Il ritorno dell`orso Sintesi di uno studio sull`orso bruno (habitat idonei
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Il ritorno dell`orso Sintesi di uno studio sull`orso bruno (habitat idonei
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L’Engadina, ad esempio, confina con il Trentino, regione italiana che ospita diversi esemplari di questo grande mammifero, e numerosi percorsi migratori privi di ostacoli insormontabili collegano le due zone. Osservando gli spostamenti dell’orso trentino, si può ipotizzare che la Val Müstair e il Parco nazionale svizzero saranno le prime aree della Svizzera in cui questo gigante della foresta si reinsedierà. Da un punto di vista ecologico, dunque, il nostro Paese sembra avere tutte le carte in regola per riaccogliere l’orso bruno. Ma non è sufficiente: occorre lasciare a questa specie tutto lo spazio di cui necessita. Perché l’orso si stabilisca in modo permanente sul nostro territorio, è indispensabile che la popolazione locale lo accetti, pertanto si promuoverà l’adozione di una serie di provvedimenti che facilitino una convivenza serena tra uomo e animale. Il WWF auspica un ritorno spontaneo dell’orso, e non ha pianificato alcun programma di reinsediamento. Uno sguardo al passato Un tempo l’orso bruno era di casa in Svizzera, come del resto in tutto il territorio alpino. Ma l’uomo gli ha dichiarato guerra senza pietà, perché vedeva in lui un pericolo per se stesso e per il bestiame, nonché un temibile concorrente nella caccia. Persino l'autorità pubblica ha incoraggiato lo sterminio di questo imponente predatore offrendo una ricompensa per ogni esemplare abbattuto, e i cacciatori più spietati erano osannati come veri eroi. Ormai, l’orso aveva i giorni contati in Svizzera: dopo l’uccisione dell’ultimo individuo, avvenuta nello Scarltal (in Bassa Engadina) nel 1904, la specie è stata considerata estinta, sebbene dopo soli dieci anni, nel 1914, sia stato avvistato un individuo solitario proveniente dall’Italia, che probabilmente è stato abbattuto qualche tempo dopo in Tirolo. Solo diversi decenni dopo lo sterminio, precisamente nel 1962, si è deciso di dichiarare l’orso bruno specie protetta. Anche negli altri Paesi alpini l’orso ha subito una sorte analoga: fino ai primi decenni del XX secolo, oltre che in Engadina e in Tirolo, qualche individuo era presente in alcune zone delle Alpi francesi, in Trentino e in Stiria e Carinzia, nel sud dell’Austria. Ma l’incessante persecuzione operata dall’uomo ha portato alla quasi totale scomparsa di questo enorme mammifero nell’arco alpino. Eccezion fatta per il Trentino, dove un esiguo numero di individui è riuscito a sopravvivere. Probabilmente intorno al 1970 la regione italiana ospitava 8-12 orsi, ma a causa dell’endogamia e del bracconaggio il numero si è ulteriormente ridotto. Alla fine degli anni ’80 gli ultimi orsi non erano più in grado di riprodursi ed erano quindi condannati, presto o tardi, all’estinzione. La situazione attuale Oggi, grazie a specifiche misure di tutela, in Scandinavia e nelle Alpi sussistono le condizioni perché l’orso bruno torni ad abitare almeno parte delle aree che un tempo costituivano il suo habitat. Per quanto concerne il ripopolamento naturale dell’arco alpino, grandi speranze sono riposte nella Slovenia. È in questo piccolo Paese, infatti, che si sono insediati alcuni individui provenienti dalla numerosa popolazione balcanica, moltiplicandosi rapidamente e dando vita a un nucleo di alcune centinaia di unità. E assecondando il naturale istinto migratorio, la nuova generazione di questo ceppo si è già avventurata fino in Stiria e Carinzia, ma anche nell’Italia nordorientale. Inoltre, nell’ambito di alcuni progetti di reinsediamento, diversi esemplari sono stati catturati e rimessi in libertà in Bassa Austria e in Trentino. Oggi si contano circa 25-30 orsi in Austria, mentre in Trentino è stato registrato un incremento di circa 15 unità. Ma la notizia veramente positiva è che in entrambi i Paesi sono nati altri cuccioli, che al massimo entro i due anni di età lasceranno la regione di origine alla ricerca di un nuovo territorio. Nei loro giri di esplorazione, i giovani orsi trentini si sono già avvicinati al confine svizzero. Una femmina si è spinta per circa 70 chilometri in direzione nord, fino a raggiungere il parco nazionale Alti Tauri; un secondo individuo si è insediato nella regione del parco nazionale dello Stelvio, che è collegato al Parco nazionale svizzero. La crescita della popolazione di orsi trentini e la vicinanza geografica alla Svizzera sembrano creare i presupposti per un ritorno di questo grande mammifero nel nostro Paese. Habitat idonei La prospettiva di un ritorno dell’orso bruno in Svizzera impone anzitutto di verificare se il nostro territorio, caratterizzato da una densità di popolazione relativamente elevata e da un intenso utilizzo delle risorse da parte dell’uomo, offre habitat idonei. In questo senso è stato condotto uno studio sulla Svizzera sudorientale utilizzando il Sistema Informativo Geografico (SIG). Gli esperti hanno elaborato un modello di riferimento sulla base dei dati relativi all’utilizzo del territorio e delle osservazioni effettuate sugli orsi in Trentino; successivamente, hanno cercato di descrivere l’habitat ideale dell’orso confrontando le condizioni ambientali delle località in cui è stata accertata la sua presenza e quelle del territorio in esame. È stata così tracciata una cartina della possibile diffusione dell’orso in Svizzera (figura 1), che riporta tutte le zone del nostro Paese con condizioni ambientali analoghe a quelle del Trentino, regione in cui l’orso è sopravvissuto fino ad oggi. Come si evince dal modello, le aree che sembrano avere tutte le carte in regola per ospitare l’orso bruno si trovano soprattutto lungo le Alpi meridionali, tra la Bassa Engadina, la Val Monastero, la Val Poschiavo, la Mesolcina e il Ticino settentrionale. Ma anche le Alpi settentrionali offrono habitat idonei, in alcune zone dei Grigioni settentrionali e del Canton Glarona, fino alla Svizzera centrale. Le zone più adatte ad ospitare gli orsi bruni presentano essenzialmente due caratteristiche: la distanza da centri abitati e da vie di comunicazione e la presenza di foreste. Gli orsi, infatti, prediligono Seite 2 von 5 i luoghi per quanto possibile lontani dalla presenza dell’uomo e sufficientemente riparati, quindi si rifugiano in regioni montuose poco accessibili evitando le aree pianeggianti e abitate. Percorsi migratori L’attuale andamento demografico della popolazione di orsi trentini lascia supporre che il ritorno del grande onnivoro in Svizzera sia ormai imminente. Inoltre, diversi episodi verificatisi negli anni scorsi hanno dimostrato che alcuni di questi animali possono percorrere addirittura distanze superiori ai cento chilometri in cerca di un nuovo territorio. Le poche decine di chilometri che separano la Svizzera dall’habitat dell’orso trentino, pertanto, non rappresentano assolutamente un ostacolo; più che altro sono le insidie lungo la strada a giocare un ruolo decisivo. Gli orsi sono restii ad attraversare zone aperte, soprattutto se coltivate, e si avventurano in lunghe migrazioni solo dove esistono aree boschive in cui trovare riparo. Anche le vie di comunicazione molto trafficate, come ad esempio l’autostrada del Brennero, rappresentano una barriera difficile da superare. Sono essenzialmente tre i percorsi che gli orsi bruni possono seguire per raggiungere la Svizzera (figura 2). Si tratta di corridoi quasi totalmente immersi nella foresta, lontani da aree coltivate e autostrade, che conducono in zone accoglienti come la Val Müstair, il Parco nazionale svizzero e la Val Poschiavo. Poiché gli orsi trentini sono concentrati essenzialmente nella punta nordorientale della regione italiana, e tendono a migrare verso nord, è probabile che non pochi esemplari sceglieranno il corridoio più settentrionale (corridoio A, Trentino-Val Müstair), anche se è il più lungo dei tre (87 km). Effetti L’eventuale ritorno dell’orso in Svizzera potrebbe condizionare anche la vita dell’uomo. Sulla scorta degli episodi verificatisi in altri Paesi, non si può escludere la possibilità che le popolazioni locali subiscano qualche danno, anche se di entità molto lieve: si parla di apiari distrutti, e in qualche caso di attacchi a piccoli animali da cortile. Casi di questo genere, tuttavia, tendono a verificarsi in zone non frequentate dagli orsi per molti anni, in cui la gente non è più abituata a convivere con questi grandi predatori. È quindi opportuno adottare per tempo misure protettive idonee, come si è fatto in risposta alla ricomparsa dei lupi sulle nostre montagne, e magari recuperare i sistemi tradizionali di difesa delle greggi. L’allevamento delle pecore, infatti, è estremamente diffuso in tutta la Svizzera sudorientale, e bastano pochi episodi spiacevoli per suscitare nella popolazione atteggiamenti di ostilità e rifiuto nei confronti di un predatore. Difficilmente, comunque, l’orso rappresenta un pericolo per l’uomo, essendo un animale molto schivo che tende a mantenersi a debita distanza dagli esseri umani. Il turismo potrebbe addirittura beneficiare della presenza dell’orso, elevandolo a simbolo di una natura incontaminata. È tuttavia fondamentale lasciare spazi sufficientemente ampi in cui l’orso possa vivere liberamente, per evitare qualsiasi tipo di conflitto. Come dimostrano l’Austria e l’Italia, la convivenza tra uomo e orso non è impossibile. Seite 3 von 5 Zürich Innsbruck Chur Bolzano Bergamo Figura 1: mappa della potenziale area di diffusione dell’orso nella Svizzera sudorientale e nelle regioni adiacenti. Seite 4 von 5 Figura 2: i tre principali percorsi migratori (corridoi) che dal Trentino (la zona attualmente popolata dagli orsi) conducono in Svizzera. Il corridoio A, lungo 87 km, collega il Trentino con la Val Müstair; il corridoio B raggiunge la regione di Zernez e il Parco nazionale svizzero. Il corridoio C, lungo soli 40 km, è il percorso più breve e conduce in Val Poschiavo. Le regioni chiave sono vaste aree idonee a garantire la sopravvivenza dell’orso. Korridore = Corridori Ausgangsgebiet Trentino = Trentino (zona di partenza) Zielgebiete der Schweiz = Regioni di arrivo in Svizzera übrige Kerngebiete = Altre regioni chiave Kilometers = Chilometri Seite 5 von 5