Policy Sharing, Policy Learning Interreg IVC
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Policy Sharing, Policy Learning Interreg IVC
TITOLO Policy Sharing, Policy Learning Interreg IVC Thematic Capitalisation Event LUOGO E DATA 22 Maggio 2014, Wild Gallery, 11 Rue du Charroi, 1190 Bruxelles ORGANIZZATORE Joint Technical Secretariat – INTERREG IVC Relazione Il segretariato tecnico congiunto del programma INTERREG IVC ha organizzato, in data 22 maggio 2014, un evento intitolato “Policy Sharing, Policy Learning” allo scopo di presentare e studiare gli ultimi trend e le ultime Good Practices disponibili alle quali si è fatto ricorso in tutta Europa. Negli ultimi sette anni il programma di INTERREG IVC è stato autorizzato dalle istituzioni pubbliche di tutta Europa (circa 2000 applicazioni), per far si che attraverso i 204 differenti progetti interregionali si possa operare sempre più nella direzione di una maggiore cooperazione e di un miglioramento delle politiche regionali. Per due anni un team di esperti ha analizzato e comparato il patrimonio di conoscenze generate dai progetti sviluppati nelle diverse regioni che vi hanno aderito. Michel Lamblin (Programme Director, INTERREG IVC, France) ha aperto l’incontro sottolineando l’importanza dei 204 progetti interregionali in corso di svolgimento i quali sono stati realizzati con l’appoggio di 2274 partner provenienti da tutta Europa. Egli ha ribadito come sia fondamentale sfruttare le conoscenze acquisite e costruire su di esse, lavorando su progetti simili a vantaggio degli enti locali e regionali di tutta Europa. Peter Heydebreck (Innovation systems Inno AG, Germany) ha ricordato come sono state identificate 500 Good Practices all’interno del programma e gli argomenti che vengono comunemente affrontati riguardano soprattutto allo sviluppo di cluster e alla loro relativa gestione, al trasferimento di tecnologie, alle tecniche di commercializzazione, agli spin-off e agli incubatori. Egli ha sostenuto che il trasferimento delle Good Practices costituisce un compito impegnativo e la capacità di acquisizione da parte dei policy maker locali costituisce un fattore chiave: per migliorare le politiche locali essi devono avere una conoscenza approfondita del territorio e delle sue caratteristiche, delle sue potenzialità, ma devono anche essere al corrente di ciò di cui essa necessita e delle sue lacune. Pratiche di successo si sono spesso sviluppate in specifici contesti e in un arco temporale notevole: trasferimenti rapidi di Good Practices non sono sempre possibili. Durante il workshop dedicato al “Rural Development” sono state illustrate le Good Practices idonee ad incrementare ed incentivare la competitività delle aree rurali. MarieJose Zondag (Senior Consultant at Ecorys Netherland BV) ha descritto i 9 progetti che 1 sono stati realizzati in materia di sviluppo rurale, suddividendoli in tre sotto aree: • sviluppo dell’imprenditorialità e delle PMI nelle aree rurali (B2N, Robinwood PLUS, ICER, RURALAND); • consulenza per gli operatori delle aree rurali (e-CREATE, GRISI PLUS, DANTE) • occupazione, capitale umano ed educazione (CesR, Micropol). Bart van Herkc (Expert in Rural development, IDEA Consult, Belgium) ha in seguito descritto le 7 raccomandazioni a cui devono attenersi i policy maker nel loro tentativo di rendere più competitive le aree rurali. Si tratta di raccomandazioni che sono basate sull’esperienza maturata negli scambi di Good Practices tra le diverse realtà locali europee in merito allo sviluppo rurale stesso e consistono nella: 1. costruzione di soluzioni integrate (es. The Smart Working Centers, Auvergne, Francia); 2. formulazione di offerte specifiche per gli imprenditori andando ad attingere da tutte le risorse disponibili e offrendo servizi specializzati e prodotti specifici (es. SOHO SOLO, Gers, Francia); 3. elaborazione di una strategia di diversificazione adatta all’area rurale di riferimento, ad esempio limitando le restrizioni esistenti per tali aree (es. Urnatur, Ostra Mellansverige, Svezia); 4. ricerca di partnership locali e extraregionali (es. Gozo, Malta); 5. analisi di tutti i differenti tipi d’innovazione possibile a favore delle aree rurali per lo sviluppo di pratiche e soluzioni idonee a sopperire i bisogni sociali delle regioni: product innovation (es. residenze rurali di Niedersachsen, Germania), process innovation (es. The Romanesque Route in the Sousa Valley, Portogallo, dove si è fatto ricorso alla comunicazione digitale per valorizzare il potenziale del patrimonio culturale), marketing innovation (es. promozione della gastronomia locale), organisational innovation; 6. presa d’atto che le ICT (Information and Communication Technology) costituiscono delle precondizioni per lo sviluppo rurale (es. KULMIN, Norvegia: attraverso l’uso dei telefoni cellulari si è voluto sensibilizzare alla conoscenza del patrimonio paesaggistico, culturale e monumentale, con particolare riguardo al design universale); 7. esortazione allo studio di offerte, da parte delle amministrazioni, che forniscano un’immagine positiva ed invitante della regione (es. NATTITUDE, France, dove si è puntato ad essere il più ecofriendly possibile, ricorrendo all’utilizzo di prodotti locali). Il secondo workshop era invece dedicato alle “Innovation capacity of SMEs” ed ha visto la partecipazione, in qualità di relatori, di Séverine Ouvry (Expert in Innovation capacity of SMEs, Inno TSD, Francia) e di Philippe Delearde (Expert in Innovation capacity of SMEs, Inno AG, Francia). L’innovazione è la chiave per incrementare la competitività, la crescita e le capacità di impiego delle PMI, ma normalmente esistono delle barriere che rallentano 2 questa possibilità di sviluppo. Séverine Ouvry ha individuato e descritto quali possono essere le barriere che si frappongono allo sviluppo delle capacità innovative delle PMI e quali sono le Good Practices cui si è e cui si può fare ricorso: • Mancanza di risorse finanziarie. Questa lacuna può essere colmata attraverso il ricorso a prestiti bancari garantiti dalle autorità regionali, regional venture capital funds o voucher schemes (es. MINI EUROPE, Innovouchers); • Carenza di competenze manageriali nella gestione dell’innovazione. Si può fare ricorso a pratiche che siano incisive nella gestione dell’innovazione, in particolare specifiche capacità tecnologiche e competenze in materia di design o di ICT (es. MINI EUROPE/PERIA, Summer Design Office/New Products by Design); • Sistemi di marketing poco orientati all’internazionalizzazione. Deve essere promossa la partecipazione agli appalti pubblici e il miglioramento del marketing digitale (es. PERIA, Foreign Trade Fairs/International Cooperation Visits); • Poca attenzione verso la ricerca di migliori funzionalità. Bisogna sfruttare le opportunità di trasferimento tecnologico che consentono alle PMI di acquisire i risultati di ricerche pre-commerciali realizzate da istituti superiori e da organizzazioni di ricerca a sostegno dello sviluppo e della successiva commercializzazione (es. PERIA, Creation of R&D units); • Debolezza del networking e delle cooperazioni. È opportuno fare ricorso a politiche di cluster per ottenere forme più strutturate di cooperazione provvedendo, in molti casi, alla nomina di un organismo per la gestione del cluster stesso; per forme di cooperazione meno formali sono state progettate e realizzate apposite reti aziendali (es. ERIK ACTION, RDT Bretagna). Ouvry ha sostenuto come sia giunta l’ora che i policy maker analizzino attentamente questi ostacoli che comportano un rallentamento della crescita delle PMI e predispongano adeguate politiche, efficaci soprattutto nell’ambito del supporto all’innovazione. Le PMI europee sono poco innovative e dispongono di pochi capitali per poter porre rimedio da sole a questa loro lacuna. I policy maker regionali, nazionali ed europei stanno lavorando duramente per identificare le barriere che limitano questo sviluppo e per trovare delle soluzioni attraverso il ricorso a politiche apposite. Philippe Delearde ha sostenuto che il processo di attuazione e di esternalizzazione delle Good Practices è critico e devono essere presenti determinati requisiti imprescindibili: • verrranno considerate solo le Good Practices valutate per la loro trasferibilità, efficacia, impatto e sostenibilità; • deve esserci una sorta di equilibrio tra l’innovazione e la facilità di trasferimento; • gli stakeholder che desiderano porre in essere una Good Practice devono godere di quell’indipendenza politica e finanziaria indispensabile per l’identificazione delle risorse finanziarie necessarie e per il coinvolgimento delle autorità di gestione nella fase iniziale e di realizzazione del progetto; • deve permettere l’acquisizione di nuove conoscenze. Attraverso un’efficace attività 3 basata sul benchmarking bisogna giungere all’identificazione di approcci idonei che possano avere successo su scala globale. Deve essere fornita assistenza e supporto. LINK http://www.interreg4c.eu/policy-sharing-policy-learning/overview/ Eseguito da: Serena Fantuz UNIONCAMERE DEL VENETO Delegazione di Bruxelles Av. de Tervueren 67 - B - 1040 Bruxelles Tel. +32 2 5510490 Fax +32 2 5510499 e-mail: [email protected] 4