perdita e rieducazione dell`autonomia fisica nell
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PERDITA E RIEDUCAZIONE DELL’AUTONOMIA FISICA NELL’ANZIANO 1. INTRODUZIONE Il processo di invecchiamento “L’invecchiamento è l’insieme delle modificazioni morfologiche, psicologiche e biologiche conseguenti all’azione del tempo sugli esseri viventi” – Tutto ciò che vive invecchia, non è quindi una malattia ma un processo fondamentale biologico. In modo generale l’invecchiamento modifica la morfologia e le capacità dei differenti organi: le modificazioni morfologiche si traducono in un’involuzione generale e in una diminuzione del numero delle cellule ed in particolare delle cellule attive, facenti parte cioè della massa magra proteica. Il peso generale del soggetto non è un elemento affidabile perché la perdita di massa magra è solitamente compensata dall’aumento di depositi adiposi, in particolare nelle popolazioni Occidentali dove l’alimentazione è abbondante. Questo concetto relativo alla massa attiva è un concetto fondamentale nel processo di invecchiamento e permette di spiegare la riduzione delle capacità e delle funzioni a livello dei diversi organi, che generalmente sono al massimo della loro funzionalità tra i 17 e i 25 anni. Si ha una abituale riduzione delle riserve funzionali che porta l’anziano più vicino la limite dello scompenso, Questo anche a causa della debolezza dei meccanismi che controllano e mantengono l’omeostasi dell’organismo e che con il passare dell’età diventano meno prestanti causando una diminuzione dell’adattabilità. L’invecchiamento si traduce quindi essenzialmente in una diminuzione dell’adattabilita’ Alla senilità fisiologica si aggiungono spesso fattori di accelerazione quali il mancato uso di una funzione, i postumi di una malattia, una patologia cronica in evoluzione. 2. ANALISI DEI SISTEMI E DEGLI APPARATI APPARATO LOCOMOTORE L’apparato locomotore è formato dall’apparato scheletrico, l’apparato muscolare e quello articolare. E’ uno dei sistemi maggiormente colpiti con precocità dalla senilità ed uno di quelli le cui prestazioni declinano con più regolarità. Naturalmente esso è strettamente collegato agli apparati cardiovascolare, respiratorio e nervoso che saranno trattati successivamente. MUSCOLI: Il muscolo è costituito da cellule “post-mitotiche” che non hanno cioè possibilità di moltiplicazione, hanno un capitale fissato alla nascita e il cui numero può solo diminuire, e si stima che la diminuzione generale della massa muscolare vada dal 34 al 40% tra i 21 e i 70 anni, con diminuzione predominante sugli arti inferiori e sui muscoli dei cingoli. Biologicamente, si manifesta con un abbassamento della secrezione urinaria di creatinina. FORZA MUSCOLARE: La massima prestazione della forza muscolare si ha tra i 25 e i 30 anni; in seguito diminuisce in modo continuo. Si ammette che perde circa l’1% annuo tra i 45 e i 55 anni, poi dall’1,5% al 2% annuo tra i 55 e i 65 anni, per accentuarsi poi al 2% annuo. Verso gli 80 anni la forza si aggira sull’ordine del 50-60% della forza avuta a 20 anni. Un’analisi più approfondita all’interno del sistema muscolare evidenzia una notevole perdita di forza nei muscoli flessori ed estensori del ginocchio e del bicipite brachiale ma non nei piccoli muscoli della mano. ELASTICITA’ MUSCOLARE – I muscoli nella senilità richiedono un minor stiramento per raggiungere la loro massima tensione isometrica muscolare. Questo fatto spiega in parte la diminuzione dell’agilità e il restringimento dell’ampiezza dei gesti e dei movimenti. MODIFICAZIONI BIOCHIMICHE – Il tessuto muscolare anziano contiene meno ATP, diminuzione del rapporto ADP/ATP e una caduta del contenuto di glicogeno e Fosfocreatina. L’età diminuisce la capacità ossidativa delle cellule muscolari. 1 RUOLO DEL SISTEMA NERVOSO – Il numero di motoneuroni alfa che scaturisce dalle corna midollari anteriori rimane costante qualsiasi sia l’età, ma il numero di fibre muscolari innervate da uno stesso assone motore diminuisce. Queste fibre denervate si atrofizzano e vengo pian piano sostituite da tessuto fibroso o adiposo, mentre le rimanenti fibre muscolari si ipertrofizzano. Vengono segnalate successivamente anche modificazioni della giunzione neuromuscolare (o placca motrice). Si ha inoltre una diminuzione della velocità di conduzione nei nervi sensitivi e motori e ciò potrebbe avere un notevole impatto nella realizzazione delle prestazioni motorie. In conclusione, l’invecchiamento dei meccanismi di integrazione centrale del movimento rimangono poco chiari; tuttavia, nella pratica quotidiana della rieducazione del soggetto anziano, porta a pensare che la motricità automatica si alteri maggiormente rispetto a quella volontaria. I movimenti automatizzati, meno organizzati, vengono colpiti maggiormente rispetto al movimento volontario, organizzato, posto sotto il controllo corticale. Così, i movimenti degli arti superiori soprattutto di tipo volontario sono conservati a lungo, mentre l’attività degli arti inferiori coinvolti negli automatismi della deambulazione e dell’equilibrio sembra disadattarsi più rapidamente. Tale fragilità degli arti inferiori probabilmente è aggravata dal fatto che gli assoni a questo livello sono più lunghi e quindi precocemente colpiti dall’invecchiamento. APPARATO SCHELETRICO L’osso è una struttura biologica vivente che si forma nel primo periodo di vita e nel corso della vita non smette di ristrutturarsi e modellarsi, fino al periodo dell’invecchiamento il quale ha come effetto quello di rallentare i suoi processi. - Durante l’infanzia e l’adolescenza il bilancio osseo è positivo, il valore massimo della massa ossea si ha tra i 20-25 anni nelle donne e tra i 25-30 anni negli uomini. Valore influenzato da notevoli fattori tra i quali la pratica dell’attività fisica e gli apporti alimentari. - Fino a quarant’anni circa la massa ossea si stabilizza, la formazione e il riassorbimento quindi si equilibrano - Poi, inizia il lento processo di diminuzione della massa ossea e il bilancio osseo diventa negativo - Negli uomini la diminuzione ossea è più o meno regolare e si aggira intorno allo 0.5-1% annuo; nelle donne s’inclina decisamente ad iniziare dalla meno pausa per un decennio. La progressione dell’osteopenia è quindi piuttosto omogenea e prevedibile: per esempio la densità ossea vertebrale si riduce quasi del 50% e la sua resistenza alla compressione del 70-80% in un soggetto ottantenne, e ciò spiega il cedimento della colonna vertebrale così frequente nell’anziano; anche il collo del femore è un altro punto debole, qui l’atrofia corticale favorisce le fratture. La valutazione quantitativa dell’osteopenia viene fatta attraverso una tecnica chiamata MOC (mineralometria ossea computerizzata). L’ARTICOLAZIONE L’esame macroscopico delle superfici articolari rivela la presenza di lesioni degenerative della cartilagine articolare sin dai 20 anni. La frequenza e la gravità di queste lesioni aumentano con l’età del soggetto ma nonostante questo, dal punto di vista meccanico, l’elasticità e la resistenza all’usura e alle forze di compressione non varia con l’età. La cartilagine senescente rimane quindi un tessuto sano e resistente, la limitazione articolare sarebbe quindi maggiormente attribuibile all’aumento di rigidità dei tessuti attigui (legamenti, muscoli, capsule). L’artrosi inoltre non rappresenta l’invecchiamento fisiologico del tessuto ma una vera e purtroppo frequente patologia dell’articolazione. Conclusione – L’invecchiamento fisiologico dell’apparato locomotore diminuisce la possibilità di spostamento del soggetto anziano; spesso, rappresenta la causa della riduzione delle attività dell’anziano. 2 FUNZIONE RESPIRATORIA Modificazioni anatomiche – L’invecchiamento fisiologico dell’apparato respiratorio è segnato da: 1. riduzione della gabbia toracica conseguente ad una diminuzione della mobilità costale, una modificazione della statica vertebrale, e una debolezza dei muscoli coinvolti 2. anomalie del parenchima polmonare (diminuzione degli alveoli) e riduzione dell’elasticità polmonare 3. alterazioni bronchiali con perdita di elasticità e ipersecrezione delle zone mucipare Conseguenze – Tutto questo porta ad una diminuzione della ventilazione che si accentua negli ultimi anni di vita. La capacità vitale inizia a diminuire dai 35 anni mentre parallelamente il volume residuo aumenta. Le alterazioni respiratorie si collegano a caratteristiche fisiopatologiche che le accentuano, fra le quali: debolezza del diaframma e dei muscoli addominali, respiri piccoli compensati da un aumento del ritmo respiratorio costoso sul piano energetico, modifiche strutturali con rischio di collasso bronchiale. A ciò si possono aggiungere situazioni particolari, quali un decubito prolungato, che peggiorano le prestazioni ventilatorie. FUNZIONE CARDIOVASCOLARE Modificazioni anatomiche Cuore - L’invecchiamento muscolare colpisce le fibre del miocardio che diminuiscono di numero e di calibro, l’endocardio tende a ispessirsi, le valvole tendono a irrigidirsi e anche il sistema vascolare che irrora il cuore si modifica e aumentano le stenosi arteromatosi. Arterie – le arterie presentano rigidità delle pareti con diminuzione dell’efficienza funzionale, si favoriscono così malattie arteromatose con aumentato rischio di arterosclerosi. Conseguenze fisiologiche La frequenza cardiaca in stato di riposo è poco modificata dall’invecchiamento. Al contrario, durante lo sforzo la frequenza massima teorica è funzione dell’età secondo la formula classica: Fmax = 220 – età +/-5 La frequenza cardiaca è principalmente sotto il controllo del Sistema Nervoso Vegetativo il quale subisce variazioni nell’invecchiamento. Questo è uno dei principali fattori della riduzione dell’adattamento allo sforzo constatato durante l’invecchiamento. La frequenza cardiaca dipende anche da altri fattori che possono essere modificati dall’età: i sali minerali presenti nel sangue, la temperatura, gli influssi ormonali, alcuni farmaci e l’attività motoria. Le resistenza arteriose generali aumentano, e risultano addirittura raddoppiate tra i 40 e i 90 anni, provocando aumento della pressione arteriosa massima. L’età attenua inoltre la sensibilità dei barocettori aortici e carotidei che contribuiscono all’adattamento della pressione nell’ortostatismo, provocando talvolta ipotensioni ortostatiche. Si ha anche un peggioramento nel ritorno venoso. Nell’anziano quindi le funzioni cardiovascolari sono ben preservate in condizioni di riposo, mentre l’adattamento cardio-circolatorio allo sforzo è minore per la riduzione delle riserve di frequenza, di contrattilità e di efficienza miocardica. L’inattività fisica influenza decisamente la capacità di adattamento allo sforzo; l’invecchiamento cardio-respiratorio, osseo e muscolare è accelerato nel soggetto sedentario, mentre la reazione all’allenamento di una persona anziana è uguale a quella di un giovane. In pratica la mancanza di uso è un potente fattore aggravanti degli effetti dell’invecchiamento. LE AFFERENZE - LE VIE DELL’INFORMAZIONE I sistemi sensitivi trasducono gli stimoli ambientali e interni al corpo in potenziali d’azione. Il cervello rappresenta e interpreta gli stimoli esterni più che registrarli passivamente I potenziali d’azione trasmessi al cervello danno luogo alle sensazioni soggettive di intensità, evoluzione temporale, spazialità e qualità o modalità dello stimolo Modalità dello stimolo: visiva, uditiva, gustativa, olfattiva, vestibolare e somatosensoriale (tatto, stiramento e tensione muscolare, posizione degli arti, calore/freddo, dolore, prurito) 3 Il cervello è informato quindi in ogni momento, contemporaneamente, di quanto sta intorno al soggetto e dello stato di questi nei confronti di ciò che lo circonda. Queste informazioni arrivano attraverso le afferenze e quelle che interessano direttamente il mantenimento della postura sono: la vista, il sistema labirintico e la somestesia (sensibilità somatica1). Vista: a livello di vista le variazioni in età senile comprendono, - L’acuità visiva centrale - i limiti del campo sono identici ma gli stimoli devono essere più intensi per essere percepiti - L’accomodazione - diminuisce perché il cristallino diventa meno deformabile per aumento dello spessore della capsula Presbiopia - Il riflesso pupillare alla luce è rallentato, in 1/5 degli anziani la pupilla è fissa in miosi Sistema labirintico: svolge un ruolo fondamentale nella regolazione dell’equilibrio statico e dinamico. Non sono chiari i meccanismi di invecchiamento di questo sistema ma evidenti sono i disturbi posturali rilevabili. Somestesia: sia gli esterocettori che i propriocettori (fusi neuro-muscolari, recettori tendinei del Golgi, recettori articolari) diminuiscono di numero. 3. EQUILIBRIO Per postura si intende la posizione del corpo nello spazio e la relativa relazione tra i suoi segmenti corporei. La corretta postura altro non è che la posizione più idonea del nostro corpo nello spazio per attuare le funzioni antigravitarie con il minor dispendio energetico sia in dinamica che in statica; ad essa vengono a concorrere vari fattori (neurofisiologici, biomeccanici, emotivi, psicologici e relazionali). L’adattamento posturale è condizionato da diversi sistemi quali vista, orecchio interno, propriocezione e tatto. Il cervelletto coordina e regola le informazioni provenienti da questi sistemi per il mantenimento dell’equilibrio. Il mantenimento posturale si realizza per la maggior parte del tempo in modo inconsio; è statico ma anche dinamico negli spostamenti volontari o involontari. In stazione eretta l’uomo non è immobile; secondo il modello del pendolo rigirato, questo sistema compensa le interruzioni dell’equilibrio minori di 4°. • Fra gli esami clinici dell’equilibrio e dell’adattamento posturale: osservazione del soggetto in stazione eretta (fotografia di fronte e di profilo) verticale di Barré (Vertex – C7 – plica glutea – malleolo) Manovra di Romberg (consiste nel porre il soggetto in stazione eretta con le punte dei piedi unite e con gli occhi chiusi) • Un ruolo importante è dato dalla ricerca sistematica delle reazioni di equilibrio e di quelle paracadute con spinte manuali toraciche dosate: Reazioni di equilibrio: vengono definite come movimenti compensatori continui, automatici che permettono l’adattamento posturale quando l’oscillazione dell’asse corporeo si evolve al di qua dei 4 gradi nel modello del pendolo inverso 1 Afferenze propriocettive - I propriocettori sono terminazioni nervose che inviano informazioni al sistema nervoso; gli stimoli sono avvertiti da particolari recettori posti nei muscoli, nei tendini e nelle capsule articolari. Queste terminazioni generano impulsi nervosi che sono trasmessi al midollo spinale e da qui possono rimanere nel midollo spinale stesso, per la determinazione dei riflessi spinali, oppure raggiungere altre zone del midollo spinale o del cervello, per la determinazione di funzioni specifiche. Afferenze esterocettive : recettori sensitivi per sensibilità termica, dolorifica, meccanica, cervicali, sensoriali, visive, uditive 4 Reazioni paracadute: descritte nel neonato come estensione degli arti superiori quando il bambino è proteso in avanti, il termine viene conservato nell’adulto come reazione di protezione dell’arto superiore ed anche inferiore a seguito di uno squilibrio troppo forte per essere compensato dalla sola reazione di equilibrio.; si tratta di spostamenti nello spazio di un segmento qualunque che si oppone alla caduta (reazione di spostamento, di bilanciamento, di passo). Queste reazioni posturali come tali si mantengono efficacemente durante l’invecchiamento fisiologico, tuttavia il rallentamento a qualsiasi livello di questi meccanismi complessi può portare a perdita di equilibrio fino alla caduta. 4. DEAMBULAZIONE Si tratta di un’attività complessa che dipende da quattro sistemi: a. b. c. d. Un sistema diretto contro la gravità o antigravitazionale Un sistema di formazione del passo Un sistema di propulsione che permetta di spostare il centro di gravità del corpo Infine, un sistema di equilibrio e di adattamento posturale La deambulazione può essere definita come una continuazione di interruzioni dell’equilibrio; il copro si lascia cadere in avanti e l’arto inferiore si distende per fermare il movimento di caduta. In qualche modo, può essere equiparata ad una successione di reazioni paracadute. Ad ogni passo il tronco subisce un movimento di caduta anteriore, attirato dalla gravità. Su questo schema di base comune si inseriscono variazioni individuali che, anche in quadro psicologico, caratterizzano ogni individuo. Le variazioni della deambulazione con l’età sono naturalmente le risultanti di modificazioni multifattoriali (muscolari, neurologiche, propriocettive…), tuttavia possono essere precisati alcuni dati generali: - Velocità di confort: consiste nella velocità adottata spontaneamente dal soggetto per il quale è più debole il dispendio energetico; diminuisce con l’età. Per una velocità di marcia di circa 5 km/h in un giovane, si avranno 4 km/h verso gli 80 anni. Cadenza: definita dal numero di passi al minuto, resta stabile durante la vita intorno ai 100/mn Lunghezza del passo doppio: diminuisce di circa 10 cm; è più bassa nella donna rispetto all’uomo. Il rallentamento della deambulazione nell’anziano dipende essenzialmente a questo dato visto che la cadenza rimane costante. Nella cinetica del passo si ha: diminuzione del tempo monopodale diminuzione della rullata del piede al suolo aumento della fase di appoggio totale al suolo allargamento del poligono di mantenimento dell’equilibrio diminuzione della rotazione pelvica diminuzione della regolarità del passo diminuzione del bilanciamento delle braccia “ANDATURA ETA’ SENILE”: POSTURA IN FLESSIONE, TENDENZA ALLA RETROPULSIONE, DIFFICOLTA’ AD INIZIARE, IRREGOLARITA’ DEI PASSI CHE SFUGGONO SUL SUOLO, ASSENZA DI RULLATA DEL PIEDE. Da non sottovalutare l’importanza cognitiva, sensoriale e psicologica della possibilità per un anziano di deambulare. 5 LA REGRESSIONE PSICOMOTORIA La perdita di autonomia motoria è uno dei maggiori problemi dell’età senile perché porta gravi conseguenze sul piano personale e scocio-economico. La Sindrome da Regressione Psicomotoria colpisce l’anziano in modo globale, sia sul piano motorio che su quello psichico, intellettivo, affettivo. Componente motoria La componente motoria si altera sia a livello di postura che di equilibrio statico e dinamico - Seduto; l’anziano tende a porsi sul bordo della poltrona, con il tronco curvato indietro. Questa posizione di scivolamento non gli permette di alzarsi senza aiuto. - In piedi; il soggetto, a causa della postura alterata con retroposizione del tronco, presenta un notevole timore dell’ortostatismo che non sempre è vinto dalla presenza di un aiuto. La componente motoria della RPM unisce ipertonia opposizionale, bradicinesia, alterazione dell’equilibrio e delle reazioni di adattamento posturale. Componente psicocomportamentale Si può manifestare con: - bradifrenia, con rallentamento ideatorio, scomparsa di iniziativa, labilità del pensiero - demotivazione con apatia, indifferenza affettiva, pragmatismo, ricerca della dipendenza - alterazione del linguaggio parlato - disturbi della memoria recente Nelle forme puramente motorie, questa componente è sostituita da un’angoscia scatenata ad ogni tentativo di mobilizzazione e particolarmente della verticalizzazione (stasobasofobia) Forme cliniche Un quadro clinico può instaurarsi secondo due modalità: 1. Nelle forme ad inizio violento, la RPM compare in pochi giorni, persino qualche ora dopo un avvenimento scatenante più o meno identificabile, che può essere; fisico (caduta, allettamento, interventi chirurgici, accumulo di stress) psicoaffettivo (lutto, stress, modifica dell’ambiente circostante, conflitto familiare) Questo shock iniziale comporta, con destabilizzazione violenta, lo scompenso di un equilibrio già precario che unito alla fobia, provoca un vero e proprio blocco degli automatismi acquisiti. Se si interviene precocemente, viene recuperata l’autonomia, se invece si trascurano i sintomi, queste forme possono diventare il preludio alla malattia di immobilizzazione portando pure ad un’infermità permanente. 2. Nelle forme con inizio progressivo, la RPM si instaura in forma insidiosa e lenta dove si possono osservare tutte le forme di transizione precedenti. In queste persone, costrette a diminuire poco a poco le loro attività fisiche e relazionali, i disturbi maggiori, accanto a quello motorio, sono rappresentati da un rallentamento e da una grande demotivazione. La RPM a inizio progressivo può costituire il risultato a lungo andare di situazioni di disadattamento psico-socio-affettivo come conflitti familiari più o meno latenti, isolamento sociale, affettivo, handicap sensoriali sotto valutati. In queste forme progressive, i risultati di una eventuale rieducazione sono molto aleatori, ed i miglioramenti saltuari o parziale. 6 LA RIEDUCAZIONE FUNZIONALE Esistono tappe fondamentali nel bambino che gli permettono di acquisire progressivamente l’ortostatismo e l’autonomia psicomotoria, stabilizzati con un’attiva esperienza dei comportamenti motori elementari. L’evoluzione non termina però così: il miglioramento dell’equilibrio posturale, l’elaborazione dello schema corporeo e la maturazione delle funzioni cognitive permetteranno la formazione di una vera e propria competenza motoria. Tale bagaglio si forma grazie anche alle continue sollecitazioni provenienti dal sistema afferente, che permette il primo stadio nell’organizzazione del movimento in relazione all’ambiente circostante. Visto ciò il mantenimento delle facoltà sensoriali necessita del loro uso quotidiano. Anche i recettori, come altri apparati, hanno bisogno di stimoli regolari per mantenere la loro efficacia e quella dei programmi immagazzinati nella memoria motoria Viene utilizzato il movimento come mezzo per il recupero funzionale generale e fra i fattori favorenti il riapprendimento vi sono: La precocità nell’intervento La ripetizione La coerenza degli ordini e degli stimoli Il sostegno continuo della motivazione La diminuzione del dispendio di energia I PRINCIPI 1. Precocità nell’intervento – Il rischio maggiore è l’instaurarsi di una malattia vera e propria dell’immobilizzazione, il recupero è quindi strettamente legato alla precoce presa di coscienza. 2. Globalità dell’approccio – Utilizzo di una tecnica che preveda stimoli multimodali e una relazione terapeutica diretta con la persona per una migliore conoscenza del contesto. 3. Uso di schemi cinetici di base – La rieducazione inizia proprio da quelle esperienze psicomotorie memorizzate nell’infanzia fondamentali nell’acquisizione dell’autonomia e comuni a tutti. 4. Sicurezza, valorizzazione e pazienza – Essere rassicuranti a parole ma soprattutto nei gesti, acquisire una grande pazienza per la lentezza dei miglioramenti e preoccuparsi di valorizzare ogni nuova acquisizione anche minima. LE TECNICHE Prima di descrivere le tecniche di sollecitazione e gli stimoli motori è fondamentale sottolineare l’importanza della rieducazione respiratoria che occupa un ruolo rilevante nella rieducazione motoria. RIEDUCAZIONE RESPIRATORIA E’ importante attuare una stimolazione respiratoria con partecipazione attiva del soggetto. Per favorire la presa di coscienza della respirazione addomino-diaframmatica bisogna prima ottenere un rilassamento dei muscoli respiratori inseriti sulla gabbia toracica. Affinché si attui, alla persona in posizione seduta, con arti superiori in appoggio, si richiede un attivo abbassamento delle spalle, accompagnato da una respirazione naturale con un tempo inspiratorio nasale ed uno espiratorio libero. Poi si cerca di ottenere progressivamente una espirazione dolce e prolungata che può essere messa in atto anche con un tubo flessibile (tipo cannuccia) ed un bicchiere di acqua nel quale la persona deve fare le bolle. Un riallineamento posturale generale e una mobilizzazione attiva permette di migliorare la ventilazione e di facilitare l’espettorato. A causa della cattiva qualità dei muscoli addominali, 7 durante la tosse l’anziano si può aiutare con una pressione addominale realizzata con entrambe mani. Tale rieducazione può accompagnare l’anziano sempre, dopo una fasi di allettamento, successivamente nella deambulazione o in attività più intense quali salire le scale o pedalare sulla bicicletta ergonomica. PICCOLI SPOSTAMENTI Ci sono piccoli movimenti che talvolta l’anziano non riesce a fare senza un aiuto o senza aver imparato una tecnica corretta. Passaggio da decubito supino a laterale - Si inizia per esempio dal rovesciamento decubito laterale nel letto da posizione supina; ciò richiede un avvolgimento dell’arto superiore, la rotazione della testa e del bacino e la trazione con l’altro arto su un punto fisso che può essere il cancelletto del letto o il braccio di una persona vicina. Gli ordini verbali semplici quali, “piega il gomito”, “tira verso te stesso” aiuta e accompagna il movimento attivo svolto dalla persona allettata. Passaggio a seduto sul bordo del letto – Effettuato dalla posizione decubito laterale, è importante che vi sia una discesa delle gambe lungo il bordo del letto, accompagnata da una spinta del gomito in appoggio sul letto e della mano opposta. Passaggio da seduto in una poltrona a stazione eretta – E’ essenziale in questo caso il posizionamento del tronco in avanti (con uno schienale della poltrona non inclinato indietro) e dei piedi perpendicolari. La realizzazione è facilitata se il soggetto può far trazione su un punto fisso anteriore, poi appoggiandosi sui braccioli. L’EQUILIBRIO STATICO E LA DEAMBULAZIONE Quando l’immobilizzazione si è instaurata e la stazione eretta si dimostri impossibile, viene utilizzata nella prima fase del recupero la tavola di verticalizzazione. Dopo questa si passa alle seguenti tappe: - Sollecitazione del mantenimento del tronco da seduti e poi in piedi - Ricerca dell’adattamento posturale con spinte naturali debolmente dosate, in posizione seduta poi in piedi - Riinnescamento delle reazioni di protezione degli arti inferiori. Viene richiesto di portare volontariamente l’arto inferiore avanti, con una simultanea spinta squilibrante. Esercizi simili vengono effettuati per le reazioni di protezione di lato e in dietro. - Riinnescamento delle reazioni di protezione degli arti superiori con sollecitazioni verbali e poi fisiche come precedentemente. La rieducazione alla deambulazione rappresenta poi una fase cruciale nell’autonomia dell’anziano e può essere fatta: Tra barre parallele sufficientemente basse da stimolare la posizione di flessione avanti invece che la classica posizione di richiamo che mantiene la statica indietro Con un deambulatore Attraverso una deambulazione lineare libera e con superamento di piccoli ostacoli tra le barre parallele Aumento del perimetro di marcia (con controllo rigoroso della frequenza cardiaca, per migliorare l’adattamento cardio-polmonare allo sforzo Piccoli tragitti all’interno di un istituto o in uno spazio esterno che presenta un terreno variabili sono ottimi stimoli per l’aggiustamento motorio ma lo stimolo motivazionale deve essere costante ed intenso perché la domanda più comune di un anziano è – “camminare per andare dove?” LA CADUTA Capitolo a sé occupa il problema frequentissimo della caduta nell’anziano che spesso diventa causa dell’instaurarsi precoce della RPM. La caduta può essere considerata un’incapacità transitoria al mantenimento dell’equilibrio. Le conseguenze psicologiche e fisiche sono tali che spesso costituisce il punto di partenza della dipendenza. 8 Di fronte a questo tipo di meccanismo, la rieducazione si inserisce in una prospettiva di prevenzione. Con la prevenzione primaria si agisce in fase precoce sulla qualità dell’ambiente circostante e sul modo di vita: per es. tappeti, luoghi mal illuminati, abbigliamento e scarpe non adeguate, assenza di attività fisica e stimoli sufficienti. La prevenzione secondaria prevede di intervenire all’apparire dei primi sintomi di deficit, senza escludere anche i disturbi minimi che possono sembrare di poca apparenza; gli obiettivi comprendono il mantenimento degli automatismi, lo sviluppo di compensi e l’acquisizione dell’alzarsi da terra. La prevenzione terziaria si tratta della rieducazione dopo la caduta – 1.Posizione di partenza per alzarsi da terra, 2. Ricerca dell’appoggio degli arti superiori per rotazione del tronco e del bacino, 3. Passaggio in quadrupedia, 4. Passaggio a “cavalier servente” con appoggio anteriore. Tra le molte sfaccettature della rieducazione della rieducazione geriatrica, la chinesibalneoterapia occupa un posto importante. L’azione miorilassante e l’alleggerimento del peso del corpo hanno effetti particolarmente positivi in caso di persona anziana. Questa attività è utilizzata anche per la riabilitazione postoperatoria perché facilita la mobilizzazione attiva e passiva; da sottolineare anche i benefici psicologici di una seduta considerata piacevole. 9