Le sfere celesti - Liceo Scientifico Fermi (CS)

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Le sfere celesti - Liceo Scientifico Fermi (CS)
Marcello D’Alessandro
Francesco Misasi
Le sfere celesti
Breve vita di Giovambattista D’Amico
astronomo cosentino del cinquecento
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PERSONAGGI
Bernardino Telesio
Giovanbattista D’Amico
Ombretta Cavalcante
Guglielmo Postel
Cipriano Pallavicini
Angelo Beolco detto il Ruzante
Maddalena Correr
Il Patavino
La Buranella
Marco Doria
Tullia d’Aragona
Leonora Gradenigo
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PROLOGO
Immergersi nel mondo, secondar la fortuna,
vagare tra le stelle, accarezzar la luna,
assaporare il gusto del libero pensiero,
andare verso il giusto e discovrire il vero.
PADOVA Giugno 1538
1-Bernardino Telesio alla notizia della morte di Giovambattista D’Amico si
reca a Padova.
Pensione di casa Correr.
Bernardino Telesio – Maddalena Correr
Bernardino- Quando l’hanno ammazzato?
Maddalena- Sabato notte. La notte prima della Domenica delle Palme.
L’hanno trovato con la gola squarciata nel Vicolo della carità vecchia.
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2- Canzone
Biondo era e bello e di gentile aspetto
Di fine spirto e lume d’intelletto
Da man sicaria ucciso a tradimento
Vola l’animo suo, vola nel vento,
in un giunco riposa e poi si flette
archi disegna, paralleli e rette
che in cielo vanno a circondare le stelle
che dello spirto suo si fanno ancelle.
Biondo era e bello e di gentile aspetto,
la breve vita svaporò dal petto
inondò il cielo e le celesti sfere,
piangon le stelle nelle notti nere.
Ruota la terra afflitta e la sua luna
Imbianca tremolante la fortuna.
Da man sicaria ucciso a tradimento
vola l’animo suo vola nel vento.
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PADOVA – Aprile 1538
3 - Aggressione e uccisione di Giambattista D’Amico.
Giambattista si alza da terra e, con la gola
Bernardino Telesio.
insanguinata,
si rivolge a
PADOVA - Novembre 1530
4- Bernardino incontra il suo amico
continuare i suoi studi.
a Padova, dove si era recato
per
Interno camera di Giambattista
Bernardino- Giambattista
Giambattista - Questa terra che tu credi fissa ed immobile né resta ferma né
giace sovra elementi più grandi, anzi è essa che con incomparabile velocità e
continua rotazione gira e fa girar noi mortali con le nostre case e città, monti e
fiumi senza che ce ne accorgiamo. E’ Clelio Calcagnini, insegna a Ferrara.
Bernardino - (Ironicamente enfatico) Sole fermati . Si fermò il sole e la luna
rimase immobile. A già dimenticavo….siamo nella Serenissima. Qui
l’inquisizione non fa paura.
Giambattista - Ma no, sono cose che ormai la Chiesa ha accettato. Figurati.
Calcagnini è canonico della cattedrale di Ferrara e protonotario apostolico.
Bernardino - ( sorridendo) Tu vuoi scherzare col fuoco. Per non rischiare la
pelle chi dovrò seguire? Zio Antonio mi ha consigliato i corsi di Gerolamo
Amaltea. Lo conosci?
Giambattista - ( Ironico) E’ un filosofo……..
Bernardino- Ed io filosofia vorrei studiare.
Giambattista - C’è di meglio. Se vuoi essere un buon filosofo oggi devi essere
un buon matematico.
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Bernardino - E allora?
Giambattista - Delfino. Segui i corsi di Delfino. Ha la cattedra di matematica,
ma è stato medico a Venezia. Figurati…..non sbagliava una diagnosi e lo
hanno accusato di magia. Dice che per stare tranquillo invece che i corpi dei
cristiani ha cominciato a studiare i corpi celesti ed è diventato astronomo. Per
misurarli poi è diventato matematico. Dice che è diventato professore per
paura della ruota.
Bernardino- Certo che frequenti persone originali……
Giambattista - In un anno che sono a Padova una cosa ho imparato , che la
scienza è ricerca della verità. Qui ci sono molti che lo insegnano perché
possono farlo da uomini liberi . Qui si studia Aristotele, quello vero.
Bernardino - E quale sarebbe il vero Aristotele? E quello falso?
Giambattista - Ma quello falso è l’Aristotele dei teologi. Quello vero non lo
so…..sto cercando di capire. Ma di una cosa son sicuro, che la teoria di una
doppia verità non ha senso.
Bernardino - (con tono enfatico, come se citasse) Ci sono due vie per arrivare
alla verità, la prima quella della teologia non soggetta ad errore la seconda
praticata dalla ragione che può indurci in errore. Se la ragione porta a
conclusioni contrastanti con fede, la ragione ha torto.
Giambattista - Ha torto un accidenti. Il vero oggetto della filosofia è la natura
e l’unico modo per indagarla è la ragione.
Bernardino - Ne sei certo?
Giambattista - Abbastanza. E tu come la pensi?
Bernardino - A Cosenza o a Padova?
Giambattista - Fa differenza?
Bernardino - Molta differenza. A Cosenza se dici queste cose ti mettono alla
ruota , se le dici a Padova, come dici tu, è libera ricerca. Puoi anche
guadagnarci una cattedra.
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PADOVA Giugno 1538
5 -Bernardino è a Padova per sapere della morte di Giambattista. Chiede
notizie ad un comune amico, Guglielmo Postel.
Esterno
Bernardino- Guglielmo Postel
Bernardino- Avete saputo qualcosa?
Guglielmo- C’è una testimonianza giurata di un garzone di fornaio. Ha
raccontato alla Gendarmeria che verso la mezza notte del 13 aprile, la notte
prima della domenica delle Palme, stava ritornando a casa. Abita all’imbocco
del vicolo della carità vecchia.
Bernardino - La data e il luogo li conosco. Vai avanti
Guglielmo - Era quasi arrivato quando sente sopraggiungere un cavallo al
galoppo. Si ritrae sull’uscio, ci sono due gradini davanti alla porta, e vede il
cavallo cedere di schianto e disarcionare il cavaliere. Dal portale del palazzo
di fronte due individui hanno raggiunto il cavaliere a terra tentando di levargli
la borsa. Il cavaliere ha resistito ed uno di loro gli ha tagliato la gola. Gli ha
levato la borsa a tracolla e sono scappati nel buio.
Bernardino - E la Gendarmeria? Ha fatto indagini?
Guglielmo - Omicidio perpetrato da ignoti.
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PADOVA Aprile 1538
6- Rappresentazione dell’uccisione di Giambattista
COSENZA – Maggio 1538
7- Ombretta Cavalcante, alla notizia della morte di Giambattista, seduta su
una poltrona, si dispera.
Salotto di casa patrizia
Ombretta
Ombretta - (battendo i pugni sul bracciolo della poltrona)
Non è giusto, non è giusto morire così, a soli ventott’ anni.
8- Canzone
Tutte le amava, le amava tutte
Piccole donne, le belle e le brutte,
Col suo sorriso tutte incendiava,
con le parole tutte incantava.
Ma amava solo, solo se stesso,
aveva il cuore fatto di gesso.
Lo sguardo perso nel firmamento,
Gli occhi severi d’incantamento
I suoi silenzi, le sue illusioni
Il vagheggiare nei suoi abbandoni.
Tutte ci amava, tutte davvero,
ma non poteva esser sincero
perché egli amava solo se stesso,
aveva il cuore fatto di gesso.
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Ombretta ( sola)- Ma chi è stato? Chi? Chi l’ha ucciso? Perché?
Entra Bernardino
9 – Ombretta- Bernardino
Bernardino- Ho deciso di andare a Padova, per rendermene conto. Parto fra
qualche giorno.
Ombretta- Anche tu vuoi metterti nei guai? Ma cos’è questa Padova? E’ un
posto dove si muore, ecco cos’è.
Bernardino- Lo ricordi quanto era felice di andarci? Eravamo proprio qui, tutti
e tre. Son passati quasi dieci anni.
Ombretta- Nove.
Bernardino- Nove. Era venuto per annunziarmi la sua partenza e poi sei
arrivata anche tu.
Nove anni prima
Cosenza settembre 1529
10- Propositi di Giambattista.
Biblioteca di Palazzo Telesio.
Bernardino- Giambattista- Ombretta
Bernardino
sta provando una giacca. Cerca qualcosa in cui specchiarsi.
Trova un piatto d’argento. Lo strofina con la manica. Tira la giacca da un lato,
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ne prova l’ampiezza delle spalle. Dietro di lui sopraggiunge un giovane che gli
copre gli occhi. Porta un liuto. Bernardino si volta e si apre ad un sorriso.
Bernardino - Gianbattista……
Giambattista- Da quando il nobile Bernardino Telesio si atteggia a
damerino? Non sei forse quel pensieroso giovane dedito allo studio dei
grandi?
Bernardino - E’ che sono dimagrito. Nei vecchi vestiti ci ballo. Ed oggi c’è il
Sedile. Zio Antonio, sai…..ci tiene.
Giambattista - Zio Antonio, l’accademico…… Zio Antonio il professore ….che
ti porta su e giù per l’Italia e ti sottrae agli amici…..Da quando non ci
vediamo? Dai tempi dello Studium. .
Bernardino - Erano duri i Domenicani.
Giambattista - Inutilmente, direi. A imparare latino e greco tutti son buoni. Ma
racconta……Si dicono cose…….( Posa il liuto su una poltrona)
Bernardino lo abbraccia e sorridendo…..
Bernardino - Chi le dice le cose? Quali cose?
Giambattista - Non sono una donnetta……Si dicono…….in giro…..Te la
ricordi Diana?
Bernardino - Diana chi?
Giambattista - Ma non fare lo scemo, Diana Sersale.
Bernardino - E che dice Diana Sersale?
Giambattista - Parla sempre di te, quella smorfiosa. Bernardino di qua,
Bernardino di là….Dice che sei un eroe, che ti sei battuto, da solo, contro una
intera compagnia di Lanzichenecchi e che soltanto dopo strenua ed aspra
lotta hanno potuto sopraffarti. Ma solo perché erano più di cento. E’ vero?
Racconta.
Bernardino - Erano in quattro e per giunta ubriachi. Stavano depredando una
chiesa, li ho messi in fuga e mi hanno arrestato.
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Giambattista - Quanto tempo sei stato in prigione?
Bernardino - Un paio di mesi. E’ intervenuto Bernardino Martirano, segretario
di Filiberto d’Orange, il comandante dei Lanzichenecchi, e mi hanno liberato.
Giambattista - Impavido avventuriero, e tutti ti dipingono come un mite
studioso….Ma per caso, è stato zio Antonio a salvarti le penne? Martirano
non è amico di tuo zio? E’ cosentino se non sbaglio.
Bernardino - Ma smettila.
Giambattista - Zio Antonio mi è antipatico, Come mi sono antipatici Giano
Aulo Parrasio e tutti quei soloni baciapile dell’Accademia.
Bernardino - (sorridendo) Sentiamo, sentiamo. Ti ho lasciato coll’abitino
bianco e ti ritrovo eretico?
Giambattista - Non sono eretico, è che non sopporto tutto questo vecchiume.
L’Accademia…. una congrega di bacucchi. Non vedono al di là del loro naso.
Scovano codici, ci elucubrano sopra, a volte scrivono poesie d’amore, ma
molto castigate, si cimentano nella tragedia ad imitazione degli antichi, ma
mai uno sguardo alle tragedie che accadono qui.
Di peggio non poteva toccarci. Gli spagnoli sono mistici intolleranti. La loro
soldataglia ti ha messo in galera e li sostieni?
Bernardino - Io non sostengo proprio nessuno. So solo che ora c’è pace e
questo mi basta. E poi a me stanno a cuore le sorti della mia città. Meglio un
re lontano, affaccendato nella sua corte, che un feudatario venale e rapace in
mezzo ai piedi.
Giambattista - La politica del meno peggio a me non basta. Meglio
l’apocalisse di questa compravendita di cariche, di ruffiani arricchiti, di atei
devoti, di baciapile inquisitori.
Bernardino - Hai imparato bene l’arte del predicatore. Vai ancora al Ginnasio
dei domenicani ?
Giambattista- Ma no, ho lasciato ormai da due anni. Troppe disputazioni,
troppa retorica, troppa filosofia.
Bernardino - La filosofia non ti piace più?
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Giambattista - Ma si, ma quella della scienza, non delle chiacchiere
metafisiche.
A me piacciono le matematiche e l’astronomia, che i domenicani non
praticano affatto. Punto. E me ne voglio scappare da questa terra dove preti
simoniaci e puttanieri si travestono da inquisitori e mandano al rogo chi non la
pensa come loro. Lo sai perché lo fanno? A loro delle celesti verità non
interessa, a loro interessa che la gente viva nell’ignoranza, nella
superstizione, nell’oscurità. Colombo ha scoperto un nuovo mondo. E
Magellano l’ha circumnavigato.
Bernardino - Ma le vai dicendo in giro queste cose?
Giambattista - Tra pochi giorni partirò per Padova. Proseguirò lì i miei studi, è
un’ottima università. Ed è una terra libera dove non spadroneggiano baroni
avidi, nobili infingardi, magistrati prepotenti e imbroglioni che con gli
arzigogoli della giurisprudenza mungono la povera gente con i balzelli più
infami. Viva la Spagna purchè si magna.
10- bis - Entra quasi correndo una ragazza e va ad abbracciare Bernardino.
Bernardino - (quasi soffocato dall’abbraccio) Ombretta……
Ombretta - Che ti dice, che ti dice? Che vuole scapparsene a Padova? Lo
dice a tutte. E tutte diventano tristi. ( Con tono dispettoso) Tranne me. Tu
invece resti, vero?
Bernardino - Per un po’, certo.
Ombretta - Però ha ragione, qui si soffoca. Tutti questi preti. Scodinzolano
dovunque.
Bernardino - I preti ci sono dappertutto, anche a Padova.
Giambattista - Si, ma lì non fanno danno. Via, via verso la libera repubblica
serenissima
Ombretta - Potessi farlo anch’io…….
Giambattista- Fuggi con me fanciulla……a rimirar le stelle.
Ombretta- Ma io sono una piccola donna, una damigella, e dovrò attendere
che il mio nobile padre mi scelga un marito adeguato alla magnificenza dei
Cavalcante.
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Bernardino –
Piangi Calabria e combogliate tutta
D’un panno negro , pir signo de doglia
Ca sì rimasta diserta e distrutta
11- Canzone
Con un amico giochi senza trucco,
Con un amico giochi senza inganno,
Non coprirà le crepe con lo stucco
Se i dadi della vita ti fan danno.
Dirà la verità pur se fa male
Ed è per questo che un amico vale.
Un vero amico ti sostiene in viaggio,
t’avverte sui dirupi e sui crepacci,
fuga paure, ansie e dà coraggio
leva macerie, spazza calcinacci.
Ti offre generoso la sua borsa
E ti attende alla fine della corsa,
non giudica, non detta la morale
ed è per questo che un amico vale.
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INVESTIGAZIONI
Un triste accadimento, un maledetto imbroglio,
dipanarne la trama e rischiarare il fondo
è forse vanagloria, è smisurato orgoglio
o brama di svelare le incognite del mondo?
PADOVA giugno 1538
12- Bernardino inizia le indagini sulla morte di Giambattista D’Amico.
Soggiorno di casa Correr
Bernardino- Maddalena Correr
Maddalena- Sapevo che saresti venuto.
Bernardino- Il viaggio è lungo e disagevole. Perchè non hai scritto?
Maddalena - Perché ha promesso di avvertirti il Patavino.. L’ha fatto, no?
Bernardino - Si, ho ricevuto un suo messaggio.
Maddalena - E’ stato qui. Ha detto che Gianbattista gli doveva dei soldi. Ha
preso dei libri…..delle carte. Ha frugato dappertutto. Cosa intendi fare?
Bernardino- Capire perché.
Maddalena - Lo so io il perché. Perchè frequentava brutta gente, ecco
perché.
Bernardino - Chi è questa brutta gente? I suoi amici di sempre? Non li hai mai
potuti soffrire.
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Maddalena - Io non capisco le cose che capite voi…..non ci sto dietro. So
solo che chi non lavora non mangia. E i suoi amici, come li chiami tu, non
hanno mai lavorato un giorno in vita loro. La loro bottega è la taverna di
Meno. Le loro case sono i bordelli del Portello. D’altronde li hai già conosciuti.
Sono sempre quelli. Postel, Doria, il Beolco, Pallavicini.
Bernardino - Ma studiano.
Maddalena - Non studiano più. Giambattista non era mai in casa. Aveva brutti
giri (inizia a piangere) Era bello come un angelo e me l’hanno ammazzato.
Bernardino- C’era qualcosa tra voi?
Maddalena - Non mi ha mai considerato. Ero solo la figlia di madama Correr,
la padrona della pensione. Gli rifacevo il letto, gli portavo le lenzuola pulite, gli
nettavo gli abiti. Solo una servetta……(esce piangendo).
13- Bernardino sale su un praticabile e declama:
La giovinezza tua fu sì fugace
Ma gaia, ìlare e lieta.
La tua balzanza audace,
la tua natura trepida ed inquieta
non svaniran confuse nel ricordo.
La cadùca bellezza
Con armonioso accordo
Il cor ci allieterà con allegrezza.
Bernardino annuncia la scena seguente
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PADOVA Novembre 1530
14- Bernardino conosce gli amici di Giovambattista
Taverna di Meno
Bernardino- Giambattista- Guglielmo Postel- Cipriano Pallavicini- Angelo
Beolco
Si sente cantare in coro
Tam pro papa quam pro rege
bibunt omnes sine lege.
Bibit hera, bibit herus,
bibit miles, bibit clerus,
bibit ille, bibit illa,
bibit servus cum ancilla,
Giambattista e Bernardino entrano in una taverna piena di fumo. Ad un tavolo
sono seduti dei giovani che al loro ingresso smettono di cantare e salutano
fragorosamente.
Giambattista- (con tono enfatico) Signori, il nobile Telesio, patrizio cosentino
ed
eccellentissimo filosofo. Marco
non c’è? (guardandosi intorno)
Veramente non c’è nessuno. Neppure il taverniere.
Guglielmo Postel – Il nobile Doria è arrivato qui molto agitato. Ti cercava per
dirti non so che di urgente. Penso sia andato a casa tua.
Giambattista- (rivolgendosi a Bernardino) Questo signore è Guglielmo Postel,
francese di nascita, cittadino del mondo, astrologo e divinatore. E’ il più
matto della compagnia.
Guglielmo Postel - A me matto? Ti sfido all’archibugio, giovane insolente.
(rivolgendosi al giovane che gli siede a fianco) Cipriano, avrai l’onore di farmi
da padrino. Per adesso accontentati di mescere del vino a questo nobile
amico.
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Giambattista- ( (a Bernardino) Cipriano Pallavicini, studente. Di cosa non si
sa. Ma conosce perfettamente tutti i vitigni dei colli euganei. E’ aiuto
taverniere , lo sostituisce, allunga il vino e beve a sbafo.
Bernardino- Lieto di conoscervi. Gianbattista vi ha annunziato con affetto.
Guglielmo Postel - Con affetto? State in guardia. Lui ama solo Doria. Il suo
compagno di baldorie. Dovete sapere, signor mio che questo Doria pigola
inutilmente per Maddalena Correr, la figlia della vedova Correr. Conoscete
Maddalena?
Bernardino- Ho preso alloggio da madama Correr ma non conosco ancora
Maddalena. Mi dispiace.
Cipriano Pallavicini- Fate bene a dispiacervi. E’ un bel tocco di figliola…… ma
non la dà. Vi consiglio di non provarci nemmeno.
Bernardino- Ma non ho questa intenzione.
Guglielmo Postel - Cosa studiate messere? Perché studiate, vero?
Bernardino- Filosofia.
Guglielmo Postel - Cominciamo male.
Bernardino- Perché? Non vi piace la filosofia?
Guglielmo Postel - Perché siete platonico.
Bernardino- E perché io sarei platonico?
Guglielmo Postel – Avete o no avete detto che non vi innamorerete di
Maddalena Correr?
Bernardino- Si, ve l’ho detto. Non la conosco…
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Guglielmo Postel - Appunto. Lo avete detto non considerando l’esperienza.
Saranno i sensi a farvi agire. Siete platonico perché affermate qualcosa in
base ad un’idea preconcetta. Qui sono tutti aristotelici. Non è forse vero?
Giambattista - Siamo tutti aristotelici. Guglielmo, amico mio, per una volta,
una volta sola, non rompere…….
Guglielmo Postel - Io frantumo il senso comune giovanotto e conduco alla
sapienza.
Pallavicini - Si, vabbè, ( rivolto a Bernardino, riempiendo un bicchiere) Siedi e
bevi. E non farci caso. All’eretico Postel piace stupire.
(Entra Angelo Beolco)
Angelo- (enfatico) A muoro de fame e sí a n'he pan, e sí a n'he gniàn dinari
de comprarme. Porta vino e polenta fritta, oste maledetto e mettili sul conto
del reverendo Postel.
Tutti applaudono.
Giovambattista -(a Bernardino) Un altro svitato. Scrive commedie. E fa
l’attore. Ti presento Angelo Beolco.
Angelo - Benvenuto nelle terre della Serenissima Repubblica, amico mio.
Questi che ti paion dei signori letterati sono più ignoranti dei miei contadini.
Non conoscono la lingua veneta. Non conoscono nessuna lingua. Scrivono
ancora in latino.
Giovambattista- Lo immagini il De anima in padovan.
Angelo- L’anima? Io parlo delle viscere, macaco, de la bestia, de l’amor.
15- Angelo Beolco recita l’inizio del Parlamento( primo dialogo del Ruzante).
Fa finta di essere lacero, sporco, coperto di polvere. Si deterge il sudore e,
con voce stracca:
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Angelo - A ghe son pur arivò a ste Veniesie, che a m’he pí augurò de
arivarghe, che no se aguré mé d’arivare a l’erba nuova cavala magra e
imbolsía.
Postel traduce, con accento francese, per Bernardino.
Guglielmo Postel - Ci son pur arrivato a questa Venezia! Che mi sono
augurato più io di arrivarci, che non si augurò mai di arrivare all'erba nuova
una cavalla magra e imbolsita.
Angelo - A me refaré pure. A galderé pure la mia Gnua, che gh’è vegnúa a
stare. Càncaro a i campi, e a la guera, e a i soldé, e a i soldé e a la guera.
Guglielmo Postel - Mi rifarò pure. Godrò pure la mia Gnua, che c'è venuta a
stare. (sbuffa) Canchero ai campi, alla guerra, ai soldati, e ai soldati e alla
guerra!
Angelo- A sé che te no me ghe arciaperé pí in campo. A no sentiré zà pí sti
remore de tramburlini con a fasea. Nié trombe, mo criar arme mo.
Guglielmo Postel - So che non mi ci acchiapperete più, al campo! Non sentirò
più quei rumori di tamburini, come sentivo, né trombe, né gridar "all'armi"
Angelo-( a Postel) Maledetto francese, con questa mania delle traduzioni. Lo
vuoi capire o no che mi son el Ruzante e che loquisco en Padoan…Non
rompere i cojon.
(continua)
Harétu mo pí paura? Mo che con a sentia criar arme, a parea un tordo che
haesse habú na sbolzonà. Sciopiti, mo trelarí. Mo a sé le no me arvisinerà.
Sí,... le me darà mo in lo culo.
Pallavicini - Per carità non interrompetelo……….che s ‘incasa. Bravo,
continue……
Postel applaude fragorosamente, Pallavicici si associa, Bernardino sorride.
Angelo- E va bè, la smeto. Ma voi, vel dico, sceto, non avia capì un caso.
.
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16 - Canzone
Il tempo breve della giovinezza
È come il vino forte che stordisce,
Spinge all’amore, ruota d’allegrezza
Ed i colori cupi li sbiadisce.
Il tempo breve della giovinezza,
È come il vento che muove la vela
Che gonfia di promesse quella brezza
Asprigna come un torsolo di mela.
Il tempo breve della giovinezza
È come il sole caldo che confonde,
sposta i confini, modifica le altezze,
allarga il mare e spinge le sue sponde.
Il tempo breve della giovinezza
Fa luce ed ombra a mobili speranze
Come la luna con la sua chiarezza
Che appanna e svela le segrete stanze
D’illusioni, di fragili certezze.
Il tempo breve della giovinezza.
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PADOVA giugno 1938
17- Bernardino continua l’indagine. La versione di Guglielmo Postel
Taverna di Meno
Bernardino- Guglielmo Postel- La Buranella
Si sente cantare
Bibit pauper et aegrotus,
bibit exul et ignotus,
bibit puer, bibit canus,
bibit praesul et decanus,
bibit soror, bibit frater,
bibit anus, bibit mater,
bibit ista, bibit ille,
bibunt centum, bibunt mille.
Guglielmo Postel - Bella, tri ombrete.
La ragazza porta il vino. Lo versa in due bicchieri.
Guglielmo Postel - Meno è morto. La taverna l’ha presa questa tosa, la
Buranella, è la ganza di Cipriano. ( la ragazza sorride)
Bernardino - Cipriano non studia più?
Guglielmo Postel - Fa l’osto, dio bon. La Buranella laora e elo non fa un
cazo.
Buranella-( allusiva) Cipriano fa….altro che fa. L’è un monton…….de fatiga.
Bernardino- ( A Postel) Hai imparato il padovano?
Guglielmo Postel - La lengua veneziana, cio.
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Bernardino- Tu che ne pensi?
Guglielmo Postel - Parlare chiaro?
Bernardino - Certo.
Guglielmo Postel - Bisogna considerare la situazione. Sono quasi vent’anni
che la Serenissima è in pace ed ora non vuole inimicarsi nessuno,
specialmente il Papa. Qui viene gente da tutto il mondo e Venezia l’ accoglie
se le conviene e al prezzo suo.
Bernardino - Come gli ebrei, confinati in un ghetto con la pettorina gialla.
Sono come gli appestati.
Guglielmo Postel - Venezia è il primo posto al mondo dove possono vivere
legalmente.
Bernardino – Perché prestano denaro.
Guglielmo Postel - Per legge, ai veneziani, a basso interesse. Per questo
sono stati accolti ed anche perchè sono i soli che hanno relazioni coi Balcani.
E’ la sacra legge del commercio e del profitto.
Buranella- (porta un vassoio) Sempre a parlar de politica, ciò. Mangiate,
mangiate, che offre la casa (a Bernardino). Sete amigo de Cipriano,vù?
Bernardino- Di Cipriano, si, grazie.
Bernardino-(a Postel) Ma questo con l’ uccisione di Giambattista che c’entra?
Buranella - E pure amico di Giambattista? Poareto, morì mazato….Era
nobile…d’anima….se capì.
Si allontana
Guglielmo Postel - C’entra, c’entra. Venezia accoglie tutti, ebrei e
mussulmani, puttane e commercianti, studenti e
professori, anabattisti,
antitrinitari, francescani penitenti, tutti tranne gli eretici. Gli eretici non
portano guadagno, fanno incazzare il Cardinal Carafa e la Curia di Roma e
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per questo Il Consiglio se ne fotte. L’inquisizione li può fare a pezzi mentre
puttane e commercianti, studenti e professori non si toccano. Sono la
ricchezza di Venezia. Ed allora si son messi d’accordo: le cose pertinenti alla
fede sono di giurisdizione del tribunale dell’inquisizione, quelle di libera
ricerca appartengono al Consiglio dei dieci.
Buranella- ( che è ritornata con un altro vassoio) Come parla bene, il Postèl,
vero sior?
Bernardino ( a Postel) - Continuo a non capire.
Guglielmo Postel - Lo hai letto il libro di Gianbattista?
Bernardino - Si, me l’ha mandato.
Guglielmo Postel - Secondo te sostenere tesi contrarie al l’insegnamento
della Chiesa cattolica è una questione di libera ricerca o può configurare
un’eresia?
Bernardino- Non so proprio dove vuoi arrivare.
Buranella- Tutti quelli che parlan ben, poi se perdan……
Guglielmo Postel – Ma por faor, fa la brava tosa….Allez, allez, dans la
cuisine, ma cherie
Buranella- Vado, vado, ma tu non contar bale.
Si allontana
Guglielmo Postel- Che Gianbattista si interessava di cose pericolose.
Bernardino - Ma se ha dedicato il suo libro al cardinal Ridolfi. E Copernico
che queste cose le va dicendo da tempo? E’ un vescovo, un signore della
Chiesa.
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Guglielmo Postel - Tu puoi disegnare il mondo come vuoi e la Chiesa te lo fa
fare, ma solo se la tua visione resta una bella ipotesi, un’immagine poetica.
Quando cominci a dimostrarla sorgono problemi.
Bernardino - Giambattista, per quanto ho potuto capire, fa solo un’elegante
dissertazione sui precursori dell’eliocentrismo.
Guglielmo Postel - De motu corporium celestium. Hai ragione, nel suo primo
libro li descrive questi moti, la terra che gira intorno al sole, la luminosità
diversa dei pianeti e delle stelle, ma nel suo secondo libro passava a
dimostrarli. Giambattista era uno straordinario matematico.
Bernardino - Un secondo libro?
Guglielmo Postel- Perchè ,secondo te, l’hanno ammazzato?
Bernardino- Per rubargli il manoscritto.
Guglielmo Postel - Esattamente. Certi che nessun Tribunale a Venezia
l’avrebbe condannato, perchè Venezia dalla scoperta ne avrebbe tratto
giovamento, qualche corvo nero ha provveduto ad eliminarlo, senza doversi
scontrare col Consiglio.
Bernardino - Un corvo nero?
Guglielmo Postel- Una tonaca teatina. Un monaco
Carafa.
della confraternita di
Bernardino- Un’ipotesi plausibile, ma pur sempre un’ipotesi. Non ci son
prove.
Guglielmo Postel- Ci potrebbe essere un’altra possibilità………………
Bernardino - Quale?
Guglielmo PostelChe abbia provveduto qualcuno della cerchia di
Fracastoro e di Copernico. Giovanbattista avrà parlato, il manoscritto sarà
stato visionato da qualche professore del Bo, era già pronto per la stampa e
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l’avrà letto anche il Patavino. A Copernino le dimostrazioni di Gianbattista
avrebbero potuto fare comodo, sono vent’anni che si sbatte senza poter
dimostrare un accidente.
A qualcuno può aver fatto comodo ingraziarselo. Pensateci. (si alza) Adieu,
mes amis. Sapete dove trovarmi (mostrando la taverna). Questa è casa mia.
Esce.
Rientra la Buranella. Prende i soldi lasciati sul taviolo da Postel.
Buranella- Quello è pazzo. Dappertutto vede complotti.
Bernardino- Avete sentito tutto?
Buranella- Ho bon scolto, mi. Se volete sapere andate da Doria.
Berardino- Che ne sa Doria?
Buranella- E’ un avocà. Frequenta gente altolocata. E’ il favorito di Tullia
d’Aragona.
Bernardino- Chi è?
Buranella- E’ una putana, ma adesso se ciaman cortigiane oneste.
Bernardino- L’hai visto di recente?
Buranella-. E’ passato quasi un anno. E’ venuto qui per barufar con
Giambattista. Li ho sentiti bacajar. Doria diceva a Gianbattista che stava per
fare una capela.
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PADOVA Giugno 1538
18- Bernardino va alla ricerca del manoscritto di Giambattista.
Casa Correr
Bernardino- Maddalena
Bernardino si è appena svegliato. Si sente bussare.
Bernardino- Avanti
Entra Maddalena con una borsa e la porge a Bernardino.
Maddalena- E’ tutto quello che è rimasto.
Bernardino (apre la borsa ne rovescia il contenuto sul letto ed esamina
febbrilmente le carte) Tutto qui?
Maddalena- Dormito bene?
Bernardino- Non tanto. Ieri sera ho bevuto un po’ troppo. Guglielmo è una
spugna.
Maddalena- E’ sempre alla taverna, quell’imbriagon. Insieme a quell’altro
sciopà che ora si fa chiamare Ruzante.
Bernardino- E tu?
Maddalena- Insoma…… Mia madre è morta…….
B- Povera madama Correr…
M-. Povara dovvero. Mi ha lasciato solo debiti. M’ha pignorà la casa.
B- E come l’hai risolta?
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M- Agli inizi di marzo è arrivato qui un notaro di Venessia e m’ha donà
quaranta scudi. Un certo Benedetto Correr, benedeto davero, ch’aveva una
botega a Famagosta m’avea fatto un lascito. Forse un cugino di mio padre o
un angelo del cielo mandato dalla buonanima di mia madre.
Bernardino (che ha continuato a d esaminare libri ed appunti contenuti nella
borsa) Ah? Ecco… il suo primo libro. Dobbiamo trovare l’altro.
Maddalena- Ti preparo qualcosa?
Bernardino- Un po’ di latte caldo, grazie.
Maddalena- Ho appena tolto il bricco dal fuoco.
Esce
Bernardino- (legge il titolo del libro)
De motibus corporum celestium iuxta principia peripatetica sine execentris et
epicicli.
(sfoglia le pagine, si sofferma e legge)
Et factum est, cum satis cunctis, qui aderant in omnibus eius motibus……
Entra Maddalena
Maddalena- Ecco qua, bello caldo
Bernardino ne sorseggia un po’.
Bernardino- Grazie, mi ci voleva. Sicuro che non c’è niente altro?
Maddalena- Te l’ho già detto. E’ tutto quello che il Patavino ha lasciato. S’è
portato via un sacco di libri ed un fascio di carte. Ha detto che Giambattista
gli doveva dei soldi.
Bernardino- Non hai visto di che si trattava?
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Maddalena- Ma io che posso saperne.
Bernardino- Erano appunti in latino?
Maddalena- Credo. Ma io il latino non so leggerlo.
Bernardino- Devo andare subito da questo Patavino. Rimetti tutto a posto,
per favore.
PADOVA giugno 1538
19-Bernardino continua le indagini e va dal Patavino
Bottega del Patavino
Bernardino- il Patavino
Patavino - Quel disgraziato giovine. Morire così. Che nocumento per la
scienza. Ma ditemi, cosa posso fare per voi?
Bernardino- Solo una testimonianza.
Patavino -(allarmato) Ma io non ho visto niente, io non so niente.
Bernardino- Tranquillo. Sono solo alla ricerca del manoscritto del libro di
D’Amico. Era pronto per la stampa ed avrà certamente consegnato il
manoscritto al suo tipografo. Vorrei pubblicarlo in vanto della sua memoria.
Provvederete a questa opera?
Patavino - Ma io non ho alcun manoscritto. Il nobile D’Amico mi ha parlato di
un suo nuovo lavoro, ne era entusiasta, diceva che ogni pagina valeva una
moneta d’oro, ma non me l’ha mai dato per la stampa.
Bernardino- Stampate per Fracastoro?
Patavino - Si, certo. La mia bottega serve i dotti dell’Università di Padova.
Bernardino- Dunque questo nuovo libro di D’Amico voi non l’avete mai visto.
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Patavino- Mai.
Bernardino- Nemmeno una pagina per fare una prova di stampa?
Patavino - Mai.
Bernardinoassassinio?
Perché siete corso alla pensione Correr subito dopo il suo
Patavino - (Imbarazzato) Ecco…..non so come…..insomma …per una piccola
pendenza. Il nobile D’amico mi doveva cinque scudi. Ma sono bubbole.
Bernardino- Bubbole o non bubbole, a che titolo li doveva?
Patavino - Pace all’anima sua quel giovine era sempre squattrinato. Menava
la vita che conviene a un nobile di par suo. Un’improvvisa esigenza , m’ha
detto, che avrebbe saldato insieme alla provvista per la stampa del suo
nuovo libro.
Bernardino- Questo nuovo libro allora salta fuori. Dite di non averlo visto.
Patavino - ( impaurito) Solo promesso, signore, solo promesso.
Bernardino- Ma avete rovistato tra le sue carte. Cosa cercavate?
Patavino - Volevo accertarmi dell’esistenza di questo libro, ma tra le sue
carte non c’era niente che potesse far pensare a un nuovo manoscritto. Solo
appunti e pagine trascritte da altre opere.
Bernardino- Badate bene, se mi avete mentito, se accerteremo che il libro lo
avete trafugato, ne darete conto.
Patavino Ma che dite, che dite? Nobile Telesio,……Ve lo giuro, sull’anima
mia, io questo libro non l’ho mai veduto.
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PADOVA Giugno 1538
20-Bernardino incontra Cipriano Pallavicini ed Angelo Beolco
Taverna di Meno
Buranella- Bernardino- Cipriano Pallavicini- Angelo Beolco
Buranella – Sei andato da Doria?
Bernardino- Non ancora.
Buranella - Male. Che ti porto?
B- Polenta no.
Buranella (ridendo) Ho fatto le sarde in saor.
B- Va bene.
Buranella - Ecco Cipriano.
Entra Cipriano Pallavicini che, senza parlare, si avvicina al tavolo dov’è
seduto Bernardino. Bernardino si alza, i due si abbracciano a lungo.
Cipriano- Sei venuto per Giambattista?
Bernardino- Glielo dovevo, non credi?
Cipriano- Certo. La Buranella mi ha detto che hai parlato con Postel.
Bernardino- Sai della sua ipotesi?
Cipriano- Certo, ne abbiamo discusso spesso.
Bernardino- Che ne pensi?
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Cipriano- Può essere. Anche se lui vede il male dappertutto. Sai com’è fatto,
ha le stimmate dell’eretico.
Bernardino- A te come va?
Cipriano - Cipriano Pallavicini erede dell’antichissima stirpe obertenga, di una
delle più antiche casate dell’Italia del Po, fa l’oste in questo villaggio.
Bernardino- E i tuoi studi?
Cipriano - Andati a ramengo. Non ne avevo più voglia. Nobile Telesio, la vita
è fola, è apparenza. Vi lascio, sono un uomo impegnato, ho una partita di
farina da contrattare.
Sta per uscire ed incontra Angelo Beolco.
Cipriano- Angelo,c’è Bernardino, il nobile Telesio, gentiluomo cosentino.
.
Entra Angelo Beolco,declamando.
Angelo- Cancaro ai campi, a la guerra, a i soldè. Mò trombe, mò criar arme.
Com a sentì arme a parea un tordo. Pota che squaso. Oh Bernardin,
Bernardin. Come va con la Maddalena, la bella Correr? L’ha ciapata?
Bernardino ( sorridendo) - Purtroppo no, era innamorata di Gianbattista
Angelo- E voi di lei, come il paladino Orlando.
.
Fu allora per uscir di sentimento
Sì tutto in preda del dolor si lassa.
Credete a chi n’ha fatto esperimento,
che questo è il duol che tutti gli altri passa.
Bernardino -(sorridendo) Ma molto più di me l’amava il nobile Doria.
Angelo- Questi gentiluomini calabresi.
Bernardino ama Maddalena, ma si ritrae perché Maddalena ama Gianbattista
che si fa da parte perché Doria è invaghito di lei. Il canovaccio per una bella
31
commedia, non vi pare? Che non finisce in gloria inquantochè
Doria non ha donà la mona.
la femena a
Bernardino - La mano vorrai dire.
Angelo- Mi perdoni, io non ho l’eleganza dell’Ariosto. Sapete come direbbe il
mio Ruzante?
(declama)
Amare e no éssare amà, xe come forbirse el culo senza ver cagà.
Entra la Buranella e porta vino e sarde
Buranella- L'è l'ultimo goto quel che imbriaga e non ve stafogate.
Esce
Bernardino - Lo vedi Doria, viene ancora qui?
Angelo- Va di lusso ormai, non briga con gente di taverna. Qui stanno
ancora ai remi, lui è al timon.
Bernardino- In che senso?
Angelo- Il nobile genovese ha lasciato la vita da canaglia, è nel giro grosso.
Giurisperito. Fa le cause alla Quarantia civil,ed è il meco di Tullia d’Aragona,
una cortigiana onesta, una putana stilè. Caro il mio Bernardino, nella
Serenissima ci sono due categorie di cortigiane: le trojasse di basso rango
che accontentano il popolino. Che Dio mi guardi dal mal francese. Poi ci
sono le putane stilè, le cortigiane honeste. Fiole belle e intelligenti che
riescono a togliersi gli strasi da dosso, hanno case eleganti, vesti eleganti,
amanti eleganti. Ricconi,nobili, magistrati. Cangros, signori miei.
Bernardino - Doria sta da lei?
Angelo- Allora non hai capito…… Ci vogliono dieci scudi per infilarsi nel
suo letto. Doria tor su la polvara.
Bernardino- Parla chiaro, porca miseria.
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Angelo- Doria raccoglie le briciole, ma briciole d’oro. E’ il suo l’impresario.
In cambio giace con lei quando non è impegnata e lei gli procura le
entrature per i suoi affari.
Bernardino- Insomma fa il ruffiano.
Angelo- Ma no, il cavalier servente, piuttosto.
Bernardino- Dicevi che con Doria hai frequentazione.
Angelo- Tullia scrive bellissime poesie. Dà feste magnifiche. Si ascolta
musica, si recitano versi. Io apparecchio i simposi. Procuro i musici,
organizzo le figure e gli sfondi. Col mio solo teatro non ci campo.
Bernardino - Insomma, con questa nobildonna, anche tu c’inzuppi….
Angelo- Magari………Tullia adora i poeti. Il suo preferito era Girolamo
Muzio, (a Bernardino) Lo conosci?
Bernardino B- No.
Angelo- Adesso Muzio è un poco in ombra. Ora le ha preso il cuore
Bernardo Tasso. Ma non disdegna Nicolò Grazia e il Molza. Muzio per il
dolore s’è rifugiato a Ferrara. E’ cortigiano del duca d’Este, ma Tullia non
l’ha dimenticato. Vuole dedicargli una tenzone d’amore. Se volete vedere
Doria venite con me. Domani alle cinque faremo le prove. (Si alza)
All’Oratorio di San Michele.
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PADOVA Giugno 1538
21- Bernardino incontra Marco Doria e Tullia D’Aragona
Salotto della casa di Tullia D’Aragona
Bernardino- Marco Doria- Angelo Beolco-Tullia D’Aragona-Musici
I Musici accordano gli strumenti. Angelo Beolco dà il via ai musici ed
inizia a declamare. Tullia è sdraiata su un divano. Doria sfoglia dei
manoscritti.
Angelo - Da Girolamo Muzio a Tullia d’Aragona.
Donna che siete in terra il primo oggetto
a l'anime amorose e ai gentil cori,
e i cui gloriosi e alteri onori
sono al mio stile altissimo soggetto;
in voi stessa si volga il chiaro aspetto
de l'alma vostra, in cui degli alti cori
risplende il bel, e 'n tutti i vostri ardori
fiammeggiar si vedrà celeste affetto.
Vedrete in voi mirando l'alma mia,
ch'in voi sempre si specchia e si fa bella,
per infiammarvi in me del vostro lume.
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E 'l farà sì, per quel che mi favella
nel petto amor, se rio mortal costume
dietro a bassi pensier non vi disvia.
Tullia - ( si alza dal divano e declama a sua volta)
Da Tullia D’Aragona a Gerolamo Muzio
Fiamma gentil che da gl'interni lumi
con dolce folgorar in me discendi,
mio intenso affetto lietamente prendi,
com'è usanza a tuoi santi costumi;
poi che con l'alta tua luce m'allumi
e sì soavemente il cor m'accendi,
ch'ardendo lieto vive e lo difendi,
che forza di vil foco nol consumi.
E con la lingua fai che 'l rozo ingegno,
caldo dal caldo tuo, cerchi inalzarsi
per cantar tue virtuti in mille parti;
io spero ancor a l'età tarda farsi
noto che fosti tal, che stil più degno
uopo era, e che mi fu gloria l'amarti.
Bernardino è sulla porta. Ha ascoltato ed applaude..
Marco- Bernardino! Angelo ti aveva preannunciato. Vieni qui, fatti
abbracciare.
Bernardino va verso Tullia. Le prende la mano e la bacia.
Bernardino- Soavissima.. Angelo vi fa torto. Non c’è pittore che possa
interpretare la vostra magnificenza.
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Tullia- Il vostro amico Doria vi ha illustrato come uno squisito gentiluomo.
Ne avea ragione.
Bernardino- Madonna, la sincerità è la mia sola virtù.
Tullia- Siete un libertino?
Bernardino - Solo in filosofia.
Marco- Siete bravissimi colle smancerie, ma basta, per carità.
Si avvicina a Bernardino e lo abbraccia.
Angelo- Tullia, sei stata bravissima, le poesie si adattano perfettamente, i
musici sono eccezionali e dato che avrei molte, ma molte cose da fare,
godate anca, ma mi va a brigar..
Fa un cenno ai musici di seguirli. I musici lo seguono. Escono.
Marco- E’ sempre uguale.
Bernardino - Ma ora è un uomo di successo.
Marco- E’ sempre uguale, ti dico. Io sono cambiato.
Tullia- (a Bernardino) Resterete a cena, nevvero? Mi ritiro per dar
consegne alla servitù. ( sorridendo) E a rassettarmi. Ne avrete cose da
dirvi.
(esce)
Bernardino - In che senso sei cambiato?
Marco- Non sono più lo scioperon d’un tempo. Ho preso la laurea. Faccio
l’avvocato.
Bernardino - Sei anche l’impresario di Tullia?
Marco- L’impresario, si. Se venuto per Giambattista?
Doria prende dei bicchieri, una bottiglia e versa da bere.
Marco- Sei venuto per Gianbattista?
Bernardino - Si. Ho rivisto Maddalena. Alloggio alla pensione.
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Marco- E chi altro hai visto?
Bernardino- Postel, Cipriano, Angelo. Postel
complicato.
mi ha fatto un discorso
Marco - Lo so, ne abbiamo parlato, secondo me le sue ipotesi non stanno
in piedi.
Bernardino - E perché? L’hanno ammazzato per rubargli la borsa. Se
nella borsa c’era il manoscritto del nuovo libro la versione di Postel si
giustifica. Ma tu questo manoscritto l’hai visto?
Marco - No, non l’ho visto e Gianbattista non me ne ha mai parlato.
Bernardino- Da quanto tempo non ti incontravi con lui?
Marco- Da quasi un mese prima della sua morte.
Bernardino - La Buranella mi ha detto che avete litigato. Per quale
motivo?
Marco- Perché Giambattista ha fatto una gran cazzata. E perché ha
coinvolto anche me.
Bernardino- Quanti misteri. Nessuno che parli chiaro.
Marco- Non è cosa che ha attinenza con le indagini che stai svolgendo.
Bernardino - Lascialo decidere a me.
22- Bernardino entra in ombra. Appare Giambattista. Dialogo tra
Giambattista e Marco Doria.
Giambattista- Mi servono quaranta scudi.
Marco- Hai perso di nuovo……
Giambattista- Non gioco da una anno e lo sai.
Marco- E a cosa ti servono, allora?
Giambattista- Ne ho bisogno e basta. Me li puoi prestare?
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Marco- No, se non mi dici il motivo.
Giambattista- D’accordo. Non ne parliamo più.
Marco- (adirato) Porca miseria., ne parliamo invece.
Giambattista- Non siamo più ragazzi, Marco. Abbiamo dei doveri.
Marco- Verso chi?
Giambattista- …..verso il mondo…….verso il prossimo……A vent’anni
quando le rose profumano e il vino inebria, l’adulazione rende felici.
Abbiamo usato la nostra bellezza, la nostra seduzione per questo, senza
preoccuparci di poter far del male ad altri.
Marco- Complichi le cose, inutilmente.
Giambattista- Il mondo è un gran teatro dove l’uomo è capace di
interpretare il ruolo che una volta era di Dio. L’uomo è artefice della
propria fortuna. Di questo eravamo convinti. Che ogni cosa che potesse
ingabbiare la nostra infinita potenza e libertà era da dannare, compreso
l’amore.
Marco- Un penitente…..sei diventato un penitente.
Giambattista- Abbiamo avuto l’illusione di avere sempre una seconda
scelta, abbiamo amato il gioco della tentazione perché eravamo certi di
non caderci dentro. Vivere nella tentazione è inebriante, vai alla scoperta
di qualcosa che non è ancora sperimentato.
Marco (sorridendo)- Va bene…ho capito. Tutte queste chiacchiere per
dire che ti sei innamorato. Ma io lo sapevo. La figlia di Alvise Gradenigo,
il futuro Doge. Tu sei pazzo, angelo mio. Vuoi giocare col fuoco. Sei uno
studente squattrinato e ti servono soldi ….ma quaranta
scudi……Perdiana…….Leonora è’ un’amante preziosa ed esigente.
Giambattista- I soldi non mi servono per Leonora. Ma il sentimento che
provo per lei mi ha fatto capire l’infinito dolore dell’amore.
Marco- Dolore? L’amore dà dolore?
Giambattista- Può darlo se giochi ed io con Maddalena l’ho fatto. Mi
lusingavano la sua timidezza, i suoi rossori, le sue premure, la sua
inadeguatezza se vuoi. I soldi mi servono per lei.
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23- Giambattista entra in ombra. Rientra Bernardino.Continua il dialogo
tra Bernardino e Doria..
Marco- Ho cercato di dissuaderlo, abbiamo litigato, ma non ho saputo
negargli quei maledetti quaranta scudi.
Giambattista- L’eredità di Maddalena. Riavrai i tuoi soldi.
Marco- Oh santa Calabria..terra di paladini e di poeti. Madonna
Maddalena è ben protetta.
Bernardino (irritato) Ti ho detto che riavrai i tuoi soldi.
Marco- Va bene, va bene. Ho capito, non adirarti. Tu vuoi i scoprire
perché Giambattista è morto e chi è stato il mandante. Gianbattista è
finito in un’imboscata.
24-Bernardino entra in ombra. Entrano
Leonora Gradenigo e
Giambattista . Dialogo tra Giambattista e Leonora Gradenigo.
Leonora- Voi dite di amarmi. Ma avete un modo ben strano di amare,
perché mal vi adagiate a ciò che è visibile. Voi non siete innamorato di
me, ma della mia forma, della mia bellezza. Ma la bellezza è
proporzione, è armonia che acquieta l’animo e voi….voi siete sempre
così turbato.
Giambattista- Questo pensate voi della bellezza?
Leonora- La bellezza è grazia che nasce da un aggregamento ordinato
delle cose, è dolcezza piena di garbo.
Giambattista – Non nell’amore. La bellezza dell’amore sta nella sua
turbolenza. I desideri degli amanti sono infiniti e mai si acquietano. Dopo
una cosa ne vogliono un’altra e dopo questa un’altra ancora e mai si
contentano.
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Leonora- Ma in tal modo l’amore è tormento.
Giambattista- Niente affatto, è il suo vestimento naturale.
Leonora- Già, voi siete sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, tra le
stelle e anche nella vita.
Giambattista - Non sono più il ragazzo allegro, scanzonato, a volte
imprudente di una volta.
Leonora- Sembrate sempre in cammino verso l’ignoto, libero da sicure
certezze, determinato nell’investigazione e nello scrutinio del dubbio,
odioso delle superstizioni. Eppure un uomo simile con l’amore dovrebbe
conquistare la pace dell’animo.
Giambattista - Pace. Che brutta parola. La quiete è la tomba dell’amore.
L’amore è irrequieto Gli amanti o piangono o ridono o ridono e piangono
nello stesso momento, hanno speranze e timori, vogliono e disvogliono
parimenti, abbracciano ogni cosa e non stringono nulla, vedono senza
vedere, odono senza udire, parlano senza parole. Tutto sta nel governo
di questo irresistibile mutamento.
Leonora- Siete irresistibile nella vostra sprezzatura. Tutto ciò che fate
dimostrate di farlo senza alcuna fatica, quasi senza pensarci. ll nostro è
un amore davvero stravagante.
Giambattista – Niente affatto. E’ comune a tanti altri. Chi è per voi più
nobile tra l’amante e l’amato.
Loredana- L’amato, senza dubbio,, perché è causa dell’amore.
Giambattista- Quanta sicurezza!
l’amato?
E tra di noi chi è l’amante e chi
Leonora- Avete voglia di scherzare. Io sono amante. Sarò anche amata?
Giambattista- Ben lo sapete, mia signora. Lo siete immensamente. Ma il
mio è un amore onesto che non ha speranza.
Leonora- Non lo dite, ve ne prego.
Giambattista- Sognate?
Leonora- Sogno si, come voi.
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Giambattista- Ma io sono un abitatore delle stelle.
25- Giambattista entra in ombra. Bernardino si rivolge a Leonora
Gradenigo.
Bernardino - Per questo è morto, per questo lo hanno ucciso?
Leonora - Lo temo.
Bernardino- Ma chi lo ha ordinato?
Leonora- Non lo so, non lo so. Non tormentatemi, ve ne prego.
Bernardino- Chi, in nome di Dio.
Leonora- Lo scandalo dell’amore è la sua infelicità, la sua incompiutezza.
Il cuore mi fa propendere per l’una cagione, il desiderio per un’altra, ma
non riesco a risolvermi e in questo risiede il mio tormento che non sarà
mai placato. Se sono stata io la causa della sua morte, Orso Badoer è il
carnefice, il mio promesso sposo.
Bernardino e Leonora entrano in ombra.
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EPILOGO
Le ipotesi son tante, di certo è che la morte
Raccoglie le macerie e spazza via la sorte,
quel che è stato è stato, ora si tira il secchio,
si vede in fondo al pozzo più chiaro di uno specchio.
26 - Le varie ipotesi sull’uccisione di Giambattista.
Entra Guglielmo Postel
Guglielmo - Nella Serenissima Repubblica di Venezia la modernità è un
trucco. E’ una questione di traffici. La libertà è per le merci e per gli
uomini e ad ogni movimento il capitale aumenta. Ma le vie sono segnate
e sorvegliate e i guardiani inflessibili. Giambattista voleva percorrerne
una tutta sua e lo hanno fatto fuori.
Entra in ombra
Appare Cipriano Pallavicini
Cipriano Pallavicini- Io non so se questa è ragione. Certo, alla Chiesa
Giambattista dava fastidio. Ma, benedetto ragazzo, un po’ di prudenza.
Cambia qualcosa se la terra gira o sta ferma? In questo mondo l’invidia è
un torbido elemento. Fracastoro ne era afflitto, come tutti gli altri,
d’altronde. Giambattista, nella cerchia dei copernicani, era il più
intelligente.
Entra in ombra
Appare Marco Doria
Marco - Ma queste sono bubbole. L’omicidio l’ha ordinato Alvise
Gradenigo. Che può saperne un futuro Doge dell’amore? Può solo
sospettarlo come un sentimento infido, pericoloso. La sua Leonora,
promessa a Orso Badoer, una famiglia che ha tre seggi nel consiglio dei
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dieci, tra le braccia di uno spiantato studente calabrese. A Venezia
s’ammazza per molto meno.
Entra in ombra
Appare Bernardino Telesio
27- Bernardino trae le conclusioni delle sue investigazioni.
Bernardino- Non mi interessa. Potrebbero averlo ucciso in una insulsa
rapina,in un’atroce regolamento di conti, per vendetta, per amore, per
denaro, per invidia, per protervia di un potere scandaloso. Non mi
interessa. Ogni ricerca porta ad una scoperta ed io, nelle mie
investigazioni, ho conosciuto Giambattista meglio che se gli fossi stato
sempre accanto. Con lui non ho diviso molto tempo. Nella mia città, negli
anni della fanciullezza ho condiviso i miei sogni con un ragazzo audace,
curioso, irriverente, nobile nel cuore. L’ho ritrovato uomo consapevole
che vagando per le sfere celesti s’era posto al centro dell’universo, un
uomo generoso, ardente al fuoco della ricerca e dell’amore. La sua
memoria sarà un libro speciale nella biblioteca dei miei ricordi. Ne affido
le pagine a chi lo ha teneramente amato.
Entra in ombra
28- Canzoni
Appare Maddalena Correr
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Maddalena –
Mio anelato amante, mio signore
Mio angelo, mio protettore
Nei lunghi giorni oscuri
Nei tristi pensieri malsicuri.
Mai più mi piacque il mondo
E se il dolore ascondo
È perché a ogni passo ti ritrovo
Ovunque il passo muovo.
Entra in ombra
Appare Ombretta Cavalcante
OmbrettaDicevi di sentirti mio fratello
Ma io nel cor sentivo un campanello
Che ad ogni tuo sorriso
Tintinnando m’imporporava il viso.
Tu eri la mia porta verso il mondo
In un giocoso, allegro girotondo.
Non sono triste, no, non sono mesta
Tu sei con me, di te tutto mi resta.
Entra in ombra
44
Appare Leonora Gradenigo
Leonora-
Possa ancor rimirare
Alla splendente luna
Il tuo caro sembiante
Che la morte ora abbruna.
Amato amante amante amata
Abbia il tempo per me parca pietate.
Possa ancora temere
Il tuo sguardo inebriante
Nelle tenere sere
D’una luna invocante.
Amante amata amato amante
Tempo consola me, la consolante.
Possa ancora ascoltare
le tue grate parole
e i tuoi baci aspettare
con tremor che non duole.
Amata amante amante amato
Mio sposo, mio compagno, mio adorato.
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APPENDICE
Tullia d’Aragona
Nacque a Roma nel 1508.Figlia della cortigiana ferrarese Giulia Campana
(diceva di essere figlia di Luigi d'Aragona, nipote del re Alfonso II di Napoli),
trascorse la sua prima giovinezza tra Firenze e Siena, ricevendo
un'educazione raffinata e colta. In seguito la madre, intuendone le qualità
artistico-letterarie, la riportò a Roma. Visse anche a Ferrara (probabilmente
intorno al 1537) e nella repubblica veneta.
La società rinascimentale di Venezia riconosceva due diversi tipi di
cortigiane: la cortigiana di lume, una cortigiana dei ceti bassi simile alle
moderne comuni prostitute, e la cortigiana onesta, spesso donna
estremamente colta, artista e letterata, i cui rapporti con gli uomini andavano
ben oltre il rapporto sessuale. Il Catalogo di tutte le principale et più honorate
cortigiane di Venezia era un elenco che forniva il nome, l'indirizzo e le tariffe
delle cortigiane più in vista della città. Tullia d’Aragona e Veronica Franco
furono tra le più celebrate cortigiane oneste della società rinascimentale.
La casa di Tullia era frequentata da letterati, intellettuali e personaggi in
vista della società dell'epoca tra cui Giulio Camillo Delminio, Francesco Maria
Molza, il cardinale Ippolito de' Medici, Filippo Strozzi, Benedetto Varchi (che
fu suo amico e maestro di scrittura) e Girolamo Muzio, che scrisse numerosi
componimenti poetici a lei dedicati.
Nel 1543 sposò a Siena Silvestro Guicciardi.
Verso il 1545 Tullia si recò a Firenze. A Cosimo I de' Medici, Duca di Firenze,
dedicò la sua opera più famosa, il Dialogo della infinità d'amore (1547); opera
che risentiva dell'influenza delle dottrine che Leone Ebreo aveva esposto nei
suoi tre Dialoghi d'amore (1535) e che faceva parte di un genere molto in
voga nel Cinquecento, il trattato dialogico sull'amore, ma che svelava però un
originale punto di vista femminile che piacque al pubblico femminile e colto
del Cinquecento (fu molto apprezzata dall’Aretino).
La raccolta delle Rime (1547), di ispirazione petrarchesca, fu dedicata invece
alla duchessa Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I e sua protettrice.
Tra i suoi sonetti più famosi vi è quello contro il predicatore Bernardino
Ochino che, con rigore non lontano dal luteranesimo, aveva aspramente
condannato le mascherate, la musica ed il ballo.
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Sempre a Firenze, scrisse un rifacimento de Il Guerrin Meschino (1560),
traducendolo da un'edizione spagnola e senza essere a conoscenza
dell'originale trecentesco di Andrea da Barberino.
Tornata a Roma nell'ottobre 1548, morì nel marzo 1556.
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