Tecnica e didattica del tiro al piattello fossa

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Tecnica e didattica del tiro al piattello fossa
Tecnica e didattica del tiro al piattello fossa
Tecnica e didattica del tiro al piattello fossa
Il fucile
Esaminiamo ora nelle varie parti il fucile adatto a questa specialità
ovviamente un sovrapposto.
Canne
Con i moderni sistemi di fabbricazione è abbastanza facile costruire
due tubi (canne) interamente ben rettificati e con coni di strozzatura
ben fatti.
Le strozzature più indicate sono senza dubbio 6-7/10 per la prima
canna e 9-10/10 per la seconda. Tali valori sono riconsiderati con
l’avvento dei 24 gr . Non illudetevi di poter guadagnare qualcosa
usando strozzature più larghe. La portata utile di un fucile a pallini è
valutata dai 35 ai 45 m. Per cui è necessario usare strozzature
massime. Ben più difficile è il loro accoppiamento: provandone
alcune, anche tra le più prestigio­se marche, abbiamo rilevato che
talvolta il punto d’impatto delle 2 rosate varia di 20-30 cm. e in altre
addirittura di 60-80 cm.
La prima canna. quella inferiore, ha tendenza a sparare sotto la linea di
mira, mentre la seconda alza quasi sempre.
Esse si comportano al contrario della logica di tiro. li primo colpo
dovrebbe alzare di 10-15 cm. avvantaggiando il tiratore, mentre il
secondo colpo dovrebbe portare al centro.
Per ragioni di peso e di estetica le canne dei fucili sovrapposti hanno il
loro centro in culatta troppo vicino. Di qui, la difficoltà di avere una
sufficiente convergenza per cui, molti fabbricanti o creano due piccoli
piani in bocca per avvicinare l’intero asse o deviano leggermente la
prima canna in alto e la seconda in basso.
Stiamo parlando di canne scaldate fra di loro con il sistema
tradizionale cioè, bindel­la sul piano di mira e bindellini laterali su
tutta la lunghezza della canna. Vi sono altri sistemi di accoppiamento,
come avrete già notato, su molti fucili sovrapposti; ad esempio, canne
libere slittanti canne libere saldate solo in bocca.
Ognuno di questi sistemi ha un difetto:quelle distaccate che possono
essere addirittura parallele tra di loro, presentano il difetto di vibrare,
se non sono esageratamente pesanti e quello di sparare in punti
diversi, sparano cariche diverse, (difetto più accentuato sulla canna
superiore in quanto più spostata rispetto all’asse di rinculo del fucile);
le seconde, cioè quelle saldate alla bocca, hanno l’inconveniente di
dilatarsi diversamente in senso longitudinale.
Ad esempio, sparando molti più colpi con la prima canna, come
avviene di solito, questa si allunga, trascinando in una curva verso
l’alto anche l’altra. Questo non comporterà una grande differenza sui
punto di impatto, ma è chiaro che se da freddo le canne sparano al
centro, in queste condizioni tutte e due avremo tendenza a sparare
alto. Molta importanza ha la concentricità dei tubi. Riteniamo che
anche con i sistemi più moderni questo costituisca un problema
difficile da risolvere. Se considerate un tubo lungo da 70 a 80 cm. con
uno spessore minimo al centro di 7/10 potete facilmente capire quanto
sia difficile nelle varie fasi di lavorazione mantenerlo diritto e
concentrico. Un solo decimo di differenza può portare disturbo alla
dilatazione della canna che da una parte sarà 6/10 e dall’altra 8/10. La
di­latazione di questa non sarà più costante con tutte le conseguenze
che ne potranno derivare. Se il difetto sarà accentuato, potrà
addirittura compromettere la sicurezza dell’arma.
Peso e lunghezza
Non vi sono regole fisse in proposito, però è logico che un tiratore
molto alto spari con canne lunghe e viceversa. Le lunghezze possono
variare da 71 a 81 cm., l’impor­tante è stabilire il rapporto
peso/lunghezza delle canne.
E’ completamente errato dare al tiratore veloce un paio di canne
lunghe e pesanti per frenare il suo istinto rapido: non riuscirà a
portare sul bersaglio l’arma con la rapidità che il suo istinto gli detta.
Al contrario, il tiratore lento avrà vantaggio ad usare canne lunghe e
pesanti perché gli daranno precisione, stabilità e facilità per il
recupero di seconda canna.
Vorremmo terminare l’argomento peso/lunghezza parlando del verbo
“strappare”. Il termine è entrato nel vocabolario del tiro a volo con
l’avvento de! phono-pull. E’ quasi sempre errato sentenziare: “quel
tiratore ha strappato perché spara con canne troppo leggere”. 90 volte
su 100 quel tiratore ha mosso il fucile nell’attimo stesso in cui ha
chiamato il piattello: prima di vederne la direzione, ha dovuto
bruscamente correggere il movimento già iniziato dall’arma sulla
giusta traiettoria.
La bascula e le chiusure
Continuiamo a parlare di fucili a canne sovrapposte. La tendenza
attuale è per le bascule basse, raponature laterali e simili. Non sono
comunque da escludere altri si­stemi quali, raponi sotto le canne e
perno interno. L’importante è che le chiusure siano solide e ben fatte,
il gioco che si crea in esse dà luogo a noiose vibrazioni. Altra cosa
importante della bascula è l’attacco per il calcio cioè, le codette: una
lo­ro errata sagoma non permetterà di avere una giusta impugnatura al
momento di costruire il calcio.
I congegni di scatto e percussione
La maggior parte dei fucili a canne sovrapposte ha percussori molto
inclinati, siano essi a piastre laterali o a mezza-piastra. È forse il neo
di quest’ arma. Per supplire a tale inconveniente ogni fabbricante ha
trovato una sua soluzione, montando molle molto potenti, o cani
pesanti, o altri accorgimenti di compromesso. Certo, l’ideale sarebbe
una percussione diretta a 90 gradi dal vivo di culatta, ma sorgerebbero
certamente altri problemi. Cani, stanghette, leve varie di armamento,
differiscono da un fabbricante all’altro, ma non creano qualsiasi mai
problemi seri.
Questo problema lo crea invece il monogrilletto che è oggi montato su
tutti fucili da competizione. Questo congegno, molto comodo,
permette di sparare i due colpi con rapidità e ciò che è pIù
importante, senza spostare la mano dall’impugnatura, ma complica un
po’ il sistema di scatto. Il tiratore preme il grilletto, il fucile rincula
cori una velocità tale che il dito non può seguire e inconsciamente
preme una seconda volta. Occorre, per­ciò un qualcosa che ritardi
l’aggancio al secondo scatto di questo piccolo tempo; diversamente i
due colpi partiranno ogni volta. Riteniamo inutile dilungarsi sui vari
sistemi e sulle varie soluzioni vogliamo invece richiamare l’attenzione
su un problema importantissimo : il peso degli scatti.
Mentre su una carabina a palla o su una piccola pistola da tiro
occorrono scatti leggerissimi tali da non spostare l’arma premendo il
grilletto, nel fucile da piattello le cose cambiano radicalmente. Il
tiratore a volo, preme il grilletto coi determinazione e con l’arma
movimento. Scatti troppo leggeri possono creare imprecisione
maggiore rispetto ad altri normali. 1200/1400 gr. per il primo scatto,
1500/1600 il secondo, pochissi­mo gioco sul primo, un po’ più sul
secondo è quanto vi consigliamo.
Il calcio
Possiamo dire che nel fucile destinato al tiro al piattello, il calcio ha
una funzione essenziale ed è certamente la parte alla quale deve
essere dedicata maggior cura. Mentre per il resto dell’arma vi sono
delle regole balistiche da rispettare, delle misure ben precise, come i
limiti di robustezza e precisione, per il calcio è indispensabile un
adattamento per ogni individuo. Un calcio standard può adattarsi a
molti soggetti, ma anche fra persone di altezza e corporatura normale,
vi sono sempre dei particolari che si diversificano: spalle larghe o
strette, occhi vicini, mandibola larga, per non parlare di destri e
mancini.
Un calcio ben fatto, costruito da una persona competente, contribuirà
a dare un’im­postazione corrotta. Questa premessa, per far capire che
anche le indicazioni di mas­sima su come costruire un calcio saranno
sempre approssimative.
La lunghezza si può determinare con buona precisione formando un
angolo retto con il braccio, appoggiando poi il calcio al vertice
dell’angolo, il grilletto del fucile monogrillo dovrebbe arrivare
all’articolazione della prima falange, (per un birillo è buona norma
aumentare questa misura di 5mm.).
La piega, cioè la misura ai dorso, dipende molto dalla distanza che
passa fra l’occhio e l‘altezza dello zigomo. Normalmente una piegatura
media va da 32 mm. al na­sello a 42 al tallone ma, se il tiratore ha gli
zigomi bassi, queste misure andranno aumentate o diminuire, in caso
di zigomi molto al o alti.
La deviazione del calcio o vantaggio, come molti lo chiamano, è uno
spostamento dall’asse verso destra o sinistra a seconda che il tiratore
sia destro o mancino. In questo particolare le misure dipendono da
molte cose, ad esempio: un tiratore con spalle larghe necessita sempre
di una maggiore deviazione.
Anche qui vi sono dei limiti. Un calcio ad esempio, più deviato di
12/13 mm. al tal­lone, finisce per flettere lateralmente e creare noiose
vibrazioni, per questo è meglio aumentare la deviazione massima
affinché, l’occhio del tiratore non cada al centro della bindella.
Lo stesso accorgimento è necessario per un tiratore con le spalle
strette, occhi ravvicinati e mandibola larga. E’ buona regola dare più
deviazione alla punte che aI tallone e, qualora si voglia aumentare
questa deviazione alla punta per avere un migliore appoggio alla
spalla, occorrerà aggiungere un guancialetto che compensi la
mancanza di legno fra calcio e guancia.
Molti tiratori e, purtroppo anche molti ‘calcisti’ non danno sufficiente
importanza al pitch. Noi riteniamo che questo angolo formato dal
piano di bindella e base del calciolo, sia determinante per piaz­zare la
I fucilata alta o bassa. Chi aumenta l’altezza del dorso di un calcio,
perché ha tendenza a spara­re basso commette una sciocchezza: infatti
finirà col trovarsi con il viso inclinato in modo errato.
L’impugnatura
Anche questo particolare può variare molto. Il tiratore con mani
piccole avrà biso­gno di una impugnatura abbastanza sottile e, se è a
pistola, abbastanza corta.
Oggi è frequente vedere calci di spessori enormi con impugnature
esagerate. Qualcuno ha cominciato in questa direzione e subito altri lo
hanno seguito. La sezione normale di un impugnatura è 33 x 43 mm.
Con l’avvento del monogrillo la quasi totalità dei calci è a pistola.
Questo perché l’impugnatura a pistola dà maggior presa e con il
monogrillo non è più necessario lo spostamento della mano indietro
per passare da un grilletto all’atro. Ciò non toglie che un calcio ben
fatto con impugnatura inglese vada benissimo anche con il monogrillo
e che alcuni tiratori con calci di questo tipo abbiano ottenuto grossi
risultati. Il calcio “montecarlo” serve a tiratori con il collo
particolarmen­te lungo perché, appoggiando il calcio alla spalla in
posizione corretta non hanno bisogno di allungarsi sul dorso dei calcio
più del necessario. Negli Stati Uniti questo tipo di calcio è molto
richiesto perché buona parte degli americani ha una struttura
particolarmente adatta.
Comunque, capita anche di vedere dei tiratori con la testa incassata fra
le spalle che sparano con calci “montecarlo”: ma quando non si riesce
a colpire si prova di tutto.
Per la costruzione dei calci viene usato legno di noce e ne esistono
diverso qualità. Questo deve avere un peso specifico di circa 0.6 kg
per dm. Se il legno è di qualità troppo pesante, potrà solo squilibrare
il fucile; la fibra del legno è quindi molto importante.
La lunghezza della fibra varia molto spesso. Una bella radica, un
legno molto venato, non sempre coincidono con la buona qualità. La
prova si può fare con un sottile stecchino. Se è a fibra lunga si
piegherà più volte prima di spezzarsi, al contrario, se è di fibra corta,
si spezzerà come fosse di plastica.
Un legno a fibra lunga assorbirà gran parte delle vibrazioni, mentre un
legno a fibra corta le trasmetterà allo zigomo del tiratore.
Il calciolo
Ci sono numerosi tipi di calcioli atti a proteggere la spalla del tiratore
al momento del rinculo. Sono stati fatti innumerevoli disegni e altezze
diverse, svariate ventilazioni ecc. Noi siamo per un calciolo di altezza
media 18/20 mm., anatomicamente raccorda­to agli angoli, in gomma
di media durezza. Troppo rigido non servirebbe allo scopo; troppo
morbido disturberebbe il controllo del fucile all’atto del rinculo con
conseguente handicap per la rimessa di seconda canna.
Il rinculo dell’arma
E abbastanza frequente sentir dire: “quel fucile rincula molto,
quell’altro non si sente”. Riteniamo inutile riportare di seguito
riportare la formula algebrica dei “rinculo”.
Ci sembra più semplice dire che, se noi spariamo una carica di pallini
di un determinato peso ad una data velocità avremo in senso opposto
uguale forza di reazione che sarà tanto più facile da controllare quanto
più pesante sarà l’arma da noi usata.
Questa è la ragione fisica sempre uguale del rinculo del fucile.
La grossa confusione comincia quando la parola rinculo viene usata
impropriamente per indicare il fastidio che il tiratore prova all’atto
dello sparo.
Ad esempio, se si spara la stessa cartuccia in due armi diverse dello
stesso peso, è possibile che una trasmetta al tiratore un disturbo
diverso dall’altra. A causare questo fenomeno contribuiscono molti
fattori, i più importanti dei quali sono: la forma del calcio, in
particolare dell’impugnatura, la qualità del legno, come già accennato,
infine la durezza dell’acciaio con cui vengono costruite le canne.
Oggi molti acciai hanno grandi resistenze meccaniche, ma trasmettono
al tiratore fastidiosissime vibrazioni. Vi sono poi cause meno
importanti come il diametro interno della canna che può variare di
qualche decimo, sempre rimanendo nelle norme di sicurezza. Infine,
altri piccoli particolari distinguono il fucile stabile da quello
“nervoso”.
Posizione in pedana
Uno dei fattori più importanti nel tiro al piattello fossa è la posizione
in pedana. Sparando in posizione scorrette non si ottengono mai
risultati di un certo rilievo.
La scuola di tiro è molto importante: l’istruttore federale insegna
all’allievo anche la posizione corretta dei piedi, delle spalle,
l’appoggio del fucile alla spalla e al viso.
Solo quando l’allievo avrà piena padronanza della corretta tecnica di
imbracciatura si potrà cominciare a farlo sparare sui bersagli in
movimento. Con un calcio non adatto si commettono svariati errori
difficilmente valutabili, se non abbiamo vicino un istruttore. Un calcio
troppo lungo ci costringe a portare la spalla indietro e quindi difficoltà
sui bersagli sinistri, mentre il calcio troppo corto costringe la palla in
avanti con difficoltà sui piattelli destri.
Da qui, l’errata considerazione di credere di anticipare diversamente i
piattelli destri dai sinistri, dando quasi sempre colpa alla deviazione
del calcio. Riteniamo invece che spesso sia la posizione scorretta
della spalla la causa di tutto.
Molto importante è l’abbinamento dell’occhio con il centro della
bindella per i bersagli diritti o con poca angolazione, che andranno
via indenni, sconcertando il tiratore, se tale allineamento non è
perfetto. Il viso non deve mai scostarsi ecc i dall’appoggio del calcio e
gli spostamenti a destra e a sinistra per seguire il piano di percorrenza
dei piattelli, vanno eseguiti ruotando sul tronco. Non si deve mai
alzare lo sguardo dalla linea di mira.
Il corpo deve essere equilibrato: il peso maggiore circa 2/3, deve
essere sulla gamba sinistra che potrà essere leggermente piegata, il
rimanente sulla destra.
Nei moderni sistemi elettronici di sgancio delle macchine lanciapiattelli si commette spesso l’errore di comandare il pull e di muovere
contemporaneamente l’arma prima di aver percepito il bersaglio:
motivo, questo, di tanti zeri.
Nel tempo di 1/10’ che intercorre da quando il tiratore comanda il pull
a quando parte con il fucile, è racchiuso quasi l’ 80% del risultato. Per
rendersi conto di questo l’istruttore dovrà mettersi dietro l’allievo e
concentrandosi su quanto sta facendo, sì ac­corgerà di percepire
l’errore, cioè lo zero, prima ancora del colpo sparato.
Posizione delle mani
Mentre la mano destra sì troverà in una posizione fissa per poter
raggiungere con l’articolazione della prima falange il grilletto, Ia
posizione ideale della mano sinistra sarà a circa metà dell’asta e cioè
nel punto in cui, facendo bilanciare il fucile fra le due mani, si nota
una perfetta distribuzione ed equilibrio del peso dell’arma. Le braccia
vanno tenute esattamente alla stessa altezza, i gomiti una decina di
gradi più bassi della spalla. E’ abbastanza frequente vedere tiratori con
il gomito destro molto al di sopra della spalla ed il sinistro più basso.
Questi sicuramente si sposteranno a destra in modo diverso che a
sinistra, ruoteranno diversamente anche sul tronco ed avranno anche
loro l’impressione di diverso anticipo a destra e a sinistra. Il gomito
alto dalla parte dove si imbraccia il fucile può essere anche molto
perico­loso; intatti i muscoli della spalla non saranno in tensione
ideale parare il rinculo dell’arma.
Appoggio del calcio alla spalla
Normalmente il calcio va appoggiato a livello del muscolo grande
pettorale (parte esterna) e del deltoide, che si origina sulla clavicola e
si inserisce sull’omero. li dorso del calcio deve appoggiare sotto lo
zigomo: è necessario che i muscoli zigomatici isoli­no il dorso dei
fucile dall’osso dello zigomo stesso, onde evitare l’abrasione della
pelle. A questo punto, assunta l’esatta posizione ed imbracciato
correttamente il fucile, siete pronti per sparare.
Il fucile va puntato teoricamente a filo della fossa nel punto dove
s’incontrano i tre piattelli, destro, sinistro e centrale corrispondenti a
ciascuna pedana. Il fucile andrà puntato più basso di questo punto di
30-50 cm. se il piattello uscirà in ritardo per difetto di sgancio o
perché, come capita molto spesso, le macchine sono installate molto
basse rispetto al piano del terreno.
Gli anticipi
Tutti i libri che parlano di balistica sono pieni di formule e di tempi.
Sovente è descritta in tutti i modi possibili la somma dei tempi ,che
vanno dal comando del cervello di tirare il grilletto, al cane, al
percussore, da questo alla capsula, dalla capsula all’innesco della
polvere fino al momento in cui i pallini raggiungeranno il bersaglio. A
questo punto basterà studiare quanta strada può percorrere nel
frattempo il bersaglio e anticipano di quel tanto. Noi siamo convinti
che chiunque voglia applicare queste formule. a meno che non abbia
un computer al posto del cervello, non riuscirà a rompere un piattello
con questo sistema e siamo altresì convinti che, al contrario moltissimi
tiratori riescono a colpire il bersaglio in movimento con estrema
facilità senza rendersi conto di quanto lo hanno anticipato per
centrarlo. Prendiamo perciò esame molto semplicemente i due sistemi
più comuni di sparare ad un piattello. Il sistema usato dalla maggior
parte dei tiratori è quello di allineare il fucile verso il punto d’uscita
del piattello; alla sua apparizione seguirne la traiettoria, oltrepassarlo e
sparare fermando il fucile. Chiaramente questo piccolo anticipo
varierà da bersaglio a bersaglio e non sarà da considerarsi in
centimetri o in metri ma in gradi. A un traver­sone veloce a 45 gr dì
spareranno avanti il doppio di quanto anticiperanno un mezzo
angolato; spareranno senza anticipo ad un piattello diritto basso
mentre dovranno coprire senza più vederlo un diritto montante. Noi
vorremmo che provaste, invece, a sparare col fucile in movimento:
allineate il vostro mirino sempre verso il punto da cui esce il piattello,
partite lungo la traiettoria del piattello stesso: la velocità dei fucile
sarà in aumento, mentre quella del piattello diminuirà gradatamente.
Senza arrestare il movimento dell’arma, otterrete un anticipo
automatico. Questo, a nostro avviso, è il sistema migliore: vi
sembrerà di sparare sul bersaglio senza anticipo. Chiaramente, sarà
necessario molto esercizio.
Questi sono consigli di massima, tuttavia è chiaro che ciascun tiratore,
fatta la propria esperienza, adotta un “suo” metodo, tra i possibili.
La didattica
Il rimo approccio con l’arma, per l’allievo, avviene in aula.
Nel corso della prima lezione il maestro spiega come è composto il
fucile in tutte le suo parti meccaniche e non. In un secondo momento
illustra il regolamento federale:
sarà importante dedicare una attenzione particolare alla disciplina che
dovrà seguire il tiratore quando sarà sul campo di tiro.
Successivamente il maestro guida l’allievo nell’apprendimento della
corretta posizione in pedana, della quale in aula ne verrà riprodotta
una regolamentare di 1 m x 1m. A turno gli allievi proveranno la
giusta posizione dei piedi: il piede sinistro a 45° rispetto alla fossa; il
piede destro a 80°/90°.
Si passa poi alla spiegazione dell’imbracciatura.
I punti di approccio del calciolo, che misura 52-53 cm, dovranno
essere compresi tra il muscolo pettorale e la clavicola in modo da non
salire sull’ omero.
L’imbracciatura è uno dei momenti fondamentali da apprendere da
parte del giova­ne tiratore. Quindi è importante che il maestro si
assicuri che l’allievo esegua la tecni­che dell’imbracciatura in modo da
evitare di acquisire dei difetti. A questo punto è giunto il momento di
portare gli allievi in pedana e di farli sparare. È fondamentale per la
prima fascia d’età (14-16 anni) sparare un solo colpo con una
cartuccia possibilmente leggera, questo per limitare i danni provocati
dal rinculo del fucile, evidenziabili con traumi alla spalla e alla
regione zigomatica (contusioni ed ama­tomi) inevitabili nel giovane
tiratore.
Si inizierà con i piattelli dritti a bassa velocità con 60/65 m. di caduta
e altezza 2.50/2.70 a 10 m. dalle macchine per farne apprendere
meglio all’allievo l’anticipo e l’alzo.
Acquisita una certa dimestichezza con i dritti si passerà a quelli ai
angolati: Prima con i 5° e possibilmente i sinistri a 2.00/2.20 m, d’
altezza e i destri a 2.50/2.70 m. d’al­tezza, sempre con una velocità
bassa (60/65 m, di caduta). Questa successione è va­lida per i tiratori
destri in quanto hanno una facilità maggiore a ruotare il busto verso
s­inistra. Per i mancini il discorso è inverso. Poi si passerà a sparare a
5° ma con altezze invertite, quindi i sinistri alti m. 2.50/2.70 ed i desti
bassi m 2.00/2.20. E’ importante sparare prima i piattelli alti in quanto
evidenziando una superficie maggiore risultano più facili da colpire.
Quando il maestro lo riterrà opportuno, farà aumentare l’angolazione
passando co­sì a 10°-15°-20°-30°-40°-45° con altezze variabili tra i 3
m. e i 3.50 rispettando il con­cetto espresso in precedenza. In questa
fase della preparazione bisogna far capire all’allievo come deve
rompere. i piattelli più che cercare di romperli; quindi bisogna usare
una velocità bassa in quanto uno dei principali errori, se non il più
evidente nel principiante è quello di strappare e non di accompagnare
il fucile. Ciò succede quando l’allievo si fa sorprendere dall’uscita del
piattello. La velocità, più bassa appun­to, permette al tiratore di
percepire prima il piattello, di seguirlo e dargli il giusto antici­po. La
distanza di caduta del piattello dovrebbe essere intorno a 60/65 m. per
poi passare, gradatamente a 70/75 m. che è la massima consentita dal
regolamento.
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