L`ultima volta che sono stata a Roma per un convegno di lavoro ho
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L`ultima volta che sono stata a Roma per un convegno di lavoro ho
L’ultima volta che sono stata a Roma per un convegno di lavoro ho conosciuto Franco Ricotta. Non è un architetto come me, è un cuoco. Era lì per il servizio di catering. Il buffet organizzato sembrava il preludio di un pranzo nuziale. Mi sono avvicinata per prendere una tartina, lui mi ha guardato e mi ha detto: ‘Assaggi le ostriche …’ Che oscenità quei viscidi molluschi, ma il suo modo di dire ‘o-s-t-rriche’ era molto più che sexy… Ho lasciato che ne portasse una verso le mie mani, le ha superate come in un volo a planare ed è arrivato alle mie labbra. Cercava di insinuare il molle nella mia bocca e ad una passo da un conato di vomito non ho fatto altro che aprirla. Ho iniziato a masticare mentre sorridevo, l’ostrica era diventata improvvisamente saporita e Franco un po’ eccitante. Nel secondo successivo alla discesa dell’ informe verso lo stomaco mi osservavo intorno come tornata da un posto lontano, notando, con un po’ di imbarazzo, che il mio capo mi fissava. Ritrovando il contegno subito mi sono allontanata per andare a raccattare cappotto, cartelline e gadget vari sgattaiolando via. Franco mi ha fermato chiedendomi il numero, inebetita scrivevo i dati sul bloc notes gadget, poi l’ho salutato. La stessa sera mi ha telefonato in albergo per invitarmi a cena, sarebbe venuto in auto. Lascio perdere i commenti su se sia stata una buona idea salire in macchina con uno sconosciuto, non lo è mai. Imboccando vichi e vicoletti, ho capito che non ci stavamo dirigendo verso un luogo pubblico. La meta, infatti, era casa sua: un angusto monolocale al primo piano composto da un angolo cottura , un divano letto, un bagnetto e un paio di finestre. Aveva cucinato tutto il pomeriggio appena uscito da lavoro, per un attimo mi sono chiesta che cosa ne avrebbe fatto del cibo se non avessi accettato l’invito, ma forse era una variabile che non aveva considerato. Il piano cottura prosperava di vassoietti guarniti di antipasti. Si scartavano davanti a me paté di pesce spada, carciofi con tartufo, barchette di salmone, crostini di calamari, patate ripiene di polpo, quantità imbarazzanti di pepata di cozze, rose di verdure e verdurine che sembravano disegnate, dietro la porta del forno si celavano una parmigiana di melanzane, una di zucchine e la vellutata di zucca da accompagnare con i crostini di cui sopra. Il tutto era accostato a tre tipi di vino diversi in base alle portate, di qualsiasi portata si trattasse, versavamo sempre qualche bicchiere di troppo. Mister Franco Ricotta aveva fatto centro, mi parlava di sé tra una barchetta e l’altra, piano piano i plateau si smaterializzavano e la mia raffinatezza cedeva il passo alla più sfrenata delle ingordigie. A primo impatto non mi era sembrato ossessionato dal cibo, il fatto che avesse spazzolato tutto via in poco tempo non mi era apparso ambiguo. Adoro gli uomini che mangiano tanto, che apprezzano una buona bottiglia di vino, è un dettaglio da non sottovalutare, è il preludio del sesso, un uomo che lascia il cibo nel piatto è uno che non si concede eccessi, figuriamoci se beve acqua nel frattempo! Nel giro di poco mi sono ritrovata sul suo divano con i vestiti in giro per la casa scoprendo che era prestante come un Dio greco, dove li metteva i chili di cibarie che ingurgitava? Non ci avrei potuto pensare mentre mi facevo la più bella scopata degli ultimi tre anni! Ho passato la notte da lui. Quando mi sono svegliata, mi sono voltata verso l’ angolo cottura e Franco lavava le stoviglie velocemente prima di andare al lavoro. Era davvero carino, ho pensato subito che sarebbe stato bello rivederci e proprio in quell’attimo lui me l’ha chiesto. Da allora non ci siamo più separati, ho messo dodici chili e lui dice che sono bellissima. Appena sente odore di cibo si trasforma, si dirige alla fonte, si ferma e ordina qualcosa. Ogni tanto immagino che riesca a mettermi a dieta o che lui sfondi la porta di una povera vecchietta che prepara il ragù.