapporto varierà in funzione dell’età dei partecipanti e delle attività proposte. Il rapporto operatori/utenti non potrà in nessun caso essere superiore a 30. L’accoglienza, la visita e le attività saranno condotte dall’agricoltore o da suoi familiari o da personale aziendale coinvolto nell’attività produttiva. È cura dell’azienda fornire alle classi ospitate eventuale materiale didattico di supporto e /o testimonianze della visita. In ogni azienda possono essere disponibili schede di valutazione, e strumenti di verifica delle attività proposte. Le strutture necessarie L’azienda deve essere dotata di servizi essenziali per l'accoglienza: - facilità di accesso per pullman e scuolabus; - ambienti accoglienti e curati, spazi didattici attrezzati all'aperto, per svolgere le azioni educative ed in particolare di un’ aula didattica coperta per lo svolgimento delle attività anche in caso di maltempo; - almeno due servizi igienici (di cui uno almeno per disabili) e di lavabi con acqua potabile, è possibile comunque mettere a disposizione i servizi della propria abitazione. - supporti visivi, cartelloni, poster, fotografie (kit di laboratorio, per le fattorie didattiche meglio attrezzate); - aree attrezzate delimitate dove gli ospiti possono consumare la merenda e/o giocare in sicurezza. Non sottovalutare i rischi di incidenti L'azienda agricola è un luogo di produzione in cui sono presenti dei rischi che è bene riconoscere, per prevenirli. I rischi possono essere correlati con l'allevamento degli animali, il loro comportamento, le malattie di cui possono essere portatori, il parco le macchine agricole impiegate in azienda, presenza di prodotti antiparassitari e dei concimi, le caratteristiche strutturali degli edifici rurali e degli impianti di servizio. La prima misura di prevenzione per garantire la sicurezza degli ospiti passa per il rispetto dei regolamenti di igiene e di sicurezza, interventi di adeguamento per prevenire incidenti e infortuni: impianti elettrici a norma, attrezzature pericolose rese inaccessibili, zone pericolose ben visibili e segnalate. In generale è pericoloso pensare di svolgere una qualsiasi attività senza considerare l'eventualità che qualcuno possa subire dei danni. La responsabilità civile che grava sull'imprenditore non è solo un problema giuridico ma anche economico: da eventuali incidenti potrebbero derivare richieste di risarcimento, proprzionata alla gravità dell’evento. È indispensabile che l’azienda disponga di una polizza assicurativa a copertura delle responsabilità civili collegate con l'accoglienza di ragazzi in azienda. Una polizza generica di responsabilità civile dell'azienda non è sufficiente, in particolare se questa copre solo rischi derivanti da attività connesse con la produzione agricola. È necessario che la polizza preveda la copertura dei rischi derivanti da attività agrituristiche, producenti reddito d'impresa (cioè non agricoli ma derivanti dalla prestazione di servizi), ed in particolare i rischi derivanti dall’esercizio di attività didattiche. Tariffe La gamma delle tariffe è molto ampia ed è correlata con la durata e la natura delle prestazioni, il materiale messo 25 a disposizione e lo stato della concorrenza. Attualmente esse si aggirano sugli 8 euro per una giornata intera, 5 euro per mezza giornata e 10 euro per una giornata che comprenda anche il pranzo di mezzogiorno. Rapporti con le scuole La promozione della propria azienda può avvenire attraverso pubblicazioni del settore locali o nazionali che presentino i programmi delle fattorie didattiche. Importante è anche il passaparola fra insegnanti, l'incontro con gli insegnanti stessi nelle prime settimane dell’anno scolastico. Naturalmente è di particolare efficacia poter presentare personalmente i propri programmi aziendali in incontri con la scuola. Dopo la visita è opportuno mantenere il contatto con la scuola attraverso la fornitura di materiale didattico inerente l'argomento della visita o prolungando l'esposizione in azienda di elaborati realizzati dai bambini in occasione della visita. Può essere, inoltre, interessante lasciare ai bambini un piccolo dono ricordo, magari qualcosa da loro prodotta durante la visita. Attività preparatorie per le scuole Le fattorie didattiche, prima di ogni visita, concordano con i docenti il programma da realizzare con la classe e gli obiettivi educativi. Gli agricoltori si dichiarano disponibili ad interventi in classe, prima e successivamente alla visita e possono stipulare convenzioni con gli Istituti Scolastici. Ogni azienda si impegna: - a fornire informazioni sull’abbigliamento necessario alla visita in ragione della stagionalità, delle condizioni atmosferiche e delle attività proposte; - a fornire informazioni precise per raggiungere l’azienda, specificando se è facilmente raggiungibile da un pullman e se vi sono spazi adeguati per le manovre, nonchè se sono disponibili rampe di accesso per i disabili; - a richiedere ai docenti l’eventuale presenza di ospiti con allergie, intolleranze o problemi particolari che possano compromettere la partecipazione alle attività previste. La scelta della fattoria didattica da visitare Eventuali accreditamenti da parte delle Amministrazioni pubbliche sono uno dei possibili indicatori della qualità. Da valutare sono anche la collocazione geografica in una zona di tutela ambientale, l'adozione di metodi di coltivazione biologici, la capacità di comunicazione degli operatori. Quando queste condizioni si verificano, vi sono tutti gli elementi per tendere all'eccellenza. La formazione dell'imprenditore agricolo è fondamentale. È ovvio che l'agricoltore non deve fare l'educatore, ma è altrettanto ovvio che con i bambini deve dialogare, senza fare le veci dell'insegnante; deve però aver creato un ambiente sicuro e far sì che il rapporto con la scuola inizi prima della visita e continui anche dopo fornendo materiale di supporto all'insegnante sulle attività proposte dall'azienda agricola. Alcune Regioni prevedono varie forme di accreditamento (al momento non obbligatorie) le quali impongono all'azienda di seguire degli standard qualitativi in cambio di un logo regionale che certifica la loro rispondenza ai requisiti previsti dalle varie carte regionali della qualità. Le Regioni più avanzate in questa materia hanno previsto con apposite leggi dei corsi di abilitazione e di formazione continua per gli agricoltori e «carte dei requisiti». Ad esempio, la Regione Lombardia nella «carta della qualità» (pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione n.45 del 4/11/2002) prevede procedure di accreditamento, un corso abilitante di 120 ore e successivi corsi di aggiornamento per almeno 30 ore all'anno. La Regione Emilia-Romagna, analogamente, con delibera del 6/2/200l, prevede un forte impegno formativo con corsi di base per operatori di fattorie didattiche (90-120 ore), corsi di aggiornamento annuali (30-40 ore), accreditamento annuale da parte delle Province ed interventi formativi per gli insegnanti, con corsi di educazione alimentare e di conoscenza delle fattorie didattiche. Il Veneto infine, con delibera della giunta regionale n.5202 del 18/7/2002, ha dato il via ad un progetto regionale di fattorie didattiche che prevede una «Carta regionale della qualità» e precisi requisiti formativi. OPERATORI DELLE FATTORIE DIDATTICHE La figura dell'operatore delle Fattorie didattiche trova spazio in tutte quelle strutture di varie dimensioni che operano nei comparti produttivi agricoli e agrituristici; può esercitare sia un'attività di libera professione, sia inserirsi con una preparazione completa nel contesto di un'azienda preesistente. È una persona esperta di percorsi didattici e di animazione all'interno delle stesse, in grado di operare e gestire non solo fattorie didattiche, ma anche attività di guida per escursioni naturalistiche, attività di animazione e socializzazione. Un operatore delle Fattorie Didattiche conosce e pianifica gli eventi legati al territorio e alla gestione delle relazioni con i seguenti operatori di interesse: operatori della ristorazione, personale scolastico, provveditorati, proprietari di imprese agrituristiche, promotori e venditori di prodotti biologici, associazioni culturali, operatori della stampa. 26 LE ESPERIENZE EUROPEE I precursori delle fattorie d'animazione in Europa sono gli Scandinavi: Norvegia, Svezia, Danimarca che hanno messo in pratica agli inizi del '900 le idee di un movimento americano: i Club 4H. Quattro parole inglesi che iniziano con la lettera H (Head, Health, Heart, Hand) e riassumono l'obiettivo teso ad uno sviluppo armonico dell'individuo: la testa, la salute, il cuore, attraverso l’uso delle mani. "Imparare facendo" riassume la pedagogia globale; l'equivalente della nostra pedagogia attiva. La Germania si interessa a queste problematiche già alla fine della seconda guerra mondiale. Allo sviluppo dell'urbanizzazione si accompagna la creazione di "luoghi d'incontro" dei giovani con gli animali; sono inoltre riservati spazi ai ragazzi per offrire loro uno spazio di gioco, di libertà, di creatività e d'accoglienza. Nei Paesi Bassi le City Farms si sono sviluppate in modo più sistematico ed organizzato perché vengono sostenute da una Fondazione Nazionale, dai Ministeri dell'Agricoltura e degli Affari Culturali e da numerosi sponsor. L'obiettivo principale è quello di sviluppare il contatto diretto con animali e piante. Dal 1970 queste strutture si sviluppano nel Regno Unito da un'idea un po' differente. L'installazione di City Farms diviene la soluzione di recupero di luoghi abbandonati, spesso trasformati in discariche nelle zone urbane periferiche oppure è l'unione di un gruppo di giardini familiari e di fattorie urbane. Tra il 1970 e il 1980 esperienze analoghe si sono registrate nel Belgio Fiammingo e poi Francofono, sulla base di un concetto forte: mettere in relazione l'Uomo e l'Animale. Infine in Francia la prima Fattoria Urbana è stata costituita nel 1974 nella periferia di Lille sull'esempio delle esperienze nordeuropee. L'ESEMPIO DELLA FRANCIA In Francia secondo una recente ricerca della Bergerie Nationale di Rambouillet, centro studi e ricerche del Ministero dell'agricoltura, esistono circa 1.400 fattorie, suddivise in 77 reti locali e/o nazionali. La "multifunzionalità" del mondo agricolo francese si traduce in differenti reti: Le fattorie pedagogiche, Benvenuti in fattoria, Vacanze in fattoria, Fattorie scoperta, Accoglienza agricola, Scoperta della fattoria, Fattoria-scuola, Il cammino delle fattorie. Dal 1992, tre Ministeri (Agricoltura, Ambiente, Giovani e Sport) decidono di costituire una commissione interministeriale con l'obiettivo di promuovere lo sviluppo delle fattorie didattiche; più tardi il Ministero dell'Educazione Nazionale si è aggiunto a questa commissione nazionale. Ogni anno la Commissione Interministeriale propone una lista di raccomandazioni su: - la pedagogia in fattoria: preparazione della visita, durante la visita, dopo la visita - l’organizzazione e la sicurezza nelle fattorie didattiche: locali di accoglienza del pubblico, macchinari e installazioni agricole, allevamento, ristorazione collettiva, degustazione dei prodotti, assicurazioni, escursioni didattiche, scolastiche ed extrascolastiche. L'ESPERIENZA DELLA GRAN BRETAGNA Nel Regno Unito la Federazione delle City Farms e dei Community Gardens rappresenta gruppi comunitari che lavorano per il recupero di spazi verdi attraverso fattorie e giardini. La federazione racchiude progetti molto diversi: dai piccoli giardini con fauna selvatica ai fondi residenziali coltivati a frutta e ortaggi, dai giardini della comunità alle grandi city farms. Tali progetti, spesso realizzati e gestiti da volontari, si sviluppano principalmente in aree urbane, ciascuno con caratteristiche diverse a seconda dell'area in cui si trovano e in risposta ai bisogni della comunità locale. Le City Farms e i Community Gardens realizzano attività molto varie: corsi di formazione, visite di scolaresche, ippoterapia e ortoterapia, coltivazioni di ortaggi, compostaggio e riciclo di rifiuti, attività ludiche e sportive, centri estivi e doposcuola. Queste realtà, che ricevono annualmente oltre 3 milioni di visitatori all'anno, valorizzano, sia dal punto di vista economico, che sociale, le aree in cui sono situate, in quanto permettono la coesistenza di persone di differenti età, professionalità e culture e favoriscono la coesione e lo sviluppo della comunità. LE ESPERIENZE IN ITALIA 27 Il «fenomeno» delle aziende agricole ed agrituristiche che si sono cimentate nell’esperienza delle fattorie didattiche è in notevole aumento, come del resto gli insegnanti che utilizzano questo laboratorio naturale per la piena riuscita delle loro finalità didattiche. L'organizzazione di attività di animazione didattica rappresenta un nuovo impulso economico per il mondo agricolo, con una domanda, al momento, di certo superiore all'offerta che per ora è circoscritta a poche realtà territoriali diffuse soprattutto in nel centro-nord Italia. Le esperienze di fattorie didattiche o scuole fattoria si sono sviluppate fortemente in Italia negli ultimi 3-4 anni. Le prime esperienze italiane sono state presentate nel 1997 nell'ambito del primo Meeting Agriscuola organizzato dall’Osservatorio Agroambientale di Cesena con la partecipazione della Federazione Europea delle City Farms. Oltre alla rete dell'Osservatorio Agroambientale, in quegli anni sono partite le esperienze promosse dal Consorzio Agriturismo Piemonte e dal Consorzio Agrituristico Mantovano, e subito dopo dalla Regione Emilia-Romagna, che nel ‘99 ha promosso reti di fattorie didattiche in tutte le province. Da segnalare il progetto "Fattorie Aperte e Fattorie Didattiche" della Regione Emilia-Romagna, un progetto unico in Italia, per il territorio interessato (l'intera regione) e per la sinergia tra Enti pubblici e privati. Le opportunità offerte dalle reti informatiche stanno promuovendo la costituzione di reti di fattorie didattiche anche in Italia, analogamente a quanto si riscontra in altri paesi europei. In Emilia-Romagna esiste la rete dell'Osservatorio Agroambientale di Cesena, in Piemonte è operativa quella promossa dalla Federazione Coltivatori Diretti e nella provincia di Mantova quella organizzata dalla Confederazione Italiana Agricoltori Turismo Verde. Nel 2002 l’Osservatorio Agroambientale di Cesena ha realizzato un censimento nazionale delle Fattorie Didattiche: sono state rilevate 444 aziende attive; di queste 203 producono con metodo biologico. La rilevazione evidenzia la presenza di fattorie didattiche in quasi tutte le regioni del territorio nazionale e l'appartenenza della maggior parte di esse ad una rete organizzata (soprattutto nel Nord Italia). È nettamente prevalente la presenza di aziende nel Nord Italia, quasi sempre organizzate nell'ambito di programmi promossi da Enti pubblici o Consorzi Agrituristici; si registra però un aumento anche delle aziende che, singolarmente, propongono le loro attività alle scuole. La Regione Emilia-Romagna registra l'incremento maggiore con l'accreditamento di 196 fattorie didattiche organizzate in 9 reti provinciali; è anche l'unica ad avere ufficializzato il nuovo progetto triennale "Fattorie Aperte e Fattorie Didattiche" con una delibera congiunta degli Assessorati Agricoltura, Istruzione e Formazione professionale. In Trentino sono 32 le aziende che partecipano al progetto "I giovani agricoltori accolgono le scuole", promosso da Istituto Agrario di S. Michele all'Adige e Movimento Giovanile dell'Unione Contadini. Il Piemonte con 25 fattorie didattiche aderenti al progetto "A scuola di fattorie" promosso dal Consorzio Agriturismo Piemonte ha un'esperienza nel settore consolidata da anni. In Lombardia, oltre al progetto "La campagna per i bambini" proposto da C.I.A. per la sesta edizione (18 fattorie didattiche coinvolte), è stato attivato dalla Provincia di Bergamo, il progetto "Fattorie Didattiche" che ha visto l'adesione di 41 aziende; vanno inoltre segnalate 14 fattorie didattiche non appartenenti ad una rete organizzata. In Veneto prevale la rete dell'Associazione Polesana Coltivatori Diretti di Rovigo che propone da alcuni anni il progetto "A scuola in campagna" (19 le aziende aderenti), ma si registra un numero significativo di esperienze autonome (16). Anche al Centro e al Sud il numero di fattorie che svolgono attività educative con le scuole è in continua crescita come proposta diretta delle aziende alle scuole, è però molto sentita l'esigenza di un supporto da parte di Enti pubblici o privati. Tra le regioni del Centro si distingue per il numero di fattorie censite il Lazio (18), si tratta di singole aziende molto attive che "reclamano" supporti nazionali o una rete locale che promuova il raccordo e il contatto con le scuole. Anche nel Sud si evidenzia un aumento di Fattorie Didattiche in quasi tutte le regioni: ne sono state censite 13 in Calabria, 7 in Puglia, 6 in Basilicata, 4 in Campania e 2 in Sicilia. Fattorie Didattiche nelle regioni anno 2002 Regione Liguria Piemonte Lombardia Trentino Veneto Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio n° fattorie didattiche 3 25 73 32 35 196 9 5 7 18 di cui biologiche 2 8 20 4 15 100 3 5 4 12 28 Abruzzo Campania Basilicata Puglia Calabria Sicilia Totale 9 4 6 7 13 2 444 7 3 4 4 11 1 203 Fattorie didatiche nelle regioni anno 2002 300 250 200 150 100 50 Li gu Pi ria em Lo ont e m ba rd Tr ia en tin o Em Ve ne ili a to -R om ag To na sc an a U m br ia M ar ch e La z Ab io ru zz C am o pa Ba nia si l ic at a Pu gl i a C al ab ri a Si ci li a 0 n° fattorie didattiche di cui fattorie biologiche Ciò ci porta a dire che vi è ancora un buono spazio di crescita in Italia, che l'attività può costituire una buona opportunità di reddito integrativo ma che è indispensabile operare una «selezione» delle aziende che si dedicano a questa attività. È questo il punto qualificante di un’ attività che non è rivolta alla produzione ma alla qualità di quello che l'azienda propone, valutati anche i destinatari (in prevalenza bambini delle scuole materne, elementari e medie). FATTORIE DIDATTICHE: GLI ASPETTI GIURIDICI E FISCALI L'attività delle fattorie didattiche rappresenta un'occasione per gli agricoltori di promuovere la propria azienda, beneficiando altresì di un'integrazione al reddito agricolo derivante dall'incasso degli importi spettanti per le visite delle scolaresche. Gli aspetti giuridici Il legislatore è intervenuto per disciplinare, seppur indirettamente, le nuove attività didattiche. L'art. 123 della legge n.388/2000 (pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n.302 del 29/12/2000) prevede che le attività di ricezione e ospitalità, degustazione di prodotti aziendali e l'organizzazione di attività ricreative, culturali e didattiche svolte da aziende agricole nell'ambito della diffusione di prodotti biologici o di qualità, possono essere equiparate alle attività agrituristiche. Ciò significherebbe che le aziende agricole che non praticano l'agriturismo dovrebbero avere gli stessi diritti giuridici e fiscali degli agriturismi. Questa pur lodevole apertura è però esclusivamente teorica: infatti le attività didattiche effettuate da imprenditori agricoli sprovvisti di iscrizione all'albo regionale degli operatori agrituristici e dell'apposita autorizzazione comunale, non possono essere equiparati all'agriturismo. Qualche spiraglio per le aziende agricole lo dà il recente decreto legislativo n.228/2001 (pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n.137 del 15/6/2001), noto come «legge di orientamento in agricoltura» che attribuisce ai servizi didattici una dignità civilistica di attività agricola connessa, ma comunque siamo ancora lontani dal paragonarle alle aziende agrituristiche. Gli aspetti fiscali Le attività didattiche esercitate mediante l'utilizzo prevalente di fabbricati, attrezzature e personale normalmente impiegato nell'azienda agricola, finalizzate alla valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e forestale, ovvero alla ricezione e ospitalità, sono considerate connesse a quelle agricole di coltivazione del fondo e allevamento di animali. La legge n. 350/2003 (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n.299 del 27/12/2003, suppl. ord. n.196) ha introdotto dal primo gennaio 2004 un particolare regime di tassazione forfetaria limitatamente a tali attività: l'IVA dovuta è determinata in misura pari al 50% dell'imposta addebitata ai clienti, mentre il reddito dichiarato ai fini dell’IRPEF ammonta al 25% dei corrispettivi. In merito agli adempimenti contabili è necessario comunicare l'esercizio della nuova attività didattica entro 30 giorni dall’inizio della stessa all’Agenzia delle Entrate competente mediante apposito modello (AA9/7) di variazione dati trascrivendo nel riquadro riservato all'indicazione delle altre attività esercitate, il codice: 80422 29 descrizione: «Fattoria didattica», e all'Ufficio Imprese della locale Camera di Commercio, la variazione dati contenente la nuova attività agricola esercitata. Si consiglia di indicare la seguente descrizione dell’attività svolta: «Servizi didattici di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e forestale» oltre a riportare nelle note: «Trattasi di attività agricola esercitata ai sensi dell'art. 2135 del codice civile». Contestualmente al pagamento del corrispettivo da parte dell'Istituto scolastico, il titolare dell’azienda dovrà emettere fattura avente una numerazione separata da quella dell’attività agricola principale, con applicazione dell'aliquota Iva del 20%. Nell'ipotesi poi che le prestazioni didattiche alle scuole siano effettuate occasionalmente senza un'autonoma struttura organizzativa, non è necessario comunicare alcunché al Registro delle Imprese e all’Agenzia delle Entrate. Tali operazioni rivestono la qualifica di «diverse» ai fini IVA e, in presenza di produttore agricolo in regime speciale, devono essere registrate distintamente nel registro delle vendite senza obbligo di contabilità separata. IL PUNTO DI FORZA DELLE FATTORIE DIDATTICHE: GIOCARE PER APPRENDERE La fattoria didattica si configura come un prezioso spazio di esperienza e di educazione che richiede un’adeguata preparazione da parte degli agricoltori che intendono offrire questo servizio a bambini e ragazzi. Agli agricoltori è richiesto un continuo rinnovamento e miglioramento dell’offerta educativa. Purtroppo basta guardare molti opuscoli promozionali delle fattorie didattiche, per rendersi conto che le attività proposte sono molto spesso simili tra loro e gestite con modalità scarsamente stimolanti. L’esperienza in fattoria, in molti casi, si risolve in una semplice visita guidata alla stalla, alle coltivazioni, alla masseria e così via, accompagnata dalle spiegazioni dell’agricoltore. Non va invece dimenticato che il gioco è un mezzo fondamentale, se non il principale, con cui il bambino sperimenta le situazioni, le vive direttamente, le rielabora ed impara. In azienda con l’utilizzo dei giochi si promuove l’apprendimento dei bambini ad esempio per “l’educazione sensoriale” ed in particolare per “l’educazione al gusto” per favorire la conoscenza dei prodotti, sviluppando l’uso dei sensi. In questa categoria rientrano le attività di assaggio, di manipolazione, di combinazioni tra alimenti che hanno come scopo quello di allargare il ventaglio di conoscenze e di possibilità di scelta da parte dei bambini. È possibile inventare e realizzare giochi di diverso tipo per favorire la conoscenza dell’ambiente, delle tecniche di produzione dei prodotti dell’orto e del frutteto, degli animali della fattoria. Bisogna sempre fare attenzione a non snaturare i giochi privandoli della loro caratteristica principale: il divertimento. Non vanno trasformati, quindi, in noiose lezioncine di biologia o botanica applicata. Avere un “buon menù” di giochi a cui attingere in relazione all’età dei bambini è senz’altro un ottimo punto di partenza. Ma va aggiunto che non è sufficiente: l’agricoltore deve anche saperli proporre. Naturalmente non sono richieste all’agricoltore né una preparazione universitaria né particolari specializzazioni in campo pedagogico ma, sicuramente, un minimo di formazione di base in ambito educativo, nella progettazione didattica, nella costruzione dei giochi e nella conduzione di gruppi in apprendimento. È certo che chi acquisirà queste conoscenze e competenze si distinguerà nello scenario delle fattorie didattiche e verrà apprezzato e premiato dalle scuole, dai bambini e dai ragazzi. LE PROPOSTE EDUCATIVE E I SERVIZI OFFERTI DALLA FATTORIE Il percorso didattico, preferibilmente concordato con gli insegnanti, può essere diversificato, partendo dal grado di istruzione della classe ospitata e dalle attività dell'azienda (frutticoltura, orticoltura, apicoltura, zootecnia, trasformazione prodotti agricoli, ecc.) privilegiando la formula dei laboratori "attivi". La preparazione di pane a partire dalla farina, preparata magari con una piccola macina che essi possono osservare in azione, l'osservazione ravvicinata degli animali nella stalla e all'aperto, il contatto con gli attrezzi agricoli opportunamente descritti, l'illustrazione dell'utilizzo di insetti per la lotta biologica o integrata, ecc. Iniziative originali condotte con fantasia dagli operatori, possono prevedere la realizzazione di orti dedicati a varietà estinte o la costruzione di giocattoli con gli scarti del legno. Un altro aspetto rivalutato in chiave didattica è la conoscenza del mondo rurale con le sue tradizioni, i vecchi mestieri, la cultura contadina. Le visite di norma durano una mezza giornata o una giornata intera; alcune aziende agrituristiche propongono anche soggiorni verdi di due-tre giorni o una settimana. Per quanto riguarda gli aspetti qualitativi, si registra una grande variabilità nei percorsi e servizi offerti così sintetizzata: 30 la maggior parte delle aziende propone percorsi di una giornata, una percentuale limitata offre accoglienza solo per la mezza giornata; le fattorie che offrono soggiorno per 3-4 giorni o settimane verdi sono poche; più numerose le aziende che offrono collaborazione ai centri estivi per l'accoglienza dei ragazzi; molte fattorie offrono una grande varietà di laboratori pratici ed esperienze attive, ma sono diffuse anche le semplici visite di prodotto. EDUCAZIONE AL GUSTO o o o o o un'idea-gioco legata all'«educazione al gusto» consiste nel far combinare creativamente ai bambini una serie di prodotti di fattoria, lasciando loro la massima libertà. L’obiettivo è far manipolare i prodotti e quindi avvicinare i bambini ad alimenti sconosciuti e far gustare piatti o nuove combinazioni di alimenti pensati e realizzati direttamente da loro. È più facile che un bambino assaggi una sua invenzione culinaria, magari insolita e disgustosa per gli adulti, piuttosto che si convinca loro a mangiare qualcosa dietro pressione di un adulto. realizzare «sculture creative» utilizzando prodotti aziendali (ortaggi, frutti, cereali, ecc.) ideate e costruite direttamente dai bambini. Il gioco può essere svolto individualmente o in piccoli sottogruppi e l'esperienza può concludersi con l'allestimento di una mostra delle sculture realizzate ed una visita guidata alle opere. In quest'ultima fase si può chiedere ai bambini-artisti di illustrare il lavoro realizzato, stimolandoli ad elencare i nomi, le caratteristiche dei prodotti utilizzati e le sensazioni provate durante la manipolazione degli alimenti. il “ciclo del pane” dalla coltivazione del grano alla macinatura con mulino a pietra, alla preparazione del pane, alla cottura nel forno a legna, è il laboratorio didattico più richiesto da tutte le fasce di età, che prevede la macinatura dei chicchi di grano, la setacciatura della farina, l'impasto di farina, acqua, sale e lievito, la cottura nel forno a legna. Si prepara inoltre, per il confronto, anche il pane azimo solo con farina e acqua; dal foraggio al formaggio, nei pascoli scopriamo il foraggio, lo portiamo alle mucche e, seguendo la via del latte, l'alimentazione e cura in stalla, la mungitura ed infine arriviamo al caseificio dove vediamo nascere il formaggio; cosa bolle in pentola: la nostra alimentazione inizia dalle piante: impariamo a leggere le tabelle nutrizionali. EDUCAZIONE AMBIENTALE E ALLA TECNICHE AGRICOLE o o o o o o o o o o o il microcosmo insetti: viaggio alla scoperta del fantastico mondo degli insetti (utili, innocui e dannosi): la loro vita, i loro segreti, le trappole usate in agricoltura; l'erbario: viaggio alla scoperta della botanica attraverso la conoscenza delle piante e delle erbe spontanee, e del laboratorio dove si impara a fare un erbario; gli animali della fattoria: osservazione e conoscenza attraverso un percorso-gioco; l' orto: la conoscenza delle piante, le semine, gli attrezzi, i raccolti; il frutteto: la coltivazione degli alberi da frutto, gli attrezzi, i trattamenti e i raccolti; laboratorio teatrale: costruendo un teatrino, semplicissimo ma d'effetto (posizionabile in qualsiasi punto dell’azienda), in cui perfetti animali/burattini animati dai bambini rappresentano la vita selvatica della campagna. alla scoperta del mondo delle api: attraverso questo percorso si conosce la società delle api, si vedono i vari tipi di miele, gli attrezzi dell’apicoltore e l'estrazione del miele dai favi nel laboratorio di smielatura. I bimbi delle materne vestiti da ape interpretano la storia dell’ape Margherita e delle sue amiche. dal seme alla pianta: i ragazzi imparano a riconoscere i vari tipi di foglie, fusti e radici, mettono a dimora semi o bulbi, raccolgono coi cestini foglie e fiori nei campi per essiccarli nella pressa. Il materiale piantato e raccolto viene poi consegnato a ogni bambino. mani abili: in questo percorso si realizzano oggetti con la pasta di sale o mosaici naturali decorati con semi o composizioni floreali con fiori e oggetti raccolti nei campi: foglie, sassi, ramoscelli, ecc. lo spaventapasseri: un’idea giorco per promuovere la socializzazione fra i bambini è la costruzione, in gruppo, di un «oggetto», come ad esempio uno spaventapasseri. Dovranno infatti pensare insieme come realizzarlo, dividersi i compiti, aiutarsi a vicenda, e quindi conoscersi, decidere insieme e cooperare. E infine, scegliere il posto dove inserire lo spaventapasseri a difesa dei frutti delle piante. frutti dell’autunno: le mele, le pere, le noci, le nocciole, i cachi e finalmente... l’uva: vendemmiamo, pigiamo, imbottigliamo. 31 COME VALUTARE SE I BAMBINI SI SONO DIVERTITI Un altro aspetto delle attività di animazione, spesso trascurato, è quello di valutare, attraverso il gioco, la soddisfazione dei bambini per le attività svolte. L’opinione dei partecipanti alle attività in fattoria è un elemento essenziale per migliorare e innovare la qualità della proposta. Un semplice gioco potrà aiutarci a capire se i bambini si sono divertiti: distribuire a tutti i partecipanti, al termine della giornata in fattoria, un cece e una fava, posizionare un'urna lontano dai bambini e chiedere a tutti, dopo il «via», di correre verso l'urna ed esprimere un giudizio sulle attività realizzate. Chi è soddisfatto metterà la fava, chi è insoddisfatto inserirà il cece. INDIRIZZI UTILI AIAB Associazione Italiana Agricoltura Biologica Via Piave, 14 - 00187 Roma - Tel. 0645437485 Referenti: Livia Ortolani, Cristina Grandi Bambini in fattoria Associazione agricoltori di Rovigo Piazza Duomo, 2 - 45100 Rovigo - Tel. 0425 204411 Responsabile: Monica Bimbatti Coltivatori Diretti Via XXIV Maggio, 43 - 00187 Roma - Tel. 0646821 Responsabile: Alessandra Tazza Consorzio agrituristico mantovano Piazza San Giovanni, 7 - 46100 Mantova Tel. 0376 368865 Responsabile: Marco Boschetti Consorzio agriturismo Piemonte Via S. Tommaso, 22B - 10122 Torino - Tel. 011 534918 Presidente: Margherita Borri Istituto Agrario di San Michele all'Adige Via Edmondo Mach, 1 - 38010 San Michele all’Adige (Trento) - Tel. 0461 615456 Responsabile: Marina Monfredini Osservatorio agroambientale Via Masiera I, 1191 - 47020 Martorano di Cesena (Forlì Cesena) - Tel. 0547 380637 Responsabile: Tiziana Nasolini Progetto fattorie pedagogiche Coldiretti Piemonte Piazza San Carlo, 197 - 10123 Torino - Tel. 011 5622800 Referente: Silvia Bosco Regione Abruzzo - ARSA - Agenzia Regionale per i Servizi di Sviluppo Agricolo Via Nazionale, 38 - Contrada Buccieri 65012 Villanova di Cepagatti (Pescara) - Tel. 085.97735415. Referente: Agostino Sacchetti - www.fattoriedidattiche.abruzzo.it Regione Emilia-Romagna Assessorato Agricoltura Viale Silvani, 6 - 40122 Bologna - Tel. 051284434 Referente: Rossana Mari Regione Lombardia - Direzione Generale Agricoltura Via Pola, 12 - 20124 Milano - Tel. 02 67658021 Responsabile: Maria Teresa Besana Regione Sicilia - Assessorato Agricoltura e Foreste - Dipartimento interventi strutturali Via Regione Siciliana, 2771- 90135 Palermo - Tel. 091 7076078 Responsabili: Marina Mangia, Celeste Di Girolamo Regione Toscana - ARSIA Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l'Innovazione nel Settore Agricolo e Forestale Via Pietrapiana, 30 - 50121 Firenze. Tel. 055 2755246 Responsabile: Francesca Longhi Regione Veneto - Direzione politiche agro-alimentari e per le imprese - Servizio Promozione e Comunicazione - Via Torino, 110 - 30172 Mestre (Venezia) - Tel. 041 2795565 - 041 2795637 Referenti: Stefano Sisto, Elena Schiavon Scuola in Fattoria - Confederazione italiana agricoltori CIA Via Mariano Fortuny, 20 - 00196 Roma - Tel. 06 32687516 Responsabile: Carla Donnini 32 ESCURSIONISMO: AGRICOLTORI GUIDE DEL TERRITORIO Gli agricoltori sono da sempre i protagonisti della costruzione del paesaggio agrario per cui è naturale che si propongano anche come guide per la scoperta del territorio circostante che può essere conosciuto in bicicletta, in immersione subacquea, a cavallo, in barca e a piedi. Questi sono aspetti importanti dell'ecoturismo, ovvero “di una forma di turismo responsabile in aree naturali che protegge l'ambiente e sostiene il benessere delle comunità locali”. Per l'organizzazione di escursioni a piedi è importante avere una conoscenza accurata del territorio, della sua storia, delle tradizioni culturali, della flora e della fauna, delle principali produzioni, conoscere le principali modalità di orientamento e almeno una lingua straniera. Una guida deve avere la capacità di muoversi in sicurezza sul terreno e portare con sé il materiale necessario a prestare il primo soccorso. Deve essere in grado di valutare le condizioni ambientali, le capacità umane, i mezzi e le attrezzature di coloro che accompagna. Le informazioni sui percorsi devono essere chiare e riportare la distanza, il tempo di percorrenza, il dislivello in salita e in discesa ed una descrizione degli aspetti naturalistici più importanti. Per garantire tale conoscenza può essere utile la qualifica professionale di guida escursionistica ambientale. La legge quadro nazionale sul turismo non prevede questa figura professionale e solo alcune Regioni hanno disciplinato questa professione con leggi regionali che spesso differiscono fra di loro per quanto riguarda i profili professionali. A questo si aggiunge la legge quadro nazionale sulle aree protette (la Legge 5 dicembre 1991, n. 394, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 292 del 13-12-91), che all'articolo 14, comma 5, stabilisce che i parchi possono rilasciare il titolo ufficiale ed esclusivo di guida del parco. Occorre seguire un corso di formazione di circa 600 ore. Le tariffe da applicare prevedono un importo medio di 90 euro lorde per mezza giornata e di 130 euro lorde per una giornata intera. Dal punto di vista fiscale, la risoluzione 5.04.73, del Ministero delle Finanze, precisa che «l'esenzione dall’IVA prevista dall'art. 10, comma 16, del Dpr. 26.10.72, n. 633, si applica non solo ai rapporti direttamente ricorrenti tra i visitatori ed i musei, gallerie, palazzi, monumenti, giardini zoologici e simili, ma anche ad ogni prestazione inerente la visita a tali luoghi. Ne consegue che i servizi resi dalle guide turistiche nelle visite ai predetti luoghi devono essere considerati esenti da IVA» È sempre opportuno attivare una polizza assicurativa di responsabilità civile a tutela degli ospiti. I principali mercati di riferimento di una guida ambientale sono i turisti e le scuole. Per questo è indispensabile un rapporto diretto con le altre strutture ricettive presenti sul territorio che possono proporre o anche offrire ai propri ospiti escursioni. Un'altra nicchia di mercato in pieno sviluppo sono i gruppi di trekking naturalistico presenti di solito nelle città e che amano organizzare escursioni di fine settimana. INDIRIZZI UTILI Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche www.gae.it Coordinamento A.I.G.A.E. Puglia via Michele Grasso - 73048 Nardò (LE) 349.3788738 [email protected] 33 CICLOTURISMO Il cicloturismo è in crescita ovunque e le aziende agrituristiche cercano di intercettare anche questo nuovo ed interessante segmento di mercato che registra in tutta Europa un numero crescente di praticanti. Per il nostro Paese l'utente più interessante è quello di lingua tedesca e comprende tre paesi: la Germania, soprattutto, in cui vi sono 9 milioni di cicloturisti, l'Austria e la Svizzera. Il cicloturismo negli ultimi anni ha fatto registrare in Germania incrementi di oltre il 15% all'anno, battendo sport come il golf o l'equitazione. Ne consegue che le aziende interessate a questo grosso segmento di mercato è opportuno che imparino il tedesco. Il fenomeno si sta sempre più sviluppando anche in Italia: sono in continuo aumento gli italiani che praticano l'utilizzo delle due ruote ed aumenta così il numero delle biciclette vendute. Negli ultimi 15 anni, sia pure al di sotto delle reali necessità, sono stati effettuati interventi a favore della mobilità ciclistica mediante la costruzione di piste e percorsi ciclabili e di altre dotazioni infrastrutturali (come sottopassi e passerelle) per la circolazione delle biciclette, anche grazie alla produzione di leggi specifiche. E sono sempre di più gli enti locali impegnati nella realizzazione di percorsi turistico-ricreativi che possono avere un potenziale di marketing interessante. La presenza di fattori ambientali favorevoli come la presenza di un parco o di una zona panoramica, la riscoperta di un itinerario storico (la via dell’olio, degli itinerari rupestri, un’antica strada) o la presenza di un'opportunità viaria da recuperare, quale una strada declassata, hanno offerto nuove opportunità di sviluppo. In questo contesto si colloca la progressiva attenzione dell'agriturismo italiano, impegnato in una difficile diversificazione delle sue proposte, per questo segmento di mercato. I primi a partire sono stati gli agriturismi austriaci e francesi. In Austria sono sorte delle vere e proprie fattorie per ciclisti che si sono dotate di una carta degli impegni. I criteri esposti sono, a grandi linee, gli stessi criteri che si possono riscontrare nel materiale promozionale prodotto dagli hotel italiani specializzati nell'ospitalità di cicloturisti (www.bikehotel.it e www.italybikehotels.it). La campagna pugliese, anche se non è ancora attrezzata dal punto di vista cicloturistico, ha grandi potenzialità sia per quanto riguarda il clima sia per la diffusione di stradine secondarie e poco trafficate, di massicciate dismesse e per il grande patrimonio di risorse gastronomiche, turistiche ed ambientali. Sotto questi aspetti la nostra campagna presenta una vasta offerta di percorsi particolarmente invitanti: circuiti enogastronomici tra masserie e agriturismi, itinerari storici e ambientali, parchi e riserve naturali. Tutti elementi che i turisti stranieri apprezzano molto, in particolare i tedeschi che per l'Italia rappresentano, come si diceva, il primo e più consistente mercato di riferimento. AGRI BIKE: UN NUOVO PUNTO DI RIFERIMENTO PER I CICLOTURIST Quello del cicloturismo è un mercato che si sviluppa nei periodi di bassa stagione per il turismo tradizionale, da marzo a giugno e da settembre a ottobre, per ovvi motivi climatici. Il turismo a due ruote comprende in verità due categorie: coloro che lo praticano principalmente con una “normale” bicicletta e coloro che utilizzano una mountain bike perché amano avventurarsi su strade sterrate e su percorsi lontani dai centri abitati. Per entrare in questo mercato un'azienda agrituristica può scegliere se limitarsi a mettere semplicemente a disposizione dei propri ospiti biciclette o attrezzarsi per rendere la propria capacità ricettiva idonea all'accoglienza di cicloturisti. Se ci si limita a mettere a disposizione degli ospiti biciclette gratuitamente, non serve alcuna autorizzazione specifica; se invece si noleggiano biciclette è opportuno integrare la propria autorizzazione agrituristica con l'autorizzazione a svolgere attività ricreative e sportive. In questo caso è indispensabile che l'azienda agrituristica, oltre a fornire il mezzo, organizzi per gli ospiti percorsi in bicicletta o dia almeno indicazioni su quelli presenti in zona, che permettano di apprezzare il paesaggio, in particolare il patrimonio rurale. Sarà opportuno indicare ai cicloturisti luoghi che meritano di esser visti o presso i quali sostare. Nel caso in cui si noleggino biciclette a pagamento si applica l'aliquota IVA del 20%. Nel caso in cui l'azienda offra anche anche altri servizi ricettivi, quali alloggio e ristoro, l'offerta della bicicletta si configura come servizio accessorio e, pertanto, può rientrare nel corrispettivo che l'ospite paga per gli altri servizi con l'applicazione dell'aliquota del 10%. In entrambi i casi è necessario prestare molta attenzione ai problemi assicurativi: chi fornisce la bicicletta si assume la responsabilità civile di eventuali incidenti che possano essere riconducibili a cattiva efficienza del 34 mezzo. È inoltre opportuno definire un programma di manutenzione certificato per mantenere in buon funzionamento la bicicletta per avere maggiori garanzie di sicurezza. L'agriturismo potrebbe quindi essere il riferimento naturale per questa nicchia di mercato. Per realizzare questo obiettivo sono necessarie alcune condizioni. Gli appassionati del cicloturismo ed in particolare di coloro che in vacanza viaggiano con la bicicletta al seguito, sono una clientela molto esigente e, per loro, la bicicletta è come un’appendice del corpo, dal valore affettivo incommensurabile. Ne consegue la necessità di alcuni interventi strutturali che garantiscano i seguenti servizi: - un deposito chiuso e coperto, dotato di serratura, con accesso riservato ai soli ospiti, (conviene stipulare una polizza di responsabilità civile per il furto); - all'interno del deposito devono essere presenti delle rastrelliere con ganci ad altezza differenziata per appendere le bici, dei rotoli di carta per la pulizia delle mani, un contenitore per rifiuti; - è indispensabile, inoltre, ricavare nel deposito lo spazio per una piccola officina di manutenzione ordinaria, con un banco da lavoro, un set di attrezzi per lo smontaggio dei vari pezzi della bicicletta, un compressore, una pompa, detergenti, sgrassanti, lubrificanti e stracci puliti a volontà, qualche ricambio (e una lista di quelli disponibili dal distributore locale), camere d'aria, copertoni. Per riparazioni più impegnative devono essere disponibili nelle vicinanze delle officine convenzionate; - un altro spazio particolarmente apprezzato è lo spogliatoio con attrezzature classiche quali scaffali, armadietti, panche, attaccapanni, ripiani per caschi e possibilmente docce, per farsi una doccia al momento dell'arrivo, e una lavatrice (o un servizio di lavanderia rapida) per lavare magliette ed altri indumenti tecnici; - vicino all'officina è utile approntare un angolo per il lavaggio delle biciclette con acqua corrente, detersivi, spugnette e sgrassanti ecologici. Prima di fare questa scelta di mercato è opportuno verificare lo stato dei percorsi ciclabili esistenti in zona. I responsabili dell’azienda agrituristica devono poi acquisire un'ampia conoscenza del territorio circostante per consigliare i propri ospiti, accompagnarli o metterli in contatto con guide esperte. Occorre mettere a disposizione degli ospiti materiale informativo (anche in inglese e in tedesco) sulle risorse turistiche della zona, cartine con percorsi ciclabili ben evidenziati, che riportino il chilometraggio e l'altimetria, adottare orari di ristorazione flessibili, offrire un servizio di merenda al rientro nel pomeriggio, mettere a disposizione pubblicazioni, riviste e libri d'interesse cicloturistico. Il segreto principale è comunque la capacità di condividere il gusto di andare in bicicletta, predisporre servizi personalizzati e di far sorridere gli ospiti. Un'interessante esperienza allo studio della Provincia di Bologna - Servizio manutenzione strade consiste in uno schema di accordo per facilitare la realizzazione di percorsi ciclabili. I proprietari del terreno interessato alla realizzazione del percorso concedono una servitù del diritto passaggio, e quindi, di fatto, concedono al Comune o alla Provincia la possibilità di realizzare, a loro spese, la pista. In cambio gli stessi proprietari ricevono un indennizzo per l'apposizione delle servitù e possono stipulare con l'ente gestore della pista convenzioni allo scopo di garantire piccole forme di manutenzione ordinaria del percorso (la pulizia del fondo stradale e delle aree di sosta, il mantenimento della segnaletica stradale, la posa e la sostituzione delle staccionate, la pronta chiusura di buche e fratture del terreno causate da eventi stagionali e dal transito di mezzi meccanici e di animali). Un accordo che rientra nello spirito della legge di orientamento per lo sviluppo della multifunzionalità. Lo strumento principale di promozione è il passaparola. Un cicloturista che si trova bene in un dato luogo ne parla con i componenti del suo gruppo sportivo che in media sono 30-40 persone. Il cicloturista cerca destinazioni che gli permettano di accedere ad una grande varietà di circuiti per cui è importante che l'agriturismo sia prossimo a percorsi ciclabili. Le fiere rappresentano certamente un’occasione importante, ma è necessario selezionare con attenzione le rassegne a cui partecipare, soprattutto all'estero, e prepararsi bene con materiale informativo ed offerte adeguate. Sono occasioni per ottenere nuovi indirizzi e nomi di potenziali clienti. Fiere del settore importanti: Salone internazionale del ciclo e del motociclo di Milano (ottobre) Eurobike in Germania (agosto) ATB a Vienna (gennaio) Fiere internazionali sul turismo: Borsa internazionale del turismo (BIT) di Milano (febbraio) Borsa internazionale del turismo (ITB) che si svolge a Berlino (marzo). I tour operator stranieri che programmano soggiorni e viaggi per cicloturisti sono tantissimi. Siti Internet di tour operator di lingua tedesca: www.eurobike.at www.eurobike.com 35 www.pedalo.com www.hikbik.com www.sareiter.de www.rotalis.de www.rueckenwind.de www.velociped.de www.donauradfreunde.com www.eurocycle.at www.velotours.de www.bayer-reisen.de www.italybike.info In Italia gli operatori turistici del settore non mancano. Fra questi “Alice nel paese delle meraviglie” di Treviso (e-mail: [email protected]), “Girolibero” di Vicenza (e-mail: [email protected]), “Zeppelin” di Vicenza (e-mail: [email protected]), “Alpitour” di Cuneo (tel. 017/13131) “Verde Natura” di Modena (e-mail: [email protected]). Le associazioni di cicloturisti svolgono un ruolo importante. In Germania l'Allgemeiner deutscher fahrrad-cub (ADFC) di Monaco raggruppa più di 100.000 associati e pubblica una delle più prestigiose guide di settore (Bett&bike). L'inserimento negli strumenti informativi dell’associazione è possibile solo dopo la verifica dei requisiti di qualità fissati dall’ADFC. Il sito internet è www.bettundbike.de, l’e-mail [email protected]. In Italia le associazioni cicloturistiche sono molteplici, prevalentemente a livello locale. In campo nazionale vi è la Federazione italiana amici della bicicletta www.fiabonlus.it. Il sito della Fiab propone un servizio denominato “Albergabici” rivolto a tutte le strutture ricettive per un inserimento gratuito nella sezione “vacanze in bici” di quelle strutture che offrono servizi a favore di cicloturisti. Non si propone l'obiettivo di certificare strutture idonee ai ciclisti ma ha lo scopo di mettere in rete informazioni utili per coloro che viaggiano in bicicletta. Cosa succede in Europa Numerosi Paesi europei, e non solo quelli a consolidata tradizione ciclistica, hanno realizzato percorsi ciclabili a lunga percorrenza e reti ciclabili nazionali. In Austria sono stati realizzati numerosi itinerari ciclabili a lunga percorrenza, alcuni dei quali costituiscono importanti risorse turistiche. E figurano fra le principali destinazioni cicloturistiche mondiali. Il Donau-Radweg, per esempio, è l'itinerario più famoso d'Europa. Questa pista ciclabile percorre l'intero corso del fiume Danubio in Germania, da Donaueshingen, cittadina ai margini della Selva Nera, dove due piccoli fiumi, il Brigach e il Breg, confluiscono e danno vita al Danubio, prosegue attraversando l'Austria e la Slovacchia per arrivare sino a Budapest, in Ungheria. La Germania dispone di un fitto reticolo di itinerari ciclabili realizzati dai singoli Land (regioni autonome) e sta costituendo una vera rete nazionale. In diversi Paesi dell'est europeo, come la Repubblica Ceca, la Slovacchia e la Slovenia, sono in corso di realizzazione progetti di reti ciclabili nazionali. A livello europeo, nel 1995 è stato avviato un progetto denominato Eurovelo per la realizzazione di 12 itinerari transnazionali per un totale di 63.500 km che dovranno collegare le grandi città europee e toccare le principali regioni turistiche. Per informazioni www.fiabonlus.it 36 IPPOTURISMO Il turismo equestre rappresenta un naturale completamento dell’agriturismo. Sono quasi il 20% le aziende agrituristiche in Italia che offrono ai propri ospiti la possibilità di imparare a "montare" e di effettuare passeggiate a cavallo, anche di più giorni. Il cavallo, rappresenta un mezzo di "trasporto" rispettoso dell'ambiente, un punto di osservazione "giusto" per cogliere i tanti motivi di interesse che offre la campagna, una tradizione millenaria di collaborazione fra l'uomo e il cavallo nell'agricoltura. L’allevamento dei cavalli è un’attività agricola a tutti gli effetti, pur permanendo problemi di omogeneità tra le normative fiscali, sanitarie e amministrative. È uno sport che richiede una certa esperienza ed una buona preparazione fisica specialmente se non ci si limita a brevi passeggiate ma se si vogliono affrontare anche viaggi di più giorni in territorio sconosciuto. Il turismo equestre permette di visitare luoghi di interesse storico e naturalistico altrimenti non raggiungibili con altri mezzi. Per intraprendere quest’attività occorrono innanzitutto competenze nell’allevamento ed una persona con la necessaria esperienza, munito di apposito brevetto o patente che si occupi a tempo pieno di seguire i turisti a cavallo. Patenti e libretti di vario livello che attestino la professionalità degli operatori, sono rilasciati a seguito di corsi di formazione organizzati da centri e aziende agrituristiche aggregati alle varie associazioni, tra cui la Federazione italiana turismo equestre, la Federazione italiana sport equestri, l’Ente nazionale guide equestri ed ambientali, o dalle agenzie o dai centri di formazione a carattere agricolo. La Federazione italiana turismo equestre rilascia patenti e organizza corsi per vari livelli e per conduttori di carrozze: la patente A1 “ludico addestrativa” e la patente A2 “agonistica”. Ci sono poi corsi più impegnativi per conseguire la qualifica di accompagnatore (50 ore), di guida di turismo equestre (100 ore), di istruttore (200 ore). Il cavallo da turismo equestre deve possedere quelle caratteristiche sia morfologiche che di addestramento che gli permettano di muoversi con sicurezza su terreno vario e con andature comode. Deve avere buoni diametri, essere resistente alla fatica, dotato di una buona dose di coraggio, equilibrato e con buoni zoccoli. Collegata a questa attività è anche la riscoperta delle razze equine locali come il Murgese. Autorizzazioni per realizzare gli impianti e svolgere l’attività. Per la costruzione di scuderie, maneggi o box, o per la semplice ristrutturazione di edifici da adibire a tale uso, è necessario inoltrare al Comune istanza di “Permesso di costruire” corredata da elaborati grafici esplicativi, relazione tecnica, fotografie dello stato di fatto, eventuali vincoli ed altra documentazione specifica relativa a impianti da installare, se previsti e quando obbligatori, nonché eventuale indagine geologica preventiva, necessaria per la costruzione della concimaia. Per ottenere dalla ASL, in fase di esame preventivo del progetto, il necessario nulla osta, devono essere previsti e presentati i seguenti dati: collocazione e dimensione delle vasche/concimaie a tenuta stagna per lo stoccaggio del liquame e del letame; indicazioni circa la distanza dell’insediamento da fabbricati civili; sistemi previsti per il convogliamento delle deiezioni animali ed eventuale piano agronomico di spandimento. È altresì necessario verificare gli obblighi previsti dal Regolamento di igiene e dalle Norme tecniche attuative del PRG (Piano Regolatore Generale) e le eventuali deroghe necessarie soprattutto nel caso di recuperi edilizi. Le stalle di nuova costruzione o modificate non possono essere occupate prima che il Sindaco abbia rilasciato l’autorizzazione sanitaria, su parere favorevole dell’ASL, del Servizio igiene edilizia e del territorio. Il problema principale di questi insediamenti riguarda lo smaltimento delle deiezioni animali e la necessità di raccogliere i liquami in apposite fosse impermeabili e a tenuta stagna. Anche la concimaia per il letame deve essere impermeabile ed avere un’ampiezza proporzionata al numero di poste della stalla. L’allevamento di cavalli deve essere autorizzato dai Servizi Veterinari dell’ASL che rilasciano un codice allevamento tramite l’Associazione Provinciale Allevatori (APA). In azienda deve essere conservato il registro dei trattamenti farmacologici, un registro di carico e scarico degli equini presenti in scuderia ed ogni cavallo deve avere un idoneo documento di identificazione rilasciato dai Servizi Veterinari con il relativo numero identificativo a vita che deve riportare tutti i trattamenti e le vaccinazioni del cavallo. Le pratiche assicurative sono fondamentali per lo svolgimento di attività di turismo equestre. Non tutti gli utenti presentano un’adeguata preparazione sportiva ed inoltre il cavallo è un animale imprevedibile. Sono tre le tipologie assicurative: assicurazione di responsabilità civile; assicurazione contro gli infortuni e assicurazione del cavallo. La polizza deve tutelare l’azienda dal rischio di dover risarcire di tasca propria i danni provocati alle cose e alle persone, causati dal cavallo, o i danni provocati dal cavaliere a se stesso per propria imperizia. Potrebbe essere sufficiente sottoscrivere una normale polizza contro gli infortuni contemplante anche i rischi dell’attività extralavorativa, assicurandosi che l’equitazione non sia espressamente esclusa dalla copertura. Tali 37 polizze includono garanzie in caso di morte, invalidità permanente e temporanea, nonché il rimborso delle cure mediche resesi necessarie a seguito dell’eventuale infortunio. Le polizze assicurative di tutela del cavallo sono rare e non obbligatorie e assai costose. Esse tutelano il proprietario dalla perdita economica derivante dalla morte del cavallo per malattia o infortunio. Per la circolazione con cavalli lungo le strade campestri non pubbliche, non vi è una tutela giuridica del diritto di passo. Essendo i sentieri di campagna di natura privata e soggetti a limitazioni di passo, occorre un accordo preventivo. L’introduzione in un fondo è perseguibile civilmente, dietro denuncia del proprietario, per il risarcimento di eventuali danni provocati. Possibili attività da svolgere: - pensione per cavalli, - corsi di avviamento all’attività ippica, - organizzazione di trekking e di passeggiate a cavallo, - escursioni in carrozza di poche ore o di alcuni giorni. Si può iniziare attrezzando la propria azienda come punto di sosta su percorsi equestri già consolidati o da realizzare in collaborazione con altre aziende della zona che si occupano di ospitalità e ristoro. Un ricovero per i cavalli e qualche stanza accogliente per i cavalieri possono rappresentare la base per iniziare l’attività. La possibilità di organizzare escursioni più ampie alla scoperta delle risorse culturali e ambientali del territorio, rappresenta un’importante occasione di sviluppo per l’azienda. Il successo di un’azienda di turismo equestre dipende certamente dal contesto territoriale in cui è inserita e dalle vocazioni turistiche della zona. Le escursioni si sviluppano in poche ore, mentre i trekking sono di 2-3 giorni. In azienda almeno una persona deve essere messa a disposizione per assistere e guidare le escursioni a cavallo. Dai siti Internet è possibile selezionare, per regione, provincia o comune, tutte le offerte di agriturismo a cavallo, cioè aziende agricole che propongono passeggiate a cavallo e maneggi con istruttore, disponendo di guide e istruttori qualificati, di maneggi adeguatamente attrezzati, e di itinerari a cavallo adatti al diverso grado di esperienza dell'ospite. INDIRIZZI UTILI Federazione italiana sport equestri Viale Tiziano, 74 - 00196 ROMA - Tel 06.3233826 - Fax 06.36858611 – e.mail: [email protected] Internet: www.fise.it Federazione Italiana Turismo Equestre e TREC Piazza A. Mancini, 4 - 00196 ROMA - Tel/Fax 06.32650230 - Tel 06.32650231 – e.mail: [email protected] Internet: www.fitetrec-ante.it Ente nazionale guide equestri ed ambientali Via Corfù, 50 - 25124 Brescia – Tel 030.2451061 Fax 030.2450602– e.mail: [email protected] Internet: www.sitogea.net 38 FATTORIE SOCIALI Alcune imprese agricole possono svolgere una funzione sociale, coniugando la produzione di beni primari con l’accoglienza, la cura, la riabilitazione, la formazione e l’occupazione di persone svantaggiate. Le attività agricole condotte a fini terapeutici e riabilitativi offrono enormi potenzialità, con risultati molto positivi, sia sul fronte dei benefici per gli utenti che della riduzione dei costi sociali, come confermano le diverse figure (operatori delle comunità, assistenti sociali, neuropsichiatri delle ASL) che collaborano allo svolgimento dei programmi di assistenza, riabilitazione ed inserimento lavorativo basati su attività agricole. Identificare le attività agricole che meglio si adattano alla riabilitazione ed all’occupazione di persone con problemi psichici e mentali è un compito complesso che deve coniugare conoscenze di natura medica e tecnicoagronomica. Per i disagiati di natura psichica l’idea di utilizzare l’agricoltura per programmi terapeutici e riabilitativi si concretizza in esperienze all’aperto, in campo o in vere e proprie aziende agricole disposte all’accoglienza di queste persone. Per tutte le patologie che rientrano nell’ambito della disabilità mentale, un’attività di natura pratico-applicativa, quale il lavoro svolto in campo agricolo, può permettere all’individuo di rientrare a contatto con la realtà, confrontandosi con lo scorrere del tempo ed il divenire della natura e dei suoi prodotti. Gli interventi, svolti in collaborazione con le ASL o i servizi sociali degli enti locali, e rivolti a soggetti con problemi e capacità molto variabili, possono consistere in: - semplice accoglienza, per persone con scarsa possibilità di recupero lavorativo, - tirocini terapeutici-riabilitativi”, destinati a persone per le quali è ipotizzabile un recupero di parte delle abilità e una qualche autonomia lavorativa, - inserimento lavorativo protetto per i soggetti che mostrano, al fine del loro percorso, di poter partecipare al processo produttivo. Varie sono le possibili mansioni che i disabili mentali inseriti in programmi di terapia e riabilitazione possono svolgere nelle aziende agricole. Fra le lavorazioni in campo sono particolarmente adatte il diserbo manuale, la concimazione organica, l’irrigazione, la rimozione dei residui delle potature e la raccolta dei prodotti. Se la struttura possiede anche una serra, allora le possibili attività diventano davvero numerose: preparazione dei plateau, semine, trapianti, diserbi, raccolte dei frutti stagionali, cura dei fiori, pulizia e riordino. Particolari potenzialità offrono la vite e l’olivo per le quali, oltre allo svolgimento di diverse operazioni colturali, è possibile una partecipazione attiva in alcune fasi della trasformazione. Importante è anche il coinvolgimento in alcuni lavori di realizzazione dei miglioramenti fondiari e di manutenzione del fondo. Le persone che possono beneficiare dell’attività terapeutica e riabilitativa dell’agricoltura sono soggetti svantaggiati con handicap psico-fisici, gli ex degenti di istituti psichiatrici, i soggetti in trattamento psichico, gli ex alcolisti e ex tossicodipendenti, i minori in età lavorativa, i condannati ammessi alle detenzioni alternative. Da alcune stime risulta che in Italia gli individui con queste necessità siano circa 1.200.000 e quindi rappresentino il 4% dell’intera popolazione. Il rapporto delle aziende agricole sociali con gli enti assistenziali è essenziale. I programmi dell’azienda agricola devono essere resi noti alle ASL, ospedali, case di riposo, centri per disabili, centri diurni per anziani, ecc., illustrando i servizi di base e quelli aggiuntivi che la struttura può offrire ai propri ospiti. L’articolo 15 della legge di orientamento permette alle cooperative di solidarietà sociale di stipulare convenzioni con gli enti locali e con le ASL per erogare servizi alle persone e alle famiglie. Non si tratta di perpetuare forme assistenzialistiche nelle campagne ma, al contrario, di valorizzare il ruolo sociale della campagna di fronte ad una crisi della finanza pubblica che impone agli istituti assistenziali di ottimizzare risorse sempre più scarse. I servizi delle fattorie sociali concorrono a migliorare l’offerta assistenziale complessiva degli istituti. È il caso, per esempio, dei centri per anziani. Nelle case di riposo le giornate degli ospiti sono fortemente programmate, nell’azienda agricola invece, le attività sono suggerite dalla stagionalità e dall’organizzazione aziendale. Il contatto con la natura rilassa la mente e può prevenire e curare alcune malattie Il legame patologico con sostanze che danno dipendenza (psicofarmaci, alcol, tabacco e altre droghe) può essere allentato e in molti casi superato da esperienze di vita e di lavoro all'aria aperta, come è stato comprovato nel caso di pazienti psichiatrici. Per adolescenti e giovani «difficili» si sono dimostrati preziosi i soggiorni di studio, gioco e attività nei boschi, durante i quali poter accedere, sotto la guida di persone preparate ed esperte, a un percorso di autonomia personale e di perfezionamento di abilità (come accendere il fuoco in sicurezza, procurarsi il cibo, costruirsi un riparo, ecc.) che consente di acquisire e rafforzare la stima di se stessi e nello stesso tempo la capacità di interagire positivamente con gli altri: si tratta di un metodo educativo e al tempo stesso una prevenzione adatti 39 dunque non solamente a persone disadattate, ma a tutti i giovani. Non a caso, la vita all'aria aperta e l’esplorazione della natura sono tra i capisaldi del metodo educativo scout, rivolto principalmente a bambini e adolescenti. Oggi negli Stati Uniti quella che potremmo definire la «terapia dell’orto» è ritenuta così efficace che può essere prescritta dal medico, soprattutto a bambini e giovani con difficoltà di socializzazione, a disabili o a persone con disturbi mentali; ma anche ad anziani che attraverso questa pratica, nello stesso tempo fisica e mentale, mantengono più a lungo l'autonomia, il coordinamento dei movimenti, la memoria, la capacità di socializzare. È attiva in Italia l’associazione Horticultural Therapy Italia che propone diversi servizi: seminari di formazione e di aggiornamento; pianificazione e strutturazione di giardini terapeutici sia in aree pubbliche che private come ospedali, centri diurni, case di riposo, associazioni, cooperative, comuni e scuole; proposte di adattamenti e di soluzioni per ambienti destinati alla vita di persone con difficoltà motorie, visive e di apprendimento. IMPRESE SOCIALI E AGRICOLTURA È importante considerare la forma organizzativa delle strutture in cui condurre tali attività e il contesto (settore pubblico, settore privato, terzo settore) in cui si collocano. Le strutture operanti nel settore pubblico sono gestite solitamente da servizi sociali degli enti locali o da aziende sanitarie locali. Queste realtà manifestano alcuni limiti, intrinseci alla tipologia dei servizi offerti; infatti, oltre alla scarsa attenzione all’aspetto commerciale ed alla sempre minore disponibilità di risorse finanziarie, evidenziano una carenza di competenze specifiche in campo agricolo. L’impresa privata per l’agricoltura terapeutica manifesta una mancanza di competenze assistenziali e medico-sanitarie per il sostegno dei disabili e scarsa propensione al coinvolgimento produttivo di lavoratori svantaggiati. Va considerato che i costi per la formazione del personale che un’impresa deve sostenere, nel caso di lavoratori svantaggiati, sono generalmente maggiori e non è certo che portino al risultato atteso. Così le imprese del settore privato, oltre a non essere in grado di offrire un’assistenza adeguata ai soggetti svantaggiati, non sono motivate, almeno nelle condizioni attuali, ad offrire i vantaggi legati alla loro formazione ed occupazione stabile. Fra le realtà non profit le cooperative sociali possiedono le caratteristiche per assolvere al compito di riabilitazione lavorativa e di integrazione occupazionale di persone svantaggiate. Queste cooperative, grazie ai loro operatori, conoscono le reali capacità lavorative dei disabili e possono essere fiduciarie della pubblica amministrazione e garanti per le imprese private che assumono i disabili. Inoltre, sono in grado di seguire la fase di inserimento lavorativo dei soggetti, potendo supervisionare l’inserimento temporaneo o l’assunzione definitiva in altre imprese sociali o del settore privato. L’“impresa sociale” coniuga l’aspetto imprenditoriale con la vocazione sociale della propria attività. La componente imprenditoriale consiste nell’organizzazione dei fattori produttivi e nella loro trasformazione in prodotti destinati al mercato. La componente sociale, consiste nell’accoglienza, assistenza, riabilitazione, formazione e occupazione di soggetti svantaggiati, finalizzata alla produzione di un servizio il cui obiettivo è la promozione della dignità umana e il miglioramento della qualità della vita. La Legge quadro n.381 del 1991 sancisce l’esistenza delle imprese sociali, definendone scopi e regole. All’art.1 essa stabilisce che: “le cooperative sociali hanno lo scopo di perseguire l’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini” attraverso la gestione di servizi socio-sanitari (tipo A: “cooperative di solidarietà sociale”) o lo svolgimento di attività produttive, commerciali o di servizi finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate (tipo B: “cooperative di produzione e lavoro integrate”). Mentre alle prime è attribuito un compito assistenziale a favore di portatori di handicap, alle seconde è attribuita la funzione di promuovere l’inserimento dei soggetti svantaggiati in attività agricole, industriali o commerciali con l’obiettivo di raggiungere un loro, anche parziale, recupero occupazionale. La normativa sulle cooperative sociali ne favorisce lo sviluppo, riconoscendone il ruolo di promozione umana e di integrazione sociale, anche attraverso la cosiddetta “clausola sociale” che vincola la concessione di determinati appalti all’inserimento lavorativo di un certo numero di soggetti svantaggiati, per favorire il loro impegno in attività non marginali che permettano di formare professionalità spendibili sul mercato del lavoro. Alle cooperative sociali è stata riconosciuta la specificità di affrontare la formazione lavorativa e dell’impiego di persone svantaggiate e con costi inferiori rispetto alle altre imprese. La capacità delle imprese sociali di interagire con i soggetti svantaggiati, riuscendo a raggiungere obiettivi di assistenza, riabilitazione e occupazione, le rende più adatte a valorizzare dal punto di vista economico e sociale la funzione terapeutica dell’agricoltura. Per queste ragioni nelle cooperative sociali, oltre ai soci “prestatori”, che svolgono un’attività lavorativa retribuita, e ai soci volontari, operano i soci “fruitori“; questi ultimi, che rappresentano almeno il 30% dei 40 lavoratori della cooperativa, rientrano nella categoria delle persone svantaggiate e, compatibilmente con il loro stato, svolgono attività lavorative all’interno della cooperativa stessa. FONTI DI REDDITO DELL’IMPRESA AGRICOLA SOCIALE Individuare le possibili fonti di reddito delle cooperative sociali che operano in agricoltura è importante per garantire la sostenibilità economica di un’impresa agricola che si pone l’obiettivo sociale di riabilitare, formare ed occupare i membri dei soggetti svantaggiati. Ad assicurare vitalità economica all’impresa è il vantaggio derivante dallo svolgimento della funzione sociale che si traduce nel sostegno degli enti pubblici responsabili dell’assistenza e del recupero dei disabili, nell’accesso a finanziamenti per la formazione e l’occupazione di lavoratori svantaggiati, nella promozione commerciale del contenuto sociale dei prodotti. Le fonti economiche cui può accedere una impresa agricola sociale possono essere distinte in base alle funzioni che essa svolge (produttiva e sociale) e al settore (pubblico o privato) a cui sono destinati i prodotti di tali attività. Il settore pubblico può svolgere un ruolo fondamentale al fine di garantire: mercato protetto per i beni e i servizi offerti, utilizzando la citata clausola sociale, le amministrazioni comunali possono sostenere l’attività produttiva agricola delle imprese sociali in diverse forme e con varie modalità, ad esempio: - attivando un canale di fornitura dei prodotti agricoli per le mense scolastiche, le strutture sanitarie e le case di riposo; - cedendo alle imprese sociali agricole terre pubbliche inutilizzate; - riducendo l’importo della tassa per l’occupazione di suolo pubblico per la vendita diretta dei prodotti nei mercati rionali; - affidando la manutenzione degli spazi verdi pubblici, servizio che può assicurare un reale contributo al reddito dell’impresa agricola sociale nel caso in cui sia anche l’impresa stessa a fornire le piante da mettere a dimora includendo il vivaismo fra le sue attività produttive. sostegni previsti dalle politiche agricole, utilizzando i contributi pubblici per l’adesione alle misure di politica agricola (previsti dalle OCM dei diversi prodotti agricoli) o per la realizzazione di interventi strutturali. Benefici all’impresa agricola sociale possono arrivare dalla adesione alle azioni previste dai piani regionali di sviluppo rurale PSR, sia per quanto riguarda le misure agro-ambientali (produzione di tipo biologico, cura e manutenzione del paesaggio) che quelle di diversificazione economica (fattorie didattiche e ippoterapia). sostegni per la formazione e per l’inserimento dei lavoratori svantaggiati nell’ambito delle politiche per l’occupazione. Elemento fondamentale per garantire la sostenibilità economica delle imprese agricole sociali è l’individuazione di strategie di commercializzazione dei prodotti. Il metodo di produzione biologico, la trasformazione diretta in azienda, il coinvolgimento nei processi produttivi di elementi deboli della società, sono tutti fattori che, se opportunamente trasmessi al consumatore, possono conferire ai prodotti un considerevole valore aggiunto. La commercializzazione dei prodotti deve avvenire quanto più possibile attraverso forme di vendita diretta (punto vendita aziendale o vendita porta a porta) che favoriscano il contatto diretto tra il consumatore e la realtà produttiva, comunicando così in maniera efficace il valore sociale dei prodotti offerti. Le imprese sociali hanno la possibilità di utilizzare la cosiddetta “etichetta sociale”, a certificare come il prodotto rappresenti il risultato finale di un processo che produce un impatto positivo su una o più componenti della società. La presenza di una “etichetta sociale”, se opportunamente comunicata e chiarita nel suo significato, è in grado di incidere sulla quantità e sul prezzo dei prodotti venduti. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Per la gestione delle imprese sociali che operano in agricoltura è necessaria la presenza di una figura imprenditoriale in grado di trovare un equilibrato compromesso fra l’aspetto economico-produttivo e quello sociale. Se tende a prevalere l’impronta economica si corre il rischio che la funzione sociale perda la sua specificità e si riduca progressivamente a un mezzo per accedere più facilmente ai finanziamenti. Se invece è un imprenditore sociale ad orientarsi verso la gestione di un’impresa agricola, le attività che svolte tendono ad 41 assumere un fine principalmente assistenziale e riabilitativo. Questa seconda possibilità è la più diffusa in quanto, un’impresa agricola sociale nasce quando un’impresa sociale individua nell’ agricoltura un mezzo adatto per conseguire i propri obiettivi. Ne consegue, oltre ad un’inevitabile carenza di competenze tecniche e gestionali, un’eccessiva attenzione alle fonti di finanziamento legate alla connotazione sociale, elemento, quest’ultimo, che tende a limitare lo sviluppo della componente produttiva e imprenditoriale. In definitiva, un’impresa agricola che impiega dei disabili deve essere capace di individuare le attività in grado di coniugare il coinvolgimento dei soggetti svantaggiati con la produzione di beni che offrano possibilità di commercializzazione e di valorizzazione del contenuto sociale. È necessario, infatti, che un’impresa sociale possieda propria sostenibilità economica, senza per questo rinunciare ai possibili compensi derivanti dai servizi sociali che è in grado di offrire. 42