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Amministrative 2012 Rieccoci al “toto-sindaco” lA SICIlIA CHE produCE Il console M.Haddou Essaadi ospite di Caputo all’Ars Sicilia chiama Marocco apporti commerciali, che si estendoR no all’imprenditoria e al turismo, oltre che alla cultura intesa anche come pubblica istruzione e ricerca intercorrono da tempo fra Marocco e Sicilia. Si tratta, ovviamente, di tutta una realtà di grande interesse reciproco. Ospite dell’onorevole Salvino Caputo, in veste di presidente dell’Intergruppo parlamentare per i rapporti Sicilia Marocco all’Ars, è stato il nuovo console marocchino M.Haddou Essaadi, che ha sostituito da pochi mesi M.Youssef Balla, trasferito a Bruxelles, proprio dopo essere stato a propria volte ospite all’Ars. L’incontro è stato organizzato dall’Associazione Suggestioni mediterranee ed ha messo a confronto persone ed idee provenienti dai due “territori”, ma Caputo ha tenuto a sottolineare come, per i notevoli scambi, la vicinanza geografica, le problematiche comuni ed altro ancora, il Marocco tenda a considerare la Sicilia quasi come una nazione a sé stante. Varie sono già le iniziative comuni ed anche le presenze di investitori e aziende siciliane in Marocco, che spaziano dall’agricoltura, all’industria conserviera, alla pesca ed altro ancora. Spesso dalla Sicilia proviene una parte del know how ed insieme si confeziona il prodotto, come ad esempio pescato in scatola o anche carne in scatola. Presenti anche coltivazioni olearie e produzione di olio d’oliva da parte di Siciliani. Infine, come ha sottolineato il Console, molti siciliani hanno aperto con successo attività commerciali in città come Casablanca (la capitale economica con oltre 5 milioni di abitanti, ndr) e Rabat (capitale amministrativa con 1,5 milioni di abitanti, ndr). Quanto al Turismo si è parlato anche della possibilità di mettere in rete i porti 4 Salvino Caputo e M.Haddou Essaadi (foto Katia Conigliaro). In alto una veduta di Casablanca turistici siciliani con quelli marocchini. A trattarne è stato Paolo Esposito, presidente nazionale di Italia Turismo Cidec. Esposito estende certamente la propria visione anche a tutto il nord Africa. Segno che qualcosa si sta svegliando nelle coscienze, ma vogliamo dire nell’idea di marketing turistico che dal nostro Palermoparla auspichiamo da sempre. Salvino Caputo ha affermato positivamente che il Marocco è il paese più europeo del Nord Africa, è un luogo bellissimo e ha paralato di un progetto innovativo e istituzionale già in idea, che deve assolutamente essere portato avanti in modo costruttivo e sistematico. Inoltre ha parlato di attenti studi che sono stati effettuati in sede marocchina dello Statuto siciliano e del suo contenuto democratico. “Oggi - ha detto espressamente l’uomo politico siciliano - il regno del Marocco è un esempio di buon funzionamento democratico nell’ambito dei paesi nord africani e saremo noi a studiare, seguendo un preciso dovere, alcune istituzioni innovative ivi adottate”. Fra gli altri ha parlato di pesca il presidente del Distretto di Mazara del Vallo, Giovanni Tumbiolo, auspicando una crescente collaborazione. “Finora - ha detto Tumbiolo - si è guardato alle acque ed all’industria peschereccia marocchina come una sorta di riserva dei francesi e degli spagnoli, che si sono affiancati agli stessi marocchini. Noi offriamo collaborazione leale e spazio per gli obiettivi da perseguire insieme. Credo molto che riusciremo a fare in un imminente futuro qualcosa che attende di essere realizzato”. Infine si è auspicata l’istituzione di una provvidenziale linea aerea Palermo Casablanca e di una più intensa presenza di servizi di porta containers fra la Sicilia e il Marocco. (G.Scargiali) lA SICIlIA CHE produCE TornA A lEonforTE lA vECCHIA CulTurA dA CuI nACquE l’ArAnCInA rIECCo Il rISo MAdE In SICIly e avessimo fiducia nelle produzioni siS ciliane, se le organizzassimo meglio, se accostassimo veri piani di marketing alla capacità di produrre, alle potenzialità della nostra terra, alla vocazione dei nostri agricoltori, la Sicilia non dovrebbe ricorrere neppure al turismo. Oppure il turismo sarebbe affiancato da una tale ricchezza di prodotti tipici che se ne servirebbe a profusione. Lasciateci “sfogare”. Come dice Mina si sentono parole, parole, parole. Ma i fatti? Non c’è pianta che non alligni bene sul suolo siciliano con l’aiuto d’un poco d’acqua e l’acqua c’è. Il problema è che neppure i siciliani conoscono i loro stessi prodotti. Tralasciando il vino e l’industria casearia che rappresentano le produzioni più fiorenti, saltando a piè pari i problemi del grano, dovuti alla dissennata politica europea, parliamo un attimo …dell’altro. L’olio d’oliva è potenzialmente al vertice dei valori, così come l’oliva da tavola, ma mancano i marchi, le dop (o che altro siano) che consentano a vari oleifici di produrre il medesimo prodotto tipico. L’operazione da compiere è del tipo Chianti, Brunello, Bojoulais, ma anche Grana, Pecorino romano… Non è che manchino gli esempi. Si consideri che non c’è prodotto che non abbia in Sicilia l’elemento tipico del massimo valore. A parte i pomodorini, le mandorle di Avola (inimitabili) ecco le cipolle di Giarratana, le mele di Santo Stefano di Quisquina. Ma neanche i siciliani stessi sanno riconoscerle ed apprezzarle. Hanno mercati piccolissimi. Ma non c’è frutto tropicale che non potrebbe essere coltivato con successo nell’Isola. Le dop esistono, intendiamoci. Ce ne sono anche troppe, ma non c’è di certo l’approfondimento di marketing che servirebbe. E rispunta il riso Quasi per una scommessa, a Leonforte, l’imprenditore agricolo Giuseppe Manna ha pensato di ripiantare anche il riso. Ha scelto l’arborio ed i risultati non son tardati a venire. Siamo già al secondo raccolto e, per quanto le quantità siano ancora limitate, i risultati sembrano – neanche a dirlo – eccellenti. Perché neanche a dirlo? Per il semplice motivo che fino a poco più di un secolo fa il riso in Sicilia c’era. Da qui la lunga tradizione delle arancine o degli arancini come le chiamano nella Sicilia orientale e, spesso, nel nord Italia, quando ne parlano con ammirazione e la classica …acquolina. Il successo eventuale di una coltivazione di riso in Sicilia ha un senso particolare: quello di ottenere la Dop (denominazione d’origine protetta) dell’arancina, come avviene, ad esempio, per la pizza napoletana. 6 La raccolta del riso siciliano. La varietà è l'arborio, ottimo per fare gli arancini. Si spera di avere il riso pronto per la commercializzazione Per quel che storicamente si sa, il riso in Sicilia non ha bisogno della classica “risaia”, che serve nei climi freddi per evitare gli sbalzi di temperatura al suolo. Ma come “morì” nell’Isola l’ultima spiga di riso? Occorre risalire alla solita unità d’Italia, quando – per quanto oggi qualcuno abbia scritto volumi per negarlo – si mise in ginocchio il meglio dell’economia delle Due Sicilie. Pare che il grande Camillo Cavour stesso sancisse immediatamente che il riso dovesse essere prerogativa delle risaie piemontesi. Altri attribuiscono il resto della colpa nientemeno che a Mussolini. Il dittatore, che pure portò avanti anche nel Sud la riforma agraria, fra iniziative azzeccate ed errori (la frammentazione fu la conseguenza della sua mentalità, originariamente socialista e si rivelò una sorta di disastro), riempiendo anche le campagne di villaggi e case coloniche, non tutte poi abbandonate, disse no ad una grande risaia del catanese. Era quella del Principe Moncada della quale si racconta che …si perdesse all’orizzonte. Tanto per cambiare, pare che il riso sia stato portato in Sicilia dagli Arabi, anche se è noto che, documenti alla mano, gli Arabi non ci furono mai. Erano Berberi del nord Africa che degli arabi avevano a propria volta recepito tecniche e cultura. Adesso, dicono alcuni, il riso lo faremo senza l’aiuto degli arabi. E si fanno anche i nomi due cuochi locali che si sono incaricati di lanciare con ricette made in Sicily nuove forme del prezioso alimento, con piatti rivissuti al lume della tradizione, come oggi si usa: Carmelo Floridia e Carmelo Chiaramonte. Infine, ci si mettono anche gli Arancini di Adelina o di Montalbano. Camilleri ne fornisce la ricetta. Ma quale? Ce n’è una (e più) per ogni provincia. E’ lecito preparare la farcia e arricchire il riso quasi con tutto. Per noi l’arancina dop è quella che si mangia nelle rosticcerie del centro di Palermo: con carne o al burro. (G.S.) lA SICIlIA CHE produCE l’ue è riuscita bene se è nata per nuocere al meridione Europa male o bene vviene a Mazara ad uno dei convegni organizzati dal Di A stretto Pesca presieduto da Giovanni Tumbiolo. Una signora del giro dell’economa internazionale parla – una volta tanto in modo chiaro e utile nei riguardi dei tanti problemi attuali. Ci piace. Avviene così che chi scrive queste righe, vincendo un minimo di timidezza, la segua durante la pausa caffè. “Come la mettiamo – signora mia – con l’esigenza di valorizzare i nostri prodotti tipici, le nostre ditte, se i confini stessi della Sicilia hanno buchi da tutte le parti, che lasciano entrare prodotti che ci imitano a poco prezzo”. “Lei, pur non essendo un addetto ai lavori (non sa che l’economia l’ho anche studiata e perfezionata, nda) ha centrato il problema. C’è soprattutto il divieto di concorrenza che danneggia la Sicilia, ma anche l’Italia. Una norma cui l’Ue sta attentissima. Ma le racconto un aneddoto che circola nel mio ambiente: l’America ha già un cappotto, l’Asia se lo sta facendo e l’Europa ne ha uno vecchio e bucato, ma, continuando con queste politiche, presto non avrà più neanche quello”. Certamente ciò che Formaggi Dop: Pecorino Siciliano, Ragusano (DOP). Oli di oliva Dop: Monti Iblei, Val di Mazara, Valli Trapanesi, Monte Etna, Valle del Belice,Valdemone. Ortaggi e frutta: Arancia Rossa di Sicilia (IGP); Cappero di Pantelleria (IGP); Nocellara del Belice (DOP); Uva da Tavola di Canicattì (IGP); Pomodoro di Pachino (IGP); Uva da tavola di Mazzarrone (IGP); Ficodindia dell’Etna (DOP). Prodotti agroalimentari tradizionali siciliani: Vengono definiti “prodotti agroalimentari tradizionali” quei prodotti tipici i cui metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura sono praticati in un certo territorio in maniera omogenea e secondo regole tradizionali e protratte nel tempo, per un periodo comunque non inferiore a 25 anni (art. 8 del decreto legislativo n. 173 del 30 aprile 1998 e al successivo decreto n. 350 dell’8 settembre 1999). La Regione Sicilia ha individuato circa 180 prodotti rappresentativi delle realtà territoriali. Ogni regione italiana vanta centinaia di prodotti tipici che si fregiano del riconoscimento di prodotti agroalimentari tradizionali, tuttavia la maggior parte di tali prodotti restano al di fuori dei canali commerciali e rappresentano poco più di una curiosità per il turista del gusto. FOrMAGGI: ainuzzi, belicino, caci figurati, caciocavallo palermitano, caciotta degli elimi, canestrato, canestrato vacchino, cofanetto, cosacavaddu ibleo, ericino, formaggio di capra “padduni”, formaggio di capra siciliana, formaggio di S. Stefano di Quisquina, maiorchino, maiorchino di novara di sicilia, mozzarella, pecorino rosso, piacentino (piacentinu), picurinu: tuma, primosale, secondo sale, stagionato, piddiato, provola, provola dei monti sicani, caciotta, provola delle madonie, provola di nebrodi, provola siciliana, tumazzu di vacca, vastedda della valle del belice, vastedda palermitana. PrODOTTI VEGETALI: aglio rosso di nubia, aglio di paceco, aglio di trapani, albicocco i scillato, alloro, anguria di siracusa, arancia biondo di scillato, arancia di ri- dice l’esperta si attaglia ai problemi della Sicilia e alla volontà espressa tante volte di dar spazio ai relativi prodotti agro alimentari e della pesca. Non c’è dubbio infatti che la Sicilia – terra di sicura vocazione agricola, capace di resistere (come si è dimostrato) ad ogni “ordine di smantellamento” da parte dell’Ue e del nord Italia – può fare dei propri prodotti agroalimentari e pescherecci, specie applicandoli al turismo come immagine e capacità di attrazione, una ricchezza senza pari. Ma anche nello sfruttamento dei prodotti tipici, Piemonte, Lombardia, Emilia, Trentino fanno di più. L’idea delle potenzialità dell’agro alimentare siciliano si ha dall’elenco che segue. Ma le produzioni vanno sostenute politicamente e commercialmente, con piani di marketing, pubblicità e canalizzazione comuni alle varie ditte – spesso piccolissime – che producono in tante il medesimo prodotto. bera, bastarduna di calatafimi, capperi, capperi e cucunci, carciofo spinoso di palermo o menfi, carciofo violetto catanese, carota di ispica. PrODOTTI VEGETALI allo stato naturale o trasformati: cavolfiore violetto “natalino”, cavolo broccolo o “sparacello” palermitano, cavolo rapa di acireale “trunzu di aci”, cece, ciliegia mastrantoni, cipolla di giarratana, cotognata, fagiolo di polizzi, fava di leonforte, fichi secchi, fichidindia, fico d’india della valle del belice, fico d’india di s. cono, ficodindia della valle del torto, ficudinia, fragola e fragolina di naletto, fragolina di ribera, fragolina di sciacca, grano duro, kaki di misilmeri, lenticchia di ustica, lenticchia di villalba, limone in seccagno di pettineo, limone verdello, mandarino tardivo di ciaculli, mandorla di avola, mandorle, manna, marmellata di arance, marmellata di mele cotogne, marmellata di pere spinelli, pira spinieddi, mele cola, mele gelate cola, melone giallo (cucumis melo var. inodorus, melone giallo di paceco, melone d’inverno, melone invernale giallo “cartucciaru” verde “purceddu”, mostarda, mostarda essiccata, nespola di trabia, nocciole dei nebrodi, noce di motta, “nuci da motta“, oliva nebba, oliva nera passuluni, origano, ovaletto di calatafimi, patata novella di messina, patata novella di siracusa, pere butirra d’estate, pere spinelli, pere ucciardona, pere virgola, pesca tardiva di leonforte, pistacchio, pistacchio di bronte, pomodoro di vittoria, pomodoro faino di licata detto “buttichieddu”, pomodoro seccagno pizzutello di paceco, pomodoro secco (ciappa), rosmarino, susino sanacore (u prunu ri murriali), zucchina di misilmeri detta: “friscaredda” PrODOTTI DI OrIGInE AnIMALE: miele della provincia di agrigento, miele delle egadi, miele delle madonie, miele di acacia, di timo, di carrubo, miele di timo, di agrumi, di cardo, di eucalyptus, di carrubo, miele di trapani, miele ibleo, miele millefiori, ricotta di pecora, ricotta di vacca, ricotta iblea, ricotta infornata, ricotta mista PASTE FrESCHE E PrODOTTI DI PAnETTErIA, PASTICCErIA, bI- SCOTTErIA E COnFETTErIA: amaretti, biancomangiare, biscotti a “s”, biscotti al latte, biscotti bolliti, i viscotta udduti, biscotti di natale, biscotti duri, biscotti glassati, i viscotta cà liffia o mazziati, biscotto di monreale (viscottu ri murriali), bocconetto, braccialette, buccellato, caciu all’argintèra, cannillieri, cannoli, cannolo alla ricotta, cannolo siciliano, cassata siciliana, cassateddi, cassateddi di calatafimi, cassatella di agiraciambella, ciascuna, mucatuli, cioccolata di modica, colombe pasquali, i palummeddi, pastifuorti, crespelle di riso, crispelle, i crispeddi, cuccìa, cucciddata, cucciddati di calatafimi, cucuzzata, cuddrireddra, cuddureddi, cuffitelle, facciuni di san chiara, fasciatelle, frutti di martorana, gadduzzi, gelo di melone, granita di gelsi neri, granita di mandorla, guammelle, guiuggiolena o cubbiata, mandorlato (biscotto riccio), mastazzola, nfasciatiaddi di troina, nfasciatieddi, nfasciatieddi di agira, nfrigghiulata, nucàtuli, ossa di morto, ALTrI PrODOTTI DI PAnETTErIA, PASTICCErIA, bISCOTTErIA E COnFETTErIA: pagnotta alla disgraziata, pane a lievitazione naturale (pani cu cruscenti), pane di casa, u pani i casa, pane di monreale (u pani ri murriali), pane di s. giuseppe, pane votivo, a cuddura di s. paulu, panzerotti, papareddi, pasta alla crema di latte, pasta di mandorle, pasta di nocciola, pasta reale di erice, petrafennula, pignoccata, pignolata di messina, piparelle, pizzarruna, pupi cull’ova, pupi di zucchero, salame turco, savoiarde, scacciata, scursunera, sfinci di san giuseppe, sfincione, sfoglio (sfogghiu), squartucciatu, taralli, testa di turco, vastedda cu sammucu, vastedda nfigghiulata. CArnI E FrATTAGLIE: carne fresca di vacca, di pecora, di capra e di maiale, gelatina di maiale, a liatina, salsiccia di maiale fresca, secca e affumicata, a sausizza, salsiccia pasqualora, salsiccione. bevande: acquavite di vino, amarena, liquore al mandarino, liquore fuoco dell’etna. Condimenti: olio extravergine di oliva. Articoli correlati. 7 editoriALe di Germano Scargiali uella che più colpisce, fra le interpretaQ zioni degli eventi che si succedono attorno a noi, vede una lotta piuttosto strenua Anno X - n. 84 dicembre 2011 Direttore responsabile: Germano Scargiali Redattore capo: Lydia Gaziano Redattori: Francesco Italia, Grazia Gulino, Aldo Librizzi, Chiara Scargiali, Vincenzo Scargiali, Andrea Uzzo, Riccardo Picone Redazione romana: M. Antonietta Gaziano Sarao, Nino Macaluso Collaboratori: Giulio Ambrosetti, Vincenzo Baglione, Benito Bonsignore, Alessandro Bruno Giuseppe Lo Verso, Tina La Loggia, Guido Guida, Marcello Malta, Marco Vaccarella, Adriana Barbera, Roberto Gueli, Anna Maria Ingria, Rory Previti, Bartolo Scalici, Nino Martinez Corrispondenti: Agostina Altieri, M. C. Di Lunardo, Vincenzo Lombardo, M. Carola Tuzzolino Vincenzo Agozzino, Gaetano Messina, G. Di Quattro Fotografia: FrancescoItalia. it Progetto grafico: FrancescoItalia.it Impaginazione: Toneco Direzione e redazione: Tel. 091 520971 - 339 4928353 e-mail: [email protected] www.palermoparla.it Edizione e Stampa: Euroservice Puntografica Trib. Palermo n. 42/1997 Tutti i testi indistintamente giunti al nostro giornale possono essere riassunti e modificati in armonia con la linea formale e morale della nostra pubblicazione. Le collaborazioni sono tutte a titolo gratuite. Le edicole di “PalermoParla” Politeama (via Turati`), R. Settimo (Randazzo); Piazza Massimo. Via Libertà: Matteotti e Fiamma. Via Calvi. Edicole Mercurio: Roccaforte, Pacinotti. Via Pr. Villafranca: Kilt bar e Schillaci. Via Sicilia: Bar Sicilia, V.le Strasburgo: Belgio, Aldisio. P.zza Leoni. V.le del Fante: P.le del Fante, Villa Sofia, P.zza Niscemi. P.zza Acquasanta. Mondello: Paese, P.zza Castelforte. S. Erasmo. Cefalù: V. Roma, Bar Al solito posto. Trapani: Villa comunale. Edicole Roma: “Caporali & Caporali” edic. n. 4, Stazione Termini (fronte bin. 14); “Magliano Fiammetta” via S. Pincherle, Mun. XI; Viale Marconi (ang. piazza della Radio (Mun. XV); Mondini Luciano “Edicola Giornali” - Piazza Colonna (Portici Veio); “Ascensi” via Ponzio Cominio, 50 (Mun. X) Edicola-tabacchi “Shangri-La Corsetti” via Algeria, 141 (Mun. XII); Eur: 2G s.a.s. di Ciocari Giovanni , via Pietro Maffi, 72 (Mun. XIX) . La caduta degli dei sommario In copertina: Roberto Lagalla. Dopo i successi da assessore regionale alla Sanità e il lavoro avviato come Magnifico Rettore, viene indicato come possibile sindaco... fra il potere bancario e quello politico. Non diteci che facciamo fantapolitica. Perché questa disamina emerge sempre più allarmante – qua e là – dagli scritti e dalla viva voce, non solo di qualche giornalista, ma dagli addetti ai lavori. Vedi i rappresentanti dei sindacati bancari. Così, è stata vista come una sorta di “disgrazia” anche l’ascesa di Monti al governo, che il nostro ottimismo e la speranza – l’ultima dea – ci spingono a considerare comunque una chance: i “tecnici” al governo? Ben vengano… Ma, se fosse vera la prima teoria, ecco che, inaspettatamente, gli eroi della situazione, quindi gli “dei buoni” diverrebbero di colpo i vituperati politici. Perché non c’è dubbio che, inquadrando il problema sul piano della democrazia, sarebbero i politici che, eletti dai cittadini e in veste di loro corretti rappresentanti in quella Repubblica ideale che tanto a lungo si è coltivata, anche in omaggio all’illustre Platone, oltre che ai suoi numerosi epigoni, a dover governare. A dover salvare il diritto dei singoli e della comunità dei cives da ogni palese od occulta aggressione. In questo senso, non c’è dubbio alcuno che la caduta del cavalier Berlusconi dalla poltrona di palazzo Chigi e di tutti i suoi ministri, sia una sconfitta per la democrazia. E’ una sconfitta per l’Italia di fronte al mondo. E’ una debacle per quella che le nostre aspettative, anche allora in veste di “spes ultima dea”, avevano riposto in una delle norme fondanti della seconda repubblica: avremmo eletto il Capo del governo a suffragio popolare. Invece, ecco che sentiamo chiamare con disinvoltura primo ministro, premier, capo – appunto – del governo chi non conoscevamo neppure. Ovvero una persona che noi, dal nostro sperduto angolo, avevamo già scritto nel libro nero… Perché l’ultima persona che si sarebbe dovuta portare al governo era proprio un rappresentante dell’establishment bancario come Monti. Se poi si guardano gli eventi degli ultimi giorni e si inquadra – finalmente – la realtà nazionale, come troppo poco si fa, nel quadro della realtà generale, si vede che rischi non molto difformi dal Cavaliere, li corrono Sarkozy e la stessa Merkel. Anche loro “troppo decisionisti” per i gusti di qualcuno. Anche loro eletti direttamente dalla saggezza popolare. Altrettanti “dei” di quella forma di governo che avevamo elaborato nei secoli, ma ben poco graditi agli “dei maligni” che noi neppure conosciamo. 4 6 7 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 24 26 27 Sicilia chiama Marocco Riecco il riso made in Sicily Europa male o bene La sconfitta della democrazia Le banche non sono la Croce rossa Ancora un no al fisco ladrone In God’s name non mollare No non è l’economia Siglata la convenzione Agcom e Coreom Simona Vicari fra Roma e Palermo Il Magnifico Lagalla e il cammino dell’Università Le troppo facili teorie sull’innominabile fenomeno Crescere ed educare oggi in Europa Scatta la cooperazione fra la Sicilia e la Regione Likouala Il governo della domenica sera Rieccoci al “toto sindaco” Il peggio che si ascolta sul clima Una mattina al Politeama per ridisegnare la città moderna Il Pr portuale passa al Comune 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 48 49 50 51 52 53 54 55 56 28 Inaugurato il Parco Ninni Cassarà 29 Sense 45’ per vivere il mare in modo panoramico 30 A Naxos o sull’Alcantara purché sia porto 31 Il turismo nautico funziona nonostante la crisi 32 A Natale puoi anzi devi 33 L’arte poliedrica di Emilio Guaschino w w w. p a l e r m o p a r l a . i t 57 58 59 60 61 62 Tanino Messina, nozze d’oro con l’arte La mafia uccide d’estate I 40 anni della Thule di Tommaso Romano Accordo fra Randazzo e Bertelli Torna Dagli Stati alle Stelle Targa Florio mondiale rally non è più un sogno Il calcio eterno primattore della vita nazionale Torna il Giro del Faro La vela siciliana brucia le tappe Fra Coppa degli Assi e Jumping Verona è partnership Nasce il nuovo centro tecnico a Ficarazzi Genny Pagliaro e il peso della vittoria Scienze motorie cresce e si attrezza Quanto comandano questi politici La prepotenza della Fiat non parte da Marchionne Il Risorgimento invisibile al Soroptimist Ethyca organizza InnLab & Venture Capital Il preside Filippone parla di sé e del nuovo incarico Sicilia e Argentina tra cultura storia tradizioni Il 118 del Bacino Palermo-Trapani Riconoscimenti ed appoggi da lontano e da vicino Raccolta differenziata sofferenza infinita? Filippo Cangemi traccia il percorso Asteroide in avvicinamento... e le stelle stanno a guardare La sesta edizione di Visioni d’archivio Marco Bellocchio e il Leone d’Oro alla carriera A Fiorello preferiamo lo “stroncato” Sgarbi La cucina fra tradizione e innovazione Dove andiamo stasera? A Catania il Mediterraneo torna a ragionare di sé 9 editoriALi Vano al momento il tentativo di un governo stabile ed eletto La sconfitta della democrazia aremo gli ultimi ad augurarci il male S per quella che noi chiamiamo senza tentennamenti “l’Italia” e non “il Paese”, come troppo si fa. Non è nel costume, ma neanche nella natura di noi che siamo (anche qui senza tentennamenti) liberali, liberisti e libertari, ma pure rispettosi della cultura di cui la Penisola, il Mediterraneo, l’Europa ci hanno nutrito da tante generazioni, preporre al bene comune della storia imminente quello che il Guicciardini chiamò il nostro “particulare”. Epigono di Machiavelli, fiorentino anche lui, portò alle estreme conseguenze l’utilitarismo politico, indicando nella “discrezione”, come egli la definì, (ma, per intenderci, nel discernimento opportunistico) la prima dote di un uomo politico. C’è del vero, se una severa statua lo rappresenta ancora nel pieno degli Uffizi. E’ caratteristica dell’opposizione nazionale italiana l’opera di demolizione sistematica di “…tutto ciò che fa il governo”, senza quelle forme collaborative cui certamente si assiste in paesi come Inghilterra e Germania, ma anche altrove. Tuttavia, c’è, da chiedersi come rimanere impassibili, sentendo chiamare con tanto trasporto premier e primo ministro un personaggio che il popolo non ha eletto, dopo che al popolo (a tutti noi) era stato detto che, con la seconda repubblica, la prima potestà che, come italiani, avremmo avuto era quella di eleggere personalmente il Capo del governo. Qualcosa di strano? No. Di originale? Nemmeno. Un’invenzione estemporanea? Tutt’altro. Solo e puramente la medesima cosa che avviene in paesi nei quali possiamo anche specchiarci (a volte lo facciamo anche troppo, è vero), come, tanto per essere pedanti, Usa, Gran Bretagna, Germania, Francia… Abbiamo scritto nel numero scorso che ciò che si prospettava (ed è avvenuto) rappresentava una sconfitta per l’Italia, verso l’estero e verso l’interno. Le due sconfitte si bilanciano e non sappiamo neppure da quale iniziare. Verso l’estero abbiamo dimostrato di non saper portare a termine una sola legislatura. Solo Berlusconi “tenne” per una legislatura, a dispetto della caccia all’uomo già allora iniziata. Con la sinistra si videro cambi di premier (ma la maggioranza al voto era di una piuma) e poi Prodi, “caduto” anche lui. Berlusconi, salito con grande suffragio è stato aggredito da ogni parte possibile ed è stato fatto cadere: la prima sconfitta è l’Italia, assieme alla propria democrazia. I più attenti politologi stranieri noteranno ciò che è elementare. Si spera che non scrivano sempre copiando dai media nazionali, come fanno i peggiori (tanti) corrispondenti. Il governo è caduto nonostante la legge avesse fatto il 10 Palaszzo Chigi. In basso, Mario Monti e Silvio Berlusconi possibile perché non accadesse più, se non per impeachement (come altrove). La biasimata legge elettorale è maggioritaria ed ha il difetto di non contemplare le preferenze (porcellum). E’ solo qui – sia chiaro – che va corretta: ciò che è avvenuto comprova che, se si tornasse al proporzionale, come qualcuno tenta di fare, torneremmo ai governi da 8 mesi. Verso l’interno la caduta di un governo nell’ultima fase della legislatura è rovinosa, perché in ogni caso, viene interrotta la dinamica del lavoro in corso negli uffici ministeriali, la maggior parte dei cui provvedimenti sono tali – per intenderci – che li avrebbe adottati non un colore politico, ma chiunque fosse al timone della nazione. In Italia, in particolare, si usa cambiare i direttori e i componenti, svuotare le stanze e le scrivanie, per “riempirle” in altro modo. In ogni caso, questo governo “di tecnici” cercherà di dimostrare che sta facendo qualcosa. Dovrà dimostrare di cambiare. Cambierà molte cose che non andavano neppure cambiate. Una perdita secca, ma non l’unica. Al voto – crediamo che nessuno ne dubiti – tutto cambierà di nuovo in ogni caso e per molti motivi. Anche se qualche ministro ci prendesse gusto e fosse dalla parte del carro vincente… Qualunque cambio di passo, del resto è una perdita. In questo momento di crisi non bisognava cambiare. Ogni grande novità ha un costo: si pensi all’avvento dell’euro e alla sparizione della “vecchia” moneta. Ah se si fosse avuta più prudenza e gradualità! Ma avrebbe avuto l’aria di un’operazione eseguita con coscienza. Nel corso di questa legislatura, si poteva, con un’azione del Presidente della Repubblica, esortare il governo a cambiare fisiologicamente un paio di ministri e prendere allo stesso modo qualche decisione specifica… Purtroppo, al di là delle nostre speranze questo presidente della Repubblica – eletto a suo tempo da quella maggioranza piuma – ha lasciato si aprisse una sorta di “falla” da quella parte laddove doveva assolutamente “tenere” e sembrava tenesse. Ora navighiamo su una nave inclinata. Ma si dice: “gli italiani ce la faranno”. Sì, è sempre così, da troppo. Il Presidente ha anche ceduto in ritardo. Avrebbe dovuto farlo subito o mai. Perché la sua azione – diciamolo – è risultata decisiva. Analogo ragionamento può valere persino per Lombardo. Il presidente siciliano non è legittimato come Berlusconi a fare quel che fa. Guida un visibile ribaltone, incostituzionale nella sostanza, se non nella forma. Ma oggi la sua caduta sarebbe comunque un danno per l’Isola. Si pensi soltanto ad un cambio di assessori dopo tutti quelli che ha già fatto lui… editoriALi Non ci soccorrono e non a caso c’è chi spara loro addosso Le banche non sono la Croce rossa Le banche queste continue imputate. Oggi il “j’accuse” è sulla bocca di tutti. E anche sulla penna, come si diceva una volta, ma oggi è la tastiera. Noi additiamo da sempre la crescita spropositata del fenomeno bancario, perché l’effetto, su gente come noi, (scusateci se personalizziamo) che ci siamo sempre guadagnati da vivere “a mani nude” è già …epidermico. Anzitutto il triste moltiplicarsi delle agenzie. Loro li chiamano sportelli. Non c’è mese che passi, ormai da un po’, che laddove c’era un bel negozio, un’attività commerciale non nasca una nuova banca... Dove c’era un bel pub con giardino, diurno e notturno (vorremmo accompagnarvi per mano) ce n’è una con un lungo nome sconosciuto. Possibile che in una via debbano esserci più banche che panifici, bar e salumerie sommati assieme? Chiudono le attività commerciali e di servizi. Chiudono fuori città le imprese. Aprono, invece, sportelli bancari. Ma a chi servono, se quella che dovrebbe essere la loro clientela sembra, frattanto, soccombere? Poi vi sono gli episodi e le battute raccolte nel tempo. La banca che il venerdì sera chiudeva la porta davanti ai nostri occhi e non voleva accettare la cifra che non avremmo voluto tenere in casa. Ma quale dovrebbe essere quella banca che, così facilmente, rifiuta il denaro contante? Poi c’è il direttore che rimprovera il cliente perché va “fuori castelletto”, anche se sa o dovrebbe sapere che è un caso e che avrà da lì a 24 – 48 ore un incasso sicuro e afferma candidamente: “io prima di comprarmi una moto, devo avere tutti i soldi in mano”. Ma che bancario sei? Se tutti facessero come te, chiuderesti la banca e perderesti il posto. Il guaio è che non è più così. O sembra che non lo sia. Le banche diventano sempre più dei grandi salvadanai in cui ognora nuove norme ci costringono a portare i soldi in modo via via Lo spread continua a salire, piazza affari continua a scendere. Ma non è caduto Berlusconi? Non è arrivato quel toccasana di Monti? Pare che il mondo sia diventato fascista: se ne frega. Ma qualcuno deve spiegarci perché, se cambiano i ministri e il capo del governo e vanno a mettere le mani creando un break di un anno e mezzo dove altri stavano lavorando, il mondo dovrebbe commuoversi e credere che le cose in Italia si …aggiustano. Non c’è un solo motivo perché ciò avvenga. Monti passa i sabato sera in casa, anziché con le donnine come faceva Berlusconi e l’Italia guarisce. La pruderie nazionale ne ha dette di tutti i colori. Persino che Berlusconi, sprecando il tempo “con le donne” trascurava …il paese. Ma è impossibile non accorgersi come sia stato aggredito letteralmente da ogni parte. Come quando, prima della prima elezione si disse: tanto non lo faranno entrare nei salotti buoni. Ovvero adesso che si era venduto il posto per la salvezza delle sue ditte. Ma già prima delle elezioni s’era detto che erano in fallimento. Un “cofano” di menzogne. Mi viene in mente il vecchio professore di matematica del liceo classico. Per insegnarci a non essere troppo “aulici”, visti gli studi che facevamo, legati a tanto “latinorum”, a poeti, letterati e simili, ci faceva l’esempio dell’avvocato difensore: “…il cielo è plumbeo, quindi il mio imputato è innocente”. Non vi meravigliate se il giudice sbotterà in un “…avvocato, concluda”. più cogente. Perché, se tutto deve avvenire tramite bonifico, assegno non trasferibile, operazione bancaria, via telematica, le banche possono mettersi con le braccia conserte, lucrare sulle competenze e non fare più …le banche. Povero il nostro insegnante di storia e filosofia che ci insegnava: “che cosa sono le banche?” Risposta “Compravendita di denaro”. ‘Na vota, come dicono a Napoli. Ma adesso si viene a sapere di peggio e, giusto alla vigilia della cosiddetta “caduta di Berlusconi” e proprio ad un congresso in Sala Gialla, organizzato dall’Abi (Associazione bancari italiani), il più forte sindacato bancario d’Italia, viene affermato quel peggio che sta dietro le quinte da tempo. Con molto coraggio, l’Abi fa trasparire negli ultimi tempi che, fra informatizzazione ed esternalizzazione ed altro ancora le banche, sempre più spilorce, forniscono un servizio via Ma la seconda repubblica è in incubatrice Per risollevarci ci vuol ben altro Ma che cosa c’entra, il governo con le segrete abitudini del premier, messe in piazza da 4000 intercettazioni solo a Napoli, per indagare ciò che non è reato per il nostro codice penale. Per quei panni sporchi, forse, ma che, invece di lavare in famiglia, siamo andati a spiattellare in giro per il mondo? Poche testate più del nostro piccolo Palermoparla sono contrarie al ribaltone di Raffaele Lombardo in Sicilia, ma oggi la sua “caduta” sarebbe un danno quasi certo per l’Isola. Troppe iniziative, fossero anche la metà del “must” e di queste solo la metà ottimali, sono in corso. Bisognava abbatterlo subito. Non adesso, quasi a fine legislatura. Lo diciamo meglio anche in queste stesse pagine. La citazione di Di Pietro è d’obbligo: “ma che ci azzecca?” Solo che lui lo diceva al contrario, contro il governo. Era nella folta truppa (anche leader con meno dell’1%) capitanata da Bersani, fra quelli che ogni sera, dal primo giorno fino all’ultimo, hanno solo saputo dire “occorre far cadere Ber- via decrescente in contenuto e qualità ai loro clienti. Ciò sta già portando alla “creazione” di nuova disoccupazione presso i bancari, i quadri degli impiegati, sottopagati per giunta. Al contrario degli alti dirigenti che percepiscono compensi mega galattici. Ma il peggio deve ancora venire. Uno degli ultimi oratori sale sul “pulpito” e spiattella quanto appresso riportiamo fedelmente. “Non fatevi illusioni. L’Italia appartiene già a quattro famiglie proprietarie delle maggiori banche che possiedono ormai insieme anche la Banca d’Italia. Esse sono collegate con i poteri bancari al di fuori dell’arco alpino”. Si fa il nome di un Rothschild, ma anche i nomi, sconosciuti ai più, delle famiglie italiane. Infine l’oratore conclude “…e non è un caso che, con l’aria di salvatore della patria, sia stato ora chiamato un personaggio che fa chiaramente parte dell’establishment bancario”. lusconi”. Null’altro. Dopo di ciò il diluvio, nulla, non una proposta. Esattamente, del resto, come il Pci contro la Dc: mai battersi per la realizzazione di un’opera. Pensiamo alla sola Palermo: non per un ospedale (l’ultimo vero ospedale è stato costruito da Mussolini, ha affermato Elio Cardinale), non per una piscina (che tardò decenni), non per una palestra (che rimase a lungo la mussoliniana Gallidoro). L’accanimento era pari a quello di Catone il Censore, sì proprio quel Marco Porcio Catone che ripeteva con pari risolutezza: Carthago delenda est. Bisognava distruggere Berlusconi. Era “wanted”, come diciamo da anni. Chi riscuoterà oggi la misteriosa taglia e da chi? Questo sì che è un bell’interrogativo. Ma noi diciamo che non la riscuoterà nessuno, perché chi aveva promesso la taglia è …gente che non paga i conti. Non si poteva chiedere al legittimo governo di operare un paio di cambi di ministro, con una normale operazione fisiologica (tipica dell’uso politico) o di adottare un provvedimento specifico o due, senza dare questa ennesima dimostrazione di un’Italia disunita, incapace di portare a termine una legislatura? Nemmeno se questo era il primo “comandamento” che ci si era dati sotto l’auspicio di una seconda repubblica. Ma è proprio vero che non sia mai nata? Il nostro ottimismo ci fa sperare che, comunque, un po’ prematura, stia ugualmente in incubatrice. 11 PoLitiCA ’Irap grava anche sulle azienL de in perdita e su quelle in fallimento. Una “patrimoniale” esiste già ed è l’Ici. E’ un’imposta odiosa in quanto incostituzionale e sopportabile solo come imposta “a termine”, per un breve periodo, dovuta a motivi di impellente ed eccezionale necessità… Recita, infatti, la costituzione quasi in apertura che …ogni cittadino deve contribuire alle spese dello stato secondo il proprio reddito. Non secondo la propria astratta ricchezza. Essa può essere composta da terreni a pascolo o a riserva naturale, da palazzi dichiarati monumento nazionale o facenti parte di un centro storico intoccabile che casca a pezzi. In questo caso, le spese superano l’introito e, tolte anche le tasse fisse (che si pagano anche se gli immobili sono sfitti) si trasformano in perdite. Questo è un danno per l’intera società civile. Lo Stato, invece di prepararsi a chiedere nuovi sacrifici agli Italiani, deve prepararsi a risparmiare. Preleva oltre il 50% della ricchezza prodotta dalla nazione, cioè dai cittadini. A parte questo, dovrebbe essere chiaro a tutti che 100, 1000 o anche 1milione di euro in mano a un privato sono più utili – an- rischiano di riuscirci in Grecia e ci provano con l’italia giocando allo sfascio Speculazione e destabilizzazione in agguato Lo stato si appropria di oltre la metà della ricchezza prodotta Ancora un no al fisco ladrone che alla comunità – di quanto non lo siano in mano allo Stato e alla sua organizzazione, che non sa impiegarli, gestirli e destinarli, se non con i noti sprechi e altrettanti latrocini. Questo concetto è più difficile da spiegare, rispetto ai precedenti, perché l’ideologia comune è tale che si pensa di poter instaurare subito un mondo ideale ben prima di quando ciò sia realmente possibile nel tempo (nella storia). Questa è ideologia dannosa. Con ciò non vogliamo dire che uno stato civile non debba coltivare già oggi i sacrosanti obiettivi della protezione dei deboli, del welfare e soprattutto della esaltazione dei servizi in comune, degli spazi fruibili da tutti, della garanzia delle pause di lavoro, di un adeguata fruizione del tempo libero… Il mondo moderno può ampiamente permettersi questi “lussi”, che non sono più tali, grazie – soprattutto – all’evoluzione, al progresso, allo sviluppo. In queste settimane, finalmente si è parlato tanto che dello “sviluppo” da innescare, ma quanto a lungo, a partire dagli ecologisti, la parola sviluppo è stata demonizzata? La vita moderna e l’evolversi dell’occidente ha comprovato ampliamente che lo sviluppo discende unicamente dalla possibilità degli imprenditori privati di investire, di disporre di capitali sotto le forme possibili: beni immobili, denaro liquido, cioè capitale fisso e circolante. A tutto ciò essi possono aggiungere capitali invisibili, come mercato, avviamento, esperienza, intuito. Se lo Stato, nell’illusione di fornire i servizi meglio di quanto non facciano i privati, toglie la possibilità stessa di accumularsi del capitale in mano agli investitori e agli imprenditori è la fine. E’ ciò che rischia di verificarsi adesso nell’economia reale. Sarebbe molto più grave della crisi del 1929 e di un suo ripetersi. Quella fu una crisi finanziaria e non economica. Nel 1932 ono quasi riusciti a portare il comunismo nelS la “piccola” Grecia nascondendo al popolo la verità! Diffidate da chi se la prende con il gover- no greco!!! Diffidate da chi se la prende col presidente Berlusconi!!! Adesso, tra una menzogna e l’altra, stanno tentando la stessa cosa anche in Italia! Il vero problema – per chi ancora non l’avesse capito – non sta nel governo italiano, bensì nel fallimento della politica economica comunitaria i cui accordi - per noi - sono stati sottoscritti da esponenti dei precedenti governi di centro e di centrosinistra, i quali ci hanno lasciato anche un’eredità da 1500 miliardi di euro di debiti! e nel 1936 il mondo dimostrò già una vitalità superiore a quella del 1928. Perché le crisi finanziarie sono sostanzialmente delle “false crisi”. Un governo di tecnici, se fosse veramente tale, opererebbe una espoliazione del potere politico da tante funzioni che non gli sono proprie con il diminuirle, snellendole. Occorre dare a tutti la possibilità di lavorare, di poter contare sulla ricchezza prodotta e accantonata, per successivi investimenti e per la sicurezza propria e dei propri figli. No agli aumenti fiscali e allo strapotere attribuito ad Equitalia e alla Agenzia delle entrate, che sta strozzando i cittadini, le imprese e le famiglie italiane. Solo in tal modo potremo assistere ad una ripresa della crescita, ad una diminuzione della disoccupazione e della sottoccupazione, al diffondersi di situazioni di sofferenza e povertà diffuse, che stanno portando lo sconforto nella mente e nel cuore di tutti. Quando l’Italia paga il 6,5 % su decennali garantiti comunque dalla capacità e dalla ricchezza interna oltre che dalla BCE, vorrei conoscere chi, anche tra gli italiani, non è tentato di comprarli per rivenderli il giorno dopo al 4,5%! Questo è il vero motivo della crisi, ovvero la politica comunitaria ha legato indissolubilmente i governi dei 12 in un sistema monetarista che favorisce la speculazione ed è per questo motivo che non vogliono introdurre gli eurobond inventati dal nostro Tremonti! Immaginate di voler riempire una tanica con un grosso foro nella parte inferiore: più acqua im- osservatorio Barack e burattin Chi è dunque Barack Obama? Quell’ultimo arrivato con tanti “crismi” apparenti e ben poco decisionismo, se non formale? Quel giovane con molte doti esteriori per piacere – ma che si potesse manovrare – come lo descrivemmo nelle nostre sperdute pagine sin dall’inizio? Ovvero si è dimostrato quel “grande presidente” del cambiamento. Si sentì dire, infatti, per le strade d’Italia: “..per fortuna che sta per arrivare Obama”. Avrebbe dovuto cambiare il mondo, grazie solo al proprio soffio di democrazia. Ce ne vuole di credulità, ce ne vuole di ideologia (sono morte? No di certo) per dire e credere cose del ge- 12 nere. E’ certo che il partito repubblicano americano non sia “il massimo”, ma è certo anche che in quello democratico c’è tanto di poco chiaro. Il mandato di Obama volge al termine: sia che venga rieletto, sia che venga tombato rimarrà il dubbio su chi sia Barack, chi siano i burattin, ma soprattutto i burattinai. Roma chiama Bruxelles Si dice che la Sicilia faccia scuola e preceda la politica nazionale. Ma è anche vero che la politica italiana può essere la vigilia di quella europea. Abbiamo, dunque, mandato a casa il governo italiano, perché l’economia del Bel paese “là dove il sì suo- na” ed anche quello dove un tempo tintinnava la lira, ora va male. Ma come tintinna, adesso, l’euro? Uno schifo. Che cosa si aspetta, dunque, a mandare a casa il governo europeo? Accidenti alle papere Non ci chiedete di dirvi in che anno e in quale numero, ma avevamo messo per iscritto Monti nel nostro libro nero. Avvenne in occasione di un articolino, pieno, però, di sostanza: Monti, governi belli, governi pronti. Il riferimento era ad una nota pubblicità televisiva. E già allora si parlava di Monti come un possibile “salvatore della patria” nei termini di oggi. PoLitiCA merge sempre più la proE va della realtà di un complotto che non è solo nazionale. Ovvero, se lo preferiamo, si tratta di una sorta di …reazione. La verità è che Berlusconi e il berlusconismo hanno denunciato a più riprese certi mali del sistema e reagito – o tentato di farlo – almeno ad una parte di essi. Si parla dello statalismo che vive al servizio del capitalismo di stato contro il liberalismo vero. Cioè sano. Stiamo parlando della politica finanziaria che fa soldi senza fare impresa, legata all’egoismo e all’egotismo amministrativo delle banche e dell’intero sistema bancario. Si tratta della demagogia che ha portato alla inefficiente statalizzazione (cioè dall’appropriarsi da parte dello stato) dei principali servizi e di molte imprese private, che, tuttavia, vengono affidate a manager, presidenti e amministratori delegati della “società civile” nominati politicamente. Scusate se è poco. Contro tutto ciò si scatena l’opposizione di un’organizzazione di tipo massonico che fa certamente capo a New York, Londra e, infine, all’Italia. A il Financial times dovrebbe spingerci ad un’esortazione contraria in God’s name non mollare questa si appoggia (ormai da decenni) la falsa sinistra che vediamo davanti a noi. Essa sarebbe poca cosa senza quegli appoggi. Di essa fa parte il fenomeno del “capital comunismo”, il cui massimo esempio oggi si può trovare in Cina e in Russa, ma che, sotto forma di pseudo socialismo, abbiamo visto nel terzo mondo o in paesi come la Tunisia di Burghiba e Ben Alì, tanto per fare un esempio. Pochi capitalisti che, con la benedizione dello Stato, fanno impresa …a colpo sicuro. Crediamo che sia difficile negare i contorni reali di questo quadro. Quanto all’estraneità e all’ostilità di Berlusconi a tali realtà, ecco l’appello abnorme, nel titolo del Financial Times, quando affermava “In God’s name go”, cioè “Dimettiti, nel nome di Dio”. Essa salta a piè pari l’esortazione biblica di …non nominare il nome di Dio invano. Non dipen- mettete e più aumenta il flusso dall’altro lato. Se il flusso immesso non è più veloce (portata) del flusso in uscita, la tanica non si riempirà mai. Così il DP nazionale e quello greco: più aumentano gli interessi e più gli speculatori acquistano e rivendono fino ad esaurire le risorse dei paesi sotto tiro (Portogallo, Irlanda, Spagna, Grecia, Italia, ma anche Francia ed Inghilterra e un po’ la Germania!). Il rimedio principale sono gli Eurobond che spersonalizzano la nazione emittente e sono gestiti direttamente dalla BCE con de certo dalle dimissioni di un Berlusconi il futuro del pianeta, cui God potrebbe interessarsi… Una reazione, insomma, assolutamente sproporzionata rispetto all’evento che vorrebbe auspicare. Specie dopo che l’Europa, i singoli premier e lo stesso Obama avevano ammesso come “non fosse Berlusconi il problema”. Né, diciamolo, è l’Italia. Tanto più che il premier avrebbe accettato di modificare varie decisioni, se fosse stato vero che voleva stare meramente attaccato alla sedia che gli italiani gli assegnano in pratica da oltre un decennio ininterrottamente. Perché – chiariamo – a lui si sono alternati solo i ribaltoni. Quelli sì che hanno portato scompiglio e danni incalcolabili all’Italia… Questi atteggiamenti da parte della stampa internazionale e anche delle vecchie colonne portanti dell’informazione nazionale, in mano ai vecchi salotti buoni, ai tutte le enormi risorse finanziarie comuni. L‘assalto degli speculatori diverrebbe impossibile perché non esisterebbero più Paesi deboli e Paesi forti con cui fare il gioco di carta vince e carta perde (Btp vince, Btp perde!). Il secondo rimedio è comprensivo della statalizzazione delle Aziende in via di fallimento/dismissione, dell’evitare la svendita dei beni pubblici e impedire la privatizzazione dei servizi pubblici - tanto volute dalla cricca UE. Occorre ricreare Aziende di Stato produttive secondo la logica di notabilati, provano solo ciò che noi affermiamo. Contro Berlusconi si scagliano tutti coloro che odiano l’uomo forte e il decisionismo. Sono coloro che credono che debbano esistere le cariche, indipendentemente dal valore di chi le occupa, cioè i ruoli a prescindere da chi li ricopre. Ma tutto è mirato alla libertà di manovra che l’assenza di un governo “che decida” consente a “giochi” altrimenti impossibili. Come si spiegherebbe la defenestrazione di Guido Bertolaso, asso della protezione civile, che tanto oggi ci manca. Ovvero, fra i fatti del giorno, come si spiegherebbe, nella logica delle notizie portate avanti, il silenzio su una chiara affermazione recentissima dell’Italia berlusconiana come l’ascesa di Mario Draghi alla guida della Bce? Un personaggio – Draghi – cui “ancora” non si è riusciti a trovare un neo. mercato al fine di generare almeno 1.000.000 di posti di lavoro entro il 2014 per soddisfare il 24% (i nuovi disoccupati)+ il 13% (i licenziati) dei senza lavoro. Solo così si potranno ridurre le tasse e rendere competitiva la produzione interna! Occorre ritornare al più presto alle politiche nazionaliste sociali, ma senza uscire dall’euro, solo mandando a pescare la cricca UE e quanti se la prendono ancora con l’ultimo Governo! Da Roma Lorenzo Romano osservatorio Significativa – ma sinceramente speriamo di no – è stata una papera di quello che definiscono immancabilmente il premier o il capo del governo. Annotiamo appena che nessuno lo ha eletto, contrariamente al dictat della seconda repubblica. Monti si è lasciato andare ad un affermazione: “quel che è certo è che andremo a fondo”. Poi si è guardato attorno, dove era scoppiato il gelo… “Dei problemi, ha aggiunto”. Quanto resisterà Crozza? Il comico Crozza e gli altri rischiavano di restare senza lavoro con la caduta di Berlusconi. Si diceva, infatti, umoristicamen- te: chi sfotteranno dunque? Invece, a sorpresa, ciò che accade è che, finalmente, fanno ridere. L’accanimento è minore, mentre emerge un humor generalizzato che cade su chi meno se l’aspetta e anche per il pubblico è una sorpresa. La comicità scatta prima e funziona meglio. Ma comici e cabarettisti senza posto – almeno in tv – vedrete che ci resteranno lo stesso. Non tutti incassano, di riffa o di raffa come il Berlusca. Rimarrà un mistero se il principe di Arcore se le facesse dire anche su canale 5 e persino sul 4 per un encomiabile senso dell’umorismo o perché non riuscisse ad evitarlo. Gli “altri”, però, quell’humor non l’hanno mai avuto. E l’humor, come il coraggio di Don Abbon- dio, chi non ce l’ha non se lo può dare. In compenso hanno il potere reale di prendere chi fa la famosa satira “scomoda” a calci nel sedere. Sognando Bertolaso Guido Bertolaso, pur essendo stato nominato “sotto” Prodi, divenne presto un mito berlusconiano, risolvendo problemi seri, molto seri, sotto l’egida di un governo che andava comunque stroncato. Poi si consacrò berlusconiano quando pare prenotasse una donnina che lo facesse sognare al ritorno di una delle sue missioni più sfibranti. “Questo in Italia non si fa”. Ma, diciamo noi, meglio un “fammi sognare” > 13 PoLitiCA orniamo sul concetto espresso più volte T da Palermoparla: non è l’economia che va male, ma la finanza. Ora lo dicono in molti, anche per strada, ma quest’affermazione ha rivolti profondi ed anche gravi. Specie se non bene interpretata. Presenta, infine, lati di non facile comprensione per tutti noi, compresi i “saggi” della materia. Il problema è simile a quello del sottosviluppo: vai a capirne i motivi. In Africa, in Sud America, come in Sicilia. Vai a conoscere le colpe e ad individuare le leve su cui far forza per capovolgere la situazione. Sul nostro numero 82 parlammo di pentola (l’economia) piena e di cassetto (la finanza) vuoto. Nel numero scorso (83) parlammo di Finanza contro l’economia. Una pagina relegata dove ce ne era rimasta una vuota (la 56), alla fine dell’attualità. Troppo poco. Oggi partiamo da un altro approccio. Come per altri problemi, per difficili che siano, la chiarezza può nascere sul terreno più facile, quello pratico, l’esempio di tipo storico. Laddove, cioè, ci è difficile ragionare per scienza, ragioniamo ripercorrendo il cammino percorso nel tempo. La nostra cultura scolastica (università compresa) è ancora ottocentesca. Speriamo lo sia meno per i nostri figli. L’abitudine dei libri di scuola di partire ricopiandosi l’un l’altro e dei programmi di fermarsi per anni al Carducci ed a Croce, tacendo lo stesso Gentile perché …fascista o tacciato di esserlo, ci porta a ragionare in un modo incredibilmente arcaico. Riuscirà l’era del web a portare vera cultura nei nostri cervelli e nei nostri cuori? Speriamo proprio di sì. Oggi si afferma che la primavera africana sia nata dal web. Speriamo anche qui che sia vero. Su queste pagine abbiamo detto di più: mettere un semplice pc, anche senza internet nelle mani di tanta gente dovrebbe portare ad un fiorire maggiore di geni individuali. Immaginate un pc in mano ad Archimede, Pitagora, Democrito, Leonardo o, soltanto, a Blaise Pascal o al dottor Pasteur. Tutto ciò dovrebbe portarci ad un ottimismo sfegatato. Invece… Pensiamo adesso all’agricoltura, nutrita dall’apporto non solo dei “vecchi” fosfati, ma di quel fiorire esponenziale di tec- dovremmo dormire tranquilli con la pancia piena ma… No non è l’economia niche che, con l’ausilio anche dei sistemi di conservazione, di trasporto e della stessa elettronica fanno sì che un ettaro renda oggi dieci volte di più di soli 10 anni fa. Anche per questo l’ottimismo dovrebbe straripare… Questa è la pentola, signori miei: è piena, troppo piena, forse. Eppure c’è fra noi chi si ostina a parlare dell’approssimarsi della cosiddetta “scarsità” di mezzi di sussistenza, a partire dall’energia. Ricordano i più anziani di noi quante volte ci abbiano detto che, per il petrolio eravamo agli sgoccioli veri e propri, cioè agli …ultimi 5 o 10 anni, massimo 15 anni? A partire dalle domeniche a piedi, dovute, invece, a ben altri motivi, che non fossero l’esaurirsi dei pozzi e delle riserve. Ebbene, oggi c’è tanto petrolio al mondo che si sospetta che siano proprio i petrolieri i veri anti nuclearisti. Quindi, diffidiamo anzitutto di coloro che parlano di esaurimento delle risorse. Ad ogni numero citiamo l’Africa quale enorme riserva – un mastodontico magazzino – di risorse inutilizzate. Ma c’è chi ce la descrive solo con il volto dell’Eritrea affamata e simili. O con quello delle sommosse in piazza Tahrir al Cairo. Tacciono che Il Cairo è pieno di strade sopraelevate come a New York e che una enorme percentuale di case espone all’esterno la parabolica e il condizionatore. Il trend storico dall’800 ad oggi dimostra un certo andamento che continua ad essere ignorato dalla cultura diffusa e c’è chi continua a diffondere errate nozioni. Perché non si intravedono sufficienti motivi – tanto meno di natura ecologica – perché il trend si inverta stabilmente. Tornando all’Africa, alla sua grandezza ed alle reali estensioni dell’Asia, dell’America e degli oceani (blue economy) la vera riserva ecologica è da definire semplicemente mastodontica. Vedendole dal cielo o viaggiando via terra si nota facilmente che le terre emerse sono pochissimo popolate e sappiamo che i mari si estendono 4 volte di più. Occorre sempre dubitare dei media (in particolare dei maggiori) e capire, se c’è chi diffonde l’incultura economica, per quali motivi lo faccia. Per evitare ulteriori dubbi, diremo che i motivi sono anzitutto di losco interesse e altre volte di mera ideologia. Su quest’ultima, spesso, quell’interesse continua a far leva, alimentandola con nuova incultura. Germano Scargiali Tasseremo i caldarrostai? suo “boss” si era recato da qualche parte a sbrigare una pratica (in Italia deve avere la licenza media, quella comunale di esercizio e, oggi, la partita iva, il consulente e il conto corrente). Oppure aveva dovuto accompagnare la moglie o il figlio dal medico, alla …cassa malattia e si trovava in attesa ad una coda chilometrica. A fotografare i caldarrostai mentre non rilasciano lo scontrino non ci ha pensato ancora nessuno. E’ una lacuna: lo faranno. L’orticello non ci salverà Forse è importante annotare che la più falsa idea che si possa dare di una “crisi” imminente (o quasi) è quella di rimediarvi con l’orticello sottocasa. Eppure è stata fornita questa sorta d’immagine. E’ impossibile anche soltanto “contribuire” alle necessità odierne di approvvigionamento in questo modo (se non a titolo parziale e strettamente personale). Ma ciò che conta è che oggi l’economia si basa ben poco su quella storicamente detta “primaria” e “secondaria”. Oggi, l’economia si salva creando “moderni modi o occasioni di creazione di valore aggiunto”. Se non fosse così, il mondo moderno non esisterebbe neppure. Si moltiplicano i bisogni e persino se ne inventano. E non da oggi. Per questo anche l’industria del vano, del superfluo, dell’arte, dello sport, del turismo, dell’intrattenimento, ma anche dell’assistenza, sono sacrosante occasioni di …guadagno per tutti e per la comunità. La verità è che ci vuol ben poco, con la tecnologia odierna e quella imminente, a sopperire alle strette necessità di sopravvivenza (cibo e vestiario). Ma è vero che l’uomo per natura non si accontenta. Infine, teniamo conto che le sacche di miseria e i problemi di sottosviluppo – o meglio di perdurante mancato sviluppo – sono dovuti a motivi storici in parte difficili da rimediare, ma in altra parte dovuti a malsane scelte politiche ed a gelosie fra grandi paesi evoluti e paesi “ancora” in ritardo. osservatorio > da letto a 2 piazze che il facci sognare di D’Alema ad un banchiere… O no? Tant’è che le imprese definite “bertolasiane”, i risanamenti dell’Aquila che ignoravano il restauro del centro storico e altre amenità portarono pian piano Bertolaso ad uscire di scena. Becchiamoci ora una protezione civile senza di lui. Ecco la vittoria di chi ritiene le cariche importanti e funzionali indipendenti da chi le occupa. Noi giudichiamo le cariche e le poltrone come scatole vuote. Noi, come Diogene, permettetecelo, cerchiamo l’uomo: beato chi ne vede uno nella vita, disse Sciascia. Esagerava. D’accordo con lui, però, in linea di massima: ci sono in giro troppi quacquaraquà. 14 Palermo e, probabilmente, le altre città si sono popolate di caldarrostai, che spandevano il dolce fumo delle castagne per molti quadrivi. Chi sa se qualche cliente moralista gli ha chiesto lo scontrino? Occorre ribellarsi, insegna la stessa tv, contro chi incassa soldi senza scontrino. Qualche anno fa i caratteristici giornalisti tv, indagatori con il microfono in mano e la telecamera appresso, giravano per gommisti ed elettrauto di periferia. L’obiettivo era trovare il pubblico esercizio senza “principale”, ma col garzone rimasto a rappresentarlo: “Ma ti mette in regola?” Gli chiedevano. Avrebbe potuto rispondere che il Dopo la Prestigiacomo beccatevi Clini La Prestigiacomo, siracusana di ferro, sparava, come altri berlusconiani “cose di sinistra”, sperando di acquisire indulgen- PoLitiCA il presidente Francesco Cascio ha fatto gli onori di casa Siglata la convenzione Agcom e Coreom È stata sottoscritta, presso l’Assemblea Regionale Siciliana, a Palazzo dei Normanni, la convenzione per l’esercizio delle funzioni delegate tra l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e il Comitato Regionale delle Comunicazioni della Sicilia. Alla presenza dell’Assessore Regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Sebastiano Missineo, del Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Francesco Cascio, che faceva gli onori di casa, hanno siglato il documento, il Presidente dell’Autorità Corrado Calabrò, il Segretario generale della Regione siciliana, Giovanni Carapezza Figlia, il segretario generale dell’Assemblea Regionale Siciliana, Giovanni Tomasello ed il Presidente del Co.re.com. Sicilia, Ciro di Vuolo. La convenzione, che ha durata triennale e si affianca alle altre già sottoscritte a copertura di tutto il territorio peninsulare, prevede l’esercizio di quattro deleghe. Dal giorno 1 gennaio 2012 in poi, oltre 5 milioni di cittadini italiani residenti in Sicilia si aggiungeranno ai quasi 54 milioni che hanno già accesso sul territorio gratuitamente, in tempi rapidi e certi, accederanno al servizio di conciliazione nelle controversie tra ente gestore del servizio di comunicazioni elettroniche e utenti. I cittadini potranno richiedere direttamente al Corecom. Sicilia l’istruzione e l’applicazio- Francesco Cascio ne delle procedure in materia di esercizio del diritto di rettifica, con riferimento al settore radiotelevisivo locale siciliano, così come usufruiranno di una attenta e scrupolosa vigilanza in materia di tutela dei minori nel settore radiotelevisivo e in materia di pubblicazione e diffusione dei sondaggi sui mezzi di comunicazione di massa in ambito locale. Successivamente, sulla base di una verifica delle disponibilità delle risorse e della funzionalità della struttura del CoReCom, potranno essere attivate le ulteriori deleghe riguardanti: la tenuta del Registro degli operatori di comunicazione; la vigilanza, attraverso il monitoraggio, sulle trasmissioni radiotelevisive locali e la defi- nizione delle controversie tra operatori di comunicazione elettronica e utenti. I Comitati regionali per le comunicazioni (Corecom.) sono stati qualificati dalla legge 249/97, istitutiva dell’Agcom, “organi funzionali dell’Autorità”. Essi vengono istituiti con legge regionale e hanno come missione quella di “assicurare sul territorio le necessarie funzioni di governo, di garanzia e di controllo in tema di comunicazioni”, per la difesa della collettività. Per il Presidente dell’Autorità Corrado Calabrò, “il conferimento delle deleghe al Co.re.com della Sicilia assicura un maggior presidio dell’Agcom a livello locale nella sua attività di tutela dell’utenza e rappresenta una tappa decisiva per l’affermazione del sistema decentrato delle comunicazioni, anche in considerazione del ruolo dei Co.re.com. nel delicato passaggio del sistema radiotelevisivo al digitale terrestre, nonché nella prospettiva di estendere l’ambito di competenza degli organi regionali al monitoraggio delle iniziative per le reti di nuova generazione”. “Con l’acquisizione delle prime deleghe il Corecom Sicilia - sottolinea – il Presidente Ciro Di Vuolo – colma il gap con le altre regioni, divenendo braccio operativo sul territorio regionale dell’Agcom. Il Corecom Sicilia accrescerà il ruolo di garanzia a difesa degli inte- ressi dei cittadini, in particolare tutelando i minori e vigilando, affinché il settore radiotelevisivo locale rispetti le normative di riferimento”. Il Presidente dell’Ars Francesco Cascio afferma: “Si tratta di un passaggio importante per tutta la collettività, poiché rafforzando i poteri ed il raggio di azione del Corecom Sicilia, si potrà mettere a frutto la sua incisiva esperienza e consolidare le garanzie per la cittadinanza nelle comunicazioni radiotelevisive, in materie delicatissime come, ad esempio, quelle che attengono alla tutela dei minori, che è una questione da sempre di massimo rilievo, oltre al fatto che le altre deleghe che questo organismo va ad acquisire ampliano la sua autonomia d’azione e quindi rendono più fluido il suo intervento, consentendo risposte più rapide nei vari ambiti di conciliazione e determinando effetti positivi sotto il profilo dell’operatività”. L’Assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana Sebastiano Missineo, in rappresentanza del Presidente Lombardo, evidenzia: “L’accordo compensa il ritardo del nostro sistema, consentendo al Corecom Sicilia di poter assolvere al proprio compito e garantire al cittadino una più ampia tutela in un settore sempre più complesso e con una normativa di riferimento difficile da integrare “. osservatorio ze da parte dei tanti che portano avanti quella strana religione che è l’ecologismo ideologico. Inutile: rimediava i soliti insulti. Personalmente, non predicava che riserve e parchi naturali ovunque potesse. Per non parlare di pannelli solari e pale eoliche. Probabilmente era la prima a non crederci. Ma la politica impone… Ecco che arriva Corrado Clini e, da tecnico, ti spiattella, in perfetta linea con l’implacabile sinistrorsa e atea Margherita Hack che, prima o poi, occorrerà approdare al nucleare. Che la scelta dell’atomo è da studiare, è tutt’altro che da disprezzare. Saltano letteralmente dalla poltrona o dal letto, se dormivano, i rappresentanti di Legam- biente, Wwf eccetera: Ma come? Peggio che con Berlusconi stiamo? E il referendum? Ma che cale? Ce n’era stato già un altro. Non è cogente. Ciò che di cogente abbiamo è la scienza, la logica, il progresso: succeda quel che succeda, anche in Italia, dove l’atomo ha da sempre grandi cervelli, giungeremo al nucleare, la meno inquinante fonte d’energia “vera” che si possa immaginare. Roma capitale che schiaffo per Bossi Povero Bossi… Gliel’hanno strappata quella risposta sul governo Monti,. Appena insediato, prima d’ogni cosa,ecco accontentato il sindaco Alemanno. Il genero di Bruno Rauti ce la mette tutta per far dimenticare i natali trascorsi col suocero. Anche lui, come la Prestigiacomo, fa dire ai “destrorsi”, capovolgendo Nanni Moretti “e dilla una cosa di destra”. Ma è Monti a superarlo in curva. Ci si aspetta la politica del rigore, ci si aspettano i provvedimenti urgenti e di premura, che non vengono. Viene, invece, Roma Capitale, un provvedimento da fori imperiali che, però, non è platonico, ma significa anche …soldoni. Oh, povero Bossi. Gli domandano a bruciapelo che cosa ne pensi di questo nuovo governo dal quale si era già dissociato: “fa schifo”. Rispetto alla sua normale loquela, Umberto è rimasto nei > limiti di un educato riserbo. 15 PoLitiCA Che cosa c’è dietro l’angolo per la focosa donna politica Simona Vicari fra roma e Palermo Simona Vicari non è certo fra quei parlamentari che si contentano di …far numero. La sua vita non è più “tormentata” come ai tempi della sindacatura di Cefalù, ma lei è la prima a lamentarsene e sembra quasi che, se non ha guai, se li cerca. E’ il carattere. Focose le battaglie per la Sicilia, Palermo e il Sud. Ma, diciamolo, i poteri di un senatore sono pur sempre relativi. Forse, Simona ha l’animo del Sindaco e vorrebbe continuare a “fare il sindaco” anche da senatore. Solo che, ripetiamo, non si può proprio. Concordiamo con chi (vedi Zamparini) ha detto che oggi gli stessi politici sono prigionieri di quell’apparato burocratico che negli anni “forse” hanno contribuito a creare. Ovvero la burocrazia è un mostro, una trappola in se stessa per l’Italia e, a quanto pare, per l’Ue? Certo, la Vicari è fra quelli che, quando hanno potuto, per esempio da sindaco, hanno raggirato le difettose pastoie che impediscono all’azione di farsi tale, che bloccano tutto sul tavolo di un burocrate impaurito o riottoso… Così sono nate le tante realizzazioni delle due sindacature cefaludesi: l’acqua potabile, l’ospedale, la piazza sul mare, le linee di autobus, il restauro del palazzo delle poste e del teatro Cicero, ma prima ancora il ponte sulla “Cefalù – Castelbuono”, le manichette per l’acqua contro gli incendi montani… Stiamo andando a braccio. Tutte opere, come il porto mai realizzato, il dragaggio effettuato e mandato a monte da un errato “sequestro” della sabbia, contestate, avversate da troppi avversari e dalla …burocrazia. Ora si parla di Simona Vicari sindaco di Palermo. Ma non dimentichiamo che, nonostante i dieci anni a Cefalù, dove ha sempre un po’ del suo cuore, lei è di Palermo, essendovi nata quasi allo scoccare degli anni ‘70 ed avendo compiuto la propria escalation politica al comune del Ca- poluogo. Sarebbe un buon sindaco? Certo che sì, ma la attenderebbero mille battaglie. Fra le quali più di un paio sembrano impossibili da vincere. Piccola, ma certamente piena di coraggio, capace di partire lancia in resta alla conquista di mura avverse con il piglio di una “Giovanna d’Arco” potrebbe essere quel che ci vuole. Potrebbe smetterla di annoiarsi ogni tanto a Roma per tornare a “non annoiarsi mai” fra le strade di casa. La Vicari guarda con grande trasporto alle opere pubbliche, ma tiene d’occhio anche l’ecologia, come ha dimostrato quale membro della commissione senatoriale che si occupa di energie alternative… Uno dei problemi è, invece, proprio lei, con la sua personalità altera e la sua voglia di indipendenza, di libertà. E’ stata, forse per questo, fra le più duttili nel trasformarsi da ex socialdemocratica in moderna liberale. Ma non manca di trasporto fra i meno ricchi e i deboli. A Cefalù il suo elettorato si estendeva molto fra il popolo e le maggioranze ottenute furono di tipo plebiscitario. Ci sembra difficile che la Vicari accetti fa- cilmente concorrenza nell’ambito della propria corrente politica. Vorrebbe avere – riteniamo – carta bianca da parte del Pdl e soci. Non perché tema momenti ed episodi come le “famose” primarie, ma proprio per la fede che avrebbe lei stessa su un proprio “scendere in campo” con risoluti propositi vincenti. Ma questa è solo la nostra opinione, un’impressione… La Vicari, del resto, è riuscita a rientrare in quel novero di personaggi, in questo caso politici, attorno ai quali fioriscono le favole metropolitane, addirittura una sorta di epopea. E’ un effetto alone che nasconde la verità, finendo per lasciarla nella zona d’ombra. Quanto ci sia di vero e quanto di falso, pur fra chi conosce abbastanza bene gli “eroi” di queste epopee non sempre è dato sapere. Come diciamo, tuttavia, nelle pagine che abbiamo scherzosamente ancora una volta battezzato del “toto sindaco”, Simona Vicari è ancora al primo posto. Fossimo il bookmaker cui accenniamo in quelle pagine, fossimo a Londra la daremmo massimo al doppio, non oltre. Purché lei si voglia schierare ai simbolici …nastri di partenza. stato, avrebbero detto ancora una volta: i soliti meridionali… Perché, sottolineiamo, lo dissero per Giampilieri. E, mentre Barcellona piange, a sorridere è proprio Giampilieri. La grottesca notizia, dopo 48 ore dal nuovo dramma, è che il nuovo governo “sblocca” (così giunge la notizia) i fondi per il restauro dei danni del primo acquazzone. Ma che cosa vuol dire che i fondi erano “bloccati”? E che cosa ci vorrà per sbloccare gli aiuti per Barcellona Pozzo di Gotto? Ma la Cancellieri promette piena comprensione e appoggio totale, quasi un abbraccio, per i mali della Sicilia. Sottosviluppo incluso. Nel commento a caldo, via radio, sul gr locale, la cronista mette tre aggettivi encomiastici ogni quattro parole, dimenticando alcuni insegnamenti base del giornalismo. Perché tanto entusiasmo? Troppo, sinceramente troppo. E il troppo stroppia. Dov’è finito il giornalismo sospettoso e criticone di pochi giorni prima? Saranno vere, ora, tutte quelle promesse, all’improvviso? osservatorio > La Cancellieri: niente applausi per me Era partita bene la visita di Anna Maria Cancellieri (nella foto), neo ministro dell’interno ed ex prefetto di Catania. A riceverla il super etneo Raffaele Lombardo. Tema principale: come dividere fra i più meritevoli i …beni di mafia. Ma la felicità non è di questo mondo e le caterratte del cielo fanno quel po’ po’ di danno a Barcellona e dintorni. Per crudele che sia, vien da dire: meno male che era successo anche a Genova, perché, se così non fosse 16 L’austerity dei politici A quanto risulta dalla trasmissione radio Focus Economia della redazione Radio 24 del Sole 24 Ore condotta da Sebastiano Barisoni, il 25 novembre, in piena “era Monti” in Parlamento i nostri “bravi” parlamentari (tutti quanti) hanno approvato un emendamento, (ben nascosto fra PoLitiCA tanti lo vorrebbero sindaco ma si schernisce il Magnifico Lagalla e il cammino dell’Università l magnifico rettore Roberto LaIdell’Università, galla, da quando è alla guida non è avaro nel concedersi agli intervistatori. E’ così che bastano pochi giorni di attesa per ritrovarci nel suo studio allo Steri, uno dei posti di Palermo dov’è sempre bello recarsi. Dove già le pietre, come si dice, parlano da sole. Felici, dunque, noi di Palermoparla? Lo saremmo di più se i problemi dell’Università non fossero tanti. “Abbiamo lavorato intensamente – esordisce il Rettore – nessuno può negarlo. Anzitutto nel ritornare gradatamente, ma non in tempi lunghi, nei termini accettabili di un bilancio difficile…” C’è chi parla di cifre… “Siamo rapidamente pervenuti ad un deficit complessivo di 15 milioni, essendo partiti da uno di 65. E si parla, intendiamoci, non con riferimento all’anno, il cui bilancio è in equilibrio, bensì con riferimento al solo debito pregresso”. In parole povere, riuscite a procedere. Niente crisi per voi? “Qui sta, in qualche modo, il meglio. Chiudiamo in pareggio nonostante il finanziamento annuo abbia subito un taglio di 30 milioni. Voglio dire 10 milioni all’anno…” Qual’è il segreto? “Abbiamo riveduto l’offerta formativa, razionalizzandola per fare meglio con meno. Razionalizzare, fra l’altro, ha comportato la soppressione di vari corsi di laurea non indispensabili. Stiamo ac- corpando anche alcune facoltà…” Avete instaurato nuove forme di collaborazione con l’esterno… “Promuoviamo, ad esempio, i dottorati di ricerca. Agli assegnisti di ricerca, per continuare l’attività, si apre la possibilità di partecipare a contratti di ricerca su progetto. Vi sono dei fondi disponibili e il risultato è la creazione di incubatori d’impresa. Ciò per ora ha riguardato in particolare i laureati in lettere e comunicazione”. Ma ci riferivamo ad altre aperture che abbiamo notato… “E’ vero. Intendiamo sempre più renderci conoscibili verso l’esterno. Per questo abbiamo aperto le porte di recente ad un itinerario di siti di nostra competenza a tutto il pubblico, partendo dallo stesso Steri. Inoltre l’apertura riguarda le istituzioni pubbliche e anche la sfera dell’imprenditoria, ma persino dello sport, com’è il caso di un progetto che riguarda la costruzione di una barca a vela. In ogni caso a noi spetta il ruolo di sperimentare. Siamo pronti a fare da laboratorio con l’aiuto dei vari dipartimenti, docenti e ricercatori, e stiamo già operando in più di un caso”. Torniamo agli aspetti didattici. “Abbiamo esitato in senato la nuova offerta formativa per il 2012 e 2013 fornendo indicazioni omogenee per tutte le facoltà e i criteri con cui potranno essere attribuiti in tutti gli stessi pacchetti di insegnamento in lingua inglese”. Grande importanza, dunque, all’inglese… “Sul piano dell’apprendimento linguistico si lavora per il nuovo centro linguistico dell’ateneo. Siamo operando una riorganizzazione dell’insegnamento dell’inglese, trasferendo tutti i lettori proprio presso il centro linguistico”. Ci scusi, ma c’è un problema universitario ed un altro del post università… “Facciano ciò che è in nostro potere. Noi siamo l’università. Stiamo pertanto ricercando l’omogeneità delle facoltà con il taglio del 20% dei corsi, soprattutto al fine di fornire risposte occupazionali più credibili ai giovani. No, quindi, ai corsi ripetitivi, ma sì all’individuazione delle potenzialità esistenti e al relativo utilizzo”. Si è parlato di altre migliorie all’interno… “Lei vuol riferirsi forse al complesso polididattico dell’edificio 19 di viale delle Scienze. Resterà aperto agli studenti fino alle 22,30. Sì’ anche ad una maggiore disponibilità da parte delle segreterie… Infine, entro il 2012 saranno pron- te nuove aree informatiche per tutte le facoltà”. Un’altra nota riguarda i locali. “Disponiamo di alcuni locali acquistati dall’ateneo già da anni. Parlo di via Archirafi, ex consorzio agrario. Supporteranno l’area tecnica in particolare per Scienze e Farmacia. Sono stati presentati i progetti esecutivi alla Regione e al Cipe. E proprio da quest’ultimo è giunta la gradita notizia che giungerà il finanziamento”. Ci sta parlando di immobili oggetto anche di contestazioni e occupazione… L’aria del Magnifico rettore si fa dura: “L’occupazione abusiva di un immobile non abbandonato, ma in via di restauro è un reato. Per questo non ho esitato a compiere con opportuna rapidità quanto dovuto, cioè la segnalazione immediata della notizia criminis alle autorità di competenza. Per esser chiari alle forze di polizia. Tanto più che trattasi di immobili non agibili e come tali privi di ogni forma di sicurezza. Ma anche di servizi igienici eccetera. So che sono stati occupati per un certo tempo da persone con bambini. Di fronte ai rischi di tale situazione prevale l’occhio ai rischi. Comunque affermo decisamente che tutto ciò non può riguardarci. Gli immobili sono stati sottoposti a sequestro giudiziario e le responsabilità ricadono sugli eventuali occupanti. So che c’è ancora qualche studente, ma ripeto i rapporti sono ormai fra occupanti abusivi e autorità giudiziarie”. Ci scusi ma l’ultima è una curiosità. Accetterà la candidatura a sindaco? “Io stesso, forse, sono stato tentato ed ho fornito risposte in un senso e nell’altro. Non è una decisione facile. Ma, come vede, sono molto preso dal mio ruolo di rettore. Vedremo, comunque. Magari solo in futuro”. (Giesse) intervista esclusiva osservatorio altre leggi in approvazione) sulla cosiddetta “Legge mancia“, portando da € 50.000.000 a €150.000.000 il benefit relativo alla parte dell’indennità spettante ad ogni singolo parlamentare eletto nel proprio territorio di competenza. Se è così, non ci resta che da dire: “bravi, bravi bravi…”. Pubblichiamo la fonte: lorenzo [email protected] - https://www.facebook.com/groups/nunteregghepiu/317926091553134/. sconi cadesse, si dimettesse, fosse destituito” ora rimane visibilmente spaesato. Annaspa, parla di tempi, di contraddizioni, ma è lui che si contraddice che va fuori tempo. E’ un cantante stonato. Prima, con una sola nota, stonare era ben difficile. Bersani è fra i primi di una schiera di personaggi il cui job – per dirla all’inglese – era di avversare Berlusconi. Che vada incluso nell’enorme numero dei senza lavoro del lungo stivale? Senza Berlusconi Bersani a secco La Gabanelli ci vuole gabbare C’era da prevederlo. Bersani appare spaesato. Dopo avere detto, per tanti anni, sera per sera che “…occorreva che Berlu- Non gradiamo quelle trasmissioni, come le Iene e come Report, che cercano il male per evidenziarlo a tutti i costi. Le consideriamo una variante ennesima del triste catastrofismo imperante. Un fenomeno, del resto che, come annotiamo spesso (anzi spessissimo) ha radici nella storia e nella cronaca dei secoli passati e recenti. La Gabanelli, nota “eroina” del televisivo Report, è una focosa persecutrice, ma anche ricercatrice del male. Nel mondo esiste anche tanto bene. Fra il male, la Gabanelli include anche il Sud. Quindi la Sicilia. Forse tutto il sud del mondo: chi lo sa? E’ il sud che rischia di affamare il nord? Può darsi, quindi, che la Gabanelli, in sintonia con il suo cognome, come tanti altri nella storia, ci voglia gabbare. In fondo, basta una bi in più… 17 CoStUMe tutt’altro che minimizzare occorrerà prima o poi alzare realmente il tiro sulla mafia Le troppo facili teorie sull’innominabile fenomeno siste da qualche parte quella che, in un E siciliano semi italianizzato abbiamo spesso ribattezzato come la “vero mafia”? Cioè qualcosa di ben diverso da quella criminalità organizzata usualmente indicata come “mafia”, a volte troppo identificata con “il pizzo”, che sarebbe stato inventato a Palermo ed esportato… Sempre restando fedeli a certe affermazioni …a buon mercato. Essendo cresciuti a Palermo, potremmo obiettare che neppure la parola pizzo è locale: si chiamava “a lampa”. Era l’obolo fittiziamente richiesto per tenere accesa la lampada votiva sotto l’altarino rionale con la Madonna, San Giuseppe o …U Signuruzzu. In qualche rione (o mandamento) sopravvive ancora qualcosa di simile. Ma per i palermitani era solo folklore. Perché spesso era minimo, come ancora si viene a sapere che la mano è più pesante con alcuni e meno con altri, in base ad una sorta di …naso. Fra cose serie e meno serie, partono tanti svarioni che oggi ci tocca ascoltare su Palermo e la Sicilia, a partire da certe tradizioni culinarie troppo reinventate, persino stravolte, fino a giungere, appunto a quella parola che ti raccomandano sin da bambino – sempre dalle nostre parti – di non nominare neppure: la mafia, appunto. Se fosse vero che in Sicilia è stata inventata “la meglio mafia”, un po’ come “la meglio gioventù” di televisiva memoria, è certo che, essendo vissuti in Sicilia, anche fuori dalle ristrette stanze di un ufficio a stipendio, dovremmo intendercene un po’… Così, parlando in linea generale, potremmo rispolverare i vecchi insegnamenti. Per esempio quello che l’intero fenomeno somiglia, non tanto ad un film sulla Chicago del proibizionismo, quanto ad un giallo “alla regola”, come si diceva una volta. Di quelli, cioè, in cui il colpevole può essere più facilmente l’ultimo che non il primo che si possa immaginare. Esiste certamente il pizzo, esistono, certamente, personaggi come Riina, Provenzano e gli altri ...patriarchi. E’ grave, anche perché ormai raccoglievano milioni in euro, inquinando il mercato con investimenti leciti o semileciti. Ciò ha persino offeso qualcuno… Esistono anche i prepotenti vincitori dei grandi appalti, che finiscono nella rete della giustizia. Sempre a ragione o qualche volta anche a torto. E chi lo sa? Ma già gli appalti si vincono in molti modi ben poco chiari, pur senza pistole e fucili, pur senza finire così facilmente nella rete... O no? Qualcosa continua a non quadrare. Ma questo ancora è poco. Non è solo questione di termini, di storia, di ricordi d’infanzia, di educazione ed esperienza sicula 18 e non sicula. La mafia c’è ovunque. Non è stata inventata in Sicilia, ha anche altre matrici, altri protagonisti, altre sedi, altri livelli. Allora perché continuano a parlarcene come “quella” mafia che in Sicilia potremmo addirittura “pregiarci” di aver inventato, di aver insegnato. Quasi che gli altri si siano messi sui banchi o potrebbero essere invitati a prendervi posto? Mafia fra storia e filosofia Scrive un commentatore: “…A Milano non c’è più Enrico Cuccia, a Palermo non c’è più Vito Guarrasi”. Più avanti annota che, per quanto pochi lo sappiano, Enrico Cuccia, originario di Piana degli Albanesi, e Vito Guarrasi erano cugini. A parte ciò che si sa di Guarrasi e che noi non vogliamo qui ricordare, si viene a sapere che, aiutante del generale Giuseppe Castellano, fu testimone dell’armistizio di Cassibile con gli anglo - americani. Un caso? A sprazzi, insomma, si intravedono livelli più alti di un fenomeno che non è soltanto locale, né solo atlantico, ma che ha anche una dimensione in senso verticale… Lo stesso avviene quando si spazia fra nomi quali Sindona, Verzotto, Calvi e si annota che anche per quest’ultimo personaggio il caso si chiude con un classico (questa volta): “suicidio fu”. Solo che a pronunziare in perfetta traduzione italiana la frase è una sentenza di tribunale. Sbucano, come da dietro le quinte – ma sempre e solo a tratti – nomi di politici di fama di ogni latitudine e anche colore nazionale, ma anche nomi di cardinali e vescovi se non ancora più su. Ma poi rientrano. Non si dice mai che tutti coloro che appartengono a questa grande iconografia ufficiale e generale sono personaggi che devono necessariamente piacere, direttamente o indirettamente a qualcun altro che sta più su. A qualcuno e persino a qualcosa. E molti, finiti magari giù da un ponte o sotto di esso, oppure ancora crivellati dai colpi di Kalashnikov avevano il torto di aver alzato troppo la cresta, di aver creduto di poter far da soli ciò che non potevano. Finiscono tutti in una sorta di calderone, gangster e politici, corruttori e corrotti, cacciatori di appalti facili, commercianti truffaldi ed estortori. Così diventano loro “la mafia”. E’ facile, troppo facile. Se ne mettono dentro venti un giorno, dieci la settimana dopo, persino trenta dopo un po’. Si mette dentro il capo del “west side”, uomo d’onore, patriarca di massimo rispetto e se ne parla come di un grande successo della lotta contro… Poi si viene a sapere che era al numero “60 e rotti” dei ricercati di una sola provincia. E poi il vero “capo”, a 20 km di distanza era un altro. Si può continuare così per i prossimi decenni? Ma perché in realtà la mafia è imbattibile. Da dove viene realmente questa imbattibilità? Si sa che Guglielmo il Normanno, detto anche il Conquistatore, dopo aver sconfitto nel 1066 nella battaglia di Hastings gli anglo sassoni ed essersi insediato sul trono inglese, abbia rafforzato il trono e lo abbia reso solido, praticamente fino ai giorni nostri, eliminando fisicamente (erano i metodi di allora, ma oggi non ne mancherebbero di più umani) tutti i capi e i caporioni rivali, casa per casa. Si ricorda che in tempi vicinissimi il non eccezionale “potere” della nostra italietta diede un colpo decisivo alle brigate rosse. Da dove viene, invece, la vera imbattibilità del fenomeno che ci interessa? La spiegazione sta probabilmente nelle parole che il giudice Giuseppe Ayala attribuisce con coraggio a Giovanni Falcone pochi giorni prima dell’attentato. Non era insolito, a quanto sembra, che il discorso cadesse sull’implicita domanda riguardante uno stato di paura da parte dell’eroico magistrato palermitano. “Ci troviamo – disse Falcone – di fronte ad un nemico molto forte ed astuto”. Intendeva, nella connotazione della narrazione di Ajala, qualcosa di ben diverso da quelli che furono gli esecutori dell’esplosione che lo uccise e di chi aveva già messo l’esplosivo in spiaggia poco tempo prima. Non, non stiamo cadendo nel male del “ben altrismo”, che consiste nel dire meramente: siamo di fronte a “ben altro” di quel che si dice. Si potrebbe affermare che il capo, cioè chi comanda, è il denaro in sé: un modo per uscire dal problema. Ovvero, come dicemmo con un intellettuale palermitano di cui non vogliamo fare il nome, cercare fra chi manovra denaro senza fare impresa. Ma qui bisogna riflettere sul legame di parentela che legava i due capi mafia (se lo erano come sembra) di cui parlavamo all’inizio. L’errore è che non di parentela si tratta, ma di altro, di un legame più stretto nella parola e più vasto come raggio d’azione. Va oltre l’oceano e si estende anche in modo verticale. Scaramacai CoStUMe i chiari giudizi di Magdi Allam sui nostri mali sociali e morali Crescere ed educare oggi in europa a sfida dei valori oltre la crisi è L stato il titolo di un convegno tenutosi a Torino con l’eccezionale partecipazione dell’Onorevole europeo Magdi Cristiano Allam. All’inizio dei lavori, e prima della relazione, sono intervenuti Enza Furnari, consigliere di circoscrizione, Roberto Tentoni consigliere regionale e l’architetto Sergio Capogreco. Nei loro interventi hanno sottolineato l’importanza e l’attualità del tema soffermandosi, in particolare, sulla crisi dei valori, sulle problematiche dell’integrazione, sui valori del cristianesimo oggi, più di ieri, messi in pericolo. Hanno, in sintesi, citato l’importanza e l’impegno profuso del deputato europeo Magdi Cristiano Allam, come presidente del movimento politico “Io amo l’Italia” fondato nel novembre del 2009, le sue opere che hanno dato, e continuano a dare, un notevole contributo alla causa dei Cristiani, alla società e ai suoi fidati lettori. E’ intervenuto, nella veste di consigliere regionale e “presidente Associazione per il Tibet e diritti umani”, Giampiero Leo da sempre impegnato in politica a difesa dei valori cristiani, ha ringraziato Allam sia per l’interessante iniziativa, sia per l’impegno profuso. Prende la parola Magdi Allam parlando di sé: “ho studiato presso il collegio cattolico delle suore comboniane al Cairo, dal 1962 fino al 1970 ho frequentato il collegio salesiano guidato da Don Carlo Moroni. Appreso la lingua italiana ho acquistato familiarità con la cultura italiana e occidentale e la religione cattolica, pur non essendo battezzato. Mi sono laureato all’Università La Sapienza di Roma in sociologia. Il 22 marzo 2008, durante la Veglia pasquale ho ricevuto il Battesimo, la Cresima e l’Eucarestia in San Pietro da papa Benedetto XVI, abbandonando l’Islam”. Con la conversione, Allam ha preso il nome di Cristiano. Già nel libro Grazie Gesù ha preso l’abitudine di firmarsi come Magdi Cristiano Allam. Dopo una breve analisi sull’islamismo ha evidenziato: “al di là della contingenza che registra il sopravvento del fenomeno degli estremisti e del terrorismo islamico a livello mondiale, la radice del male è insita in un islam che è fisiologicamente violento e storicamente conflittuale”. Entrando nel merito del convegno afferma: “oggi esiste un’emergenza educativa in particolare per i giovani, una deriva etica che sta inquinando le radici giudaico-cristiane dell’Europa, rendendola terra di conquista per altre culture e religioni forti”. In Europa Cristiana Libera (il suo libro – edito da Mondadori – che è anche il nome di un movimento politico culturale) Allam chiama a raccolta tutti gli uomini di buona volontà per difendere i principi non negoziabili che sostanziano la nostra civiltà. MAGDI CRISTIANO ALLAM, di recente ospite al’Ars, si fece particolarmente conoscere dal grosso pubblico come uno dei più chiari, incisivi e corretti commentatori di quanto accadeva in Iraq durante i drammatici fatti della guerra fra l’occidente e Saddam. Adesso, che ha sospeso l’attività giornalistica, è comunque fra i principali commentatori in grado di inquadrare le reali interrelazioni storiche e culturali fra le tre religioni “Abramiche”, che cioè hanno in comune la figura di Abramo, patriarca del Cristianesimo, dell’Ebraismo e dell’Islam. Che cosa c’è oggi in comune fra le tre fedi? Come è possibile una convivenza, una conciliazione? La pace? Allam è, probabilmente, uno dei tanti personaggi che viene sottovalutato… (D.) Egli sostiene che l’educatore debba ripartire da un percorso interiore e affidarsi alla ragione: “Verità e Libertà, Fede e Ragione, Valori e Regole”, contro i pericoli che la insidiano all’interno. Fra questi, il nichilismo, cioè la negazione di ogni valore; il materialismo e il consumismo, che hanno portato alla “cosificazione” della persona e della vita stessa; il relativismo, che pone sullo stesso piano di verità tutte le confessioni e tutte le ideologie; il laicismo, che rifiuta la presenza della religione e della spiritualità nell’ambito della sfera pubblica. Ma anche il buonismo, che immagina il rapporto con l’altro solo in termini di arrendevolezza e acquiescenza, e il multiculturalismo, ovvero l’illusione che si possa gestire una comunità di persone appartenenti a culture, fedi ed etnie diverse senza un collante identitario, limitandosi a elargire a piene mani diritti e libertà L’obiettivo della nuova missione cui Allam ha scelto di dedicare la propria vita ha la chiarezza e la semplicità dei grandi sogni, come un’Europa che ridefinisca eticamente il proprio modello di convivenza sociale e culturale, sulle basi di valori e regole che salvaguardano il bene comune e l’interesse fondante, basato sul rispetto dei diritti e l’ottemperanza dei doveri, sul godimento della libertà, sull’adesione alla democrazia sostanziale, su una spiritualità condivisa, sulla partecipazione alla costruzione di un futuro migliore per tutti, senza alcuna ec- cezione e discriminazione. Infine, inevitabile, un doloroso riferimento a quanto riguarda i Copti Cristiani sotto attacco nel mondo islamico. Il 9 ottobre al Cairo c’è stato un attacco da parte dell’esercito in cui sono morti più di 38 cristiani, alcuni dei loro corpi sono stati gettati nel Nilo, ma anche le Chiese cristiane in Egitto sono luoghi di violenza, di assalti e di distruzione da parte dell’esercito. “Allam sostiene che il problema è politico e va affrontato come tale, mentre in merito ai cospicui finanziamenti, i nostri governanti devono avere il coraggio di subordinarli all’attuazione di maggiore libertà civile, religiosa e sicurezza nel paese beneficiario”. Promuovere una società che abbia un profondo senso di fiducia nei valori religiosi e umani e sia caratterizzata da un reciproco rispetto di tutti i suoi componenti con uguali diritti e doveri e che l’appartenenza religiosa non sia una discriminante tra i suoi cittadini. “Condivido l’idea – afferma Allan – che l’Occidente inizi a concedere crediti a certe condizioni che possono spaziare dallo scambio tecnologico alla cultura, ma anche di subordinare finanziamenti e protocolli internazionali in corso di stipula a certi criteri culturali e di reciprocità”. La serata ha riscosso un notevole successo e consentito ai presenti di fare delle domande, fra le tante una che condividiamo: “Allam perché i media la ignorano?” da Roma Antonino Calandra 19 PoLitiCA Sottoscritto l’accordo da Francesco Cascio e Valere Gabriel eteka-Yemet Scatta la cooperazione fra la Sicilia e la regione Likouala empre più solido il ponte che lega la S Sicilia e i paesi dell’Africa. La cooperazione nel quadro dei programmi di sviluppo indirizzati a migliorare le condizioni di vita delle popolazioni del Dipartimento, compresi i popoli autoctoni, è ora al centro del protocollo firmato a Palazzo dei Normanni, tra l’Assemblea Regionale Siciliana ed il Consiglio Dipartimentale della Regione Likouala nella Repubblica del Congo. L’Accordo ha per oggetto l’istituzione e la promozione di cooperazioni multiformi e di scambio sulla base dei principi di uguaglianza e vantaggio reciproco e si concentrerà sullo sviluppo delle seguenti aree: salute, ambiente, turismo, formazione, educazione, cultura, economia e sport. Il protocollo prevede che, al fine di valutare la collaborazione, le Parti istituiscano una Commissione di controllo e coordinamento composta da tre rappresentanti di ciascuna istituzione e coopresieduta dai Presidenti del Consiglio Dipartimentale della regione Likouala e dell’Assemblea Regionale Siciliana. La Commissione si riunirà in base alle risorse, una volta all’anno, alternativamente in una e nell’altra nazione e durante le riunioni potrà fare ricorso a risorse di personale per i settori. Le parti potranno inoltre stabilire, di comune accordo, un piano di lavoro; determinare la durata di validità del programma; incoraggiare incontri tecnici; favorire scambi di esperti per agevolare la realizzazione del programma stesso. Riguardo ai finanziamenti, l’Accordo dispone che le parti si attivino per mobilitare le risorse necessarie per la realizzazione dei progetti selezionati e le indicazioni relative all’inventario, alla qualità ed ai costi del materiale e delle prestazioni dei servizi saranno oggetto di successivi accordi tra le parti stesse e di contratti con gli organismi a cui è demandata la realizzazione del progetto. Per gli scambi delle delegazioni, ciascuna parte si farà carico delle proprie spese di viaggio. Il paese ospitante si farà carico delle spese relative all’organizzazione, al trasporto interno ed al soggiorno della delegazione invitata nell’ambito del presente Accordo. 20 Gli attori principali del protocollo, altresì, circa la proprietà intellettuale, assicurano la protezione della stessa nel quadro dell’Accordo e di rispettivi accordi per la realizzazione. Le eventuali controversie derivanti dall’interpretazione e dall’applicazione del protocollo saranno regolate amichevolmente o, in caso contrario, secondo la giurisdizione competente di una o dell’altra Nazione. L’Accordo avrà la durata di 3 anni. E’ rinnovabile tacitamente, salvo richiesta scritta di una delle parti, che dovrà essere no- ca del Congo, Sara Garofano, Rappresentante del Centro Studi Salvo D’Acquisto (Cesd) impegnato per la costruzione di un centro per la cura della malnutrizione all’interno della foresta equatoriale. Valere Gabriel Eteka-Yemet, Presidente del Consiglio Dipartimentale di Likouala ha evidenziato che: “L’accordo nasce dalla consapevolezza che è necessaria un’azione congiunta nell’ambito della cooperazione decentralizzata con scambi di esperienze in favore di uno sviluppo durevole, perciò esso si muove in linea con la volon- tificata 6 mesi prima della scadenza dell’Accordo stesso. La scadenza di validità del protocollo non concerne la prosecuzione dell’esecuzione di contratti non ancora completati o di altre convenzioni concluse a titolo dello stesso durante la sua validità, salvo nel caso in cui le parti convengono diversamente. Il presente Accordo può essere rivisto e modificato di comune accordo tra i soggetti firmatari ed entra in vigore dopo la firma delle due Parti. Le procedure di approvazione saranno conformi alla legislazione di una e dell’altra Nazione. All’incontro erano presenti oltre a Valere Gabriel Eteka-Yemet, Presidente del Consiglio Dipartimentale di Likouala; Rino Martinez, Presidente di “Ali per Volare Onlus”; Angelo Travaglini, ex Ambasciatore italiano presso la Repubbli- tà di promuovere e rafforzare le relazioni amichevoli già esistenti tra le popolazioni del Congo e quelle d’Italia”. Il Presidente dell’Ars, Francesco Cascio, ha detto: “Questo protocollo, in conformità con la legislazione di Stato e gli accordi internazionali esistenti risponde alla necessità di portare un effettivo contributo allo sviluppo costante ed armonioso della cooperazione tra le due istituzioni decentrate e rinsalda l’intesa sviluppatasi nell’ambito dei diversi incontri e delle azioni già intraprese dalle parti che hanno consentito una migliore conoscenza delle rispettive comunità e l’identificazione puntuale delle aree di cooperazione”. Una sinergia importante dunque – come altre del genere – anche perché nate al di fuori da specifici indirizzi provenienti dall’Europa. PoLitiCA e’ quello di Monti che non guarda ai week end ma è un campione nelle forzature il governo della domenica sera a vecchia saggezza insegnava a diffiL dare di chi “non conosce” orari né feste per concludere i propri affari. Uno dei primari insegnamenti biblici. La fretta imposta da chi ti propone un affare è un brutto segno: così dicevano i nonni. La seguente esortazione era: diffida. Da qui la fretta con cui è stato “dimesso” il governo Berlusconi e come è stata impedita ogni attività di normale amministrazione. Il contrario esatto di quanto avvenne quando cadde Prodi, che proseguì per lunghe settimane anche nelle missioni all’estero… La gragnola di nuove imposte, di aumenti e i risparmi sui servizi primari imposti da Monti e dai suoi “tecnici” sono solo l’inizio. L’aumento dell’Iva al 23% è già una tortura, perché costringe ad un conteggio difficile tanti piccoli operatori che dovranno portare la calcolatrice appresso. In realtà ad ostacolare e scoraggiare il commercio e le transazioni era già l’esosità del 20%. In pratica lo stato esige una “provvigione” doppia rispetto a quella media di un buon rappresentante. La riscuote subito, senza il cosiddetto “star del credere”. Cioè la cifra si dà subito per riscossa al momento dell’emissione della fattura. Allo scadere del mese o del trimestre, massimo dell’anno per i professionisti, con la sola eccezione delle forniture alla Stato, l’iva va versata indipendentemente dall’avvenuto pagamento della fattura. Chi opera si trova spesso – quindi – a pagare l’Iva laddove ha perduto anche il capitale, fino a data da destinare. L’Iva in più è solo teoricamente recuperabile, ma occorrono anni (l’espletamento di ogni fase di giudizio per il recupero). Ecco perché commerciare o produrre in Italia – già sol per questo – è pazzia. Ecco perché …evadono tutti indistintamente ogni volta che possono. Anche per le tante spese difficilmente documentabili o neppure riconosciute dalla legge, sarebbe impossibile fare il contrario. Ma passiamo ai nuovi …provvedimenti. L’Ici è già un’imposta patrimoniale e, quindi, altamente incostituzionale (le imposte dovrebbero riguardare il reddito, non la ricchezza in astratto). In casi di particolari disastri (il Polesine) si può ammettere un prelievo sul patrimonio. Ma un “periodico” prelievo su tutto il patrimonio privato nazionale è già la tassa di successione! Il governo Berlusconi l’aveva abolita e venne reintrodotta da Prodi, ma non prima di “donare” i beni ai figli. Anche la donazione in vita ai figli va soggetta a tasse analoghe alla “successione”. Le pensioni di anzianità si trasformano adesso in pensioni di …vecchiaia. Termina un sogno nato ai tempi di Benito Mussolini. Il governo fascista, dati anche i sentimenti “ex socialisti” del duce, introdusse buonuscita (tfr) e pensioni dignitose per tutti. Per questo l’Italia è stato un paese pilota nel mondo ed ha mantenuto a lungo trattamenti pensionistici buoni, che poi, negli anni ’60, ’70 e seguenti sono degenerati in normative assurde come le pensioni baby, i prepensionamenti, gli scivoli. Ci voleva poco o niente per capire che era troppo. Si sono coltivati, anzi fomentati, sogni impossibili. L’imposta sulla benzina, che supera il reale prezzo di essa, è pari per iniquità alla doppia imposta sulla corrente elettrica. Lo Stato tassa l’energia da dovunque provenga e per qualunque uso si adoperi (anche per lavorare), strozzando in pari misura poveri e ricchi, chi lavora e chi si diverte. Tali imposte sono odiose quanto la tassa sul macinato di Quintino Sella che, “grazie ad essa” sanò per l’ultima volta il bilancio nazionale, col risultato di innescare una crisi economica che riportò anche il bilancio sotto il pareggio per oltre un secolo a seguire. Tutto ciò ha ancora poco a che vedere con il peggio che ci si può attendere dal governo Monti, come “uomo” dell’establishment bancario, dei poteri fortissimi. Ci vuol poco a far contenta l’insaziabile Ue tassando i cittadini e tagliando i servizi. Berlusconi non lo faceva altrettanto e non lo avrebbe fatto, anche perché aveva un’opposizione. Qui l’ex opposizione è perfettamente in linea con Monti. Fa il tifo per lui. Anch’essa ha sempre rappresentato e difeso – di fatto – i poteri fortissimi, gli interessi primari delle banche. Queste, lo ripetiamo da sempre, sono già messe in condizione di non aver più bisogno di “fare il loro mestiere”, perché infiniti guadagni sono loro assicurati al di fuori del cosiddetto “interesse” che dovrebbe essere il principale introito. Ciò storicamente imponeva alle banche di prestare il denaro, ma anche di pagarlo bene ai risparmiatori. Fateci caso che, da quando c’è l’Ue, questo gioco secolare si è interrotto. Non c’è fra noi nessuno che non sia “europeista”, ma sinceramente avevamo sognato un’Europa che era tutta un’altra cosa. Quelli del valore aggiunto Forse non tutti sanno che cosa significhi valore aggiunto. Perciò ne azzardiamo subito una definizione. Si tratta dell’aumento di valore di una merce che passa attraverso le mani di un commerciante o di un’azienda di trasformazione, fra l’acquisto e la vendita. Il valore aggiunto è massimo, di regola, nelle aziende di trasformazione, che aggiungono alle materie prime mano d’opera, idea costruttiva, lavoro d’impresa e trasformano materiali grezzi in oggetti e manufatti. Per quanto questo secondo caso possa rappresentare una “stella” per la realtà sociale, in ambedue le situazioni, anche per i commercianti o le grosse aziende di distribuzione (tutti assolvono ad una funzione e aggiungono abilità al proprio lavoro), il valore aggiunto è prezioso per la società, cioè, sia per lo stato, sia per la comunità. Lo stato impone sul valore aggiunto l’Iva, uno dei primissimi introiti fiscali. Questa imposta venne introdotta dai francesi come “taxe sur la valeur adjouté” e poi accolta negli altri ordinamenti moderni. In Italia sostituì l’Ige (imposta generale sulle entrate). Ma l’Iva è una partita di giro e si ripercuote, in effetti, per intero solo sul consumatore finale, che è chiamato contribuente reale, mentre l’operatore è solo... percosso. In realtà danneggia anche l’operatore (contribuente apparente) per ciò che scriviamo nell’articolo accanto (vedi Iva mai riscossa e versata). Ma è chiaro che l’aumento dell’iva equivale ad un immediato aumento dei prezzi al consumo. E’ – quindi – un disastro per tutto il popolo, ostacola poi il consumo e, quindi, la produzione e lo sviluppo. Il valore aggiunto di per sé, a prescindere dalla tassa, rappresenta un attimo dorato per la società. Crea occupazione, perché segue la produzione di ricchezza ed equivale, infine, anche al profitto. Un chiaro errore di tanti decenni è stato evidentemente quello di “demonizzare il valore aggiunto ed il profitto”. 21 PALerMo A CoSe dA book rieccoci al “t ul “toto sindaco” di Palermo gli inS glesi scatenerebbero una ridda di scommesse. La situazione è più ingarbugliata che mai e, invece di semplificarsi, si complica. A dispetto dei tanti problemi del Comune e della Città, ma anche di fronte agli impegnativi programmi (si veda in questo numero il masterplan per “cambiare Palermo in 7 mosse” a pag. 26-27) la poltrona di Diego Cammarata è decisamente ambita. Non dimentichiamo che Palermo è la quinta città italiana, dopo aver superato Genova. A complicare i giochi interviene l’arrivo del gover no Monti, con le storiche opposizioni almeno formalmente attestate sulla medesima barricata, allo sventolio di una sorta di bandiera iridata. E tutti speriamo che non lo stendano definitivamente al tappeto, ricordando il detto “l’operazione che …è perfettamente riuscita, ma il malato è morto”. Più che mai – oggi – si distingue fra le due realtà: le casse dello stato e quelle dei cittadini. Ma quali coalizioni formare nelle città, quando a Roma tutti siedono (come non mai) allo stesso tavolo e …neppure si insultano più? Marianna Caronia è l’ultima arrivata nell’agone ma la prima a mettere su una campagna da brivido.E’ fra quelli che dice “io corro da sola” e lo fa subito con cartelloni ben solidi per resistere mesi. Il Pdl la redarguisce subito, ma lei risponde che prende ordini solo dal proprio partito (Pid) dal quale non giunge alcun veto. Parte dal web e “promette” di girare il centro e le periferie in camper. Non è la prima, ma c’è da giurare che lo farà. Il papà la sponsorizza sempre, ma lei, oggi onorevole e vicesindaco con l’onta di una defenestrazione (in tronco da Cammarata) coniuga la massima “cosa farò da grande”. La corsa a sindaco promette così di essere l’esaltazione delle quote rosa, perché è noto come si sia tanto parlato di Simona Vicari e di Rita Borsellino. Ecco 3 nomi rosa da bookmaker. Ma andiamo con ordine. Simona Vicari a Cefalù ha dimostrato per 10 anni di avere …i pantaloni. Ma non è un personaggio facile. Ha le carte in regola per fare poi non più il cavallo da corsa, ma l’auriga del ben difficile cocchio cittadino. Una carrozza dai molti cavalli e le cui ruote cigolano. Dovrà passare dal carpentiere, dal carrozziere e dal maniscalco a ferrare i cavalli. E’ di quelli che sanno sfidare la burocrazia, come si è vantato di aver 22 Simona Vicari Roberto Lagalla Leoluca Orlando Rita Borsellino dovuto e saputo fare Nino Bevilacqua per risanare il Castello e la Cala. A Palermo, in Italia e in Sicilia, chi si ferma è perduto. Soprattutto davanti ad un burocrate. E ripetiamo che Zamparini al Politeama non disse che i politici (oggi) sono fra gli artefici della burocrazia, bensì che sono anche loro (ormai) fra le vittime. Dopo aver tanto parlato di Simona negli anni, non possiamo nascondere – essendo negati per tirar sassi e nascondere la mano – di considerarla il miglior candidato di Palermoparla. Ma la Vicari, di fronte al disordine generale del momento, non è realmente facile a decidersi… Rita Borsellino, in contrasto con il ricordo del compianto fratello – indimen- ticabile eroe dell’anti mafia – che simpatizzava apertamente per il Msi e An, crea dubbi sotto vari profili, ma non sul fatto che sia di sinistra o meglio ancora del Pd. Anzi, di Bersani, che per il momento l’aveva spedita nel comodo Olimpo dell’Ue. Ha accettato, dicendo democraticamente: “mi candido alle primarie del partito”. Certa di vincerle. Ma Rita ha un “difetto di fabbrica” perché non vuole aprire al Terzo polo ed ha, inoltre, un grande avversario in Leoluca Orlando (Idv). E Cracolici avanza dubbi… In realtà, nella bagarre del solo centro sinistra, è fra 7 candidati. Eccoli: Leoluca Orlando, Davide Faraone, Antonella Monastra, Fabrizio Ferrandelli, Ninni Terminelli, Riccardo Nuti, Nadia Spal- PALerMo kMAker SoNo toto sindaco” Marianna Caronia Alberto Campagna Antonella Monastra Davide Faraone litta. Su questo fronte gira una massima che è stata definita pericolosa: “…c’u casinu chi fici Cammarata vincemu sicuru”. Sarà… Leoluca Orlando è fra quelli del “vincemu sicuru”, ma, se ricordate, lo era anche 5 anni fa, quando, dopo la sonora sconfitta alle regionali, subì la sonora sconfitta al Comune dal vituperato “amico” Diego. Ora fa ferro e fuoco contro le scelte del Pd e della Borsellino, che non accettano di unirsi a lui nella guerra santa per …salvare Paler mo dalle mani del centro destra. Fu lui, però, a lasciare i pozzi avvelenati degli Lsu, della Gesip e dell’Amat. Quando a Roma lasciavano alla destra un’Italia che doveva già badare al bilancio, alle pensioni e alla disoccupazione, ma forniva da 1 mese le medicine gratis a tutti coloro che transitavano davanti a una farmacia. Eccoci con Monti di guai a Roma e pure a Palermo, ma quando nacquero? Davide Faraone è indicato da molti come il candidato ideale: chi crede nell’importanza dell’anagrafe, chi lo ha visto correre in lungo e in largo per Palermo, dicendo peste e corna di errori e difetti. Si potrebbe dirgli che criticare è facile, ma non vogliamo farlo. Da candidato, la sua massima sarebbe del tipo: no pasaran. Ma potrebbe trattarsi di un’ennesima Maginot. Passarono, passarono… Fabrizio Ferrandelli ha per il momento una sorta di condanna: di essere sovrapposto e a volte confuso con il più importante Faraone. Ci scusi l’interes- sato, ma stiamo un po’ scherzando: è “il Faraone dei poveri”, ma è ben più aggressivo: uno di sinistra senza le sfumature politiche del citato Davide. Anche sul fronte liberale, però, le divisioni non mancano. Senza chiarezza a Roma, ripetiamo, come trovarne a Palermo? In Sicilia si dovrà, ancora una volta, inventare. E se fosse poi Roma – di nuovo – a copiarci? Roberto Lagalla è certamente un personaggio di grande caratura e valore. Ma chiamarlo a sindaco significherebbe toglierlo dall’Università, dove sta facendo cose egregie. Lo stesso avvenne con la sanità siciliana. E’ il tipico personaggio che va soggetto in Sicilia a vistosi “promoveatur ut amoveatur”. Perché chi fa bene, nell’Isola, è da sempre un personaggio difficile, scomodo. Può succedergli di tutto, dalla a alla zeta. Alla sanità siciliana si era parlato del “provvido” avvento di Russo, ma si è visto quel che ha combinato il più contestato assessore di Lombardo (ma fra i più amati da lui). Francesco Cascio lo ha addirittura invitato a dimettersi, interrompendo il suo tono “super partes”. Lagalla è un apolitico di area Pid: potrebbe essere lui a far convergere due forze decisive… Carmelo Scoma è lo scontento della situazione. Studia da sindaco sin da ragazzo, quando lo era suo papà. E fu stimato. E’ lui stesso una macchina da voti potente. Perché lo hanno messo di lato? Questa la domanda che si pone. Perché collabori dovranno promettergli qualcosa… Tommaso Dragotto potrebbe essere l’outsider della situazione. Lui si professa apartitico, ma si ricordano le sue vecchie simpatie per gli ambienti di An. Assicura che vuole pensare solo ai problemi della città e riscattarla dallo storico torpore. Progetti alla mano, sarebbe un manager al servizio della comunità. Una strana proposta viene dal fungibile Alberto Campagna che si atteggia, come …più politico dei politici: perché non fare un sindaco “di tutti”? Un Monti palermitano, insomma. D’altronde si è fatto anche il nome niente (popò) di meno che di Massimo Russo. Frattanto, c’è chi spera ancora nelle dimissioni di Cammarata: i fondi per pagare i dipendenti Gesip basteranno fino a febbraio e Diego non potrà tornare da Roma con la valigia piena. Non c’è più Berlusconi. Scaramacai 23 SCieNzA Sì all’ecologia ma no agli ecologisti ideologici il peggio che si ascolta sul clima l peggio che si ascolta sul clima sono le Iclima parole di chi “dà per scontato” che il …stia cambiando. C’è da chiedersi anzitutto in che senso e da quando stia cambiando. Sembra che un trentenne di oggi possa essere in grado di affermare che il tempo non sia più quello di quando era …più giovane. Che non ci siano più le mezze stagioni sentiamo dirlo da quando eravamo bambini (noi che oggi di anni ne abbiano 60 e più). All’inizio fu l’atomica: a Hiroshima e Nagasaky erano scoppiate quelle atroci della guerra. Poi seguirono a grappolo, ovunque, gli esperimenti: Si dicevano – più o meno – le stesse cose di oggi. Ma è allucinante con quale identica sicurezza si incolpino oggi le emissioni. Con cui si plaude al protocollo di Kioto, ignorando che proprio nel protocollo si plaude al nucleare, che oggi chi ne parla come la panacea, invece, ripudia. Antonio Zichichi e la stessa Margherita Hack, che da due opposte visioni della politica e della religione sono favorevoli al nucleare non hanno voce in capitolo. Sul clima la voce di un fisico insigne come Franco Prodi, uno dei fratelli di Romano, viene messa a tacere, contestata, avvilita e calunniata. E’ stato notato come dalle voci sul “surriscaldamento climatico” si sia passati (abilmente?) alla voce mutamento climatici. Ciò è avvenuto quando si è vista la neve dappertutto. Si è visto, come ha pubblicizzato Prodi, che il polo sud ha più ghiaccio che mai e come il polo nord non ha mai avuto tanta superficie ghiacciata. Ma la tv continua a far vedere ghiacci che cascano: riprese facilissime da effettuare in estate al nord e in inverno al sud. Perché si può mentire con l’obiettivo quanto con la parola e gli scritti. Per dimostrare che i catastrofisti del clima non sono nemmeno scienziati, ma semplici mentitori basta un ragionamento tecnico di livello men che liceale: i cambiamenti climatici, le trasformazioni dello stesso Mediterraneo dalle glaciazioni alle tropicalizzazioni sono dell’ordine di varie centinaia di migliaia di anni (400-600 mila anni). Se il cambiamento climatico si constatasse nell’arco di poche decine di anni, cioè di quelle di cui abbiamo testimonianza nella nostra vita e testimonianza verta nella stessa storia scritta (cioè dall’avvento della scrittura) saremmo belli e fritti. Chi scrive sa che compra e indossa i pantaloni di gabardine e mette di lato quelli di lana il 10 maggio per il compleanno da quand’era ragazzino: nulla è cambiato nelle stagioni. L’unica mezza stagione è da sempre l’autunno, almeno dalle nostre parti. E’ preoccupante che cosa siano capaci di dire gli ecologisti viscerali e ideologici, spinti da chi ha interessi economici per 24 mandare avanti “roba” come le pale eoliche e gli stessi pannelli solari. Quanto a questi ultimi, fra i tanti giudizi, ne basti uno storico: la Francia è stata una nazione pilota per i pannelli solari e poi ha riempito il proprio territorio di centrali nucleari. Le uniche buone notizie sono quelle delle sconfitte degli ecologisti ideologici ai referendum, come è appena avvenuto in Germania per una stazione ferroviaria sotterranea… Come si spera avvenga per i no tav e i no ponte, nemici del progresso e, quindi, dell’umanità. Quanto a Kioto, vorremmo essere smentiti quando affermiamo ciò che ci hanno più volte detto le persone che giudichiamo sincere nel mondo della tecnica: 50 scienziati di Kioto ne tengono sotto scac- co gli altri 500 in giro per il mondo, tacciandoli di cattiveria e corruzione. La verità è l’esatto contrario. Un altro supposto “mostro” è la sovrappopolazione: “siamo 7 miliardi”, ma le previsioni operate nell’800 erano – ad oggi – di 250 miliardi. Da qui la previsione da parte degli ecologisti ideologici di allora che, oltre il 2000 sarebbe mancato …lo spazio per stare in piedi. Tale previsione, come altre di tanti improvvisati futurologi, aveva la sola scientificità della loro immaginazione. Ovvero, essi commettevano un errore preciso: facevano un calcolo aritmetico che non teneva conto di varianti del fenomeno. Per esempio, di tipo sociologico, tecnico e scientifico: varie, numerose e foriere di numerose interrelazioni. Infine in questi giorni in Sud Africa abbiamo assistito al... festival delle associazioni internazionali che chiaramente “ci guadagnano” su. Vorremmo, infine, chiedere alla Fao che cosa c’entra mai la quantità di cibo del 2050 con le emissioni. La Fao è uno dei tanti enti internazionali e nazionali di cui il minimo che si possa dire è che abbiano fallito i loro obiettivi. Se l’Africa e altre zone del mondo oggi hanno fame, nonostante tanta potenziale ricchezza (magari ci fossero le emissioni…) ciò è da ascrivere anche alla Fao. O no? Quanto all’energia, l’idrogeno (ma è difficile estrarlo dall’acqua) risolverebbe (assieme al nucleare) il problema. E’ ovunque, per cui è noto l’aforisma: i due elementi più abbondanti in natura sono l’idrogeno e la stupidità. (D.) sPeciale di Germano Scargiali Basta un giorno per cambiare Palermo in sette “mosse” e un “masterplan” Una mattina al Politeama per ridisegnare la città moderna n giorno simbolico è U quel che basta per migliorare una città in cui l’inerzia sembra essere, da sempre, la regola predominante. E’ il capoluogo dell’Isola del “tutto cambi, perché tutto resti com’è”. Invece, il mega progetto presentato in un’inebriante mattinata al Teatro Politeama da Confindustria Palermo, presieduta da Alessandro Albanese, mostra come, ricorrendo ad architetti all’avanguardia e adoperando mezzi moderni, si possa trasformare in poco tempo non solo il volto, ma anche la funzionalità del centro abitato che da qualche millennio sorge nel fondo della osannata Conca d’Oro, un angolo che il Signore e la natura hanno certo benedetto e che si trova da anni immerso fra tanti problemi, in parte legati alla stessa crescita. Ora tutto fa parte di un master plan La nuova sistemazione della rete stradale, finalmente postasi concretamente il problema del collegamento trasversale fra le zone della città a monte e a mare, a nord e a sud del territorio, sembra essere la parte più ghiotta, il “sogno bello e possibile” di quanto è stato presentato al Politeama. Ma più che mai è stata una mattinata dei “molti spettacoli” come dice lo stesso nome della grande struttura teatrale. Il maggiore è stato indicato nel “progetto Zamparini” per il nuovo stadio calcistico, che è riduttivo chiamare così, poichè si tratta di un centro sportivo polivalente e di immediata fruibilità. Il presidente rosanero giura: “lo realizzeremo in 6 mesi”. Sei o 12 che siano tali mesi, come qualcuno lo ha ammonito (...lei rimane un furlan, lasci dire ai palermitani...), sarà un miracolo. Zamparini ha anche indicato nel “mostro burocratico” il male del paese, facendo salva in gran parte la stessa classe politica, che non sarebbe un ostacolo tale da “fare la differenza” e non accen- 26 Alessandro Albanese nando al male della malavita organizzata. Argomentazioni scelte sicuramente con una certa attenzione da uno Zamparini che ha cercato di presentare il proprio volto più pacato e razionale. Ma sul tema complesso della giornata speriamo di far presto ritorno. Il primo uomo politico a parlare del Master plan nel corso della mattinata è stato il presidente dell’Assemblea regionale siciliana Francesco Cascio, che è fra i primissimi a supportare quanto ideato e portato avanti da Alessandro Albanese, il giovane imprenditore che, dopo aver guidato le Asi di Palermo (Termini e Carini), è il presidente di Confindustria sempre nel capoluogo. Le aree individuate e da recuperare sono lo Zen (dove dovrebbe sorgere il nuovo stadio), la Fiera del Mediterraneo (che potrebbe essere trasformata in centro congressi e shopping), il Mercato ortofrutticolo (cittadella della scienza e della tecnica), il Mercato ittico (potrebbe sorgervi un acquario), i Capannoni della Zisa (diventerebbero un nucleo della cultura e della cinematografia), l’area Palagonia (potrebbe sorgervi un urban center-auditorium), la grande area verde adiacente denominata piazzale Einstein (uno Zenit). Ai fini del progetto è previsto un investimento di 500 milioni di euro che servirà a riqualificare un’area complessiva stimata in 3.700.000 metri quadrati. Alessandro Albanese spera di riuscire a coinvolgere finanziatori esteri che Sul Masterplan l’assessore Gaetano Armao, permitano doc, ha dimostrato vivo interesse.“Occorre, dopo i cronici ritardi, che Palermo riparta con energia, coraggio e determinazione. Complimenti ad Albanese per i progetti di Confindustria Palermo, che valorizzano aree pubbliche oggi in abbandono ed attivano forme di partenariato pubblico-privato e ingenti investimenti”. A tali progetti credo vadano aggiunti il parco e il museo della memoria e della legalità a Fondo Uditore e il Centro direzionale della Regione a Fondo Luparello, con la correlata bretella che sposterà a monte della circonvallazione il traffico extraurbano. Su di essi lavorano da tempo Regione, Provincia e Comune”. La simulazione del nuovo stadio sPeciale vogliano investire nella nostra terra. “E’ già pronto un atto deliberativo – ha affermato il presidente della Regione Lombardo, intervenendo alla presentazione – che ci consentirà di dichiarare di interesse regionale infrastrutture strategiche come quelle presentate dal master plan”. Ecco alcune anticipazioni: La trasformazione delle aree non può avvenire se non lungo il solco scavato da alcune priorità fondamentali: la privatizzazione delle utilities, la razionalizzazione della spesa per i servizi pubblici e il miglioramento dell’efficienza dei servizi, il recupero delle periferie, il rispetto imprescindibile dei principi di legalità, l’esaltazione del nostro primo valore aggiunto, che sono i giovani. Ecco perché lunedì prossimo saranno affrontati i nodi più delicati del rilancio della città e Confindustria Palermo presenterà le proprie proposte operative in tema di liberalizzazioni, ambiente, periferie, legalità, giovani, fiscalità di vantaggio. Solo attraverso queste direttive principali, sarà possibile realizzare le proposte tecniche contenute nel masterplan. Le zone nevralgiche del documento saranno sviluppate attraverso la realizzazione di un manufatto, di un’area verde e di una grossa “infrastruttura commerciale” che ne garantisca la vitalità costante. Confindustria Palermo si è rivolta – per la redazione materiale del masterplan – all’architetto Gianluca Peluffo, che ha lavorato al masterplan di Marsiglia. La città francese ha ritrovato una nuova identità proprio attraverso un piano strategico e gli investitori, che saranno presenti e racconteranno la testimonianza marsigliese lunedì al Politeama. Varie critiche sono, però, state sollevate da parte degli architetti palermitani, della loro associazione e, in particolare, da Iano Monaco perché nel progetto non è stato coinvolto alcun professionista palermitano. Ma occorre aggiungere “sinora”, perché si sa anche che, per i piani particolareggiati e la fase esecutiva dei sette interventi architetti e loro collaboratori locali saranno coinvolti, né potrebbe essere differentemente. il PR portuale passa al comune Palermo ha finalmente lo strumento già bloccato a Palazzo delle aquile per un parere obbligatorio anche se non vincolante inquecento milioni di euro è il valore comC plessivo che si muove attorno all’avvenuta approvazione da parte del Consiglio comunale del Piano regolatore portuale (Prp). Sommando alcune opere già potutesi eseguire, altre pronte al via e altre ancora da finanziare. Si tratta di uno strumento di fondamentale importanza per tutte le città di mare. A Palazzo delle Aquile si è sbloccata la sola espressione di un parere non vincolante, ma – come altri – obbligatorio. Perché – annotiamo – per tradizione giuridica nazionale il piano regolatore portuale prevale su quello cittadino e solo nel costume di questi ultimi anni è invalsa la regola che il Comune debba comunque …gradirlo. Ciò spesso – come avviene in Italia – finisce, tanto per cambiare, con il complicare il problema. Da “gente di mare” si potrebbe facilmente annotare che lo spirito della norma tradizionale vale per una penisola e per le isole di una nazione proiettata sul mare e che da esso può trarre i principali benefici, ovvero del nocumento. Può cogliere o perdere occasioni uniche… Per una serie di polemiche e pastoie, per fenomeni di confusione politica, creata (solo di recente) da quella che dovrebbe essere l’opposizione, ma che, per motivi legati alla situazione alla Regione, finisce per confondersi con la maggioranza, il provvedimento è rimasto bloccato. Adesso l’approvazione è giunta dopo una movimentata seduta piena accesa da apparenti motivi tecnici, ma realmente di quelli che si definiscono “politici”. Da tempo il presidente dell’Autorità portuale Nino Bevilacqua elevava le proprie proteste per il “sonno” artificiale in cui l’importante provvedimento versava. Finalmente – è proprio il caso di dirlo – può essere portato avanti il progetto che, con varianti successive, risale a decenni or sono. Alcune opere, visibili alla Cala, ma non solo in quella zona, sono state già completate o iniziate. Mentre l’avvenimento più importante di questi ultimi anni riguarda l’accordo con Termini Imerese il cui porto è divenuto parte integrante dell’Autorità portuale di Palermo, creando l’atteso “sistema portuale”. Esso prevede che a Termini “prevalga” l’arrivo delle merci e la conseguente attività “intermodale” (passaggio da un mezzo all’altro con rotaia e gommato), grazie anche alla presenza della bretella autostradale. Ciò non toglie che il Prp preveda un ampliamento e una razionalizzazione dei sistemi di stoccaggio merci anche a Palermo, che valga all’approvvigionamento ed anche all’imbarco delle merci in partenza dalla grande città. Faranno parte dei lavori altre opere quali l’ammodernamento della stazione marittima, che risale al fascismo, la costruzione di una nuova banchina, altre modifiche anche alla Cala ed altro. Sarà evidentemente un’occasione di occupazione notevole per la città, oltre che una imminente struttura destinata ai trasporti e, quindi, alla crescita e allo sviluppo locale. Un’opera impellente, insomma, che fa parte di quella sistemazione del water front – anzi ne costituisce l’aspetto primario – per restituire Palermo al mare e alle attività connesse. Ed ecco come dalla voce dell’Autorità portuale “Porti di Palermo e Termini Imerese” si descrive sinteticamente il Prp. “...Uno strumento urbanistico alquanto giovane, introdotto con la Legge 84/94 di riforma dell’ordinamento portuale e profondamente innovativo rispetto alla precedente prassi di pianificazione dello sviluppo dei porti, il Piano Regolatore Portuale rivoluziona l’attività di pianificazione dei porti italiani, delimitandone l’ambito e ridisegnandone l’assetto complessivo. Il nuovo Prp del porto di Palermo - la prima stesura organica del Piano Regolatore del porto risale al 1964 - si propone di governare lo sviluppo del porto alla luce di uno scenario del tutto innovativo e avanzato in cui il porto non è più inteso come scalo terminale, ma “nodo di una rete intermodale complessa” estesa all’intero territorio circostante e comprendente i servizi, le professionalità e le qualità insediative e ambientali del sistema urbano circostante. Da qui la necessità di uno strumento con funzioni di “scenario”, di “indirizzo” e di “progetto” attraverso il quale l’Autorità Portuale di Palermo possa attuare una strategia di valorizzazione e sviluppo competitivo del porto e rispondere alle nuove esigenze del ciclo trasportistico…” 27 PaleRmo accessibile da corso Pisani e via Basile conta 280 mila metri quadri inaugurato il Parco Ninni cassarà on la Fossa della Garofala da valorizC zare ed una superficie quasi incredibile, che viene indicata sui 280 mila metri quadri, il Parco Urbano Ninni Cassarà è stato inaugurato quasi a fine novembre dal sindaco Diego Cammarata. Ciò che colpisce, oltre ai grandi spazi di prato “all’inglese” cui ancora il nostro occhio non è abituato, nonostante che in città, grazie all’evoluzione dei tempi e – occorre dirlo – all’impegno dello stesso Comune, se ne veda sempre più, e rappresentato dall’allestimento e dalle attrezzature. Queste vanno da una pista di pattinaggio (o schettinaggio, come si dovrebbe dire) tribunata ad un anfiteatro all’aperto di cui abbiamo constatato la buona acustica. Lunghissimi i viali, che si intersecano, che sorpassano la forra, che procede con piccoli meandri del leggendario fiume Kemonia, lì rimasta visibile e occupata oggi – grazie all’umidità che comunque vi risiede e un po’ d’acqua che comunque vi scorre nei periodi piovosi – da una fitta vegetazione frammista come poche volte è dato vederne. Ciò perché il territorio è rimasto chiuso al pubblico per molti anni. Ma siamo certi che i ragazzini del rione lo percorrevano in scorribande, così come si faceva un tempo per la villa Sperlinga, il giardino d’Armida ed altre aree, oggi in massima parte irriconoscibili rispetto ad allora. Subito, invece che la festa cittadina, sono scoppiate le solite polemiche, tanto più che i lavori non sono stati ancora del tutto ultimati. Ciò che conta è, secondo noi, che il parco è già fruibile per intero e rappresenta un polmone importante all’interno della città. Superfluo ricordare che Ninni Cassarà sia stato il commissario della Polizia e vice questore aggiunto presso la Questura di Palermo ucciso dalla mafia nel 1985 commemorato dalla nostra rivista fino all’ultimo anniversario nel numero scorso. Sui 280 mila mq la superficie verde è di 13.000 mq. Proseguendo nella passeggiata, vi si incontra un laghetto dove nuotano già due germani bianchi e diversi piccoli parchi gioco. All’inaugurazione, dopo i convenevoli di rito e i ringraziamenti da parte del Sindaco Cammarata, del vice direttore generale della polizia Francesco Cirillo e del questore Nicola Zito si è proseguito con uno spettacolo della corale della Polizia Municipale, una esibizione nella pista di pattinaggio, una dimostrazione della squadra cinofili e il primo giro del trenino che accompagnerà i bambini in giro per il parco. “Questa è una delle cose più belle che la mia amministrazione ha consegnato in 10 anni alla città di Palermo e spero che ne diventi il simbolo – è stata la dichiarazione del Sindaco – e penso che la legalità sia stato un cardine principe del mio lavoro”. Volti gioiosi e sorridenti fra le istituzioni, nonostante il duro colpo subito per i ricor- 28 renti problemi in corso. A poche ore dall’inaugurazione è ripresa la polemica sulla supposta presenza di amianto (eternit) in un angolo del terreno. La zona è da tempo circoscritta ed interdetta al pubblico, ma, soprattutto, è sotto sequestro e ciò comporta – per colmo di ironia – l’impossibilità di bonificarla, mentre tutto è pronto perché ciò avvenga. “C’est l’Italie” è la frase che abbiamo detto a dei turisti francesi in una circostanza “difficile”, fra gabbie di restauri che impedivano la libera circolazione, se non proprio la deambulazione, di gente ospite e locale, in un certo angolo della Sicilia… L’assessore competente Michele Pergolizzi si è precipitato a far notare che trattasi di area piccola e abbondantemente segnalata. Altre autorità giurano che la amplieranno. Su questo si è fatto “cortile” con la battuta “…ma allora era grande”. L’assessore Mario Milone, vero braccio destro del sindaco, correva da un angolo all’altro del parco, quella mattina di sabato e ci tornava in mente, di fronte a tanto bel risultato complessivo e alla vistosa ripresa di possesso dei cittadini – e dei loro bambini – di un’area che ha un valore senza precedenti: “..ma adesso che cosa dicono? …Adesso che cosa troveranno mai da ridire?” NaUtica in 16 metri questo Beneteau ha il gusto del grande veliero sense 45’ per vivere il mare in modo panoramico ’arrivo della nuova gamma Sense aveL va provocato circa 15 mesi or sono una piccola rivoluzione nell’universo dei monocarena da crociera. Il successo ha ampiamente superato le previsioni e la creazione del Sense (55’), presentato al Nautic di Parigi 2011, promette di rispondere al meglio a coloro che desiderano rivolgersi verso i super-yacht. Questa nuova barca a vela declina in maniera sorprendente le caratteristiche che incontriamo sui grandi yacht di lusso da 100’ costruiti da CNB, altra filiale del Gruppo Beneteau. Il concetto del Sense indica una nuova arte di vivere in mare. Con il nuovo Sense (55’), il concetto acquista la sua piena maturità e diventa ancora più pertinente. La fruibilità degli spazi interni ed esterni, l’accesso al mare, l’organizzazione generale della barca in zone di vita finemente legate ma indipendenti, la carena che limita gli sbandamenti per offrire un confort ineguagliabile in navigazione, tutti questi aspetti acquistano ancora più significato con l’aumento delle dimensioni della barca. Ritroviamo tre spazi per la vita a bordo che, da prua a poppa, permettono di coniugare intimità e piacere di vivere insieme in un equilibrio quasi perfetto per una barca da 16 metri. Verso prua, la zona notte accoglie cabine e bagni. La cabina proprietario offre comodità che appartengono all’universo degli yacht di lusso con il locale per la doccia degno di un bel appartamento, lo studio privato, i numerosi e funzionali alloggiamenti ed una superficie calpestabile ampia e libera. Gli allestimenti in legno laccato e l’illuminazione indiretta conquisteranno anche i proprietari più esigenti. Per gli ospiti, il Sense (55’) riserva un’accoglienza altrettanto elegante con due cabine doppie posizionate come suite private: entrata attraverso un’ampia porta scorrevole, accesso frontale e laterale al letto, locale bagno privato. Verso poppa la convivialità è ancora maggiore grazie alla fruibilità tra interni ed esterni. Il lusso consiste anche nel poter scegliere. Il Sense (55’) offre al proprietario la scelta dei suoi allestimenti come la possibilità di rivestire in cuoio alcune parti del mobilio, di utilizzare il laccato “grand brillant” o di ricoprire il pagliolato con una morbida moquette. Inoltre il lusso consiste nel personalizzare il colore dello scafo. Tutti dettagli che fanno la differenza e creano una barca vela d’eccezione con un budget che rimane gestibile. E’ semplicemente marino. A bordo il piacere essenziale rimane quello del prossimo scalo, del prossimo ormeggio, il Sense (55’) è una barca concepita per navigare in maniera performante e confortevole. La sua carena dalle linee tese e l’equilibrio perfetto a vela diventano il pegno per una sorprendente velocità di spostamento con un confort di navigazione senza paragoni su un monoscafo. E’ semplice da manovrare. Il ricorso alla tecnologia Dock&Go per la motorizzazione del Sense (55’) è disponibile per quei proprietari che ricercano la semplicità. Concentrato d’ingegneria, questa combinazione esclusiva di un motore diesel con un Pod120 girevole – comandato da un joystick posizionato dalla seduta timoniere – rende semplici e piacevoli le manovre anche per gli equipaggi più “esitanti” alle manovre. Oltre ad una garanzia di potenza e di manovrabilità assolute – debole resistenza all’acqua e spinta più efficace del motore – a il Dock&Go assicura un confort estremo: la barca è più silenziosa e le vibrazioni sono ridotte. 29 PoRti iecco Taormina. Si riparla R delle possibilità di un porto turistico che innescherebbe un nuovo businnes, secondo solo ad un eventuale casinò. La costa fra Catania e Messina ha sempre suscitato interesse per le grandi attrazioni che contiene. Fra l’Etna e i centri abitati delle pendici o lungo la costa e le colline prospicienti. Già i nomi dei centri abitati come l’Acitrezza dei Malavoglia, dei faraglioni neri e de La terra trema di Luchino Visconti, emanano fascino: Rocca Lumera, Castelmola, Zafferana, Giarre e tanti altri. Sono paesini in cui puoi giurare di trovare un belvedere che guarda allo Ionio, un piccolo duomo che sembra un gioiello dal barocco inverosimile e una trattoria come nei film di un’Italia dimenticata. Un porto turistico a lungo raggio esiste già ed è quello di cui tanto spesso parliamo: il Porto dell’Etna, appunto, a Riposto. Ma, come dice il tecnico del settore Antonio Di Monte, un porto da solo non basta e – lo ripetiamo spesso – due vicini valgono per tre. Contraddetto il risultato della più semplice delle addizioni, ecco perché, a maggior ragione, l’interesse per i porti turistici in quel lungo tratto di costa è notevole e, forse, ancor più dovrebbe esserlo. Così nel recente passato si è registrato l’interessamento di imprenditori del calibro di Russotti, l’albergatore (si fa per dire) messinese, mentre si sono susseguiti progetti nel mare prospiciente la stazione di Taormina, a Naxos e nella stessa Catania. Adesso, però il problema è lo scoraggiamento per la crisi da un lato e per la burocrazia nuovamente crescente (a dispetto della conferenza dei servizi) dall’altro. Troppi gli assessorati, troppe le volontà da far convergere, troppi gli enti e le associazioni ambientaliste. Occorre capire che sono questi i motivi che impediscono – con gioia, a quanto pare, di qualche moralista – l’innescarsi di processi di crescita e sviluppo. Così, a realizzare i porti turistici in Sicilia, grazie anche ai fondi europei e all’emergere di una situazione quasi inattesa è proprio la pubblica amministrazione, tramite il suo braccio secolare che, in questo caso, è l’assessorato alle Infrastrutture e trasporti (fino a 2 anni fa si chiamava LL PP), anche se la prima parola, nel merito, spetta sempre al Turismo, rimasto monco dei “tra- 30 troppi pareri a confronto in sicilia bloccano lo sviluppo a Naxos o sull’alcantara purché sia porto sporti” che aveva a lungo amministrato. Si sta lavorando in questo modo a Sant’Agata, Malfa e Castellammare. Si parla sempre di Fenici, Greci, Romani e Arabi che in Sicilia non furono affatto pigri. Ma si dimentica che furono anche i Bizantini a restare nell’Isola e in Italia per qualche secolo… Per entrare ancora nello specifico, adesso si è accesa una diatriba su dove creare un nuovo porto turistico: a Giardini Naxos ovvero nella foce dell’Alcantara? Anche qui bastano già i nomi per farci sobbalzare il cuore, fra i ricordi di albe e tramonti o dell’Etna che manda la notte i suoi lampi di fuoco e li vedi persino dal letto a finestra spalancata. Ma, sempre in tema, per Naxos esistevano più progetti fra cui uno della impresa Tecnis di Catania. Adesso la “pratica” sarebbe a buon punto, grazie al sì della conferenza dei servizi e della soprintendenza di Messina. I lavori sarebbero stati affidati alla stessa Tecnis, che ha fatto esperienza al porto di Ragusa (project financing e gestione) per 31 milioni. Il tutto per realizzare 366 posti barca da 7 a 32 metri. Ma ad ostacolare il via interviene il ricorso di Giuseppe Zappalà, titolare del por- to di Riposto, il timore delle marce degli ambientalisti e di un ultimo no dei Beni culturali, perché proprio lì, quasi 3000 anni or sono, sbarcarono i primi coloni greci... In zona c’è anche un parco archeologico. L’altro progetto occuperebbe la foce dell’Alcantara, il fiume che scende con scorci pittoreschi attraverso una riserva. Le rocce nere si aprono in forre sempre più profonde a partire dal centro abitato collinare di Castiglione e scende in una zona meta tradizionale di visitatori. Termina poi in una breve pianura alluvionale, con la foce, interessata, appunto, alla realizzazione del porto. Questa struttura ospiterebbe navette fino ad oltre 100 metri di lunghezza, mentre il massimo previsto a Naxos, dati gli angusti spazi destinati, sarebbe di poco più di 30 metri… Sinceramente, stentiamo a credere che, se fosse questo il problema, non si potrebbero riservare un paio di posti in testata per gli ospiti …più ricchi. Né è facile ipotizzare un afflusso in massa di navette giganti in quella meta bellissima, certo, con caratteristiche di unicità, ma non tanto da assicurare quegli spazi “esclusivi” di cui il turismo dei super ricchi richiede. Perché il turismo del luogo, lo si voglia o no, si apre ad un ventaglio che non esclude neppure i campeggiatori. Non sarà facile, in ogni caso, realizzare un “percorso netto” alla fine del campo ostacoli di una regione autonoma che ha creato anche una speciale soprintendenza del mare, per realizzare quella ottimale perfezione dalla quale rimane comunque, di fatto, tanto lontana. Non sarà facile, né a Naxos, né sull’Alcantara, per non dire nell’area marina nascosta dalla vecchia stazione, di cui nessuno ha mai goduto. Ricordiamo che lo “scandalo” allora giunse fino alla prima pagina dei maggiori quotidiani. Da cultori del mare e del turismo, chi scrive torna volentieri alla massima di Di Monte: perché un porto e non due, visto che in questo caso uno più uno fa tre? Non abbiamo forse il problema dell’occupazione e della crescita? E di quella turistica in particolare? Tali problemi appartengono all’oggi o sono quelli di domani? Ma una cosa è ragionare, un’altra è prevedere. E la previsione è che, anche stavolta, fra tanto provincialistico discutere, nulla cambi, come recita la nota regola in Sicilia. Germano Scargiali PoRti Dal “sistema” dei porti turistici i primi segnali buoni il turismo nautico funziona nonostante la crisi i è detto da anni che il turismo nautiS co – e relativa evoluzione – è la porta della crescita di tutto il fenomeno turistico. Parliamo, evidentemente dell’incoming, il “fenomeno” che da sempre sta tanto a cuore alla nostra rivista. Se tanto si è detto sulle potenzialità della portualità turistica isolana, dopo quest’ultima estate può trarsi, forse, il primo bilancio della situazione, il tanto atteso feed back. Esaminiamo al volo, ricorrendo anche alla viva voce dei protagonisti, il polso della situazione all’indomani della bella stagione. Poco si può dire su Portorosa che, a parte le ripetute vicissitudini interne, gode di un successo conclamato. Nel senso che è da tempo una meta “gettonata”. Proprio perché, nel ripetere una considerazione del suo compianto direttore Salvatore Foti, “la salute di un porto si vede dal transito”. Ed è proprio di questo che anche noi, adesso, ci interessiamo di più. E’ pur vero che una “base locale” deve pur esserci e questa, talvolta, nei primi tempi ha creato taluni problemi ovunque, Sicilia compresa. Il Porto dell’Etna a Riposto prospera da più anni, gode di un transito di alto livello, offre tutti i servizi che servono e “piange” per un noto motivo: non può espandersi nell’altra metà degli spazi a mare ivi disponibili, laddove le banchine stanno guastandosi al sole, perché la pubblica amministrazione non gliele concede. Eppure, in un primo tempo, il promotore aveva dovuto già dimezzare i suoi spazi. Come non capire che l’interesse pubblico (vedi indotto etc) è che la gestione vada a chi …lo merita? Forse, occorre dirlo, non è facile imbattersi in un caso più eclatante. Marina di Ragusa può definirsi ancora un nuovo nato. E’ alla sua terza estate “teorica” e alla seconda reale. Ha stentato ad avviarsi, ma diviene sempre più una perla per la città, una meta, con i suoi locali, incluso il bel bar con tavoli all’aperto… Ciò che più conta è quel che ci dice Enza Di Raimondo, direttrice del porto. “Non possiamo certo lamentarci – afferma la iperattiva responsabile della struttura – perché dico da qualche tempo che qui al porto si parla straniero. Tutte le lingue. Inglese, tedesco, francese, ovviamente maltese e greco. Questo porto è proprio ciò che mancava lungo una costa che guarda all’Africa e si pro- ietta verso tante altre mete mediterranee. Abbiamo avuto ospiti yacht anche di notevole stazza, inverno incluso, grazie alle condizioni vantaggiose offerte, abbiamo tante barche in sosta che fanno carena…” Del medesimo tono il commento di Salvatore Geraci, direttore del Marina Cala del Sole di Licata, che resterà a lungo per grandezza il massimo porto siciliano. “Siamo già oltre la fase di avvio – afferma il figlio dell’ideatore del porto, il pa- Navetta da diporto a Marina di Ragusa dre Luigi – perché i transiti si sono moltiplicati, sono giunti gros- tre il vicinissimo Sant’Agata di Milisi motoryacht e navette, mentre a terra, tello al completamento del lungo soa parte il grosso centro commerciale praflutto non vede seguire il resto dei la(sempre zeppo, ndr) che abbiamo cedu- vori per un ricorso al Tar del relativo to, stanno entrando in gestione i negozi, appalto. trainati dall’arrivo di Ship Chandler Vi sono situazioni per vari versi patoloNautil house. Le prime residenze del giche. Balestrate che ha perso tempo ad villaggio Federico II sono state vendute assegnare la gestione al Marina di Balee tutto procede, compresa la realizza- strate. La vicina Castellammare del Golzione del cinema multisale. Quel che fo, a dispetto del completamento in corpiù ci fa piacere è che quasi tutti i transi- so, ha bloccato i lavori con l’accusa (o la ti sono accompagnati da richieste di au- scusa) di cemento impoverito. Ma dietro to da nolo per la visita alle vicine bellez- le apparenze potrebbe esserci la mancaze naturali ed artistiche (Piazza Armeri- ta comprensione locale della importanna, Scala dei Turchi, Templi, ndr) e la za che in un angolo di così rilevante belrichiesta di buoni ristoranti, per cui il lezza – a pochi km dalla riserva dello primo è entrato presto nella guida del Zingaro, Cala ‘Mpiso, San Vito Lo CaGambero rosso. Infine, il porto si è tra- po – abbia l’avvio di qualcosa di effisformato, come speravamo, in luogo di ciente, di un porto ospitale e ben gestito, passeggiata per i licatesi, per le mamme rispetto all’attuale realtà frammentaria e al disordine del …solito cantiere intercon le carrozzine e simili”. Geraci non sa quante volte in questi rotto. anni chi scrive ha ripetuto a voce e per Infine, non mancano segnali positivi, iscritto questa realtà dei porti turistici: come a Palermo la splendida sistemaveri giardini aperti, in grado di fornire zione della storica “Cala”, bonificata lo spettacolo sempre vario e suggestivo nelle acque, tutta destinata al diporto e dell’arrivo e delle partenze di fantasti- dal perimetro trasformato in giardino che imbarcazioni… In particolare, an- con prato all’Inglese. notiamo che gli spazi a terra del Marina Si consideri che a Palermo, Villa Igiea, di Ragusa fanno parte integrante della la Motomar, Cala dei Normanni, città, ma anche a Licata l’ingresso pedo- ma anche la rinomata San Nicola l’Arenale è accettato con un benvenuto. A na, dichiarano il tutto esaurito. Ma c’è parte questi casi significativi, va annota- chi si oppone ad un progetto pronto cota la piena salute di darsene nel resto me Sant’Erasmo, che ridarebbe vita e dell’Isola che aspettano di trasformarsi dignità ad un angolo abbandonato in pieno lungomare. E tale resterà per dein porti. Vi sono situazioni degne di critica come cenni ove il progetto rimanesse bloccail porto di Salina, noto per i prezzi esosi. to. Come abbiamo già scritto, stavano Alcune realtà, invece, promettono a bre- per giungere le escavatrici dopo anni di ve “opportune” soluzioni. Capo d’Or- permessi accordati, ma poi tutto… G.S. lando è in via di completamento, men- 31 attUalita’ di Germano Scargiali Non contentarti di un panettone più caro di sfere e stelline a Natale puoi anzi devi Natale puoi”, diceva una pubblicità. “A Noi aggiungiamo “devi”, ma non si tratta di comprare il panettone più caro. E’ il momento di riflettere sull’arrivo del Bambin Gesù, del suo messaggio di umiltà. Massimo Cacciari, sindaco filosofo, lo definì come “il paradosso della fede cristiana”. Rispettiamo il suo ateismo quanto ammiriamo chi ha fede. Meglio coloro che credono con ingenuità e baciano sfiorandolo con la mano il piedino del Bambinello in chiesa, che coloro che vedono nel Natale solo sfere e stelline colorate… Occorre riflettere che il paradosso è lo schiaffo che Gesù, nascendo nella paglia, dà, materialmente o simbolicamente, ai re coperti di oro, alle autorità paludate, al male travestito da bene. Perché il messaggio del Gesù dei Vangeli si basa, poi, sul trionfo del contenuto sulla forma, della interiorità sull’esteriorità. La legge di Dio, al contrario della legge umana, processa proprio le intenzioni, anche se non solo quelle, così come la legge umana, anche per insegnamento di Dio, dà un occhio alle intenzioni… Ma il cristianesimo non è la mera “religione dei vinti”, così come qualcuno vuol contrabbandare. Per cui pubblichiamo qui di seguito alcune riflessioni su uno dei momenti in cui il Vangelo sprona all’azione, condanna l’inerzia e la pigrizia, plaude all’iniziativa. E’ la Parabola dei talenti, fra le ultime ascoltate prima dell’Avvento e fra quelle che si prestano a più interpretazioni. Non c’è dubbio che il Vangelo condanna per voce del padrone quel servo dei tre che non ha fatto fruttare la moneta (il talento) affidatagli durante l’assenza. Ciò avviene perché non è nell’ozio morale – ma neppure materiale – che l’uomo deve trascorrere il tempo nell’assenza del padrone o nell’apparente disinteresse di Dio. Ma il Vangelo quasi “istiga” qui l’uomo ad un alacre comportamento, anche in assenza di indicazioni precise, nei confronti della vita, pur nella materialità di far fruttare del denaro. Vengono accettate – per scontate – due verità. Ancora una volta che “il padrone”, che fu capace di creare e mantenere una certa “oasi di sicurezza” è il saggio, l’arbitro della situazione. Inoltre, le monete sono il frutto del lavoro e, quindi, il simbolo della stessa attività cui la vita chiama l’uomo. I giovani servi non sono più o meno “bravi”, ma più o meno volenterosi e aderenti alla scelta morale, che è quella di far fruttare il lavoro, di moltiplicare ciò che ne è la misura e il risultato. E’ l’applicazione della forza lavoro che deve far fruttare il denaro, cioè le risorse… Ciò significa che, ogni 32 ecco giUNge il BamBiN gesù L’immagine del bambino è già di per sè significativa. Gesù giunge come un eroe prima ancora di nascere, fra fughe, carenza d’alloggio e poi immediate persecuzioni. La Madonna è una donna non sposata che genera un figlio in una terra dove per molto meno rischiava la lapidazione. C’è un messaggio o tanti messaggi in tutto ciò. C’è, come balza evidente, anche tanta attualità, adesso che vediamo giungere gli emigrati in fuga quasi dalle stesse terre, ma certamente da una civiltà similare a quella che ospitò Gesù stesso due millenni or sono. Il valore del messaggio è evidentemente universale ed eterno. Riguarda tutti, con la protezione della vita, della natività che certamente non diventa solo quella del Figlio di Dio. Bensì di tutti quelli che Egli stesso definisce fratelli. C’è tanto della protezione e della valorizzazione della donna, specie nell’attimo in cui deve essere madre e dopo, quando è chiamata anche agli impegni della vita sociale. A salvare la mamma e il bimbo intervengono l’amore degli uomini e quello di Dio. Rifiutare questo messaggio universale equivale a costruire un Mondo sull’odio e sull’effimero. Il Verbo è, quindi, tanto più ricco e pregnante quanto più si cerca di avvicinarsi ad esso, di credere in esso, contro ogni tentazione contraria, contro le difficoltà che questa fede comporta sotto svariati profili. (L.G.) qual volta che ciò non avviene e che ci si comporta con pigrizia, cioè si vuol sfruttare l’esistente senza l’applicazione di una dose di lavoro, si cade in errore, nel peccato. Riflettiamoci, dunque. Noi diciamo: beata anche la morale romana che affermava “pecunia non facit pecuniam”, riferendosi all’opera lavorativa come unica lecita attività produttiva di ricchezza. Né deve preoccuparci che il vangelo si riferisca, invece, anche alla possibilità di portare il denaro ai banchieri per farlo fruttare. Meglio che niente. Non è quello che hanno fatto i due servi meritevoli, ma sarebbe stato il minimo che avrebbe potuto fare il terzo servo se ne avesse avuto lo zelo e l’iniziativa. Lo scienziato, matematico e filosofo Blaise Pascal, famoso autore dei Pensieri sosteneva che “Tutte le sofferenze del genere umano nascono dal fatto di non essere capaci di starsene seduti tranquilli in una stanza senza far nulla”. La chiesa deve assolutamente distinguersi dalla politica, ma ciò non significa che non debba esprimere le proprie preferenze e indicare scelte legate alle proprie caratte- ristiche morali. Come si vede da questa e altre parabole, alcune considerazioni possono trarsi immediatamente. Il Vangelo in questa parabola esalta il profitto. La morale evangelica è vista in un’ottica individuale. Quella sociale è conseguenza del miglioramento dell’individuo, non il contrario. La società umana va migliorando lavorando nell’animo di ciascuno, esaltando la carità, la collaborazione, la sussidiarietà. Non si deve alimentare l’illusione di poter giungere ad un mondo che possa avvicinarsi alla perfezione, attraverso l’opera assolutamente umana e laica delle leggi e dello Stato. Per i cristiani il mondo necessita dell’azione moralizzatrice della fede, del “credo” in un fine nella storia. Non basta un mero buonismo o un generico rispetto fra gli uomini e dell’uomo rispetto alla società. Da qui la inconciliabilità morale fra il cristianesimo e tutte le dottrine che ne vedono la presenza come accessoria alla storia, alla società e alla realtà del mondo. Agli occhi del buon cristiano – al contrario – tali dottrine materialistiche costituiscono un vero rischio per la vita e il progresso. attUalita’ e’ raccolta in un libro e sulle pareti della sua casa l’arte poliedrica di emilio guaschino Ciò che più caratterizza l’opera di Attilio Guaschino è, forse, il suo eclettismo. Ma, come abbiamo annotato in qualche altra occasione non manca un filo conduttore. Pur passando dalla campagna alla città, dai temi della povertà a quelli della maternità, ai nudi femminili, alla ritrattistica, la sua opera è sempre pervasa di umanità e la figura umana ben difficilmente manca dalla scena. E’ non mancano il tratto e il disegno che provengono da una mano unica e costante. Il pittore palermitano ha due modi fondamentali di esprimersi sul terreno della calligrafia. Nel suo fondamentale e costante uso del disegno, si tratta degli oli su tela e delle chine, dove basta il nero per ottenere variazioni di toni che divengono quasi cromatici. Guaschino non ama le collettive e da qualche tempo non fa una personale. Per cui i suoi quadri si possono ammirare sulle pareti della sua casa a Pallavicino, ovvero sul libro in cui fa la “summa” della propria vita artistica, raccogliendo le tante opere, assieme a tanti ricordi di amici e personaggi incontrati, fra cui quel Guttuso che tanto ammira, ma non ha mai imitato pedissequamente. Lo ha, invece, ritratto. Così come ha ritratto il grande Edoardo De Filip- po ed alcuni personaggi fra gli intellettuali palermitani. In tali ritratti (non caricature) raggiunge livelli notevoli, sia nella fisionomia, sia nell’espressione. Tanto da essere – scusateci l’improprietà tecnica del termine – quasi iperrealisti, cioè più veri della realtà. Una punta di iperrealismo vero e proprio si può riscontrare, del resto, nei nudi femminili, in certi ritratti di anziani o di certi ragazzi di una serie che potrebbe battezzarsi “i minori al lavoro”. Lui stesso è un personaggio noto a Palermo, con molti amici e molti riferimenti. Tante persone in grado di dire: “sì lo conosco”. Non fosse per il viaggetto estivo a Tarquinia, nella terra della sua inseparabile moglie, dove cambia paesaggio e…cucina tipica, la sua intensa presenza palermitana è sempre viva attorno a lui. Ecco, quindi, un altro volto del suo eclettismo, dell’essere se stesso e al contempo in atteggiamenti multiformi. A volte persino meno prevedibili di quanto si potrebbe immaginare. Ecco anche perché il suo libro è un “tomo” che tutti vorremmo avere e che noi teniamo in vista con onore nello scaffale del nostro salotto. Alisciarg con una mostra nella sala consiliare di campofelice di Roccella tanino messina, nozze d’oro con l’arte Tanino l’amico, Tanino l’artista. Ma ancora, il teosofo – decano acquariano, il fedele “delbochiano” e altro ancora. Adesso una mostra nella Sala consiliare del comune di Campofelice di Roccella celebra le sue nozze d’oro con l’arte (fino al 29/12). Sono quadri e “sete” decorate, che testimoniano l’amore per il colore, un mezzo fra i tanti con il quale egli parla di sé e del mondo, nella multiforme quantità di idee e di forme espressive che quasi affollano la sua personalità e il suo cuore prima ancora che la sua mente. Non c’è niente di esagerato nel descrivere questo personaggio, da un lato umile per i modi in cui ha saputo vivere, dall’altro ricco come pochi, per spunti, idee, iniziative… Gaetano è uno che soffre prima dei mali del mondo e solo secondariamente per i suoi e per quelli dell’inseparabile moglie Rosa. Basta ritrovarsi suo ospite – come abbiamo avuto più volte la fortuna di essere – per notare come ami parlare di sé, ma come anche con grande trasporto sia disposto ad occuparsi degli altri, ad improvvisare – o così sembra – previsioni quasi magiche, con le sue teorie su “scienze” come la numerologia e… Nelle tele, Gaetano Messina trasfonde soprattutto i paesaggi visti giornalmente, fra Termini e Campofelice. Persino ciò che vede dalla sua finestra, cioè dalla balaustra della Casa dell’Olivo Blu, la dimora in aperta campagna dove lui ha organizzato di tutto, fra cui i premi annuali ai personaggi più meritevoli, in omaggio ai Quattro Arcangeli. Oltre ai tre, Gabriele, Michele e Raffaele che vengono menzionati per nome nelle scritture che gradualmente diventano accettate come la Bibbia canonica, Tanino tiene ad Uriele, l’arcangelo reggente della costella- zione dell’Acquario. Risaliamo all’origine del nome: U-Ra-El, nell’antica lingua egizia. U sta per spazio e Ra per Sole, ovvero Spazio-SoleDio, ovvero Luce di Dio, pertanto il compito di Uriel è quello di portare agli uomini la luce della Conoscenza di Dio. E’ l’interprete delle profezie, l’Angelo del Giudizio Universale e governa la Legge dell’Ordine e dell’Armonia. E’ a questi che affida, infatti, il massimo compito di messaggeri della religione. Più semplicemente, Uriele aiuta gli uomini a riconoscere la verità. Per una lunga teoria di edizioni (XXI) del premio, Tanino ha imposto agli ospiti anche la recita del Padre Nostro, riuscendo a mettere tutti d’accordo, pur nella sua religiosità non certo tradizionale. Fra gli ospiti e i premiati, personaggi di spessore. Così come quelli che ha conosciuto nella sua vita, nel suo giro- vagare per il mondo, dappertutto, fino all’India e all’Australia. Tranne che nell’amata America, di cui però ha cercato (e lottato) di diventare cittadino per diritto di paternità… Insomma, l’originalità innanzitutto. Molto altro si dovrebbe dire su di lui, da sempre nostro appassionato collaboratore, oltre che del Giornale di Sicilia e fondatore della “personale” rivista Olismo Ruben che dirige e che è facilmente consultabile on line. La scoperta del web e di face book lo ha trovato fra i primi entusiasti, stimolando il suo amore per la comunicazione e la conoscenza degli …altri. Germano Scargiali 33 liBRi che cosa farò da grande? Diventerò più bravo la mafia uccide d’estate erché la mafia uccide d’estaP te? Perché da maggio ad ottobre, nella lunga estate siciliana, si moltiplicano le commemorazioni dei… “morti per mafia”. Tutto ciò ha il sapore dell’assurdo, in quanto si tratta di una stagione splendida per l’Isola che dovrebbe essere anche felice, ma viene rattristata dal ricordo di questi eventi. Ed Alfano teneva molto a non essere quasi mai assente nelle circostanze. Il libro di Angelino Alfano, certo un enfant prodige sia per l’attuale politica nazionale, sia per la difficile e solitamente paludata carica di guardasigilli da lui ricoperta a lungo. Grosso è, infatti, il volume in cui egli racconta la propria “avventura” come ministro della giustizia in un momento caldo di un periodo e di un partito altrettanto “caldo”. Adatto, per molti versi, lui siciliano, ad entrare nella schiera fra coloro che dalla Sicilia, ritenuta a torto o a ragione la fucina del triste fenomeno, si occupano di lotta alla criminalità e al malaffare. Bersagliato, per altri versi, come facente parte di una corrente po- litica che tanti non accettano come anti mafiosa. Il libro di Alfano, La mafia uccide d’estate, sorprende e si fa apprezzare sin dalle prime pagine per molte ragioni. Intanto, inizia con il nominare direttamente il fenomeno, senza quei mezzi termini cui la Sicilia educa. Inoltre, parla dell’attività di ministro della giustizia in modo “cronistico”, cioè come la cronistoria dei giorni, dei mesi, degli anni in cui l’autore occupò la difficile poltrona… Ma ne parla in un modo che – se non si rischiasse la piaggeria – definiremmo direttamente “fresco”, senza infingimenti, senza quell’aria paludata che apparterrebbe certamente ad altri che fossero stati al posto di Angelino Alfano. Infine, il lettore “qualunque” potrà sorprendersi nell’accorgersi quanto sia lungo il raggio d’azione di un ministro della giustizia che, tutt’altro che concentrarsi sulle “semplici” questioni della lotta alla malavita, dell’aggiornamento dei codici, dei rapporti con la magistratura, dei rapporti con l’interno, inclusi la stampa e i media a volte accanitamente avversi, deve occuparsi di urgenze assolute come l’affollamento delle carceri. Deve portare il relativo messaggio in Ue, perché l’affollamento è in gran parte dovuto alla massiccia presenza di …stranieri. Ma l’Europa non ha fondi – in quel momento – da destinare a quel problema. Chiederli subito, come spiegano al ministro in trasferta, ben disposto da schietto neofita a cercare i consigli, a scegliere quelli più giusti, sarebbe un errore politico. Persino Emma Bonino, tanto sensibile al problema delle carceri, già inserita nel problema carcerario quanto nella politica estera, è lì pronta a puntargli i piedi. Alfano racconta che decide di aspettare un momento migliore, finché anche la Bonino è la prima a …dargli una mano, com’era da attendersi. Alfano procede nel racconto, per pagine e pagine. Sono pagine che vanno lette, sia per la facilità con cui l’autore trascrive la realtà vissuta con il massimo di quello che si può raccontare di essa, sia per- ché aprono certamente uno squarcio in quella realtà politica che fa parte delle favole metropolitane, di un’epopea immaginaria, di un mondo che si descrive solitamente come dorato da una parte e corrotto dall’altro. Certamente troppo in ambedue le direzioni. Il personaggio che ne viene fuori è un Alfano dotato di quella intelligenza, quella capacità e quella fermezza che dimostra nei momenti chiave. D’altro lato, è una persona che si fa vanto della modestia con cui è disposto ad apprendere – ma sì, anche imparare – dalle persone e dalle circostanze. La conclusione sembra essere che “da grande” diventerà bravo e, visto che in molti gli riconoscono quanto già lo sia, non è certamente poco. Round New York: la dedica di Palermo nel decennale dell’11 settembre 2001 Round New York è il titolo della mostra fotografica dedicata a New York inaugurata a Palermo presso la Galleria X3 (via Catania 35). Round New York è una collettiva, 33 scatti di sei fotografi di generazioni diverse, organizzata per celebrare il decennale dell’attentato alle Twin Towers. L’esposizione, che si avvale del patrocinio del Consolato Generale degli Stati Uniti d’America di Napoli e realizzata grazie al supporto di Geolab srl e dell’Azienda vinicola Cusumano, è curata da Emilia Valenza e Giulia Scalia. “L’anno in corso – afferma Ezio Ferreri (nella foto), uno dei sei fotografi nonché direttore artistico della Galleria X3 – segna un decennio della tragedia che, colpendo al cuore la capitale culturale americana, ha segnato indelebilmente tutta la società civile mondiale”. Continuando Ferreri, mostrando con fierezza la sua collezione di macchine fotografiche, alcune risalenti addirittura alla fine dell’800, sottolinea: “Galleria X3, che è anche il mio studio, intende essere un punto di riferimento per tutti gli appassionati di fotografia e si propone di promuovere i suoi linguaggi attraverso una continua attività di mostre, incontri, seminari…” La galleria X3, sorta nel 2010, ha reso così omaggio ai newyorkesi che, pur nel ricordo ancora vivo del tragico evento, hanno continuato a vivere, a lavorare e ad amare the big apple. Round New York offre una visione inedita della metropoli americana con le fotografie di Roberto Boccaccino, Gianni Cipriano, Alfredo D’Amato, Arianna Forcella, Fabio Sgroi ed, appunto, Ezio Ferreri. Si tratta di scatti di vita quotidiana realizzati sia prima che dopo il tragico attentato. Nei suoi sei scatti a colori Roberto Boccaccino, nell’ambito del progetto Sounds young, presenta uno scorcio della vita notturna dei giovani newyorkesi, una prospettiva legata alle atmosfere della “ambient music”. Diversa la prospettiva della New York raccontata con i 34 sei scatti di Brendan Bannon e Alfredo D’Amato. Il loro è un approccio prettamente politico-sociologico, un reportage che focalizza l’attenzione sulle persone, di età differenti, che hanno sostenuto le candidature della campagna elettorale delle Presidenziali Usa 2006. New York Before di Ezio Ferreri è un lavoro realizzato nell’anno 2000. Ferreri ci offre uno sguardo sulla metropoli carico di suggestioni, di colore, di atmosfere e ciò attraverso delle sfocature che rappresentano il dinamismo della metropoli. L’obiettivo della fotografa Arianna Forcella, sociologa del territorio e del paesaggio, si è rivolto invece a Coney Island, penisola situata alle spalle del quartiere di Brooklyn e famosa per la sua spiaggia e il suo “cinematografico” Luna Park. Così attraverso una cameragiocattolo, Forcella ha realizzato un trittico, American Dream, raffigurando la nota spiaggia resa però irriconoscibile da una tempesta di neve. Atmosfere noir e cupe che richiamano alla mente alcune note pellicole (si pensi ad esempio a Manhattan di Woody Allen e alle vedute del grande pittore Edward Hopper) si ritrovano nella New York in bianco e nero di Gianni Cipriano, realtà e finzione sembrano mescolarsi come in un set cinematografico. La New York “sionista” è descritta nei sei scatti di Fabio Sgroi. Le lunghe “peot”, cappelli scuri dalle falde larghe sui lunghi palandrani neri, sono coloro che rappresentano la più grande comunità “jewish” del mondo (ed anche fra le più potenti lobby americane): camminano a testa bassa per evitare di incrociare gli sguardi, stanno fra di loro, studiano i loro testi, combinano i matrimoni e non si lasciano distrarre. Round N.Y è una dichiarazione d’amore nei confronti di una città, anzi della città che, per vari motivi appartiene a tutto il mondo perché essa stessa nel suo sviluppo è il mondo. Francesco Mezzapelle cUltURa la casa editrice ha celebrato l’evento a Palazzo comitini i quarant’anni della thule di tommaso Romano n tomo di 250 pagine con testi, foto e U bibliografia, un convegno celebrativo ospitato nella sala Martorana di Palazzo Comitini, che rimane la numero uno fra quelle a disposizione della Provincia. Non poteva esserci sede più consona per celebrare i “primi quarant’anni” della Fondazione Thule. Ovvio protagonista, il professor Tommaso Romano, uomo politico, ma soprattutto di pensiero, “non di sinistra”. Un “peccato” questo che, dal dopoguerra ad oggi, si è scontato – lasciatecelo dire – piuttosto drasticamente nella realtà della cultura, dello spettacolo e della carriera in genere. Ma Tommaso Romano, in occasioni come questa, dimostra quale sia il proprio patrimonio. E’ il seguito di amici, di veri e propri ammiratori, una vera audience cittadina ed oltre. Il “professore”, ma più spesso per tutti “Tommaso Romano”, forse perché il cognome da solo è così frequente in Sicilia, ha parlato, soprattutto ha scritto, ma forse, più ancora, ha seminato anche per gli altri. Ciò perché non morisse quella categoria di intellettuali disposti persino a scrivere un libro, anche se imperfetto, per professare le proprie idee, la propria protesta, in una realtà in cui il quieto far nulla, attendendo solo all’interesse immediato, a ciò che garantisse la sopravvivenza o una dose di benessere in più, era troppo spesso la triste regola… Tommaso Romano ha reagito per primo a tutto ciò. Mettendo a disposizione il proprio pensiero, i propri studi, le proprie convinzioni perché non tutto fosse uguale. A celebrare questi “primi quarant’anni”, ecco un grande articolo a tutta pagina sul Secolo d’Italia a firma Giovanni Ta- rantino. Veramente un bell’articolo che oggi, grazie al progresso del web tutti possono consultare on line (sul sito del …Professore). Ecco, sfogliando il libro, Romano con un amico che non poteva sfuggirgli: quel Marcello Veneziani che tante volte è stato suo ospite anche a Palermo. Il libro, che a palazzo Comitini è stato omaggiato ai tantissimi ospiti, va assolutamente letto e sfogliato. Vi sono le foto dei quattro decenni di attività della casa editrice Thule, ma anche la consegna dei premi a personalità di assoluto rilievo, come Santi Correnti, i ricordi dei viaggi, sempre a sfondo culturale, la partecipazione a presentazioni e incontri con intellettuali d’ogni tendenza come Dacia Maraini… Il libro è diviso in sezioni: Vito Mauro conversa con Tommaso Romano, Catalogo generale Thule (1971 – 2011), i Convegni nazionali e internazionali Thule, il Premio Fragmenta, La fondazione Thule cultura, con quadri di vari autori: Bruno Caruso, Otama Kiyhoara… Ci sono il Ragazzo che suona di Rita Ponte, Notre Dame di Croce Taravella, Maurilio Catalano, un acquerello di Angela Zuccarello… E ancora foto di Romano con personaggi celebri, fra cui Forattini, che dedica alla Thule anche un autoritratto. Il libro si chiude con un indice analitico dei tantissimi nomi citati. La Thule coincide, almeno in parte, con la vita dello stesso Romano, un intellettuale che, come si riconosce da più parti, ha vissuto in bilico, cercando un punto di incontro fra tradizione ed avanguardia. Niente di strano, visto che essere “non conformisti” può aver a lungo significato l’esatto contrario di quel che comunemente si riteneva da più parti e si rendeva pubblico... Percorrendo strade apparentemente senza uscita, Romano e la Thule hanno finito spesso, così, col precorrere gli eventi. Gelis 35 sPoRt il golden gate Yc accetta la sfida e “la Vela” è in coppa america con luna Rossa accordo fra Randazzo e Bertelli Il Circolo della Vela Sicilia di Palermo e il team Luna Rossa Challenge 2013 hanno annunciato a Milano che la loro sfida alla 34ma edizione dell’America’s Cup, che si terrà a S. Francisco nel settembre 2013, è stata accettata dal Golden Gate Yacht Club. Luna Rossa Challenge 2013 e il sindacato Emirates Team New Zealand hanno firmato un accordo di collaborazione fino al 31 Dicembre 2012 che comprende il totale accesso alla progettazione e ai dati delle prestazioni di Emirates Team New Zealand in questo periodo. Gli scafi dell’ AC 72’ Luna Rossa saranno costruiti in Italia e tutti gli altri componenti verranno costruiti in Nuova Zelanda in stretta collaborazione con Emirates Team New Zealand. Nel 2012 il programma del team Luna Rossa prevede l’apertura di una base ad Auckland, in Nuova Zelanda, per gli allenamenti congiunti, la partecipazione a tutti gli eventi del circuito America’s Cup World Series (ACWS) con i catamarani ad ala rigida classe AC 45’ e il varo del catamarano ad ala rigida AC 72’ che parteciperà all’America’s Cup. Dal mese di Marzo 2013 il team Luna Rossa continuerà la propria preparazione sportiva e lo sviluppo tecnico dell’ AC 72’ a S. Francisco, partecipando a tutti gli eventi previsti dal programma della 34ma America’s Cup. Patrizio Bertelli, Presidente di Luna Rossa Challenge 2013, ha dichiarato: “Sono certo che la collaborazione di Luna Rossa con Emirates Team New Zealand darà ottimi risultati, consentendo a entrambi i team uno sviluppo più rapido ed efficace sia sul piano tecnico che sul piano sportivo. La scelta del Circolo della Vela Sicilia come yacht club sfidante è anch’essa significativa. Ritengo infatti importante, in un momento come questo, sottolineare l’unità del nostro paese anche sul Agostino Randazzo piano culturale e sportivo”. Agostino Randazzo, Presidente del Circolo della Vela Sicilia, ha dichiarato: “Per il Circolo della Vela Sicilia è un vero e proprio onore poter lanciare una sfida all’America’s Cup con un team prestigioso e amato come Luna Rossa. Voglio quindi ringraziare Patrizio Bertelli sia per averci prescelto che per le motivazioni che hanno animato questa sua scelta. Sono certo che la nostra sfida contribuirà a creare un forte spirito di emulazione e avvicinerà alla vela molti giovani siciliani”. Luna Rossa affronta questo impegno – come si vede – grazie ad una sinergia di sponsor e porta in giro anche il nome Prada, non certo nuovo nel mondo delle regate e della A.C. Il gagliardetto sarà tutto palermitano, mentre Lo skipper è Max Sirena che lo è a bordo dell’extreme 40’ Luna Rossa, in prima fila al Campionato Extrene sailing series. informazione pubblicitaria Fra il massimo e il Politeama Nasce il primo centro commerciale naturale Si chiama Centro commerciale naturale e non potrebbe trovare cornice e contenuto migliori, a Palermo, che nel quadrilatero che corre dal Politeama al Massimo, includendo i dintorni. Il primo esperimento è stato quello prenatalizio, ma gli artefici sono pronti a ripeterlo presto e, addirittura, perpetuarlo. Sono i migliori negozianti del “centro” più elegante della Città e sono decisi a restituire ai palermitani un piacere che sembra da qualche tempo sbiadirsi nel mare dei ricordi. Quelli di un centro urbano a misura di uomo, quelli che la cittadinanza vorrebbe nuovamente concretizzare, innovati e trasformati come i tempi d’oggi comandano. Che cos’è un centro commerciale naturale? E’ qualcosa che non è stato creato artificialmente “ad hoc”, ma è il risultato della stratificazione del lavoro umano. In particolare, coloro 36 che hanno fondato l’associazione senza fini di lucro “in Centro” mettono a disposizione di tutti un servizio di bus navetta con partenza da viale Francia ed arrivo in centro. Più, per altri avventori che lo preferissero o che provengano da altre zone, il parcheggio gratuito presso il Tribunale e il trasfert – sempre gratis – in minibus elettrici fino alle destinazioni finali. Più di così… Per questo si dice che l’iniziativa assicurerà il “massimo dello shopping” . L’iniziativa ha avuto i più importanti patrocini, fra cui quello dell’assessorato comunale Attività produttive. sPoRt e’ gran festa al golden per i premiati del coni con costa e caramazza torna Dagli stadi alle stelle Danza, musica e spettacolo al Teatro Golden di Palermo per l’ ottava edizione di “Dagli Stadi Alle Stelle”,al Teatro Golden di Palermo. La manifestazione è organizzata dal Coni Sicilia e dal Coni Palermo per premiare i valori più alti dello sport, attraverso la consegna delle onorificenze sportive. Stella d’oro al merito sportivo (per il dirigente con 30 anni di attività); Stella d’argento al merito sportivo (per il dirigente con 20 anni di attività); Stella di bronzo al merito sportivo (per il dirigente con 12 anni di attività); Palma di bronzo al merito tecnico (conferita a tecnici e sportivi). Durante la serata sono stati consegnati anche i premi al Merito Sportivo al neo campione del mondo di Ju Jitsu Piero Alessi e al suo maestro Cristian Minuto; al gommonauta Sergio Davì, protagonista della traversata in gommone Palermo – Amsterdam; al membro del comitato esecutivo mondiale di Wushu Kung Fu, Riccardo Sangrigoli; al maggiore Angelo Pisani e al maresciallo Paolo Russo, responsabili del Brevetto Sportivo Tedesco e alla Società sportiva di pallanuoto femminile Orizzonte Catania. Inoltre sarà assegnato anche il premio Mimmo Bignardelli a Tommaso Dragotto, amministratore delegato Sicily by car, il premio “Vincenzo Manzella”al centro di volontariato di Capaci, il Laboratorio Artistico Creativo Mosaicando e il premio “Sport e Medicina” al dottore Giuseppe Luigi Jeffrey Eddy Quattrocchi, direttore del Dipartimento strutturale riabilitativo U.O. alta specializzazione di Villa delle Ginestre. Due sono i Testimonial sportivi di questa nuova edizione di Dagli Stadi alle Stelle, l’ex tecnico di Parma e Udinese Pasquale Marino e lo schermidore italiano Paolo Pizzo medaglia d’Oro ai Mondiali 2011. A premiare sono state chiamate personalità della vita politica, culturale e imprenditoriale della città. La serata sarà condotta da Miriam Leone, Miss Italia 2008 e dal giornalista Roberto Gueli. Una cerimonia importante e solenne ma al contempo gioiosa e divertente. Fra gli ospiti più applauditi, Ron , una delle voci più belle del panorama della musica italiana, vincitore nel 1996 del Festival di Sanremo con il successo Vorrei incontrarti fra cent’anni. Fra i numerosi momenti di spettacolo previsti nel corso della serata, anche l’esibizione del comico di Zelig Giovanni Cacioppo. I più giovani potranno applaudire i breaker di Palermo Savage Crew. A chiudere la kermesse salirà sul palco il leader dei Tinturia Lello Analfino, reduce da un grande successo in America, dove ha portato anche l’inno realizzato in occasione dei Giochi delle Isole, “Mani all’Aria”. “Si tratta di una manifestazione alla quale teniamo molto, attraverso la quale celebriamo il talento e il merito. Non ci sono premi in denaro, né in oro, ma onorificenze con cui riconosciamo l’impegno di chi, attraverso la pratica sportiva, si impegna per l’affermazione di valori importanti”. Lo ha detto il presidente del Coni Sicilia, Massimo Costa, presentando a Palermo questa VIII edizione di “Dagli stadi alle stelle”. “Per questa manifestazione - ha aggiunto Costa abbiamo allestito un programma di tutto rispetto, che unisce, in una combinazione vincente, sport e spettacolo”. Sulla stessa lunghezza d’onda le dichiarazioni rese, in conferenza stampa, dal presidente del Coni Palermo, Giovanni Caramazza, il quale ha sottolineato “lo straordinario lavoro portato avanti dal movimento sportivo locale, malgrado i tagli delle risorse economiche operati a livello nazionale”. 37 sPoRt in sicilia il Rally d’italia targa Florio che richiama la storica corsa madonita “targa Florio mondiale rally” non è più un sogno Torna sotto nuova forma la storica Targa Florio? Non corriamo troppo. Da tempo si diceva che l’unica possibilità relativamente “a breve” di far rivivere la “Targa” – nota come la più antica corsa del mondo – era quella di assegnarle una tappa del mondiale rally. Così è stato in qualche modo, stando ad una decisione maturata negli ultimi giorni a livello internazionale e nazionale. Il Consiglio Mondiale dello Sport della Fia (Federazione Internazionale dell’Automobile) riunitosi a Barcellona ha confermato anche per il 2012 il Rally d’Italia come prova del Campionato Mondiale Rally. Ma si sa già che si svolgerà in Sicilia e dovrebbe chiamarsi Rally d’Italia Targa Florio. Si tratta di un programma valido solo per una edizione, ma potrebbe essere un primo passo. Il percorso non sarà ricavato solo dalle Madonie – mentre basterebbe una zona equivalente al “Grande Circuito”, il più antico tracciato voluto da Vincenzo Florio e dai suoi collaboratori – ma “contenterà“ altre zone dell’Isola, in particolare del catanese, sull’Etna e altrove. Vedremo. Tutto è ancora da organizzare. Per i “puri” della Targa potrebbe essere un ennesimo tentativo di appropriarsi del nome Targa Florio, ma questa interpretazione piuttosto “maligna“ stride con l’importanza dell’evento mondiale, che, di per sé, era già auspicato da molti, mentre era giudicato anche poco attuabile da altri. Prova ne sia che questa Targa rally nuova di zecca “si farà”. Almeno così pare. La gara inizialmente non era stata inserita nel calendario FIA. A far cambiare idea al Consiglio Mondiale è stato il proficuo lavoro diplomatico svolto dal presidente dell’Automobile Club d’Italia Enrico Gelpi e dal presidente della Csai Angelo Sticchi Damiani, anche sulla base dei risultati ottenuti nell’ultima edizione. “Siamo molto soddisfatti – ha dichiarato il presidente dell’Automobile Club d’Italia, Enrico Gelpi – perché non è stato facile giungere a questo risultato che premia ancora una volta lo sport automobilistico italiano e la rappresentatività dell’Aci in seno ai vari organismi internazionali della Fia”. Soddisfazione è stata espressa anche dal presidente della Csai, Angelo Sticchi Damiani: “La decisione Fia deve essere considerata uno straordinario successo per il nostro Paese, per la sua storia sportiva e per i milioni di appassionati che seguono costantemente le vicende dello sport automobilistico in Italia”. La Targa Florio non è più “mondiale” dal 1973, anno in cui vinse la Porsche di Muller - Van Lennep, mentre l’anno pri- 38 ma aveva vinto la Ferrari di Merzario Munari e fino al 1977 si disputò a carattere nazionale. Quell’anno un’auto volò fra la folla provocando per la prima volta dei morti (tre) fra il pubblico. Era ciò che i soliti “benpensanti” aspettavano da tempo. Sulla vera Targa si scrisse la parola fine. La Targa Florio Rally, sempre fuori dal World Rally Championship (Wrc) , ha fatto già rivivere in qualche modo il ricordo di quello che fu un sogno irripetibile. Così come la Targa d’Epoca. Meglio che niente. Anche come richiamo turistico, nel quadro dell’importanza che gli eventi svolgono comunque, come richiamo per l’incoming. Il solo modo per far rivivere in qualche modo la Targa Florio sarebbe quello di inquadrare una nuova prova del mondiale Rally nella cornice madonita. Ma vi- viamo negli anni in cui gli interessi, i giuochi di potere, l’abitudine di tirare “la coperta” da più parti (possibilmente la propria) prevale sulla logica della ragione, del fascino, della stessa arte, della tradizione... Accontentiamoci, quindi, di ciò che ...passa il governo. La Sicilia, tuttavia, questa volta “spodesta” la Sardegna, che ospitava il “Sardinia” fino all’anno scorso, avendo preso il posto della lunga “teoria” del Rally di Sanremo, disputato su mero asfalto.... Da tempo ci si chiede a quale gara attribuire il ruolo di proseguire il mito della Targa: è la più antica corsa del mondo (davanti ad Indianapolis) che ...si disputi ancor oggi. Anche questa domanda, in realtà, attende risposta perché la corsa in grado di eternare il mito sia degna di esso. Nota bibliografica: l’autore di queste righe, Germano Scargiali, ha scritto “Targa Florio cento anni di storia“, un’edizione pregiata di oltre 100 pagine disponibile in veste economica e ...regalo, con coperta rigida. Contiene la cronistoria di tutte le singole edizioni, foto e brevi, ma documentate monografie su Vincenzo Florio e personaggi come Ninni Vaccarella, la Salita di Monte Pellegrino ed altro ancora. Le edizioni del dopoguerra della storica corsa sono state vissute “dal vivo” da chi scrive. Il libro, dal tono a tratti poetico, coglie l’enfasi e l’epopea della Targa, si legge con piacere ed è un bell’articolo da regalo. Anche l’edizione in brossura dispone di copertina lucida plastificata. [email protected] Targa Florio cento anni di storia, Ila Palma Editore, pagg. 111. Prezzi: euro 15,00 con copertina plastificata, euro 22,00 con rilegatura con copertina pesante. sPoRt mentre i rosanero vanno in campo a corrente alternata il calcio eterno primattore della vita nazionale Maurizio Zamparini Federico Balzaretti Fabrizio Miccoli Chiamatelo football, chiamatelo soccer o semplicemente giuoco del calcio come facciamo noi, ma dimostra, anche adesso di resistere a tutto. La passione, a quanto pare, è travolgente. Il primo argomento la mattina spesso non è ancora la crisi italiana, europea, mondiale e neppure quella delle nostre tasche. No, affermiamo senza tema di dubbio che, fino a questo momento, non c’è barba di crisi che rubi la prima pagina a certi argomenti strettamente calcistici, tutti rivolti al “pallone” e a null’altro. Ah, già, il pallone. Ecco un altro modo di apostrofare il tutto… Diceva una canzone di qualche anno fa (tanti) che senza una ragazza di sera non si può neanche cantare. Ma l’Italia saprebbe vivere senza giocare al pallone? Gli italiani lo fanno realmente o dal profondo di una poltrona davanti alla tv, oppure sugli agognati spalti di un’arena. Non più i gladiatori al centro, ma i 22 magici eroi in magliette multicolori sul prato verde incantato. Questo è il calcio, quello che fa tremare il cuore, quando, ad uscire dagli spogliatoi è la “nostra” squadra, con la maglia. Che cosa avrà mai quell’inusuale rosa confetto per strapparci il cuore? Perché scatena sentimenti primordiali di campanilismo, di revanchismo sudista, prima ancora che di sport vero e proprio? Perché, non lo neghiamo, di regola il primo comandamento del tifo è lo spirito di campanile. Non si spiegherebbe diversamente la rivalità col Catania. Oppure è affezione ai colori: la Juve, il Milan, l’Inter, la Roma e, adesso, il Napoli-miracolo di De Laurentis e …Cavani. Un giocatore questo che i palermitani continuano a considerare un po’ …loro. Da quando Guidolin non lo faceva entrare in campo e dalle tribune lo reclamavano a gran voce. Quella volta il bravo allenatore, artefice del primo boom rosanero assieme a Zamparini, e oggi capace di portare l’Udinese al vertice della A (crediamo pro tempore), si sbagliava di grosso. Un Cavani baby era già un grande… Quanto al Palermo di questo campionato, capace di buone cose in casa e opaco in trasferta, capace di non giocare col Cesena, la nostra diagnosi non è neppure così difficile. Partiamo dall’illusione di base: è quella che, affezionandoci ai giocatori, crediamo di averne molti del “grandi”. Con le ricorrenti vendite della “logica Zamparini” che non ci azzardiamo a condannare (perché ogni giorno lo ringraziamo comunque di averci sdoganato da certe sofferenze) ci resta un organico fatto prevalentemente di promesse, di qualche campione rimastoci e di capitan Miccoli. Lui è uno dal piede d’oro, ma ha la coscia fragile, non neghiamolo. Va utilizzato per grandi, a volte grandissime mezze partite. Poi va conservato in panchina per i momenti di bisogno. In tutto questo quadro, per sintetico che sia, ne dobbiamo dedurre che ci troviamo in una situazione tipica dello sport. Avviene qualcosa del genere anche negli sport individuali: per un atleta che poggia su una grande complessione muscolare e fisica, che corra – mettiamo – i 400 ad ostacoli, il tempo di rilievo è da ritenere abituale. Un atleta, come ne abbiamo avuto di buoni in azzur- ro nel passato, che “è meno …fisico” come si dice in gergo, basa certi record e certi risultati – ovvero i record e i risultati anche eccellenti – che ottiene su fattori come i nervi, la concentrazione… Quel che a volte si definisce un perfetto o un buon stato di forma. Il Palermo a corrente alternata è quello che scende in campo con la fase positiva una domenica e con quella negativa un altro giorno. Possiamo avere due squadre rosa, già dalla domenica al mercoledì. L’esortazione è quella che tanti tifosi – a differenza di altri – ripetono. Contentiamoci, non si può far altro. Non limitiamoci a sostenere la squadra nella vittoria, ma anche (forse di più) nel momento dello scoramento delle impreviste, improvvise, a volte sonore, defaillance. Abbiamo pur sempre occupato il quinto posto anche per più settimane. Siamo stati ad un passo da quel piazzamento – il quarto – che storicamente resta fino ad oggi il meglio che si sia saputo fare dal tempo del presidente Lanza di Trabia ad oggi. Accontentiamoci di schierare in campo un paio di azzurri. Cosa anch’essa assolutamente insolita. Anzi, con Federico Balzaretti, un uomo capace di rappresentare un punto di forza per la stessa nazionale. (G.Scargiali) 39 sPoRt Premiazione prenatalizia e gran festa alla marsa torna il giro del Faro Domenica 18 dicembre (ore 10) al Resort club La Marsa, è stato il giorno della video proiezione con aperitivo dell’Atletica Mondello. Sono stati distribuiti oltre 150 premi, più quelli già assegnati. A intrattenere tutti, l’organizzatore e trainer Marcello Ruggiero, collaborato dalla moglie Patrizia Iervolino, fondista e ginnasta di rango ed istruttrice di ginnastica a corpo libero e con attrezzi. Il Giro del Faro è ormai una classica. Nasce una mattina (ore 9.00) del 21 dicembre 1997. Dopo 20 anni di precariato nella scuola, il professor Ruggiero ottiene la cattedra di Educazione Fisica si ritrova ad appena 1 chilometro da casa, con la scuola occupata dagli studenti. Così, in un soleggiato sabato mattina di dicembre, decide di svolgere un “allenamento” sulla spiaggia di Mondello con un sacco di plastica e un paio di guanti da cucina (presi in prestito da un collaboratore scolastico), per raccogliere lattine e bottiglie, abbandonati sulla battigia. Durante “la raccolta”…ehm scusate, l’allenamento, si reca al Bar Scimone e viene scambiato dal proprietario del bar per un dipendente dell’Amia. Nasce così l’idea di un appuntamento per le 9 di domenica a tutto il gruppo di “ginnastica all’aperto” della neonata Atletica Mondello, per percorrere il Marcello Ruggiero e Patrizia Iervolino tragitto Valdesi - Stabilimento (andata e ritorno) e poi trascorrere un’oretta insieme sorteggiando qualche premio “in natura” offerto dagli stessi partecipanti (un’auto sponsorizzazione). Nasce così la particolare passeggiata (km.8,5) in riva al mare, non competitiva, che giunge dalla seconda edizione fino alla riserva naturale di Capo Gallo, per poi tornare al punto di partenza, dopo aver “toccato” il cancello del Faro. E’ l’evento cui adesso si dà continuità, collegandolo a tutta l’attività sportiva dell’Atletica Mondello con lo slogan: educare comunicando e comunicare educando …attraverso lo sport! Nasce un vero e proprio “Grand Prix dello Sport per Tutti” che attraverso le manifestazioni, ma soprattutto il contatto diretto, con tantissimi sportivi palermitani, lancia messaggi di informazione sulla “sana cultura sportiva”. Nel 2011, per una simpatica coincidenza, il regista del video “Mani all’aria” dei Tinturia, sigla dei Giochi delle Isole 2011 organizzati dal Coni regionale, inserisce una coreografia con il gruppo femminile di ginnastica all’aperto dell’Atletica Mondello. Vengono organizzati in occasione dell’evento, Convegni con la partecipazione di autorità e tecnici sportivi. I PARTECIPANTI AL 15° GIRO DEL FARO Abbate Marco (M40) 35’43’’, Accardi Pamela (F45) 44’32”, Accurso Paola (F60) 1h31’, Acomando Rosa Maria (F40) 42’57”, Agozzino Giorgio (M45) 37’36” Atl. Mondello, Albanese Adriana (F45) 46’29” Pol. Palme, Albanese Elio (M45) 38’45”, Alercia Anna (F70) 1h32’ Atl. Mondello, Andriolo Giuseppe (M45) 34’26” Atl. Mondello, Androsiglio Giuseppa (F45) 47’22” Atl. Mondello, Ardizzone Vittorio (Ragazzo) 41’00”, Arena Riccardo (M45) 40’16” Atl. Mondello, Argano M. Grazia (F40) 57’38” Atl. Mondello, Aricò Antonio (Atl. Mondello), Armetta Giuseppe (M45) 35’48”, Artale Angelo (Tm) 40’08”, Austaro Soccorsa (F45) 53’20” Atl. Mondello, Aversa Giovanni (M45) 47’40” Asd Trinacria, Baglio Marcello (M50) 32’40” Atl. Mondello, Bartolone Maurizio (M55) 35’08” Fiamma Rossa, Basilico Alberto (M40) 43’31” Uisp, Basilico Ernesto (M45) 43’31”, Belfiore Nicola (M45) 46’24”, Bella Elisabetta (F40) 34’22” L’Atleta Palermo, Bellia Giuseppe (M35) 34’35” Pol. Munic. Pa., Bellomo Artem (esord.) R.N. Palermo, Bellomo Arturo (M50) 41’24”, Bellomo Mgdulena Daniele (senior) 31’50” Cus Palermo, Bertolino Alberto (M45) 42’26” U.S. Acli, Bertolino Giacomo (M45) 37’34”, Bivona Fulvio (M45) 31’21” Atl. Mondello, Bognanni Antonino (M45) 34’57”, Bonsignore Loredana (F45) Atl. Mondello, Bonsons Veronique (F45) 52’21” At. Mondello, Buccafusca Massimiliano (TM) 28’40” Marathon Monreale, Bufalino Rosario (M35) 37’34”, Burgio Filippo (M35) 41’08” U.S. Acli, Camillo Giuseppina (F65) 56’51” Atl. Mondello, Campo Francesco (M50) 45’46” TC2, Canale Antonella (F40) 53’32” Atl. Mondello, Cannella Cristofaro (M50) 51’06”, Cannizzo Gianfranco (M50) 45’41” Uisp, Cardinale Carlo (M60) 40’48” Atl. Mondello, Casano Luigi (M40) 38’14”, Cavataio Alessandro (Ragazzo) 33’50” Atl. Mondello, Cavataio Mario (M45) 32’54” Atl. Mondello, Chifari Vincenzo (M55) 45’02” Atl. Mondello, Chillemi M. Grazia (F45) 52’09” Atl. Mondello, Cicuta Antonio (TM) 40’43”, Ciolino Antonio (TM) 36’22” Uisp, Cirrito Virginia (F55) 1h32’ Atl. Mondello, Citarrella Manuel (TM) 46’52” Amatore, Colonna Romano Claudia (F45) 44’46”, Compagnino Marina (TF) 53’10” Atl. Mondello, Conoscenti Onofrio Filippo (M75) 59’55” Cus Palermo, Cosenza Domenico (™) 47’05” , Costa Alessio (Cad.) 33’58” At. Mondello, Costa Gabriele (Jun.) 34’10” Cus Palermo, Costa Patrizia (F45) 52?20” Atl. Mondello, Cuccì Emiliano (All.) 30’36”, Cucina Giuseppe Camillo (M70) 54’30” Atl. Mondello, D’Amato Massimiliano (M35) 33’08” Atl. Mondello, Davì Giuseppe (M50) 43’15” Pol. Mun., De Gregorio Camillo (M40) 31’59” Nadir, Delisi Anna Maria (F 60) 1h40’ Atl. Mondello, Di Benedetto Paolo (M55) 39’50” At. Mondello, Di Fangi (45) 44’34”, Di Fina Antonio (M45) 34’23” Pol.Mun. Pa, Di Franco Giampiero Davide (™) 39’08”, Di Gioia Calogero (™) 31’08” Scuola Atl. Berradi, Di Giovanni Giuseppe (M40) 45’15” US Acli, Di Maio Blasco (Cad) R.N. Palermo, Di Maria Giovanni (M50) 40’29” Pol. Mun., 40 Di Vita Tiziana (F45) 1h 10’, D’Ippolito Maurizio 37’30”, Dolce Vincenzo (M40) 30’46” Team Uisp, Donzelli Erminia (F40) 45’08” Amatore, Falcone Vincenzo (M45) 47’45”, Favatella Antonino (M60) 38’50” Atl. Mondello, Galatolo Anna (F40) 52’35”, Galatolo Enzo (M50) 41’05”Track Club Cl., Galioto Luigi (M50) 40’35” Marathon Palermo, Garsia Riccardo (M65) 1h37’ Atl. Mondello, Gelardi Fabrizio (™) 41’28”, Gentile Donatella 50’40”, Gentile Francesco (M50) 44’32” Trinacria, Gioè Alberto (Cad) 40’50”, Gioè Eugenio (M45) 48’12”, Giordano Gianfranco (M45) 43’08”, Giordano Sergio (M55) 50’17” Amatori, Giovenco Pietro (M60) 41’35” Apa, Giudice Maria Rosa (F45) 41’20”, Glorioso Giuseppe (™) 35’30”, Gonzales Matilde (F45) 56’50” TC 2, Greco Fabio (M50) 53’50” TC2, Grigoli Sergio (M45) 34’25” Emry Bike Time, Guagliardo Rosario (M50) 37’52” Atl. Mondello, Guastella Umberto (M35) 37’27” A.S.M. Palermo, Gulizia Luca (M35) 34’00” Nadir, La Brasca Calogero (M45) 39’30” Trinacria, La Licata Giuseppe (FM) 36’55” Atl. Palermo, La Mantia Vincenzo (M45) 39’10” GS Vigili Urbani, La Mattina Angela (F55) 1h31’ ASC, La Placa Ivana (F45) 43’56” TC2, Lago Giuseppe (M55) 42’56” Atl. Mondello, Lauricella Alessandro (M35) 39’48” Uisp, Li Castri Salvatore (M50) 44’12” Unicredit, Lo Cascio Lorenzo (M40) 35’15”, Lo Casto (M55) 41’50” TC2, Lo Curcio Rita (F40) 43’27” Pol. Palme, Lo Presti Alfonso (M50) 31’53”, Lombardo Alessandro (Jun) 42’21” Atl Berradi, Lopes Marco (™) 34’33” Atl. Mondello, Lucia Sergio (M50) 44’50” Trinacria, Lumetta Rosa (F45) 40’30” Atl Mondello, Lupo Massimo (M50) 46’36”, Macaione Antonio (™) 35’58”, Macchiarella Matteo (Esord.) 1h10”, Mandalà Roberto (M45) 50’17” Atl. Mondello, Manno Gaetano (M50) 53’15”, Marchello Gaspare (M45) 39’14” TC”, Marchello Giorgio (Allievo) 31’15” Atl. Berradi, Mercurio Matteo (™) 45’17”, Merusk Mae (F40) 52’59” Atl. Mondello, Messina Claudio (Allievo) 35’42”, Messina Matteo (M45) 43’24”, Mirabella Antonino (M45) 46’48”, Mirabella Sabina (F45) 53’05” Atl. Mondello, Miserendino Paolo (™) 43’48”, Moncada Rosaria (F45) 53’40” Atl. Mondello, Mongiovì Roberto (Cad.) 37’05” Atl. Mondello, Montagnino Gaetano (M40) 36’24” Uil SP, Montalto Be- nedetto (M40) 56’59”, Morello Agata (F40) 56’20”, Mosca Tina (F45) 46’12”, Mottareale Paolo (M50) 40’46”, Nicchitta Dario (M35) 28’47” Universitas, Nuccio Lorenzo (™) 42’52”, Paglia Caterina (F70) 1h31’, Palazzotto Antonio (M40) 40’09”, Pardo Alberto (Cad.) 34’20” Atl. Mondello, Parrino Marcello (M35) 33’35” Atl. Mondello, Passarello Paola (F40) 55’55”, Patti Rosaria (F30) 36’33”, Pecoraro Roberto (M40) 38’14” US Acli, Perlongo Roberta (TF) 51’47”, Perricone Luca (M45) 35’20” Trinacria, Petrone Domenico (M65) Atl. Mondello, Piliu Emanuela (F35) 47’57” Pol. Palme, Pipitone Giuseppe (M50) 44’00”, Polizzi Nicolò (M40) 34’30” Pol. Di Stato, Puccio Francesco (™) 46’47”, Puglisi Cristian (Cad.) 44’55” Atl. Berradi, Puglisi Vincenzo (M40) 39’40” Pol. Di Stato, Puleo Salvatore (M45) 47’18”, Pumo M. Concetta (F40) 46’24” Atl. Mondello, Raccuglia Salvatore (M35) 39’56” Tecnica Sport, Rametti Salvatore (M75) 59’18”, Randazzo Giuseppina (F35) 55’30” Pol. Di Stato, Rao Sandro (non risulta all’arrivo al faro), Renda Marina (F50) 53’33”, Restivo Filippo (M45) 42’25” Pol Nautilus Porticello, Ricciardi Giuseppe (M40) 48’06”, Ricotta Salvatore (M40) 33’23” Atl. Mondello, Rivolo Federico (Cad.) 34’09” Atl. Mondello, Rocca Antonino (M60) 44’13” Atl. Mondello, Roma Eliseo (Cad.) 38’28”, Rotolo Carmela (F45) 48’48” Atl. Mondello, Ruffino Marianna (F45) 1h01’ TC2, Ruffino Marta (F35) 1h10’ Atl. Mondello, Ruffo Alfredo (M45) 1h01’, Saitta Rosalia (F35) 44’55” Atl. Mondello, Sanfilippo Vincenzo (M40) 33’53”, Santalucia Antonino (M45) 40’15” Uisp, Santoro Francesca (F60) 47’30” Atl. Mondello, Santoro Guido (M55) 42’00”, Savona Cristina (F40) 44’27”, Scaglione Alberto (M35) 36’19” Atl. Mondello, Scalici Giovanni (M40) 49’22”, Scarafia Sara (TF) 43’46” Atl. Mondello, Scarpitta Eleonora (F55) 1h31’ Atl. Mondello, Schiera Giuseppe (M75) 1h40’ Atl. Mondello, Schiera Giusi (F40) 52’55”, Schiera Salvatore (M45) 44’13”, Scimò Monica (F45) 57’59” TC2, Silvestri Enrico (Jun) 31’39” Atl. Mondello, Spina Gaetano (M45) 31’43” Atl. Mondello, Strà Gianluca (M45) 47’35”, Tagliavia Carmela (F45) 43’20” Vigili Urbani Pa, Tantillo Francesco (M50) 41’26” Uisp, Tella Luciano (M40) 1h10”, Terrana Dario (M35) 33’01” Atl. Mondello, Terranova Francesco (M40) 45’45” Track Club Cl., Tortorici Roberta (F35) Tecnica Sport, Tortorici Roberto (M45) 40’53”, Traina Giuseppe (M60) 1h04’ Albaria, Trapani Giuseppe (M45) 34’15”, Tumminello Maria Luisa (TF) 58’36”, Tutone Alfredo (M50) 35’59” Atl. Mondello, Urso Marco (™) 37’36” Uisp , Valenti Ronchi Gianlucio (M40) 49’04”, Vallone Fabrizio (™) 30’45” Atl. Mondello, Vara Giuseppe (M40) 40’25”, Velletri Antonello (M45) 41’15” GS Vigili Urbani, Velletri Nicolò (Allievo) 50’34”, Veraci Salvatore (M70) 45’24” Vigili Urbani, Virzì Roberta (F40) 47’24” Atl Mondello, Viviano Vittorio (M55) 44’28” AMDS - FMSI. sport Con il “puntuale anticipo” il via alle regate La vela siciliana brucia le tappe iprende il via la stagione agonistica R dello sport velico, divenuto, a dispetto della crisi, un fenomeno sempre più popolare. Certo, il governo ce la mette tutta per scoraggiare gli armatori. .. Si imbatte, però, in quella passione al di sopra ti tutto che fa sì che persone senza la fatidica casa di proprietà abbiano a volte “la barca” e, salendo più su, veri e propri armatori disposti a grossi sacrifici, pur di andare in regata. Ma la vela è popolare grazie alle possibilità offerte dal piccolo diporto e soprattutto – per gli agonisti – per tutti coloro che vanno a formare gli equipaggi e, in casi estremi, vengono addirittura ricompensati. Ecco, infatti, che in Sicilia, l’anteprima della stagione agonistica è puntualmente contrassegnata dai campionati invernali d’altura. Sono in gara già dall’autunno, i minialtura e le vere e proprie barche alturiere nelle “Regate del sabato”, ideate a suo tempo da Carlo Bruno perché i velisti non rubino la domenica alla famiglia più di quanto non sia necessario per le regate di punta del calendario. A proposito di calendario, mai come quest’anno, il presidente regionale, il marsalese Ignazio Pipitone che alterna la vela con il “Marsala” doc che produce – assieme al Vinum Missae di cui è specialista intende affrettare i tempi. Così, coadiuvato dallo staff in cui spicca un altro instancabile come il siracusano Carmelo Genovese, va raccogliendo richieste ed opinioni dai vari club che spesso si contendono le regate di maggior spicco ed interesse. E’ per questo che a fine gennaio o primi di febbraio dovrebbe svolgersi la riunione di tutte le società veliche della Sicilia (VII Zona per la Fiv) per l’approvazione definitiva del calendario stesso. Frattanto, sono certi alcuni exploit che esulano dal calendario regionale. Si tratta della partecipazione alla Coppa America da parte del Circolo della Vela e della partecipazione alla Piccola Coppa America (catamarani di Classe A) da parte del Lauria sospinto dall’entusiasmo e dalle capacità tecnico organizzative di Roberto Grippi. Tale partecipazione prevede ampi studi progettuali in accordo con le università e con un riferimento anche oltre Atlantico. Poi vi sono gli “impegni monstre” della stagione, come la Targa Florio del Mare e il Trofeo Florio ambedue con base a Favignana, messe su dall’infaticabile signora Chiara Zarlocco. Il calendario non mancherà di altri impegni. Anzitutto l’immancabile Windsurf World festival dell’Albaria, ma anche regate alturiere non usuali fino a qualche anno fa, come la Satiro Cup e la Mazara Sidi Bou Said ed ancora la Channel regata, che doppia l’isola di Gozo con partenza ed arrivo a Marina di Ragusa (porto turistico). A proposito, c’è da attendersi qualche sorpresa anche dal mega porto turistico di Licata, il Marina Cala del Sole, una realtà che da sola merita già una visita. A conclusione del Campionato del Sabato risulta in testa alla classifica della categoria “Altura” Wetauschauung (Pitruzzella/Lo Bue), ma sul risul- Ignazio Florio Pipitone tato definitivo pende al momento in cui scriviamo la protesta presentata da La gatta frettolosa (Zucchero) giunta al quarto posto. Risultano secondi e terzi, rispettivamente, Acchiappa- sogni ((Polizzotti) e Cochina (Fabbri). Tra i monotipi, si impone Viacolvento della Lega Navale Palermo centro, seguita da Sailing for health (L.N.Pa) e da Donna Azzurra (L.N.Pa). Nella categoria “Veleggiata” si è imposta Regina (Ciccia), seguita da Spirit of Freedom (Conti) e da Fiftyagain (Pollina). Il campionato dei minialtura è ancora in corso di svolgimento. La classifica generale parziale (sabato 3 dicembre) vede primeggiare la North Sails V Technology, che con le due vittorie di giornata ha messo un buon margine di vantaggio sull’inossidabile Maurizio D’Amico su Chesivuoldire ed il resto della flotta. Si allontana dal primo posto Brera Hotels, terza, che a causa dei salti di vento viene ingannata sul lato peggiore del campo. Trofeo Florio a Favignana Cochina del Lauria alla Palermo-Montecarlo 41 sport equitazioNe Fra Coppa degli assi e Jumping verona è partnership La Coppa degli Assi e il concorso ippico internazionale di Palermo tornano nei circuiti dell’equitazione che conta e stringono una partnership con Jumping Verona, unica tappa italiana di Coppa del Mondo di salto ostacoli, che si svolgerà dal 3 al 6 novembre prossimo in occasione della 113ma Fieracavalli di Verona. L’evento palermitano sarà promosso all’interno del padiglione 7/b di Verona Fiere, dove si svolgerà la tappa scaligera della Rolex Fei World Cup, alla quale prenderanno parte i migliori cavalieri di tutto il mondo. Dopo la proficua presenza di Coppa degli Assi al 79° Csio di Piazza di Siena a Roma, il concorso ippico palermitano vuole affermarsi con la sua presenza in un altro degli eventi più importanti del panorama equestre internazionale. La collaborazione tra le due manifestazioni, oltre alla presenza di Coppa degli Assi a Verona, prevede che Jumping Verona sia a Palermo per la prossima edizione della Coppa degli Assi, in veste di partner, per promuovere il concorso veneto 2012. La kermesse equestre palermitana, organizzata dall’Assessorato del turismo, dello sport e dello spettacolo della Regione Siciliana, è inserita nel calendario delle manifestazioni di grande richiamo turistico e l’anno prossimo spegnerà ben cinquantaquattro candeline, confermandosi il secondo concorso ippico d’Italia per longevità, dopo lo Csio romano. Dal 3 al 6 novembre prossimo Coppa de- Emanuele Gaudiano, Coppa degli Assi 2011 (foto Ufficio Stampa Coppa degli Assi) gli Assi si presenterà a Verona con le prime interessanti novità previste per l’edizione 2012. Anche l’evento palermitano, infatti, adeguandosi alle esigenze dei cavalieri e per favorire il trasferimento e la permanenza dei cavalli, si trasformerà in un tour e per la precisione nel “Coppa degli Assi Tour”, che vedrà cavalieri e amazzoni sfidarsi sul campo gara del Real Parco della Favorita di Palermo dal 28 al 30 settembre 2012, in un concorso in versione Csi 2 stelle e dal 5 al 7 ottobre 2012 con il tradizionale concorso a 3 stelle, che garantirà il gran finale con lo spettacolo di sempre. L’altra sostanziale novità è data dal montepremi complessivo del tour, che nel 2012 raggiungerà la ragguardevole cifra di 250 mila euro. Vincenzo Agozzino FGCi LeGa DiLettaNti LaNCia Nuove iNiziative NasCe iL Nuovo CeNtro Sandro Morgana presidente regionale Figc 42 La buona notizia c’è. I lavori per la costruzione del centro direzionale della FGCI regionale stanno per partire. Ne chiediamo notizia al presidente Sandro Morgana che ce ne dà conferma e aggiunge: “ A Ficarazzi, il calcio siciliano disporrà finalmente di una sede di tutto rispetto, con un centro direzionale di tremila metri quadri. Una opportunità per il settore, ma anche un risparmio perché, in questo modo, il Comitato si patrimonializza. Mediante la sottoscrizione di un mutuo col credito sportivo sarà, infatti, possibile acquisire in proprietà la nuova sede, ma anche utilizzare il mensile che prima si versava per l’affitto dell’attuale sede. E ciò contribuirà a pagare le rate del mutuo finché la Figc diverrà proprietaria”. Ci dica del fattore tempo. Dalle nostre parti è importante… “Abbiamo costituito una srl vicina al comitato regionale. Così nei prossimi giorni ci sarà il preliminare. Poi la ditta comincerà a lavorare”. La presenza in serie A di due squadre siciliane come il Palermo e il Catania si può considerare un fattore di traino per la Federazione siciliana? “Indubbiamente, lo è, ma devono scattare anche meccanismi di solidarietà. Questi, devo dire, tardano a rendersi riconoscibili…” sport alla nissena l’argento mondiale nello strappo categoria 48Kg Genny pagliaro e il peso della vittoria Dopo un’astinenza lunga 26 anni, l’Italia risale sul podio della pesistica mondiale. Autrice dell’impresa una ritrovata Genny Pagliaro. La nissena sorprende ed entusiasma, vincendo l’argento nell’esercizio di strappo per la categoria fino a 48Kg. Una vittoria che le riesce solo per metà, avendo fallito le tre prove di slancio che avrebbero potuto consentirle di ottenere altre 2 medaglie. Dopo aver bissato il successo dei Campionati Europei Under 23, vincendo l’edizione 2011 lo scorso settembre in Romania con 3 ori sollevando Kg85 nello strappo (migliorando di 3Kg il record europeo che già deteneva) e Kg98 nello slancio per un totale di Kg183, Genny pensa già al prossimo Campionato Europeo che si svolgerà in Turchia, il prossimo aprile dove tenterà di conquistare la qualificazione olimpica per Londra 2012. Continua così per la Sicilia la sfilza di risultati internazionali che rende onore ad una regione che contribuisce ad alimentare le presenze degli atleti siciliani tra le fila degli Azzurri della Nazionale Italiana di Pesistica. In Coppa Italia Esordienti le squadre palermitane agguantano un bel po’ di risultati. Quattro i medagliati a livello nazionale per gli atleti nati nel ‘97: L'esercizio di strappo di Jenny Pagliaro ai mondiali medaglia d’oro a Fabio Arcara dell’A.C.S.D. In Mare che si aggiudica il bronzo con Vanessa Caruso per la categoria fino a Kg44 che con l’oro nella cat. fino a Kg50, bis di medaglie anche per la Vlassof 200 di Carini con l’oro di Salvatore Grigoli per la categoria fino a Kg69 e il bronzo di Davide Musso per la cat. fino a Kg77, quest’ultima conquista altre due meda- glie d’oro per la classe di età Under 17 con l’azzurrina Natalia Farina che migliora il record personale di ben 5Kg nella prova di strappo con Kg65 e consolida i Kg80 nello slancio e Marco Bellia nella cat. fino a Kg77, oro anche per Flavio Bonfardino nella cat. Kg50 della Power Club e Antonino Pizzolato nella cat. Kg85 del Dynamo Club Bagheria, medaglia d’argento infine per Riccardo Castiglia sempre nella cat. fino a Kg50. La fase regionale della qualificazione ai Campionati Italiani Assoluti di Nuoro del 10 e 11 Dicembre vedrà protagonisti gli 8 migliori atleti qualificatisi nelle 15 categorie di peso, confrontarsi nella gara più importante del calendario agonistico nazionale. M. Carola Tuzzolino o teCNiCo a FiCarazzi C’è anche un problema di visibilità per le serie minori? “La serie A dispone di quasi tutti i diritti televisivi, vanta circa quaranta milioni di appassionati, ma non va dimenticato che è il sistema di base che assicura tutta questa partecipazione e questo interesse. La serie A è come un motore Ferrari, ma cos’è un’auto da corsa senza ruote? Quindi, tornando alla domanda precedente, le serie maggiori sono un meccanismo di traino solo se scatta la solidarietà con quelle cosiddette minori”. Ci spieghi meglio. Faccia un parallelo fra questi due mondi del gioco del pallone… “Vede, il calcio dilettantistico e semidilet- tantistico può essere paragonato agli altri sport che comunemente si praticano. Oggi sono tanti. Possiamo vedere anche il pallone, come ha detto lei, fra le attività che intrattengono i giovani, migliorandoli sul piano fisico e morale. Abbiamo uno sport all’aria aperta ed altro potrebbe dirsi. Per il resto, il calcio maggiore non potrebbe fare a meno di quello minore. Se ne serve come riserva e anche per le leve sotto vari aspetti. Il gioco del calcio è in Italia un grande fenomeno nazionale. Per questo, ripeto, andrebbe visto maggiormente come un tutt’uno. Il calcio professionistico deve certamente molto a quello di cui stiamo parlando”. Lydia Gaziano Una veduta di piazza Castello a Ficarazzi 43 sport una facoltà dalle buone prospettive e dai tanti consensi scienze motorie cresce e si attrezza i troviamo faccia a faccia col preside C di Scienze motorie e gli chiediamo alcuni chiarimenti sui numeri che ha raggiunto la sua facoltà. “La facoltà di Scienze motorie – ci dice il preside Giuseppe Liotta – ha già superato il decennio dalla sua nascita e si può dire che guarda al futuro con ottimismo. Il numero di iscritti è stabile da alcuni anni come è stato confermato anche quest’anno. Anzi, se non ci fosse il numero chiuso gli studenti sarebbero almeno il doppio”. Ma le risorse di cui dispone la facoltà al momento si possono definire sufficienti per ottemperare ai vari impegni di gestione da affrontare? “Da un anno a questa parte disponiamo del nuovo plesso, più ampio e consono rispetto a quello precedente. Certo, più in là, avremo bisogno di ulteriori interventi, ma al momento, tutto sommato, possiamo ritenerci soddisfatti. Per quanto riguarda il numero dei docenti, invece, è sottodimensionato rispetto alle nostre esigenze. Avremmo bisogno di un numero doppio di docenti, almeno trenta in più. Sotto questo aspetto, va detto che siamo sotto la media nazionale. Ciò nonostante, però, la facoltà riesce a fornire tutto ciò che occorre ai circa 400 nuovi iscritti del primo anno.”. Quali i motivi di tale preferenza? “Oltre all’attualità che questi studi ricoprono, verifichiamo, dalle testimonianze dei laureati, che circa il 90% trova uno sbocco lavorativo senza eccessive difficoltà”. C’è chi sostiene che l’importanza delle attività motorie e di quanto concerne questo ambito di studi non si sono ancora pienamente affermati in ambito sociale… “Senza dubbio le scienze motorie hanno una propria identità culturale che deve ancora esprimersi appieno e ci vorrà del tempo perché ciò accada.” Per quanto riguarda la realtà sportiva locale come si pone la facoltà di Scienze motorie? Ci sono rapporti di collaborazione proficui? “La sinergia col mondo sportivo siciliano diviene via via sempre maggiore, sia dal punto di vista sportivo sia didattico, il che faciliterà poi l’ingresso degli studenti in queste strutture sportive, aspetto finora trascurato . Esiste un ottimo rapporto di collaborazione col Coni regionale e pro- Giuseppe Liotta Antonio Palma vinciale, come pure col Cus Palermo. Al professore Antonio Palma rivolgiamo, invece, qualche domanda sull’attività di ricerca condotta dal suo gruppo di lavoro La ricerca nel vostro ambito di studi è di natura teorica o ha, invece, prevalentemente risvolti pratici? “Portiamo avanti due tipi di ricerca. La prima si svolge sul campo con valutazione degli atleti durante la stagione per valutare l’efficacia dell’allenamento. L’altra, attraverso la somministrazione di questionari, per valutare, ad esempio, le abitudini alimentari o l’uso di integratori. Naturalmente tali abitudini hanno una ricaduta sulla salute (soprattutto nell’età adolescenziale). Proprio per questo le università siciliane e la scuola dello sport sono entrate nella formazione in ambito fitness, per mettere ordine in professioni non ancora regolamentate. La scuola dello sport Coni Sicilia è, dal 2011, Provider della Ehfa (European Health and Fitness Association). Prima, nell’ambito del fitness, molti enti di formazione erogavano corsi senza nessuna regolamentazione. L’Ehfa, invece, ha omogeneizzato i programmi in ambito europeo in maniera tale che siano rispettati gli standard dell’European Qualify Framework (E.Q.F.)”. Quindi l’università di Palermo, nella fattispecie la facoltà di Scienze motorie, è presente anche nella Commissione europea dell’Ehfa? “Certamente, è così ed è un fatto da non trascurare perché, grazie al diploma Ehfa, i corsisti possono lavorare in tutti i paesi europei senza necessità di esami aggiuntivi. A rappresentarci è il professore aggregato di fitness Antonino Bianco”. In Sicilia, esiste anche una scuola dello Sport? La Scuola dello Sport è l’ente di formazione del Coni. Dispone di una sede di rappresentanza a Ragusa, ma ha sedi in tutte le province siciliane, sedi tutte dotate di aule e mezzi audiovisivi per lo svolgimento delle lezioni. Per le attività pratiche si scelgono le palestre con caratteristiche di eccellenza, come, ad esempio, le palestre Fontana group a Palermo. Attualmente è in via di potenziamento il portale del Coni Sicilia “Scuola dello Sport”. E’ già possibile informarsi e iscriversi online per partecipare ai corsi e ottenere il diploma. Lydia Gaziano ITALNAUTICA s.r.l. Cantieri e uffici: 90133 Palermo - Molo Trapezoidale Via F. Patti - Tel. e fax 091 325277 - e mail: [email protected] Alberto Cambiano Ingegnere Navale e Meccanico Progettazione e costruzione di repliche di imbarcazioni d’epoca e classiche. Riparazione e restauri imbarcazioni in legno 44 ZANCA SPORT s.a.s. Accessori per la Nautica da Diporto e Professionale Per la vela sartiame di ogni diametro Via Simone Gulì, 232 - Palermo - Tel./Fax: 091544505 e-mail: [email protected] poLitiCa se da Barack obama in giù sono ostaggio di altri poteri quanto comandano questi politici L i prendono a volte in giro, definendoli i teorici del grande complotto, cioè della somma cospirazione mondiale. E se avessero ragione? Non pochi sono gli indizi in proposito, non poche le prove, non rari i segni nella storia… Occorre anzitutto annotare – in linea con quanto scriviamo ad esempio a pagina 24 – come ogni stato di bisogno e calamità possa essere un grande affare per qualcuno: le guerre, la povertà, la fame, l’handicap, l’inquinamento, il mutamento climatico… E’ assolutamente opportuno filtrare con il personale senso critico ogni comunicazione, ogni campagna mediatica su tali temi. E c’è chi ne diffida fin troppo, come sappiamo. Così come c’è chi è tendenzialmente troppo ...credulone. Ma parliamo un po’ dei fatti, facendo dell’utile “zapping” fra varie fonti. Esistono oggi degli organismi sovrannazionali che impongono la propria volontà agli stessi governi. Uno di questi è la Wto, organizzazione mondiale per il commercio. Barack Obama, fra le proprie esternazioni “piuma”, aveva anche promesso di voler limitare le speculazioni finanziarie, vera causa scatenante della crisi che ha coinvolto l’America ed anche l’Europa (le agenzie di rating, tutte americane, giocano solo dalla parte degli Usa e cambiano le carte in tavola) che le andò appresso. O non vi riuscì o sapeva che non vi sarebbe riuscito sin dall’inizio, in conseguenza del “veto” della Wto. Glielo impediva, infatti, un trattato sui servizi finanziari, un accordo internazionale. Obama cercò di cavarsela emanando un finto quanto vano provvedimento, che si chiama Dodd-Frank Act… Quale liberismo Forse chi demonizza il liberalismo e il liberismo ha ragione, se si tien conto di come, ad alto livello si stiano interpretando i principi della liberalizzazione e le relative necessità che essa detta. Un tempo tutti giuravano di essere socialdemocratici, oggi tutti giurano di voler liberalizzare. Ma che cosa intende ciascuno? Ecco davanti a noi l’accordo Gats relativo alla liberalizzazione dei servizi primari. Esso prevede la pratica impossibilità di vietare la privatizzazione dei servizi primari, a dispetto di qualsiasi referendum popolare. Era certamente assurdo che lo stato italiano – come spesso annotiamo con facile ironia – producesse in pratica panettoni, gelatini, pelati e marmellate, ma oggi si toglie agli stati la stessa possibilità di fornire quei servizi essenziali ai cittadini che l’evolversi dello stato moderno faceva giustamente rientrare fra le conquiste e le mete della società cui aspiriamo. Quanto a quel Meridione che più interessa dalle nostre parti, il “nostro” meridione, quel Mediterraneo meridionale cui la Sicilia è interessata assieme alle altre regioni che vi si affacciano (interessante quando si ragionò, appunto per regioni: Andalusia, Algarve, Cirenaica, Isole dell’Egeo…) notiamo come qualcosa che sta al di sopra delle “teste” nostre e di chi riusciamo ad intravedere mandò a “carte quarantotto” l’area di libero scambio prevista per il 2010. S’era vista come una data da raggiungere, una meta agognata, ma già a fine 2007 non se ne parlava più e si capiva, pur senza negarla, che si stava sgonfiando come una palla bucata. Al di sopra del bistrattato (ormai ignorato) trattato di Barcellona sul Mediterraneo, sta il famoso Trattato di Lisbona. Chi si attende qualcosa di buono da quel documento tanto sudato, se lo tolga dalla testa. Esso, richiamando a sproposito il principio di sussidiarietà ha superato di fatto, se non di diritto, la costituzione italiana e consegnato nelle mani di “semplici” burocrati che nessuno ha eletto il potere vero di assumere le decisioni più importanti sulla conduzione economico finanziaria dell’area geografica in cui viviamo. Quella che vorremmo portare verso più alte sfere di civiltà, progresso, democrazia… Oggi si plaude in Italia ad un governo di tecnici che nessuno ha eletto, fatto di personaggi che pochi conoscevano, ma non è questo che dovrebbe – solo adesso – scandalizzarci. A volte i politici vengono coinvolti, ma avviene già adesso – persino più spesso - che i politici (componenti della famosa …casta) firmino “senza guardare” ciò che i tecnici portano sulla loro scrivania, perché in tutt’altre faccende affaccendati o anche perché non avrebbero motivo di dubitare, secondo loro, della correttezza tecnica di quei documenti che hanno il crisma di così autorevole provenienza. Essi decidono, invece delle sorti di intere nazioni e oggi anche continenti, condizionando la politica degli anni a seguire, enormi spostamenti di denaro, iniziative relative a grandi opere private e soprattutto pubbliche… Tutti noi sappiamo e constatiamo giornalmente quanto a quei livelli, ma anche a livelli più bassi, la corruzione, invece, si insinui. Ma forse non si tratta neppure di corruzione come la intendiamo: la realtà è che si tratti di poteri che riescono a volare “più in alto di tutti”, poteri fatti di tanta preparazione, appoggi e scaltrezza. C’è da chiedersi se vi sia in loro un’adeguata lungimiranza, una visione panoramica dello spazio e del tempo… In ogni caso, se tutto ciò esiste, ciò che è maggiormente in pericolo è il concetto stesso di democrazia. Da Roma Aldo Brandini Convenzione fra Carini e Fondazione Federico ii. L’accordo è finalizzato alla valorizzazione del Castello La Grua talamanca La Fondazione Federico II e il Comune di Carini hanno stipulato una convenzione finalizzata all’organizzazione di eventi culturali nella splendida cornice del Castello La Grua Talamanca di Carini, oggetto di un lungo restauro completato nel 2010. Il presidente della Fondazione Federico II, Francesco Cascio, e il sindaco di Carini, Giuseppe Agrusa, hanno sottoscritto il documento mercoledì 23 novembre scorso presso l’Assemblea Regionale Siciliana. “Un’iniziativa di rilevante valore – ha detto Cascio – sia per la Fondazione Federico II che per l’amministrazione del Comune di Carini. Un segnale importante per il rilancio della Federico II che ha da sempre operato prevalentemente sul territorio della provincia di Palermo, ma che, con le convenzioni stipulate, prima con i comuni di Erice, Caltavuturo e Caltanissetta, e oggi di Carini, dimostra di volersi impegnare in tutta l’isola”. La convenzione, sottoscritta dal Comune di Carini e dalla Fondazione Federico II prevede, tra l’altro, l’attivazione presso il Castello La Grua Talamanca di Carini del software di biglietteria fornito dalla Federico II ed ampiamente collaudato per l’accesso dei visitatori al Complesso monumentale di Palazzo Reale a Francesco Cascio e Giuseppe Agrusa Palermo. “Questa apertura al territorio siciliano – conclude Cascio – che vedrà presto il coinvolgimento di altri enti territoriali, coincide con l’avvenuto risanamento contabile e finanziario della Fondazione. Una circostanza questa che va considerata come un ottimo risultato se si considera che la Federico II non vive di contributi pubblici ma in prevalenza della vendita di servizi ai turisti”. La fondazione si occupa, infatti, del patrimonio costituito dal Palazzo reale, con la Cappella Palatina, la Sala d’Ercole e le altre zone visitabili e valorizzate con l’organizzazione di mostre ed eventi. 45 attuaLità ianni Agnelli giudicato un parvenu? G Per incredibile che possa sembrare, prima che questa sorte toccasse a Berlusconi, certa nobiltà nazionale snobbò Giovanni junior, proprio il “Gianni nazionale”, l’Avvocato per eccellenza. …Infatti, il più prestigioso circolo nobiliare subalpino, il Whist, sbarrò per molti anni la porta al presidente della Fiat, reputato indegno da alcuni appartenenti alla vecchia aristocrazia sabauda. A scriverlo è il giornalista italiano Antonio Parisi nel libro, appena edito da Aliberti, I Misteri di casa Agnelli. Parisi non è tenero nei confronti degli Agnelli, narrando quelli che sono secondo i dati in suo possesso, “fatti e misfatti” dell’intera dinastia, a partire dalle origini di quella fortuna, divenuta poi il simbolo della economia nazionale italiana. Cioè dall’attività di Giovanni Agnelli Senior allo spirare del 1800. Gli Agnelli iniziarono i propri successi come dinastia di sindaci, cioè della prima carica cittadina a Villar Perosa. Di famiglia borghese, Giovanni senior fu mandato a studiare al Collegio San Giuseppe a Torino, entrando poi nell’arma di cavalleria a Pinerolo, rafforzando come ufficiale il proprio carattere autoritario. Poi divenne anch’egli sindaco di Villar Perosa, rimanendovi in carica tutta la vita, cioè fino al 1945. Ma la divisa gli andava stretta e “fece i soldi” con il commercio di sementi e legnami, per passare poi alla meccanica con il passaggio dell’Italia dalle carrozze a …biciclette, tricicli e motori. Così nel 1899 – racconta Parisi – fu proprio un nobile, il conte Emanuele Bricherasio di Cacherano, assieme a Cesare Goria Gatti, nel ruolo di fondatori dell’Automobil club d’Italia, a proporgli una società per l’importazione di automobili dalla Germania a Torino. Nel giro di soli 4 anni, entrato, in realtà, come socio per la rinunzia di Michele Lanza (industriale della cera), divenne amministratore delegato della società. Iniziò a delinearsi il primato degli Agnelli in quella che già si chiamò Fabbrica italiana di automobili e poi Fiat, con l’aggiunta della parola Torino per creare il fortunato acronimo Fiat. Entrato in piazza affari, Agnelli ebbe pallini La prepotenza della Fiat non parte da Marchionne la trovata geniale di suddividere le originali azioni in azioni più piccole che favorì l’acquisto di un frazionato numero fra molti piccoli azionisti e, poi, la scalata al controllo dell’azienda a tutto (ben visibile) discapito dei soci fondatori che avevano reso possibile la nascita della Fiat. Per questo Agnelli e il suo socio e braccio destro Damevino (agente di cambio) vennero dapprima perquisiti in casa. Ma fu grazie al capo del governo Giolitti e al prefetto di Torino, che lo avvisò, che la situazione si capovolse. Si mise a tacere lo scandalo scoppiato sulla Stampa. Per di più, Agnelli ne uscì con la carica di amministratore delegato nel 1913. Fu – sottolinea l’autore del libro – dopo la denunzia per truffa, alterazione di bilancio e aggiotaggio, come se “…Callisto Tanzi, all’indomani dello scandalo Parmalat”, fosse confermato nella sua carica a solo discapito di alcuni diretti collaboratori. Molti piccoli azionisti persero tutto. Agnelli ebbe in mano il 55% delle azioni e la sua fortuna iniziò definitivamente a crescere. Inizia, poi, stando al libro di Parisi, La lunga storia dei…misteri di casa Agnelli. Si dirà che trattasi in parte di un’epopea, non tutta negativa, fatta anche delle glorie di una grande azienda e di una così numerosa famiglia. Dell’inevitabile gossip e dei momenti dei tanti plausi, dovuti a volte ad entusiasmo, a volte a piaggeria. L’autore, però, non è dolce con la ben nota dinastia. La maggior parte della storia descritta verte sulla misteriosa morte di Edoardo, figlio del Gianni che tutti abbiamo conosciuto: dell’Avvocato, com’era chiamato in famiglia ed inteso in Italia per qualche decennio. E’ noto che questa morte venne archiviata come suicidio, ma in realtà, si legge adesso, le indagini si fer- marono alla superficie. Fu fatto credere che fosse stata svolta una regolare autopsia. In realtà non fu vero. Il libro pubblica per la prima volta alcuni documenti ufficiali, rapporti e testimonianze preziose. La più incisiva riguarda l’orario. La fami- glia Agnelli parlò di un orario attorno alle ore 9 – 10 in cui sarebbe avvenuto il suicidio. Edoardo, persona nota per la particolare sensibilità e umanità, avrebbe anche fatto delle telefonate in quel breve spazio mattutino che lo avrebbe condotto fino all’insano gesto di disperazione e alla morte. Invece, un uomo che risiedeva con una casupola e dei cani proprio sotto il ponte raccontò un’altra storia. Fu molto più presto che i cani abbaiarono e che lui stesso notò il corpo esanime dove fu rinvenuto morto Edoardo Agnelli, ormai ultra quarantasettenne (era nato nel 1954). Edoardo era colto, si era laureato in filosofia, annoverò fra i suoi amici il politologo ed a cura del redattore capo Il lavoro e il lavaggio del cervello Il lavoro, oltre che una necessità per andare avanti, è anche un mezzo fondamentale di affermazione della propria personalità. Non è accettabile che venga trattato da pazzo o minorato chi osa affermarlo a testa alta. Sembra che oggi chi intraprenda un’attività debba poi continuarla, forzatamente a vita. In Italia il mercato del lavoro, oltre che asfittico, è anche bloccato. Non si può scegliere un percorso lavorativo e poi cambiarlo nel corso della propria vita, se non con rischi e difficoltà. Non meravigliamoci, poi, se abbiamo lavoratori assenti o svogliati. E’ giusto, certamente pretendere che gli impiegati la- 46 i Misteri di casa agnelli nel libro di antonio parisi vorino, ma è altrettanto giusto che a questi sia data la possibilità di cambiare lavoro (frequentando corsi, stage…), di fare carriera o di ottenere un part time. Tutto ciò, normalissimo in altri paesi europei, è difficilissimo, invece, nel nostro. Due milioni di giovani in Italia non lavorano, né lo desiderano e se avessero ragione? Chi soffia sull’odio tra padri e figli L’unica risorsa dei giovani sono rimasti i genitori e i nonni. Ma c’è chi vuole privarli anche di quella. Ed è quindi tutto un soffiare sul fuoco degli odi e dei risentimenti. Lo scopo di queste “volpi” sempre in azione non è il bene dei giovani, ma la loro rovina. Lo Stato, che ha da tempo perso di credibilità, non vuole neppure che si torni alla sana economia familiare di una volta, l’unica che potrebbe salvare un mondo in rovina, travolto da “ideologie evanescenti”. Tutto è pervaso dal solito consumismo e difficilmente i figli vogliono proseguire il cammino lungo il solco lasciato dai padri… Nazionalità ai figli degli immigrati? Giusta sì, ma fino a che punto? Il principio generale è senz’altro condivisibile. Ma, se si riflette appena un po’, le cose appaiono sotto un’altra luce. Dobbiamo rispondere sì alla domanda, ma non sen- attuaLita’ economista Henry Kissinger, ma era stato escluso ben presto da ogni partecipazione attiva all’azienda. Una storia straziante, quella del figlio di Gianni, non meno di altre in questa famiglia, “colpita” all’inizio da grande fortuna, ma poi più volte da grandi disgrazie. Quali la perdita dell’erede designato Giovannino (che aveva tutte le qualità per proseguire le attività di famiglia), figlio di Umberto e Antonella Piaggio, morto precocemente per tumore, lasciando la moglie e una bambina nel 1997. Ma già in passato un altro Edoardo, padre dell’Avvocato, era morto giovanissimo d’incidente, lasciando, però la moglie con sette figli. Fra questi, Giorgio, scomparso in circostanze misteriose dopo essere stato internato in clinica psichiatrica ed il noto Umberto, che fu presidente della Juventus. (Umberto che tentò anche la strada della politica con il partito repubblicano, facendo parte degli “Hiltoniani” che portarono invano – molto prima di Berlusconi – gli imprenditori alla guida del governo, ndr). Tornando a Giorgio, il libro dice che sparò anche un colpo di pistola diretto a Gianni, non sopportandone il comportamento altezzoso e prepotente. Il libro narra anche la storia della principessa Virginia Bourbon del Monte, madre sempre dell’avvocato. Era una donna – dice il libro – piena di vita, che, già vedova, …fece cadere ai suoi piedi almeno due amanti: il famoso giornalista Curzio Malaparte e il colonnello delle SS Eugen Dolmann, l’ideatore del piano per far fuggire Mussolini dal Gran Sasso. Virginia a propria volta morì a 46 anni d’incidente, seguita dopo 15 giorni – per cause naturali – da Giovanni Senior, senatore “di Mussolini”, per il quale si era avuto il tempo di notare come la morte improvvisa (per disgrazia) di Virginia lo aveva liberato di un personaggio per lui scomodo: l’ “americana”, come veniva anche chiamata, decisa ad educare i figli in modo troppo liberale. Il libro è pieno di storie e storie, fino ad arrivare ai fatti recenti, allo scandalo di Lapo Helkan, alle denunzie in famiglia per lesione di legittima in fase ereditaria e via dicendo. Lasciamo tutto alla lettura di chi ama le storie intricate dei più noti personaggi del bel mondo dorato dei ricchi, protagonisti di fortune economiche non certo comuni. Ma il libro di Antonio Parisi, che ha collaborato con la nostra rivista, ma ha anche diretto il quotidiano Il Meridiano e il network Rete Mia, succedendo a Ruggero Orlando, si è occupato di vicende clamorose e scoop, dimostra che se – stando ad un vecchio detto – alla base di ogni fortuna c’è un crimine, può anche darsi che qualche crimine si ripresenti anche in seguito. Parisi, che ha partecipato da giornalista al ritrovamento della Bmw usata nel sequestro di Emanuela Orlandi, ha preso parte alla trasmissione La storia siamo noi sulla morte di Edoardo Agnelli. L’autore ha scritto il libro con l’assistenza di un avvocato. Noi non vogliamo “…sparare sulla croce rossa”, adesso che la Fiat, a lungo beneficiata dalla pubblica amministrazione, fugge dall’Italia, non trovandovi più la propria convenienza. Ma pensiamo che il libro vada letto, anche non condividendolo, per dubitare degli “anni del plauso”, che seguirono alle critiche durate fino ai tempi di Enrico Berlinguer (davanti ai cancelli di Mirafiori aveva invitato allo sciopero, ma poi…) ricollocando, come è sempre giusto che sia, la storia attorno a più corrette dimensioni. (Gelis) pallini za aver prima risposto anche ad altre domande: Lo stato italiano dà la possibilità ai nostri figli di nascere o li costringe spesso alla soppressione (aborto), date le attuali difficoltà economiche? Hanno i nostri figli gli spazi vitali (casa, giardini, scuole) per crescere sani e onesti? Possiamo fornire, infine, adeguata risposta sociale a tutti i piccoli nati in Italia qualunque sia il motivo della presenza e la relativa provenienza? Infine, si sta preparando a tutti un futuro corrispondente alle loro aspirazioni? Che cos’è lo ius soli Si parla di ius soli o ius loci, ma di che si tratta? Siamo di fronte ad un antico principio generale del diritto, per cui tutto ciò che avviene in un territorio (ad esempio in quello italiano) è competenza della nazione stessa. Ad esempio, di un reato commesso in Italia o in Francia, si risponde anzitutto nella stessa nazione, che è stata …offesa per prima. Adesso si parla di ius soli per quanto riguarda la cittadinanza dei bimbi degli immigrati. D’accordo. Ma ancor più se ne dovrebbe parlare in termini di rispetto assoluto delle norme locali, dei costumi e di quella cultura che, se fosse stata errata, non porterebbe l’Europa e l’Occidente a rappresentare quella “meta agognata” per i cosiddetti extra comunitari. Il 1929 e il dopo ‘29 Come scriviamo a lungo sulle nostre pagine, non si deve perdere di vista che la sostanza della crisi è finanziaria e non già economica. Occorre, pertanto, diffidare di chi vuol far credere il contrario, parlando di un mondo concretamente povero e di un futuro materialmente nero. La crisi del 1929, per molti versi incredibilmente simile a quella attuale, provocò dissesti e perfino suicidi fra coloro che vivevano giocando in borsa o dipendevano con le loro imprese direttamente da essi. Meno ne piansero i contadini e lo stesso popolo. Cioè, un po’, i poveri di sempre. Quelli seppero restar poveri. Ma quel che più > 47 attuaLita’ Le donne che hanno fatto l’unità d’italia il risorgimento invisibile al soroptimist uando, da bambina, mi Q parlavano della bisnonna garibaldina, che imbracciando un fucile, dal muro di cinta della villa di famiglia, sorvegliava quanto accadesse all’esterno o mi narravano delle altre imprese della bellissima ava, imbattibile a braccio di ferro, persino per un marinaio, restavo sempre un po’ sovrappensiero e, come per un film di cappa e spada, rivivevo le incredibili vicende di un secolo e mezzo fa. Il convegno sulle donne garibaldine, organizzato dal Soroptimist presso la villa Zito della Fondazione Banco di Sicilia, mi ha restituito in un attimo quella parte di ricordi e lessico familiare, donando certo tanto altro alla memoria di tutti i presenti. In particolare, un pezzo di storia colpevolmente rimosso dalle pagine dei libri. La presidente, professoressa Eliana Napoli, con la docente universitaria Gabriella Portalone, la professoressa Marinella Fiume e l’ispettrice scolastica Ida Rampolla del Tindaro hanno intrattenuto piacevolmente la platea con le avventurose vicende che impegnarono le battagliere siciliane del 1800. Moderatore il giornalista televisivo Roberto Gueli. Le lotte risorgimentali si intrecciarono con la volontà di riscatto delle donne. Nasceva allora, ma in forma non ancora compiuta, il femminismo. Le parole di Cristina Trivulzio di Belgioioso, famosa eroina del Risorgimento – ha ricordato Eliana Napoli – riportate dal regista Martone nel film Noi credevamo, “Vogliano le donne ricordare le umiliazioni subite dalle donne che le precedettero” siano un monito per le italiane di oggi e degli anni che verranno. Gabriella Portalone, insigne studiosa del Risorgimento, nonché donna politica (è stata vicesindaco a Canicattì, con delega alla cultura), ha fatto notare che nell’ottocento le donne non avessero nella società che ruoli marginali: “angelo del focolare”, “angelo della casa”, definizioni convenienti a ricordare alle donne quale fosse il loro ruolo. Ribellarsi era difficile, equivaleva a mettersi contro l’opinione dominante. Se si aggiunge che, generalmente, la donna non aveva mezzi propri si comprende quanto fosse difficile cambiare tutto ciò, andare …contro corrente. Ciò nonostante, però, qualcosa nell’800 cambiò. Ci furono, innanzi tutto, delle antesignane, come Cristina Trivulzio di Belgioioso, nobile e ricca di mezzi: osò lasciare il marito e, portando con sé il figlio, viaggiò per l’Europa, fondando anche una casa editrice e sostenendo i moti risorgimentali con le proprie finanze. In Sicilia, molte donne, nonostante la diceria che le vede arretrate e sottomesse ai mariti, furono particolarmente attive durante il Risorgimento e ricoprirono tutti i ruoli possibili: da quelli marginali a quelli più diretti e rischiosi. Di varia estrazione sociale, dalla nobile palermitana Giuseppina Turrisi Colonna alla popolana messinese Peppa la cannoniera, ma tutte di grande coraggio e determinazione. L’elenco non è breve. Quelle donne non disdegnarono neppure le barricate, come testimoniano le stampe dell’epoca. In prigione, torturate, minacciate seppero tenere alto l’onore e la dignità. A volte rivoluzionarie per loro diretta iniziativa, a volte perché coinvolte dai mariti o dagli innamorati. A Napoli l’emblema di tali donne rimane certo Eleonora Pimentel Fonseca, fucilata per i sentimenti repubblicani e l’attività rivoltosa dal re Borbone. Nell’epopea garibaldina, con tutta la sua concretezza storica rimane la moglie di Francesco Crispi Rosalie Montmasson, mentre non si può tacere (ed è stata ricordata al Soroptimist) la mitica, ma ben autentica anch’essa, Anita Garibaldi. Fra le tante nominiamo le palermitane Maria Caterina Ugdulena e, fra le po- Giuseppina Turrisi Colonna polane, Santa Miloro e le messinesi Antonia Cascio e Rosa Donato. Nasceva una donna nuova, partecipe della vita sociale e politica e con lei anche una nuova famiglia, con una coppia più unita e più vicina ai propri figli, come bene sottolinea la relatrice Marinella Fiume. Le donne del XIX secolo vogliono libertà, cercano nuovi spazi di azione, così, non di rado, indossano abiti maschili e si fanno ritrarre a cavallo con le armi o al tavolo con la penna. Era, non dimentichiamo, l’epoca dell’incomprensione, ma anche il tempo di George Sand e Matilde Serao. La penna, infatti, diventa in breve anch’essa un’arma potente di libertà. In un’epoca in cui gli studi erano interdetti o fortemente limitati alle donne, il numero delle scrittrici aumenta in modo considerevole. Abbiamo così poetesse, giornaliste, editrici, pittrici non solo in ambito europeo, ma anche in Italia (Matilde Serao) e nell’Isola, dove eccellono per pallini > conta è che già nel 1932 e ancor più nel 1936 il mondo occidentale scoppiava nuovamente di salute (lo si vide alle Olimpiadi di Berlino). Le fonderie fondevano tonnellate di ferro, le catene di montaggio si apprestavano a fornire da lì a poco le prime automobili per tutti, dalla Ford nera in Usa alla Balilla in Italia. La seconda guerra rovinò tutto, ma già a fine anni 50 ecco il boom. Ciò perché nulla può fermare il benessere che consegue al progresso della tecnologia. Quel complesso personaggio di Keynes A distanza di molti decenni, tutti hanno provato a portare a spasso il simulacro di 48 J.M.Keynes, come si fa quando si santificano rapidamente certi personaggi che da vivi – o nei primi tempi – facevano, invece, paura…. L’insigne economista inglese per prima cosa insegnò o credette di insegnare al mondo come evitare le crisi come quella del ’29 e quella odierna. I socialisti moderni si sono anche appropriati del mito di Keynes, personaggio che in un primo tempo era per i marxisti come il fumo degli occhi (dicevano: il mondo libero non può evitare le crisi), perché, rassicurando il buon funzionamento dell’economia sotto l’egida dello stato (banca centrale) poteva contribuire a realizzare quanto meno il sogno …social democratico. La realtà è che un “mondo sicuro” ed una vita basata sulla certezza di tutti soltanto un sogno. Ma Keynes qualcosa o tanto di giusto l’aveva pur detto: in caso di crisi, lo Stato per primo deve cercare di assumere, creare commesse, realizzare opere che saranno utili allo sviluppo. In molti hanno chiari tali concetti. Ma che cosa sta facendo oggi lo stato, sulla scia dell’Europa, oltre a rincarare le imposte, le tasse, la stretta fiscale, aumentare i tagli, licenziare, quindi? Ci spieghino meglio che “cosa” stanno facendo. Il 1929 insegna anche dell’altro E’ elementare il concetto, espresso sui libri d’economia, che la crisi del 1929 subì un attuaLita’ le loro doti, tra le altre, le sorelle palermitane Turrisi Colonna. Nacquero club e associazioni al femminile con esponenti di spicco come la termitana Rosina Muzio Salvo. Non fanno solo le infermiere, le donne, anche se va dato atto, proprio a loro, se le prime cure furono modernamente adottate sui campi di battaglia. Il Risorgimento si porta dietro un’epopea infinita di opere, poesie, musiche. Ida Rampolla del Tindaro ha concluso i lavori lodando l’opera di Federico Lancia di Brolo, il nobile che donò la propria ricchissima biblioteca al comune di Polizzi Generosa. Opera insigne che ci ha conservato importanti cimeli del risorgimento, quali documenti, manifesti, proclami. Difensore dei diritti delle donne, lo studioso polizzano si occupò di istruzione e partecipò ai moti del ’48. Due documenti, in particolare, custoditi nella biblioteca, testimoniano l’impegno delle donne durante i moti rivoluzionari. In uno (un manifesto del gennaio ’48) compaiono due ragazze, la palermitana Agatina Peranni e l’americana Sara Maston mentre si recano all’ospedale per curare i feriti. Un altro documento, invece, è costituito da un giornale, pubblicato a Firenze, in cui si riferisce della decisione presa, nella città toscana, di coniare una medaglia per Palermo, che “per prima ha fatto ondeggiare il vessillo della libertà” e, in particolare, una signora, rivolgendosi alle donne siciliane, ne esalta il coraggio e i grandi meriti acquisiti nella dura lotta per la conquista della libertà. Lydia Gaziano un incubatore d’imprese dell’ateneo palermitano arca ethyca organizza innLab & venture Capital Dai progetti sui rifiuti (da tracciare o da trasformare in oggetti d’arte) alle idee di e-commerce, dalla robotica per i trasporti marittimi, ai portali internet innovativi e ai software per la trasformazione in 3D delle foto o per la gestione dei processi sanitari. Sono una quarantina le idee (in fase di start up) presentate nel corso dei due workshop, InnLab & Venture Capital, organizzati da Ethyca (www.ethyca.net), presieduta da Francesca Spataro, che si sono svolti a Catania e Palermo. I workshop hanno messo insieme giovani aspiranti imprenditori e ricercatori che hanno avuto la possibilità di presentare una start up o spin off a “Quantica” il fondo di circa 80 milioni di euro per il Sud. Quantica finanzia idee nel settore dell’Information and Communication Technology, ed è rappresentata in Italia da Augusto Coppola, co–founder InnLab che si occupa di selezionare le idee di business migliori su cui investire attraverso oltre 100 testimonial di venture capital italiani. Tra le idee presentate anche un social network sull’insegnamento on line e progetti sui tesori sommersi nel mare. «Due tappe di grande successo – afferma Francesca Spataro, organizzatrice dell’iniziativa – che dimostrano una Francesca Spataro cosa importante: sono tante le idee che hanno i giovani e gli imprenditori siciliani, occorre solo puntare di più sul mercato e mettere così in moto forme di economia alternativa che riescano a far emergere l’economia siciliana sana, innovativa e all’avanguardia». I due workshop si sono svolti a Catania il 3 novembre nel laboratorio OpenLab del dipartimento di Ingegneria elettrica, elettronica ed informatica della facoltà di Ingegneria; a Palermo il 10 novembre nella sede della facoltà di Ingegneria a Palermo, in viale delle Scienze (sala “Giuseppe Capitò”). Iniziative quindi che hanno coinvolto studenti universitari e ricercatori pronti a sviluppare idee all’avanguardia presentate per l’occasione attraverso un “pitch” cioè una presentazione di un massimo di sette minuti con la quale sintetizzare i dati degli ideatori del progetto, gli obiettivi da perseguire, il mercato di riferimento e l’investimento necessario con un business plan sul ritorno economico nel medio termine. A Palermo, fra l’altro, il workshop è stato realizzato in collaborazione con l’incubatore di imprese dell’ateneo palermitano, Arca. La Spataro sottolinea che «in un momento di crisi generale e di ridotta finanza pubblica, è necessario trovare forme alternative di economia e sviluppo. Il denaro va gestito, se non vogliamo essere gestiti da lui. Ecco perché questi due workshop sono stati grande occasione per i siciliani che pur avendo grandi capacità e brillanti idee, non riescono a trovare il modo per concretizzarle». pallini effetto moltiplicatore, una sorta di reazione a catena, provocata dal fatto inconfutabile e conclamato che …si sapeva che c’era la crisi. Silvio Berlusconi (oddio a chi ne parla bene) è stato attaccato e irriso da tanti ignoranti. Ma bastava la sua laurea in legge per sapere questo particolare, noto spesso anche ai non laureati. Ha cercato disperatamente di mettere coraggio agli italiani, di affermare che la crisi non era da sopravvalutare. Di fare anche il possibile perché gli italiani non lasciassero deserti negozi e ristoranti. Il resto della storia è noto… Il pareggio di Quintino Sella Per oltre un secolo si andò avanti, in Ita- lia e altrove, con il bilancio dello stato in perdurante passivo. Quando andò al governo, assieme ai politici, qualche imprenditore, si pensò che sapesse, meglio degli altri, andare avanti portandosi …il debito appresso. Continuare cioè con la migliore tradizione di oltre 100 anni di storia. Ma l’Ue non vuole e da qui una delle cause scatenanti dei guai attuali. Perché, in un momento di crisi generale, forse sarebbe stato meglio rinunziare a forzature come i famosi parametri di Maastricht. Ma che cosa aveva fatto l’Italia, quando i piemontesi “crearono” l’unità della Penisola? Avendo sopportato molte spese in seguito alle guerre combattute, affida- rono a Quintino Sella, a lungo ministro delle finanze, di riportare in pareggio il bilancio dello stato. Sella chiamò la propria politica di “economia fino all’osso” e riuscì nel proprio compito. Incamerò anche tanti beni della chiesa, ma soprattutto impose l’odiosa “tassa sul macinato”, che si ripercuoteva sul prezzo del pane, allora alimento primario dalle Alpi alla Sicilia. Si pensi che la benzina non esisteva e l’iva non era stata “inventata”. Quintino Sella portò, dunque, il bilancio dell’Italia in pareggio, in pratica per l’ultima volta, ma provocò una crisi economica, forse rimasta incurabile, soprattutto per ciò che riguarda il Sud. 49 sCuoLa all’istituto Don Bosco di palermo il preside Filippone parla di sé e del nuovo incarico Il nuovo preside dell’istituto Don Bosco Nicola Filippone, già docente di filosofia presso la stessa struttura del Ranchibile, ci ha incontrato cortesemente in presidenza, rispondendo ad un breve serie di domande sul suo recente incarico I ragazzi di oggi, come li vede, ribelli o, al contrario, seri, impegnati? “Bisogna distinguere tra alunni della scuola media e del superiore. Infatti alla scuola media vale ancora ‘l’ipse dixit’ del professore, mentre al biennio le cose cominciano a cambiare, perché i ragazzi sviluppano un certo senso critico, per cui si passa a una fase dialettica. Il periodo migliore è quello del triennio, ma l’insegnante deve avere una certa autorevolezza, altrimenti il dialogo educativo diventa più difficile. In ogni caso, è fondamentale la collaborazione con le famiglie. Trovarsi su posizioni contrapposte può avere effetti devastanti.”. Laicità e religiosità, come comporre tale antitesi? “Il Don Bosco ha una sua identità che nasce dal carisma salesiano. Il carisma poggia su due pilastri: la carità pedagogica (fondamentale) comporta che i nostri ragazzi devono essere amati. Non basta, però, amare i ragazzi. E’ importante che si sentano amati. Spesso si dice che il voler bene passa anche attraverso la sofferenza, il pianto. Ciò rimane vero, ma è fondamentale che il ragazzo lo capisca, se no è un mezzo fallimento. L’altro pilastro, fondamentale, è formato dal trinomio ragione, religione, amorevolezza e sono detti nell’ordine in cui li diceva Don Bosco, per cui la ragione aveva la precedenza sugli altri due. La religione cristiana è fondamentale. Non possiamo tacere il messaggio evangelico, coniugandolo con la cultura. Questa sintesi è l’obiet- tivo della programmazione di tutte le nostre discipline”. La realtà di oggi è molto variegata, per popoli e culture. Anche il vostro istituto si trova ad affrontare questa difficoltà? “Ci troviamo di fronte ad una realtà sempre più eterogenea. Abbiamo avuto allievi musulmani, protestanti, di varie religioni perché la nostra non è una scuola confessionale, accoglie chiunque, nel rispetto della propria identità.Abbiamo momenti formativi, di spiritualità cristiana e non potremmo consentire a nessuno di non partecipare. Noi non pretendiamo che i musulmani si convertano. Però, se trattasi di un nostro alunno, occorre che partecipi a tutte le attività della scuola. Non si confesserà, non si comunicherà, ma, se c’è un momento celebrativo, non può restarne fuori”. Riguardo al tema “politica” è noto che Don Bosco evitò sempre con estrema cura di schierarsi o di farsi strumentalizzare… “Don Bosco non si sottrasse mai all’impegno pubblico, a favore di chi aveva bisogno (soprattutto i giovani), ma evitò ogni apparentamento politico. Si rivolgeva a chiunque lo potesse aiutare, anche non credente, ma il santo piemontese lo faceva sempre in nome di Dio.” Oggi la Chiesa subisce attacchi violenti da più parti e sotto le più varie motivazioni. Che cosa si può dire al riguardo? “Tra le opere di misericordia c’è anche il cosiddetto consiglio, l’intervento critico. Sono doveri cui la Chiesa non può sottrarsi, anche correndo il rischio dell’impopolarità, ma le critiche che anche il papa riceve fanno parte della storia. C’è un episodio della Nicola Filippone storia della Chiesa, narrato da Luca negli Atti degli apostoli, molto illuminante. San Pietro, liberato dal carcere in seguito alla promessa alle autorità che non avrebbe più predicato, non mantenne le promesse e, riarrestato, affermò che doveva obbedire innanzi tutto a Dio. La Chiesa potrebbe, a volte, sorvolare su certi argomenti o minimizzare. Se non lo fa è perché deve portare avanti il messaggio evangelico. La parola è efficace ne proprio per questo è così temuta”. Lo scontro è soprattutto sui temi bioetici… “Messe relativamente da parte certe questioni ideologiche, oggi il principale terreno di scontro è quello della bioetica. Ogni volta che il papa affronta tali argomenti, viene aggredito da ogni parte del mondo e io penso che ciò è profetico. C’è molta cattiva interpretazione. La Santa Sede mette a disposizione tutti i discorsi e tuttavia i critici basano i loro interventi su quello che la stampa ne riporta. Ritengo che non venga fatto un onesto servizio alla verità.” La Fildis gemella ravenna e Monreale capitali del mosaico La visita di una delegazione Fildis (Federazione laureate diplomate …) a Ravenna ha fornito l’occasione per un gemellaggio tra le due note “città del mosaico”: Ravenna e Monreale. La collaborazione prevede scambi culturali e corsi di formazione per lo studio del mosaico. I celebri monumenti ravennati San Vitale, Sant’Apollinare nuovo, il mausoleo di Galla Placidia sono stati particolarmente ammirati, ma senza trascurare la tomba di Dante, il battistero neoniano, né i dintorni con il capanno di Garibaldi e la vicina repubblica di San Marino. La professoressa Anna Rampolla ha piacevolmente intrattenuto l’uditorio con la proiezione delle diapositive e col racconto degli aspetti salienti del viaggio. La presi- 50 Da sx Ida Rampolla e Liana Tumbiolo dente Liana Tumbiolo ha voluto poi ricordare i prossimi appuntamenti, tra cui la visita a Gela concordata con la locale sezione Fildis, e a Monreale per l’incontro tra i rappresentanti delle biblioteche comunali della cittadina normanna e di Polizzi generosa. E’ poi seguito l’intervento della professoressa Ida Rampolla che, in qualità di “Cre” (coordinatrice relazioni internazionali) ha relazionato sulle attività programmate e sui prossimi impegni. Per il prossimo anno sono già in calendario: il “Giro dell’amicizia” in Ruanda, ad Abu Dabi “Le donne come leader globali” (12/15 marzo), in Finlandia “Donne ed Europa sostenibile” (dal 7 al 10 giugno) e a Vienna il 90tennale dalla fondazione dell’associazione (in ottobre). Il tema da trattare ed approfondire, per l’appuntamento di Helsinki sarà La violenza contro le donne, che potrà essere affrontato da vari punti di vista e sotto vari risvolti. attuaLita’ Dal Liceo scaduto Bagheria un inedito network con Buenos aires sicilia e argentina tra cultura storia tradizioni Ai sensi di quanto previsto dal DPR 275/99, art. 7, comma 8, “le scuole, sia singolarmente che collegate in rete, possono stipulare convenzioni con università statali o private, ovvero con istituzioni, enti, associazioni o agenzie operanti sul territorio che intendono dare il loro apporto alla realizzazione di specifici obiettivi”. È sulla scorta di quanto sopra statuito che il nostro Istituto, anche in ordine alla specificità della sua offerta formativa, ha declinato, negli anni, una sua missione educativa nella governance del territorio interagendo in maniera proficua con le sue risorse umane e strumentali, nella promozione e nell’implementazione delle relazioni professionali, improntate alla ricerca, allo sviluppo, all’innovazione, nonché all’ascolto e alla condivisione dei bisogni e delle aspettative di tutti gli attori organizzativi agenti nel territorio medesimo (Enti locali, associazioni, agenzie formative). In ragione della vision della nostra Istituzione scolastica, finalizzata alla interazione e alla integrazione dei processi educativi, formativi, sociali, siamo sempre stati attenti e sensibili alle iniziative di collaborazione e di coordinamento proposte nel e dal territorio, strumentali alla valorizzazione della cittadinanza attiva, anche in relazione alla storia, alle tradizioni, all’identità stessa del territorio e delle sue componenti sociali. In tutta quest’ottica codesta Istituzione, in una vision internazionale, il nostro Liceo ha deliberato, per il corrente anno scolastico – limitatamente alla classe III A – di partecipare al Progetto “Storie minime di migranti”, promosso dal “Centro Studi AURORA Onlus” di Bagheria, ai sensi dell’Avviso Pubbli- co n. 2 del 10 giugno 2011 della Regione Siciliana – Assessorato Famiglia, Politiche Sociali e Lavoro. Si è deliberato di aderire al predetto progetto – finalizzato alla costituzione di una partnership culturale tra la Sicilia e l’Argentina in ordine alla comune radice identitaria e nella fattispecie in relazione ai processi migratori intercorsi nel secolo scorso – in relazione a specifiche motivazioni didattico-formative. In particolare, detto progetto consentirebbe di: creare, sviluppare, implementare un percorso di approfondimento sui processi migratori siciliani nei paesi sudamericani e, nella fattispecie, in Argentina nel ‘900; promuovere, rafforzare, migliorare la memoria storica dei processi di emigrazione/immigrazione nella produzione di interviste, resoconti, relazioni in forma di prodotto finale (narrazione-volume “Diari minimi di migranti”), funzionale al rafforzamento dei legami storici e culturali tra Sicilia e Argentina; arricchire, potenziare, valorizzare le capacità, conoscenze, competenze del Gruppo Classe e dei singoli alunni, in senso tutoriale (peer tutoring) e cooperativo (cooperative learning) in seno alle attività didattiche e formative allo scopo proposte e progettate (Laboratori di scrittura creativa); partecipare ad una specifica attività di workshop della durata di una settimana da realizzare in Argentina (mese di marzo 2012), a contatto con le realtà giovanili e le associazioni di emigrati siciliani coinvolte nell’iniziativa; realizzare un’attività didattico-formativa, integrata nella progettazione di Classe, in relazione alla fina- lizzazione di un prodotto finale (volume) e alla comunicazione e alla disseminazione dei risultati attesi in seno alla comunità scolastica, al territorio, agli Enti locali, istituzionali, culturali. Il progetto è basato su di una reciprocity d’intenti, di valori, di ideali. È evidente come ne derivi un’efficace risultato in ordine alla pubblicizzazione e alla disseminazione rilevante per il nostro territorio. Sicilia e Argentina, apparentemente lontane, sono similari per comuni vicende storiche e sociali, nella condivisione di un impegno che non potrà che rafforzare e implementare la produttività sociale in uno spirito autentico di coinvolgimento. Liceo Classico “F. Scaduto” e Argentina, scuola e territorio, legati, dunque, da una sinergica ed interattiva azione di scambio finalizzata ad una innovativa attività di ricerca, sperimentazione, sviluppo. Nunzio Speciale docente referente Liceo F. Scaduto Bagheria il Movimento per la vita in sicilia il presidente nazionale Carlo Casini incontra politici e dirigenti Palazzo dei Normanni ospiterà nei prossimi giorni il presidente nazionale del Movimento per la vita Carlo Casini e il vicepresidente Pino Morandini. Sarà ricevuto dai politici siciliani e dai rappresentanti del movimento dell’Isola. E’ previsto anche un incontro con la presidente provinciale Rosa Rao e coi componenti dell’associazione di Palermo. Molte sono le offese e i crimini che si perpetrano anche nel nostro paese nei confronti della vita, e soprattutto di quella più indifesa. E’ cronaca di questi giorni l’imposizione, contro la sua volontà, alla figlia sedicenne di abortire da parte dei genitori. Una violenza che solo apparentemente risolve un problema grave e reale, ma col sacrificio di un bimbo innocente, che tante famiglie avrebbero adottato con gioia. Solo quando si capirà che la violenza (qualunque tipo di violenza) non risolve alcun problema, ma produce altri mali e altre violenze, solo allora avremo costruito un mondo civile. Il Movimento per la vita di Palermo, dopo avere in parte superato le recenti difficoltà: revoca del bene affidato e trasferimento della sede presso la parrocchia di S. Filippo Neri, grazie all’ospitalità di padre Michele ha ripreso le consuete attività senza scoraggiarsi per le sofferenze patite. Perché va detto che, a proprie spese e col sacrificio personale della presidente, del direttivo e di qualche persona disponibile la sede di piazza S. Lorenzo era stata sistemata, ripulita, mobiliata. Finalmente, proprio quando si poteva passare alla fase successiva di un utilizzo più impegnativo, tutto è stato distrutto da chi ignora le necessità delle associazioni di volontariato più serie e impegnate, prendendo qualunque pretesto si presenti per rendere la loro attività più difficile e meno efficace. In questo caso è stato colpito – con il frapporsi di errori e cavilli burocratici – il Movimento per la vita cittadino che si era speso, pur privo di finanziamenti e di mezzi, in attività di grande importanza nel campo dell’educazione, dell’informazione, del sostegno morale, nella società e nelle scuole della città. Lydia Gaziano 51 saLute parla Gaetano Marchese direttore della Centrale operativa “sues 118” Bacino palermo- trapani il 118 del Bacino palermo-trapani Mentre il mondo chiacchiera, nell’ombra e con fatica, lavorano coloro che sono il cuore dell’emergenza, la mano tesa verso il cittadino e spesso l’unico riferimento per chi è solo e per chi soffre e per chi in un giorno qualunque è colpito dalla scure di un fatto tragico e a guidarlo la voce di uno sconosciuto operatore e il sorriso di “un angelo in giallo”. Così Palermoparla ha deciso di dedicare uno “dei suoi viaggi” al 118 del Bacino Palermo-Trapani per dar voce a chi, in terra o in volo, spesso rischia anche la propria vita per salvare quella altrui e per informare i cittadini che esiste anche un altro volto della sanità, che troppo spesso però rimane celato, perché quando essa non è cattiva non figura quasi mai sui titoli dei quotidiani. A loro è dedicato questo servizio come a tutti i cittadini, nella speranza che non vada dimenticato che il primo soccorso ce lo diamo noi stessi, cominciando dal nostro grado di civiltà e che 118 è una cosa seria e una linea intasata da un irresponsabile burla toglie minuti preziosi a qualcuno che forse da un’ altra parte non ce la farà… di MGE Dr. Marchese qual è l’attuale assetto della centrale 118 e qual è il vostro raggio di azione? Tutta l’assistenza extra ospedaliera. Coi recenti interventi legislativi si è conferita una maggiore fluidità al profilo operativo. Il paziente viene prelevato su qualsiasi parte del bacino e trasportato non più all’ospedale più vicino, ma a quello specialistico pertinente per patologia. Così ad esempio: chi è colpito da emorragia cerebrale non si ferma in una struttura qualunque, ma viene direttamente condotto laddove vi è una neurochirurgia; così il sospetto infarto all’ospedale che ha l’UTIC (unità terapia intensiva cardiologica) con emodinamica, con l’enorme vantaggio di abbattere tempi morti e dare un’assistenza più efficace. E’ poi compito del 118 il trasporto secondario; ovvero il trasferimento del paziente da una struttura ospedaliera ad un’altra. Tra i servizi espletati anche Sten e Stam, che cosa sono? Il primo è un’ambulanza dedicata al trasporto neonati, dotata di culletta termica e si trova presso l’ospedale Cervello. Il secondo è il trasporto di una paziente gravida, che si presenta coi propri mezzi presso un ospedale in cui non vi è l’ostetricia. Pertanto la STAM, permette alle gestanti di essere assistite in un centro di eccellenza, che fa tanti parti al giorno e dunque non solo garantisce, ma migliora l’assistenza. Soccorso nelle Isole ? Grazie alle elibasi isolane qualsiasi emergenza viene rapidamente trasferita in terra ferma. Dall’11 novembre scorso è stata creata a Pantelleria una nuova elibase per consentire una più pronta assistenza agli isolani così come a Lampedusa. Quali le centrali operative in Sicilia? Abbiamo 4 centrali: la nostra (Bacino, Palermo-Trapani); Caltanissetta (Bacino Agrigento-Enna-Caltanissetta); Catania (Bacino Catania- Ragusa e Siracusa) e Messina. Com’è organizzata la centrale di Palermo? E’ il cuore del sistema. Ci sono 30 unità 52 che ruotano, 6 al mattino, 6 al pomeriggio e 4 la notte. Si tratta di infermieri altamente qualificati provenienti da area critica. Oltre agli infermieri vi sono gli operatori radio, che rappresentano il contatto tra la centrale e le ambulanze, espletano tutto l’iter amministrativo e rivestono dunque un’azione di completamento rispetto all’attività sanitaria degli infermieri. In centrale operativa è poi sempre presente un medico-rianimatore che coordina i rapporti con l’esterno ed è il riferimento principale per le unità impegnate sui mezzi di soccorso. Decide, in base al triage fatto dall’operatore, quanti e quali mezzi devono intervenire. Al riguardo è utile precisare che i mezzi di soccorso sul territorio si suddividono in ambulanze medicalizzate (con il medico e/o infermiere) e ambulanze di base (con autista soccorritore). Nei casi di maxi emergenza (incidenti aerei, deragliamenti treni, crolli di palazzi etc.) coordina la catena dei soccorsi. Indirizza anche l’azione in tutte le ipotesi non previste nei protocolli e nelle linee guida. L’utente che attiva la chiamata di emergenza 118 come deve comportarsi? L’educazione civica dell’utente è fondamentale: se grida, si agita, non fa capire ciò che dice o chiude il telefono, rende complicato il soccorso. E’molto importante invece rispondere in modo puntuale alle domande standard perché più precisa è la risposta, tanto più adeguato è l’aiuto che riceverà. E se non avete ambulanze disponibili? Assicuriamo sempre il servizio all’utenza, ricorrendo, nel caso, anche alle ambulanze private. In casi straordinari, come ad esempio, maxi emergenze, è previsto il coinvolgimento dei mezzi di tutte le ONLUS. saLute La vostra centrale, che ha sede all’interno dell’Ospedale Arnas-Civico, grazie all’impegno e agli sforzi del Commissario Straordinario, Carmelo Pullara, ha migliorato notevolmente l’assistenza all’utente… La nostra centrale da unità semplice si è trasformata ad unità complessa e questo ha conferito una maggiore presenza e controllo sul territorio e, grazie al Commissario e anche ai provvedimenti dell’Assessore Massimo Russo, si è dettata una nuova organizzazione con la creazione di un’unità dedicata, con 11 rianimatori, che sono a pieno regime dediti al 118 e si è introdotta una divisione dei ruoli per settori. I cui responsabili sono, per l’Elisoccorso il dr. Tantillo e la dott.ssa Lo Bue; per i Sistemi informatici e la Qualità, i dottori Strano e Genco; per la Formazione, la dott.ssa Arnone, e il coordinatore infermieristico Spitaleri; per il Soccorso su gommato, i dottori Catanzaro e Corsini; per i Piani emergenze e maxi emergenze, le dott.sse Scandurra e Damiano; per l’ NBCR i dottori Bonanno e Palmeri. Cos’è l’NBCR? Rappresenta il nucleo per le emergenze di carattere biologico, nucleare e radiologico. Interviene, cioè, nei casi, speriamo mai, di attacchi terroristici o di incidenti con dispersione di questi materiali. Progetti in cantiere? Un Corso dedicato alla formazione in materia di trapianti ed alla diffusione della cultura della donazione di organi, allo scopo di intervenire a monte in presenza di potenziale donatore ed evitarne la dispersione e attivare una razionalizzazione tra le banche dati relative. Elisoccorso? Abbiamo tre basi nel nostro bacino: Palermo, Lampedusa e Pantelleria e vi è a bordo il medico-rianimatore, la cui presenza è in grado di portare ovunque una unità di terapia intensiva. Gli elicotteri del nostro bacino, quando serve, possono svolgere servizi in qualsiasi posto della Sicilia, ma anche extra regionale. La dislocazione logistica delle basi permette di raggiungere qualsiasi punto dell’Isola in 15 minuti. Numeri complessivi… Nel 2010, abbiamo registrato 2 milioni di telefonate, tra cui anche stupidi scherzi, perché c’è pure chi intasa le linee del 118 in barba a chi davvero ha necessità di aiuto. Su 2 milioni di chiamate abbiamo espletato 93mila servizi per 365 giorni e saranno circa 96mila nel 2011. Il numero di ambulanze del bacino è 89, di cui 31 medicalizzate e il resto con autista-soccorritore; personale formato con appositi corsi e abilitato all’uso del defibrillatore. Partirà nei primi mesi del prossimo anno anche la telemedicina (“rete dell’infarto”) per trasmettere in tempo reale i tracciati ECG alle UTIC. Un sistema che diventa sempre più efficace, ma il cui buon funzionamento dipende da tutti, dai cittadini, dall’informazione e dell’educazione, che dovrebbe già partire dalle scuole. al san raffaele Giglio mentre per il punto nascite la “vittoria” è alle porte riconoscimenti ed appoggi da lontano e da vicino Mentre, fino al momento in cui scriviamo, ci risulta nuovamente la presenza di un “intoppo” alla Regione per il mantenimento del punto nascite di Cefalù, al San Raffaele Giglio non mancano di giungere riconoscimenti e buone notizie. Sul tema dei Tumori, da Time magazine la MrgFus (Magnetic-resonance-imaging (MRI) and ultrasound technologies) impiegata dal Laboratorio di Tecnologie oncologiche Lato-HSRgiglio di Cefalù è stata inserita tra le 50 migliori invenzioni dell’anno 2011. La MrgFus, installata a Cefalù, è l’unica nel Sud Italia, e viene utilizzata per il trattamento ablativo dei fibromi uterini e del dolore da metastasi ossee. Un fascio di ultrasuoni focalizzati, guidati con risonanza magnetica, direttamente all’interno del corpo, aumentano la temperatura del tessuto, da trattare, fino a determinarne la necrosi coagulativa. Il Consiglio comunale di Milano ha assegnato l’ Ambrogino d’Oro ai lavoratori San Raffaele “Condividiamo con i colleghi del San Raffaele di Milano il prestigioso riconoscimento assegnato dal Consiglio Comunale di Milano a tutti i lavoratori del San Raffaele”. Lo afferma il direttore generale della Fondazione San Raffaele Giglio di Cefalù, Piergiorgio Pomi, commentando l’assegnazione dell’Ambrogino d’Oro ai lavoratori dell’istituto fondato da Don Verzè. “Un attestato di benemerenza – prosegue Pomi, richiamandosi a quanto sottolineato dal vice presidente del San Raffaele di Milano, Giuseppe Profiti – per il lavoro eccellente e quotidiano svolto nell’assistenza clinico-sanitaria, nella ricerca scientifica e nella didattica, facendo propri i valori e i principi fondanti dell’Istituzione”. Da Aliminusa giunge una petizione alla Regione per il punto nascite di Cefalù. Una raccolta di firme per chiedere all’Assessorato Regionale alla Sanità il mantenimento del punto nascite del San Raffaele Giglio di Cefalù è stata consegnata alla Fondazione cefaludese e inviata allo stesso assessorato. L’iniziativa è stata promossa dall‘assessore alle attività sociali del Comune di Aliminusa, Antonio Graziano, con l’associazione “X infermieri - Movimento autonomo infermieri” presieduto da Giuseppe Angiletti. Nel documento viene evidenziato come l’ostetricia di Cefalù “sia un importante punto di riferimento ostetrico-ginecologico e manterno-infantile nell’ambito del territorio madonita”. A sottoscrivere la petizione sono stati 450 cittadini. 53 attuaLita’ Lettere a palermoparla raccolta differenziata sofferenza infinita? Aumentano le lamentele circa la raccolta differenziata e su come viene attuata. I giorni e gli orari limitati rendono difficile a molti cittadini di ottemperare a quanto si richiede. Non tutti hanno la possibilità economica o di tempo per selezionare, conservare e gettare i rifiuti secondo quanto prescritto. Il carico di lavoro è notevole, gli orari scomodi (è consigliabile per anziani o soggetti deboli scendere di casa la sera col freddo per gettare i sacchetti?), è giusto aumentare il carico di lavoro di chi già ce la fa a stento e poi quando, per motivi vari, non si può gettare l’immondizia in quei giorni e in quegli orari che si deve fare? Certo, si potrebbe anche portarli in altri luoghi con la macchina, ma non tutti ce l’hanno e inoltre si potrebbero provocare giuste reazioni da parte dei residenti di altri quartieri… A tutto ciò, si aggiunge anche l’incubo della multa. Se qualcuno del palazzo dovesse sbagliare nel selezionare i rifiuti potrebbe arrivare al condominio una multa salata. Insomma, agli stress del traffico, del lavoro che manca, delle tasse e delle multe dobbiamo aggiungere anche quello da “raccolta differenziata”? troppi escrementi di cani negli spazi pubblici di Bonagia Nel quartiere di Bonagia è diventato impossibile passeggiare o portare a giocare i bambini perché la sporcizia, ma soprattutto gli escrementi dei cani, rendono intollerabile ai pedoni quel sano movimento che farebbe tanto bene alla salute degli abitanti del quartiere. Si invitano, quindi, le autorità e chi di dovere a far rispettare le regole a chi crede di poterle tranquillamente ignorare palermoparla risponde Iniziamo dalla seconda lettera che è la meno attuale e parla di un problema che si ripete da molti anni. L’attore Alberto Sordi, con la sua immediata ironia, se la cavò, ai tempi, con la battuta: “ce l’avete tutti er cane eh?” che in romanesco dice già tanto. Dopo è intervenuta la legge che imporrebbe di raccogliere l’esito della passeggiata con Fido… Ma sappiamo che solo in percentuale chi accompagna Fido adem- pie. Il problema si estende, quindi, alla educazione civica in genere Quanto alla differenziata, tanto amata da Discarica in via dei Fiori tanti, ci verrebbe da dice “…vi piace a tutti la differenziata trafughino oggetti differenti o eh?” Invece, finalmente, giun- similari e persino veleni nelge una lamentela. La differen- l’organico? La gente è tanta, ziata – in effetti – è, secondo le teste pure… noi, una soluzione che la parte Infine, a proposito di teste, c’è attiva della popolazione non il ragionamento che “taglia la può adottare, così come non testa al fatidico toro”. Il propossono adottarla i disadatta- blema maggiore della raccolta ti, i troppo anziani, i sofferenti rifiuti è il costo. La Sicilia ha che sono tanti. Ecco perché è appena superato con le Ato il una delle tante cose che va in miliardo di passivo di gestione. tilt. Pensate a chi parte spesso La differenziata costa molto, o ai semplici pendolari che si ma molto di più della raccolta ritirano tardi e partono pre- tradizionale. sto... Riflettiamo su quanto sia Un po’ come per l’energia: parantigienico (e maleodorante) liamone quanto vogliamo, ma tenere l’organico in casa, spe- se non ci fossero le termoeletcie se per una volta si salta la triche potremmo “spararci”. consegna. La soluzione è mi- Così per i rifiuti: se non ci fosschiarlo appena possibile con sero le discariche… Presto o l’indifferenziato. La soluzione (peggio) tardi torneremo ad è, per il resto, la “mappatura” adeguarci a quanto avviene aldi tutti i cassonetti tradizionali l’estero: nucleare per l’energia delle zone circonvicine. Infine: e termovalorizzatori per l’imcome essere sicuri che, assie- mondizia. Tutto il resto è meme alle varie tipologie, i distrat- ra chiacchiera. Per di più, peti o addirittura in maligni non ricolosa. sancito il riconoscimento dall’assessore tranchida Campofelice paese turistico Un altro decisivo passo avanti per Campofelice di Roccella lungo il cammino che porta questa località verso vertici in parte inattesi del turismo siciliano: L’assessore al turismo, sport e spettacolo della Regione siciliana Daniele Tranchida ha firmato il decreto integrativo di riconoscimento delle località a vocazione turistica. Anche le altre località inserite hanno dimostrato di possedere i requisiti per potere accedere al riconoscimento cosi come individuati dall’articolo 3 del decreto n.10 del 16.02.2011. I comuni che hanno avuto l’atteso riconoscimento potranno essere inseriti nelle linee di intervento del Po-Fesr. Il comune di Campofelice Roccella finalmente ottiene, quindi, il giusto riconosci- 54 mento dopo l’attività di promozione del proprio territorio svolta in questi anni. L’importante obiettivo è stato centrato grazie ad un’azione sinergica tra le istituzioni locali e gli operatori del settore. Questa approvazione si inserisce nel contesto favorevole riguardante la costituzione di uno dei 26 distretti turistici che opereranno nel territorio siciliano. Nell’era della globalizzazione, quanto sopra accresce la competitività del sistema economico campofelicese, che proprio nel settore turistico risulta essere di fondamentale importanza. Non si dimentichi che il polo turistico di Campofelice e Cefalù compete alla pari e tende a superare quello della città di Catania Gaetano Messina attuaLita’ La Destra arriva anche a Ficarazzi Filippo Cangemi traccia il percorso La Destra arriva anche a Ficarazzi, storico paese “succursale” della defunta Alleanza Nazionale e del vecchio e compianto Msi di Giorgio Almirante. Opportuna l’operazione condotta in sordina e portata a compimento dal Dirigente Provinciale Giuseppe Talluto che è riuscito a trovare il personaggio giusto al momento giusto. Trattasi di Alfonso Mezzatesta, (ben conosciuto nel settore del volontariato locale) e nuovo segretario cittadino del partito di Storace, col pieno benestare del Segretario provinciale, l’avvocato Filippo Cangemi, “L’operazione Alfonso Mezzatesta – afferma Cangemi – è importante per noi e la crescita del nostro partito in provincia. A Maggio 2012 si voterà contemporaneamente a Palermo e a Ficarazzi e miglior candidato per questo paese, da anni sostenitore dei no- Giuseppe Talluto, Giovanni Colletti e Filippo stri valori non potevamo tro- Cangemi. Accanto, Alfonso Mezzatesta vare. Aggiungo, da Segretario Provinciale A proposito di indel partito, che ho già fatto richiesta ufficia- dicazioni partitile (in prospettiva futura…) al candidato che “voci di corSindaco di riferimento di “ pari dignità ridoio” attendibipolitica”e che tradotto in politichese vor- li, dalla nuova serebbe dire “voce in capitolo…”, nel caso in de della federaziocui dovessimo riuscire a fare eleggere il no- ne provinciale di via Saverio Scrofani indistro consigliere comunale, con precise di- cherebbero in Giuseppe Talluto per un rettive romane che arrivano da Francesco ipotetico percorso tecnico - politico de la Destra a Ficarazzi. Storace”. Giuseppe talluto: vuoto di memoria nelle istituzioni? vie Colonna rotta e Danisinni al buio da tempo… Dopo il caso ancora irrisolto dell’illuminazione che non c’è nella villa di Piazza Indipendenza, si aggiungono da qualche anno ormai, anche i casi delle vie Colonna Rotta e Danisinni, con annessi vicoli limitrofi quasi al buio per il mal funzionamento di troppi punti luce. A prendere posizione in tal senso è il Dirigente Provinciale de la Destra Giuseppe Talluto (tornato da poco dal Congresso Nazionale di Torino), rappresentante di questa piccola fetta territoriale che la storia della nostra città inserisce addirittura nel glorioso centro storico. “E’ inconcepibile – sostiene Talluto – che un intero quartiere… a due passi da Piazza Indipendenza, (che per tradizioni e cultura rappresenta la Palermo antica), venga lasciato quasi al buio per tutto questo tempo, nonostante il disagio sia sotto gli occhi di tutti! E poi ci lamentiamo del basso afflusso turistico…” Di certo l’intervento delle squadre dell’A.M.G. dovrebbe essere stimolato anche dall’interessamento delle istituzioni e dai tecnici competenti del settore, che di sicuro conoscono l’enti- Giuseppe Talluto e Francesco Storace tà del problema, ma che per chissà quale motivo ritardano a trovare una soluzione. “Trattasi di un vuoto di memoria politico, dovuto alla campagna elettorale in corso? Aggiungo – prosegue Talluto – che in zona sono presenti attività commerciali rinomate nel campo dolciario e della ristorazione (vedi Pasticceria Cappello e Trattoria La Grotta) penalizzate non poco. Pertanto mi attiverò per cercare una soluzione al problema sollecitando l’Azienda Amg Energia, auspicando che le rappresentan- ze politiche del territorio facciano altrettanto, in un quartiere già sofferente per le problematiche sociali”. Anche per il “caso” di via dei Fiori Talluto bacchetta i menefreghisti ed esorta un pronto intervento delle squadre Amia perché risolvano il problema. Altre scene da terzo mondo,infatti, nel parcheggio pubblico di quella (zona Villatasca), con la presenza di discariche abusive di elettrodomestici, mobili e materiali cancerogeni vari. A farsi portavoce del problema, (peraltro già risolto nei mesi estivi con l’intervento dell’Amia) è sempre Talluto. “Mi rendo conto – afferma – che in città qualcuno manca di senso civico e questo preclude l’operato già esiguo degli addetti ai lavori. Se è vero che le istituzioni del territorio intervengono in ritardo, è pur vero che i cittadini dovrebbero avere più rispetto per il proprio quartiere. Chiedo comunque formalmente, per l’ennesima volta, da rappresentante del mio partito nella Quarta Circoscrizione un pronto intervento dell’Amia.”. Con Giovanni Colletti La Destra in ii^ circoscrizione Giovanni Colletti, da Dirigente provinciale ha inaugurato come Presidente la nuova sezione territoriale de la Destra “gruppo seconda circoscrizione” a Villa Epika, davanti una nutrita rappresentanza territoriale, che in prospettiva e con i tempi bui dell’attuale politica, lasciano ben sperare… Colletti ha illustrato alla platea rionale il suo progetto politico territoriale da candidato de la Destra nel territorio, che prevede il risanamento della costa di Romagnolo, al fine di favorire il turismo e riportare questo litorale ai fasti di un tempo, quando rappresentava il salotto balneare del capoluogo. Presenti al tavolo dei lavori il Segretario Provinciale de la Destra Filippo Cangemi che ha spiegato ai presenti l’iniziativa del partito sul “mutuo sociale” e supportato il progetto del rilancio del litorale di Romagnolo. Non poteva mancare l’intervento del Dirigente Provinciale de la Destra Giuseppe Talluto che ha salutato l’amico Colletti, complimentandosi per la manifestazione e per la scelta dei dirigenti di sezione, fra i quali il Vice Presidente Serafina Prestìa, nota negli ambienti del Parlamento Sociale e dell’Associazionismo, che ha sottolineato l’importanza della presenza di un partito come quello de la Destra nei quartieri popolari a Palermo, bisognosi di supporto sociale e politico. 55 attuaLita’ L’immagine radar ottenuta dal radiotelescopio di arecibo a puerto rico asteroide in avvicinamento …e le stelle stanno a guardare e turbolenze della politica e della fiL nanza che abbiamo vissuto in questi giorni sarebbero state cosa assolutamente risibile se paragonate al danno che avrebbe potuto creare l’asteroide 2005 YU55 se fosse caduto sulla terra. Ma, come previsto dagli astronomi, il giorno otto ottobre è passato a circa 320000 Km dalla terra disperdendosi, poi, negli spazi siderali. Negli ultimi due secoli nessun altro corpo celeste era stato così vicino al nostro pianeta! L’asteroide aveva, infatti, le dimensioni di una grande portaerei lunga circa 400 metri. Se fosse stato attratto dall’attrazione gravitazionale terrestre gli elaboratori elettronici hanno calcolato che sarebbe entrato nella nostra atmosfera ad una velocità di 11 km al secondo ed avrebbe provocato una esplosione pari a 4.000 megatoni, ossia 4 miliardi di tonnellate di tritolo. Per dare un’idea, la bomba sganciata dagli USA su Hiroshima, aveva una potenza di 13 chilotoni, cioè la millesima parte del megatone. Se, poi, si fosse disintegrato, a causa dell’attrito, nella nostra atmosfera, i frammenti avrebbero creato a terra un cratere di 6,4 chilometri di diametro e 1.700 metri di profondità. Ad oltre 60 chilometri di distanza dall’impatto, il calore emanato dalla palla di fuoco avrebbe causato ustioni della pelle, distrutto tetti e mandato in frantumi i vetri. Una grande città come Roma, colpita dall’asteroide, sarebbe scomparsa all’improvviso. Sarebbero poi intervenuti una serie di cambiamenti climatici ed ambientali con conseguenze anche a migliaia di kilometri di distanza. Un vero disastro continentale! L’impatto più recente di queste dimensioni non è noto, ma sono noti 20 crateri simili sulla Terra. Tra di essi quello di Wetumka in Alabama. Quello di 10 Km del Bosumtwi in Ghana, che ha circa 1 milione di anni, e quello di 14 Km di Zhamanshinin in Kazakistan, che dovrebbe avere circa 900.000 anni. Gli asteroidi sono dei corpi celesti dalla composizione simile a quella terrestre, dalla forma irregolare, ma molto più piccoli che viaggiano nello spazio con delle forme molto eccentriche. In aggiunta ai nove maggiori pianeti orbitano in migliaia attorno al sole. Molti di loro si trovano nella fascia tra Marte e Giove. Se sono ricchi di acqua vengono chiamati comete. Il primo venne scoperto il primo gennaio del 1801 da Giuseppe Piazzi, direttore generale degli osservatori astronomici di Palermo e Napoli, e chiamato Cerere in onore della dea siciliana del grano. Nel proprio diario l’astronomo ne dà, già allora, una descrizione accurata ed attenta: “La sua luce era un poco debole, e del co- 56 lore di Giove, ma simile a molte altre, che generalmente vengono collocate nell’ottava classe rispetto alla loro grandezza … e dotato di un movimento lento e piuttosto uniforme” . Cerere, satellite di Giove, con un diametro di circa 1000 Km è il più grande del sistema solare. Seguono Pallade e Vesta, entrambi con diametri sui 500 km; i tre ciato che i programmi di ricerca attuali hanno scoperto oltre il 90% degli oggetti fino a 140 metri di diametro nei pressi del nostro pianeta. Un numero maggiore di oggetti più piccoli però deve essere ancora trovato. L’asteroide 2005 YU55 è stato trovato grazie al programma Spacewatch creato per scoprire ed elaborare le orbite degli asteroidi di grandi dimensioni che sono anche gli unici asteroidi di forma approssimativamente sferica della fascia principale. A seconda delle condizioni possono divenire visibili con un binocolo e, perfino, ad occhio nudo. Essi, al contrario delle stelle che si vedono come punti luminosi, appaiono come strisce che si muovono con diversa velocità nel cielo. Le prime fotografie ravvicinate vennero scattate nel 1971 quando la sonda Mariner 9 riprese le lune di Marte, Phobos e Deimos, che vengono definite come due asteroidi catturati dal pianeta. “Ciò che rende unico questo asteroide è che eravamo a conoscenza con largo anticipo di questo passaggio ravvicinato”, ha detto Jay Melosh esperto di crateri d’impatto e professore di scienze, fisica e ingegneria aerospaziale presso la Purdue University. Ha poi aggiunto che “Prima del 1980 non avremmo mai saputo se un asteroide di queste dimensioni fosse stato destinato ad un passaggio ravvicinato, ma l’avremmo saputo solo quando l’eventuale impatto fosse stato irrimediabile. Ma ora è improbabile che un asteroide si avvicini alla Terra a nostra insaputa”. Il Near Earth Object della NASA ha annun- potrebbero incrociare l’orbita terrestre. 56 Melosh ha aggiunto, in conferenza stampa, che “L’impatto di asteroidi di queste dimensioni è molto raro. Esso si verifica circa una volta ogni 100.000 anni, per cui le probabilità di una collisione reale con un asteroide come YU55 è di circa 1 per cento nei prossimi mille anni”. Apophis, un asteroide di dimensioni simili è la più grande minaccia nel nostro prossimo futuro. Ma anch’esso ha solo una piccola possibilità di colpire la Terra nel 2036. Prima di lui, nel 2028, l’asteroide 2001 WN5 si avvicinerà alla terra ad una distanza pari a 0.6 di quella che ci separa dalla luna. Pericolo scampato, quindi! La possibilità di scomparire per la specie umana, come avvenne circa 60 milioni di anni fa per i dinosauri, è stata scongiurata. Continueremo a lottare, vivere e morire come è sempre successo nella storia dell’uomo. Questo evento scampato possa però darci un po’ più di saggezza e di consapevolezza della nostra fragilità. Ma forse è chiedere troppo? Guido Francesco Guida [email protected] SpettacoLi / cinema Frenetica passion di Eliana L. Napoli Rubrica creata da Gregorio Napoli Dalla Filmoteca Regionale Siciliana protagonista l’isola ma non solo La sesta edizione di Visioni d’archivio i è svolta fra il 28 novembre ed il 6 diS cembre, nei cinema Rouge et Noir ed ABC, la VI edizione di VISIONI D’ARCHIVIO, una vetrina di 4 giorni dedicata alle acquisizioni, ai restauri ed ai progetti della Filmoteca Regionale Siciliana (archivio audiovisivo dall’Assessorato regionale ai Beni Culturali e Identità Siciliana). La prima giornata punta i riflettori su Ugo Saitta (1912-1983), un grande documentarista catanese attivo fin dagli anni ’30. E’ lui il protagonista del bel documentario di Alessandro De Filippo, Con la Sicilia negli occhi, realizzato con il contributo della Sicilian Film Commission e proiettato in apertura di serata. Fra le numerose opere di Saitta proposte al pubblico La terra di Giovanni Verga, Zolfara, Sciara, I pupi siciliani, La festa dei poveri,che testimoniano la costante attenzione del bravo documentarista alla sua terra, una Sicilia per certi versi immutata ma per altri profondamente diversa da quella attuale. Saitta sa cogliere i particolari che contano, le immagini più suggestive, e si avvale di testi assai poetici. Ma la rassegna ha orizzonti più ampi, non si limita ad autori siciliani o a documentari in cui la Sicilia è assoluta protagonista. La seconda giornata infatti offre ad un pubblico sempre più numeroso e partecipe Americanitalian, divertente home-movie girato da un giovanissimo Martin Scorsese nel 1974. Protagonisti i genitori del maestro americano (in particolare la vivacissima madre Catherine) entrambi di origine palermitana, americani di seconda generazione perfettamente inseriti nella nuova realtà, ma ancora profondamente legati alle tradizioni della terra di provenienza. E a seguire L’estate breve di Raùl Ruiz, che contiene in nuce la creatività innovativa e fuori dagli schemi del grande maestro cileno. Il breve film è stato girato interamente a Palermo e interpretato da un gruppo di giovanissimi studenti palermitani, attori non professionisti alcuni dei quali rivelano sorprendenti doti recitative. A loro è affidata una versione ironica e inconsueta dello shakespeariano “Sogno di una notte di mezz’estate”. Nei due giorni conclusivi (5 e 6 dicembre) la rassegna ci propone altre interessanti novità come Inconscio italiano del palermitano Luca Guadagnino, affermatosi nel 2010 con il lungometraggio Io sono l’amore, che qui si rivela anche valido documentarista. La sua è un’indagine sull’identità del nostro popolo attraver- Alessandro De Filippo e Leo Gullotta Stefano Savona “Piazza Garibaldi” di Davide Ferrario (nella foto Giorgio Mastrorocco e Davide Ferrario so una riflessione sull’ esperienza coloniale in Etiopia. Utilizza rare immagini di repertorio e si avvale di testimonianze ed analisi di importanti studiosi. Altro documento significativo Tahrir: Liberation Square di Stefano Savona sui primi giorni della protesta popolare egiziana contro il regime di Mubarak. Il bravo documentarista palermitano ci porta in medias res, a diretto contatto con i protagonisti della protesta pacifica, un popolo che chiede a gran voce un radicale cambiamento. E’ il regista stesso a parlare di questa sua esperienza assieme all’inviata Rai Lucia Goracci, testimone oculare di quei fatti. A conclusione Piazza Garibaldi del torinese Davide Ferrario, noto anche per il bel lungometraggio Dopo mezzanotte, interamente realizzato dentro la Mole Antonelliana, sede del Museo del Cinema di Torino. Piazza Garibaldi è un percorso non retorico lungo itinerari garibaldini, che fa tappa anche a Marsala, Calatafimi, Palermo, Milazzo. L’intenzione del regista è di verificare quanto ancora sia vivo il ricordo dell’“eroe dei due Mondi”. L’indagine è un’utile ed interessante riflessione sugli aspetti più sofferti e meno eroici del nostro risorgimento, ma anche il tentativo di comprendere umori e atteggiamenti degli italiani d’oggi. Eliana Lo Castro Napoli 57 SpettacoLo > aL FeStiVaL DeL cinema Di Venezia maRco BeLLocchio e il Leone d’oro alla carriera di Marco Bellocchio nel cineIpiomal debutto avviene nel 1965 con un film di amrichiamo come I pugni in tasca: Bellocchio ottiene un grande successo internazionale e viene indicato come uno dei nuovi geni del cinema. A trentacinque anni di distanza , nel 2002, esce un film del tutto innovativo: L’ora di religione. Con questo film Bellocchio si allontana dalla precedente produzione e si tuffa in un presente con la forza del rifiuto. La rivolta de I pugni in tasca, è lontana, ma vi è la convinzione nel regista che si possa fare della ribellione un atteggiamento cinematografico attraverso le immagini. Ritorna con L’ora di religione il tema della rivolta. I pugni in tasca è la distruzione della famiglia e del passato, di se stessi come auto annientamento, perché incapaci di proporsi qualcosa di positivo. Il protagonista Alex (Lou Castel) si trova chiuso, soffocato nella casa di campagna, circondato da soprammobili e vecchie fotografie. La rabbia esplode verso l’esterno; una solitudine la sua, che è rabbia, violenza urlata, incapacità di esistere. La rivolta di Alex è la rivolta contro un mondo ancorato ad un passato statico, immobile, impossibile ad essere cambiato. Pugni in tasca che non riescono a prendere a pugni la realtà, ma soltanto a far esplodere entro sé stessi l’incapacità a relazionare con essa. Alex è completamente differente dal protagonista de L’ora di religione. Bellocchio stesso afferma come L’ora di religione sia un superamento de I pugni in tasca. Dopo trent’anni la rivolta non è più rabbiosa e distruttiva, non c’è più bisogno di uccidere per vivere. L’ora di religione riprende temi già affrontati in passato, ma in un’Italia diversa; la freddezza del protagonista non c’è più. Alex distruggendo il suo passato, aveva distrutto anche se stesso, perché la sua solitudine era incapacità di vivere. A trent’anni di distanza i pugni in tasca non sono più in tasca, la rabbia non è più rinchiusa ed Ernesto, condannato ad essere libero, si fa carico delle sue scelte. Dopo Buongiorno notte, anno 2003, a Venezia viene presentato Il regista di matrimoni (2006), film interamente girato nella cittadina normanna di Cefalù. In questo film la fuga sembra essere uno dei punti cardini attraverso cui girare l’intero film. Una fuga che nasce dalla frattura, fra l’inizio del film dove Castellitto è mostrato nel suo studio alla scena seguente in cui l’attore si trova direttamente in Sicilia, da un interno che lo mostra felice ad una spiaggia luminosa di giorno. Il duplice sguardo della mdp diventa anche un 58 riflesso del personaggio. Un’opera ricca di rimandi, quella del regista a se stesso che si riflette in questo film come un richiamo diretto all’essere registi nell’Italia del 2006, un’Italia dove “comandano i morti” nel cinema come nelle istituzioni. “In Italia sono i morti che comandano” Il monologo di Smamma, il giornalista che di notte sulla spiaggia di Cefalù parla con se stesso, ha sicuramente qualcosa di autoreferenziale con Bellocchio: “ noi siamo finiti, perché non siamo capaci di vivere e di conseguenza non siamo capaci di raccontare per immagini il mondo che ci circonda; del mondo di oggi e del nostro vecchio mondo non gliene frega più niente a nessuno. Noi per primi, il mondo dell’oratorio, il cinema dei preti: dove vidi con dieci anni di ritardo, I Promessi sposi. Ricordi ? Don Rodrigo che si sente soffocare, lo scampanellio dei monatti. Immagini tutte che mi hanno accompagnato per l’infanzia e mi hanno terrorizzato perché per me erano vere! ma quel mondo non c’è più”. Così il ragionamento solitario di Smamma dinnanzi il mare di Cefalù cui è partecipe lo stesso Bellocchio. Ultimo film girato dal regista prima del Leone d’oro conquistato a Venezia è Vincere.(2009) Due corpi nudi avvinghiati in un letto. Ricoperti da una luce azzurrina e notturna, fanno l’amore. Sono Ida Dalser (Giovanna Mezzogiorno) e Benito Mussolini (Filippo Timi). E’ il 1914 a Milano e si sta consumando in tutti i sensi la loro storia d’amore. Benito ha conosciuto Ida nel 1907 quando era direttore de “L’Avanti”.Si sta consumando perché è una storia che di li a poco verrà in- terrotta bruscamente da colui che diventerà il Duce. E da storia diventerà la Storia. Quella della marcia su Roma del fascismo, delle camicie nere, dell’eliminazione fisica e morale di ogni tipo di opposizione. Ed è in seno a questa storia, più grande, più conosciuta e di cui ancora non si riesce a parlare liberi da incubi ideologici, che Bellocchio tenta di raccontare una storia minore. Quella di Ida Dalser, forse sposa di Mussolini (ma tutti i carteggi sono scomparsi); sicuramente però madre di suo figlio Benito Albino Mussolini, nato nel novembre 1915 e riconosciuto dal padre nel gennaio 1916. Una storia, quella del presunto matrimonio e del figlio di Ida Dalser, di cui il fascismo ha cancellato quasi ogni traccia, dai documenti storici, alle persone fisiche. E’ il Bellocchio anticlericale che apre, ancora una volta, una finestra sul passato. Ma è un passato che non passa e che soprattutto non è mai passato. Non è mai passato il fascismo, non a livello politico né come valutazione storica. Non è mai passato il controllo della Chiesa sugli affari dello stato e sulla vita delle persone. In questo film Bellocchio pur occupandosi di una storia “minore”, di una storia “privata”, getta una luce obliqua anche sulla figura pubblica. Ida rinchiusa in manicomio, grida da dietro le sbarre a due ragazzini, che è la moglie di Mussolini. E’ l’ira di una persona rinchiusa ingiustamente. Bellocchio mostra, in Vincere, il fascismo non da fuori ma dal punto di vista di una donna che è stata a fianco di Mussolini. Aldo Librizzi teLeViSione peRDonateci Se iL noStRo Vi SemBReRà un peccato ’eccessivo tributo di successo a RosaL rio Fiorello ha un contraltare nel poco che la tv ci propone usualmente anche sul terreno del divertimento. Gli riconosciamo, comunque, quel po’ di “tifo” dovuto da noi siciliani ad un siciliano. Rosario rimane, tuttavia, solo il campione italiano degli animatori da villaggio: non sa cantare, né recitare, né tantomeno ballare, ma fa tutto con tale faccia tosta da far ridere e, certamente, intrattenere. Meglio di lui è suo fratello Beppe, per l’intensità della recitazione, la vis comica e la capacità drammatica delle tante interpretazioni. E’ un nuovo attore che sa scrivere sulla scena pagine sulla “storia di un italiano”, intese come storie di tanti concittadini cresciuti nella realtà qualunque e divenuti, come per caso, vittime o eroi, coraggiosi o vigliacchi… Bravo Beppe! Lo diciamo anche per sfuggire all’accusa di criticoni, che non appartiene al nostro sostanziale ottimismo. Detto questo, non capiamo il contenuto di tanti altri …successi. Per esempio diteci il perché della sempiterna presenza di Antonella Clerici, dai fornelli della mattina al Sanremo serale. Il perpetuarsi puntuale di Carlo Conti e altro ancora. Provocano, certo, un trauma da riconoscimento negli “Italiani brava gente”, che si affezionano ai personaggi della tv e della vecchia radio. E più l’apparizione si ripete, più rafforza l’affetto. Si nota, infatti, che lo spettatore ama collegarsi e rivedere sempre quelle persone che considera, ormai, di casa. Talvolta questo affetto diventa pericoloso persino per i protagonisti, per i quali costituisce una scomodità e anche un pericolo. Ma ci poniamo due domande: Perché non far lavorare – ogni tanto – qualcun altro? E perché si tiene fuori così spesso ogni forma di cultura – un minimo più elevata – dal teleschermo? Un po’ meglio fa la radio. E la “vecchia” prosa? L’apparizione di Vittorio Sgarbi in una trasmissione tutta sua è stata seguita da una repentina interruzione. Poca audience, si disse. Ma sarà stato vero? Se un film americano parlò del primo caso di suicidio per …poco share, ci si dovrebbe chiedere se un solo giorno di prova, ammesso che i rilievi fossero stati corretti, vale un licenziamento in tronco. Siamo telespettatori così particolari da poter affermare che solo per noi quella fu un’ottima serata? Che si ascoltarono e si videro cose eccellenti? Perché Sgarbi si avvalse anche di filmati e di ospiti… No, non rappresentiamo delle tali eccezioni. Secondo noi lo Sgarbi televisivo fu eccellente e la sua defenestrazione immediata resta uno dei tanti misteri di mamma tv. Se dovessimo credere di poter usare una chiave esclusivamente critica per comprendere l’accaduto, diremmo alcune verità certe. Ma è stato solo quello a determinare una stroncatura così netta, cioè come poche? a Fiorello preferiamo lo “stroncato” Sgarbi Vittorio Sgarbi è certamente depositario di un’insolita cultura e la strilla polemicamente – non v’è dubbio – in faccia ad una serie di persone e a tanti telespettatori che non se la sognano neppure. Inoltre usa un linguaggio rapido, pieno di flash e di salti improvvisi, sopravvalutando, forse, la capacità di seguirlo di molti. Ma ciò che lascia sconcertato l’italiano medio è il suo porsi in modo veramente originale, con presunzione da una parte e una totale mancanza di sussiego dall’altro. Molti telespettatori non ne capiscono più nulla: ad un certo punto della trasmissione, in diretta, Sgarbi chiede una sedia che non arriva e, allora, si siede per terra. Ma non in un momento di comicità, alla Fiorello o alla Benigni, in un momento in cui …parla difficile. Per certi versi, questa caratteristica di Sgarbi ricorda Berlusconi. Infatti, lui stesso è stato a più riprese un berlusconiano ed ha difeso a viso aperto il governo caduto dai troppo volgari e semplicistici attacchi di quest’ultimo periodo. Sgarbi con una battuta apre la voglia di andare a consultare Google e Wikipedia, se non qualche librone che conserviamo a casa: Piero della Francesca un artista senza il quale la storia della pittura italiana sarebbe stata ben più povera... Ma tutti conoscevano Giotto, Michelangelo, Raffaello e Botticelli per le 3 Grazie (e soprattutto in virtù della barzelletta sui loro soprannomi…) Accontentiamoci, dunque, che la cultura stia nel credere che Dante, uno dei due o tre maggiori poeti di sempre, sia leggibile come fa Benigni. E che questo sia il massimo che si può fare in tv, magari dopo aver afferrato l’uccello attraverso i pantaloni a Pippo Baudo o parlato dell’andar di corpo con Fiorello... Oppure che l’ateismo senza poesia di Giovanotti non sia solo roba di poco conto, ma …poesia. Infatti, Fiorello e lo stesso Giovanotti si impegnano in un duetto con la stravecchia “…E pensare ch’eri piccola, piccola così”, ottima nell’indimenticato Buscaglione, buona nella parodia della Vanoni con Don Lurio (eri piccolo…) Assurda e grottesca in questa ennesima versione, un po’ come le barzellette vecchie che fanno pensare: “no, speriamo che non sia quella”. 59 RiStoRazione Fra piatti e pentole parliamo straniero ma anche italiano La cucina fra tradizione e innovazione Sia nuova la vostra tavola delle feste, ma non tanto da tradire le tradizioni. Questo è una sorta di “comandamento” che deve valere sempre, ma per Natale e Capodanno assume speciale valore. Innovare è necessario, alleggerire ciò che un tempo era di troppo peso, le “gran mangiate” eccessive dei nostri padri e nonni. I grassi, l’eccessivo sovrapporsi di grandi quantità. Il piatto sia più piccolo e meno pieno, perché non è giusto rinviare la dieta al lunedì. La dieta si fa sempre, non eccedendo mai, pur fra gli umani alti e bassi. Ma passiamo alla tradizione. Che sia quella nazionale, quella internazionale, ma anche e soprattutto quella del luogo. Niente è precluso, ma ripassiamo la lezione della cucina siciliana e palermitana. Diremmo che gli sfincioni ripieni (e non), caratteristici soprat- tutto di Capodanno, dovranno trovar posto. Un consiglio veloce è di aprire attentamente con il coltello i brioscioni, svuotarli un po’ e farcirli. Ma di che? A parte un ragù di carne tritata e piselli leggermente in rosso, consigliamo il ripieno tutto completo della focaccia “maritata”: formaggio (caciocavallo grattugiato a fili), ricotta e milza. La milza e il polmone comprateli già bolliti e fateli saltare in un misto di olio e sugna, ma non tanto da bruciarli, cioè a fuoco quasi lento. Un altro ripieno per sfincioni (e brioscioni) è quello della pasta con le sarde: finocchietti, sarde, acciuga, passole e pinoli entrano nel vero Sfincione di Santo Vito, anche se questa ricetta è stata dimenticata: è ottima. Così come lasciano di stucco le paste al forno (intianate e infornate) ottenute con tortiglioni o 3 vini che valgono 2 passi in più: il “Persempre” di Disisa, prodotto per le nozze fra il titolare Mario Di Lorenzo e la giovane moglie Viviana, il Krysos che la stessa casa ricava – come fine pasto e meditazione – da vendemmia tardiva di Grillo. Infine uno dei vini da Messa, il San Francesco amabile di Pipitone Spanò (doc Marsala) certamente non sofisticato. Invece dei due passi in più, si può tentare di ordinarli... “Persempre” e “Krysos” di Disisa “Vinum Missae” di Pipitone Spanò penne con le sarde o ai broccoli in tegame. Quanto ai secondi, non rinunciate ai volatili ripieni. Se trovate un pollo gigante, o un pollastrone, risparmierete rispetto al classico cappone. Poi c’è la tacchinella, ma attenti che non venga stopposa. Nel qual caso accompagnatela o con una salsa calda bruna da voi preparata a parte con brodo, olio, cipolla e gocce di worchester o salsa di soia (qualche intrallazzo ci vuole). Ovvero con della senape, dolce o diluita con un po’ di maionese o altra salsa più o meno corposa. La bechamel fatela sempre voi e partite dalla cipolla dolcemente soffritta, che comincerete a lavorare come una normale bechamel. Per chi non ama o tollera il latte usate il brodo. In questo caso avrete una vellutata che, con l’aggiunta del grana o parmigiano potrebbe differire poco dalla comune bechamel. Non bandirete certamente il pesce, che sarebbe d’obbligo la notte di Natale, la cui cena (si dimentica spesso) dev’essere “di magro”. Poco e formale il “sacrificio”, se arrostirete un gran bel pesce, un salmone o un suo trancio. Ovvero metterete sotto gelatina fette di questo pesce dei mari del nord che ci giunge come fresco, saporitissimo, anche se un po’ grasso. Fate da voi la pasta brisé e riempitela con vellutata e non necessariamente con spinaci, ma anche altre verdure. Ad esempio zucchinelle genovesi tagliate fini e fatte saltare con un po’ d’olio, cipolla bianca e gocce d’acqua perché nulla bruci. Non rinunciate alle vere insalate russe, ma fatte da voi, dove non manchino capperi, sottaceti, tanta maionese e tonno o gamberi. L’insalata russa si presta a molte varianti e utilizzi. Ma non manca a chi ci legge tener presenti le possibilità offerte oggi dalla cucina orientale, per i cui ingredienti, alghe incluse, vi consigliamo, fra curry e ginger, l’Oriental market di via Ricasoli a Palermo. Golou La movida GLI AMANtI. Si va sul sicuro. Modernità e tradizione si armonizzano nella professionalità di due giovani “figli d’arte” della stirpe Collica. Così questo locale assolve all’unisono a varie funzioni: consente a coppie o gruppetti affiatati di riunirsi attorno ad un tavolo e in tanti separè. Gastronomia, vini, birre e cocktail sono protagonisti. E’ un pub – ristorante, in Piazzetta Colonna (fra via Cavour e via Roma). LE LUNEttE. Resiste all’inverno il fascino de Le Lunette, il locale all round, fra i pochissimi letteralmente sulla spiaggia, poco prima di Mondello paese. Ai bei tavoli in veranda è possibile ordinare di tutto: dai prelibati snack ai coloratissimi gelati hawaiani composti con frutta e gelato “made in Sicily”. Connubi unici 60 al mondo d’ogni tipo. Ovviamente un sì ai cocktail. JAzz’N ChoCoLAtE. In zona champagneria ha aperto da pochissimo un nuovo american/wine bar. E’ Jazz’n chocolate, locale dall’ambiente intimo e raccolto, caratterizzato da un arredamento rustico, composto da mura in pietra e tufo e da tavoli e sedie in legno, il tutto illuminato dalla luce soffusa delle candele. Luogo ideale per sorseggiare in compagnia un cocktail o una birra con musica dal vivo. Sì alla pizza sfilata dal profumato forno a legna. (Via Giacalone 29). GENESI. L’originalità è di casa in questo angolo sceltissimo della movida palermitana. E’ un pub-ristorante, si mangia alla tedesca, tanta ottima carne. All’Uditore. FUSo oRARIo. Nella seicentesca piazza Olivella lo “storico” nome di questo locale, che cresce sempre più nella considerazione cittadina. Non esitiamo a raccomandare questo pub originale e ben gestito. CAFè DEL MoLo. A Cefalù chiedete della “Marina”. In realtà è una piazzetta nel cuore del quartiere arabo, ma anche del vecchio porticciolo dei pescatori, dove oggi è possibile anche prendere il bagno dalla sabbia. E’ un angolo di paradiso, uno dei posti più fotografati del mondo, dove i gestori del bar ristoro servono ai tavoli proprio di tutto. Pensate a spaghetti, pollo, insalatina e tazzine di caffè, ma anche insalatona, pizza, composizioni con gamberi e ciliegie di mozzarella. Poi gelati e sorbetti… Tutto è possibile da Tony e soci. D ove andiamo stasera? RiStoRazione corso (via Umberto I, 23) a pochi metri da Fiasconaro, si scopre questo ristorantino ben arredato e molto raccolto. Tutto buono, dagli antipasti in cui primeggia non isolato lo sformatino di ricotta ai porcini ai secondi di tagliata di carne e alle paste fatte in casa. 0921 676289. www.ristorantepalazzaccio.it IN CIttA’ AI VECChIEttI (di “minchiapititto”). Un ristorante “al centro”, a due passi dal Politeama. Menu variato e intelligente, include il pesce azzurro, i piatti della tradizione cittadina… Ma non rinunzia all’innovazione. Via Paternostro 091 585606. IL GAbbIANo A MoNDELLo. In testa alla classifica, per rapporto prezzo/qualità, resiste questo ristorante gestito da una famiglia “magica” del settore ristorazione. Si mangia sul mare con pesce e crostacei pescati la notte prima, i gamberoni da gustare anche crudi con un po’ di limone e …ostriche sempre disponibili. Fidatevi dei locali zeppi di gente e del signor Biondo. 091 450313. I CASCINARI. Occorre andare nella non facile via D’Ossuna, presso il corso Alberto Amedeo, ma si scende dalla Zisa, via M arco Polo... Il risultato vale la ricerca. I due fratelli, da tempo titolari del ristorante, più volte segnalatoci dai lettori, vi lasceranno contenti. Cucina tipica siciliana, tutta buona, dagli antipastini ai dessert. Tel. 0916526212. Exè. Lo abbiamo provato per voi senza sconti: giudizio imparziale. E’ bello pranzare in un hotel di lusso come l’Excelsior e ci sono due scelte a prezzo fisso. Originalità, servizio premuroso, porzioni dimensionate da alta cucina, per chi non vuole appesantirsi… Soluzioni a prezzo fisso per il mezzogiorno, la sera, il brunch domenicale. 091 7909146. LA RoSA DEI VENtI a pochi metri dal mare di piazza Acquasanta, questo locale in stile marina riserva le sorprese suggerite dal vulcanico titolare Emanuele Riccobono, un tuttologo, un simpatico iperattivo che fa di questo locale un lavoro, una passione e un’espressione artistica. Le sorprese non mancano, tra cui la salsiccia …ovviamente “di pesce”. 091 6377825. StRAVIzI. Il nome alletta: solo i vizi divertono, figuriamoci gli stravizi. Ma non c’è nulla da temere. Qui si va sul sicuro e il peggio dei vizi non arriva. Specie con i primi che sono deliziosi. Quanto il …conto. Trovatelo entrando da via Lincoln in direzione della Magione. Sarà una lieta sorpresa. IL CoVo DEI bEAtI PAoLI. Non ci sono proprio i beati paoli, antenati di mafie e massonerie, ma un po’ di mistero sì e qualche pupazzo che simula gli antichi “fratelli”. Niente pau- NELL’ISoLA ra: scegliete i famosi arrosticini e, se per voi è serata da pizza, continuate così. Ovvero alla carta. 091 6166634. LA MAttANzA. Fra i prediletti di Palermoparla che vi ha tenuto più d’una festa di redazione. Dai signori Prestigiacomo è passato a nuova gestione, ma sempre all’altezza delle aspettative, sul mare della Vergine Maria, a piazza Tonnara, si pranza sul Golfo, bene e a buon prezzo. 091 6376298. DA PINo AL boRGo. Scatenati dalla voglia di mangiare un boccone (o due) a mezzodì, rimane uno dei posti dove si casca meglio. I due pazienti proprietari, ai tavoli fra mille avventori, sono cortesi e veloci, ma deliziosamente severi con chi non sa stare al gioco. Tutto è “popolare autentico”: una taverna senza trucchi, ma romantica come poche. Si mangia ai tavoli tutti insieme, ma non se ne soffre. Piatti tradizionalissimi, ma leggeri. Perché …si torna al lavoro. E' in piazza Sturzo lato mare. Non prenotate: è sempre pieno e c'è sempre posto. IN PRoVINCIA ANDREA IL PIRAtA. Sempre a Terrasini, ma in territorio di Cinisi, accanto al Florio P. Hotel, ecco questa grande e frequentatissima sala ristorante, consigliata anche dai “tassinari”. Non smentisce le promesse per qualità e prezzo. Pesce. 091 8682725. AL PALAzzACCIo. A Castelbuono, in pieno DA GIANNINo a Santo Stefano di Camastra: una scoperta. Pienissimo ogni giorno anche a pranzo, ma veloce nel servirvi. Freschezza e fantasia sono parole che ci venivano in testa fra le proposte del menu, i consigli di chi ci accoglieva al tavolo e il piatto di maccarruna alla marinara che abbiamo gustato. Buoni anche i secondi e …i prezzi. 0921 331748. AL PIRAtA. A Marina Corta di Lipari, un ristorante non usuale perché è sul mare. Tutte le specialità eoliane. A CANNAtA. A Salina (Lingua), ecco un grande ristorante, con mille tavoli, dove il pesce è un must e si mangia nella splendida cornice della seconda delle Eolie, che, come tutte le 7 “ninfee”, ha la propria spiccata personalità esclusiva. È un’isola nell’isola. Vengono a prelevarvi in auto a Santa Marina telefonando al 090 9843161. AI bAStIoNI. Un nuovo ristorante a Trapani. Nuovo l’arredo, nuovo il menu e il buffet, per chi non vuol perdere tempo, perché il servizio, anche per i piatti espressi è velocissimo. C’è di tutto, anche il polpo fresco, ma la carne è un must: il “patron” viene dal settore. Via XXX Gennaio al centro, dietro la villa, 0923 20579. L’APPRoDo. A Castellammare, lungo il porticciolo che sarà arredato al meglio, sotto il castello è un punto d’arrivo. Da Palermo vale due passi in più. Attraverso i vetri, la vita del porto, mentre gusti il couscous. 0924 31525 A RoMA LA RUotA. A Roma in via Enrico Fermi 90, il gestore, abruzzese, uomo di grande esperienza nel settore, cucina alla romana e secondo la terra d’origine. Piatti ricchi di sapori, notevole carrello degli antipasti. Tutto buono fino al dolce. Da segnalare una grande carbonara e, ovviamente, l’amatriciana. 06 5586301. 61 meDiteRRaneo È aVVenuto in un gRan conSeSSo DoV oppem, cioè Comitato permanente C per il partenariato mediterraneo, Arlem, cioè Assemblea regionale e locale euro mediterranea, Upm, cioè Unione per il Mediterraneo, ma ancora Cdr, cioè Comitato delle regioni dell’Unione europea (quest’ultimo allargato a nord e a tutta l’Ue)… Non è che manchino gli organismi che, come altrettanti medici attorno ad un paziente da studiare, stiano ad osservare i sensori e i monitor. Catania, però, è stata eletta come sede del Forum interistituzionale “Vecchi e nuovi attori nel Mediterraneo che cambia”. E questo è certamente un onore per la Sicilia. Se un altro sottotitolo avverte “Il ruolo dei popoli, delle Regioni e dei Soggetti locali, dei Governi e delle Istituzioni sovranazionali, in una strategia integrata di sviluppo condiviso”, non può non notarsi che un minimo di scoraggiamento – a margine di tutto ciò – persiste. E’ quello manifestato a mezza voce da chi a convegni sul Mediterraneo (e ci ha creduto e, tutto sommato, continua a crederci) partecipa da alcuni decenni. A qualificare questo ampio consesso è intervenuta la presenza di tante personalità notevoli, quali il presidente di Sviluppo Italia-Sicilia, già ambasciatore del Mae Umberto Vattani, ma anche molte personalità straniere e italiane del mondo economico e della realtà marina in particolare. Perché, trattandosi comunque di politica mediterranea, il mare, risorsa da un lato, via di comunicazione dall’altro, la fa comunque da protagonista. Lieta conferma, la presenza di molti funzionari, quasi tutti già noti da Tunisia, Libia e dallo stesso Egitto, ma anche da Grecia, Giordania, Libano e, ovviamente, Marocco. Ma ancora da Baleari, Misurata, Murcia, Cipro, Turchia e da alcune regioni italiane come la Toscana e lo stesso Friuli Venezia Giulia. Trieste è stato ricordato è il porto più a nord del Mediterraneo… Perché un consesso del genere non è stato convocato prima? Il presidente Raffaele Lombardo ha spiegato che si è atteso ancora un po’, il minimo, per lasciar decantare i cambiamenti non sempre incruenti verificatisi in Nord Africa. Perché è proprio questa zona del mondo, assieme al Mar Rosso e al Libano che sono più coinvolti dai legittimi interessi di crescita di regioni come la Sicilia, il meridione d’Italia. E anch’essi, i paesi e le regioni che definiamo “frontaliere” hanno voglia di crescere insieme non da oggi. Un’apprezzabile novità degli ultimi anni – anche perché tutto si evolve – è proprio la visione nell’ottica delle regioni, dei territori “infra nazionali”. Già si fece (c’era Cuffaro) una grande riunione in questo senso (ricordiamo in concreto una kermesse diplomatica a villa Malfitano). Nell’ottica del mare e della pesca, 62 a catania il mediterrane Vattani fra Tumbiolo e Pernice infine, un sicuro passo avanti è stato costituito dallo svolgersi, nell’ambito della grande manifestazione voluta dalla presidenza della Regione a Catania, della Sessione plenaria dell’osservatorio Mediterraneo della Pesca. Tale contemporaneità suggella l’importanza che l’Osservatorio riveste nella politica mediterranea e al contempo ribadisce il ruolo guida del Distretto della pesca Cosvap di Mazara del Vallo per l’intero agroalimentare e per quello che i distretti produttivi intendono rappresentare (anche in chiave europea) ai fini dello sviluppo delle pro- Adel N. Cortas de duzioni locali e della collaborazione intermediterranea. Si ricorderà che l’osservatorio Mediterraneo della Pesca rappresenta un modello di rete operativa che si interfaccia con le altre reti settoriali mediterranee al fine di proporre un sistema organizzativo ed una strategia comune integrata del mare. In particolare, un compito dell’Osservatorio, attraverso anche la redazione del “Rapporto 2011 della Pesca ed Acquacoltura”, è quello di valorizzare il dialogo fra i Paesi Rivieraschi in merito alle questioni legate all’accesso alle acque territoriali ed allo meDiteRRaneo Ve Si È paRLato anche Di maRe e peSca o torna a ragionare di sé legato del Libano Francesco Attaguile dirigente generale della Regione Sicilia a Bruxelles sfruttamento razionale del patrimonio ittico, in un clima di cooperazione e salvaguardia delle risorse marine. In tal senso si è parlato anche di una possibile blu economy. Un momento di viva polemica – ad interrompere l’aria di amicizia, intesa e sorrisi – è scoppiato ad opera dell’intervento abbastanza acceso dell’armatore mazarese De Santi, che ha additato la risorta intransigenza libica su una visione delle acque territoriali in tutto simile a quella del tempo di Gheddafi. Gli ha risposto prontamente un habitué degli in- contri di pesca italo libici come Mohamed Nuttah. Un personaggio che si è prodigato, almeno nella forma, a smussare gli angoli, intavolando discussioni costruttive. Anche qui ha promesso interessamento e impegno. Ma è chiaro che dovrà essere soprattutto il Ministero, da Roma, che per le proprie competenze internazionali dovrà modificare e definire l’annosa e ripetuta polemica. Nuttah ha ripetuto che anche la Libia ha interesse ad un accordo e può chiedere “merce di scambio” come know how ed altre forme di collaborazione. In separata sede offriva un terreno di svariati ettari con tutti i servizi pronti per un’impresa agricola siciliana che volesse coltivarlo. Una vittoria, comunque, questa partecipazione del Distretto agro ittico alimentare guidato dal presidente Giovanni tumbiolo e dal suo braccio tecnico Giuseppe Pernice dell’Osservatorio mediterraneo della pesca. Fra le tante personalità presenti a Catania al Monastero dei Benedettini, dove funzionavano in contemporanea due sale congressi con traduttori simultanei nominiamo per l’Italia Enzo Coniglio noto personaggio del Coordinamento Internazionalizzazione del Ministero degli Affari Esteri, Francesco Attaguile, dirigente generale Affari europei della Regione siciliana, l’assessore alla Famiglia Andrea Piraino, il presidente mondiale dell’ Uftaa (Unione mondiale agenti viaggio) Mario Bevacqua … Dall’estero Quazzani touhami Allal, segretario generale Unione per il Mediterraneo (la famosa Upm, nda), Silvan Shalom, vice primo ministro e ministro sviluppo regionale Isarele, Francois Alfonsi parlamentare europeo e relatore sulle strategie macroregionali, Adel N.Cortas già ministro dell’agricoltura in Libano, Nurewddine ben Ayed, presidente dell’Utap (Tunisia). Erano presenti 4 altri ambasciatori: Aziza Bernani (Marocco presso l’Unesco), Naceu Mestiri, (Tunisia in Italia) Hassan Abouyoub (Marocco in Italia), Maurizio Melani ( (promozione sistema paese del Mae). Nel tirare le nostre conclusioni riportiamo l’intervento del professor tullio Scovazzi della Università di Milano Bicocca. Questi ha fatto notare come le normative europee mal si adattano, di regola, ad essere applicate in Mediterraneo, perché troppo spesso non fanno parte della realtà socio culturale e della memoria giuridica mediterranea. Sarebbe, pertanto, più che opportuna una politica che sia di effettiva matrice comune, perché cogliesse quei contenuti similari o assimilabili che esistono attorno al vecchio mare, nel quale si affacciano tanti paesi e laddove – lo si voglia o no, da qualunque altra parte – si trovano ad operare sempre più intensamente i paesi rivieraschi. Ma occorre, poi, indagare in concreto se esiste una autentica volontà politica da parte del “Nord del mondo” e della stessa Ue di assistere ad uno sviluppo autonomo del Sud del Mediterraneo. Perchè, di fronte a tante promesse, fra cui quella appena formulata dal presidente Raffaele lombardo di far sorgere un istituto di credito “votato” alla crescita e allo sviluppo del Sud, resta il “trauma” d’aver visto naufragare, in un posto del mare dalle coordinate ignote, quell’Area di libero scambio che doveva vedere la luce nel 2010. Gelis 63