P.C. AFXENTIOU THE EUROPEAN UNION BEFORE AND AFTER

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P.C. AFXENTIOU THE EUROPEAN UNION BEFORE AND AFTER
P.C. AFXENTIOU
THE EUROPEAN UNION BEFORE AND AFTER THE EURO: AN
ASSESSMENT OF THE MAASTRICHT CONVERGENCE CRITERIA
ABSTRACT
The Maastricht Treaty established convergence criteria designed to facilitate the
introduction of a single currency in the European Union. Since very few of the 1 5
members are expected to satisfy all the prescribed criteria, it is anticipated that a loose
interpretation of satisfaction will allow as much inclusivity as possible. After the euro and
the loss of monetary independence, unemployment and regional disparities, which are
unlikely to be solved by labour mobility, must be fought at the country level with fiscal
policies. The limited degree of fiscal freedom enjoyed by individual members will strain
somehow the spirit of unit3; but progress on social integration will make possible the
necessary compromises across the community even at the time that small government is
the call of the day.
JEL Classification: E50, H60.
RIASSUNTO
L’Unione Europea prima e dopo l’euro:
una valutazione dei criteri di convergenza di Maastricht
Il Trattato di Maastricht impone criteri di convergenza volti a facilitare l’introduzione
della moneta unica nell’Unione Europea. Poiché si prevede che solo pochi paesi tra i i 5
Stati membri saranno in grado di soddisfare integralmente tali criteri, per consentire
l’adesione del maggior numero possibile di paesi potrebbe essere adottata una
interpretazione flessibile dei parametri fissati. In seguito ail’introduzione dell’euro e alla
perdita dell’indipendenza monetaria, la disoccupazione e le disparità regionali non
saranno probabilmente risolte dalla mobilità del lavoro ma dovranno essere combattute a
livello dei singoli paesi con provvedimenti di politica fiscale. Il limitato grado di libertà
fiscale di cui godranno i singoli paesi membri potrebbe compromettere lo spirito unitario
ma il progresso sulla via dell’integrazione sociale renderà possibili i necessari
compromessi a livello comunitario anche se le tendenze a sostegno dei governi locali
sembrano riprendere vigore.
S. D’ACUNTO - A. MUROLO
A COSA SERVONO I PARAMETRI DI MAASTRICHT?
UNA RIFLESSIONE SUL DIBATTITO RECENTE
RIASSUNTO
In questo lavoro vengono discussi i fondamenti teorici dell’imposizione di clausole di
accesso all’Unione Monetaria Europea basate sulla convergenza della dinamica dei prezzi
e degli indicatori di finanza pubblica. La problematica viene analizzata alla luce di due
diversi approcci teorici: da un lato, l’approccio delle «aree valutarie ottimali», che
interpreta i parametri di convergenza come strumenti di selezione di un gruppo di paesi
dotati di mercati del lavoro e dei beni sufficientemente flessibili da permettere la rinuncia
allo strumento del cambio senza pregiudizio della stabilità macroeconomica; dall’altro,
l’approccio della «credibilità», diventato egemone nella letteratura a partire dagli anni ‘80,
che interpreta il rispetto dei parametri da parte dei paesi ad elevata inflazione come
garanzia di impegno credibile al perseguimento della stabilità monetaria.
Da un’ampia rassegna del dibattito recente emerge che nessuno dei due approcci fornisce
argomenti sufficientemente robusti per giustificare l’adozione dei criteri di convergenza
di Maastricht. Al contrario, alcuni osservatori hanno evidenziato come l’imposizione del
rispetto dei parametri di convergenza quali condizioni di ingresso rischi,
paradossalmente, di allontanare i paesi ad elevata inflazione dal sentiero di convergenza
piuttosto che di avvicinarli.
ABSTRACT
What is the purpose of the Maastricht convergence criteria?
Some thoughts on the recent debate
In this paper, the theoretical underpinnings of the Maastricht “entry conditions” in the
European Monetary Union are discussed. The issue is analyzed in the light of two
different theoretical approaches. In the «optimal currency areas~ approach, the
convergence criteria are explained as tools to select a group of countries with labour
market flexibility sufficient to adjust to asymrnetric shocks with no need of currency
devaluations. In the «credibility> approach, which has become dominant in the economic
literature since ‘80s, the fulfillment of the Maastricht convergence criteria is instead
interpreted as a guarantee of the high inflation countries’ commitment to the attainment
of price stability.
From a broad review of the recent literature, it appears that none of the two approaches
presented here provides sufficiently strong arguments to support the adoption of the
Maastricht convergence criteria. On the contrary, it is often maintained that the
Maastricht “entry conditions” into EMU may paradoxically hamper high inflation
countries’ monetary convergence, rather than facilitate it.
JEL Classifications: F33.
B. PANTIGLIONI - E. SANTARELLI
R&S E COMPETITIVITÀ INTERNAZIONALE IN EUROPA: UN’ANALISI
SETTORIALE
RIASSUNTO
Scopo di questo lavoro è quello di indagare la relazione fra dinamica della R&S e
dinamica delle esportazioni nei quattro principali paesi dell’Unione Europea: Francia,
Germania, Italia e Regno Unito. La stima di un modello panel a effetti fissi (Least
Squares Dummy Variables) per l’industria manifatturiera nel suo complesso e per
quattordici settori all’interno di questa, con riferimento al periodo I 981 -92, evidenzia
una relazione positiva e significativa tra variazione della quota di R&S di ciascun paese
considerato sulla R&S totale dei paesi OCSE e variazione della quota di esportazioni di
ognuno di essi sulle esportazioni totali dei paesi OCSE. In particolare, questa relazione è
più forte nelle industrie dei Mezzi di trasporto, dei Prodotti chimici e farmaceutici, dei
Prodotti alimentari, bevande e tabacchi, del Legno, carta, stampa ed editoria. La
relazione non è invece significativa nel caso dell’industria dei Prodotti tessili,
dell’abbigliamento e delle calzature. Alla luce di quest’evidenza, trova conferma l’ipotesi
secondo la quale il vantaggio/svantaggio competitivo delle nazioni è associato in gran
parte delle industrie alla loro capacità innovativa.
ABSTRACT
R&D and competitiveness in Europe: A sectoral analysis
The purpose is to explain the relation between the dynamics of R&D expenditures and
that of exports in the four largest EU countries: France, Germany, Italy, and the United
Kingdom. Estimation of a fixed effects (Least Squares Dummy Variable) panel model
for manufacturing as a whole and for fourteen (two digit) industries in manufacturing
over the 1981-1992 period points out a positive and significant relation between variation
in the share of R&D by each of the relevant countries on total R&D by all OECD
countries and variation in the share of export by each of the relevant countries on total
exports by OECD countries. In particular, this relation is stronger in Motor vehicles &
equipment, Chemicals & pharmaceuticals, Mechanical engineering, Food, beverages &
tobacco, Wood, paper & printing, whereas it turns out to be of scant significance for
Textiles, clothing & footwear. In the light of these findings, further support is provided
for the hypothesis that the competitive advantage/disadvantage of nations is strongly
connected with their innovative capability.
Keywords: R&D; technological innovation; trade performance; manufacturing;
European countries
JEL Classification: F15; F23; L60
F. PRAUSSELLO
ECONOMIC INTEGRATION, HUMAN CAPITAL AND
UNEVEN ENDOGENOUS GROWTH
ABSTRACT
Economic integration studied in a framework of endogenous growth can be conducive to
extreme results in terms of uneven development. Employing one sector production
functions, in the presence of externalities due to increasing returns, the region recording
the higher returns to physical investment with economic integration attracts the whole of
production and labour force, while the other one becomes empty, giving rise to the
“national park” effect or “Mezzogiorno solution”. Along these lines, Bertola (1993)
shows that a locality even slightly in a backward position at the outset of an experience of
economic integration may shrivel down, whereas Burda and Wyplosz (1992) picture the
Case where migration wholly depopulates the less developed economy. Consideration of
transfer costs for workers can limit such an extreme outcome (Praussello, 1995; 1997 a,
b). Setting aside one sector models opens the way for less worrying results. Considering
externalities due to human capital endogenous accumulation through learning by doing
as in Lucas (1988), a two goods model can be studied, with one high-learning sector as
manufacture and one low-learning sector as agriculture. It can be shown that the locality
specialised in the less dynamic good can sustain growth rates similar to those of the
region specialised in the manufacturing sector, provided the elasticity of substitution
between the two goods does not exceed one.
JEL Classification: F11, F15, R11, O41.
RIASSUNTO
Integrazione economica, capitale umano e crescita endogena asimmetrica
L’integrazione economica analizzata in un quadro di crescita endogena può condurre a
risultati estremi in termini di sviluppo asimmetrico. Utilizzando funzioni di produzione
aggregate in presenza di esternalità dovute a rendimenti di scala crescenti, grazie
all’integrazione economica la regione che sperimenta i rendimenti più elevati del capitale
fisico attira l’insieme della produzione e della forza lavoro mondiale, svuotando l’altra
regione, con un effetto di “parco nazionale” o di “so-luzione Mezzogiorno”. In questo
contesto Bertola (1993) dimostra che anche una località in posizione di leggero svantaggio
all’inizio di un’esperienza di integrazione economica può trasformarsi in un deserto,
mentre Burda and Wyplosz (1992) illustrano il caso in cui l’emigrazione spopola
interamente l’economia meno avanzata. La considerazione dei costi di trasferimento per
la forza lavoro può limitare la comparsa di esiti così estremi (Praussello, 1995; 1997 a, b).
L’abbandono dei modelli aggregati consente l’emergere di risultati meno squilibrati.
Considerando esternalità legate all’accumulazione endogena di capitale umano mediante
un pro-cesso di apprendimento attraverso l’esperienza come in Lucas (1988), è possibile
studiare un modello a due beni, con un settore ad alta capacità di apprendimento come la
manifattura e un settore a bassa capacità di apprendimento come l’agricoltura. Si può
dimostrare che la località specializzata nel bene meno dinamico è in condizione di
registrare tassi di crescita simili a quelli sperimentati dalla regione specializzata nella
manifattura, purché l’elasticità di sostituzione tra i due beni non superi l’unità.
R. SAU
GLOBALIZATION, FINANCE, AND INDUSTRY:
A SEARCH FOR STABILITY
ABSTRACT
Currency volatility is likely to rise in the immediate future due to the confluence of two
new phenomena. First, the euro will be a strong alternative to the dollar as a global
money; the bipolar international monetary system will be marked by a massive portfolio
diversification in favor of euro-denominated assets away from the presently held dollar
assets. Second, the current episode of financial globalization is distinguished by
international capital flows that are penetrating ever deeply into national equity markets of
several countries. Stock prices are well known for their wide fluctuations. These two
features, when combined, will make the world’s key currencies ever more unstable, at
least during the long transition period that lies ahead.
The international monetary system faces three distinct problems: currency volatility,
exchange rate misalignment, and abrupt capital flows. No single measure can address all
these issues. Neither the advice for banning currency trading, that has been offered by
the premier of a southeast Asian country among others, is practical or warranted.
Stabilization of currencies will require, in addition to other macroeconomic policies, a
two-fold approach that deals with the stockmarket as well as the currency market. This
paper proves that both the markets necessarily display chaos. A unified proposal is
presented here for their stabilization.
JEL Classification: E12, F31, G15.
RIASSUNTO
Globalizzazione, finanza e industria: alla ricerca di stabilità
La volatibilità dei tassi di cambio potrebbe aumentare nell’immediato futuro per la
concomitanza di due fenomeni. In primo luogo, l’euro costituirà una valida alternativa al
dollaro come moneta globale; il sistema monetario internazionale bipolare sarà
caratterizzato da una marcata diversificazione dei portafogli a favore delle attività in euro
ed a scapito di quelle attualmente in dollari. In secondo luogo, il processo in atto di
globalizzazione finanziaria è contraddistinto da flussi di capitali internazionali che si
rivolgono in misura massiccia ai mercati azionari nazionali di molti paesi ed è noto che i
prezzi delle azioni sono soggetti ad ampie fluttuazioni. Queste due caratteristiche, se
concomitanti, renderanno le principali valute mondiali ancora più instabili, almeno nel
lungo periodo di transizione che ci aspetta.
Il sistema monetario internazionale è gravato da tre problemi distinti: la volatilità dei
tassi di cambio, il livello non congruo di tali tassi e l’imprevedibilità dei flussi di capitale.
Nessun singolo provvedimento è in grado di risolvere tutti questi problemi. Tanto meno
la proposta di vietare il trading di valute, formulata, tra gli altri, dal primo ministro di un
paese del Sud-est asiatico, risulta pratica o adeguata. La stabilizzazione valutaria
richiederà, oltre a mirate strategie macroeconomiche, un duplice approccio rivolto sia al
mercato azionario che a quello valutano. L’autore del presente studio intende dimostrare
che entrambi i mercati sono caratterizzati da movimenti casuali e presenta una proposta
unificata per il perseguimento della stabilizzazione.
H. THOMPSON
K. UPADHYAYA - THE IMPACT OF THE EXCHANGE RATE ON LOCAL
INDUSTRY
ABSTRACT
A change in the nomina1 exchange rate will have an impact on domestic industry if
foreign prices do not adjust to keep the domestic price constant. Local industries for two
heavily exported products, Alabama’s chemicals and primary metals, were affected by
the exchange rate from 1975 to 1990. The exchange rate elasticity of demand is estimated
to be 0.28 for chemicals and 0.24 for primary metals.
JEL Classification: FO, F1.
RIASSUNTO
Gli effetti dei movimenti dei cambi sull’industria locale
Una variazione del tasso di cambio nominale ha un impatto sull’industria nazionale se
non si ha aggiustamento tra i prezzi esteri e il prezzo interno. Nel lavoro si valuta come
due industrie locali dell’Alabama fortemente esportatrici, l’industria dei prodotti chimici
e quella dei metalli di base, hanno risentito dell’andamento del cambio nel periodo 19751990. L’elasticità della domanda rispetto al tasso di cambio viene stimata pari a 0,28 per i
prodotti chimici e a 0,24 per i metalli di base.
G. TRAVAGLINI
TESTING FOR CONVERGENCE. A PANEL OF 25 MAJOR ECONOMIES, 196088
ABSTRACT
Income convergence is here tested for the 25 nonoil Heston-Summers countries for
which physical capital data are available. ß-convergence is tested via a dynamic CobbDouglas growth equation both in panel and in single-country form. õ-convergence is
tested for the stationarity of unconditional and conditional time series of single~country
income deviations from the sample mean. Although the two methods are (weakly) related
to each other, conflicting results emerge: while conditional ß -convergencc cannot be
significantly rejected (accepted) at the panel (single-country) level, both unconditional
and conditional õ -convergence cannot be significantly accepted at the single-country
level. In essence, while the two forms of convergence are empirically inconsistent with
one another, the country-specific growth story holds very well, insofar as its standard
determinants widely differ among nations.
JEL Classification: C23, O40.
RIASSUNTO
Verifica dell’ipotesi di convergenza economica su un campione di 25 paesi, 1960-88
Nel presente lavoro viene verificata l’ipotesi della convergenza economica fra paesi. Il
campione utilizzato è costituito dai 25 paesi della serie storica di HestonSummers per i
quali sono disponibili dati sullo stock di capitale fisico e umano. Vengono analizzate
empiricamente due definizioni di convergenza, fra loro parzialmente collegate: la ß - e la
õ -convergenza. La prima è analizzata utilizzando una funzione di produzione dinamica
di Cobb-Douglas applicata all’intero campione e ad ogni singolo paese. La seconda,
invece, è analizzata utilizzando le proprietà delle serie storiche della variabilità dei redditi
dei paesi rispetto alla media campionaria. I risultati empirici dimostrano l’incoerenza
esistente fra le due definizioni di convergenza e nel contempo la validità di fenomeni
individuali di crescita economica caratteristici di ogni singolo paese.