possesso palla….proviamo a mettere ordine

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possesso palla….proviamo a mettere ordine
POSSESSO PALLA….PROVIAMO A METTERE ORDINE
Con l’avvento della tecnologia non si può guardare in televisione una partita di calcio e non vedere, nei dati
statistici, la quantità di possesso palla di entrambe le squadre; ma solo i più attenti possono notare che non
sempre la squadra che ha avuto il maggior controllo della sfera ha poi vinto la partita. Quante volte si è
parlato del Barcellona come la squadra che meglio rappresenta la filosofia del gioco basato sul possesso
palla, eppure nelle ultime sfide con l’Atletico Madrid di Simeone, pur avendo sempre vinto il confronto in
termini di possesso palla, non ha vinto ogni volta.
Sono due filosofie per preparare le squadre alle gare in modo diverso, e non posso di certo essere io a dire
quale sia la migliore delle due, resta il fatto che propongo sempre nel mio ciclo settimanale di allenamento
esercizi di possesso palla.
Perché spesso si pensa che chi alleni il possesso palla predilige che la propria squadra abbia un
atteggiamento più simile a quello del Barcellona, ma quando si propongono esercitazioni su quest’aspetto,
si allenano sempre anche i giocatori contrapposti, e questo porta ad allenare costantemente la squadra che
in quel momento non ha il controllo del pallone.
Ci sono centinaia di proposte che riguardano esercitazioni sul possesso palla, anche qui un allenatore deve
essere bravo a scegliere che cosa vuole allenare nello specifico, da poter così proporre l’esercitazione più
corretta per la sua squadra: a volte si scopiazza qua e là qualche esercizio, e ci si limita a proporlo ai nostri
giocatori senza aver capito fino in fondo l’obiettivo principale dell’esercitazione.
Per la buona riuscita di un possesso palla sono importanti le dimensioni del campo, che deve sempre
essere direttamente proporzionale all’età, alle capacità dei giocatori e ovviamente al numero degli stessi.
Far giocare bambini troppo piccoli in spazi eccessivamente grandi non porterebbe nessun risultato, o
viceversa in spazi troppo stretti difficilmente riuscirebbero ad avere un controllo adeguato della sfera. E’
importante anche il tempo di esecuzione dell’esercizio, è inutile protrarlo per troppi minuti, diminuirebbe
l’attenzione dei giocatori e il conseguente abbassamento dell’intensità.
La maggior parte delle esercitazioni, sono proposte in spazi delimitati senza riferimenti precisi, dove i
giocatori si possono muovere all’interno degli stessi senza dover necessariamente tenere un ruolo
specifico, personalmente le ritengo molto utili soprattutto in categorie di giovani atleti o se nello specifico,
oltre ad allenare la squadra da un punto di vista tecnico, voglio allenarla un po’ di più anche dal punto di
vista atletico (sempre che si possano scindere le due cose, in questi esercizi). Nell’ultimo periodo, per
categorie più grandi (dagli allievi in su), si propongono anche possessi palla su dimensioni di campo quasi
reali, cercando di far tenere ai giocatori la disposizione in campo che poi dovranno tenere in partita. In
effetti, così facendo, si va a specializzare il giocatore nella propria porzione di terreno: ad esempio un
difensore esterno, così facendo riceverà e giocherà la sfera sempre con la riga laterale al suo fianco, e di
conseguenza anche la riconquista della palla avverrà spesso nel suo settore.
Alcuni tecnici propongono queste esercitazioni limitando i tocchi della palla per singolo giocatore (di prima,
a due tocchi o a tre tocchi), questo deve essere fatto anche in base alle capacità degli allievi. Non c’è un
principio indiscutibile sul numero di tocchi da usare nelle esercitazioni, bisogna sempre cercare di capire
che cosa voglio allenare nello specifico. Io tendenzialmente ho sempre limitato il numero di tocchi in
categorie come allievi, juniores e prime squadre; ma un anno, poiché allenavo una squadra molto giovane
dove la maggior parte dei giocatori non vedeva la voglia di liberarsi della palla, (talvolta in modo precipitoso
ed errato!), ho iniziato a impostare tutte le esercitazioni a tocchi liberi per far passare loro questa paura.
Poi sono tornato a portare alcuni giocatori a tocchi limitati, mentre per chi aveva ancora difficoltà nella
gestione, ho continuato a proporre i tocchi liberi. Tutto va sempre fatto in funzione di chi sto allenando.
Tante altre proposte prevedono l’utilizzo dei jolly o dei comodini: con il termine jolly s’intendono giocatori
sempre con la squadra in possesso di palla, mentre con il termine comodini s’intendono giocatori che
giocano sempre con la squadra in possesso di palla e si trovano all’esterno del campo. Essi sono nati con il
principio che un giocatore debba imparare a giocare la palla sempre su un appoggio laterale.
Personalmente non credo molto in essi, preferisco che questi concetti siano messi in atto all’interno dello
stesso spazio delimitato, non obbligando il giocatore a restare fuori, per allenarli a smarcarsi in modo di
poter sempre dare almeno due soluzioni al portatore di palla (ideale tre: due laterali e una frontale), e
questo gli atleti devono farlo all’interno del campo e non con i comodini esterni.
Credo un po’ di più nei jolly, ma anche qui l’istruttore deve decidere cosa vuole allenare: a me piace usarli
quando voglio allenare dei centrocampisti o dei trequartisti a voler ricevere il pallone, allora propongo
possessi palla con i jolly. Su questo punto potrei aprire una riflessione: avete mai provato a usare i jolly con
la squadra che non ha il possesso? Qualcuno potrebbe chiedersi il perché, e la risposta che posso dare io, è
che spesso, per tenere un corretto equilibrio, si va ad attaccare con un numero inferiore di giocatori gli
avversari, ma anche in quelle situazioni la nostra squadra deve essere in grado di avere e gestire il controllo
della sfera. Io poi uso i jolly con la squadra senza possesso anche quando voglio allenare alcuni giocatori a
una maggiore aggressività per la riconquista della palla, spesso lo faccio con gli attaccanti.
Possessi palla da svolgere anche con i portieri, infatti, questo ruolo è forse quello che negli ultimi anni ha
avuto un’evoluzione maggiormente diversa rispetto agli altri; avere un “numero uno” che sa utilizzare
bene i piedi diventa un valore aggiunto per la squadra. E’ un giocatore in più da utilizzare nella costruzione
del gioco, perché comporta che gli avversari, se vogliono riconquistare la sfera, debbano alzare nella tua
metà campo un numero elevato di giocatori, con conseguente rischio di perdita di equilibrio. Io
periodicamente nei miei esercizi di possesso palla utilizzo anche i portieri, ritenendo che sia un momento
dove possano lavorare con la squadra per migliorare la loro tecnica in fase di gioco. Mi capita di vedere
squadre che sfortunatamente non hanno il preparatore dei portieri, e quando magari l’allenatore decide di
proporre un esercizio di possesso palla i portieri siano messi in disparte e si mettano a lavorare da soli, con
uno che calcia e l’altro che para, lavorando senza controllo e con bassissima intensità. Ritengo più
opportuno e utile, soprattutto in categorie giovanili, che si aggreghino con la squadra e svolgano
l’esercitazione con loro.
Sotto un’esercitazione di possesso palla che propongo nelle squadre che alleno, la quale vede coinvolti
anche i portieri:
Io credo moltissimo nelle proposte sul possesso palla, e in una squadra giovanile le inserirei in ogni seduta
di allenamento, perché le ritengo un ottimo strumento per abituare i giocatori a mantenere il controllo
della palla, allenando gesti tecnici come il controllo orientato e il passaggio sotto la pressione di un
avversario. In più si abitua la squadra che perde palla a un recupero immediato della stessa, e infine,
avendo sempre poco tempo a disposizione durante gli allenamenti, è anche un ottimo mezzo per allenare
contemporaneamente la condizione atletica dei nostri giovani atleti.
Ritengo che il motivo principale per il quale ci debba sempre essere in ogni seduta un esercizio di possesso
palla nasca dalla natura stessa del calcio, ossia un gioco di squadra, dove si creano situazioni mai uguali a se
stesse, dove tutto dipende da quello che accade in un singolo momento, dove non si possono immaginare
sequenze logiche di azioni, e tutto questo lo rende un gioco dinamico e molto articolato, d’imponderabile
casualità. E, attraverso queste esercitazioni, posso fare in modo che i giocatori riescano ad abituarsi al fatto
che il calcio è pieno di errori, e devo fare in modo di riuscire a rimediare all’errore mio o del compagno
nel minor tempo possibile.
Massimo Mapelli
Allenatore professionista di seconda categoria UEFA A